Età giolittiana (1903

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Età giolittiana (1903-1913)
1903 Giolitti presidente del consiglio, già ministro dell'interno nel ministero Zanardelli:
- legge lavoro donne fanciulli
- municipalizzazione servizi pubblici
- appalti lavori pubblici a cooperative operaie
- relativa apertura movimento sindacale: pur non mancando interventi polizia, non interventi sempre sostegno
diretto padronato (Giolitti, sempre contrario sciopero servizi pubblici, capito funzione sciopero in società industriale per
cui stato non deve intervenire vertenze in appoggio una delle parti ma solo garantire ordine pubblico e al massimo
svolgere funzione mediatrice.
Già durante governo Zanardelli socialisti accentuano orientamento riformista (Turati, Treves, Bissolati, Bonomi)
e accentuano tale linea sotto Giolitti.
Età giolittiana va intesa in strettissima connessione con espansione industriale: passata la crisi economica e
politica di fine secolo, fase di ripresa si ripercuote beneficamente su apparato produttivo. Nascono stretti rapporti fra
banca e industria e inizia processo concentrazione imprese (gruppo controllato da Banca Commerciale) soprattutto in
settore siderurgico, aiutato da tariffe protezionistiche imposte dal fatto che produceva a prezzi tanto alti da rendere
conveniente importazione; altrettanto protette industria zuccheriera e cotoniera.
Polemiche antiprotezionistiche e contrarie all'intervento dello stato condotte da Einaudi, Luzzatto, Salvemini,
nobili ma irrealizzabili:
- parzialmente imposta dalla situazione economica internazionale, la scelta protezionistica proteggeva al nord gli
interessi tanto degli imprenditori quanto del proletariato industriale, ed era anche vero che l'indirizzo di Turati in pratica
finiva per negoziare una legislazione sociale e concessioni economiche che andavano soprattutto a vantaggio delle
organizzazioni sindacali e cooperative del nord finendo per danneggiare i contadini soprattutto meridionale (peraltro in
larga parte esclusi dall'allargamento del suffragio operato da Depretis che aveva in gran parte accontentato operai e
artigiani del nord), ma bisogna tener conto del fatto che
• il proletariato del nord era l'unica forza capace di fatto di promuovere una modernizzazione e
democratizzazione del paese
• il suffragio universale invocato da Salvemini lasciava perplessi gli stessi riformisti a causa del
prevedibile voto conservatore delle masse contadine del sud dominate dalle clientele locali
- il fatto che la rivoluzione industriale si realizzasse in virtù di un intervento statale assai maggiore di quello
previsto dalla teoria economica liberale era dovuto all'arretratezza dell'economia italiana, alla deficienza di capitali, alla
povertà del mercato: come osserva Romeo, protezionismo, impiego delle banche, intervento dello stato (condannati
come patologici dai liberisti) sono le condizioni storiche specifiche che hanno permesso l'inserimento dell'Italia
nell'Europa industriale secondo un processo che data l'arretratezza dell'Italia non avrebbe potuto svolgersi secondo gli
schemi classici del modello inglese al quale si ispiravano in buona sostanza i critici liberisti.
I riformisti vittoriosi nel congresso del 1902 pur appoggiando il governo rifiutano di entrarvi sapendo che
avrebbero potuto avere un ruolo maggiore rimanendone fuori.
1904 i massimalisti di Ferri conquistano la maggioranza e appoggiano sciopero generale provocato da
sindacalisti rivoluzionari, Giolitti lascia calmare le acque, scioglie le camere e indice nuove elezioni in cui cattolici
aiutano candidati ministeriali contro i socialisti ne i collegi in cui si profilava una vittoria di questi ultimi
1905 progetto Giolitti nazionalizzazione ferrovie, ostilità ferrovieri per divieto di sciopero, Giolitti si dimette
1906-1909 III ministero Giolitti («lungo ministero»)
- ampliamento legislazione sociale
- neutralità controversie di lavoro
- cospicui stanziamenti a favore del mezzogiorno ma in parte non utilizzati e nel complesso disorganici
1908 riformisti riconquistano la maggioranza
1907 parziale crisi economica irrigidisce padronato, e questo fatto contingente va ad aggiungersi alla crescente
ripulsa da parte della media borghesia intellettuale del crescente successo del rivendicazionismo socialista, delle
cooperative operaie e delle organizzazioni sindacali (contro la «viltà dell'ora presente» insorgono Corradini [«Il
Regno»], Prezzolini, Papini, intesa come viltà della classe dirigente di fronte al socialismo, viltà della nazione di fronte
alla politica estera e viltà della società di fronte agli ideali sempre più bassamente utilitaristici: alla lotta di classe che
indeboliva andava sostituita la lotta fra nazioni proletarie e plutocratiche: i miti populistici e i declamatori richiami alla
grandezza imperiale di Roma vogliono in realtà coprire ideologicamente la repressione delle rivendicazioni operaie e
contadine risolvendo i problemi della società italiana in un espansionismo rivolto non tanto alla liberazione delle terre
irredente quanto alla conquista di colonie come mercati e serbatoi di emigrazione.. In questo senso il nazionalismo già
prima della guerra era giunto alla negazione dello stato liberale giolittiano che, pur con tutti i suoi limiti, si avviava
verso la democrazia. L'opposizione da destra al sistema giolittiano trovava corrispondenze nel sindacalismo
rivoluzionario d'ispirazione soreliana, che si scagliavano contro la «viltà» riformista con altrettanta veemenza dei
nazionalisti contro la «viltà» borghese.
1909 annessione austriaca Bosnia-Erzegovina determina richiesta governativa aumento spese militari finanziato
da imposta progressiva sul reddito e diminuzione protezione zucchero, maggioranza in crisi, Giolitti si dimette.
1911 torna Giolitti e sfrutta occupazione francese del Marocco per rendere operanti precedenti accordi con la
Francia che prevedevano mano libera in Tripolitania (sull'operazione premevano nazionalisti, interessi finanziari Banco
di Roma e del trust siderurgico interessato espansione spese militari, e non erano contrari alcuni socialisti e sindacalisti
rivoluzionari). Giolitti decide di dare sfogo alla crescente opposizione ma anche di prevenire eventuali azioni di altre
potenze. Socialisti disapprovano, espulsi Bissolati,Bonomi, ma congresso Reggio Emilia massimalisti conquistano
maggioranza, Mussolini direzione de «L'Avanti!», radicalizzazione lotta politica.
Giolitti intanto
- monopolio statale assicurazioni
- suffragio universale maschile 21 anni se scrivere 30 se servizio militare (per contare su voto conservatore
elettorato contadino del sud)
1913 Patto Gentiloni
Maggioranza governativa fragile e soprattutto eterogenea, tenuta insieme solo da paura socialista, a Giolitti succede
Salandra.
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