Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Antifona d'ingresso
Esulto e gioisco nel Signore,
l’anima mia si allieta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come una sposa adornata di gioielli. (Is 61,10)
Colletta
O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine
hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio,
e in previsione della morte di lui
l’hai preservata da ogni macchia di peccato,
concedi anche a noi, per sua intercessione,
di venire incontro a te in santità e purezza di spirito.
PRIMA LETTURA (Gen 3,9-15.20)
Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna.
Dal libro della Gènesi
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove
sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono
nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti
avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha
dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la
donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 97)
Rit: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. Rit:
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
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della sua fedeltà alla casa d’Israele. Rit:
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! Rit:
SECONDA LETTURA (Ef 1,3-6.11-12)
In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
Canto al Vangelo (Lc 1,28)
Alleluia, alleluia.
Rallègrati, piena di grazia,
il Signore è con te,
benedetta tu fra le donne.
Alleluia.
VANGELO (Lc 1,26-38)
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a
una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si
chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un
figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il
Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il
suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose
l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente,
nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta
sterile: nulla è impossibile a Dio».
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Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo
si allontanò da lei.
Preghiera sulle offerte
Accetta, Signore, il sacrificio di salvezza,
che ti offriamo nella festa dell’Immacolata Concezione
della beata Vergine Maria,
e come noi la riconosciamo preservata per tua grazia
da ogni macchia di peccato,
così, per sua intercessione,
fa’ che siamo liberati da ogni colpa.
PREFAZIO
Maria felice inizio della Chiesa
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.
Tu hai preservato la Vergine Maria
da ogni macchia di peccato originale,
perché, piena di grazia,
diventasse degna Madre del tuo Figlio.
In lei hai segnato l’inizio della Chiesa,
sposa di Cristo senza macchia e senza ruga,
splendente di bellezza.
Da lei, vergine purissima,
doveva nascere il Figlio,
agnello innocente che toglie le nostre colpe;
e tu sopra ogni altra creatura
la predestinavi per il tuo popolo
avvocata di grazia e modello di santità.
E noi,
uniti ai cori degli angeli,
proclamiamo esultanti
la tua lode: Santo...
Antifona di comunione
Grandi cose di te si cantano, o Maria,
perché da te è nato il sole di giustizia,
Cristo, nostro Dio.
Preghiera dopo la comunione
Il sacramento che abbiamo ricevuto, Signore Dio nostro,
guarisca in noi le ferite di quella colpa
da cui, per singolare privilegio,
hai preservato la beata Vergine Maria,
nella sua Immacolata Concezione.
Introduzione alla solennità
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La Solennità dell’Immacolata Concezione è la prima grande festa che incontriamo nell’anno
ecclesiale appena iniziato. Non è un caso che la S. Chiesa abbia posto una festa così importante
all’inizio di un nuovo anno liturgico e in un Tempo così particolare come l’Avvento. Ogni nuovo
anno nella vita della Chiesa, pur in continuità con il cammino passato è allo stesso tempo un nuovo
inizio, un’altra genesi, nella quale è possibile ricominciare un cammino di salvezza, dove il Signore
fa nuove tutte le cose, le rigenera nella sua fedeltà e nel suo amore. Per tale motivo con questa
Solennità celebriamo Colei che è la nuova Eva, la madre dei viventi in Cristo e la contempliamo nel
momento in cui Dio l’ha formata nel grembo di sua madre, e la proclamiamo intatta e inviolata ma
non da mano d’uomo, bensì dal peccato! Era ben giusto che Colei che doveva essere tempio di Dio,
fosse pura e tutta consacrata a Lui.
È in questo senso che per la Liturgia della Parola viene scelto il brano dell’Annunciazione
dal Vangelo secondo Luca; era proprio in vista dell’evento dell’Incarnazione che Maria fu
preservata dal peccato originale, godendo per prima della Redenzione di Cristo che solo per Lei fu
anticipata nel tempo.
Lectio divina
v. 26
Questa pericope di Luca inizia con un riferimento temporale: “al sesto mese”, di che cosa?
Della gravidanza di Elisabetta, la moglie del sacerdote Zaccaria, donna sterile e ormai anziana che
aveva perduto la speranza di avere un figlio. La vicenda che l’evangelista Luca si appresta a narrare,
dunque, trova un anello di congiunzione in un altro avvenimento. È la dinamica della storia della
salvezza, che coinvolge unitamente tutti gli uomini. Lo stesso messaggero divino era stato inviato
anche a Zaccaria, per annunciargli che le sue preghiere erano state ascoltate da Dio. Il nome
Gabriele, vuol dire “Fortezza di Dio” e indica l’ufficio che viene dato a questo spirito celeste,
poiché egli annunziava Colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero, come insegna
s. Gregorio Magno nelle sue Omelie sui vangeli.
Nazaret era un piccolissimo centro della Galilea, sconosciuto ai più e appartenente a una
zona che non godeva di buona fama se pensiamo allo sprezzante commento di Natanaele quando
viene a sapere la provenienza di Gesù (cfr Gv 1,46). La Galilea, infatti, era una regione mista
abitata da ebrei e pagani e perciò considerata dagli israeliti terra impura, di frontiera. Ma Dio
sceglie ciò che è disprezzato dagli uomini!
v. 27
Gabriele, l’arcangelo che sta davanti al trono di Dio, deve portare un annuncio a una
fanciulla, probabilmente di non più di 13 o 14 anni, già sposata e in attesa di andare a convivere con
il suo sposo. Una giovane come tante che sono in procinto di realizzare il loro sogno d’amore. Il
fatto che questa fanciulla sia indicata con il nome dice l’importanza che ella assume all’interno
dell’evento. Dio conosce per nome Maria, lei più di tutte le altre creature, perché l’ha pensata per sé
fin dall’eternità. Questo versetto può creare qualche problema di comprensione per l’apparente
contraddizione di due termini: vergine e sposa. Maria era regolarmente sposata a Giuseppe secondo
un contratto che era già stato stipulato. Ma da questo momento a quello della convivenza, secondo
le usanze ebraiche dell’epoca, passava un certo periodo, senza che di fatto il matrimonio fosse
consumato. Maria è in questa condizione quando l’angelo le fa visita.
Pur avvicinandoci con grande timore a questo mistero divino, è lecito pensare che Maria,
quale fanciulla del suo tempo, non cosciente di ciò che è ed è chiamata ad essere, avesse tutte le
intenzioni di vivere il suo matrimonio con Giuseppe in modo normale. Anche perché la verginità
consacrata era sconosciuta nella società ebraica del tempo; anzi, il non avere figli, quindi una
discendenza, era segno di maledizione da parte di Dio. L’annuncio dell’angelo apre a Maria una
nuova prospettiva, ignota e impensata che ella docilmente accoglie fidandosi in modo unico e
straordinario di Dio. Tra l’altro, l’avere un figlio non dal legittimo marito era per lei motivo di
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accusa di adulterio e comportava il rischio di lapidazione. Qui si vede ancor più la fede totale che
Maria ha nell’opera di Dio.
v. 28
Il saluto che il messaggero divino le rivolge è scioccante per Maria; sono le parole che il
profeta rivolge a Israele nel preannunciare l’arrivo del Messia. La gioia era una prerogativa dell’era
messianica e Maria è invitata a gioire perché quel tempo è venuto. È richiamata in particolare la
parola del profeta Sofonia 3,14-17, “Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il
cuore figlia di Gerusalemme! 15 Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico.
Re d`Israele è il Signore in mezzo a te, tu non vedrai più la sventura. 16 In quel giorno si dirà a
Gerusalemme: "Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! 17 Il Signore tuo Dio in mezzo a
te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te
con grida di gioia1”. Con queste parole il Signore, dopo la devastazione subita da Israele ad opera
dei popoli invasori, invita il suo popolo a ritrovare speranza e a gioire, perché Lui stesso d’ora in
poi sarà in mezzo ad essi. Maria è la figlia di Sion della profezia, alla quale è portato questo invito
alla gioia!
Il termine “” ha un significato non facile da rendere in italiano con una sola
parola. È un perfetto, che in greco corrisponde più o meno al nostro passato prossimo, ma ha un
valore continuativo nel presente. Potremmo tradurlo come “tu che sei stata e sei perennemente in
stato di grazia”. Ecco rivelato dietro questa parolina il mistero dell’Immacolata Concezione. Maria
sin dal suo concepimento ha goduto di un particolare stato di pienezza come puro e sovrabbondante
dono di Dio in lei. Infatti, poi l’angelo prosegue: il Signore è con te. È la sua particolare vicinanza a
Dio che fa di Maria una “piena di grazia”.
v. 29
La reazione di Maria è comprensibile. Questo misterioso visitatore le rivolge un saluto pieno
di significato per un israelita; tante volte ella avrà udito nella sinagoga proclamare e interpretare il
significato di quelle parole. Ma rivolte a lei la gettano in uno stato di disagio, si trova interiormente
sconvolta.
v. 30
L’angelo la rassicura: non temere! Anche questa frase era ben nota agli amanti della Torah.
A tutti coloro con i quali Dio aveva intrecciato una particolare relazione, Egli a un certo punto
aveva detto: Non temere. È interessante sapere che questa piccola frase nella Bibbia è ripetuta ben
365 volte, come i giorni dell’anno. È come dire: ogni giorno Dio ti rassicura; se Dio è con noi (è il
senso del nome Emmanuele) chi sarà contro di noi?
v. 31
Questo “ecco” ha una connotazione temporale molto intensa. Indica quasi una
contemporaneità all’annuncio, perché è propria della dinamica di Dio: quando Egli parla allo stesso
tempo fà, compie, opera. Ma in questo caso non prima di aver avuto il libero consenso della sua
creatura. Il Signore è sempre il primo a rispettare la nostra libertà.
Il nome del figlio di Maria sarà Gesù; l’evangelista Matteo nel suo annuncio a Giuseppe ci aiuta a
comprendere il senso di questo nome perché spiega “Egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi
peccati”. Gesù vuol dire: JHWH salva.
v. 32-33
Rispetto all’annuncio della nascita di Giovanni quella di Gesù presenta degli assoluti che ne
mettono in evidenza la preminenza. Giovanni sarà grande davanti al Signore, Gesù sarà grande in
assoluto e chiamato Figlio dell’Altissimo. Giovanni è solo il precursore di Colui che deve venire,
l’atteso di tutti i popoli, la risposta che ogni uomo cerca per la propria vita.
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Il riferimento al trono di Davide mette la nascita di Gesù in linea con le promesse che Dio aveva
fatto al popolo d’Israele. Il Messia sarebbe stato di discendenza davidica e in questo, Giuseppe, lo
sposo di Maria è garante della realizzazione di questa promessa, ma solo in linea umana. La
paternità di Gesù è divina, è appunto il Figlio dell’Altissimo, il cui regno non avrà fine. Il regno di
Cristo non appartiene a questo mondo i cui regni finiscono. È un'altra la reggenza che Gli è propria,
è una regalità diversa da quella a cui siamo abituati e alla quale dobbiamo sempre convertire la
nostra mentalità.
v. 34
La domanda di Maria all’angelo non è un’obiezione o una polemica verso ciò che le è stato
detto come nel caso di Zaccaria, che escludeva ogni possibilità alla realizzazione delle parole
dell’angelo, egli infatti verrà punito per la sua incredulità. Maria parte dalla sua posizione di
giovane donna sposata ma non ancora unitasi a suo marito; ella, però, ha udito che questo figlio sarà
Figlio dell’Altissimo. Nell’annuncio della sua misteriosa maternità, opera di Dio, Maria viene a
conoscere la sua vocazione verginale. Questo è il senso della sua espressione “non conosco uomo”.
Ella vuol sapere come Dio realizzerà quanto le ha annunciato.
v. 35
Le parole dell’angelo evocano anche qui immagini dell’AT che si riferiscono al modo in cui
Dio scenderà su di lei e la sua Presenza prenderà possesso di tutta la sua persona fino a trasformarle
le viscere e a formare in lei il Verbo di Dio che da lei prenderà carne umana. La Presenza di Dio in
Maria sarà altrettanto misteriosa e reale che nell’Arca dell’Alleanza o nella Tenda del Convegno,
dove una nube indicava che Dio era lì, in mezzo al suo popolo. Ma poiché non c’è concorso umano
in questa generazione, se non il “sì” di Maria, ecco che questo Figlio sarà Santo, Figlio di Dio.
v. 36
A dimostrare, se fosse necessario, l’onnipotente azione di Dio, è portato come esempio la
gravidanza ormai insperata di Elisabetta di cui Maria, essendo parente, conosce l’infelice
condizione di sterilità.
v. 37
Ed ecco proclamata la gloria di Dio: nulla è impossibile presso di Lui.
v. 38
Ormai completamente aperta e avvinta dalla meravigliosa azione divina, Maria non ha che
da acconsentire con umiltà e totalità. Il progetto di Dio è divenuto il solo suo desiderio che ella
esprime con un verbo al modo ottativo, che indica appunto un’aspirazione, un augurio; potremmo
tradurlo con: “magari avvenga in me quello che hai detto!”. Maria è sempre nostra maestra
nell’insegnarci il modo con cui aderire alla volontà salvifica del Signore su di noi.
Appendice
La fede cristiana situa sempre la sua archè, il suo principio, in una apocalisse: apocalisse del
Risorto in Paolo per l’espressione originaria dell’annuncio del mistero cristiano, apocalisse del
battesimo al Giordano in Marco e nella prima forma letteraria assunta dai vangeli, apocalisse
dell’Annunciazione in Luca. Ma l’apocalisse lucana si distingue per la sua discrezione. Tranne
l’angelo, tutti gli elementi apocalittici sono scomparsi. Non ci sono più cieli aperti né fulmini, né
terremoti. Tutto si svolge in un villaggio della Galilea chiamato Nazaret, modesto e sconosciuto, e
nell’integrità del cuore di Maria.
L’apocalisse è divenuta rivelazione. Il suo quadro non sono più i cieli squarciati e la gloria
del Signore che illumina il firmamento, ma un cuore reso dalla fede perfettamente ricettivo alla
Parola. “Maria conservava fedelmente tutte queste cose e le meditava nel suo cuore” (Lc 2,19.51).
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Questo atteggiamento è lo stesso che mostrano tutti i beneficiari di un’apocalisse ma Luca fra tutti
gli elementi apocalittici, ha conservato solo il più interiore. L’apocalisse si svolge non a livello dei
segni esterni ma a quello della fede attenta e sensibile. In questo stesso senso, in un ambiente
probabilmente molto vicino agli ambienti lucani, l’autore della lettera agli Efesini così pregava il
Padre: “Vi conceda uno spirito di sapienza e di rivelazione (apocalisse) per una più profonda
conoscenza di lui.
Possa egli davvero illuminare gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale
speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi e qual è la
straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo il vigore della sua forza,
quella manifestata in Cristo, risuscitandolo dai morti” (Ef1,17-20).
Sembra quasi di ascoltare un commento al racconto dell’Annunciazione. Questo testo
esprime molto bene il senso dell’Annunciazione, che è manifestazione della potenza di Dio in
Cristo. Ed è proprio questo che Maria riconosce nella fede, grazie all’illuminazione degli occhi del
cuore, al pari dei credenti di tutte le generazioni future. Così, al prologo della sua opera, Luca
annuncia che l’apocalisse fondamentale è l’irruzione della Parola nel silenzio e nell’umiltà, nella
bassezza della vita di una povera vergine. Sotto questo punto di vista, si possono accostare il
prologo di Giovanni e quello di Luca: mentre Giovanni riprenderà il tema della Parola per seguirlo
risalendo fino a Dio, Luca si interesserà piuttosto di questa Parola verso i poveri e i semplici e nel
mondo intero. (…)
Questa Parola è la Parola di Dio che trasforma e crea. In Luca, come in tutta la Bibbia, la
Parola rivoluziona l’esistenza degli uomini. Di una vergine essa fa una madre, di una giovane
galilea la serva del Signore nel progetto divino della salvezza. La Parola rovescia i potenti ed
innalza gli umili, rinvia i ricchi a mani vuote e sazia gli affamati. Ricevendo la Parola ci si apre
infatti non alla sicurezza tranquilla di gente senza storia, ma all’avvento apocalittico e all’avventura
drammatica di un mondo nuovo. Per questo la pericope dell’Annunciazione non ha una
conclusione. Essa si apre su un susseguirsi di eventi: “Mi avvenga secondo la tua Parola”, secondo
quella Parola che invia Gesù a Gerusalemme, al monte Calvario e a quello dell’Ascensione,
secondo quella Parola che mette Pietro e Paolo sulle strade del mondo, secondo quella Parola la cui
crescita e il cui impatto prolungano la discesa di Dio nella storia degli uomini.
L. Lègrand, L’annonce à Marie, pp. 347-348.350.
Ti rendiamo grazie, o Immacolata,
per essere in mezzo a noi
in questa tua immagine elevata in alto,
che ricorda il prodigio di grazia
che il Signore ha realizzato in Te,
e stimola il nostro costante impegno
nel vincere ogni forma di male.
Ti ringraziamo, o Vergine Santa,
per averci qui convocati
a contemplare la tua Immacolata Concezione,
e a rinnovare l’impegno personale
di partecipazione alla Missione cittadina,
che intende far risplendere il volto del tuo Figlio
in ogni angolo della Città.
Ti ringraziamo, o Madre nostra,
per il dono di questo annuale appuntamento
con il mistero della tua bellezza,
che ci stupisce ogni volta,
perché unica e incontaminata.
Tota pulchra es Maria! (San Giovanni Paolo II, Piazza di Spagna - Domenica, 8 dicembre 1996)
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Siamo qui riuniti per celebrare il grande mistero che si è compiuto qui duemila anni fa.
L'evangelista Luca colloca chiaramente l'evento nel tempo e nello spazio: «Nel sesto mese, l'Angelo
Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa
sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Lc
1,26-27). Per comprendere però ciò che accadde a Nazareth duemila anni fa, dobbiamo ritornare
alla lettura tratta dalla Lettera agli Ebrei. Questo testo ci permette di ascoltare una conversazione tra
il Padre e il Figlio sul disegno di Dio da tutta l'eternità. «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho
detto: Ecco, io vengo ... per fare, o Dio, la tua volontà» (10, 5-7). La Lettera agli Ebrei ci dice che,
obbedendo alla volontà del Padre, il Verbo Eterno viene tra noi per offrire il sacrificio che supera
tutti i sacrifici offerti nella precedente Alleanza. Il suo è il sacrificio eterno e perfetto che redime il
mondo.
Il disegno divino è rivelato gradualmente nell'Antico Testamento, in particolare nelle parole
del profeta Isaia, che abbiamo appena ascoltato: «Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco:
la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (7,14). Emmanuele: Dio con
noi. Con queste parole viene preannunciato l'evento unico che si sarebbe compiuto a Nazareth nella
pienezza dei tempi, ed è questo evento che celebriamo oggi con gioia e felicità intense. [...]
A Nazareth, dove Gesù ha iniziato il suo ministero pubblico, chiedo a Maria di aiutare la
Chiesa ovunque a predicare la «buona novella» ai poveri, proprio come ha fatto Lui (cfr Lc 4,18). In
questo «anno di grazia del Signore», chiedo a Lei di insegnarci la via dell’umile e gioiosa
obbedienza al Vangelo nel servizio dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, senza preferenze e senza
pregiudizi. (San Giovanni Paolo II, Omelia Santa Messa nella Basilica dell'Annunciazione - Israele
– Nazareth - Sabato, 25 Marzo 2000)
In questo Anno della fede vorrei sottolineare che Maria è l’Immacolata per un dono gratuito
della grazia di Dio, che ha trovato, però, in Lei perfetta disponibilità e collaborazione. In questo
senso ella è “beata” perché «ha creduto» (Lc 1,45), perché ha avuto una fede salda in Dio. Maria
rappresenta quel «resto di Israele», quella radice santa che i profeti hanno annunciato. In lei trovano
accoglienza le promesse dell’antica Alleanza. In Maria la Parola di Dio trova ascolto, ricezione,
risposta, trova quel «sì» che le permette di prendere carne e venire ad abitare in mezzo a noi. In
Maria l’umanità, la storia si aprono realmente a Dio, accolgono la sua grazia, sono disposte a fare la
sua volontà. Maria è espressione genuina della Grazia. Ella rappresenta il nuovo Israele, che le
Scritture dell’Antico Testamento descrivono con il simbolo della sposa. E san Paolo riprende questo
linguaggio nella Lettera agli Efesini là dove parla del matrimonio e dice che «Cristo ha amato la
Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua
mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o
alcunché di simile, ma santa e immacolata» (5,25-27). I Padri della Chiesa hanno sviluppato questa
immagine e così la dottrina dell’Immacolata è nata prima in riferimento alla Chiesa vergine-madre,
e successivamente a Maria. Così scrive poeticamente Efrem il Siro: «Come i corpi stessi hanno
peccato e muoiono, e la terra, loro madre, è maledetta (cfr Gen 3,17-19), così a causa di questo
corpo che è la Chiesa incorruttibile, la sua terra è benedetta fin dall’inizio. Questa terra è il corpo di
Maria, tempio nel quale un seme è stato deposto» (Diatessaron 4, 15: SC 121, 102).
La luce che promana dalla figura di Maria ci aiuta anche a comprendere il vero senso
del peccato originale. In Maria, infatti, è pienamente viva e operante quella relazione con Dio che il
peccato spezza. In lei non c’è alcuna opposizione tra Dio e il suo essere: c’è piena comunione, piena
intesa. C’è un «sì» reciproco, di Dio a lei e di lei a Dio. Maria è libera dal peccato perché è tutta di
Dio, totalmente espropriata per Lui. E’ piena della sua Grazia, del suo Amore.
In conclusione, la dottrina dell’Immacolata Concezione di Maria esprime la certezza
di fede che le promesse di Dio si sono realizzate: che la sua alleanza non fallisce, ma ha prodotto
una radice santa, da cui è germogliato il Frutto benedetto di tutto l’universo, Gesù, il Salvatore.
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L’Immacolata sta a dimostrare che la Grazia è capace di suscitare una risposta, che la fedeltà di Dio
sa generare una fede vera e buona. (Papa Benedetto XVI, Angelus Immacolata 2012)
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