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Titolo rubrica: Parliamone…
La Cina diventa la quarta potenza mondiale
e la sua economia si sta adeguando al sistema
La Cina continua a macinare risultati e posizioni nella classifica mondiale. Adesso ha
scavalcato anche la Gran Bretagna ed è diventata la quarta potenza mondiale. Il suo
prodotto interno lordo, infatti, misurato in dollari, nel 2005 ha superato anche quello
inglese. Questo significa che la Cina oggi ha davanti a se solo Usa, Giappone e
Germania.
L’anno scorso, pur rallentando la corsa, l’economia cinese è cresciuta del 9,9%, dopo il
10,1% del 2004.
E’ una velocità molto elevata, raggiunta con un’inflazione piuttosto bassa (1,8%),
malgrado la forte liquidità in circolazione nel sistema.
Di fronte a questa realtà così spavalda, la Gran Bretagna ha potuto ben poco con il suo
1,8%, anche se il dollaro in calo sulla sterlina ha gonfiato il proprio Pil. Le economie, come
si sa, si possono confrontare con diversi criteri. Tenendo però conto dell’effettivo potere
d’acquisto del reddito nazionale (che corrisponde al Pil) la Cina è già da tempo il secondo
Paese al mondo dopo gli Stati Uniti.
Si tratta dell’effetto di una crescita imperiosa, non inflazionistica, anche se non ancora
sufficientemente “pulita”. Nel senso che la Cina ha bisogno di essere trainata sempre
meno dalle esportazioni e sempre più dalle spese delle famiglie. Nel 2004 i consumi
avevano pesato per il 37,8% del Pil, nel 2005, invece, per il solo 3,3%. Un dato non solo
in calo, ma decisamente basso. In Eurolandia, tanto per dare un riferimento, questa quota
è al 75% circa, negli Usa al 70%.
La Cina in questo momento ha bisogno di uscire da un modello di sviluppo guidato dalle
esportazioni e dagli investimenti e avvicinarsi invece a un altro, più sostenibile, che
coinvolge l’aumento dei consumi. Per arrivare a tanto, lo yuan dovrebbe potersi
apprezzare gradualmente e la politica fiscale dovrebbe essere più espansiva verso quei
settori che devono essere incentivati a ridurre il bisogno di alti risparmi privati a livello
precauzionale.
In Cina, infatti, le famiglie tendono a spendere poco. Anche nel 2005 il reddito personale
reale pro capite è aumentato del 9,6%, ma i risparmi sono cresciuti molto più
rapidamente, arrivando a una quota del 17,5%. Senza contare che aumenta il divario tra
città e campagna: il reddito procapite della popolazione rurare ha subito un rallentamento
rispetto al 2004.
Tutto questo significa che la Cina sta attraversando un periodo di rapida crescita, ma
anche di lenta trasformazione. Perché il movimento economico-finanziario resta legato e
investimenti e commercio estero. Le esportazioni, infatti, sono aumentate del 27,6%, così
come le importazioni (anche se più lentamente, +17,6%). Il surplus è quindi balzato da 32
a 101,9 miliardi di dollari.
Il valore delle attività fisse è salito intanto del 25,9%, con un rallentamento minimo rispetto
all’anno precedente.
L’Ufficio di statistica di Pechino è il primo a mettere il dito nella piaga, spiegando quali
sono i problemi contingenti: la debole base agricola, l’insufficiente capacità di tenuta della
produzione di grano e di crescita del reddito delle famiglie rurali, la sovrabbondanza di
investimenti in attività fisse e la modalità estensiva della crescita economica.
In prospettiva futura, però, le cose sono destinate a cambiare. Le spese delle famiglie
dovrebbero aumentare, grazie anche all’enfasi strategica del Governo che sostiene i
consumi come non mai. Prendendo in considerazione questo fatto, e il crescente peso dei
servizi, le previsioni per il Pil cinese del 2006 sono aumentate dall’8,8% al 9,2%.
Maurizio Scuccato
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