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Brano : De amicitia, 13
Autore : Cicerone
Originale
[13] Neque enim assentior iis qui haec nuper disserere coeperunt, cum corporibus simul animos interire
atque omnia morte deleri; plus apud me antiquorum auctoritas valet, vel nostrorum maiorum, qui mortuis tam
religiosa iura tribuerunt, quod non fecissent profecto si nihil ad eos pertinere arbitrarentur, vel eorum qui in
hac terra fuerunt magnamque Graeciam, quae nunc quidem deleta est, tum florebat, institutis et praeceptis
suis erudierunt, vel eius qui Apollinis oraculo sapientissimus est iudicatus, qui non tum hoc, tum illud, ut in
plerisque, sed idem semper, animos hominum esse divinos, iisque, cum ex corpore excessissent, reditum in
caelum patere, optimoque et iustissimo cuique expeditissimum.
Traduzione
13 No, non sono d'accordo con chi, da qualche tempo, si ? messo a sostenere che l'anima muore insieme al
corpo e tutto viene distrutto dalla morte. Per me vale di pi? l'autorit? degli antichi: quella dei nostri antenati,
che non avrebbero sicuramente tributato ai morti diritti cos? sacri se avessero pensato che i morti ne fossero
indifferenti; oppure l'autorit? di coloro che abitarono il nostro paese e diedero istituzioni e norme di vita alla
Magna Grecia, che oggi ? certamente distrutta, ma allora era fiorente; o l'autorit? di colui che, giudicato ?il
pi? saggio? dall'oracolo di Apollo, non disse sull'argomento ora questo ora quello, come fanno i pi?, ma
sempre la stessa cosa: l'anima dell'uomo ? divina e, quando si stacca dal corpo, ha schiuso di fronte il
ritorno al cielo, ritorno tanto pi? veloce quanto pi? si ? buoni e giusti.
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