Chiamati ad educare a... .Beneventi

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PROGETTO POLICORO
24° CORSO DI FORMAZIONE NAZIONALE
30 novembre - 4 dicembre 2011
Domus Pacis
Piazza Porziuncola, 1 - 06088 S. Maria degli Angeli-Assisi (Pg)
tel. 075 80 43 530 - www.domuspacis.it
Chiamati ad educare a… “Progetto Policoro”
1. L’intuizione originale
Ripercorrendo la storia di Progetto Policoro, all’origine troviamo come suoi generatori fondanti lo slancio
mosso dal Convegno ecclesiale nazionale di Palermo, il crescente e preoccupante problema della
disoccupazione giovanile, l’impegno profetico e lungimirante di don Mario Operti e la disponibilità di
una Chiesa pronta a farsi carico delle “preoccupazioni” dei giovani sconfitti e schiacciati dalle logiche
della rassegnazione e della sfiducia. La combinazione di queste situazioni e persone, sotto la guida del
Vangelo di Gesù, nostra Speranza, ha permesso all’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, al
Servizio Nazionale per la pastorale giovanile, a Caritas Italiana di incontrare i rispettivi incaricati
diocesani della Basilicata, della Calabria e della Puglia a Policoro (Mt) cittadina lucana della diocesi di
Tursi-Lagonegro, per riflettere insieme sulla disoccupazione giovanile al Sud Italia. Nasce così
l’esperienza ecclesiale di Progetto Policoro che ha come obiettivo originale: una nuova cultura del lavoro
per i giovani.
“Giovani, Vangelo, Lavoro” sono le coordinate entro cui sviluppare e promuovere l’intuizione del
Progetto Policoro e rileggerlo in chiave educativa e vocazionale. Per svolgere questo percorso, si
presuppone la conoscenza del Progetto stesso, ma soprattutto, senza forzarne la natura, si percorrerà
l’asse educativo e vocazionale come segno, profezia e forza di tutte le dinamiche e le relazioni che,
attraverso l’animazione territoriale, si determinano.
2. “Rallegrarsi
per ciò che comincia” (Paolo VI, Messaggio ai giovani alla chiusura del Concilio Vat II)
La citazione di Paolo VI, utilizzata nel messaggio ai giovani a conclusione del Concilio Vaticano II,
suggerisce l'atteggiamento con il quale dobbiamo avvicinare Progetto Policoro. È l'atteggiamento
dell'educatore, che, attraverso la sua opera maieutica, tira fuori le capacità dell'educando ordinandole in
una progettualità esistenziale e, per noi cristiani, escatologica. In quanto percorso educativo, PP è
innanzitutto un processo di educazione, nel quale diversi attori si mettono in gioco: il vescovo, gli
incaricati delle tre pastorali interessate, le associazioni ecclesiali e le istituzioni coinvolte, i giovani, il
territorio, l'animatore di comunità, ma soprattutto la presenza dello Spirito Santo, perché il discernimento
realizzi uno stile di comunione, di attenzione, di testimonianza della Speranza. La valenza educativa,
indole del PP, è innanzitutto uno stile pastorale, perché questa è la vera natura del Progetto stesso. Ciò
non significa riduzionismo a strategie prassistiche, che mettono in atto dei principi teorici: l'azione
pastorale è l'atto con cui una comunità ecclesiale pone nella storia il mistero della salvezza dell'uomo.
PP, dunque, non è una ricetta, ma il cammino educativo di una comunità credente che annuncia il
Vangelo salvifico di Cristo ai giovani disoccupati, per liberarli, in prospettiva del compimento
escatologico, da tutto quanto incatena la speranza. PP, possiamo affermare con forza, è un processo di
riscatto della Speranza, per i giovani resi schiavi dalla disoccupazione e dalle logiche di morte che alcune
dinamiche 'amorali' iniettano nella cultura del lavoro e della società contemporanea.
“Rallegrarsi per ciò che comincia”, dunque, è l'atteggiamento educativo di chi si lascia coinvolgere nel
percorso di evangelizzazione di PP, di chi non cerca un interesse personale, ma si spende
GRATUITAMENTE per il riscatto della speranza di tanti giovani disoccupati. Possiamo a questo punto
tracciare alcuni punti che caratterizzano l'asse educativo di PP:
 Insieme
 Gratuitamente
 Lungimirante
Sono queste le coordinate che educano alla profezia cristiana e producono storicamente una nuova cultura
del lavoro, capace di sostenere il primato della persone e della sua gioia.
Nell'ottica della cura e responsabilità per l'uomo (Cfr Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 53) si svolge la
dimensione educativa di PP, il quale indica lo stile e la prospettiva pastorale, da non perdere mai di vista e
sulla quale bisogna quotidianamente ricalibrarsi, soprattutto quando si devia rispetto all'intuizione
originale.
3. “Stare dentro la storia con amore” (CEI, Nota pastorale Con il dono della carità dentro la storia)
Se l'asse educativo specifica lo stile e la prospettiva di PP, la dimensione vocazionale ne suggerisce la
natura e le finalità. Ciò che muove l'intuizione di don Mario Operti è la risposta alla riflessione che la
Chiesa aveva compiuto durante il Convegno di Palermo e alla situazione dei giovani disoccupati.
Possiamo dire che PP è la corrispondenza di fede alle PRO-VOCAZIONI che lo Spirito Santo ha ispirato
attraverso il Convegno e lo sguardo premuroso e amorevole verso il mondo giovanile. In questo senso PP
si caratterizza per una natura intrinsecamente vocazionale, poiché nasce da una duplice chiamata che
interpella e incrocia la disponibilità, all'epoca di don Mario, oggi di quanti sono coinvolti nel progetto: la
chiamata dello Spirito, che si esprime attraverso il discernimento comunitario, e la chiamata del giovane
rispetto al suo futuro di speranza. Queste pro-vocazioni interpellano storicamente la disponibilità e la
capacità di essere testimoni profetici di speranza cristiana. “Stare dentro la storia con amore” richiama il
mandato che indica Gesù come strada privilegiata per seguirlo: “amare il prossimo come se stessi”. Il
comandamento dell'amore è l'orizzonte della vocazione cristiana e l'amore per il prossimo è la
conseguenza storica di questa scelta fondamentale. La prossimità è il confine che Gesù ha tracciato al
nostro impegno di sequela e in questa prossimità PP coniuga e individua il territorio, i giovani, le strutture
sociali, l'impegno associativo e la traduzione dell'impegno di evangelizzazione. Tale prospettiva segna la
natura ecclesiale e sociale del PP. La natura ecclesiale specifica l'orizzonte “epistemologico” e quella
sociale l'ambito dell'azione pastorale. Non possiamo tradire questa duplice natura di PP operando degli
spostamenti verso l'una o l'altra, pena la riduzione dello stesso all'interpretazione personalistica e
strumentale, finalizzata ad un profitto interessato. Questo diventa anche un criterio di verifica per
misurare la fedeltà al progetto e al bene del giovane. Ogni strumentalizzazione in merito ritorna come
fallimento del Progetto e come “delusione” dei giovani e delle attese di speranza del mondo e della storia.
Le caratteristiche ecclesiali della vocazione di PP sono bene espresse dall'episodio evangelico dei
discepoli di Emmaus che definiscono la natura eucaristica dell'agire della Chiesa: dall'ascolto in itinere
dell'uomo deluso alla sosta, quale risposta ad un invito di condividere, che esprime fiducia e affidamento.
Solo quest'atteggiamento di fiducia genera la solidarietà come capacità di spezzare con l'altro quello che
si possiede. Credo, fortemente che il vero gesto concreto di PP sia una cultura eucaristica della
condivisione, che implica una seria verifica della duplice chiamata: al PP e del PP.
Essere chiamati al PP equivale a rendere ragione del proprio battesimo nell'obbedienza ad un mandato che
la Chiesa affida alla nostra responsabilità e libertà, ma anche alla creatività pastorale. A questa
corrispondenza segue l'accoglienza della chiamata di PP: segno profetico di una nuova cultura del lavoro
che si attua attraverso l'evangelizzazione dei giovani disoccupati ispirandosi al Vangelo e al Magistero
della Chiesa.
Solo così potremo assistere all'azione profetica di PP: annunciare nella storia il primato di Dio,
ristabilendo il primato dell'uomo nell'azione sociale, come denuncia eloquente dell'oblio di Dio confinato
nel relativismo e nel personalismo, attraverso la forza dell'Eucarestia, dimensione educatrice dell'essere
cristiani.
5.
“...in loro (i giovani) scorge fin d'ora il ponte praticabile per il futuro (Card. Angelo
Bagnasco, Prolusione Assemblea generale dei vescovi, 23 maggio 2011)
Non posso concludere senza un'attenzione ai veri protagonisti di PP: i giovani.
Un rinnovamento della pastorale sostiene in questo momento storico il protagonismo dei giovani, inteso
come recupero della corresponsabilità, categoria fondamentale del Vat II. Una variazione, non solo
terminologica (da pastorale giovanile a pastorale dei giovani), ma anche pratica e PP, sicuramente, ha
contribuito a far maturare questa naturale e opportuna prospettiva di riscatto.
Don Mimmo Beneventi,
Servizio Nazionale per la pastorale giovanile
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