Individuo e sistema

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Individuo e sistema
Claudio Baraldi, Facoltà di Sociologia, Università degli Studi di Urbino
1. Individuo e Sistema?
Ho accettato di svolgere una relazione che ha per titolo Individuo e Sistema perché mette in
evidenza un problema generale della sociologia: la costruzione delle distinzioni teoriche fondative.
L'associazione tra questi due concetti, fondata sulla loro distinzione, ha prodotto primariamente due
posizioni alternative: a) una contraddizione (il sistema è contro l'individuo, oppure l'individuo è
contro il sistema); b) un'integrazione (l'individuo fa parte o dovrebbe far parte del sistema). Queste
due posizioni sono accomunate da alcune caratteristiche del modo di osservare.
Entrambe le posizioni (contraddizione ed integrazione) partono da una concezione dell'Individuo
come entità distinta da un Sistema che simbolizza, nell'immaginario sociologico, la dimensione
sociale. L'idea che la dimensione sociale abbia le caratteristiche di un Sistema, spesso analoghe a
quelle della vita, deriva dalla filosofia politica moderna, ma assume una connotazione specifica
nell'idea ulteriore di un'emergenza sociale, idea che traccia storicamente i confini della sociologia
rispetto alle altre scienze umane. La sociologia teorizza l'emergenza di un tutto sociale, che avvolge
ed insieme ostacola il dispiegamento pieno dell'individualità: integrazione e contraddizione,
appunto.
L'idea di Sistema (sociale), implicitamente o esplicitamente, in modo intuitivo o tecnicizzato, ha
così caratterizzato la storia della sociologia. Tuttavia, la sociologia ha spesso espresso quest'idea
mostrando un senso di colpa, che deriva dall'allontanamento che essa provoca rispetto
all'individualità. La sociologia soffre un senso di colpa perché considera l'Individuo come il
primum movens del mondo, ma considera anche come proprio oggetto di studio un Sistema che ne
prescinde e lo vincola. La sociologia tenta di legittimare se stessa in senso non individualistico ed
insieme di rimanere ancorata a quella che, anche ad essa, sembra l'unica realtà effettivamente
intelligente del mondo: l'individualità umana. Così, la sociologia si trova a oscillare tra Individuo e
Sistema, non riuscendo mai ad integrare adeguatamente i due lati della forma, rimanendo sospesa
tra contraddizione ed integrazione. Per questo motivo, buona parte della sociologia ha eretto fiere
barriere contro le teorie dei sistemi sociali, che sembrano propendere in modo troppo netto e deciso
per il Sistema.
In entrambe le prospettive (contraddizione ed integrazione), dunque, Individuo e Sistema vengono
interpretati come due lati della stessa forma, secondo il conceto espresso da George Spencer Brown
e ripreso da Niklas Luhmann. Nella prima prospettiva (contraddizione), la forma è quella che
distingue ed unisce sistema ed ambiente: l'Individuo viene interpretato come ambiente di un
Sistema (sociale) che ne riduce le potenzialità. Nella seconda prospettiva (integrazione), più
popolare, la forma è quella che distingue ed unisce parte e tutto: l'Individuo viene considerato come
una parte di un Sistema che rappresenta il tutto. Inoltre, da entrambe le prospettive, il rapporto tra
Individuo e Sistema (quello che Spencer Brown chiama crossing nella forma) presenta due aspetti:
da un lato, si realizza la socializzazione dell'Individuo attraverso il Sistema; dall'altro lato, si
concretizza la partecipazione dell'Individuo al Sistema. La socializzazione e la partecipazione
sociale sono l'una presupposto dell'altra e non è chiaramente distinguibile che cosa le separi, cioè in
che modo l'attraversamento da un lato all'altro della forma sia diverso nei due casi.
Questo modo di osservare Individuo e Sistema come due lati della stessa forma è stato per lungo
tempo concettualizzato come distinzione fondamentale, sottratta ad un'ulteriore riflessione sui
fondamenti. Durkheim e Weber per primi, creando due esempi illustri, fondano la sociologia sulla
suddetta forma, senza porre il problema della sua legittimazione epistemologica: Durkheim osserva
l'emergenza delle rappresentazioni collettive (poi diventate coscienza collettiva) rispetto a quelle
individuali; Weber osserva la distinzione tra agire sociale ed agire individuale, creando una forma
dallo stesso evento. La medesima distinzione fondativa caratterizza peraltro l'opera di altri due
illustri padri fondatori della sociologia: Simmel e Mead. Qualche anno fa, questo modo di osservare
è stato smontato con abilità dallo psicologo sociale Serge Moscovici, che ha osservato nella
sociologia classica una vera e propria macchina per costruire divinità, che si incarnano, appunto, nel
Sistema.
Questo modo di osservare è diventato per la prima volta problematico quando Parsons ha posto il
problema analitico della distinzione fondativa, introducendo l'idea che essa, in realtà, coinvolga
due sistemi distinti: il sistema della personalità ed il sistema sociale. Con questa nuova distinzione,
Parsons ha anche introdotto la teoria dei sistemi nella sociologia: la forma che distingue e riconnette
Individuo e Sistema viene interpretata come rapporto tra sistemi diversi. Tuttavia, Parsons non ha
abbandonato il modello interpretativo originale, cioè l'idea di emergenza del Sistema (sociale)
dall'Individuo (sistema della personalità), limitandosi a rileggerlo in modo paradossale: i due
sistemi sono sia l'uno ambiente dell'altro, sia l'uno parte dell'altro. In tal modo, il sociologo
americano ha pensato anche di generalizzare l'integrazione, emarginando la contraddizione.
Questo paradosso viene, infatti, legittimato dall'asimmetria introdotta con la gerarchica cibernetica:
l'Individuo (il sistema della personalità) è ambiente e parte del Sistema Sociale (è person in role),
mentre il Sistema Sociale rimane nell'ambiente dell'Individuo. Detto in altri termini, l'Individuo si
integra in un Sistema che non dipende da lui.
Questa asimmetria conserva il rapporto tra Individuo e Sistema grazie al sostegno della teoria
dell'informazione, derivata dalla cibernetica: l'informazione viene trasmessa dal Sistema (sociale)
all'Individuo e non viceversa. La socializzazione si compie come trasferimento di informazione dal
sistema sociale al sistema della personalità, che permette l'integrazione dell'Individuo nel Sistema:
attraverso questo trasferimento, si produce un'interiorizzazione di ruoli che traspone il Sistema
nell'Individuo, in qualità di informazione che viene rielaborata. Al contrario, l'assimilazione del
sistema sociale al sistema della personalità non avviene, poiché il secondo non è in grado di
trasmettere informazione al primo: fornisce soltanto energia motivazionale.
L'arbitrarietà dell'asimmetria nell'uso della teoria dell'informazione viene occultata dentro
l'involucro analitico della teoria generale del sistema dell'azione, che produce una forma di analisi
weberiana (una forma che distingue agire individuale ed agire sociale nello stesso evento)1.
In base a questa costruzione, che combina la metodologia analitica con la teoria cibernetica
dell'informazione, la posizione dell'Individuo viene osservata in modo chiaramente (ma non per
Parsons) paradossale: si produce un paradosso dell'eteronomia dell'Individuo, per il quale
l'autonomia, apparentemente riconosciuta, del sistema della personalità viene predefinita nel
sistema sociale, che produce l'informazione necessaria per la socializzazione (e rimane
completamente autonomo2). Il sistema della personalità non è un elaboratore, bensì un
rielaboratore, come i computer che costituiscono il modello di riferimento della cibernetica e della
teoria dell'informazione.
Questa posizione epistemologica di Parsons, che ipotizza un'integrazione unilaterale dell'Individuo
nel Sistema, in base ad un rapporto sistemico invece bilaterale, giustificata da un modello
gerarchico del flusso di informazione, ha determinato una reazione fortemente negativa da parte di
buona parte della sociologia successiva. In effetti, la sociologia sistemica parsonsiana concepisce la
partecipazione individuale alla vita sociale soltanto come un divenire parte del Sistema, cioè come
1
I cultori di Parsons possono facilmente obiettare che questa interpretazione è incompleta. Non ne dubito,
poiché non è qui mia intenzione descrivere il complicato meccanismo che porta dalla teoria dell'azione a
quella del sistema di azione, descritto in modo particolare nei Working Papers. Il mio resoconto è
esclusivamente mirato a cogliere alcuni fondamenti del pensiero parsonsiano per quel che riguarda il
rapporto tra Individuo e Sistema.
2 In realtà, ciò non è del tutto esatto: c'è, infatti, anche il rapporto, piuttosto travagliato, del sistema sociale
con il sistema culturale, cioè con il vertice della gerarchia cibernetica. Quel che qui mi interessa è, però, che
il sistema sociale è autonomo da quello della personalità.
determinata dalla socializzazione, mentre il resto viene di fatto considerato patologia. In questa
prospettiva, la socializzazione determina la partecipazione e ciò giustifica l'accusa rivolta a Parsons
di aver creato una teoria dell'ultrasocializzazione. Tuttavia, i critici di Parsons non hanno osservato
che il problema concettuale della teoria è nell'asimmetria legittimata dalla gerarchia cibernetica,
quindi dalla teoria dell'informazione: essi hanno invece preferito accusare Parsons per un modello
ideologicamente sbagliato.
Che il problema teorico di fondo non sia stato compreso dagli antiparsonsiani è dimostrato dal fatto
che, dopo Parsons, l'argomentazione paradossale non è più scomparsa dalla sociologia. Così, il
tentativo teorico (piiuttosto modesto) dell'interazionismo simbolico aderisce al modello di
socializzazione di Mead, che è concettualmente protoparsonsiano (Parsons stesso riconosce
ampiamente il debito verso Mead): l'interazionismo simbolico non riesce a sganciare la teoria della
partecipazione da una teoria paradossale della socializzazione. Lo stesso tipo di osservazione vale
per altre importanti teorie successive a quella di Parsons, incorporate nell'etnometodologia, nella
fenomenologia, e nei lavori degli eredi diretti ed indiretti di Parsons, come Alexander, Munch,
Giddens. Persino Habermas propone la teoria della socializzazione à la Parsons, nel tentativo di
spiegare la contraddizione tra agire comunicativo e Sistema. Per finire, anche il recente interesse
sociologico per il vecchio concetto di cittadinanza riproduce un'argomentazione paradossale, insita
nel rimando al suo ideatore (Marshall): come osservano gli antropologi, quello di cittadinanza è un
concetto chiaramente etnocentrico (integrazionista).
Così, la sociologia riproduce il paradosso dell'eteronomia ed il proprio senso di colpa, ignorando il
problema di fondo della teoria dell'informazione. L'integrazione rimane il concetto guida, al quale si
può cercare di contrapporre la contraddizione, che però, come abbiamo visto, resta sullo stesso
piano epistemologico. Dopo Parsons, la sociologia ha iniziato ad arrovellarsi sull'idea che un
Individuo possa integrarsi nel Sistema senza ultrasocializzarsi: tenta, cioè, di sganciare il concetto
di partecipazione da quello parsonsiano di socializzazione, senza però rinunciare al concetto di
integrazione.
Per risolvere questo problema, la recente Sociologia dell'Infanzia, marginale nel panorama teorico
generale, ma assai significativa per l'osservazione del rapporto tra Individuo e Sistema, ha cercato
di liberarsi del concetto stesso di socializzazione, enfatizzando un'idea di infanzia come categoria
sociale che si autolegittima, senza necessità di ricorrere ad ipotesi evolutive o di sviluppo. Tuttavia,
introducendo il concetto di categoria sociale, in senso strutturale (come strato sociale) o culturale
(come cultura), questa sociologia riproduce l'idea di un'integrazione degli Individui (bambini) nel
Sistema. Non si riesce a sfuggire al paradosso dell'eteronomia, ma si può soltanto fingere di non
riconoscerlo.
In questo percorso, colpisce, ma non sorprende, il ruolo marginale che ha giocato la teoria dei
sistemi aperti derivata dalle idee di Ludwig von Bertallanffy. Invero, questa teoria è stata proposta
come una soluzione adeguata dei problemi posti da Parsons, poiché ristabilisce un flusso bilaterale
dell'informazione, eliminando la gerarchica cibernetica, grazie a W. Buckley. Tuttavia, questa teoria
"democratica" dei sistemi non elimina il paradosso dell'eteronomia, bensì lo raddoppia: non solo
non si spiega come l'Individuo possa essere insieme autonomo ed eteronomo (poiché rimane
spiegato in base alla teoria dell'informazione), ma non si spiega più nemmeno come il Sistema
(sociale) possa essere autonomo, se anch'esso dipende da flussi di informazione provenienti
dall'ambiente individuale. La teoria dei sistemi aperti annulla la distinzione tra Individuo e Sistema,
dissolvendo i poli ed insistendo sulla relazione: ma, per spiegare la relazione, la sociologia già
dispone di propri modelli e non ha bisogno di contributi sistemici. Così, la confusa e velleitaria
teoria sistemica costruita da Buckley è stata un evidente flop e la teoria dei sistemi aperti è rimasta
pressoché esclusivamente un'arma strategica agitata dai sociologi (non sistemici) contro la teoria di
Parsons e, in seguito, di Luhmann (di cui parlerò tra poco).
Tuttavia, l'epoca dell'egemonia della sistemica parsonsiana nella Grand Theory sociologica non è
stata chiusa dai sociologi non sistemici, che raramente hanno potuto e saputo rivaleggiare con
l'ingombrante sociologo americano. Essa è stata invece chiusa da sviluppi in altre due direzioni,
entrambe derivate dagli sviluppi della cibernetica e della teoria dell'informazione.
2. Crisi dell'Individuo o crisi del Sistema?
In una prima direzione, la crisi dell'egemonia della sistemica parsonsiana è stata decretata dal
successo, a partire dalla fine degli anni Settanta, della cosiddetta cibernetica di secondo ordine,
legittimata come orientamento primario dall'Associazione Americana della Cibernetica. Questa
forma di pensiero, vissuta per lungo tempo nell'ombra della teoria dei sistemi aperti, ha avuto come
padri fondatori personaggi che con la sociologia non hanno molto a che fare, come i biologi
Humberto Maturana, Francisco Varela ed Henri Atlan e gli epistemologi Heinz von Foerster ed
Ernst von Glasersfeld. Essa ha, però, avuto illustri seguaci, come Paul Watzlavick ed Edgar Morin,
che ne hanno divulgato i contenuti per il campo sociale. Su queste basi, essa ha ottenuto un discreto
successo anche in Italia.
La cibernetica del secondo ordine capovolge gli assunti fondamentali della vecchia cibernetica,
proponendo un triplice cambiamento epistemologico: 1) i sistemi non sono aperti, bensì chiusi
(autoorganizzato e, qualcuno dice, autopoietico, cioè capace di riprodurre da sé i propri elementi);
2) l'informazione non si trasmette, bensì si costruisce nel sistema, essendo la fonte della sua
autoorganizzazione; 3) l'osservazione non si produce all'esterno dell'oggetto osservato, ma è inclusa
in ciò che è osservato, essendo l'operazione fondamentale del sistema.
L'idea di relazione, fondativa nella teoria dei sistemi aperti, viene sostituita da quella di una
differenza che fonda l'identità: il Sistema Cognitivo vive di luce propria e non di luce riflessa,
osserva in base alle proprie strutture, costruisce così la conoscenza e resta impermeabile rispetto ad
ipotetici flussi informativi esterni.
La nuova sociologia sistemica, seguace della cibernetica del secondo ordine, ha accettato l'identità
tra Individuo e Sistema Cognitivo proposta da quest'ultima, cercando così di eliminare finalmente
l'annoso senso di colpa. Questa proposta, che non è affatto scontata, come osserverà Luhmann,
attirandosi l'antipatia generalizzata degli altri sistemici, è formulata da tutti i padri fondatori della
cibernetica del secondo ordine: il Sistema Cognitivo Chiuso è l'Individuo, al quale viene
riconosciuta la capacità di autoriprodursi o, quanto meno, di autoosservarsi cognitivamente. Le idee
di autopoiesi (autoriproduzione) e costruzione della conoscenza, benché non perfettamente
sovrapponibili e fonte di litigi perenni tra i padri fondatori della cibernetica del secondo ordine3,
agli occhi di un sociologo sono accomunate da un assunto antiparsonsiano: nessuna informazione
entra nell'Individuo dal sistema sociale e, quindi, la socializzazione non funziona sulla base della
teoria dell'informazione. Tutto ciò che può essere osservato (cioè, che esiste per un osservatore)
viene prodotto nell'Individuo-Sistema, inteso come sistema autopoietico e/o come osservatore
cognitivo.
La capacità di osservare osservazioni (osservazione di secondo ordine), cioè di costruire
autonomamente informazioni, da parte dell'Individuo-Sistema, è la caratteristica saliente che la
teoria sistemica esporta nella sociologia. In tal modo, Individuo e Sistema si ricongiungono e la
forma tradizionale si dissolve. La sociologia parsonsiana va in crisi, poiché l'asimmetria cibernetica
viene rotta ed, anzi, viene invertita: l'osservatore è nell'Individuo-Sistema e tutto (anche la
costruzione del sociale) dipende da lui.
Tuttavia, i sociologi che introducono la cibernetica del secondo ordine restano alle prese con un
problema di fondo. Edgar Morin lo enuncia, senza osservarlo come tale, nella forma di un nuovo
paradosso: si tratta del fatto che un Individuo-Sistema è sì osservato come un tutto autonomo,
capace di autoriproduzione, ma continua anche ad essere osservato come parte di un altro tutto
3
Se, da una parte, un sistema autopoietico è necessariamente un osservatore cognitivo (Maturana),
dall'altra parte un osservatore cognitivo non è necessariamente considerato un sistema autopoietico (von
Glaserfeld).
(sociale). Seguendo la formulazione sistemica tradizionale, non è più vero che il tutto è maggiore
della somma delle parti, poiché ciascuna parte è un tutto autonomo.
Questa riedizione del paradosso è certamente antiparsonsiana, ma non offre convincenti proposte
teoriche alternative. La tesi dominante tra i biologi, che capovolge la sociologia tradizionale nella
beata ignoranza di problemi sociologici, è che soltanto l'Individuo abbia diritto ad essere
considerato un Sistema (nel senso di autopoiesi ed autoosservazione). Ma l'eliminazione del
Sistema sociale, considerato allopoietico, in una vena decisamente demodé, che echeggia una teoria
dei sistemi aperti introdotta appositamente per sbarazzarsi del sistema sociale, non permette di
affrontare il problema della socializzazione, che crea invece grave imbarazzo alla teoria sociologica.
L'ineffabile Morin costruisce una macchina circolare (la natura della natura, la vita della vita, la
conoscenza della conoscenza…) in cui tutto spiega tutto, ma non affronta un solo problema teorico
in una prospettiva tecnica, a là Parsons. Così, quando si parla di socializzazione, si torna al
paradosso di Parsons, semmai per criticarlo (leggere, per credere, l'operetta divulgativa di Maturana
e Varela dal titolo L'albero della conoscenza, oppure il più impegnativo saggio di Maturana
pubblicato sull'Irish Journal of Psychology, vol. 9, n. 1, 1988).
L'incompetenza della cibernetica del secondo ordine nel parlare di dimensione sociale ha provocato
la controtendenza del costruzionismo sociale che ripropone la centralità della relazione (o della
negoziazione, o della narrazione, secondo le versioni, etnografiche, interazioniste o
fenomenologiche).
Salvando la componente costruttivista dell'argomentazione, il costruzionismo sociale rifiuta quella
dell'Individuo-Sistema: terrorizzato dal trionfo dell'individualismo, attribuito alla cibernetica del
secondo ordine, il costruzionismo sociale decreta invece l'eclissi dell'individuo cognitivo,
ipotizzandone il dissolvimento nella relazione. Non molto considerata dai sociologi italiani, questa
corrente teorica ha avuto invece un certo successo negli Stati Uniti, tra l'altro spaccando
nuovamente in due l'Associazione Americana della Cibernetica. Kenneth Gergen, uno dei suoi più
illustri profeti, dopo aver giudicato il cognitivismo comela rivoluzione teorica sbagliata del secolo
(The Wrong Revolution), dichiara, agli inizi degli anni Novanta, la saturazione relazionale del Sé
(The Satured Self): ma nelle bozze del suo libro, che ho potuto leggere grazie ad un gentile
reviewer, aveva titolato la scomparsa relazionale del Sé (The Vanishing Self), rispecchiando la sua
profonda convinzione. In tal modo, scompare l'Individuo e resta, invece, il Sistema.
A margine di tutto ciò, è anche interessante osservare il richiamo a Gregory Bateson, epistemologo
per tutte le stagioni, comune a cibernetici costruttivisti e costruzionisti sociali4, che indica
chiaramente la confusione epistemologica nella quale l'epopea della cibernetica del secondo ordine
di importazione ha messo le argomentazioni sociologiche, dopo averle "liberate" da Parsons.
In questa confusione, si sarebbe chiuso il ciclo dell'argomentazione sistemica (dalla forma che
separa e connette Individuo e Sistema, alla coincidenza tra Individuo e Sistema, infine alla
scomparsa dell'Individuo e al trionfo del Sistema, come finale parsonsiano senza la teoria di
Parsons), se non fosse comparso in modo prepotente sulla scena degli ultimi tre decenni, un
sociologo sistemico, Niklas Luhmann, che ha decretato in altro e, sociologicamente parlando, più
interessante modo, la fine dell'egemonia della sistemica parsonsiana. E' la seconda direzione di
sviluppo nel mettere fine all'egemonia parsonsiana che si può osservare nella teoria sistemica.
3. Sistemi & Sistemi
4In
realtà, non si capisce bene che cosa Bateson abbia a che fare con i sistemi chiusi, avendo fondato la
sua epistemologia sull'idea ecologica di relazione. Che Bateson venga celebrato come proprio padre
fondatore da certi costruttivisti, in base al principio di tolleranza epistemologica che li caratterizza (essendo
ogni conoscenza costruita), è comprensibile, sebbene poco plausibile. Che certi sociologi sistemici non
osservino la contraddizione insita in questa tesi è, invece, poco comprensibile.
Dal punto di vista dell'argomentazione che qui sto portando avanti, l'apporto fondamentale di
Luhmann non è quello, da lui stesso rivendicato e da tanti biasimato, di avere fondato la teoria sulla
distinzione basilare tra sistema ed ambiente. Come ho detto, questa non è, in realtà, una novità.
Dal mio punto di vista, il suo apporto fondamentale consiste, invece, nell'aver preso in seria
considerazione e riformulato in modo teoricamente brillante l'idea parsonsiana del rapporto tra
sistemi diversi, attraverso il concetto, anch'esso di derivazione sistemica, di abbinamento
strutturale. E' per questo motivo che io ho ripreso ed approfondito questo concetto, dedicandovi
molta parte del mio lavoro teorico sui fondamenti ed anche allontanandomi dalla teoria di
Luhmann, in questi ultimi anni.
La teoria di Luhmann mette in evidenza che Individuo e Sistema non possono essere considerati
due lati di una stessa forma e che l'alternativa alla forma sbagliata non può essere né l'appiattimento
del Sistema sull'Individuo Cognitivo, né l'eliminazione dell'Individuo a favore del Sistema (sociale).
La teoria del sociologo tedesco mette in evidenza una forma fondativa che differenzia e riconnette
sistema ed ambiente, che è però una forma astratta che non dice nulla dei rapporti tra dimensione
individuale e dimensione sociale. Per capire questi rapporti, Luhmann ha impostato una simmetria
concettuale, che ha attirato molte critiche, ma che costituisce un movimento teorico decisivo,
rispetto al modello asimmetrico parsonsiano: si tratta dell'idea che sia gli Individui che i Sistemi
sociali sono sistemi autopoietici capaci di costruire la conoscenza.
Di quest'idea viene generalmente rifiutata l'autopoiesi sociale, in quanto vi viene osservata la
riproposta di un Sistema Sociale che sovrasta e annulla l'individualità. In realtà, le cose stanno assai
diversamente, e, leggendo attentamente le opere di Luhmann, ci si può anzi sorprendere di
un'interpretazione di questo tipo.
L'idea di autopoiesi, così come viene utilizzata da Luhmann, intende spiegare l'autonomia della
dimensione sociale: l'autopoiesi sociale consiste nella riproduzione della comunicazione, a partire
da altra comunicazione. Essa spiega come possa avvenire che un sistema sociale, anche molto
semplice, sfugga al controllo individuale e si riproduca: i singoli individui contribuiscono alla
comunicazione, ma non ne determinano gli esiti. La comunicazione si riproduce sì a partire dai
contributi individuali, ma crea le proprie forme nel corso della propria riproduzione: si tratta di
forme che variano dall'amore al potere, dall'educazione al denaro, dalla verità scientifica alla fede.
La cosiddetta complessità sociale, termine persino abusato negli ultimi decenni, consiste
nell'apertura di possibilità di sviluppo comunicativo che viene strutturata attraverso la costruzione
comunicativa di forme che hanno successo perché vengono accettate dai partecipanti.
Il fatto più interessante per l'argomentazione che qui si discute è che la creazione di un'autopoiesi
sociale non elimina, ma anzi richiede l'esistenza di un'autopoiesi psichica individuale. Senza
individui pensanti, che partecipano alla comunicazione, agendo e comprendendo5, non si
realizzerebbe alcuna autopoiesi sociale. Il contributo individuale ai sistemi sociali non è dato, come
in Parsons, dall'energia motivazionale, bensì dalla forma specifica della partecipazione, costruita
nell'autopoiesi psichica. Altresì, i sistemi sociali non sono composti, come in Parsons, da ruoli
incorporati da sistemi della personalità, bensì da comunicazioni astratte, cioè da operazioni esterne
agli individui.
Tra sistemi psichici autopoietici sistemi sociali autopoietici, non esiste alcuna gerarchica
cibernetica, poiché non esiste alcun flusso di informazione o di energia. Di conseguenza, non esiste
neppure alcuna integrazione dell'Individuo nel Sistema: i sistemi sociali sono composti da
comunicazioni, non da individui. Infine, non esiste alcuna contraddizione tra l'Individuo ed il
Sistema, poiché non si pone la possibilità che un sistema sociale possa ridurre le potenzialità del
pensiero individuale, essendo quest'ultimo autopoieticamente prodotto. Come dirò nel prossimo
5
Ricordo qui che il concetto di comunicazione di Luhmann è dato dall'unità di azione comunicativa
(Mitteilung), informazione e comprensione. Io preferisco, invece, parlare di unità di azione e comprensione
che crea l'informazione, per mettere maggiormente l'accento sull'abbinamento strutturale, come spiegherò
tra poco.
paragrafo, esistono, invece, problemi di sintonizzazione o di compatibilità tra forme di pensiero
(individuale) e forme di comunicazione (sociale).
Adottando una posizione costruttivista, la teoria dei sistemi sociali di Luhmann crea i presupposti
per una diversa spiegazione del rapporto tra Individuo e Sistema, inteso ora come abbinamento
strutturale tra sistemi psichici e sistemi sociali, entrambi autopoietici ed ambiente gli uni degli altri.
Nella sociologia sistemica, il concetto di abbinamento strutturale sostituisce quello di gerarchia
cibernetica, nel quadro di un passaggio decisivo dalla teoria dell'informazione associata ai sistemi
aperti alla teoria della distinzione tra perturbazione ed informazione associata ai sistemi
autopoietici.
Di seguito, fornirò una breve spiegazione di questo concetto-chiave, nella formulazione che
propongo come sostitutiva delle tradizionali concezioni del rapporto tra Individuo e Sistema.
4. Abbinamenti strutturali
In senso generale, il concetto di abbinamento strutturale descrive qualsiasi rapporto tra sistemi
autopoietici: qui, mi interessa parlare dei rapporti specifici tra sistemi psichici individuali e sistemi
di comunicazione.
Un sistema psichico autopoietico può rapportarsi al proprio ambiente soltanto attraverso i propri
elementi: seguendo la definizione di Luhmann, esso può solo pensare6. Il contatto individuale con la
comunicazione avviene dunque necessariamente in un pensiero: il contatto tra un sistema psichico
ed un sistema sociale si produce nella simultaneità di un pensiero e di una comunicazione. Si tratta
della realizzazione simultanea, in un unico evento senza durata, di due elementi di sistemi diversi:
una comunicazione si realizza sempre simultaneamente ad un pensiero, sia nell'azione (mentre si
dice o si fa qualcosa si pensa a ciò che si dice e a ciò che si fa) che nella comprensione (mentre si
comprende, si pensa). Si può, dunque, sostenere che, quando si produce una comunicazione, si
producono simultaneamente anche pensieri negli individui che vi partecipano.
Questa simultaneità pone le basi per una perturbazione reciproca dei sistemi coinvolti: una
perturbazione psichica per il sistema di comunicazioni ed una perturbazione sociale per i sistemi
psichici.
Queste perturbazioni hanno sempre una forma: la forma della comunicazione perturba gli individui
che vi partecipano e la forma del pensiero perturba la comunicazione alla quale gli individui
partecipano. Di conseguenza, un sistema perturbato è costretto ad osservare l'esistenza di una forma
precostituita nelle perturbazioni ambientali. Ad esempio, un bambino osserva una differenza tra i
rimproveri e le coccole dei genitori, poiché rimprovero e coccola sono comunicazioni che hanno
forme diverse. Altresì, per la comunicazioni familiare fa differenza che il padre pensi che la priorità
nelle decisioni va data al tempo con i figli, oppure al lavoro, poiché questi due modi di pensare
danno forma diversa alla sua partecipazione.
Sebbene, siano prestrutturate, le perturbazioni assumono un significato per il sistema perturbato
soltanto se quest'ultimo le costruisce come informazione: il sistema perturbato costruisce
autonomamente il significato delle perturbazioni che solo così acquistano un senso. L'abbinamento
strutturale si realizza proprio nel fatto che la forma di un sistema diventa significativa per un altro
sistema.
E' quindi fondamentale la differenza tra perturbazione ed informazione (o costruzione del
significato), che costituisce la forma dell'abbinamento strutturale. Questa forma (data dalla
differenza e riconnessione di perturbazione ed informazione) può sostituire, come fondamento per
la teoria sociologica che si occupa dei problemi di rapporti tra individui e sistemi sociali, quella
tradizionale che distingue e riconnette Individuo e Sistema. Il mutamento epistemologico che ne
consegue è radicale.
6
Contrariamente a quanto osserva Luhmann, pensiero non significa esclusivamente attività cognitiva: anche
l'inconscio, almeno nell'accezione di Freud, è pensiero. In senso ampio, il pensiero è l'operazione
specificamente individuale, qualunque forma esso assuma.
La perturbazione avviene sempre in un evento: essa riguarda sempre un pensiero o una
comunicazione per volta. La perturbazione non coinvolge l'intera riproduzione di un sistema, bensì
un suo specifico momento: per questo motivo, l'abbinamento strutturale non porta qualcosa dentro
ad un sistema dall'esterno. Un pensiero ed una comunicazione possono coincidere soltanto nel
singolo evento: ciò significa che essi coincidono nel senso temporale per cui coincidono due treni,
non nel senso materiale della sovrapposizione. Nel singolo evento, un pensiero assume la forma di
un rimprovero (forma di comunicazione), poiché, in quel preciso istante, l'individuo pensa nella
comunicazione; una comunicazione prende la forma dell'ira (forma di pensiero), che si traduce in
emissione di insulti, poiché, in quel preciso istante, la comunicazione si realizza nelle intenzioni di
chi vi contribuisce.
Ma questa coincidenza è un evento senza durata e, quindi, la perturbazione non determina il sistema
perturbato. La riproduzione del sistema si realizza nei processi interni, cioè nel proseguimento dei
pensieri (sistemi psichici) o delle comunicazioni (sistemi sociali). Il singolo pensiero o la singola
comunicazione che hanno preso una forma esterna acquistano senso ed esistenza interna,
collegandosi ad altre operazioni dello stesso tipo: se non entrano in un processo autopoietico, essi
non hanno alcun significato nel sistema, che, in tal caso, non viene nemmeno perturbato (un
rimprovero che non si colleghi ad altri pensieri non assume alcun significato psichico; un insulto
che non abbia seguito nella comunicazione non assume alcun significato sociale). Senza ulteriori
collegamenti interni, la perturbazione non viene inserita nella riproduzione del sistema, che rimane
così indifferente.
Di conseguenza, una perturbazione in se stessa non produce alcun abbinamento strutturale:
quest'ultimo si realizza soltanto se alla perturbazione viene dato un significato all'interno del
processo autopoietico del sistema; se, cioè, la comunicazione perturbante compresa viene pensata in
altri pensieri o il pensiero individuale manifestato comunicativamente viene richiamato in altre
comunicazioni.
Nel realizzarsi di questo processo, la perturbazione viene costruita come informazione: la forma
perturbante diventa un significato costruito nel sistema, un'informazione prodotta internamente. Il
rimprovero assume un significato psichico: può essere l'inizio di un senso di rancore, oppure di una
riflessione sui propri comportamenti, così come può essere considerato uno scherzo che dà, a sua
volta, origine a particolari aspettative. L'insulto assume un significato sociale: può essere inserito in
una conversazione sui demeriti reciproci, oppure sulla maleducazione di chi l'ha emesso, così come
può essere seguito da sanzioni di qualche tipo.
Essendo un evento senza durata, la perturbazione scompare e viene sostituita da altri eventi, nel
realizzarsi dei collegamenti interni: invece, la costruzione interna del suo significato ha una durata,
che viene registrata nell'autopoiesi. Mentre non rimane alcuna traccia della perturbazione, e, quindi,
della forma esterna, resta il fatto che è stata compresa la comunicazione o c'è stata la
partecipazione, il cui significato si produce nella rete interna al sistema perturbato.
L'abbinamento strutturale è quindi il risultato di una sequenza di operazioni. Le strutture che si
abbinano non si incontrano e non si fondono, ma restano separate: la forma perturbante è presente
nell'evento di perturbazione, mentre la forma perturbata è presente nella costruzione di significato
realizzata nel sistema. La forma perturbante non si fissa all'interno del sistema perturbato, poiché si
manifesta in un evento che subito scompare. Il sistema perturbato costruisce significati, che possono
poi produrre cambiamenti: il mantenimento ed il cambiamento di strutture sono sempre processi
interni. Si capisce così perché la partecipazione di un individuo non può determinare la
comunicazione e la comunicazione non può costringere gli individui ad adeguarsi alle sue forme.
Tuttavia, resta il fatto che una perturbazione non dipende dalla costruzione del suo significato da
parte del sistema perturbato, poiché ha già una propria forma nel sistema perturbante. Ne consegue
che la costruzione di significato di un sistema sia comunque vincolata dalla forma della
perturbazione, che non può essere ignorata: anche ignorare la perturbazione, infatti, è un risultato di
un abbinamento strutturale, che richiede che se ne costruisca prima un significato.
L'abbinamento strutturale coinvolge sistemi che sono gli uni nell'ambiente degli altri: ciascun
sistema perturba gli altri, attraverso le proprie strutture, e mantiene la propria autonomia. La
costruzione di significati, pur essendo un prodotto interno ad un sistema, presuppone sempre e
comunque la perturbazione di particolari strutture esterne, preformate in sistemi perturbanti.
Nessuna costruzione sociale di significati è possibile senza abbinamenti con strutture psichiche: la
comunicazione può tematizzare il mondo soltanto a partire dalla partecipazione degli individui.
Nessuna costruzione psichica di significati è possibile senza abbinamenti con strutture sociali:
benché per tale costruzione sia altrettanto rilevante l'abbinamento con il sistema nervoso centrale,
non è possibile isolare una costruzione psichica di significati basata sul solo abbinamento con le
strutture cerebrali.
5. Partecipazione e socializzazione
L'abbinamento strutturale è biunivoco: da una parte, esso è socializzazione (effetto delle strutture
sociali sulle strutture psichiche); dall'altra parte, esso è partecipazione (effetto delle strutture
psichiche sulle strutture sociali).
Si può allora parlare di forme della socializzazione come forme di comunicazione che perturbano
gli individui e di forme della partecipazione come forme psichiche che perturbano i sistemi sociali.
L'abbinamento strutturale catalizza un ciclo continuo di socializzazione e partecipazione, come
presupposti reciproci: perché vi sia socializzazione, è indispensabile la partecipazione; perché vi sia
partecipazione, è indispensabile la socializzazione. L'asimmetria tra socializzazione e
partecipazione proposta da Parsons non ha dunque ragion d'essere, in quanto non ha ragion d'essere
la gerarchica cibernetica: la partecipazione non dipende dalla socializzazione, più di quanto la
socializzazione dipenda dalla partecipazione. Il rapporto tra socializzazione e partecipazione è
simmetrico.
Il concetto di abbinamento strutturale consente così di comprendere anche la co-evoluzione dei
sistemi sociali e dei sistemi psichici. La variazione in un sistema nasce dalla sequenza di una
perturbazione ambientale e di una costruzione di informazione nel sistema stesso. Perché si
producano variazioni evolutive, debbono realizzarsi perturbazioni che hanno forme particolari,
compatibili con quelle del sistema perturbato. Un sistema psichico può evolversi soltanto in quanto
le sue strutture sono abbinate a quelle di un sistema nervoso centrale e di particolari sistemi sociali,
così come un sistema sociale può evolversi soltanto in quanto le sue strutture sono abbinate a quelle
di particolari sistemi psichici. La variazione è una sequenza di selezioni, non un evento unico: è il
risultato di una duplice selezione, nel sistema perturbante e nel sistema perturbato.
In questo quadro concettuale, cambia anche il significato della causalità. Il rapporto tra cause ed
effetti può essere compreso come abbinamento tra strutture di sistemi diversi. Ad esempio, il
concetto di abbinamento strutturale consente di spiegare sia i vincoli posti agli individui dalle forme
sociali, sia l'autonoma capacità di selezione degli individui stessi. Da una parte, un sistema psichico
deve necessariamente dare significato alle perturbazioni socialmente formate. Dall'altra parte, un
sistema psichico perturbato da forme di comunicazione non viene condizionato esternamente, ma
costruisce autonomamente i loro significati.
Poiché un sistema psichico non viene determinato socialmente, non esistono cause sociali delle
forme psichiche. Tuttavia, un individuo non può costruire i significati di ciò che non accade nella
comunicazione alla quale partecipa, né può evitare di costruire significati di ciò che, invece, vi
accade: di conseguenza, l'assenza di correlazione tra forme sociali e forme psichiche non può darsi.
L'abbinamento crea perturbazioni preformate e obbliga a costruirne dei significati. Un abitante di
una tribù africana non ha forme psichiche adeguate per partecipare alla comunicazione quotidiana
in una metropoli occidentale: col tempo, può costruire forme di partecipazione compatibili con le
forme di comunicazione, nella misura in cui la sua socializzazione precedente ha posto le basi
perché ciò accada. Un bambino che viene sistematicamente rimproverato per una partecipazione
inadeguata alla comunicazione non osserva l'affettuosa accondiscendenza dei genitori, né può
evitare di costruire i significati dei rimproveri, il cui effetto, però, dipende dal suo sistema psichico,
non dalle forme di comunicazione.
Per riprodursi, un sistema deve necessariamente costruire una propria compatibilità rispetto a ciò
che lo perturba. Questa compatibilità è stata osservata dai costruttivisti in termini di conoscenza: un
sistema opera in base a ciò che conosce. Quest'idea non rende però pienamente conto di una
costruzione di significati che non è soltanto cognitiva, ma anche normativa e, soprattutto, emotiva.
Un concetto migliore è quello di sintonizzazione7: un sistema opera in base alla propria
sintonizzazione su ciò che accade nel suo ambiente. La compatibilità è un risultato della
sintonizzazione e la sintonizzazione è la base per la realizzazione di partecipazione e
socializzazione.
Anziché parlare di rapporti causali, si può così parlare di sintonizzazione, cioè di compatibilità tra
operazioni di sistemi diversi che permette che quanto accade in un sistema abbia effetto su di un
altro, attraverso l'abbinamento strutturale.
L'abbinamento strutturale tra sistemi psichici e sistemi sociali presuppone un'uguale centralità del
pensiero (individuale) e della comunicazione (sociale), come operazioni chiaramente distinte, cioè
come prodotti di sistemi autonomi. Nondimeno, è centrale la produzione ed il rapporto di forme di
partecipazione e forme di comunicazione.
In un seminario che richiama nel titolo il trionfo dell'individualismo e l'eclissi dell'individuo, vale
forse la pena di sottolineare soprattutto la natura delle forme di partecipazione (delle mie ricerche
sulle forme di comunicazione ho accennato all'ultimo convegno AIS, nella mia relazione presentata
nella sezione Teorie sociologiche e trasformazioni sociali).
Le operazioni dei sistemi psichici sono osservabili dall'esterno soltanto in modo molto selettivo.
Non a caso, tutte le tecniche escogitate per osservarle passano attraverso la comunicazione, che
rende visibili le manifestazioni dell'individualità di coloro che vi partecipano come azioni
comunicative (verbali e non verbali). Per potere osservare l'individualità, è dunque necessario
osservare le forme di partecipazione alla comunicazione. Invece, la comprensione e le costruzioni
psichiche dei significati non sono osservabili. La forma di partecipazione è visibile dunque sempre
e soltanto in un'azione comunicativa: un osservatore conosce soltanto ciò che dell'individuo si
manifesta nell'azione comunicativa, unica operazione nella quale è possibile osservare
un'operazione psichica dall'esterno.
La partecipazione come azione permette così di costruire socialmente (nella comunicazione) il
significato dell'individualità. Quest'ultima costruzione produce nuove perturbazioni sociali, delle
quali l'individuo costruisce il significato e alle quali può reagire, confermando o modificando la
propria forma di partecipazione.
La costruzione sociale dell'individualità presenta una serie infinita di varianti, tra le quali sono
anche le idee di trionfo dell'individualismo e di eclissi dell'individuo. Tuttavia, sembra evidente che,
nel nostro secolo, la costruzione sociale dell'individualità ha prodotto primariamente l'idea di
autonomia personale, che ha fatto parlare di individualizzazione, ma che è più opportuno
concettualizzare come personalizzazione8. Nel rapporto circolare tra partecipazione e
socializzazione, si è prodotta una crescente propensione dei sistemi sociali e dei sistemi psichici ad
osservare l'individualità come sinonimo di autonomia ed autoradicamento. Anche per questa
osservazione, vi sono molte versioni (biologiche, psicologiche, sociologiche), tutte comunque
accomunate dal fatto di osservare un radicamento del Sé nell'essere individuale, cognitivo
(conoscenza di Sé), normativo (autonormazione) ed emotivo (dall'idea di inconscio a quella di
intelligenza emotiva).
7
Il concetto è stato utilizzato originariamente in campo psicologico da Daniel Stern.
La mia preferenza per il concetto di personalizzazione deriva dal fatto che tutti gli individui sono
organizzativamente (per dirla con Maturana) autonomi: l'autonomia psichica individuale è fondativa ed
astorica, per cui non può prodursi alcun processo moderno di individualizzazione. A cambiare con l'epoca
moderna è invece l'osservazione (e l'autoosservazione) dell'individuo, che viene costruito come persona
autonoma.
8
I sistemi sociali osservano gli individui come persone, cioè come esseri autonomi, specifici ed
unici9. Gli individui, per parte loro, si autoosservano come autonomi e capaci di partecipare sulla
base di loro stessi. Questa evoluzione non ha una causa primaria (sociale e/o individuale), ma parte
da un abbinamento strutturale. Naturalmente, questo processo storico ha prodotto anche effetti non
voluti: dalla paura inedita per la dipendenza (da relazioni, così come da sostanze chimiche), alla
paura più tradizionale per la disintegrazione della società. I sistemi sociali hanno prodotto antidoti
comunicativi per queste paure, come le psicoterapie relazionali, le comunità terapeutiche ed
educative, oppure la semantica della solidarietà. Se mi si perdona il rinvio apparentemente poco
teorico, è sufficiente leggere o ascoltare i testi delle canzoni del quarantunesimo Zecchino d'Oro per
cogliere la preoccupazione della società per la partecipazione e per la socializzazione delle nuove
generazioni. Ma questa è un'altra e lunga storia, che ho cercato di raccontare in un volume teorico
attualmente in corso di stampa, dal titolo Il disagio della società.
6. Preoccupazioni sociologiche
Osservando attentamente questa evoluzione interna alla società, si comprende anche il motivo per
cui la sociologia ha utilizzato come distinzione fondativa la forma Individuo/Sistema. Questa forma
riflette, infatti, la preoccupazione per il processo di personalizzazione. Da un lato, la sociologia si è
preoccupata di rendere conto della personalizzazione come fenomeno empirico, per il quale un agire
individuale diventa per la prima volta socialmente rilevante. Dall'altro lato, però, la sociologia si
preoccupa anche di osservare gli effetti minacciosi di tale evoluzione per l'ordine sociale,
richiamando l'importanza del Sistema (sociale) e della sua integrazione.
La riproduzione del paradosso dell'eteronomia mette in evidenza che, alla fine, la sociologia osserva
come problema più rilevante rimane l'integrazione sociale. Forse perché intrappolata nella logica
dell'integrazione, essa è dominata dalla paura per l'eccesso di autonomia personale: l'eclissi
dell'individuo è in fondo preferibile al trionfo dell'individualismo. In effetti, la dipendenza degli
individui può senz'altro essere considerata una minaccia per la società, ma non al punto da mettere
in discussione l'ordine sociale, come, invece, sembra fare la mancanza di integrazione. Quantomeno
alla sociologia, la società sembra minacciata primariamente da una personalizzazione che non sia
guidata e paradossalmente eterodeterminata.
Di conseguenza, è assai dubbio interpretare le preoccupazioni della sociologia come preoccupazioni
per le sorti dell'individuo: la sociologia si è senza dubbio interessata delle sorti dell'attore sociale
(della vecchia e sempre attuale person in role di Parsons), dell'agire sociale, dell'interazione sociale,
delle rappresentazioni o costruzioni sociali, della negoziazione sociale, e così via. La sociologia,
insomma, tenendosi saldamente aggrappata all'aggettivo "sociale", rimane costitutivamente estranea
al problema dell'individualità autonoma, e sembra dunque anche non poter in alcun modo rinunciare
al proprio senso di colpa.
La bizzarria della storia del pensiero sociologico è che l'unico fondatore di una teoria sociologica
che permette, se lo si vuole, di preoccuparsi primariamente dell'individualità autonoma sia colui che
ha sempre dichiarato di disinteressarsene e che è sempre stato accusato di negarla: Niklas Luhmann.
L'isteria nei confronti della minaccia presunta dell'autopoiesi sociale ha impedito di ponderare
l'interesse sociologico per l'autopoiesi psichica, soprattutto nelle sue conseguenze per una teoria dei
rapporti tra dimensione individuale e dimensione sociale. Tutto questo è stato ampiamente
misconosciuto dal resto della sociologia, probabilmente accecata dall'etichetta sistemica che, chissà
perché, continua ancora a suscitare sospetti e pregiudizi verso chi se ne fa interprete.
Un ultimo appunto personale, a questo proposito: il mio interesse per la sociologia sistemica e, in
particolare, per l'idea di abbinamento strutturale tra sistemi psichici e sistemi sociali deriva dalla
9E'
degno di nota il mutamento semantico del termine "persona", che è indicativo del mutamento strutturale
in atto nelle forme di partecipazione e socializzazione. Non tutti i sociologi, però, sono disponibili a cogliere il
senso di questo mutamento: anche questo è un effetto dell'eredità parsonsiana, che porta subito a pensare
ai ruoli sociali e ai processi standardizzati ed omologanti della socializzazione.
curiosità (e, talvolta, dalla frustrazione) per la vivida discrepanza tra la mia autoosservazione e ciò
che nella comunicazione si dice di me, nonché tra la mia osservazione della comunicazione e le
osservazioni prodotte nella comunicazione10. Non deriva certamente, invece, dall'interesse per la
presunta contraddizione tra me come Individuo ed un qualche, misterioso, Sistema, né per una mia
presunta integrazione nel Sistema, che non riesco proprio a pensare.
10
Ovviamente, non solo per l'osservazione "mia": i problemi della sintonizzazione, che possono creare
disperazione e sofferenza negli individui, oppure pregiudizi ed ostilità nella comunicazione, sono da sempre
al centro della mia attenzione di sociologo, nei lavori teorici ed empirici (ma sempre guidati teoricamente!)
sulla cosiddetta condizione minorile, sul disagio che essa manifesta e sulla prevenzione del disagio messa in
atto dalla società.
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