Locke: saggio sull`intelletto umano : Il barattolo delle idee : http

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OTTOBRE 19, 2016 BY IL BARATTOLO DELLE IDEE LEAVE A COMMENT
Locke: saggio sull’intelletto umano
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Fondatore dell’empirismo inglese, componente di fondo della corrente
illuministica.
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Per l’illuminismo la ragione è un insieme di poteri limitati dall’esperienza. La
quale è intesa come 1) fonte e origine del processo conoscitivo, 2) e come
criterio di verità (per Cartesio il criterio era il metodo, per Aristotele l’essere,
per i cristiani Dio).
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Il primo aspetto collega l’empirismo alla tradizione anti-innatistica della
filosofia occidentale.
Il fatto che il criterio di verità sia costituito dall’esperienza, impedisce di
considerare valide tutte quelle conoscenza che hanno come oggetto entità

sovra-empiriche (Io, Dio, etc. etc.) questo fa dell’empirismo una corrente
anti-metafisica.

La filosofia è dunque intesa come analisi del mondo umano nei suoi vari
campi (per Aristotele scienza dell’essere).
RAGIONE ED ESPERIENZA:
Per Locke la ragione non possiede nessuno di quei caratteri che Cartesio le
aveva attribuito (res cogitas).
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Non è unica e uguale in tutti gli uomini perché essi ne partecipano in misura
diversa.
Non infallibile, perché spesso le idee di cui dispone sono di un numero
troppo limitato o sono oscure o non concatenabili in ragionamenti.
La ragione NON PUO’ RICAVARE DA SÈ IDEE E PRINCIPI: deve ricavarli
dall’esperienza che ha sempre limiti e condizioni.

Con Locke nasce la prima indagine critica della filosofia moderna (critica
perché è la ragione che riflette su se stessa e scopre i propri limiti. Il saggio
sull’intelletto umano è a sua volta un prodotto dell’intelletto), ovvero la prima
indagine diretta a stabilire l’effettive possibilità umane con il riconoscimento
dei limiti che sono propri dell’uomo.

La ragione prende coscienza dei suoi stessi limiti ed è chiamata a dire quali
sono. Questi limiti sono connaturati alla ragione stessa, in quanto finita e in
quanto legata all’esperienza. È l’esperienza infatti che fornisce alla ragione
il materiale che essa adopera.
IDEE SEMPLICI E LA PASSIVITA’ DELLA MENTE:
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Locke distingue infatti tra idee semplici e idee complesse. Le idee semplici
sono gli elementi di ogni sapere umano (gli attributi oggettivi della cosa,
senza la cosa). La ragione, partendo dalle idee semplici, può bensì
combinarle nei ragionamenti ottenendo idee complesse, ma anche in
questa sua attività deve essere controllata dall’esperienza.
La ragione controllata dall’esperienza impedisce all’uomo di avventurarsi in
problemi che oltrepassano l’esperienza e con essa le sue reali capacità.
– Le idee derivano esclusivamente dall’esperienza: non sono il frutto di una
attività della mente, ma risultato di una ricezione passiva della realtà. Esiste una
realtà esterna dalla quale origineranno le idee di sensazione, e una realtà interna
dalla quale originano le idee di riflessione.
Idee di sensazione sono le qualità delle cose (rosso, alto etc. etc.), idee di
riflessione sono tutte le attività dello spirito.
– L’idea per Locke non corrisponde alla sostanza delle cose (vedi Platone), ma è
il semplice oggetto del pensiero, essa esiste solo in quanto viene pensata, non in
quanto esiste nella realtà. Contro l’idea che vi siano idee innate Locke
argomenta che se così fosse esse dovrebbero esistere anche nei bambini e nei
selvaggi. Ma poiché da queste persone non sono pensate esse non esistono in
loro e quindi non possono essere considerate innate.
– Se tutte la conoscenza risulta da idee e le idee, in quanto non ve ne sono di
innate, derivano dall’esperienza. L’analisi della capacità conoscitiva dovrà
innanzitutto fornire una classificazione di tutte le idee che l’esperienza ci
fornisce. L’esperienza fornisce solo idee semplici, quelle complesse sono un
prodotto del nostro spirito. L’intelletto non può creare ne distruggere un idee
semplice. Questo è il lImite dell’intelletto umano: NON POTERE ANDARE
OLTRE L’ESPERIENZA. VeDI CATALOGO.
L’ATTIVITA’ DELLA MENTE E LE IDEE:
Nel ricevere le idee semplici lo spirito è passivo, diventa attivo nel servirsi delle
idee semplici, come materiale per costruire le idee complesse, ovvero nel riunire
e organizzare in vario modo le idee semplici, nelle idee complesse o generali. Le
idee complesse si dividono in tre categorie: 1) I modi, 2) le sostanze, 3) le
relazioni.
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I modi sono le idee non sussistenti di per sé, ma solo come manifestazioni
della sostanza.
Le sostanze sono idee complesse (frutto della attività della mente) che
vengono considerate esistenti di per se stesse.
La relazione è il confronto di un idea con un’altra. La sua analisi è
fondamentale per capire l’idea di sostanza.
LA SOSTANZA: Considerando che le varie idee semplici sono costantemente
unite fra loro, la nostra mente è portata a considerarla come un’unica idea
semplice e poi poiché non immagina come una idea semplice possa esistere di
per sé si abitua a supporre che esista sotto di esse un sostrato che ne
costituisca la base. Questo sostrato costituisce la sostanza (ovvero un
invenzione della mente) e supera la testimonianza e dunque il limite
dell’esperienza: su di essa non è possibile indagare. Ciò vale sia per la res
extensa che per la res cogitas. Il primo è il sostrato sconosciuto delle qualità
sensibili, la seconda il sostrato delle operazioni dello spirito.
L’IO: l’attività dello spirito è anche quella del porre o riconoscere le relazioni.
Nascono così le relazioni e i nomi relativi con cui si indicano le cose che sono
poste in relazione. Le relazioni fondamentali sono quelle di causa ed effetto i di
identintà e diversità. Egli scorge l’identità nella coscienza che accompagna gli
stati interni (se penso all’oggetto, penso anche a me che penso all’oggetto, non
percepisce soltanto, ma percepisce di percepire).
A tutte le sensazioni o percezioni si accompagna la coscienza che è il suo Io a
sentire o percepire (il cogito di Cartesio).
LE IDEE GENERALI infine non indicano nessuna realtà. I nomi generali sono
segni di idee generali e le idee generali segni di un gruppo di cose particolari.
Alle idee generali non corrisponde realtà alcuna, ma sono piuttosto un certo
rapporto di somiglianza tra le cose particolari, che sono le cose esistenti.
LA CONOSCENZA E LE SUE FORME:
L’esperienza fornisce il materiale della conoscenza, ma non è la conoscenza
stessa. Essa ha a che fare con le idee, ma consiste nella percezione di un
accordo o un disaccordo tra di loro. La conoscenza può essere o intuitiva o
dimostrativa.
1) intuitiva quando l’accordo è visto immediatamente, 2) dimostrativa quando
l’accordo viene reso evidente, mediante l’uso di idee intermedie dette prove. La
dimostrazione è dunque una catena di conoscenze intuitive. La certezza della
dimostrazione si fonda su quella dell’intuizione, e dato che nei passaggi
dimostrativi è possibile l’errore, la conoscenza dimostrativa è assai più insicura
di quella intuitiva. 3) conoscenza delle cose esistenti al di fuori delle idee (le
sostanze in sé e per sé).
Se lo spirito nei suoi ragionamenti non ha a che fare se non con idee e se la
conoscenza è l’accordo o il disaccordo tra le idee (il come), come è possibile
conoscere le cose in sé al di là della mia percezione (il che cosa?).
La conoscenza basandosi sull’esperienza, per Locke è vera solo se c’è
conformità tra idee e cose reali, ma se le cose reali non sono oggetto di
conoscenza, come sarà possibile la verifica?
Ci Sono tre realtà L’io, Dio e le cose e tre modi diversi per giungere alla certezza
di questa realtà.

IO: abbiamo la conoscenza dell’esistenza del nostro io attraverso
l’intuizione. Locke si avvale del procedimento Cartesiano. Penso dunque
sono.
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DIO: attraverso al dimostrazione. Locke rielabora la prova causale della
tradizione: Il nulla non può produrre nulla, se c’è qualcosa questa è stata
prodotta da qualcosa e non potendosi risalire all’infinito si deve ammettere
l’esistenza di una Causa prima che ha prodotto ogni cosa.

COSE: attraverso la sensazione. Per quanto riguarda l’esistenza delle cose,
l’uomo non ha altro mezzo per conoscerle se non la sensazione attuale.
Non c’è nessun rapporto necessario tra l’idea e la cosa cui essa si riferisce.
L’idea potrebbe esserci anche se non ci fosse la cosa. Il fatto che riceviamo
una sensazione dall’esterno da cui origina l’idea ci dimostra che qualcosa
esiste fuori di noi. Questa certezza basta a garantire la realtà della cosa
esterna.
Non è ammissibile che le nostre facoltà ci ingannino a tal punto (principio
d’evidenza). La certezza che la sensazione attuale ci dà dell’esistenza delle cose
esterne pur non essendo assoluta è sufficiente per tutti gli scopi umani.
Ci sono però ragioni supplementari che dimostrano che le idee dipendono dalle
cose:

Le idee ci mancano quando ci manca il relativo l’organo sensorio.
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
Le idee sono prodotte nel nostro spirito senza che le possiamo evitare (da
una causa esterna).
Le idee sono accompagnate da piacere e dolore, quando sono ricordate
non sono accompagnate da piacere o dolore.
I sensi si fanno testimonianza reciproca (tatto e vista confermano
l’esistenza di una stessa cosa e ne rafforzano la certezza dell’esistenza).
La certezza dell’esistenza si ha solo nell’atto del percepire, mentre è solo
ragionevole supporre che esistano anche quando noi non le percepiamo.
– La conoscenza probabile è la più estesa ed è la conoscenza per la quale la
verità si afferma per la sua conformità all’esperienza, o alla testimonianza di altri
uomini. Conoscenza certa e probabile determinano lo spazio della ragione, da
cui và distinta la fede che è fondata soltanto sulla rivelazione. La ragione rimane
tuttavia il criterio della fede perché solo essa può decidere sull’attendibilità e sul
valore della rivelazione. La fede non può né turbare, né negare la ragione, ma
solo condurla laddove lei non può arrivare da sola. Se essa prescindesse dalla
ragione tutte stravaganze e i fanatismi sarebbero inconfutabili (es. i fattucchieri,
cartomanti ecc.).
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