Specimen - Liceo Mascheroni

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Un esempio di trattazione di un genere :
La narrativa di analisi psicologica: la crisi dell’io (o dell’identità)
LA CRISI DELL’IO
Definizione
Per racconto psicologico, o d’analisi, intendiamo una narrazione in cui l’interesse del narratore non
sia rivolto tanto ai fatti, quanto all’analisi psicologica dei personaggi. Non si tratta apparentemente
di una novità, perché uno spazio all’indagine psicologica, più o meno ampio, è presente in quasi
tutte le forme narrative. Già nel corso dell’Ottocento, però, l’attenzione ai sentimenti, agli stati
d’animo, all’evoluzione e all’introspezione psicologica si manifestò in modo particolarmente
accentuato. L’interesse che l’indagine dell’anima suscitò poi negli scrittori tra la fine dell’Ottocento
e l’inizio del Novecento diede una svolta decisiva al genere.
Contesto storico-letterario
L’importanza che il progresso e le correnti filosofiche e letterarie della seconda metà dell’Ottocento
davano agli aspetti materiali dell’esistenza e l’esaltazione dei mezzi tecnici e scientifici nell’analisi
della realtà generano, a lungo andare, insoddisfazione: ci si rende conto che il progresso scientifico
non produce progresso sociale e umano, come dimostrano i contrasti sociali che esplodono un po’
dappertutto in Europa; si comincia allora a sottolineare che la felicità risiede anche in altro, che la
parte spirituale dell’uomo ha bisogni che non si possono negare. Si recuperano perciò valori e si
sviluppano tendenze irrazionali, che mettono in crisi la fiducia nelle teorie scientifiche e
trasformano persino la stessa scienza. Nel 1905 Einstein rende pubblica la sua teoria della relatività,
che nega alcune tra le certezze scientifiche più radicate, come quella di poter misurare tempo e
spazio in modo assoluto, senza tener conto del soggetto che li osserva. Così è proprio l’enorme
sviluppo scientifico a dimostrare che non tutto è spiegabile; la realtà appare precaria, sfuggente, non
funzionano più i rapporti di causa ed effetto, tutto diventa relativo al soggetto che osserva.
La nascita della psicanalisi
Il maggior interprete della nuova attenzione all’anima è Freud. Nel 1900 egli pubblica
L’interpretazione dei sogni che dà il via alla psicanalisi, una scienza nuova che trae origine, per poi
distaccarsene, dalla psicologia e dalla psichiatria. Freud scopre che le zone oscure del nostro io, in
gran parte non coscienti e inconoscibili, che egli chiama perciò “inconscio”, agiscono in modo
determinante sulla nostra personalità, senza che noi ce ne rendiamo conto. Esse non si possono
studiare attraverso la scienza tradizionale, ma solo intuire, perché operano non secondo una logica
razionale, ma attraverso simboli e analogie.
Nascita del racconto d’analisi
I letterati non possono non essere influenzati dal nuovo clima culturale, tanto più che essi non
rivestono più nella società, ormai dominata dal capitale e dagli interessi economici (in seguito alla
seconda rivoluzione industriale e all’imperialismo dilagante), quel ruolo di centralità che hanno
avuto finora. Si ripiegano quindi su sé stessi, nell’indagine di quelle forze misteriose e profonde
insite nell’animo umano, che la società vuole ignorare.
Caratteri
Il clima di profonda crisi di certezze che domina il periodo influisce in modo determinante sulle
strutture e sulle tecniche narrative. Vediamo quali caratteri di novità presenta la narrativa
psicologica di inizio Novecento:
1- centralità del personaggio rispetto agli avvenimenti: la fabula si riduce a ben pochi fatti,
l’interesse è tutto rivolto ai moti anche impercettibili dell’anima dei personaggi, alle sue più
lievi modificazioni, all’indagine dell’inconscio;
2- assoluta soggettività: la realtà non può più essere descritta oggettivamente, ma solo attraverso
gli occhi, l’anima e persino l’inconscio del soggetto che la percepisce e che varia
continuamente; di conseguenza si adottano:
a) la focalizzazione interna e la restrizione di campo: il lettore è informato solo di ciò che
ricade nel campo visivo del personaggio o di ciò che accade nella sua mente;
b) la focalizzazione interna multipla: il punto di vista si frantuma in una miriade di ottiche
diverse, dei diversi personaggi o del personaggio che si evolve: la scelta dà il senso della
relatività dell’esistente;
3- frantumazione del personaggio stesso che non è più coerente, né ha più uno sviluppo
organico, ma è in continuo divenire, si modifica, è mille persone diverse contemporaneamente
(come sottolinea il titolo di un famoso romanzo di Pirandello, Uno, nessuno e centomila).
4- riduzione delle descrizioni fisiche, sia dei personaggi sia degli ambienti, che vengono filtrati
dal personaggio e confusi coi suoi pensieri, i suoi ricordi, le sue sensazioni;
5- tempo soggettivo, interiore, senza più distanza tra presente e passato, perché nell’inconscio il
passato rimane sempre vivo e può essere riportato improvvisamente alla coscienza dalla
memoria, che è spesso involontaria; prolessi, analessi e digressioni si intrecciano; la durata
del racconto non coincide con la durata della storia: un evento minimo può dar luogo a ricordi,
associazioni di idee, digressioni che rendono lunghissima la durata narrativa;
6- disarticolazione della struttura del romanzo in blocchi tematici collegati tra loro da
associazioni di idee, ricordi improvvisi, analogie, ecc. Corrisponde alla frammentazione e
disorganicità del mondo e dell’uomo;
7- ruolo predominante del monologo interiore, che spesso elabora un flusso di coscienza e
presenta quindi la disarticolazione della frase e del periodo che non rispettano più la sintassi: un
sintomo ancora una volta della perdita d’ordine e di certezze.
Titoli fondamentali
I romanzi che determinano una svolta decisiva nella letteratura del Novecento sono soprattutto Alla
ricerca del tempo perduto del francese Marcel Proust, un ciclo di sette romanzi sul tema della
memoria; Ulisse dell’irlandese James Joyce, un’esplorazione nell’inconscio e nella sperimentazione
formale; La coscienza di Zeno di Italo Svevo, oltre a tutta l’opera (romanzi, novelle, teatro) di
Pirandello.
Le loro scelte saranno destinate a modificare profondamente il modo di fare letteratura nel corso di
tutto il Novecento.
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