36) Natale Notte 06

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A RCIDIOCESI DI F ERRARA - C OMACCHIO
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SANTO NATALE 2006
Omelia di S . E . M ons. P AOLO R ABITTI
SANTA MESSA DELLA NOTTE
Letture della Messa: Is 9,1-3.5-6 Tt 2,11-14 Lc 2,1-14
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Carissimi Ferraresi chiamati dal Natale come già i Pastori di Betlem!
Una volta di più il Dio del silenzio entra nella vostra coscienza e
vi offre sé stesso, mostrandovi il suo interesse per il Mondo, il suo amore per l’uomo,
la sua volontà di sottrarlo al male, la sua intenzione di farlo figlio, comunicandoglielo
nella semplice, leggibile, umanissima immagine di Gesù, il neonato di Betlemme.
La Chiesa non si distacca dal Natale; questa festa è la perla dei Misteri; è la pupilla
delle ricorrenze cristiane.
Non è necessario essere cultori di altissima speculazione filosofica per entrare nel
valore di questa Festa. Basta essere “puri di cuore” (Mt 5,8), liberi da futili insipienze,
disponibili a lasciarsi ammaestrare dalla Verità.
Natale è la giornata dei semplici: Pastori, cioè popolani coscienziosi; o Magi, cioè
aristocratici integerrimi; bambini somiglianti agli Angeli; o Vegliardi capaci di novità.
Natale è la festa del cielo. Se perfino una stella è divenuta un messaggio; ed è festa
della terra, se la luce, la gioia, la pace l’hanno inondata come un momentaneo preludio
di ciò che sarà.
Natale è la festa di Dio, che finalmente ha dato compimento al suo progetto, nascosto
nei secoli e realizzabile nella pienezza dei tempi: rifare famiglia con l’uomo e
accomunare alla sua propria vita e felicità ciò che vive in cielo con ciò che esiste sulla
terra.
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Natale è la pagina preliminare alla teologia della storia;
Natale è la “cifra” per capire il Cristianesimo;
Natale è la traduzione, nel nostro idioma, dell’Amore di Dio;
Natale è l’epifania della verità.
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Ma il Natale non sopporta manipolazioni, travisamenti, deturpazioni.
Chi ha reso il Tempio di Dio un mercimonio ha poi sperimentato la frusta di Dio. Chi
rende l’estremo, parossistico amore di Dio per l’uomo – Gesù di Betlemme – un
appiglio per ogni scempiaggine umana, rischia – se persiste nella propria ottusità – di
incorrere nell’ira di Dio e, peggio ancora, nell’abbandono di Dio, cui consegue una
“intelligenza depravata” (Rom 1,28) che attanaglia colui che “cambia la verità di Dio
nella menzogna e adora e serve le cose, al posto del Creatore”. (Rom 1,24-25)
Ecco, forse, il motivo di tanti guai che sono sotto gli occhi di tutti:
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Non si vuole più il Natale, perché non si vuole che “la luce” smascheri le
innumerevoli apostasie della fede, chiamandole “laicità” per non dichiarale,
come sono, svincolamento da ogni norma e, spesso, da ogni razionalità.
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Il Natale, giorno della vita, riscontra ancora tanti uccisori di innocenti (Mt
2,16), tanti terrorismi degli Erode di turno (Mt 2,16) e le emigrazioni forzate di
quanti non hanno più casa, o lavoro, o cibo, o pace.
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Il Natale, giorno della venerazione del bambino, segna tuttora la violazione
dell’infanzia, perché i traviamenti non conoscono limiti: sappiamo di atti
ignominiosi nelle terre della fame o in luridi camerini cinematografici e
televisivi e perfino in luoghi educativi.
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Il Natale, giorno del nitore della famiglia e dell’apoteosi della fedeltà, si
colloca, oggi, in un periodo di appannamento del concetto stesso di Matrimonio
e di famiglia, reiterando ciò che già il libro della Sapienza descriveva parlando
di antichi popoli esposti a baccanali e a misteri dionisiaci: “non conservano
pure né vita, né nozze; si affligge l’altro con l’adulterio; tutto è grande
confusione, confusione dei buoni, corruzioni di anime, disordini matrimoniali,
dissolutezza, perversione sessuale” (Sap 14,23-26)
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Ho definito Voi, all’inizio, carissimi fratelli e sorelle, qui presenti, i “chiamati dal
Natale”, ebbene: il Natale cristiano vi chiama davvero:
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Venga da noi un energico capovolgimento di queste situazioni, appena
descritte. La luce che si spegne cede il passo alle tenebre; ma la luce che si
riaccende vince le tenebre.
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“Andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha
fatto conoscere” (Lc 2,16) dissero i Pastori. Anche noi, torniamo a Betlemme:
qui c’è la sorgente della luce-verità, della pace-ordine del mondo, della graziaforza della vita. Qui c’è un Dio che ama, che attende, che perdona, che rinnova.
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