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PERCORSI DI MUSICA E ARTE.
Dall’Ottocento ai contemporanei
Giovedì, 24 agosto 2006, ore 21.45
Relatore:
Piero Bonaguri, chitarrista.
Moderatore:
Gabriella Mazzoli, insegnante
Moderatore: Buonasera e benvenuti. Siamo qui per assistere al concerto del chitarrista Piero
Bonaguri: “Percorsi di musica e arte dall’800 ai contemporanei”. In presenza di una
personalità e di una statura professionale di questo genere, noi abbiamo questa sera una
grande possibilità: quella di scoprire, al di là della frantumazione, della irrelazione, della
frammentarietà cui il mondo e la cultura di questo tempo ci consegna, la strutturale e
sostanziale unità delle espressioni artistiche. Vale a dire, l’unità del cuore umano e dei suoi
desideri. L’energia di una ragione disposta a cogliere i nessi, le relazioni tra le cose, e
attraverso questi indagare e scoprire i desideri autentici che animano il nostro essere. Di
indagare e scoprire quel punto di fuga, come don Giussani ci ha insegnato, quel punto di
fuga sempre presente, che letto nella realtà ci permette di non far morire il desiderio e di
aprirlo invece a un sospiro di infinito, ad un’attesa di infinito. Gli artisti, i geni, in questo
sono guida e maestri. Ecco perché è così seriamente importante riscoprire l’arte. Essere
aiutati ad accostarsi ad essa con strumenti interpretativi più adeguati. Trarre questa sera
profitto e godimento da un generoso artista, che contrariamente a quanti tengono
gelosamente per sé le scoperte e i segreti di tanti anni di lavoro duro, anche se penso
entusiasmante, offrono conoscenze e acquisizioni per amore della gente, per amore della
realtà umana. E perché lo fanno? Perché sono abituati da un’educazione potente a sentirsi in
unità con un cosmo che, nella sua ordinata compagine, rivela una salvifica razionalità. Del
maestro Piero Bonaguri, un dettagliato curriculum lo avete nell’ultima pagina del
programma di sala, mi limiterò pertanto a pochi cenni: diplomato con lode al Conservatorio
di Parma, Diploma di merito all’Accademia Chigiana di Siena, ha avuto fra i suoi maestri A.
Segovia, A. Diaz, E. Tagliavini, O. Guillias, del quale è stato assistente, e molti altri
prestigiosi nomi. Docente al Conservatorio di Bologna, tiene corsi, seminari e concerti in
oltre 45 Paesi nei 5 continenti. E’ stato solista in numerose orchestre, fra cui la Toscanini, la
Haydn, la Sinfonica di Sanremo. Questa sera ci presenta la terza parte di una trilogia pensata
e già sperimentata nelle scuole superiori e nelle università. Una trilogia di percorsi musicali,
opere pittoriche e brani di letteratura che dal Rinascimento attraversa il Barocco e
l’Illuminismo, giungendo al Romanticismo e fino ai nostri giorni. Questa sera il maestro ci
presenta il Novecento, partendo, per facilitarci in questa impresa entusiasmante che richiede
tutta la nostra carica affettiva e la nostra attenzione di cuore e di ragione, dall’Ottocento. E
adesso la parola al maestro Bonaguri.
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Piero Bonaguri: Buonasera, grazie e due parole di introduzione, veramente due parole,
perché vorrei lasciare che fosse poi la musica e l’immagine a dire. Come forse si è capito, lo
scopo di questo momento è di aiutare soprattutto ad entrare dentro l’ascolto, un ascolto
personale e consapevole della musica. In questo senso, l’utilizzo delle immagini - ogni pezzo
è quasi sempre accompagnato da una immagine, e anche da qualche breve scritta - ha la
funzione di aiutare all’ascolto della musica. Questi abbinamenti, che in genere hanno anche
una certa attinenza storica, geografica, servono a me, sono delle suggestioni che io per primo
ho trovato e quindi vi propongo, nella speranza che aiutino a favorire quel clima di ascolto, a
sintonizzarsi con questa musica così difficile del ‘900. C’è un limite in questo lavoro, del
quale mi scuso fin dall’inizio, che per riuscire a contenere in un’oretta l’ascolto e le
immagini, ho dovuto anche un po’ privilegiare la scelta di pezzi molto brevi. Già la musica
del ‘900 è difficile, in più sono anche pezzi brevi, per cui rischia un po’ di essere confusa da
questa successione veloce di stimoli. L’altra cosa che vi volevo preannunciare, per chi non
fosse un po’ famigliare con questa musica che, in particolare in alcuni momenti, ha una
durezza che fa parte del gioco, è che questa musica ha un impatto, come dire, abbastanza
sconvolgente, in particolare la musica dell’espressionismo, Schoenberg ma anche Cappelli
che è un neo espressionista, come anche alcune cose che io ho chiamato la razionalizzazione,
quindi Stockhausen, Togni. Viceversa, la prima e l’ultima parte sono sicuramente più
fruibili. Io credo che, proprio in questa musica difficile, l’aiuto delle immagini può
veramente facilitare un rapporto personale. Ovviamente non si tratta di aver la pretesa di
capire tutto subito, ma di lasciarsi provocare da questo segno che è l’opera d’arte. Quanto
agli abbinamenti, per non appesantire, non mi metto a spiegare perché li ho scelti. Li lascio
all’ascolto e alla riflessione di ciascuno.
Magari qualche cosa posso dire adesso. Ad esempio, la luminosità, la leggerezza, la grazia
del primo pezzo che suono, evidentemente io le ho trovate anche nell’immagine di Goya che
ho abbinato al pezzo, viceversa un po’ più avanti la sensazione di oscurità che c’è nel quadro
di Monet, le ninfee, la sensazione di qualcosa di galleggiante, di acquatico, di fluttuante sono
tutte cose che accomunano il quadro di Monet al brano di Manuel de Faglia, un pezzo
influenzato dall’impressionismo e quindi da Debussy. Però, capite, che se ci mettiamo ad
approfondire queste cose diventa più una conferenza, invece ci tengo che sia proprio un
momento di ascolto. Quindi, io comincerei. Ecco, attenzione, nel passaggio fra ‘800 e ‘900,
a quel pezzo di Grieg dove si sente che comincia un po’ a scricchiolare il linguaggio della
musica cosiddetta classica, così come nel quadro abbinato di Munch iniziano a scricchiolare
i canoni figurativi tradizionali. Ma entriamo dentro la vicenda.
Viene eseguita la musica
Ecco, capisco che non è facile ascoltare. Ma entriamo nella parte difficile: una parola che
può servire è la parola frammentazione, che descrive il linguaggio di tanta musica
contemporanea. Quindi, non spaventiamoci per questa frammentazione, che del resto
vediamo anche nell’arte.
Viene eseguita la musica
Qui può servire avere una idea di questi frammenti di Ungaretti su cui Cappelli ha scritto
questo pezzo. I frammenti di Ungaretti parlano, il primo, della pietra del San Michele, il
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secondo ed il terzo di questo pianto che non si vede, e poi c’è il quarto: “Quando trovo in
questo mio silenzio una parola scavata è nella mia vita come in un abisso”. Il quinto è il
mare e il sesto è il cuore.
Viene eseguita la musica
In quest’ultima sezione abbandono il criterio che ho usato finora, quello di seguire e di
illustrare varie scuole, varie tendenze. Ora faccio vedere immagini appartenenti ad autori di
tendenze varie, che magari abbiamo già incontrato, che possono essere però accomunate da
questa positività nel guardare, dopo tanta frammentazione e tanta incomunicabilità. In essi
non predomina il problema di un linguaggio nuovo, ma lo stupore per una cosa bella, senza
nulla togliere a quello che abbiamo visto finora. Magari poi alla fine prendo altri tre minuti
per ripercorrere velocemente, fare una brevissima carrellata di tutto quello che abbiamo visto
e dire qualche altra parola sugli abbinamenti che ho pensato e sui criteri che mi hanno
guidato nella scelta.
Viene eseguita la musica
Due immagini di Congdon: la prima è questa immagine tremenda di New York fatta negli
anni ’40, ‘48, quando lui era un esponente di spicco dell’action-painting, espressionismo
astratto. Lui non ha mai rinnegato questa sua appartenenza, però poi nella sua vita, in seguito
alla conversione, la sua arte ha subito, pur rimanendo se stessa, un grande cambiamento e
nell’ultimo quadro trovato sul cavalletto, dopo la sua scomparsa, è evidenziata questa
posizione, diciamo così, più costruttiva. Per questo io, abitualmente, abbinavo a questa
seconda immagine di Congdon, che poi vedremo, un pezzo di musica dell’amico Pippo
Molino, che credo sia presente in sala, che è stato amico anche di Congdon. Il pezzo è stato
scritto praticamente quando è stato fatto il dipinto dei “Tre alberi”, nello stesso anno, ed è
accomunato da questa tensione positiva, costruttiva. Di recente, però, ho scoperto un pittore,
Riccardo Secchi, che mi ha fatto avere questo straordinario “Campo di grano”, che trovo in
linea con questa tendenza e che possiede una luminosità tale che ho pensato di abbinare il
pezzo di Molino al “Campo di grano”. Poi invece finirò con un pezzo di musica di un
compositore che è stato allievo di Molino e – lo dico adesso così non mi interrompo più fino
alla fine – accompagnato dalla bellissima immagine di Hockey, che molti di noi, credo,
hanno visto recentemente.
Viene eseguita la musica
Con questa frase, credo notissima a tantissimi, volevo concludere. E’ una frase che rilancia
verso questo orizzonte infinito, a cui anche il Meeting quest’anno ci ha così suggestivamente
richiamato. La musica di Tagliamacco – do un piccolo suggerimento – è come fatta ad
ondate successive, ciascuna delle quali non è conclusiva, ma richiama la seguente. Non so
fino a che punto questi paragoni siano forzati, ma queste colline in cui c’è sempre un
orizzonte, un orizzonte finale verso cui andare, mi sembra che possano essere una chiave di
lettura anche per l’ascolto della musica.
Viene eseguita la musica
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Grazie. Vi ringrazio. Ripercorriamo quello che abbiamo visto e sentito. All’inizio ci siamo
confrontati, abbiamo ascoltato il linguaggio classico-romantico, partendo da questo pezzo
ancora così influenzato dallo stile galante, lo stile rococò di Mozart. E’ un pezzo piacevole,
di intrattenimento, senza particolari problemi esistenziali, ben abbinato quindi con la
luminosità del quadro di Goya. Il quadro che ho abbinato al pezzo di Paganini, la romanza,
questa cosa così sentimentale, ma anche un po’ teatrale, raffigura una signora ingioiellata
che sembra proprio un personaggio del teatro musicale dell’Ottocento. Il pezzo breve per
pianoforte di Mendelssohn l’ho abbinato al quadro del contemporaneo di Mendelssohn, il
tedesco Friedrich, che raffigura due persone che guardano la luna. Ora, questo linguaggio
musicale del classicismo e del romanticismo, verso la fine del ‘900, va in crisi, è come se
venisse dissolto quasi dal suo interno, scardinato dal suo interno. Il pezzo di Grieg, con il
ripetersi di quelle dissonanze, dà proprio questa idea di interiore scardinamento, ben espressa
dal quadro di Munch e dalla frase di Kafka.
Poi, andando avanti, troviamo l’impressionismo dove, rispetto alla consequenzialità del
discorso logico musicale, prevalgono le sensazioni, la scoperta del suono, così come
nell’impressionismo pittorico troviamo la scoperta del colore quasi come entità fine a se
stessa, svincolata dalla sua funzione rappresentativa. Debussy è stato l’innovatore,
l’iniziatore dell’impressionismo in musica. L’espressionismo, invece, anziché puntare sulla
sensazione, punta sulla espressione, a volte anche sul grido della lacerazione interiore del
musicista. Qui, nei piccoli pezzettini di Schoenberg, c’è proprio una frammentazione, come
se volutamente quello che sentiamo non c’entrasse più nulla, o quasi, con quello che
abbiamo appena sentito e con quello che sentiremo. C‘è una condensazione enorme del
linguaggio e siamo come impediti nel mettere insieme le cose. Questa frammentazione
voluta, che crea l’ effetto straniante che ci rende un po’ come spaesati, viene riprodotta in
quest’uomo letteralmente a pezzi dipinto da Klee. Munch è, diciamo così, un precursore
dell’espressionismo, mentre Cappelli, vivente oggi, è quasi un post-espressionista, però nella
sua musica c’è questa violenza, questo grido, questa lacerazione che avete sentito in questo
frammento, per cui lui stesso suggeriva l’abbinamento col quadro di Munch che vi ho fatto
vedere: questa esplosione, questo cielo, questo urlo di quest’uomo solo, di fronte alla sua
angoscia, abbandonato anche dai suoi amici. I tre piccoli esempi di musica neoclassica
riprendono forme del passato: la sarabanda, la fuga e il pezzo di Stravinskij. Alla sarabanda,
comunque malinconica, ho abbinato quella immagine di Warhol, che sembra quasi un
mosaico, quindi sembra in qualche modo rifarsi anch’essa al tempo passato. Mi piaceva
molto l’abbinamento di questo quadro di Matisse con la fuga di Ugoletti, questa tensione
verso l’alto. Sappiamo poi la fine che ha fatto Icaro, la sua caduta è correlata a quelle discese
che ci sono anche nella musica, che finisce con tutte quelle scale discendenti. Anche la
malinconia velata della immagine di Chagall, mi sembrava stesse bene con Stravinskij.
Tra l’altro, sono russi tutti e due, tutti e due hanno vissuto sia in Francia che in America. Ci
sono quindi delle comunanze storiche e geografiche. Appropriata anche la frase ironica di
Stravinskij, che ci avverte che dal presente non si esce, che non possiamo evitare di essere
contemporanei. L’astrattismo in arte (Kandinskij) ha coinciso, negli anni Venti, con la
elaborazione della tecnica dodecafonica. Schoenberg negli anni Venti ha elaborato il suo
sistema, quindi anche lui ha razionalizzato l’esplosione espressionistica che avevamo sentito
nei frammenti precedenti. Io non avevo pezzi di Schoenberg di quegli anni da suonare, di
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stile dodecafonico, allora ho preso un autore dodecafonico molto più moderno, Camillo
Togni, e ho fatto sentire due pezzi di Togni usando questa tecnica così razionalizzante della
dodecafonia, abbinata ad immagini più geometrizzanti, esempio di un astrattismo
geometrico, che ricerca quasi una purezza, uscendo dalla raffigurazione della realtà, dalla
descrizione della realtà.
Poi, di solito, l’abbinamento Cage- Warhol è un abbinamento che tutti quanti capiscono e
apprezzano. L’elemento volutamente ripetitivo esprime bene questi concetti, tutto costruito
nella ripetizione degli stessi 4, 5 suoni in modi diversi, sempre con lo stesso ritmo
martellante dall’inizio alla fine. Come diceva Cage in quella frase, è come se lui volutamente
avesse voluto fare un pezzo che non dice nulla, che non esprime nulla in senso tradizionale.
C’è poi da chiedersi se è vero. Secondo me no, secondo me, in realtà, questa musica ha una
carica espressiva forse superiore alle stesse intenzioni dell’autore. Comunque, ho sempre
pensato che stesse molto bene l’abbinamento con questa serie di bottiglie tutte uguali, ma
tutte leggermente diverse, con questa ripetizione mai proprio uguale degli stessi 4, 5 suoni. E
poi, passando allo sguardo positivo, mi è piaciuta quella frase di Einstein che ho trovato
recentemente. Mi ricordo che una volta Molino, che forse è presente in sala e dopo lo
salutiamo, diceva che il suo modo costruttivo di scrivere musica non gli deriva tanto dagli
studi sul linguaggio musicale che ha fatto al Conservatorio. Non sono cose che si rielaborano
a tavolino, bisogna che succeda qualcosa nell’esperienza di una persona, perché venga fuori
questa voglia di costruire senza rinnegare nulla delle proprie scelte, dei propri studi e delle
proprie conoscenze. Il pezzo di Molino, come anche il pezzo del suo allievo, forse exallievo, Tagliamacco, sono pezzi di musica di autori che hanno affrontato la temperie della
modernità, con tutto quello che ha voluto dire. Molino, per esempio, è stato allievo di
Donatoni, che è stato uno dei nomi più importanti di un certo strutturalismo musicale, però,
così come anche per Congdon, è successo qualcosa nella sua vita. Non so se c’è Pippo
Molino in sala, se ci fosse, mi piacerebbe, se siete d’accordo, salutarlo e salutarvi risuonando
il suo pezzo.
Viene eseguita la musica
Per caso c’è anche Riccardo Secchi? Se ci fosse o se ci fosse Marie Micelle, li salutiamo.
Grazie, arrivederci.
Moderatore: Ricordo che all’uscita è in vendita un Cd del maestro Bonaguri. Grazie a tutti,
buona sera.
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