GIOVANNI PASCOLI - La vita Nacque il 31 dicembre a San Mauro di

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GIOVANNI PASCOLI - La vita
Nacque il 31 dicembre a San Mauro di Romagna, in provincia di Forlì; quarto di otto fratelli,
trascorse l'infanzia nella fattoria La Torre, una proprietà del principe Alessandro Torlo nia, di cui
il padre Ruggero era amministratore.
A sette anni entrò nel collegio dei padri Scolopi a Urbino.
Nel 1867 gli morì il padre «tragicamente assassinato sulla strada maestra, non so da chi, non so
perché», come il poeta ebbe a scrivere ad un amico; l'anno successivo morirono la madre e la
sorella maggiore, Margherita, e di lì a poco, due fratelli. Dal 1871 al 1873 studiò presso il liceo di
Rimini.
Ottenne una borsa di studio presso l'Università di Bologna: suo esaminatore, Giosue Carducci;
fra i primi amici, un altro discepolo del «maestro», il poeta Severino Ferrari. Frequentò il gruppo
socialista di Andrea Costa, che era ancora nella sua fase anarchica, e sosteneva l'insurrezione
armata.
Implicato nelle manifestazioni per la condanna a morte dell'anarchico Passanante, che aveva
attentato alla vita del re Umberto, venne rinchiuso in carcere per tre mesi e mezzo (1879). Ripresi
gli studi, si laureò nel 1882.
Per interessamento di Carducci, ottenne una cattedra presso il liceo di Matera; insegnò poi a
Massa e a Livorno, dove lo raggiunsero le sorelle Ida e Maria. Su «Vita nuova», una rivista diretta
da Angelo Orvieto, uscirono nel 1890 le prime nove liriche di Myricae, cui seguirono il primo
volumetto con lo stesso titolo e altre edizioni ampliate. Col poemetto latino Veianius (1892) vinse
una medaglia d'oro al concorso di poesia latina di Amsterdam.
Nominato professore straordinario di latino e greco all'università di Bologna, passò poi
all'Università di Messina e nel 1903 a quella di Pisa. Intanto, sposatasi la sorella Ida, con l'altra
sorella, Maria, affittò una casa per le vacanze a Castelvecchio di Barga, nella Garfagnana (il
suo rifugio negli anni futuri). Uscivano intanto: i primi Poemi Conviviali sulla rivista «Convito» di
Alfredo De Bosis (1895); un lavoro di critica dantesca (Minerva oscura, 1895); la prosa //
fanciullino (sul «Marzocco»); due discorsi leopardiani (1897); Poemetti (1897); Canti di
Castelvecchio (1903); Poemi conviviali (1904; edizione definitiva, 1905).
Nel 1906 succedette a Carducci nella cattedra di letteratura italiana dell'Università di Bologna;
nello stesso anno pubblicò la raccolta Odi e Inni dove esprimeva il suo «socialismo patriottico» ;
nel 1911 uscirono i Poemi italici e le Canzoni di re Enzio. Il 6 aprile 1912 mori a Bologna. Postumi
videro la luce i Poemi del Risorgimento (1913) e i Carmina (1914).
F. GAVINO OLIVIERI, Storia della letteratura italiana ‘800 – ‘900, Genova, 1987, pg. 120.
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