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Comunità parrocchiale “S. Maria Nascente” - Coccaglio
Missione Parrocchiale 2004
- Un Popolo in Missione - Itinerario per i Centri d’Ascolto –1° anno (2004 – 2005)
I – LA VOCAZIONE
3- ABRAMO, MARIA E NOI (21-II-2005) “Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore”
Per continuare personalmente la riflessione
Nell’attesa del prossimo Centro d’Ascolto, che avrà luogo il 21 marzo, prova a riprendere
personalmente i brani di questa sera con le riflessioni che ne sono scaturite e che avete condiviso.
Ti può essere d’aiuto questo foglio.
Meditazione
1) a) Con Abramo comincia il “Si” dell’uomo a Dio.
In Abramo, Dio non sceglie solo il popolo d’Israele, ma in lui egli vede tutti i popoli: “In te si diranno
benedette tutte le famiglie della terra”.
L’entrata di Dio nella vita di Abramo è come un nuovo inizio della storia dell’uomo che proietta tutta la
storia verso un fine: l’avvento definitivo del Regno di Dio mediante Gesù.
“E Abramo partì”.
- Abramo è l’uomo della fede, della fiducia e della fedeltà:
segno dell’uomo che si affida totalmente a Dio, senza rimpianti nel lasciare le “proprietà” personali.
Questo coraggio gli deriva dalla intensa vita di preghiera, intesa come rapporto con Dio nel deserto, dove
egli avverte la presenza tangibile del Creatore. Se si è fedeli all’incontro con Dio, fatto soprattutto di ascolto
della sua Parola, si diventa capaci di cogliere la sua “voce”.
- Abramo è l’uomo del rischio:
avverte l’angoscia di dover sacrificare suo figlio Isacco, ma è pronto perché Dio glielo comanda.
- Abramo è l’uomo dell’accoglienza:
sotto la quercia di Mamre, mentre egli si trova all’ingresso della sua tenda, gli appaiono tre personaggi
che –senza che Abramo lo sappia - sono un’apparizione di Dio. Egli li serve, mettendo a loro disposizione
tutto ciò che possiede: questa sua disponibilità spinge Dio a promettergli un figlio che possa assicurare a lui
una discendenza immensa.
b) Dio “volle che l’accettazione della predestinata Madre precedesse l’Incarnazione” (LG 56).
Siamo davanti al mistero della libertà.
L’angelo utilizza tutti i verbi al futuro: quella che egli riferisce è una proposta; essa svela il piano di Dio, ma
esso non si compirà senza la libera adesione della Vergine di Nazareth.
c) “A Dio che si rivela è dovuta l’obbedienza della fede (Rm 16,26; Cf. Rm 1,5; 2 Cor 10,5-6) per la quale
l’uomo si abbandona a Dio tutto intero, liberamente”.
E’ ciò che fa Abramo: “Partì come gli aveva ordinato il Signore”. È l’atteggiamento di Maria: “Eccomi” dice - “sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.
d) Maria si abbandona a Dio completamente
Ha risposto con tutto il suo “io” umano, femminile. E la storia di Dio tra gli uomini cammina nel grembo di
Maria, e “il Verbo si è fatto carne”. Colei che si definisce la serva del Signore è l’obbediente nella fede: “La
madre del Signore”.
Il progetto di Dio è tutto enucleato nella chiamata, ma quale lo sviluppo? Certamente per una via misteriosa e
Maria accetta questa via misteriosa e la percorre come Vergine fedele.
2) A.
1. Essi pensavano di continuare la propria attività, custodendo i legami familiari (Abramo); formarsi una
famiglia (Maria): sono progetti legittimi, belli, soprattutto se rapportati ai luoghi e ai tempi dei due
protagonisti. Sia Abramo che Maria sono chiamati a rinunciare a questi progetti. Dio entra nella loro vita
e ribalta le prospettive, chiede loro di rinunciare a realizzare il loro progetto così come se l’erano
immaginato; prospetta un progetto nuovo, qualcosa di inimmaginabile: ad Abramo che pensa di seguire
il suo tran-tran quotidiano, pago del suo benessere e della conseguente tranquillità economica, propone
di mettersi in cammino verso qualcosa di nuovo; a Maria, una ragazza come tante, che vuole formarsi
una famiglia come tante, propone di diventare la madre del Messia che, oltre tutto, non sarà solo un
grande uomo, come si aspettavano gli Ebrei, ma sarà nientemeno che suo Figlio fatto uomo: una cosa
semplicemente inaudita!
2. Sia ad Abramo che a Maria è chiesto di lasciare il certo per l’incerto quello che sono sicuri di possedere
per qualcosa che non sanno cosa sia: “Un paese che ti indicherò” - ma quale? Dov’è, com’è questo
paese? Cosa vuol dire essere la Madre del Messia e concepire il Figlio di Dio e portarlo in grembo? E
quali conseguenza comporterà nella vita di questa ragazza? Dio non offre garanzie: chiede di fidarsi di
Lui, della sua Parola e della sua promessa.
B.
1. Vedi 1) c/d
2. Abramo e Maria sono interpellati per un progetto che è per tutta l’umanità (v. l’avvio della meditazione,
sopra). Dal loro “sì” o dal loro “no” dipende lo svolgimento della storia della salvezza per tutta
l’umanità! Loro non lo sanno, ma sulle loro spalle grava la responsabilità per tantissimi altri.
1. Tanto Abramo, quanto Maria, avrebbero potuto tirarsi indietro e scegliere di seguire i loro personali
progetti (vedi la meditazione al punto b). La chiamata di Dio è una proposta che attende la libera
risposta dell’uomo. Da questa risposta dipende la vita di altri.
C.
1. Abramo è il modello del credente per Israele e, attraverso questo, per i cristiani, ma anche per i
Musulmani che, pure, venerano in lui il padre della fede. Maria ha profetizzato di sé: “Tutte le
generazioni mi chiameranno beata”. Ancor prima, Elisabetta, la madre di Giovanni il Battista, l’aveva
salutata: “Beata colei che ha creduto”. Beata, felice. Fidarsi di Dio non è facile, affidarsi a Lui,
abbandonarsi alla sua Parola può costare: Dio non offre garanzie di benessere. De resto (e Dio!) ha il
diritto di pretendere tutto da noi. Anziché imporre, propone e si affida alla nostra libera risposta.
Dobbiamo ricordare una cosa: le nostre scelte sono importanti non solo per noi: da come rispondiamo
dipende anche il destino di altri.
2. “Esci dalla tua terra”. Qual è la “terra” che siamo chiamati a lasciare per obbedire nella fede a Dio? La
cosa da lasciare potrebbe essere anzitutto il l’orgoglio che ti impedisce di chiedere perdono a qualcuno a
cui hai fatto torto; potrebbe essere il rancore che nutri verso una o più persone; la tua presunta superiorità
rispetto agli altri che ritieni in diritto di poter giudicare; i pregiudizi che ti sei fatto nei confronti di
qualche persona; la tua pretesa di avere in tasca la verità, pensando che quello che pensi tu è giusto e gli
altri non capiscono nulla, solo perché non hai mai provato veramente ad ascoltarli. Lo stesso vale, molte
volte, per gli insegnamenti della Chiesa.
L’elenco potrebbe continuare. La “terra” da lasciare, è per prima cosa il tuo “io” egoista e superbo.
La “terra” da lasciare possono essere le abitudini sbagliate o dannose che coltivi, atteggiamenti sbagliati
da cambiare con i tuoi di casa, con i vicini, con una determinata persona; un certo tipo di linguaggio; un
tipo di letture - che lasciano vuoti mente e cuore - e di spettacoli. L’avere troppe cose e volerne altre
ancora. Il non essere contenti di quello che siamo e abbiamo. Il non saper accettare che le persone siano
come sono, ma pretendere che siano come noi vogliamo.
Prova tu a individuare cos’altro ancora in tutto quello che impedisce ad una persona di seguire Cristo, di
lasciarsi guidare dallo Spirito santo e mettere Dio al primo posto.
“Esci dalla tua terra”. “Eccomi, sono il servo/la serva del Signore”.
3. La Missione è stata per noi la grande chiamata, è l’annuncio della vita, una proposta di salvezza.
Chiamati a generare Cristo in noi e tra noi, chiamati a formare una comunità, presenza di Dio nel mondo,
testimonianza della sua Pasqua.
Ma occorre dire di “sì”. Rispondere come Abramo, come Maria: “Abramo partì, come gli aveva ordinato
i Signore”; “Si faccia di me secondo la tua parola”.
Generiamo Cristo in noi, nella nostra comunità, nel nostro quartiere, permettiamo a Lui di porre la sua
dimora in mezzo al mondo, tutte le volte in cui diciamo di “Si” alla chiamata del Padre. Si tratta prima di
tutto di rinnovare questa sera la scelta di Gesù e poi di aver coscienza che per questa scelta ormai noi
apparteniamo alla sua comunità. Solo così il Centro d’Ascolto non diventa ripetitivo, ma segna una tappa
nel viaggio che tutti vogliamo fare insieme con Lui. Un passaggio che si impone se vogliamo che la
Missione diventi una realtà presente e operativa sul nostro territorio.
Questa sera ci siamo sentiti interpellati e ci siamo messi in cammino per partecipare al Centro d’Ascolto.
Abbiamo fatto un po’ come Abramo. Come Maria, ci siamo messi in ascolto della Parola. Questa scelta
non ha riguardato solo noi: ci ha raccolta insieme ad altri. Abbiamo formato la piccola comunità raccolta
nel Centro d’Ascolto. Noi possiamo continuare questo cammino e diventare un nucleo vivo dentro la
Comunità parrocchiale e un segno della presenza di Dio nella nostra contrada. Possiamo, col tempo,
passare dall’ascolto all’attenzione a chi ci vive vicino, sentirci interpellati a creare un tessuto di
solidarietà, uscendo dal nostro guscio: “Esci dalla tua terra – E Abram partì”; “Hai trovato grazia
presso Dio – Eccomi, sono la serva del Signore”.
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