DIALOGO TRA ATENIESI E MELI

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TUCIDIDE - DIALOGO TRA ATENIESI E MELI
PREMESSA -Tutti i dominatori del passato (e del presente) hanno elaborato delle ideologie, ossia delle
teorie capaci di giustificare il loro dominio agli occhi dei popoli dominati. Ad esempio Carlo Magno
sottomise brutalmente altri popoli (Longobardi, Sassoni, Avari, etc.) con lo scopo ‘ufficiale’ di
cristianizzarli; i Romani promettevano ai popoli sottomessi la pax romana, ovvero pace e prosperità.
Persino un criminale come Hitler mentre aggrediva Polacchi e Russi dichiarava che li stava liberando dai
loro veri nemici, Ebraismo e Comunismo. Un altro esempio è la ‘lotta al terrorismo internazionale’, nel
nome della quale gli USA hanno invaso l’ Iraq per impadronirsi del suo petrolio.
E’ più raro il caso in cui una prepotenza non viene coperta da giustificazioni più o meno valide, ma si
presenta apertamente per quello che è.
Esaminiamo ora la nota discussione tra Ateniesi e Meli che ci rimanda al relativismo, nella Atene nel V
caratterizzata dall’ azione dei Sofisti. Lo storico Tucidide, pur se ateniese, ne riferisce con obiettività.
Tucidide ci presenta infatti due Lògoi contrapposti, entrambi ben argomentati: ciò rende difficile una
scelta in base ad un criterio morale ‘ assoluto’, dimostrando così che sulle questioni etico-politiche i punti
di vista sono del tutto relativi ed inconciliabili. La cultura dei ‘dissòi lògoi’ aveva permeato tutta la
generazione di Pericle e Tucidide,1 in base al quale Atene realizza un imperialismo ‘puro’, basato sulla
legge del più forte. E’ contro questa degenerazione della politica che si batteranno Socrate e Platone.
I FATTI – Nell’ ambito della guerra del Peloponneso che opponeva Sparta ed Atene, si pone l’ episodio
narrato da Tucidide: gli Ateniesi contattarono le autorità di Melo, piccola isola rimasta finora neutrale,
chiedendo ai Meli di entrare ‘a forza’ nella federazione degli alleati di Atene (la lega di Delo); ma i Meli
erano gelosi della loro neutralità e temevano le vessazioni a cui abitualmente Atene sottoponeva i suoi
più deboli ‘alleati’. Al rifiuto dei Meli, l'isola venne conquistata (416 a. C) e gli ateniesi uccisero tutti i
maschi adulti rendendo schiavi i fanciulli e le donne. Qual era la giustificazione di un’azione che, col
metro di oggi, si può definire senz' altro criminale? Per rispondere a questa domanda Tucidide
ricostruisce il dialogo tra gli emissari degli ateniesi, venuti a trattare la resa dei Meli, e i Meli stessi.
Il dialogo
ATENIESI. Da parte nostra non faremo ricorso a frasi sonanti; non diremo fino
alla noia che è giusta la nostra posizione di predominio perché abbiamo debellato i
persiani e che ora marciamo contro di voi per respingere offese ricevute: discorsi
lunghi e che non fanno che suscitare diffidenze. Però riteniamo che nemmeno voi
vi dobbiate illudere di convincerci col dire che non vi siete schierati al nostro fianco
perché eravate coloni di Sparta e che, infine, non ci avete fatto torto alcuno.
Bisogna che da una parte e dall’altra si faccia risolutamente ciò che è nella
possibilità di ciascuno e che risulta da un’esatta valutazione della realtà. Poiché voi
sapete tanto bene quanto noi che, nei ragionamenti umani, si tiene conto della
giustizia quando la necessità incombe con pari forze su ambo le parti; in
caso diverso i più forti esercitano il proprio potere e i più deboli si adattano.
1)
2)
3)
quali pretesti gli ambasciatori ateniesi rinunciano a proporre come ‘scusa’ per la loro politica? Quali pretesti dei
Meli gli Ateniesi si rifiutano di ascoltare?
Cosa intendono con l’ espressione “esatta valutazione della realtà”?
Quale ideale di ‘giustizia’ è proposto dagli Ateniesi?
MELI. Orbene, a nostro giudizio almeno, l’utilità stessa (poiché di utilità si deve
parlare, secondo il vostro invito, rinunciando in tal modo alla giustizia) richiede che
non distruggiate quello che è un bene di cui tutti possono godere [...] Questa
politica di pace sarà soprattutto utile per voi, poiché, in caso di insuccesso,
servireste agli altri d’esempio per l’atroce castigo. I vantaggi immediati derivanti per
voi dalla conquista di Melo potrebbero produrre alla lunga degli svantaggi; se infatti
Atene dovesse essere sconfitta nella guerra contro gli spartani, rischierebbe di
sopportare la dura vendetta delle città ingiustamente attaccate come Melo.
4)
5)
I Meli sembrano accettare la ‘logica’ proposta dagli ambasciatori ateniesi. Come cercano di ‘ribaltare’ il
discorso sull’ utilità della conquista?
Implicitamente, essi distinguono nettamente ‘utilità’ e ‘giustizia’. Quale linea di comportamento suggerirebbe
agli Ateniesi ciascuna delle due concezioni?
ATENIESI: non ci convince il vostro discorso, secondo cui l’ utilità nostra è quella
di lasciarvi liberi piuttosto che di sottomettervi. Se così fosse, nemmeno in Natura
vedremmo il pesce grande divorare il piccolo, perché temerebbe a sua volta di
1
Vedi LDT, vol. 1, Testo 15 pp. 269/70
venire divorato. Né vedremmo l’ uomo stesso soggiogare al fine del proprio utile
armenti, cavalli ed altri animali. Se insistete nel rifiutare la nostra richiesta sarà la
guerra e, crediamo, la perdita per voi tutti della libertà e della stessa vita. Invece,
accettando di diventare nostri federati e di perdere così la vostra libertà, eviterete
almeno di perdere la vita. In ogni caso dunque l’ utile nostro coincide con il vostro,
o almeno con il vostro minor danno possibile.
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7)
8)
Quale ‘legge’ domina il mondo Naturale nell’ esempio portato dagli Ateniesi?
La politica deve superare le leggi Naturali o adeguarsi ad esse?
Qual è l’ utile dei Meli in base ai precedenti ragionamenti?
MELI. Anche noi (e potete ben crederlo) consideriamo molto difficile combattere
con la potenza vostra [...] Tuttavia abbiamo fiducia che, per quanto riguarda la
fortuna che proviene dagli dei, non dovremo avere la peggio, perché, fedeli alla
legge divina, insorgiamo in armi contro l’ingiusto sopruso [...]
9) quale idea di ‘giustizia divina’ i Meli contrappongono a quella ateniese?
10) Se il discorso dei Meli è fondato, quale rapporto si avrebbe tra legge divina e legge Naturale?
ATENIESI. Se è per la benevolenza degli dei, neppure noi abbiamo paura di essere
da essi trascurati; poiché nulla noi pretendiamo, nulla facciamo che non s’ accordi
con quello che degli dei pensano gli uomini e che gli uomini stessi pretendono per
sé. Gli dei, infatti, secondo il concetto che ne abbiamo, e gli uomini, come
chiaramente si vede, tendono sempre, per necessità di Natura, a dominare
ovunque prevalgano per forze. Questa legge non l’abbiamo istituita noi e non
siamo nemmeno stati i primi ad applicarla; così come l’abbiamo ricevuta e come la
lasceremo ai tempi futuri e per sempre, ce ne serviamo, convinti che anche voi,
come chiunque altro, se aveste la nostra potenza, fareste altrettanto.
11) Perché anche gli Ateniesi ritengono di meritarsi la ‘benevolenza’ degli Dèi?
12) Che cosa, secondo loro, accomuna il mondo divino, quello umano e quello Naturale?
13) Secondo gli Ateniesi, il rifiuto dei Meli è dettato: a) dalla ignoranza circa la legge di Natura; b) dalla speranza in
un aiuto da parte divina; c) da cieco orgoglio. Scegli una delle tre ipotesi, motivando la scelta sulla base del
testo.
INFINE:
Per approfondire il relativismo sofistico come ‘ legge del più forte’, leggi Testo 17 p. 273/74; poi:
- esegui es. 1 p. 274;
- cerca di applicare l’ idea di giustizia del sofista Callicle alla vicenda Ateniesi/Meli riferita da
Tucidide: cosa risponderebbe Callicle ai Meli?
- Alla luce di tutto il lavoro svolto, esponi il concetto di “Natura” (Fusis) quale emerge dalla
cultura dei Sofisti.
- A quale ideale ti senti più vicino/a? quello relativistico o a quello religioso proposto dai Meli?
- Quale dei due ti pare più realistico ed adeguato alla natura umana? Motiva la risposta
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