INTERVENTO ANCONA MARCIA PACE

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MARCIA DELLA PACE
GIORNATA NAZIONALE
ANCONA – 31 DICEMBRE 2010
INTERVENTO ALLA TAVOLA ROTONDA SU SVILUPPO UMANO E LIBERTA' RELIGIOSA
mons. GianCarlo Bregantini
arcivescovo metropolita di Campobasso-Bojano
presidente della Commissione CEI per la Giustizia, il Lavoro, la Pace e l'Ambiente
Ringrazio per il cortese invito che mi è stato rivolto e porgo un affettuoso saluto alla diocesi di
Ancona e al suo arcivescovo, che ci accoglie con vera gioia e cordiale attenzione.
Ed un pensiero va al Papa, che, come Pietro davanti al sinedrio, pronuncia quella frase che
sconvolge tanti nostri parametri di schematizzazione presuntuosa: “E' meglio obbedire a Dio che
agli uomini”!
Così la libertà di coscienza diventa il primo dei grandi valori che l'umanità, lentamente, sta
costruendo.
C'è infatti un nesso diretto tra la libertà religiosa e quella del pensiero; tra la libertà del cuore e la
libertà della famiglia; tra quella della famiglia e all'interno di essa e la libertà della società.
Cuore, famiglia, società: sono i tre spazi in cui germoglia la libertà religiosa. E vi cresce e matura.
Perché tutta la società si avvii verso un autentico “sviluppo umano”!
La libertà religiosa, infatti, è il cuore di tutte le altre libertà. Perché spinge ogni cuore verso le
frontiere autentiche della libertà. Proprio perché la libertà religiosa opera nel cuore della Persona.
Non dobbiamo infatti mai dimenticare che la libertà, quella forza, quel valore che “ci farà liberi”, è
un fine, non un mezzo.
Un pensiero dolente va subito all'Iraq, dove la violenza contro i cristiani ha avuto un tristissimo
epilogo il 31 ottobre scorso con l'uccisione, in cattedrale, di due sacerdoti e più di cinquanta fedeli,
durante la Messa. Oltre alla violenza contro le case dei cristiani, che ne ha costretti molti alla fuga
verso altre terre, facendone degli emigranti con quella tristezza che di certo avevano nel cuore
Maria e Giuseppe durante la fuga in Egitto.
Noi pensiamo che ricostruire il tessuto religioso di un popolo, nella libertà e nella tolleranza
effettive, sia la principale premessa e il fondamento stesso per ricostruire il tessuto civico e sociale.
C'è una notte buia da attraversare, ma c'è anche una lucerna accesa di speranza che ci guida.
E penso ora alle stragi mafiose in Calabria, alla impressionante scia di sangue e di rancori che
hanno lasciato e rifletto sul fatto che la pace è il risultato di un lungo processo di purificazione ed
elevazione culturale.
PRIMO AMBITO: IL CUORE
Procedendo più ordinatamente possiamo dunque dire che il primo ambito in cui si edifica la libertà
religiosa è il cuore.
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Se la libertà religiosa è negata, infatti, è Dio che viene offeso, la stessa dignità umana che viene
offesa, è la pace ad essere messa in pericolo, e non vi può essere dunque vero sviluppo.
Perché?
Perché solo se il cuore può liberamente cercare la verità, cioè Dio, può essere costruita la vera
dignità della Persona e può realizzarsi una società di giustizia.
Su questo è necessario insistere.
E' necessario tenere ben saldi i legami tra VERITA', DIGNITA' e GIUSTIZIA.
La stretta relazione fra i valori della “verità”, della “dignità” e della “giustizia” ci riconducono
quindi ad una storia umana che deve essere visitata da Dio, perché la terra abbia il suo cielo.
E' questo che si raggiunge, infatti, cercando la verità: dare un cielo alla terra.
Perché senza l'apertura al trascendente, senza lo sguardo rivolto verso l'alto, la Persona:
1) si ripiega su se stessa
2) non riesce a trovare risposte valide agli interrogativi del cuore
3) non realizza valori e principi etici duraturi
4) non sperimenta una libertà autentica, per una società più giusta.
Senza il Cielo, cioè, la Terra resta fango, ma con il Cielo la Terra si fa Giardino.
Cos'è il “giardino”?
E' lo sviluppo, la crescita, la maturazione, la cura quasi affettuosa del creato.
Un segno di questo cielo che trasforma la terra è lo stupore.
Non possiamo non pensare al Salmo n.8 “Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita ...”.
E lo stupore diventa apertura al mistero, che si trasforma in un interrogativo:
 su se stessi (ecco il richiamo al cuore)
 sull'Universo (dai vulcani alle stelle, dalle formiche alle api)
 sull'Amore supremo di Dio
Perché più l'uomo è colto dallo stupore per aprirsi al mistero, più vince la noia, il vuoto, la banalità,
l'omologazione, la tentazione della droga. Tutto ciò insomma che è causa di tristezza, durezza di
cuore, abbassamento degli ideali.
In altri termini stupore e mistero fanno più bella e più giusta la società.
Lode, perciò, ai poeti, agli artisti, ai filosofi, ai (?) preti (?), ai contadini.
A coloro che sanno guardare al mondo con occhi di stupore, sanno sentire il mistero delle cose,
sanno andare con lo sguardo “oltre”.
Insomma, come nella bella favola della Gabbianella e del gatto, “vola solo chi osa farlo!”.
Già don Milani ci aveva raccomandato di avere il coraggio di sognare, affermando che è necessario
“sfottere crudelmente non chi cammina in basso, ma chi mira in basso.
Nasce da questo intreccio di prospettive la scelta della Chiesa italiana di dedicare il prossimo
decennio ad un grande progetto educativo, di educazione alla “Vita buona del Vangelo”.
Ecco allora che la libertà religiosa si fa valore prezioso.
Essa si fonda infatti sulla libertà morale, cioè sulla capacità di ordinare le proprie scelte secondo la
verità, cioè secondo una prospettiva etica).
Tutti sono chiamati a questo cammino, a questo viaggio di ricerca, come accade a Tobia (il
protagonista del libro della Bibbia a lui intitolato), che si avvia alla ricerca dei suoi talenti,
accompagnato (in realtà guidato) dall'angelo Raffaele.
Solo una verità radicata nella libertà dà “dignità” e “identità”.
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A ciascuno di noi. A me e a te.
E' qui la radice della tolleranza e del rispetto dei passi dell'altro.
Non è un livello psicologico, non siamo nel campo della solo esteriore delicatezza.
No.
Questa ricerca di verità pone e si pone alle radici antropologiche della persona.
Quindi:
 la ricerca della verità è credere nell'uomo
 è rispetto dell'altro che nasce dal rispetto di sé: io rispetto te perché rispetto me stesso
 è il rispetto di me stesso che fonda e alimenta il rispetto di te
Un “no” deciso, quindi, al relativismo morale.
Relativizzare minaccia la società, ferisce la sua coesione.
Da qui anche la radice antropologica del perdono, unica vera fonte di sviluppo sociale.
Come possono testimoniare le esperienze da me vissute in Calabria.
Dopo la strage di Filandari, per esempio, consumata lo scorso dicembre appunto in Calabria, questa
necessità di riscoprire il valore sociale del perdono si impone.
SECONDO AMBITO: LA FAMIGLIA
Quasi naturalmente, dalle considerazioni precedenti, siamo arrivati al secondo ambito delle nostre
riflessioni: la famiglia.
Dopo avere posto il fondamento della libertà religiosa nel cuore che cerca la verità, ecco il contesto
naturale di maturazione di questa ricerca.
E' la famiglia.
Essa è infatti:
1) scuola di costruzione di relazioni positive, che già in essa hanno un laboratorio naturale di
elaborazione;
2) è perciò chiamata a farsi educatrice in ordine al valore della libertà religiosa, come segno di
grande apertura alla speranza e alla vita. I genitori, infatti, sono i primi educatori alla libertà
religiosa. Anzi, se ne fanno testimoni, i primi testimoni, visibili e fedeli.
3) Ecco allora la preziosità delle famiglie miste, ben articolate e rispettose. Per tutte, si veda
l'esempio della mamma di don Lorenzo Milani, che era ebrea e che restò sempre ebrea. Ma
conservando sempre grande rispetto del figlio Lorenzo. Rispetto e reciprocità ricambiate dal
figlio. Anzi, lei è proprio la mamma che lo ha fatto tanto maturare come prete che sceglie di
stare “vicino” ai “lontani”.
Da questa mamma … una vera scuola.
TERZO AMBITO: LA SOCIETA'
Il cuore, forgiato nella ricerca della verità, allenato in famiglia – scuola di relazioni armoniose – si
può aprire ora alla società.
La società matura infatti tramite la libertà religiosa, perché praticando questa libertà, restando ad
essa fedeli, sorgono nuove relazioni sociali positive.
Perciò:
a) la libertà religiosa diventa un'acquisizione di civiltà politica e giuridica. E' un bene
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g)
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essenziale. E per questo ogni persona deve poter scegliere e professare liberamente la
propria fede religiosa.
l'ordinamento internazionale custodisce questo diritto. Lo riconosce e lo custodisce!
Perché esso risiede nel nucleo essenziale dei diritti dell'uomo.
la libertà religiosa, per queste ragioni, non è legata soltanto ai credenti. Difendendola,
non si difende un beneficio o un privilegio di natura confessionale. Essa è “un
patrimonio esclusivo dei credenti di tutte (ripetiamo: tutte) le fedi. Anzi, di tutti gli
uomini, in sé. E' così un dono per l'intera famiglia umana, di tutti i popoli della terra.
Anzi, la libertà religiosa è “la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri
diritti umani”.
Ecco allora che la libertà religiosa, poiché favorisce l'esercizio di tutte le facoltà più
specificamente umane, diviene un forte e preciso fattore di sviluppo integrale dell'uomo
e della società.
Nascono così nella società relazioni autentiche e vere, che si fanno cultura di pace, per il
bene comune. Si pensi, a questo proposito, solo alle tante azioni caritative, che sono
sgorgate da questo cuore di sana religiosità. Così pure si pensi al grande contributo dato
dai credenti all'arte o alla cultura. Immenso e infinito.
La libertà religiosa, perciò, è garanzia di civiltà per tutti. Anche i non credenti ne
beneficiano, per un cammino di coesione sociale, di integrazione e di solidarietà.
Ma rilevante è anche il ruolo pubblico della fede. Ciò è coerente e logico!
Infatti se la libertà religiosa è un valore sociale, ne consegue che:
 non ci deve essere né fanatismo né fondamentalismo
 non deve esserci nemmeno strumentalizzazione contro la fede
 deve invece instaurarsi un vero rispetto della libertà religiosa, poiché “la libertà religiosa è
condizione per la ricerca della verità (cielo) e la verità non si impone ma si propone!”. Si
“impone cioè con la forza stessa della verità”.
Ecco in sintesi i tre verbi da noi usati:
1. non imporre ma proporre
2. non giudicare ma analizzare
3. non vincere ma convincere
I credenti, quindi, sempre più saranno attesi sulle frontiere della giustizia sociale, dello sviluppo
umano integrale, del retto ordinamento della realtà umana.
Quindi “no” ad ogni fondamentalismo contro i cristiani.
Ecco l'esempio coraggioso di Asia Bibi, quella donna di 37 anni, madre di quattro figli, che in
India/Pakistan si oppone alla islamizzazione forzata. Rispetta il Profeta ma crede in Cristo. Perché
Cristo è luce e vita!
Ma “no” anche alla sottile violenza od ostilità in occidente.
Verso chi va a messa; chi professa; chi alza la mano in classe; chi prende posizione; chi come
vescovo o prete interviene nelle questioni sociali ed è accusato di “ingerenza”!
E' il sottile gioco negativo della massoneria.
Che ci esclude dagli ospedali, dalle aule scolastiche … e dalle fabbriche, quando chi critica
Marchionne … viene visto come un nemico del bene comune. E non si vede, invece, che si
“ingerisce” difende in verità la dignità del lavoratore dentro la realtà produttiva!
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E' chiaro allora che l'unico strumento in mano nostra è quello del dialogo tra istituzioni civili e
religiose, tra parroco e sindaco, tra datori di lavoro e lavoratori, tra maggioranze e minoranze nei
consigli comunali come nel parlamento nazionale.
Tale rispettoso dialogo deve avvenire sia in alto, tra i leaders delle religioni, sia in basso, tra i
credenti, perché vivano come fratelli in Cristo, per edificare un mondo più giusto.
Un esempio, ancora vivo e attuale oggi, sebbene risalga al 1976, è quello offerto da papa Giovanni
Paolo II, ad Assisi. Allora sentimmo proclamare che “ogni verità, da chiunque sia detta, proviene
dallo Spirito Santo”. Oggi, nel 2011, ricorre il XXV di quel lieto evento.
Ma anche la politica si deve rivestire di questi valori. Perciò:
 si deve avere sempre una conoscenza oggettiva dei fatti ed agire di conseguenza;
 si devono destrutturare quelle ideologie politiche che predicano pseudo valori con il pretesto
della pace;
 si deve favorire un impegno costante per fondare la legge positiva sui principi della legge
naturale.
In altre parole: chiarezza e forza per la verità. Chiarezza contro gli errori. E forza per costruire un
clima di libertà per la verità. Onde fondare la dignità e quindi una società giusta.
Questo il compito della politica.
Insomma: “no” ai pregiudizi e ai fanatismi, che negano la strada al dialogo.
E poi, non avere paura dei simboli religiosi.
Diciamo “no” quindi ad un indistinto grigiore che annulla tutti i simboli religiosi. Non
condividiamo le scelte della Francia, infatti, che ha provocato ribellioni feroci nelle periferie di
Parigi.
Diciamo “sì” invece al loro evidenziarsi, in libertà e rispetto reciproco. Cioè “sì” all'arcobaleno dai
tanti colori, tutti necessari. Ma tutti tesi alla formazione dell'unica luce bianca.
E questo è anche un “grazie” a chi sa valorizzare le classi multietniche.
Lo sguardo si posa ora sulla Palestina, terra da sempre laboratori mondiale di pacificazione e
riconciliazione tra le diverse religioni.
Qui risuonano le Beatitudini: “beato chi soffre e chi piange … chi ha fame di giustizia … chi è
mite … chi sa vincere anche le ostilità e la persecuzione … per amore di Cristo”.
Con un appello finale: che l'Europa sia ora (lei, che tante guerre hanno devastata!) laboratori
positivo di pacificazione.
La violenza non si supera con la violenza.
La vita da me vissuta in Calabria sta lì a dimostrarlo.
+ GianCarlo vescovo
INSERIRE LA DATA SCELTA DAL VESCOVO
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CONCLUSIONE
1. Il mondo ha bisogno di Dio! Di cielo, di valori!
2. La pace è dono e progetto, è il risultato non della semplice assenza di guerra né del
predominio militare o economico. “E' invece il risultato di un processo di purificazione ed
elevazione morale, culturale e spirituale di ogni persona o popolo, pienamente rispettata.
3. I giovani, perciò, non ripetano i tragici errori delle guerre di religione. Non c'è violenza
peggiore della violenza religiosa. Diamo alla pace nuove armi! La libertà religiosa è la più
forte arma di pace.
Dalle considerazioni precedenti traggo perciò tre conseguenze concrete:
1) Rivedere la presenza armata in Afganistan. Esserci invece con le armi della Pace.
2) La verità non è legata al numero, alle maggioranze, ma alle coscienze rispettose e
rispettate: tanto nel Parlamento, quanto nel Consiglio comunale.
3) Rivedere le modalità di dialogo tra forze imprenditoriali e forze sindacali, perché tutti
abbiano “voce” ed il progresso economico sia specialmente rispettoso della dignità del
lavoro.
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