storia dell`atomo

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Dalla Grecia ai giorni nostri
Il concetto di atomo (dal greco "atomòs",
"indivisibile") quale costituente della materia
trae origine dall’antica filosofia greca: la sua
esistenza venne ipotizzata nel 450 a.C. da
Leucippo, fondatore della teoria "atomistica" e
ribadita nel 420 a.C. dal suo allievo Democrito
che giunse ad affermare:
”In verità esistono solo atomi e il vuoto".
Le idee di Democrito vennero riprese nel 300 a.C. da Epicuro che
attribuì ai moti casuali degli atomi il formarsi delle differenti
realtà che l'uomo è in grado di percepire.
Il Medioevo osteggiò fortemente la concezione materialista della
realtà e l’atomismo, la cui vera ripresa avvenne nel XVII secolo,
rimase una dottrina filosofica fino all’inizio del XIX secolo,
quando negli studiosi si consolidò l’idea di una natura
discontinua, formata da atomi e molecole.
Nel 1897, in seguito alla scoperta della natura
corpuscolare dei raggi catodici da parte di
Perrin, il fisico Joseph John Thomson ipotizzò
l’esistenza di una particella carica
negativamente, l’elettrone, e realizzò il primo
modello atomico, secondo il quale l’atomo, che
nel suo insieme era neutro, era costituito da una
sfera il cui raggio era di circa 10-10 m.
- +
+ - - - - +
+ - +-
La sfera era carica positivamente ed i
corpuscoli negativi erano disseminati in essa
come l’uvetta nel panettone . Questo modello
è infatti passato alla storia come
“modello a panettone”
In seguito allo studio della
deflessione di particelle a da parte di
una sottile lamina d’oro, Rutherford
elaborò tra il 1908 e il 1911 il
modello planetario dell’atomo.
Gli elettroni ruotano intorno ad un
nucleo delle dimensioni di 10-15 m in cui
è concentrata tutta la carica positiva,
come i pianeti del sistema solare ruotano
intorno al sole.
Nel nucleo è concentrata la quasi totalità
della massa dell’atomo. Gli oggetti sono
quindi per lo più “vuoti”. Nasce così il
concetto di nucleo.
Tuttavia l’atomo proposto da Rutherford non poteva
essere stabile secondo le leggi dell’elettrodinamica
classica. Infatti gli elettroni cadrebbero sul nucleo (dopo
un tempo dell’ordine di 10-8 s!), poiché muovendosi di
moto accelerato irraggiano energia. Bohr riprese così il
modello planetario, mantenendo il concetto di nucleo e
introducendo due postulati:

solo un numero discreto di orbite circolari sono
permesse agli elettroni che ruotano intorno al nucleo
(quantizzazione delle orbite),
 quando un elettrone si trova in una di queste orbite
non irradia energia; gli elettroni possono variare la
propria energia solo in seguito alla transizione tra due
orbite permesse
(quantizzazione dell’energia).
Il modello di Bohr venne perfezionato da
Sommerfeld che introdusse delle orbite ellittiche
per gli elettroni.
Il principio di Heisenberg escluse la possibilità di
conoscere posizione e velocità dell’elettrone
contemporaneamente in un punto.
Una spiegazione della discretizzazione delle
orbite permesse agli elettroni venne fornita da
de Broglie che estese il dualismo ondacorpuscolo della luce anche alla materia. Le
orbite descritte dagli elettroni intorno al nucleo
sono quelle che verificano la condizione di
“onda stazionaria”.
Schroedinger nel 1926 riunì in una sola equazione
l’intuizione di De Broglie del dualismo ondacorpuscolo e il principio di indeterminazione di
Heisenberg.
Ogni elettrone è quindi descritto da
un’onda, la cui ampiezza dà la probabilità
di trovare l’elettrone in una data posizione
intorno al nucleo.
Nacquero così gli orbitali, cioè le regioni
di spazio nelle quali è più elevata la
probabilità di trovare l’elettrone.
Per quanto riguarda il nucleo Chadwick
mostrò che questi era composto non solo da
cariche positive (protoni) ma anche da
particelle elettricamente neutre (neutroni),
cioè prive di carica elettrica.
u
u
d
u
d
d
Le teorie attualmente in vigore,
suppongono che sia il neutrone che il
protone siano costituite da quark,
particelle elettricamente cariche con
carica pari ad un terzo di quella
dell’elettrone, mentre l’elettrone sia
indivisibile. Esistono due tipi di
quark, quark up (quark-u) e quark
down (quark-d)
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