Relazione descrittiva del progetto

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Relazione descrittiva del progetto
Stile di vita contemporaneo
La prima domanda che mi sono posto dopo aver letto il bando è stata: come posso dare
un'interpretazione dello stile di vita contemporaneo? Qual'è lo stile di vita contemporaneo? Esistono
infiniti stili di vivere, quale scegliere e perché?
A seconda della nazione, del luogo in cui abiti, del ceto sociale, del livello culturale... esistono
troppe variabili che modificano il concetto di stile di vita contemporaneo.
Si può forse definire uno stile medio, qualcosa che interpoli i possibili stili di vita contemporanei?
Qualcosa che vada bene un po' per tutti?
No, non si può, quanto meno se si vuole arrivare ad un risultato positivo. Definire uno stile medio
sarebbe un tentativo esagerato di omologare tutte le necessità, le caratteristiche, che definiscono
l'identità degli oggetti, dei luoghi e delle persone.
La conclusione è stata che non esiste uno stile più corretto di un altro, quindi più meritevole di
essere rappresentato, non esiste una soluzione assoluta.
Come affrontare il progetto
Il mio intento era mettere appunto una soluzione sufficientemente flessibile da potersi adattare a
qualsiasi esigenza, dopo di che sarebbe stato l'inquilino a decidere che casa voleva.
L'idea della casa prefabbricata nasce come alternativa alla classica casa, nasce come desiderio di
liberarsi dalla solita concezione della casa, per andare verso qualcosa di più dinamico, di più
leggero. Così come personalizziamo vari beni quali: telefoni mobili, programmi software, auto e
così via, perché non personalizzare la propria casa andando oltre il semplice arredamento?
Il primo passo verso una casa flessibile doveva essere la definizione di una struttura flessibile, le
pareti esterne dovevano essere modificabili in base alle varie necessità, doveva essere
relativamente semplice cambiare la disposizione delle pareti interne.
In definitiva il punto di partenza era definire un sistema costruttivo flessibile.
Il problema delle dimensioni
Indipendentemente dalla forma che si voleva utilizzare per il modulo abitativo, uno dei primi
problemi è stato definire quali erano le misure migliori, il nodo del problema era la trave:
-troppo lunga voleva dire troppo pesante
-troppo corta voleva dire avere locali piccoli o con pilastri disposti in mezzo.
Il sistema costruttivo doveva essere composto da piccoli elementi in legno con un peso contenuto,
non superiore agli 80 kg, per permettere il montaggio della struttura senza l'ausilio di bracci
meccanici o altri strumenti simili, in modo da avere la possibilità di autocostruire la propria casa
(cosa che avrebbe abbassato sensibilmente il costo di costruzione).
Le dimensioni da adottare dovevano essere multiple, doveva esserci una relazione tale da
permettere una gestione delle pareti perimetrali per elementi sottomodulari.
Volendo avere un modulo base di dimensioni tali da poter essere usato come monolocale,
ipotizzando un quadrato, il lato doveva essere di almeno 600cm, ossia 60cm X 10.
Un modulo dalle dimensioni 600 x 600 x 300cm è comunque composto da travi con un peso
maggiore agli 80 kg, questo problema è stato risolto scomponendo le travi in pezzi più corti e sottili.
E' stato definito così un sistema dove la dimensione ufficiale era di 600 x 600cm, ma volendo si
poteva avere un sottomodulo da 300 x 300cm. Un sottomodulo di queste dimensioni risultava
interessante in quanto nella pratica poteva essere utilizzato come ampliamento ad un’unità
abitativa, qualora ad esempio si volesse aggiungere una camera singola.
In realtà una dimensione di 300 x 300cm al lordo delle pareti risulta insufficiente (almeno per la
normativa italiana) per essere usata come camera singola, per questo motivo l'ipotesi di un modulo
600 x 600 cm è stata scartata.
La misura adottata è 720cm ossia 60cm x 12, il 12 rispetto al 10 è divisibile per più numeri, cosa
che permette un numero maggiore di combinazioni in facciata; inoltre il sottomodulo 360 x 360cm si
presta in maniera ottimale per accogliere una camera singola.
Il problema della forma
Quale forma dare ad una casa senza contesto? Oppure: quale forma dare ad una casa che
potrebbe essere collocata in qualsiasi contesto?
Come per lo stile di vita contemporaneo non esiste una soluzione assoluta, però esiste la soluzione
per il concorso....
La soluzione
Il modulo
Il progetto aderisce al filone delle abitazioni composte da piccoli pezzi e montate sul posto.
La soluzione finale è un modulo strutturale in legno lamellare di dimensioni 720cm x 720cm x
360cm, il singolo modulo copre una superficie utile di circa 45 m² e può essere utilizzato come
monolocale.
Ogni modulo può essere suddiviso in quattro sottomoduli da 360cm x 360cm x 360cm con l’ausilio
di pilastri supplementari.
Ogni pezzo ha un peso massimo che non supera gli 80 chilogrammi e il massimo ingombro è di
360cm x 40cm x 5cm.
Lo strato isolante è montato sulla facciata esterna della parete, in base alle necessità è possibile
montare pannelli più o meno spessi.
Le disposizioni
Due moduli uniti possono dare a seconda della disposizione un’abitazione a forma cubica, oppure
un’abitazione a forma di parallelepipedo con le proporzioni di un mattone (ogni spigolo è il doppio
del precedente).
Entrambe le due soluzioni, concettualmente, rispecchiano il mio desiderio iniziale di definire un
metodo costruttivo:
- il cubo rappresenta l’unità, intesa come unità di misura teorica
- il mattone è l’unità adottata nella pratica costruttiva.
Una volta definiti questi due moduli unità, ognuno è libero di creare la propria casa come vuole.
Basandosi sul mattone e sul cubo ci sono infinite possibilità di espressione.
Nelle tavole del concorso è stato rappresentato il modulo unità cubico, scelto perché il più astratto e
contraddittorio: se devo scegliere una forma astratta che sia il cubo!
Dato che non si tratta di progettare un edificio sito in un luogo ben determinato, con specifiche
caratteristiche fisiche, storiche, climatiche, culturali, etc; la questione non è rappresentare lo stile di
vita contemporaneo, la questione è rappresentare l’idea dello stile di vita contemporaneo.
Non si rappresenta una casa in particolare, ma l'idea della casa prefabbricata.....
I prospetti
Per le facciate vale lo stesso principio: non esiste composizione che tenga, è comunque arbitraria,
al massimo rispecchierà le necessità dei locali interni, quindi negare la facciata risulta quasi un
esigenza.
Le pareti perimetrali sono state pensate come un continuo senza interruzioni della parete, nessun
vuoto, solo pieni. Questo è quello che apparentemente deve sembrare: nessuna relazione con il
contesto.
In realtà la parete è composta da due strati quello esterno è mobile ed in corrispondenza delle
aperture, e della facciata sud, si piega a ginocchio verso l'esterno e verso l'alto scoprendo lo strato
interno.
Questo sistema ha i seguenti vantaggi:
- costituisce un sistema di scuri mobili con un'isolamento termico maggiore rispetto ad altri sistemi
quali ad esempio le avvolgibili;
- costituisce un sistema di frangisole, per evitare il surriscaldamento delle pareti in estate,
inclinabile a seconda della latitudine;
- costituisce un sistema di protezione dalla pioggia in corrispondenza delle finestre
Inoltre essendoci due pelli, di fatto due facciate, esistono maggiori possibilità di espressione.
Conclusioni
Il sistema così pensato risponde correttamente agli iniziali intenti di flessibilità, lasciando un ampio
margine di personalizzazione.
La possibilità di autocostruire la propria casa, abbinata alla produzione in serie degli elementi può
rendere realmente molto appetibile il progetto.
Il sistema di schermi mobili dovrebbe essere studiato meglio per valutare l'effettiva efficacia in
termini di risparmio energetico, un risparmio nei costi di gestione è comunque un vantaggio non di
poco conto.
Il progetto non vuole essere una soluzione assoluta, bensì una sintesi tra i vari aspetti determinanti
nella realizzazione di una casa prefabbricata.
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