Leggi il testo integrale della lettera di Vito Santarsiero

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Al Presidente della IV CCP
Dott. Luigi Bradascio
Caro Luigi,
ti ringrazio per l'invito ad esprimermi e a produrre emendamenti in ordine alla legge di riordino del
sistema sanitario regionale. Lo farò nel merito, ma prima con franchezza devo fare una premessa.
Abbiamo modificato il modello di sanità originariamente proposto dal Presidente (due aziende
regionali, una sanitaria ed una ospedaliera più il CROB ) sotto spinte, essenzialmente di tipo
politico, che ci hanno portato a proporre un modello di sanità in Provincia di Matera con la
presenza di un'Azienda Sanitaria unica, ed un modello di sanità opposto in Provincia di Potenza
con un'Azienda Ospedaliera separata dalla Azienda Sanitaria, oltre al CROB. Nello specifico
l'Azienda Ospedaliera della Provincia di Potenza in un primo momento accorpava gli Ospedali del
San Carlo di Potenza e quelli di Melfi, Villa D'Agri e Lagonegro, poi dopo l'ultima riunione di
maggioranza, e senza particolari elementi tecnici o programmatici, si è aggiunto anche l'Ospedale
di Pescopagano che in precedenza era stato aggregato all'Azienda Sanitaria. Inoltre come ci è
noto su tale proposta di riordino complessivo abbiamo ricevuto pareri fortemente contrari e
fortissime perplessità da parte di tutte le Associazioni Sindacali, dell'Ordine dei Medici, dell'Ordine
dei Medici di famiglia, e di molti altri soggetti auditi in Commissione. Trattandosi della riforma più
importante cui siamo chiamati come Consiglio Regionale a definire ed approvare, quella che dovrà
garantire il diritto principe dei cittadini, quello della salute e dell'assistenza sanitaria, credo che già
alla luce di quanto ricordato dovremmo fermarci e riflettere.
Ma lo è ancor più se appena guardiamo al contesto legislativo e a quello della tecnica
programmatoria che devono inevitabilmente accompagnare scelte di tale portata.
Le ragioni nel merito del mio parere contrario al Ddl sono sintetizzabili nei punti che seguono che
ripercorrono il quadro normativo nazionale e regionale al quale il provvedimento non da
esecuzione mettendo a rischio reale la tenuta del sistema sia dal punto di vista della qualità e
sicurezza dell'attività sanitaria (esiti) sia dal punto di vista della sua sostenibilità economica.
L'art. 1,comma 1della Legge regionale 26 novembre 2015, n. 53, come modificata
dalla L.R. n. 17 del 4 agosto 2016.
La proposta di riforma nasce dall'esigenza di adeguare il sistema sanitario lucano ai nuovi indirizzi
previsti dalla normativa vigente , uniformando gli assetti organizzativi e funzionali.
E' il Consiglio Regionale che con l'art. 1, comma 1, della L.R. 53/2015 da mandato alla Giunta “Al
fine di garantire la piena attuazione di quanto disposto dall'art.14 della legge 30 ottobre 2014 n.
161 ed assicurare la continuità nell'erogazione dei servizi sanitari, dei livelli essenziali di
assistenza e l'ottimale funzionamento delle strutture” ad adottare entro il 31.12.2016 “i
provvedimenti di riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture e dei servizi dei propri enti
sanitari nell'ambito delle azioni già intraprese in applicazione del DM 2 aprile 2015 n. 70”
Spiace constatare che, come più volte ho avuto modo di evidenziare nelle riunioni di maggioranza
tenutesi sul tema, la giunta non ha dato seguito al mandato ricevuto.
Il DDL in approvazione infatti si limita ad una parziale rivisitazione dell'assetto istituzionale del
sistema sanitario, peraltro anche in contrasto con l'assetto descritto dalla L.R. n. 39 del 2001,
senza entrare nel merito della riorganizzazione e della razionalizzazione delle strutture (leggi
Presidi Ospedalieri) e dei servizi (rete ospedaliera e territoriale)
Con la stessa convinzione con la quale a novembre del 2015 ho votato la legge n. 53
palesemente incostituzionale, e puntualmente impugnata dal governo per violazione dell'art.117
della costituzione, che prevedeva nelle more della riorganizzazione dei servizi e delle strutture, una
deroga alla applicazione dei vincoli stringenti in materia di orario di lavoro previsti dalla legge n.
161 del 2014, con la stessa determinazione non posso votare a favore di una proposta di riordino
che tradisce la delega originaria e non solo non contiene alcuna riorganizzazione delle strutture e
dei servizi ma è essa stessa una delega in bianco alle direzioni aziendali in palese violazione degli
assetti istituzionali e delle competenze proprie della Regione come peraltro chiaramente elencate
all'art. 4 della Legge n. 39 del 2001, nonché dello stesso DM 70/ 2015 che espressamente fa
obbligo alle regioni tramite proprio provvedimento generale ( quindi addirittura di competenza
consiliare) di provvedere alla classificazione delle strutture ed alla riorganizzazione della rete
ospedaliera, di quella dell'emergenza urgenza e di quella territoriale)
Spetta infatti alla Regione, nel rispetto delle leggi dello Stato in materia, svolgere le funzioni di
programmazione, indirizzo e coordinamento del Servizio Sanitario Regionale, assicurando i livelli
essenziali ed uniformi di assistenza definiti dal Piano Sanitario Nazionale attraverso quello
regionale, per il tramite delle Aziende USL ed Ospedaliere, che supporta e controlla nella loro
attività di gestione.
Spetta alla regione, ed alla Giunta Regionale, a tanto delegata dallo stesso art. 1 della LR
n.53/2015, in primis la classificazione delle strutture ospedaliere in applicazione dei parametri
previsti dal DM 70/2015, classificazione dei presidi tutti per acuti in ospedali di base, di primo e di
secondo livello.
Nel DDL in approvazione è completamente assente quello che la nella stessa relazione del gruppo
tecnico voluto dal legislatore è definito il perno centrale e snodo cruciale per la realizzazione del
piano di riordino e cioè “ la ridefinizione degli assetti organizzativi e strutturali della rete ospedaliera
regionale secondo livelli di complessità delle strutture, tramite un modello in rete organizzato in
base alle specificità di contesto, in conformità ai modelli ridefiniti dal D.M 70/2015 che prevedono
tre tipologie di presidi ospedalieri (di base, di I livello e di II livello) corrispondenti atre differenti
livelli di complessità.
E cosi l'apodittica traslazione dei tre Presidi Ospedalieri all'Azienda Ospedaliera San Carlo lascia
assolutamente insoddisfatta l'esigenza da cui nasce la legge n. 53 del 2015 riorganizzare il
sistema in condizioni di sicurezza e sostenibilità anche alla luce degli obblighi derivanti dalla Legge
161/2014 in materia di orario massimo di lavoro.
Art. 1 commi 524 e 525 della legge n. 208/2015 come modificata dalla legge di stabilità 2017
in corso di pubblicazione sulla G.U.
A pagina 7 della relazione allegata alla Delibera di Giunta Regionale, n. 876 del 29.07.2016 ,
relazione richiamata nella delibera di approvazione del DDL , si legge “Da un'analisi condotta sui
dati economici relativi all'anno 2015 emerge che con la sola eccezione del dea di I livello di
Matera, tutti gli altri presidi ospedalieri a gestione diretta delle aziende sanitarie territoriali (Melfi,
Villa D'Agri, Lagonegro e Policoro) non rispettano i parametri indicati dalla norma e pertanto per
essi dovrebbero essere previsti, dall'anno 2017, i piani di rientro. L'anali economica mette in risalto
che i costi superano in maniera significativa i ricavi.
Sembrerebbe quindi che l'obiettivo vero del DDL, nemmeno più di tanto celato, sia quello di evitare
i c.d. Piani di rientro per i tre presidi dell'ASP.
I dati di consuntivo 2015 delle aziende regionali, riportati nell'allegato 1 alla relazione di cui sopra,
però dimostrano esattamente il contrario e cioè che anche in questo caso l'obiettivo non è
centrato. Anzi quei dati dimostrano, vieppiù alla luce delle modifiche introdotte dalla Legge di
stabilità 2017 ( al comma 390 fissa al 7 per cento dei ricavi o a 7 milioni di euro il valore del
disavanzo tra i costi e i ricavi quale presupposto per l’adozione e l’attuazione dei piani di rientro)
che il rischio gravissimo di portare il San Carlo in piano di rientro, anche solo sul parametro
economico, è cosi altamente probabile da sfiorare la certezza con un delta negativo dei costi sui
ricavi di oltre - €17.000.000,00
Trovo poi particolarmente preoccupanti le valutazioni del Piano Esiti 2016, rese pubbliche nei
giorni scorsi , che vedono un netto peggioramento delle performance cliniche dell'azienda
ospedaliera San Carlo nelle aree Cardiocircolatoria e Osteomuscolare, nonché dei Presidi nelle
aree chirurgica e gravidanza e parto.
Con il rischio anche in questo caso di un piano di rientro per "un mancato rispetto dei parametri
relativi a volumi, qualità ed esiti delle cure".
Come desta non poche preoccupazioni la valutazione nel Piano Esiti del Crob addirittura indicato
come tra gli 11 ospedali italiani a rischio certo di Piano di Rientro.
3. Art. 4 L.R. n. 12/2008 individuazione ambiti territoriali distretti della Salute .
Nel ddl non vi è traccia della ridefinizione della governance dell'assistenza territoriale, del ruolo del
territorio nei percorsi di presa in carica e di cura del paziente, né una definizione omogenea
dell'assetto organizzativo dei presidi territoriali e distrettuali.
Anche in questo caso in palese violazione del DM 70/2015 che rimette alla competenza regionale
regolamentare l'adozione di un provvedimento di riorganizzazione della rete territoriale, il DDL
delega le direzioni aziendali a concludere “ accordi organizzativi per l'effettiva attuazione dei
percorsi di continuità ospedale-territorio e degli ospedali di comunità previsti all'allegato 1 del DM
n. 70/2015.
E' evidente come detta delega sia in contrasto con il DM 70/2015 che viceversa espressamente
prevede che le Regioni con provvedimento generale, ed al fine di agevolare il processo di
ridefinizione della rete ospedaliera , devono procedere contestualmente al riassetto
dell'assistenza primaria, dell'assistenza domiciliare e di quella residenziale (ospedali di comunità)
in coerenza con quanto previsto dal vigente quadro normativo in materia di livelli essenziali di
assistenza.
4. La rete dell'emergenza urgenza-DM 70 /2015
Completamente assente la riorganizzazione dell'emergenza urgenza, la proposta di DDL si limita a
prevedere, peraltro in contraddizione con l'impianto del DM n. 70/2015, il superamento del modello
della gestione interaziendale del Dipartimento DIRES 118 accentrandone la gestione presso
l'Azienda del Potentino.
Intervento incomprensibile e riduttivo rispetto agli adempimenti che il DM 70/2015 consegna alle
regioni in materia di Rete dell'emergenza urgenza di cui il c.d. 118 è solo la centrale operativa.
Conclusioni e proposte emendative.
Il contesto sopra delineato evidenzia a mio parere che il DDL in approvazione, al di la del lessico
utilizzato, non ha ad oggetto una riforma del sistema sanitario regionale né una revisione degli
assetti organizzativi e dei servizi che viceversa è imposta dal DM 70/2015.
Per tutto questo non serve una modifica degli assetti istituzionali delle Aziende esistenti come
proposto nel DDL ma è necessario, ed è la mia richiesta, che si riparta da:
1 - Un'analisi di contesto che metta in evidenza quali sono i fattori che maggiormente incidono
sull'organizzazione del sistema a partire dall'invecchiamento della popolazione, alle modifiche del
quadro epidemiologico fino ad arrivare alla sostenibilità economica e alle caratteristiche della
mobilità.
2 - Una classificazione, come richiesto dal DM n. 70/2015, di tutte le Strutture Ospedaliere e
conseguente riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete emergenza-urgenza, e di quella
territoriale.
3 - Una valutazione dei volumi e degli esiti di ricovero per conoscere la sostenibilità di ogni singolo
reparto rispetto ai parametri ministeriali.
4 - Una proposta del Dipartimento di riorganizzazione del territorio che garantisca una continuità
vera tra Territorio e Ospedale (che presuppone la classificazione delle strutture per attività).
E’ sulla base di tutto ciò che potremo fare le nostre scelte con vera cognizione di causa e
procedere verso quella che considero la soluzione migliore, vale a dire la separazione tra
produzione (Aziende Ospedaliere e CROB) e committenza (Aziende Territoriali) con costituzione,
che potrebbe avvenire nel 2018 di due Aziende l’una Ospedaliera, l’altra Territoriale.
Con affetto,
Vito Santarsiero
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