Testi critici Qualcuno lo chiama “filosofo del pop”, e pour cause: la chiave d’accesso all’opera di Sottocornola risiede nella connessione tra alto e basso, nella capacità di sondare il popular e di coglierne nelle espressioni più tipiche (ad esempio la pubblicità, il cinema, la musica) il senso e le direzioni della contemporaneità… Donato Zoppo, dalla Presentazione a Nugae, nugellae, lampi. A partire dalle sue apprezzate lezioni-concerto, gli incontri di Sottocornola sono un evento unico per l’attenzione rivolta alla categoria di “popular” come chiave di lettura del contemporaneo, e per l’approccio interdisciplinare che coinvolge musica, parole, immagine. Davide Riccio, Kultunderground.org Il filosofo del pop, instancabile uomo di cultura, amante delle icone del tempo, alla ricerca del senso delle cose, è cosciente che le arti sono uno strumento privilegiato per cogliere le essenze, e il suo lavoro lo dimostra, ma sa anche bene che l’essenza è nell’atto performativo. Francesca Grispello, dalla Prefazione a Nugae, nugellae, lampi La sua scuola di pensiero: un mix che egli stesso non esita a definire “una fusione di cultura pop ed ermeneutica, la filosofia basata sull’interpretazione dei fatti, non sull’oggettività scientifica”. Ordinario di filosofia e storia e giornalista Sottocornola è una delle personalità più eclettiche e meno accademiche dell’intellighenzia bergamasca… Serena Valietti, DNew Di sicuro con questa opera si sfata un certo snobismo dei poeti professionisti verso i “canzonettari”, perché, come sostiene Mario Desiati, giovane poeta italiano, “nessuno potrà negare che tra musica e poesia c’è un punto di contatto originario che si chiama ritmo…”. Giacomo Mayer, Il nuovo Giornale di Bergamo Le suggestioni culturali e artistiche del post ’68 e la poesia, la filosofia e le lezioni-concerto, la musica e l’arte grafica: trent’anni di storia d’Italia in un libro reading di poesie e canzoni… Sembra, davvero, di trovarsi di fronte ad una specie di Canzoniere spirituale… Domenico Di Marzio, Il Giornale C’è infine la ragnatela di artisti totali che operano mischiando non solo i generi musicali, con sperimentazioni di vocalità a volte davvero grandi, ma intrecciando le varie espressioni artistiche (musica, arte, poesia) con un uso davvero interessante delle note musicali. Il caso di Claudio Sottocornola, bergamasco, è uno di questi. L’incontro soprattutto con gli studenti (essere insegnante evidentemente resta una missione per alcune persone) che Sottocornola tiene da molto tempo, non è solo la continuazione di un tour fatto per lo più di lezioni-spettacolo in concomitanza con l’uscita del suo libro musical-letterario “Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi” (libro più Cd con interpretazioni di venti canzoni), ma di un lavoro particolare che questo cantante-poeta-filosofoappassionato di teologia porta avanti da molto tempo. Precisamente dalla seconda metà degli anni ’70 con la ricerca poetica, e poi con l’incursione e il lavoro certosino di indagine in ambito musicale sull’interpretazione soprattutto della canzone italiana (ma non solo) pop, rock e d’autore. E il rapporto scuola-musica può non solo arricchirsi se personaggi e cantanti (e insegnanti) come Sottocornola continuano la loro missione artistica, ma fare da battistrada affinché la scuola diventi finalmente in Italia una cosa matura e ricca nel rapporto fondamentale con la musica, così come del resto vanno predicando da tempo fior di musicisti come il già citato Riccardo Muti, Uto Ughi, e tanti altri… Michele Fumagallo Alias “Credo che poche persone abbiano cercato un loro personale percorso espressivo con tanta intensità, con così bruciante fervore come ha fatto Claudio Sottocornola. Da sempre, fin da quando ha intuito che poteva esserci un modo per comunicare il proprio stato d'animo, le proprie emozioni, con un veicolo che potesse essere recepito universalmente, egli ha cercato di dare una forma misterica ai suoi messaggi dell'anima. Lo ha fatto sia per mezzo dell'espressione visiva, sia con la parola scritta, che attraverso la musica ed il canto. Come filosofo, intende l'arte come suprema categoria dello spirito e, come tale, ricerca costante dello strumento comunicativo più adeguato. I suoi recitals mi danno l'impressione del canto e del gesto misterico e mistico dello sciamano guaritore. Musica, canto, gesto, forma, colore per comunicare stati d'animo, cultura, poesia…”. Agostino Bacchi, Eighties-testi critici