Par. 7

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Studio 19 gennaio 2013
COME POSSIAMO BENEFICIARE DEL PERDONO DI GEOVA?
‘Geova è l’Iddio misericordioso, clemente e lento all’ira che perdona l’errore e la trasgressione e il
peccato’. — ESO. 34:6, 7.
it-2 pp. 294-298 Misericordia
Espressione di benevola considerazione o pietà che reca sollievo agli infelici; tenera compassione; a volte
anche attenuazione di un giudizio o di una punizione.
Spesso il termine misericordia è usato per tradurre l’ebraico rachamìm e il greco èleos (il verbo eleèo
significa “avere misericordia”). Un esame di questi vocaboli e del loro uso aiuta a chiarirne il significato e le
varie sfumature. Il verbo ebraico rachàm è definito “ardere, sentire il calore della tenerezza; . . . provare
compassione”. (A Hebrew and Chaldee Lexicon, a cura di B. Davies, 1957, p. 590) Secondo il lessicografo
W. Gesenius, rachàm “sembra dare principalmente l’idea di provare affetto, lenire e avere un sentimento
dolce”. (A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, trad. inglese di E. Robinson, 1836, p. 939)
Questo termine è strettamente affine al sostantivo tradotto “grembo, seno”, o può significare “intestini,
visceri”, che ne risentono quando si prova tenerezza, compassione o pietà. — Cfr. Isa 63:15, 16; Ger 31:20.
Nelle Scritture rachàm è usato una volta sola a proposito di un sentimento dell’uomo verso Dio, allorché il
salmista dice: “Proverò affetto [forma di rachàm] per te, o Geova mia forza”. (Sl 18:1) Come sentimento
dell’uomo verso l’uomo, Giuseppe manifestò questa qualità quando “le sue intime emozioni [rachamìm]
erano eccitate” verso suo fratello Beniamino, e scoppiò in lacrime. (Ge 43:29, 30; cfr. 1Re 3:25, 26). Di
fronte alla possibilità di ricevere un trattamento duro o spietato dai conquistatori (1Re 8:50; Ger 42:10-12) o
dalle autorità superiori (Ge 43:14; Ne 1:11; Da 1:9), la popolazione desiderava e implorava da loro pietà o
misericordia, e quindi sperava di essere trattata con favore, dolcezza, considerazione. — Vedi, al contrario,
Isa 13:17, 18.
La misericordia di Geova. L’uso più frequente del termine riguarda i rapporti di Geova con il popolo del
patto. La pietà (rachàm) di Dio verso di loro è paragonata a quella di una donna verso il bambino che ha
partorito e alla misericordia di un padre verso i propri figli. (Isa 49:15; Sl 103:13) Gli israeliti più volte
abbandonarono la retta via e si trovarono in gravi difficoltà, perciò ebbero spesso bisogno di misericordioso
aiuto. Se avessero manifestato una giusta disposizione di cuore e si fossero rivolti a Geova, egli, pur
essendo stato adirato con loro, avrebbe mostrato compassione, favore, buona volontà. (De 13:17; 30:3; Sl
102:13; Isa 54:7-10; 60:10) L’aver mandato suo Figlio facendolo nascere in Israele era una prova di una
prossima “alba” di misericordia e compassione divina verso di loro. — Lu 1:50-58, 72-78.
it-2 pp. 555-556 Perdono
Remissione di una colpa; fine di qualsiasi risentimento verso l’offensore e rinuncia a ogni rivalsa. Il verbo
ebraico nasàʼ, a volte tradotto “perdonare”, è usato nelle Scritture anche nel senso di “mettere su”, “alzare”,
“portare in alto” (Ge 45:19; Eso 6:8; 2Re 2:16), “prendere” (Ge 27:3; Nu 16:15). Un significato basilare del
termine, comunque, è “portare”. (Ge 47:30; 1Re 2:26; Ez 44:12, 13) Tracce di questo significato
permangono anche nei casi in cui nasàʼ è correttamente tradotto “perdonare”. Le Scritture dicono che il
capro per Azazel portava via il peccato, e fu predetto che il Messia avrebbe portato l’errore del popolo. (Le
16:8, 10, 22; Isa 53:12) Grazie al fatto che egli porta il loro errore altri possono ottenere il perdono. — Vedi
AZAZEL.
Mentre nasàʼ può indicare sia il perdono di Dio che quello degli uomini (Ge 18:24, 26; 50:17), un altro verbo
ebraico, salàch, è usato esclusivamente per il perdono di Dio, l’atto con cui il peccatore ottiene di nuovo il
favore di Dio in risposta alla sincera preghiera con cui ha invocato il perdono o a una preghiera
d’intercessione altrui. — Nu 14:19, 20; 1Re 8:30.
Quando nasàʼ ha il senso di perdonare, la Settanta greca usa a volte il verbo afìemi. Fondamentalmente,
afìemi significa “lasciar andare”. Può anche voler dire “perdonare”. In Romani 4:7 l’apostolo Paolo cita Salmo
32:1 (31:1, LXX), dov’è detto che Geova perdona la “rivolta”, e adopera il verbo afìemi, come fa la Settanta
greca per l’ebraico nasàʼ. Il termine compare altrove nelle Scritture Greche Cristiane con riferimento al
perdono dei peccati, incluso l’annullamento dei debiti, da parte di Dio e di uomini. — Mt
6:12, 14, 15; 18:32, 35.
Par. 1
(Neemia 9:16, 17) ““Ed essi stessi, sì, i nostri
antenati, agirono con presunzione e indurivano il
loro collo, e non ascoltarono i tuoi comandamenti.
17
Rifiutarono dunque di ascoltare e non si
ricordarono dei meravigliosi atti che avevi
compiuto verso di loro, ma indurirono il loro collo e
nominarono un capo per tornare alla loro servitù
in Egitto. Ma tu sei un Dio di atti di perdono,
clemente e misericordioso, lento all’ira e
abbondante in amorevole benignità, e non li
lasciasti.”
Par. 4
(2 Samuele 11:1-4) “E avvenne al volgere
dell’anno, nel tempo in cui i re fanno sortite, che
Davide mandava Gioab e i suoi servitori con lui e
tutto Israele, per ridurre in rovina i figli di Ammon
e porre l’assedio a Rabba, mentre Davide
dimorava a Gerusalemme. 2 E al tempo della sera
avvenne che Davide si levava dal suo letto e
camminava sulla terrazza della casa reale; e dalla
terrazza scorse una donna che faceva il bagno e
la donna era di ottimo aspetto. 3 Quindi Davide
mandò a domandare della donna e qualcuno
disse: “Non è questa Betsabea figlia di Eliam
moglie di Uria l’ittita?” 4 Dopo ciò Davide mandò
messaggeri a prenderla. Essa venne dunque da
lui ed egli giacque con lei, mentre essa si
santificava dalla sua impurità. Più tardi essa tornò
a casa sua.”
Par. 5
(2 Samuele 11:12-17) “Davide disse quindi a
Uria: “Dimora qui anche oggi, e domani ti
manderò via”. Perciò Uria continuò a dimorare a
Gerusalemme quel giorno e il giorno seguente.
13
Inoltre, Davide lo chiamò perché mangiasse e
bevesse davanti a lui. Lo fece dunque ubriacare.
Ciò nonostante, egli uscì la sera per giacere sul
suo letto con i servitori del suo signore, e non
scese alla sua propria casa. 14 E la mattina
avvenne che Davide scriveva una lettera a Gioab
e la mandava per mano di Uria. 15 Scrisse dunque
nella lettera, dicendo: “Mettete Uria di fronte alle
più impetuose cariche di battaglia, e voi vi dovete
ritirare di dietro a lui, ed egli deve essere
abbattuto e morire”. 16 E avvenne che mentre
Gioab sorvegliava la città mantenne Uria nel
luogo dove sapeva che c’erano uomini valorosi.
17
Quando gli uomini della città uscirono e
combattevano contro Gioab, alcuni del popolo, i
servitori di Davide, caddero e morì anche Uria
l’ittita.”
Par. 6
(Proverbi 15:3) “Gli occhi di Geova sono in ogni
luogo, vigilando sui cattivi e sui buoni.”
(2 Samuele 11:27) “Quando il periodo del lutto fu
passato, Davide immediatamente mandò e
l’accolse in casa sua, ed essa divenne sua
moglie. A suo tempo gli partorì un figlio, ma la
cosa che Davide aveva fatto parve cattiva agli
occhi di Geova.”
(2 Samuele 12:1-4) “E Geova mandava
Natan da Davide. Egli venne dunque da
lui e gli disse: “C’erano due uomini che si
trovavano in una città, uno ricco e l’altro
di pochi mezzi. 2 Il ricco aveva moltissime
pecore e bovini; 3 ma l’uomo di pochi
mezzi non aveva null’altro che un’agnella,
piccola, che aveva acquistato. E la
conservava in vita, ed essa cresceva con
lui e con i suoi figli, tutti insieme.
Mangiava dal suo boccone, e beveva dal
suo calice, e giaceva nel suo seno e gli
divenne come una figlia. 4 Dopo un po’
venne dall’uomo ricco un visitatore, ma
egli risparmiò di prendere dalle sue
proprie pecore e dai suoi propri bovini
qualcosa da preparare al viaggiatore che
era venuto da lui. Prese dunque l’agnella
dell’uomo di pochi mezzi e la preparò per
l’uomo che era venuto da lui”.”
w12 15/11 pp. 21-25
DAVIDE CAMBIA ATTEGGIAMENTO
6
Naturalmente Geova era a conoscenza
dell’accaduto; nulla sfugge alla sua attenzione.
(Prov. 15:3) Anche se poi il re sposò Betsabea, “la
cosa che Davide aveva fatto parve cattiva agli
occhi di Geova”. (2 Sam. 11:27) Cosa fece Dio di
fronte ai gravissimi peccati commessi da Davide?
Gli mandò il suo profeta, Natan. Essendo un Dio
incline al perdono, a quanto pare Geova voleva
verificare che ci fossero le condizioni per
esercitare misericordia. Non è confortante notare
questo modo di affrontare il problema da parte
sua? Egli non costrinse Davide a confessare, ma
gli fece narrare da Natan una storia che
dimostrava la gravità dei suoi peccati. (Leggi
2 Samuele 12:1-4). Tale approccio a una
questione tanto delicata si rivelò davvero efficace.
7
La narrazione di Natan fece leva sul senso di
giustizia del re. Davide si infuriò pensando al ricco
della storia e disse: “Come Geova vive, l’uomo
che ha fatto questo merita di morire!” Affermò
inoltre che la vittima di quell’ingiustizia doveva
essere risarcita della sua perdita. Fu a quel punto
che arrivò il colpo durissimo: “Tu stesso sei
l’uomo!”, lo apostrofò Natan. Il profeta aggiunse
poi che a causa delle sue azioni “una spada” non
si sarebbe allontanata dalla sua casa: la sua
famiglia sarebbe stata colpita severamente e lui
stesso sarebbe stato umiliato pubblicamente per i
suoi errori. Davide si rese conto della gravità di
ciò che aveva fatto e, pentito, ammise: “Ho
peccato contro Geova”. — 2 Sam. 12:5-14.
wt cap. 15 pp. 136-143
Accettiamo i consigli
7 Le Scritture contengono anche ottimi esempi di
persone che accettarono i consigli, e possiamo
imparare da loro. Considerate Mosè, il cui
suocero gli diede un consiglio su come sbrigare la
sua grossa mole di lavoro. Mosè ascoltò il
consiglio e lo applicò immediatamente. (Esodo
18:13-24) Pur avendo grande autorità, perché
Mosè fu pronto ad accettare il consiglio? Perché
era umile. “Mosè era di gran lunga il più mansueto
di tutti gli uomini che erano sulla superficie del
suolo”. (Numeri 12:3) Quanto è importante la
mansuetudine? Sofonia 2:3 mostra che ne
dipende la nostra vita.
8 Il re Davide commise adulterio con Betsabea e
cercò di nasconderlo facendo uccidere il marito,
Uria. Geova mandò il profeta Natan a impartirgli
una riprensione. Davide si pentì e riconobbe
prontamente: “Ho peccato contro Geova”.
(2 Samuele 12:13) Anche se Dio accettò il suo
pentimento,
Davide
avrebbe
subìto
le
conseguenze della sua trasgressione. Geova gli
disse che la spada ‘non si sarebbe allontanata
dalla sua propria casa’, che le sue mogli
sarebbero state date ‘al suo prossimo’ e che il
figlio
nato
dal
suo
adulterio
sarebbe
‘positivamente morto’. — 2 Samuele 12:10,
11, 14.
9 Il re Davide conosceva l’utilità di ascoltare i
buoni consigli. Talvolta ringraziò Dio della persona
mediante la quale li aveva ricevuti. (1 Samuele
25:32-35) Siamo anche noi così? In tal caso
saremo protetti dal dire o fare molte cose di cui
potremmo rammaricarci. Ma che dire se
dovessimo trovarci in circostanze in seguito alle
quali ci venissero dati consigli o anche disciplina?
Non vorremo dimenticare che questi sono una
prova dell’amore di Geova, in vista del nostro
benessere eterno. — Proverbi 3:11, 12; 4:13.
Par. 7
(2 Samuele 12:5-14) “A ciò l’ira di Davide si
accese grandemente contro l’uomo, tanto che
disse a Natan: “Come Geova vive, l’uomo che ha
fatto questo merita di morire! 6 E per l’agnella
deve dare compenso con quattro, per la ragione
che ha fatto questa cosa e perché non ha avuto
compassione”. 7 Quindi Natan disse a Davide: “Tu
stesso sei l’uomo! Geova, l’Iddio d’Israele, ha
detto questo: ‘Io stesso ti ho unto come re su
Israele, e io stesso ti ho liberato dalla mano di
Saul. 8 Ed ero disposto a darti la casa del tuo
signore e le mogli del tuo signore nel tuo seno, e
a darti la casa d’Israele e di Giuda. E se non fosse
stato abbastanza, ero disposto ad aggiungerti
cose come queste e altre cose ancora. 9 Perché
hai disprezzato la parola di Geova facendo ciò
che è male ai suoi occhi? Hai abbattuto Uria l’ittita
con la spada, e hai preso sua moglie come moglie
tua, e hai ucciso lui con la spada dei figli di
Ammon. 10 E ora una spada non si allontanerà
dalla tua propria casa a tempo indefinito, in
conseguenza del fatto che mi hai disprezzato così
che hai preso la moglie di Uria l’ittita per farla tua
moglie’. 11 Geova ha detto questo: ‘Ecco, farò
sorgere contro di te la calamità dalla tua propria
casa; e certamente prenderò le tue mogli sotto i
tuoi propri occhi e le darò al tuo prossimo, ed egli
certamente giacerà con le tue mogli sotto gli occhi
di questo sole. 12 Mentre tu stesso hai agito in
segreto, io, da parte mia, farò questa cosa di
fronte a tutto Israele e di fronte al sole’”. 13 Davide
ora disse a Natan: “Ho peccato contro Geova”. A
ciò Natan disse a Davide: “Geova, a sua volta, fa
passare in effetti il tuo peccato. Tu non morirai.
14
Ciò nonostante, poiché senza dubbio hai
mancato di rispetto a Geova mediante questa
cosa, anche il figlio stesso, che ti è appena nato,
positivamente morirà”.”
Par. 8
(Salmo 51:1-4) “Mostrami favore, o Dio, secondo
la
tua
amorevole
benignità.
Secondo
l’abbondanza delle tue misericordie cancella le
mie trasgressioni. 2 Lavami completamente dal
mio errore, E purificami anche dal mio peccato.
3
Poiché io stesso conosco le mie trasgressioni, E
il mio peccato è continuamente di fronte a me.
4
Ho peccato contro di te, contro te solo, E ho
fatto ciò che è male ai tuoi occhi, Affinché tu
mostri d’esser giusto quando parli, Perché tu sia
libero da colpa quando giudichi.”
(Salmo 51:7-12) “Voglia tu purificarmi dal peccato
con issopo, perché io sia puro; Voglia tu lavarmi,
perché io divenga più bianco perfino della neve.
8
Voglia tu farmi udire esultanza e allegrezza,
Affinché le ossa che hai schiacciato gioiscano.
9
Nascondi la tua faccia dai miei peccati, E
cancella anche tutti i miei errori. 10 Crea in me
anche un cuore puro, o Dio, E metti dentro di me
uno spirito nuovo, saldo. 11 Non rigettarmi
d’innanzi alla tua faccia; E il tuo santo spirito, oh,
non togliere da me. 12 Rendimi l’esultanza della
salvezza da te, E voglia tu sostenermi pure con
uno spirito volenteroso.”
Par. 9
(Salmo 32:5) “Infine ti confessai il mio
peccato e non coprii il mio errore. Dissi:
“Farò confessione delle mie trasgressioni
a Geova”. E tu stesso perdonasti l’errore
dei miei peccati. Sela.”
w10 1/9 pp. 22-24
La confessione: necessaria agli occhi di Dio?
Dal momento che Dio è l’unico che può
concedere il perdono, è a lui che si devono
confessare i peccati. Come abbiamo visto, è
proprio quanto fece Davide. Su quale base, però,
viene concesso il perdono? La Bibbia dice:
“Pentitevi, perciò, e convertitevi perché i vostri
peccati siano cancellati, affinché vengano dalla
persona di Geova stagioni di ristoro”. (Atti 3:19) Il
perdono è quindi legato a una condizione
imprescindibile: la persona non solo deve
ammettere il peccato e confessarlo, ma deve
anche essere disposta ad abbandonare la
condotta errata. Compiere quest’ultimo passo
spesso non è facile. Ma si può ricevere aiuto.
Soffermiamoci ulteriormente sulle parole di
Giacomo: “Confessate apertamente i vostri
peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli
altri, affinché siate sanati”. Giacomo aggiunse: “La
supplicazione del giusto, quando opera, ha molta
forza”. (Giacomo 5:16) Il “giusto” qui menzionato
può
essere
uno
degli
“anziani
della
congregazione” cui si fa riferimento al versetto 14.
Nella congregazione cristiana ci sono “anziani”,
uomini spiritualmente maturi, incaricati di
assistere coloro che vogliono ottenere il perdono
di Dio. Ovviamente questi anziani non possono
assolvere nessuno dai peccati, visto che nessun
uomo è autorizzato a perdonare un proprio simile
che ha peccato contro Dio.* Tali uomini hanno
però il bagaglio spirituale necessario per
riprendere una persona colpevole di un peccato
grave e fare in modo che si ristabilisca, aiutandola
a comprendere la gravità dell’errore commesso e
il bisogno di pentirsi. — Galati 6:1.
Perché confessare i peccati?
Al di là di quanto sia grave un peccato, chi lo
commette danneggia la propria relazione con Dio
e con il prossimo. Di conseguenza coloro che
sono in questa situazione potrebbero sentirsi
turbati o a disagio. A farli sentire così è la
coscienza, una facoltà di cui il Creatore ci ha
dotato. (Romani 2:14, 15) Che fare a questo
punto?
Sempre nel libro di Giacomo troviamo delle parole
incoraggianti: “C’è qualcuno [spiritualmente]
malato fra voi? Chiami gli anziani della
congregazione presso di sé, e preghino su di lui,
spalmandolo d’olio nel nome di Geova. E la
preghiera della fede farà star bene l’indisposto e
Geova lo desterà. E se ha commesso dei peccati,
gli sarà perdonato”. — Giacomo 5:14, 15.
Ancora una volta gli anziani vengono invitati a
prendersi cura dei bisogni del gregge. Come?
Non semplicemente limitandosi a udirne le
confessioni. Piuttosto, quando si trovano dinanzi a
una persona spiritualmente malata, devono agire
per far “star bene l’indisposto”. Giacomo
menziona due cose che si possono fare.
Il passo in questione parla prima di tutto dello
‘spalmare d’olio’, alludendo al potere curativo
della Parola di Dio. L’apostolo Paolo spiegò che
essa “è vivente ed esercita potenza . . . e può
discernere i pensieri e le intenzioni del cuore”,
toccando nel profondo la mente della persona e i
suoi sentimenti. (Ebrei 4:12) Grazie a un uso
esperto della Bibbia, gli anziani possono aiutare
chi è spiritualmente malato a scorgere la causa
del problema e a compiere passi appropriati per
mettere le cose a posto con Dio.
Poi viene menzionata “la preghiera della fede”.
Anche se non modificano l’applicazione della
giustizia da parte di Dio, le preghiere degli anziani
sono senz’altro importanti ai suoi occhi, visto che
egli desidera perdonare i peccati sulla base del
sacrificio di riscatto di Cristo. (1 Giovanni 2:2) Dio
è pronto a perdonare qualunque peccatore purché
sia sinceramente pentito e compia “opere degne
di pentimento”. — Atti 26:20.
La ragione principale per cui confessare un
peccato — commesso contro un proprio simile o
contro Dio — è quella di avere una condizione
approvata dinanzi al Creatore. Gesù Cristo indicò
che per poter adorare Dio con una buona
coscienza bisogna prima di tutto risolvere
qualunque problema si possa avere con altri e
ristabilire la pace con loro. (Matteo 5:23, 24)
Proverbi 28:13 dice: “Chi copre le sue
trasgressioni non riuscirà, ma a chi le confessa e
le lascia sarà mostrata misericordia”. Se ci
umiliamo agli occhi di Geova Dio e chiediamo di
essere perdonati otterremo il suo favore, ed egli ci
‘esalterà a suo tempo’. — 1 Pietro 5:6.
cl cap. 26 pp. 260-269
Fino a che punto Geova perdona?
8 Davide, pentito, disse: “Infine ti confessai il mio
peccato e non coprii il mio errore. . . . E tu stesso
perdonasti l’errore dei miei peccati”. (Salmo 32:5)
Il verbo reso “perdonare” basilarmente significa
“alzare” o “portare”. Qui viene usato nel senso di
portare via “colpa, iniquità, trasgressione”. Quindi
Geova, in effetti, alzò i peccati di Davide e li portò
via. Questo senza dubbio alleviò i sensi di colpa
che Davide aveva provato. (Salmo 32:3) Anche
noi possiamo avere piena fiducia nel Dio che
porta via i peccati di chi cerca il suo perdono in
base alla fede nel sacrificio di riscatto di Gesù. —
Matteo 20:28.
9 Davide si servì di un’altra vivida espressione per
descrivere il perdono di Geova: “Quanto il levante
è lontano dal ponente, tanto lontano da noi egli ha
posto le nostre trasgressioni”. (Salmo 103:12)
Quanto è lontano il levante dal ponente? In un
certo senso il levante è il punto più lontano dal
ponente che si possa immaginare; i due punti non
si possono mai incontrare. Uno studioso osserva
che questa espressione significa “il più lontano
possibile, il più lontano che si possa immaginare”.
Le parole ispirate di Davide ci dicono che, quando
perdona, Geova pone i nostri peccati più lontano
da noi di quanto possiamo immaginare.
10 Avete mai provato a togliere una macchia da un
abito chiaro? Nonostante i migliori sforzi la
macchia si vede ancora. Notate come descrive
Geova la sua capacità di perdonare: “Benché i
vostri peccati siano come lo scarlatto, saranno
resi bianchi proprio come la neve; benché siano
rossi come il panno cremisi, diverranno pure
come la lana”. (Isaia 1:18) Il termine “scarlatto”
indica un rosso molto vivace.* Il “cremisi” era uno
dei colori più intensi per tingere il tessuto. (Naum
2:3) Con i nostri sforzi non potremo mai eliminare
la macchia del peccato. Geova invece può
rendere bianchi come la neve o la lana non tinta
peccati che sono come lo scarlatto o il cremisi.
Quando Geova perdona i nostri peccati, non
dobbiamo pensare che ne saremo macchiati per il
resto della vita.
(Salmo 51:17) “I sacrifici a Dio sono uno spirito
rotto; Un cuore rotto e affranto, o Dio, tu non
disprezzerai.”
(Levitico 20:10) ““‘Ora l’uomo che commette
adulterio con la moglie di un altro uomo commette
adulterio con la moglie del suo prossimo.
Dev’essere messo a morte immancabilmente, sia
l’adultero che l’adultera.”
(1 Cronache 22:9, 10) “Ecco, ti nascerà un figlio.
Egli stesso mostrerà d’essere un uomo tranquillo,
e gli darò certamente riposo da tutti i suoi nemici
tutt’intorno; poiché Salomone sarà il suo nome, e
ai suoi giorni concederò a Israele pace e quiete.
10
È lui che edificherà una casa al mio nome, e lui
stesso mi sarà figlio e io gli sarò padre. E
certamente stabilirò fermamente il trono del suo
regno su Israele a tempo indefinito’.”
Par. 10
(1 Samuele 24:4-7) “E gli uomini di Davide gli
dicevano: “Ecco il giorno in cui Geova in effetti ti
dice: ‘Vedi, ti do in mano il tuo nemico, e tu gli
devi fare proprio come sembra bene ai tuoi
occhi’”. Così Davide si levò e quietamente recise il
lembo del manto senza maniche che apparteneva
a Saul. 5 Ma avvenne poi che il cuore di Davide gli
batteva per la ragione che aveva reciso il lembo
[del manto senza maniche] che apparteneva a
Saul. 6 Perciò disse ai suoi uomini: “È
impensabile, da parte mia, dal punto di vista di
Geova, che io faccia questa cosa al mio signore,
l’unto di Geova, stendendo la mano contro di lui,
poiché è l’unto di Geova”. 7 Pertanto Davide
disperse i suoi uomini con queste parole, e non
permise loro di levarsi contro Saul. In quanto a
Saul, si levò dalla caverna e continuò ad andare
per la sua via.”
(Matteo 7:1, 2) ““Smettete di giudicare affinché
non siate giudicati; 2 poiché col giudizio col quale
giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la
quale misurate, sarà misurato a voi.”
(Atti 3:19) ““Pentitevi, perciò, e
convertitevi perché i vostri peccati siano
cancellati,
affinché
vengano
dalla
persona di Geova stagioni di ristoro”
it-2 pp. 545-552 Pentimento
“Pentirsi” significa “provare dolore o rimorso per
ciò che si è o non si è fatto”, e anche “cambiare
parere”. Include quindi l’idea di cambiare opinione
rispetto a una condotta o azione passata (o
qualcosa che si intendeva compiere), di cui ci si
rammarica o si è insoddisfatti. In molti passi
questo è il pensiero trasmesso dall’ebraico
nachàm, che può significare “rammaricarsi,
osservare un periodo di lutto, pentirsi” (Eso
13:17; Ge 38:12; Gb 42:6), anche se spesso ha il
senso di “confortarsi” (2Sa 13:39; Ez 5:13)
“liberarsi o disfarsi (per esempio dei propri
nemici)”. (Isa 1:24) Sia nel senso di rammarico
che di conforto, è evidente che implica un
cambiamento di pensiero o sentimento.
In greco due verbi sono usati nel senso di pentirsi:
metanoèo e metamèlomai. Il primo è composto da
metà, che significa “dopo”, e noèo (da nous,
mente, pensiero o coscienza morale) che significa
“percepire, notare, afferrare, riconoscere o
comprendere”. Quindi metanoèo (lett., riconosco
dopo, in contrasto con preconosco) significa
“cambiare parere, pensiero o proposito”.
Metamèlomai invece deriva da mèlo, che significa
“darsi pensiero, occuparsi”. Col prefisso metà il
verbo assume il significato di “pentirsi” o
“rammaricarsi”. — Mt 21:30; 2Co 7:8.
Metanoèo dà quindi risalto al mutato parere o
pensiero, al rifiuto di una condotta o azione
passata (o che si stava per compiere) perché
indesiderabile (Ri 2:5; 3:3), mentre metamèlomai
pone l’accento sul sentimento di rammarico
provato dalla persona. (Mt 21:30) Il Grande
Lessico del Nuovo Testamento (G. Kittel, Brescia,
1971, vol. VII, coll. 177, 178) osserva: “Quando
dunque il N.T. distingue e separa, secondo il
significato, [metamèlomai e metanoèo], manifesta
una conoscenza chiara della natura inalterabile
dei due concetti; l’uso della lingua ellenistica,
invece, ha cancellato spesso i confini fra i due
termini”.
Naturalmente un mutamento di pensiero spesso
comporta un mutamento di sentimenti. Altre volte
il sentimento di rammarico può precedere e
favorire un netto mutamento di pensiero o di
volontà. (1Sa 24:5-7) Perciò i due termini, pur
avendo significato diverso, sono strettamente
collegati.
w06 15/11 pp. 26-30
Il pentimento è fondamentale
7 La maggioranza di coloro che commettono
peccati gravi mostrano sincero pentimento e non
vengono disassociati dalla congregazione.
Naturalmente, non è sempre facile giungere al
sincero pentimento. Prendiamo il caso di Davide,
re d’Israele, che compose il Salmo 32. Questo
cantico rivela che per un certo tempo Davide non
confessò i gravi peccati commessi, probabilmente
quelli riguardanti Betsabea. Il risultato fu che
l’angoscia dovuta ai peccati lo privò di energia,
come l’arido calore dell’estate assorbe l’umidità
da un albero. Davide soffrì dal punto di vista fisico
e mentale, ma quando infine ‘confessò le sue
trasgressioni, Geova lo perdonò’. (Salmo 32:3-5)
In seguito cantò: “Felice è l’uomo al quale Geova
non attribuisce errore”. (Salmo 32:1, 2) Fu
meraviglioso sperimentare la misericordia di Dio!
8 È quindi chiaro che perché si possa mostrare
misericordia a un peccatore questi deve essere
pentito. Il pentimento tuttavia non va confuso con
la vergogna o con il timore di essere scoperti.
“Pentirsi” significa “cambiare parere” in relazione
a una cattiva condotta, a motivo del dolore o del
rimorso. Una persona pentita ha “un cuore rotto e
affranto” e vuole ‘correggere il torto’, se è
possibile. — Salmo 51:17; 2 Corinti 7:11.
9 Il pentimento è un fattore molto importante
quando si tratta di decidere in merito alla
riassociazione nella congregazione cristiana. Una
persona disassociata non viene automaticamente
riassociata dopo che è trascorso un certo periodo
di tempo. Prima che possa essere riassociata, la
sua condizione di cuore deve cambiare
radicalmente. La persona deve riconoscere la
gravità del peccato commesso e il biasimo che ha
recato su Geova e sulla congregazione. Deve
pentirsi, chiedere sinceramente perdono a Dio in
preghiera e conformarsi alle sue giuste norme.
Quando chiede di essere riassociato, il peccatore
dovrebbe essere in grado di dimostrare che si è
pentito e che sta compiendo “opere degne di
pentimento”. — Atti 26:20.
Par. 11
(2 Cronache 33:1-6) “Manasse aveva dodici anni
quando
cominciò
a
regnare,
e
regnò
cinquantacinque anni a Gerusalemme. 2 E faceva
ciò che era male agli occhi di Geova, secondo le
cose detestabili delle nazioni che Geova aveva
cacciato d’innanzi ai figli d’Israele. 3 Edificò
dunque di nuovo gli alti luoghi che Ezechia suo
padre aveva abbattuto, ed eresse altari ai Baal e
fece pali sacri, e si inchinava davanti a tutto
l’esercito dei cieli e li serviva. 4 Ed edificò altari
nella casa di Geova, circa la quale Geova aveva
detto: “Il mio nome sarà in Gerusalemme a tempo
indefinito”. 5 E continuò a edificare altari a tutto
l’esercito dei cieli in due cortili della casa di
Geova. 6 Ed egli stesso fece passare i suoi propri
figli attraverso il fuoco nella valle del figlio di
Innom, e praticò la magia e usò la divinazione e
praticò la stregoneria e costituì medium spiritici e
quelli che per mestiere predicevano gli
avvenimenti. Fece in grandi proporzioni ciò che
era male agli occhi di Geova, per offenderlo.”
Par. 12
(Deuteronomio 4:30) “Quando sarai in grave
angustia e tutte queste parole ti saranno accadute
al termine dei giorni, allora dovrai tornare a Geova
tuo Dio e ascoltare la sua voce.”
Par. 13
(2 Cronache 33:12, 13) “E appena ciò gli ebbe
causato angustia, egli placò la faccia di Geova
suo Dio e si umiliava grandemente a causa
dell’Iddio dei suoi antenati. 13 E Lo pregava, così
che Egli si lasciò supplicare da lui e udì la sua
richiesta di favore e lo restituì a Gerusalemme al
suo regno; e Manasse seppe che Geova è il
[vero] Dio.”
(2 Cronache 33:13) “E Lo pregava, così che Egli
si lasciò supplicare da lui e udì la sua richiesta di
favore e lo restituì a Gerusalemme al suo regno; e
Manasse seppe che Geova è il [vero] Dio.”
Par. 15
(Neemia 9:30) “Ma tu fosti indulgente con
loro
per
molti
anni
e
rendevi
testimonianza contro di loro mediante il
tuo spirito per mezzo dei tuoi profeti, ed
essi non prestarono orecchio. Infine li
desti in mano ai popoli dei paesi.”
w03 15/7 pp. 15-20
Quale atteggiamento avete?
11 Oggi andiamo incontro a un’altra distruzione,
quella del presente sistema di cose malvagio
durante il grande giorno di Geova. (Luca 17:2630; Galati 1:4; 2 Pietro 3:10) Se oggi Abraamo
fosse vivo come considererebbe le persone di
questo mondo che presto sarà distrutto?
Probabilmente si preoccuperebbe per quelli che
non hanno ancora udito la “buona notizia del
regno”. (Matteo 24:14) Abraamo supplicò Dio
ripetutamente per i giusti che potevano esserci a
Sodoma. Ci preoccupiamo personalmente di
coloro che, se avessero la possibilità di pentirsi e
servire Dio, respingerebbero il modo di agire di
questo mondo che è sotto il controllo di Satana?
— 1 Giovanni
5:19; Rivelazione
(Apocalisse)
18:2-4.
12 È appropriato desiderare la fine della malvagità.
(Abacuc 1:2, 3) Tuttavia è molto facile manifestare
un atteggiamento simile a quello di Giona e non
preoccuparsi del benessere di coloro che
potrebbero pentirsi. Ciò può avvenire in
particolare se, quando bussiamo alle porte per
portare il messaggio del Regno, continuiamo a
incontrare gente apatica, ostile o addirittura
aggressiva. Potremmo disinteressarci di coloro
che Geova deve ancora far uscire da questo
sistema di cose malvagio. (Romani 2:4) Se dopo
esserci esaminati bene ci accorgiamo di
considerare le persone un po’ come Giona
all’inizio considerava i niniviti, possiamo pregare
Geova che ci aiuti a conformare il nostro modo di
vedere le cose al suo.
13 Geova si preoccupa di quelli che ancora non lo
servono e ascolta le suppliche dei suoi servitori
dedicati. (Matteo 10:11) Per esempio, ‘farà
giustizia’ in risposta alle loro preghiere. (Luca
18:7, 8) Inoltre al tempo fissato adempirà tutte le
sue promesse e i suoi propositi. (Abacuc 2:3)
Perciò libererà anche la terra da tutto il male,
come distrusse Ninive dopo che gli abitanti erano
ricaduti nella malvagità. — Naum 3:5-7.
14 Finché questo sistema di cose malvagio non
sarà eliminato durante il grande giorno di Geova,
aspetteremo pazientemente, dandoci molto da
fare per compiere la sua volontà? Non sappiamo
bene in che misura dev’essere compiuta l’opera di
predicazione prima che arrivi quel giorno, ma
sappiamo che prima della fine la buona notizia del
Regno sarà predicata in tutta la terra abitata
finché Dio lo riterrà opportuno. E dovremmo
senz’altro preoccuparci delle “cose desiderabili”
che devono ancora essere radunate mentre
Geova continua a riempire la sua casa di gloria.
— Aggeo 2:7.
w12 15/11 pp. 21-25
12
Alla fine Manasse fu portato via dalla sua patria
e imprigionato a Babilonia. Può darsi che una
volta lì gli siano tornate in mente le parole che
Mosè aveva detto a Israele: “Quando sarai in
grave angustia e tutte queste parole ti saranno
accadute al termine dei giorni, allora dovrai
tornare a Geova tuo Dio e ascoltare la sua voce”.
(Deut. 4:30) E in effetti Manasse tornò a Geova.
“Si umiliava grandemente” e “pregava” Dio, come
mostra l’illustrazione a pagina 21. (2 Cron.
33:12, 13) Non sappiamo esattamente cosa disse
nelle sue preghiere, ma è lecito supporre che
esse ricordassero in qualche modo le espressioni
del re Davide riportate nel Salmo 51. Ad ogni
modo, il cuore di Manasse subì un cambiamento
completo.
13
Come reagì Geova alle preghiere di Manasse?
“Si lasciò supplicare da lui e udì la sua richiesta di
favore”. Come già aveva fatto Davide, Manasse
riconobbe la gravità dei suoi peccati e si pentì
sinceramente. Perciò Dio lo perdonò e gli ridiede il
trono di Gerusalemme. Fu così che “Manasse
seppe che Geova è il vero Dio”. (2 Cron. 33:13)
La sua vicenda è una prova ulteriore che il nostro
misericordioso Dio perdona chi è realmente
pentito, e questo è davvero rincuorante.
w11 1/1 p. 18
Geova fu toccato dal sincero pentimento di
Manasse. Ascoltò le sue suppliche “e lo restituì a
Gerusalemme al suo regno”. (Versetto 13) A
dimostrazione del suo pentimento, Manasse fece
il possibile per porre rimedio al male commesso,
eliminando dal suo regno l’idolatria ed esortando il
popolo a “servire Geova”. — Versetti 15-17.
Se vi sentite indegni del perdono di Dio a motivo
di peccati commessi in passato, potete trarre
conforto dall’esempio di Manasse. Questo
racconto fa parte dell’ispirata Parola di Dio.
(Romani 15:4) Quindi Geova vuole farci sapere
che è “pronto a perdonare”. (Salmo 86:5) Quello
che conta per lui non è il peccato ma la
condizione di cuore di chi lo commette. Un
peccatore che prega con cuore contrito,
abbandona la sua condotta sbagliata e compie
sforzi risoluti per fare ciò che è giusto può ‘placare
la faccia di Geova’, proprio come fece Manasse.
— Isaia 1:18; 55:6, 7.
w09 15/8 pp. 30-32
Impara dalle esperienze difficili
Giobbe, Manasse e Giuseppe ebbero esperienze
scoraggianti. Tutti e tre accettarono quello che
Geova aveva permesso, e ciascuno di loro ne
trasse delle lezioni preziose. Cosa potresti
imparare a tua volta?
Sforzati di capire quello che Geova sta forse
cercando di insegnarti. Nel lottare contro la
disperazione Giobbe finì per concentrarsi su se
stesso e perse di vista questioni più importanti.
Grazie all’aiuto di Geova, però, riacquistò
l’equilibrio e ammise: “Ho parlato, ma non
comprendevo”. (Giob. 42:3) Se ti senti ferito a
motivo della perdita di un privilegio, ‘non pensare
di te più di quanto sia necessario pensare, ma
pensa in modo da avere una mente sana’. (Rom.
12:3) Forse Geova sta cercando di correggerti in
una maniera che non comprendi ancora
pienamente.
Accetta la disciplina. Può darsi che inizialmente
Manasse abbia pensato di non meritare una
riprensione così severa. Nondimeno l’accettò, si
pentì e abbandonò la condotta errata.
Indipendentemente da ciò che pensi della
disciplina che hai ricevuto, ‘umiliati agli occhi di
Geova, ed egli ti esalterà’. — 1 Piet. 5:6; Giac.
4:10.
Sii paziente e disponibile. Le vicissitudini di
Giuseppe avrebbero potuto facilmente suscitare in
lui sentimenti di odio e spingerlo a meditare la
vendetta. Invece Giuseppe manifestò perspicacia
e misericordia. (Gen. 50:15-21) Se sei rimasto
deluso, sii paziente. Sii disposto a lasciarti
modellare da Geova.
Ricoprivi un incarico di responsabilità nella
congregazione
cristiana?
Dai
a
Geova
l’opportunità di concederti altri privilegi in futuro.
Rafforza la tua spiritualità. Tempera i tuoi
sentimenti con la pazienza e l’umiltà. Accetta di
buon grado qualsiasi compito ti venga affidato. Sii
certo che “Geova stesso non tratterrà alcuna cosa
buona da quelli che camminano in maniera
irreprensibile”. — Sal. 84:11.
(Neemia 12:43-47) “E sacrificavano quel giorno
grandi sacrifici e si rallegravano, poiché il [vero]
Dio stesso li fece rallegrare con grande gioia. E
anche le donne e i fanciulli stessi si rallegrarono,
tanto che l’allegrezza di Gerusalemme si poteva
udire lontano. 44 Inoltre, furono nominati quel
giorno uomini sulle sale per i depositi, per le
contribuzioni, per le primizie e per le decime, per
raccogliere in esse dai campi delle città le porzioni
[richieste dalla] legge per i sacerdoti e per i leviti;
poiché l’allegrezza di Giuda era a motivo dei
sacerdoti e dei leviti che erano in servizio. 45 E
avevano cura dell’obbligo del loro Dio e
dell’obbligo della purificazione, anche i cantori e i
portinai, secondo il comandamento di Davide [e]
di Salomone suo figlio. 46 Poiché ai giorni di
Davide e di Asaf, nel passato, c’erano capi dei
cantori e il canto di lode e rendimenti di grazie a
Dio. 47 E tutto Israele durante i giorni di
Zorobabele e durante i giorni di Neemia dava le
porzioni dei cantori e dei portinai secondo il
bisogno quotidiano e [le] santificava ai leviti; e i
leviti [le] santificavano ai figli di Aaronne.”
Par. 16
(1 Giovanni 4:9, 10) “Da questo l’amore di Dio fu
reso manifesto nel nostro caso, perché Dio
mandò il suo unigenito Figlio nel mondo affinché
ottenessimo la vita per mezzo di lui. 10 L’amore è
in questo, non che noi abbiamo amato Dio, ma
che lui amò noi e mandò il Figlio suo come
sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.”
(Matteo
23:37,
38)
““Gerusalemme,
Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli
che ti sono mandati, . . . quante volte ho voluto
radunare i tuoi figli, come la gallina raduna i suoi
pulcini sotto le ali! Ma voi non avete voluto.
38
Ecco, la vostra casa vi è abbandonata.”
(Matteo 21:43) “Perciò vi dico: Il regno di Dio vi
sarà tolto e sarà dato a una nazione che ne
produca i frutti.”
(Galati 6:16) “E tutti quelli che cammineranno
ordinatamente secondo questa regola di condotta,
su di essi siano pace e misericordia, sì,
sull’Israele di Dio.”
(Giovanni 5:28, 29) “Non vi meravigliate di
questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che
sono nelle tombe commemorative udranno la sua
voce 29 e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto
cose buone a una risurrezione di vita, quelli che
hanno praticato cose vili a una risurrezione di
giudizio.”
(Atti 24:15) “e ho in Dio la speranza, che questi
[uomini] pure nutrono, che ci sarà una risurrezione
sia dei giusti che degli ingiusti.”
Par. 17
(Salmo 51:10) “Crea in me anche un cuore puro,
o Dio, E metti dentro di me uno spirito nuovo,
saldo.”
(Giacomo 5:14, 15) “C’è qualcuno malato fra voi?
Chiami gli anziani della congregazione presso [di
sé], e preghino su di lui, spalmando[lo] d’olio nel
nome di Geova. 15 E la preghiera della fede farà
star bene l’indisposto e Geova lo desterà. E se ha
commesso dei peccati, gli sarà perdonato.”
(Esodo 34:6, 7) “E Geova passava davanti alla
sua faccia e dichiarava: “Geova, Geova, Iddio
misericordioso e clemente, lento all’ira e
abbondante in amorevole benignità e verità, 7 che
conserva l’amorevole benignità a migliaia, che
perdona l’errore e la trasgressione e il peccato,
ma non esenterà affatto dalla punizione, recando
la punizione per l’errore dei padri sui figli e sui
nipoti, sulla terza generazione e sulla quarta
generazione”.”
Par. 18
(Isaia 1:18) ““Venite, ora, e mettiamo le
cose a posto fra noi”, dice Geova.
“Benché i vostri peccati siano come lo
scarlatto, saranno resi bianchi proprio
come la neve; benché siano rossi come il
panno cremisi, diverranno pure come la
lana.”
ip-1 cap. 3 pp. 22-36
Un appello equo, compassionevole
15 Geova adesso parla con un tono ancora più
caloroso e compassionevole. “‘Venite, ora, e
mettiamo le cose a posto fra noi’, dice Geova.
‘Benché i vostri peccati siano come lo
scarlatto, saranno resi bianchi proprio come la
neve; benché siano rossi come il panno
cremisi, diverranno pure come la lana’”. (Isaia
1:18) L’invito con cui inizia questo bel versetto è
spesso frainteso. Per esempio, la versione della
CEI dice “Su, venite e discutiamo”, come se
entrambe le parti dovessero fare concessioni per
raggiungere un accordo. Tutt’altro! Geova non ha
nessuna colpa, tanto meno nei suoi rapporti con
questo popolo ribelle e ipocrita. (Deuteronomio
32:4, 5) Il versetto non parla di una discussione
fra pari disposti a venire a patti, ma di un incontro
per stabilire ciò che è giusto. È come se qui
Geova invitasse Israele a presentarsi a un
processo.
16
Questa prospettiva potrebbe sembrare
spaventosa, ma Geova è il Giudice più
misericordioso e compassionevole che ci sia. La
sua capacità di perdonare non ha uguali. (Salmo
86:5) Lui solo può purificare i peccati di Israele
che sono “come lo scarlatto”, rendendoli “bianchi
proprio come la neve”. Non esistono sforzi umani,
cerimoniali, sacrifici o preghiere in grado di
eliminare la macchia del peccato. Solo il perdono
di Geova Dio può cancellare il peccato. Dio
concede questo perdono alle condizioni che lui
stabilisce, che includono un sincero, genuino
pentimento.
17 Questa verità è così importante che Geova la
ripete con una variante poetica: peccati “cremisi”
diventeranno come lana bianca, nuova, non tinta.
Geova vuole che sappiamo che è Colui che
perdona veramente i peccati, anche quelli molto
gravi, se riscontra che siamo sinceramente pentiti.
Chi trova difficile credere che ciò possa avvenire
nel proprio caso fa bene a riflettere su esempi
come quello di Manasse, che peccò in modo
orribile, per anni. Eppure si pentì e fu perdonato.
(2 Cronache 33:9-16) Geova vuol far sapere a
tutti noi, inclusi coloro che hanno commesso
peccati gravi, che non è troppo tardi per ‘mettere
le cose a posto’ con lui.
Par. 19
(Salmo 86:5) “Poiché tu, o Geova, sei buono e
pronto a perdonare; E l’amorevole benignità verso
tutti quelli che ti invocano è abbondante.”
TROVATE LA RISPOSTA ALLE SEGUENTI DOMANDE:
Cosa fece Geova di fronte ai peccati di Davide e di Manasse, e perché?
Perché Geova non perdonò la nazione di Israele?
Come possiamo ottenere il perdono di Geova?
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