Corso di Antrpologia ed escatologia I parte 2006

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ESCATOLOGIA
I. Escatologia: categorie previe,concetto,questioni
epistemologiche.
II.La parusia: fondamenti biblici,
chiesa,
riflessione
teologica.
Il
purificazione, il fallimento definitivo.
la fede della
giudizio,
la
III. La risurrezione : fondamenti biblici,la tradizione.
La questione dell’identità dei corpi risorti.
IV. La vita eterna : fondamenti biblici e della
tradizione. L’eternità, la beatitudine, il paradiso. Cieli
nuovi e terre nuove.
V.La morte : apporto antropologico, fondamenti
biblici e dottrinali, evoluzione della problematica.Il
purgatorio.
Schema I
IL NOSTRO CAMMINO
DAL CREDO:
...e di nuovo verrà a giudicare i vivi e i morti...
...aspetto la risurrezione dei morti
...e la vita del mondo che verrà
PARUSIA COME
EVENTO....
CRISTOLOGICO
PARUSIA
ANTROPOLOGICO
VITA ETERNA
RISURREZIONE
COSMOLOGICO
I N T R O D U ZI O N E
Il termine escatologia deriva da:


= realtà finali, ultime (trad.della volgata novissima)
= discorso
indica lo studio
razionale e critico
(con un suo oggetto
metodo
statuto epistemologico
linguaggio)
finali non solo come ciò che arriva
al la fine
ma ciò che è il fine ( )
Il suo ambito specifico é il futuro
Il suo atteggiamento è la speranza
<<Il cristianesimo è escatologia dal
principio alla fine, e non soltanto in appendice: è
speranza, è orientamento e movimento in avanti e
perciò è anche rivoluzione e trasformazione del
presente...è l’aurora dell’atteso nuovo giorno che
colora ogni cosa della sua luce>>. J.Moltmann
Il termine escatologia, utilizzata per designare la tematica delle realtà
finali è recente: nel 1686 A.CALOV nella sua opera Systema locorum
theologicorum intitolò Eschatologia sacra il volume decimosecondo dell a
sua opera Sistema locorum theologicorum, dove si parlava dei temi della
morte , risurrezione, giudizio, compimento finale; entra invece nell’uso
corrente grazie a F.D.SCHLEIERMACHER all’inizio del 1800.
I. ELE MEN TI I NTR O D UTT IVI F ON DA M ENT ALI
I.1. QUANDO IL TEMPO DIVENNE STORIA
L'uomo, essere corporale e mondano, che occupa cioè uno ‘spazio’
definito, appartiene inesorabilmente al tempo. Egli è nel suo corpo e vive
necessariamente
nel tempo.
Che cosa è il tempo?
Tutti crediamo di conoscere la risposta talmente il tempo fa parte di noi,
ma appena proviamo a riflettere ci accorgiamo che
è quanto di più
sfuggente e misterioso si possa immaginare.
Agostino a tale domanda rispondeva:<< Che cosa è dunque il tempo? Se
nessuno me ne chiede, lo so bene : ma se volessi darne spiegazione a chi
me ne chiede, non lo so: così, in buona fede, posso dire di sapere che se
nulla
passasse,
non
vi
sarebbe
il
tempo
passato,
e
se
nulla
sopraggiungesse, non vi sarebbe il tempo futuro, e se nulla fosse, non vi
sarebbe il tempo presente. Ma in quanto ai due tempi passato e futuro, in
qual modo essi sono, quando il passato, da una parte, più non è, e il
futuro, dall'altra, ancora non è? In quanto poi al presente, se sempre fosse
presente, e non trascorresse nel passato, n on più sarebbe tempo, ma
sarebbe, anzi, eternità. Se, per conseguenza, il presente per essere tempo,
in tanto vi riesce, in quanto trascorre nel passato, in qual modo possiamo
dire che esso sia, se per esso la vera causa di essere è solo in quanto più
non sarà, tanto che, in realtà, una sola vera ragione vi è per dire che il
tempo è, se non in quanto tende a non essere? [...] >> 1
In verità
lo studio del concetto di tempo ha stimolato, nel lungo percorso
del pensiero umano, lo sviluppo di importanti specula zioni in tutte le più
importanti ‘scienze’ umane: dalla filosofia alla teologia, dalla fisica alla
psicologia; le diverse prospettive che ne sono affiorate non possono di
certo essere affrontate in questa sede. Per il nostro discorso è di indubbia
importanza però puntualizzare almeno quanto segue .
1.1. Tempo ciclico e tempo lineare
I popoli antichi
scandivano
il loro tempo in riferimento ai ritmi della
natura rappresentandolo secondo l'immagine di una ruota o di un cerchio
che ritorna su se stesso
da sempre e per sempre sotto l'azione del
movimento degli astri che ne regolano il corso. Di qui il tempo ciclico,
detto anche cosmico, determinato e misurato dalla rivoluzione delle sfere
celesti e, per il suo svolgersi ordinato e puntuale secondo la fig ura del
cerchio, è l'immagine mobile dell'eternità immobile e sua imitazione come
dice Platone nel Timeo.<< Il mondo e i suoi fenomeni astronomici e
biologici sono epifanie del divino.
movimento
ciclico,
cerca
di
L'uomo, frammento di questo cosmo in
inserirsi
nella
sacralità
della
natura,
riconoscendo al suo tempo la proprietà di riattualizzare il tempo originale
per mezzo delle celebrazioni cultiche>>. 2 L’esperienza rituale ha lo scopo
di attuare il passaggio dal caos all’ordine, dal tempo profano
Agostino, Le confessioni, XI, 14 e 18, Bologna, Zanichelli, 1968, pp. 759 .
1
2
RUIZ DE LA PENA,L'altra dimensione, Roma 1988, 46.
al te mpo
sacro. Come il ciclo non ha mai fine, così è l'esistenza umana, s ia
individuale che collettiva. L'uomo è un essere senza 'destino', sprovvisto
di una teleologia.
Il radicale cambiamento di tale visione si ha con la prima religione
monoteistica : Israel e professa la fede in un Dio che è causa e creatore del
mondo.
Gen 1,1-2,4. In principio Dio creò il cielo e la terra.
Tale
professione
di
fede
rompe
il
cerchio
del
tempo
a -storico,
eternamente ricorrente e postula un inizio, un principio. Il tempo è creato
con il mondo e, da questo punto iniziale, si sviluppa unilateralmente in
avanti. Il racconto non individua un inizio compiuto: la perfezione sta alla
fine dell'attività creatrice, nel settimo giorno quando Dio cessa da ogni
suo lavoro. L'archè è funzione di un telos; la protologia si orienta verso
l'escatologia.
Che cosa Israele ha più degli altri popoli per portare questo cambiamento?
Non ha intuito Dio nei fenomeni cosmici, né in una natura ierofantica, ma
ha fatto esperienza di Yahvè, lo ha incontrato nelle vicende del suo
divenire popolo. Ha fatto del suo rapporto con Yah vè non una religione di
epifania ma una religione di promessa; l e teofanie
non sono sanzioni di
un luogo o di un tempo cui tornare, ma ratifica di una parola che rimanda
al futuro.
<<Il mondo ora finisce di essere semplice natura per diventare
storia>>.3 Sono in discussione due libertà: quella di Yahvè e quella
dell’uomo, o meglio ancora due libertà dialogiche. E cosa è la storia se
non il rendiconto di libere esperienze relazionali?
3
Id, p.47.
1.2.Le dimensioni del tempo
Il tempo si articola in PASSATO,
PRESENTE e FUTURO
Le tre dimensioni si intrecciano tra di loro in un modo inscindibile.
a) Il passato non viene annullato dal presente ma assunto da esso
b) Il presente è il tempo in cui l’uomo vive. <<L’uomo struttura il suo
tempo a partire dal presente>>. 4 Esso è il condensatore del passato e
contemporaneamente il luogo dove si fa ricerca del possibile futuro.
c) Di conseguenza il futuro non risulta solo ciò che non è bensì la meta
cui tutta la vita dell’uomo tende. Esso è lo sviluppo e la realizzazione del
reale
1.3.Tempo pensato e tempo vissuto
Infine è importante citare anche la divisione bergsoniana tra tempo
pensato e tempo vissuto.
a)TEMPO PENSATO
E’ il tempo delle scienze esatte. E’ un fluire continuo di istanti, identici
tra di loro, che vanno dal passato al presente verso il futuro senza alcuna
distinzione tra di loro. E’ quindi una grandezza matematica, puntuale un
punctum mathematicum inesteso.
b)TEMPO VISSUTO
E’ il tempo specifico dell’uomo. Infatti ogni istante che l’uomo vive non è
mai uguale ad un altro;essi << sono animati da una pulsazione che li dilata
o li
4
comprime>>.5
Loco citato
Il tempo umano è relazionale. Si gnifica che è ‘il luogo’ dove l’uomo
vive e costruisce la sua personaità6 conoscendo se stesso, gli altri, l’Altro.
Di conseguenza il futuro non è allora solo
ciò che non è ma è la meta
cui tutta la vita dell’uomo tende. Esso è lo sviluppo e la real izzazione del
reale.
Occorre a questo punto fare alcune considerazioni:
1) Il futuro, per essere autenticamente umano deve essere un elemento di
continuità: deve essere il mio futuro, legato alla mia storia;
2) esso però deve contemporaneamente cont enere un elemento di novità (il
più di cui parlavamo prima) altrimenti ritorneremmo alla concezione
ciclica del tempo.
<<L’uomo è ora da qualcosa e per qualcosa.
Il tempo vissuto, allora, è per sua natura antropocentrico: è il tempo
dell’uomo, di que ll’uomo.<<L’uomo vive in quanto porta nel più profondo
della sua coscienza, la tendenza fondamentale a essere -sempre-più-sestesso>>.7
I.2.FUTURO INTRAMONDANO e FUTURO ASSOLUTO
L’uomo vive la propria esistenza come ‘essere verso’; una delle metafore
classiche, usate da svariati tipi letterari, che vogliono esprimere questa
condizione è quella del cammino.
R.DE LA PENA, L’altra dimensione, Città di Castello 1988, p.13.
5
6
Vogliamo utilizzare questo termine, forse poco corretto, per indicare quel processo
di crescita che fa scoprire e maturare nell’uomo il suo essere persona
7
A.SPADARO,Tra speranza e disperazione, in Nuova Responsabilità, Aprile 1997.
Camminare sì, ma verso dove? Quale è la meta verso cui l’uomo va? Il
suo terminus ad quem?
C’è anzitutto una meta, o meglio una serie di punti d i riferimento,
all’interno della nostra storia, verso cui l’uomo tende e costruisce la
propria vita. Parliamo allora di un futuro relativo perché resta comunque
circoscritto alla durata della nostra vita terrena. Esso è il compimento di
una progettazione umana.
Ma esiste un’altra meta, posta oltre la morte e perciò metastorica,
ultramondana, trascendente, ultima. Cerchiamo
di capire cosa vogliono
indicare questa serie di aggettivi:
1) metastorico: è posta oltre il primo limite umano che è il tempo,
2) ultramondano: “
primi aggettivi
“ oltre il limite dello spazio. Questi due
indicano che questa meta scioglie l’uomo dai vincoli
terreni Parliamo allora di un
futuro assoluto o futuro sciolto (dal latino
ab-solvere sciogliere da proprio perchè scioglie dai vincoli che la vita
terrena impone.
3)trascendente: è futuro donato, l’adventus, non quello che noi abbiamo
progettato, ma il futuro in senso proprio>>la Gerusalemme del cielo che
s c e n d e s u l l a f a t i c a u m a n a > > . 8P e r n o i c r i s t i a n i s i t r a d u c e c o n l e p a r o l e d i
Paolo<<vivere al cospetto di Dio>>.
4) Ultimo: è il fine , la realizzazione piena e completa della persona.
Per capire meglio la differenza tra i due tipi di futuro possiamo utilizzare
due personaggi:Ulisse ed Abramo. Ulisse sa c he la sua meta è la sua isola
8
G.GOZZELINO, Nell’attesa della beata speranza, , Bologna 1993,p.12; anche
D.WIEDERKEHR, Prospettive dell’escatologia, Brescia 1978,p.66.
Itaca, da cui è partito e che lo attende e che riconquisterà, là c’è la sua
casa e il suo cane Argo; Abramo invece parte solo in nome di una
promessa, ma che è una promessa divina, ha fede che ciò che lo attende è
al di sopra di ogni sua aspettativa e di ogni sua possibilità.
2.1.Speranza:attesa cristiana del futuro
Se il futuro vero, ardito e plenificante per l’uomo è vivere rivolto
nell’attesa del completamento della promessa fatta da Dio, il modo di
vivere questo tempo è la SPERANZA.
Occorre fare una distinzione tra ATTESA e SPERANZA.
1)L’attesa è riferita ad obiettivi raggiungibili, ben definiti;
2) la speranza rimanda ad un bene arduo , è un qualcosa che sfugge al
controllo di chi lo attende; la sua perdita è di-sperazione.
La speranza allora è porre la propria vita, nella piena libertà, sotto la
tutela del disegno salvifico di Dio ( cfrSal90).
L’evento fondante in cui Israele fa esperienza del Dio della Salvezza è
L’ESODO.
<<In questo luogo Israele ha conosciuto che Yahvè è colui che apre
una
strada umanamente impossibile di liberazione in un luogo altrettanto
impossibile come il deserto, creando la novità assoluta del futuro>>. 9
Yahvè è il Dio della promessa che, intervenendo nel presente, rimanda ad
un futuro che è umanamente impossibile e che, grazie alla sua Parola,
diventa
una
possibile
realtà.
<<Dio
stesso -dice
Moltmann-
viene
conosciuto da parte del popolo credente nel modulo della speranza come
9
BORDONI_CIOLA,Gesù nostra Speranza, Bologna 1988, p.16.
colui che è in mezzo a noi e ci precede, come la nube nel ca mmino degli
i s r a e l i t i n e l d e s e r t o d e l l ’ e s o d o > > . 10
L’AT vive la speranza in un futuro nell’al di qua della storia (la morte
costituiva ancora uno dei più grossi enigmi ).
Nel NT l’essenziale apertura della fede verso il futuro assume risonanze
totalmente
nuove
e
più
ampie.
Il
centro
è
naturalmente
il
Cristo.
Specialmente il suo passaggio nella morte dell’uomo. La sua morte è stata
vissuta,
dai
suoi
contemporanei,
come
la
morte
di
qualsiasi
altro
uomo<<come la morte del Messia mandato da Dio...come abban dono di
D i o , c o m e g i u d i z i o , c o m e m a l e d i z i o n e > > . 11E ’ c o s ì c h e G e s ù è a p p a r s o a i
discepoli.
Eppure,
entrando
nella
morte
dell’uomo,
dove
la
lontananza,
la
solitudine appare somma, Gesù ha rovesciato la situazione: là dove il
tempo è finito, esso si ritrov a inglobato, immerso nell’eternità così come
un fiume sfocia naturalmente nel suo bacino arricchendo quest’ultimo di
novità. <<In questa morte di Gesù Cristo si realizza insieme quella
profonda
continuità
nella
discontinuità
che
è
una
caratteristica
d e l l ’ e s c a t o l o g i a c r i s t i a n a > > . 12
I.3.CONCETTO DI ESCATOLOGIA
Se ci sono chiare le categorie fondamentali, possiamo ora tentare di
definire un concetto di escatologia:
10
MOLTMANN,Teologia della Speranza,
11
Ibid. p.215-216.
12
BORDONI-CIOLA, op.cit., p.18.
Brescia, pp.13.
l’escatologia è la riflessione credente sul futuro
della promessa atteso dalla speranza cristiana.
3.1 Escatologia e escatologie
Il
discorso
escatologico
non
è
esclusivo
del
cristianesimo;
tutte
le
religioni hanno approfondito, nel corso della loro storia, questo aspetto.
Vogliamo qui brevemente individuare gli elementi comuni e le differenze.
Elementi comuni
1.
Sia il cristianesimo che le altre religioni hanno viva coscienza
del bisogno di salvezza dell’uomo .
2. In tutte le religioni c’è la convinzione che la vita ultraterrena, sarà
caratterizzata dal superamento del l’estraneazione dell’uomo da Dio,
in una maniera che si attua <<soltanto passando attraverso la
m o r t e > > . 13
Elementi di differenza
1.
Le altre religioni concepiscono il mondo prevalentemente in chiave
negativa,
come
illusione;
salvezza
significa,
per
l’uomo,
liberazione da questo mondo; il cristianesimo interpreta il mondo
in chiave fondamentalmente positiva, come opera di Dio, quindi
buona, di conseguenza ci si salva in e con questo mondo.
13
H.KUNG, Vita eterna? Milano 1983, p.76.
2.
Le religioni orientali intendono lo stato finale dell’uomo in modo
impersonale, come un non essere; il cristianesimo lo interpreta in
modo
3.
Le
religioni
orientali
credono
nella
reincarnazione,
cioè
nel
succedersi di nuove vite terrene attraverso le quali l’uomo può
purificarsi e perfezionarsi: il cristianesimo sottolinea l’un icità
della persona e l’inscindibilità di anima e corpo che, insieme,
grazie a Cristo, vengono redenti.
4.
Il futuro assoluto, per le altre religioni, consiste in un qualcosa
che; il cristianesimo lo individua in qualcuno.
5.
Per le religioni orientali, i l futuro assoluto è una dimensione che
verrà,
totalmente
separata
dalla
storia
di
ognuno
di
noi;
il
cristianesimo proclama il paradosso del già e non ancora. Un
futuro che è già presente nella nostra vita.
I.4. QUESTIONI EPISTEMOLOGICHE
4.1. Posizione all’interno della teologia: le fonti
L’escatologia è anzitutto
teologia. Ciò comporta
che le sue fonti
principali sono quelle proprie del ‘ discorso su Dio’: Scrittura, Tradizione
e Magistero.
Ma l’escatologia è in particolare teologia delle cose ultime; essa dunque
deve essere posta all’interno di quella vasta panoramica in cui si è
selezionata
la
teologia
dommatica
moderna.
Tale
settorialità,
naturalmente, è valida, in un ottica di una ‘diaconia teologica’ più
fruttuosa e completa possibile.Le m olteplici discipline, pur trattando nella
loro
riflessione,
oggetti
diversi,
fondamentale oggetto di ricerca,
hanno
comunque
come
unico
e
la Rivelazione di Dio, tramite la storia
della salvezza, che ha come suo vertice Gesù il Cristo.
Chiarito questo punto essenziale, diciamo che la nostra disciplina è
posta all’interno di un’ellisse che ha come suoi fulcri da una parte la
cristologia, dall’altra l’antropologia che sono, in ultima analisi, le sue
fonti specifiche.
CRISTOLOGIA
ESCATOLOGIA
ANTROPOLOGIA
a)ESCATOLOGIA E CRISTOLOGIA
Il rapporto tra cristologia ed escatologia non è soltanto un legame tra
due discipline teologiche, ma <<una mutua fecondazione tra il fondamento
della nostra fede che è Cristo e il significato escatologico delle sue parole,
d e i s u o i g e s t i e d e l l a s u a p e r s o n a , i n s e s t e s s a e i n n o i > > . 14
La stretta correlazione può essere sintetizzata in affermazioni:
1. La cristologia deve evolversi escatologicamente;
2. La cristologia deve costituire il fondamento della e scatologia cristiana e
la sua costante norma.
14
BORDONI-CIOLA, op.cit.,p.41.
1.L’Incarnazione
è l’EVENTO fondante per la vita dell’uomo.Proprio
perché è un evento, non è qualcosa di statico, avvenuto duemila anni fa e
ormai passato, ma è dinamico, nel senso che è iniziato con la v enuta
storica e continua con i suoi effetti tutti i giorni della vita umana, ed è
proteso verso un tempo ultimo.
E’ una realtà, cioè, in rapporto ad una
visione storica del mondo e della presenza operante di Dio nel mondo,
diretta verso la manifestazione finale di dio che concluderà la storia.
allora possiamo affermare che l’escatologia è il luogo in cui
si colloca
l’evento cristologico.
2. Contemporaneamente la cristologia è il luo go di novità della escatologia
Anzitutto perché l’Incarnazione costitu isce l’anticipazione del futuro: Se
l’essenza della vita eterna è, in pratica vivere al cospetto di Dio, ciò già si
verifica nella sua venuta nella carne, anche se questa venuta non esaurisce
l’attesa finale del totale rinnovamento dell’uomo e del mondo.
Inoltre l’evento pasquale è la norma costante dell’escatologia.
Per
evento pasquale intendiamo la sintesi tra croce e gloria. Ora una visione
escatologica del mondo deve passare anzitutto sotto il segno della croce,
per evidenziare tutti i suoi limiti , tra cui c’è il pungiglione della morte;
ma tale visione passa poi, attraverso l’assunzione dei limiti, verso una
gloria finale...
b)ESCATOLOGIA ED ANTROPOLOGIA
L’Escatologia è stata sempre direttamente coll egata all’antropologia. La
tradizione
dogmatica
testimonia
che
le
varie
concezioni
dell’uomo
(teniamo presente che per dare una definizione di uomo, interferiscono
varie discipline:filosofia, storia, teologia...) hanno sempre influito sul
dato escatologico, spesso apportando anche una certa riduzio ne del dato
cristiano.
Per
avere
dualistica
della
un
lettura
esempio
della
basta
realtà
pensare
che
ha
all’eccessiva
suscitato
una
tensione
serie
di
problematiche:
a) Eccessivo estrinsecismo tra naturale/soprannaturale
b) ‘
c)
separazione tra indiv iduo/realtà
‘
‘
tra corpo/anima
4.2. Metodo e difficoltà
Circa il metodo occorre fare una importante precisazione: <<Dobbiamo
a v e r c h i a r o c h e q u i t o c c h i a m o i l i m i t i d i o g n i p e n s a b i l i t à > > . 15 P a r l a r e d i
‘ciò che sarà’ oltrepassa tutte le possibilità del mondo e quindi anche
della nostra facoltà di rappresentazione. Evidentemente è proprio per
questo che emergono tante difficoltà nell’accettare o solo
nel trovare il
linguaggio adatto per poter discutere di queste cose.
La
regola
metodologica
che
occorre
tenere
presente
è
quella
che
K.Rahner chiama ‘processo di smitologizzazione. La conoscenza umana è
sempre bipolare: concettuale e visiva. Siamo in grado di pensare solo
attraverso una rappresentazione, ma possiamo anche pensare co se che
accadono fuori dalla nostra rappresentazione utilizzando altre entità in
aiuto. <<La realtà pensabile e non rappresentabile in se stessa è un
processo dove la singola immagine e rappresentazione restano appunto solo
immagine e rappresentazione, senz a valere in sé stessa, per la cosa pensata
15
G.GRESAKE,Breve trattato sui novissimi, Brescia 1982, p.63.
in quanto tale. In molti casi nella teologia non si può affatto dire dove
e s a t t a m e n t e c e s s a l a ‘ r e s ’ e c o m i n c i a l a ‘ p u r a i m m a g i n e ’ > > . 16C o m p i t o d e l
teologo e del credente è quello di sottoporre <<a critica , in ques to senso,
gli schemi rappresentativi dei concetti religiosi impiegati nel dogma
accettando il continuo controllo del magistero ecclesiastico affinché nulla
v a d a p e r d u t o d e l c o n t e n u t o d i f e d e > > . 17
Forme di linguaggio
E’ importante notare la distinzione tra d ue particolari tipi di linguaggio:
quello profetico e quello apocalittico.
Nel linguaggio profetico si narra partendo dal basso, dal presente verso il
futuro, facendo leva sulla continuità dell’adesso con dopo, <<attestando
che
il
futuro
dipende
anche
dal le
mosse
della
libertà
umana,
e
s o t t o l i n e a n d o l ’ e s i g e n z a d e l l ’ i m p e g n o d e l l ’ u o m o n e l l a s t o r i a > > . 18
Il linguaggio apocalittico parte invece dall’alto, procede dal futuro al
presente , e mette in evidenza la discontinuità dell’aldiquà con l’aldilà,
proclamando l’iniziativa decisiva del mistero divino .
16
K.RAHNER,La risurrezione della carne, in ID.,Saggi di antropologia
Soprannaturale, Roma 1965, pp.443-465,qui 452.
17
18
Ibidem, p.453.
G.GOZELLINO, op. cit., p.31.
Schema II
I. N O ZI O NI I N TR O DUT TI V E F ON D AM E NT ALI
I. Ch e co sa è l ’ esca to lo g ia
2 .Le ca t eg o r ie p rev ie :
a ) Fu tu r o
che cosa è
il tempo?
-quando il tempo divenne storia
tempo ciclico/tempo lineare
passato/presente/futuro
tempo pensato e tempo vissut o
-futuro intramondano e futuro assoluto
b ) Sp e r a n za: att es a c ris tian a d el f u tu r o
3 .Co nc e tto di Esca to lo g ia
4 . Qu es tio ni e p ist e mo lo g i ch e
a)f o n t i
(an t ro p o lo g ia e cr ist o lo g ia )
b ) me to d o e d if f ico lt à
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