4 C Epifania - salesiani don Bosco

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6 gennaio
EPIFANIA DEL SIGNORE
 Is 60,1-6 - La gloria del Signore brilla sopra di te.
 Dal Salmo 71 - Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
 Ef 3,2-3a.5-6 - Tutti i popoli sono chiamati, in Cristo Gesù, a
partecipare alla stessa eredità.
 Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Abbiamo visto la sua stella in
oriente e siamo venuti per adorare il Signore. Alleluia.
 Mt 2,1-12 - Siamo venuti dall’oriente per adorare il re.
Dio per tutti
Molti lettori della Bibbia si fanno l’idea che nell’Antico Testamento Dio
abbia scelto un popolo e si sia concesso soltanto a lui. Così pure
pensano
che
la
novità
del
Nuovo
Testamento
consista
nell’universalismo della salvezza, prima riservata soltanto al popolo
ebraico. Questo modo di pensare è semplicistico e, in radice, non
esatto. È vero che Dio ha scelto un popolo tra tutti i popoli, ma non è
esatto pensare che così facendo Dio si sia donato soltanto agli Ebrei.
Anche IHWH è il Dio di tutti e per tutti! Gesù – e questa è la vera
novità – apre a tutti la possibilità di far parte del popolo di Dio alla
sola condizione di credere in lui, senza più l’obbligo dell’osservanza
della Legge mosaica, che Gesù reinterpreta ma non abolisce. Israele
ha sempre pensato la propria presenza nel mondo come una
mediazione di salvezza per tutti i popoli, analogamente a come la
Chiesa concepisce se stessa come mediazione salvifica nei confronti
dell’umanità intera. Come il popolo di Israele non si identifica con
tutta l’umanità, così anche la Chiesa, in quanto popolo di Dio, non
totalizza l’umanità, né di fatto né sul piano concettuale. La festa
dell’Epifania ci ricorda il piano di Dio, testimoniato sia nell’Antico che
nel Nuovo Testamento, di darsi e di essere per tutti gli uomini.
Luce per i popoli
La città di Gerusalemme è spesso menzionata come simbolo del
popolo di Dio. Anche il profeta della lettura “isaiana”, precisamente
del Terzo Isaia, si rivolge alla città di Gerusalemme come
personificazione del popolo di Dio: “Alzati, rivestiti di luce, perché
viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te”.
Il popolo di Dio è rivestito di luce, ossia della gloria di Dio. “Gloria di
Dio” significa la presenza di Dio. È Dio, dunque, che con la sua
Epifania del Signore - “Omelie per un anno 1”, Elledici
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presenza è luce per il suo popolo. Ripete il profeta: “Su di te risplende
il Signore, la sua gloria appare su di te”. Luce, gloria sono simboli
spiegati poi con “il Signore”. La caratteristica del popolo di Dio è
quindi la presenza del Signore in mezzo ad esso.
Ma il popolo di Dio ha una missione, che gli inerisce come essenziale
caratteristica, cioè di essere luce per gli altri popoli: “Cammineranno i
popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”. La scelta di
Israele come popolo di Dio è dunque in funzione di un’illuminazione
destinata a tutti i popoli.
Il popolo di Dio non propaganda se stesso, bensì testimonia nel
mondo la luce divina che lo riveste e lo fa vivere. La presenza di Dio
nel suo popolo, espressa attraverso il termine “gloria” e il simbolo
della luce, costituisce il popolo di Dio come mistero. E popolo di Dio
non è dunque soltanto un’entità sociologicamente rilevabile, ossia un
popolo tra gli altri; perciò l’Antico Testamento non identifica mai
“popolo di Dio” e “regno di Israele” o, come diremmo noi oggi, Stato
e Chiesa.
Dio vuol salvare tutti
L’apostolo Paolo è chiamato “l’apostolo dei gentili”, cioè delle genti,
perché ha predicato con forza che Dio vuole la salvezza di tutti gli
uomini e, inoltre, si è profuso con generosità per far giungere fino al
centro del mondo di allora, Roma, il Vangelo di Gesù. Nella lettura
liturgica odierna, Paolo parla del “mistero” a lui rivelato e che egli fa
conoscere: il “mistero” è appunto il piano di salvezza di Dio per tutta
l’umanità. Non soltanto i Giudei, ma tutti gli uomini sono chiamati “a
partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere
partecipi della promessa per mezzo del vangelo”. La chiamata e la
sua realizzazione sono possibili soltanto “in Cristo Gesù”, perché egli
è il “mistero”, cioè il piano salvifico di Dio introdotto nella storia.
Ora, la Chiesa è il popolo di Dio portatore della eredità e partecipe
della promessa, che forma il corpo di Cristo. E la Chiesa, in quanto
popolo di Dio, è un “soggetto storico”, cioè il “soggetto” della
presenza misteriosa di Gesù Salvatore.
In quanto la Chiesa non si fonda su se stessa, ma su Gesù Salvatore,
essa non si chiude in sé con autocompiaciuta soddisfazione, ma si
propone come “società” aperta ad ogni uomo e offre ad ogni uomo il
modello di una forma di esistenza autentica, l’esistenza umana come
quella di Gesù. In questo senso, la missionarietà della Chiesa non è
soltanto una sua funzione, un aspetto della sua attività molteplice,
ma una sua dimensione costitutiva essenziale. La Chiesa esiste per
offrire ad ogni uomo la forma autentica dell’esistenza umana che essa
riceve da Gesù, suo Signore e Salvatore. Possiamo dunque dire che la
Chiesa è aperta a tutti perché a tutti Gesù Cristo propone l’unica
forma di esistenza veramente umana, autentica, che è la sua.
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I Magi e la stella
Con i Magi si realizza la profezia del pellegrinaggio di tutti i popoli
verso Gerusalemme. Gesù è la piena rivelazione di Dio, il Salvatore, il
Messia; i Magi rappresentano i popoli pagani che vengono a Gesù.
Hanno visto una stella, che essi chiamano “la sua stella”, quella del
Messia giudaico. Guidati da quella stella, essi sono giunti fino a
Gerusalemme. Una volta giunti a Gerusalemme, ricevono spiegazioni
basate sulla Scrittura (“perché così è scritto per mezzo del profeta”).
E dalla Scrittura vengono a sapere che il Messia doveva nascere a
Betlemme: dunque, la Parola di Dio incarna la luce della stella, che
poi riappare e li guida fino a Gesù. Possiamo quindi interpretare la
“stella” e la “Parola di Dio” come equivalenti: sono la luce che guida a
Gesù.
Ogni uomo può arrivare a Gesù Salvatore e adorarlo se si lascia
guidare dalla luce della Parola di Dio. È la Parola di Dio che fa nascere
la fede e conduce ad “adorare” Gesù come Figlio di Dio. Questa
parola è aperta e disponibile a tutti sotto il cielo, come una stella che
ognuno può vedere.
La stella aveva suggerito ai Magi che Gesù era il “re dei Giudei che è
nato”: essi cercano un re. Ma la parola profetica corregge la loro
intuizione, facendo loro capire che Gesù è il “capo che pascerà il mio
popolo, Israele”: si noti il mutamento da “re” a “capo”, con la
precisazione che Israele è considerato “popolo di Dio” (letteralmente:
“il mio popolo”). Gesù dunque è inseparabile dalla Chiesa, popolo di
Dio, e i Magi arrivando a Gesù sono condotti alla Chiesa in quanto
popolo di Dio.
Ora, non soltanto a Gesù è diretto il pellegrinaggio dei popoli, ma
anche alla Chiesa. E in quanto popolo di Dio, che si lascia rivestire e
penetrare dalla luce della Parola di Dio, la Chiesa è destinata a
diventare a sua volta luce per tutti i popoli, una città posta sul monte
che attira a Gesù tutti gli uomini. Nella notte profonda del mondo,
dove regnano la violenza e l’odio, la Chiesa che segue Gesù e vive
come Gesù è, dentro la storia, un faro luminoso per tutti gli uomini.
Ma per essere veramente “luce” che attira a Gesù l’umanità, essa
deve proporsi realmente come popolo di Dio, come società alternativa
che vive una “forma” nuova di esistenza umana e di storia, ossia vive
come Gesù e in forza dello Spirito donato da Gesù.
Epifania del Signore - “Omelie per un anno 1”, Elledici
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