Storia contemporanea Seminario Prof.ssa A n n a C i t a r e l l a

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Storia contemporanea
Seminario
Prof.ssa
Anna Citarella
Dalla Restaurazione
all’Imperialismo
La restaurazione vista da un rivoluzionario
 Una buona descrizione dello spirito della
Restaurazione del dopo 1815 venne da uno che la
combatté, Giuseppe Mazzini.
 “Napoleone era caduto: il moto ascendente della
Rivoluzione francese cessato. Ventidue anni di guerra
avevano stancato l'Europa. La pace scendeva
invocata, ed era benedetto, qualunque si fosse, chi la
recava [...]. Altare e trono si puntellavano l'uno
coll'altro. - E nondimeno, inquieti e quasi tormentati
da un presentimento, i re vincitori si stringevano a
consiglio e studiavano nuove difese contro tempeste
che nulla annunziava.
La restaurazione vista da un rivoluzionario
 Il trionfo che quasi sempre disgiunse i collegati nella
battaglia, suggeriva ad essi la necessità di un vincolo
più potente. Gelosi, sospettosi l'uno dell'altro,
soffocavano ogni gara, ogni diffidenza per prepararsi,
come contro un ignoto nemico, una forza comune
[...]. Nel nome profanato di Dio, la Santa
Alleanza inaugurava una nuova politica: i padroni del
mondo s'univano contro l'avvenire”.
 Giuseppe Mazzini, La Santa Alleanza dei popoli, 1849
La lotta per l’indipendenza degli anni ‘20
 L’America Latina verso l’indipendenza:
 1) Nel 1808 esplosero tensioni già latenti.
 2) Le classi dirigenti coloniali spagnole si
divisero in:
 A) Peninsulari: fedeli alla corona spagnola e a
capo di governi ribelli antifrancesi;
B) Creoli. Che auspicavano un distacco dalla
madrepatria.
La lotta per l’indipendenza degli anni ‘20
 Tre fronti di lotta per l’indipendenza:
 1) Messico
 2) Venezuela-Colombia-Equador
 3) Argentina-Uruguay
1820-21 in Europa
 1820: rivolta tra le truppe spagnole a Cadice.
 1823: Monarchia costituzionale in Spagna: abolizione
del tribunale dell’Inquisizione, soppressione di molti
conventi, confisca dei beni ecclesiastici.
 Luglio 1820 moti in Italia meridionale.
 Agosto 1820 moti in Portogallo, che diventa monarchia
costituzionale
 Gran Bretagna congiura Cato street contro il governo
conservatore per vendicare il massacro di St. Peter’s
filds a Manchester dei manifestanti contro le Corn
Laws.
 1819-20 Six act. Rafforzamento dei poteri di controllo
dell’ordine pubblico.
1820-21 in Europa
 Germania. Agitazioni studentesche.
Metternich emana i decreti di “Karlsbad” che
rafforzavano la censura e il controllo
poliziesco.
 Austria. Sommovimenti nazionalistici e liberali
in Boemia e in Lombardia.
 Russia. Richiesta di riforme istituzionali dagli
ufficiali dell’Esercito.
 1820: Congresso di Troppau per fissare i
principi sul reciproco intervento tra gli stati
convenuti: Austria, Francia, Gran Bretagna,
Prussia e Russia.
I moti francesi del 1830
 Carlo X : Svolta reazionaria e ultraclericale.
 27-29 luglio 1830 tre gloriose giornate.
 Luigi Filippo Borbone d’Orleans, re per volontà
della nazione.
 Monarchia costituzionale di Luglio fino al 1848.
 Ascesa economica della Francia:
 Industria
 Sistema bancario. Al quasi monopolio di Rothschild
si affianca il Crédit Mobilière dei Pereire, che
inventano uno strumento adatto al tipo di
investitore francese che è cauto ma esigente:
l’obbligazione.
I moti francesi del 1830
 Sviluppo della rete ferroviaria.
 Politica liberista con Guizot.
 Malcontento tra i lavoratori dell’industria.
 Lione 1831
 Parigi 1834
 Insurrezioni operaie represse nel sangue.
1831 in Italia
 Sollevazioni a Parma, Modena e nello Stato
Pontificio ad opera di élite carbonare.
 Carlo Alberto. Atteggiamento reazionario
represse con severità una cospirazione che nel
1833 coinvolse Mazzini e Garibaldi.
Mazzini (Genova 1805-Pisa 1872)
 Uomo politico italiano, protagonista del movimento
nazionale italiano e simbolo del nazionalismo liberale
e indipendentistico ottocentesco.
 Dall'ambiente familiare (padre già giacobino e madre
giansenista) trasse forse la spinta alla via della lotta
politica e delle sette liberali. Da affiliato alla
Carboneria conobbe per la prima volta il carcere e poi
l'esilio. Riflettendo sul fallimento dei moti del 1820-21
e del 1830, fondò a Marsiglia la Giovine Italia (1831). I
suoi ideali repubblicani, unitari e democratici
trovarono un personale complemento in un'acuta
religiosità laica e in un'aspra avversione alle teorie
della lotta di classe, cui anteponeva l'idea di nazione.
Mazzini (Genova 1805-Pisa 1872)
 Al centro di molti tentativi insurrezionali, critico delle
speranze neoguelfe in Pio IX, fu attivo protagonista
del 1848 italiano, fra Milano, Firenze e Roma.
Dall'esilio fondò poi il Partito d'azione e sino al 1859 fu
critico dei tentativi di Cavour e cercò di spingere più
innanzi Garibaldi. Nel 1859 mise però da parte la
pregiudiziale istituzionale antimonarchica.
 Dopo l'unità insisté sulla necessità dell'associazione e
dell'educazione morale delle masse lavoratrici.
Garibaldi
L'immagine di una possibile alternativa
democratica alla prospettiva moderata di Cavour e
del Piemonte fu, in un certo momento,
rappresentata da Giuseppe Garibaldi. In realtà
Garibaldi aveva già da tempo accantonata la
pregiudiziale repubblicana, aveva aderito - sia pur
criticamente - alla filosabauda Società nazionale
ed aveva abbandonato i giovanili contatti con
l'ambiente mazziniano. Nonostante questo, la sua
enfasi sull'azione dal basso dei volontari, i successi
militari, confrontati alle non esaltanti pagine
scritte dai generali piemontesi nella loro "guerra
regia" e - dopo il 1861 - la sua insistenza per la
conquista di Roma e la sua collocazione politica
nella Sinistra, avrebbero confermato la sua prima
immagine e il sospetto che i moderati nutrivano
nei suoi confronti.
I moti del 1848 in una celebre descrizione
 Nei moti democratici del 1848, che attraversarono
tutta l'Europa, determinante fu l'iniziativa popolare.
 “Non appena ebbi messo piede nella via respirai per la
prima volta l'aria delle rivoluzioni: il centro della
strada era vuoto; le botteghe non erano aperte [...].
 Le barricate venivano costruite con arte e da un
piccolo numero di uomini, che lavoravano con grande
diligenza, non come colpevoli incalzati dalla paura di
essere presi in flagrante delitto, ma con l'aria di buoni
operai che vogliono compiere presto e bene il loro
lavoro [...].
I moti del 1848 in una celebre descrizione
 Solo il popolo portava armi, stava a guardia dei luoghi
pubblici, vegliava, comandava, puniva; era una cosa
straordinaria e terribile vedere nelle sole mani di quelli
che non possedevano nulla, tutta quella immensa
città, piena di tante ricchezze, o piuttosto quella
grande nazione, perché grazie alla centralizzazione,
chi regna a Parigi comanda alla Francia. E così, il
terrore di tutte le altre classi fu profondo”.
 Alexis de Tocqueville, Una rivoluzione fallita. Ricordi
del 1848-1849, 1850-1851
Rivoluzioni del 1848
 Fatta eccezione per la Gran Bretagna, dove
erano state concesse importanti riforme
liberali, e per la Russia, dove la rigida
autocrazia dello zar non lasciava spazio alla
protesta popolare, tutta l’Europa fu
interessata da focolai rivoluzionari.
 Francia: Fine della monarchia di luglio.
Protesta della piccola borghesia, dei salariati e
dei contadini esclusi dalla vita politica.
Rivoluzioni del 1848
 1846-47. Incremento generalizzato dei prezzi.
Richiesta di una moderata riforma elettorale e
parlamentare per una mggiore rappresentatività
del corpo elettorale. Richieste respinte da Guizot.
 Luglio 1847. “Banchetti” che inneggiavano ai
principi rivoluzionari dell’89.
 22 febbraio 1848. Vietati i banchetti, barricate di
operai e studenti.
 24 febbraio 1848. E’ proclama ta repubblica con
suffragio universale maschiele e abolizione della
pena di morte per reati politici
Rivoluzioni del 1848
 Diritto al lavoro.
 Istituzione di opifici nazionali per garanttire il
salario a tutti.
 Costi elevati per lo stato. Fallimento, aumento delle
imposte, svolta autoritaria.
 Nella nuova assemblea costituente gli operai
restano ancora fuori. Insurrezione generale dei
lavoratori degli opifici nazionali repressa nel sangue
dal Cavaignac.
 Evidente il terrore della borghesia moderata
francese verso la questione operaia.
 Novembre 1848. Costituzione autoritaria e
accentratrice. Luigi Napoleone Bonaparte.
Unificazione italiana
Unificazione italiana
 1848 moti a Palermo e a Napoli: Ferdinando II
costretto a concedere la costituzione.
 Milano 5 giornate.
 Venezia insorge.
 23 marzo 1848 Carlo Alberto dichiara guerra
agli austriaci.
 La prima fase della guerra fu positiva. In
seguito il re fu costretto al ritiro per il venir
meno del sostegno delle altre dinastie.
Unificazione italiana
Unificazione italiana
 Abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele.
 Tutte le costituzioni concesse vennero ritirate
tranne lo Statuto albertino.
 Un nuovo passo verso l’unificazione: la politica di
Cavour.
 Cavour si allea con la Francia e la Gran Bretagna
contro la Russia nella guerra di Crimea.
 1856 Congresso di Parigi.
 Solidarietà di Napoleone III e di Clarendon, che
ruppero i rapporti diplomatici con il regno delle
due Sicilie
Unificazione italiana
Unificazione italiana
 Il Piemonte è alla guida del movimento
nazionale.
 1858 Accordi di Plombiers.
 1859 II guerra di Indipendenza.
 Armistizio di Villafranca-tradimento di
Napoleone III.
 Dimissioni di Cavour.
 Annessioni e plebisciti.
 1859. Spedizione dei Mille.
Unificazione italiana
 17 marzo 1861 nascita del Regno d’Italia.
 Questione veneta. 1865 alleanza con la Prussia.
 31 dicembre 1865 trattato commerciale con lo
Zollverein. Alleanza militare.
 1866 Terza guerra d’Indipendenza.
 La Prussia invade gli stati tedeschi alleati
dell’Austria.
 La Prussia con la vittoria di Sadowa conclude
una tregua con l’Austria e ottiene la cessione
del Veneto all’Italia.
Unificazione italiana
 La questione romana.
 Roma gode della protezione di Napoleone III fino
a quando fino alla sconfitta a Sedan nella guerra
Franco Prussiana del 1870.
 20 settembre 1870 Cadorna entra a Roma.
La presa di Roma
La presa di Roma 1870
Nel corso della guerra franco-prussiana, mentre la
Francia è in difficoltà, il Regno d'Italia attacca lo
Stato della Chiesa, con il fine da tempo atteso di
poter occupare Roma e di farne la sua capitale. La
spedizione militare italiana non incontra difficoltà
e sconfigge la debole resistenza papalina. L'Italia
moderata insieme a quella democratica esultano
per il raggiungimento di un antico obiettivo
risorgimentale. Il Papa si ritira sdegnato nel
Vaticano e la "questione cattolica" diventa uno dei
problemi maggiori per l'Italia laica e liberale.
Il Brigantaggio meridionale
Anche se mutuò aspetti del tradizionale banditismo, il brigantaggio
che percorse le campagne meridionali italiane dopo l'Unità (1861)
rappresentò un fenomeno nuovo legato alla protesta contadina
contro le forme dell'Unificazione piemontese e alla propaganda
filo-borbonica. Contro questo nuovo brigantaggio l'esercito
italiano combatté la sua prima lunga e aspra "guerra" post-unitaria.
L’unificazione della Germania
Zollverein
 1815. Nella sola Prussia ben 67 barriere doganali
divere.
 1818 Gli stati minori della Germania aderirono al
sistema prussiano, quindi negli anni a seguire
anche gli stati più importanti: Assia, Baviera,
Sassonia.
 1834: Zollverein promosso e controllato dalla
Prussia prevedeva libera circolazione di merci
all’interno dell’area tedesca e una tariffa unica per
le esportazioni.
 Massiccia industrializzazione. Protezione dalla
concorrenza estera e primo passo verso un sistema
politico unitario.
L’unificazione della Germania
 Bismarck e la Prussia furono le forze trainanti
dell’unificazione tedesca.
 Bismarck convinse Ludovico II di Baviera ad
offrire la corona imperiale della Germania unita a
Guglielmo I.
 18 gennaio 1871 nasce il secondo Reich tedesco
che raccoglieva l’eredità del Sacro Romano
Impero.
Ottone di Bismarck
Ottone di Bismarck
 Schoenhausen 1815 - Friedrichsruhe 1898)
 Diplomatico e politico tedesco, protagonista dell'ascesa e della
potenza del Secondo Reich.
 Discendente da un'antica famiglia aristocratica prussiana,
ricoprì incarichi di rilievo come ambasciatore della Prussia
all'Assemblea di Francoforte (1848-1849), a Pietroburgo e a
Parigi. Dal 1862 primo ministro e titolare degli Esteri della
Prussia, contribuì a fare di Berlino, battute l'Austria (1866) e la
Francia (1870-71), la capitale di uno stato tedesco unito e del
suo re, Federico Guglielmo IV, l’imperatore del Reich.
Ottone di Bismarck
 La sua visione politica si adeguò al mutare degli
avvenimenti, passando dall'iniziale alleanza con le
componenti liberali a quella con i gruppi più conservatori.
Rimase però costante la sua visione conservatrice del
mondo, minacciato dal liberalismo e dal socialismo (da qui
le sue battaglie contro il movimento cattolico e socialista).
Preoccupato da una certa modernizzazione industriale
favorì l'adozione di un'avanzata legislazione sociale.
Soprattutto però il suo nome è legato, in politica
internazionale, ai sistemi di alleanze (Lega dei Tre
Imperatori, Triplice Alleanza) con i quali intendeva
promuovere la Germania, neutralizzare l'Inghilterra,
contrapporre Francia e Russia. Se per una prima lunga fase
simili alleanze contribuirono a mantenere la pace fra le
potenze europee (sempre più armate, però), alla lunga
esse inaugurarono quella rigida contrapposizione di blocchi
che avrebbe condotto alla prima guerra mondiale.
Il militarismo prussiano
L'unificazione germanica e poi la vittoria sulla Francia nel 1870
decretarono la fama dell'esercito tedesco, poi perfezionata
dal comando di Hellmuth Karl Bernhard von Moltke e del suo
stato maggiore. La sua organizzazione, il meccanismo delle
riserve e della ferma breve permise di militarizzare la
popolazione tedesca come forse poche altre in Europa.
La forza dell'impero tedesco (Guglielmo II e
Bismarck)
 In Germania il senso della gerarchia e della
dinastia, che non entrò in contrasto con gli
spettacolari progressi in campo economico e
industriale della seconda metà dell'Ottocento,
erano legati anche al permanere
dell'egemonia della classe degli junker,
proprietari terrieri che continuarono a
detenere il controllo della classe degli ufficiali
e della burocrazia civile. Fu anche su questa
base sociale che si costruì il prestigio interno
dell'Impero e la sua politica di potenza
internazionale.
Le trasformazioni sociali dell’età industriale
 Trasformazioni:
 1) Quantitative: urbanizzazione, aumento della
popolazione, migliori condizioni igienico-sanitarialimentari.
 2) Qualitative: Tocqueville: la nuova società era
caratterizzata da forme di mobilità sociale impensabili
prima delle “Rivoluzioni borghesi” di fine Settecento.
Le trasformazioni sociali dell’età industriale
 La borghesia: “La caratteristica principale della
borghesia come classe era di essere un insieme di
persone e di influenza indipendentemente dal potere
e dall’influenza della nascita e del rango tradizionali”
Hobsbawn, Il trionfo della borghesia (1848-1875)
 Il proletariato: Termine che entra nell’uso comune
grazie alla tradizione marxista. Comprende figure
sociali differenziate: bracciante agricolo, operaio di
fabbrica, piccolo artigiano, accomunate dal
percepimento di un salario.
Prime forme di organizzazione operaia
 Primo Ottocento:
 Movimento Luddista
 Società di Mutuo Soccorso
 Trade Unions
 Radici del socialismo:
 Socialismo utipistico di Blanch, Fourier, SainSimon, Owen, Proudhon reclamavano una
maggiore uguaglianza sociale e auspicavano
una graduale e pacifica trasformazione della
società.
 Socialismo marxista: Lotta di classe, società
collettivista, Socialismo scintifico.
Prima internazionale
 Nasce a Londra nel 1864 come associazione
internazionale dei lavoratori, con la partecipazione
di K. Marx, mazziniani italiani, Proudhoniani
francesi, Anarchici di Bakunin.
 Intento fondamentale era la diffusione del
movimento operaio in Europa.
 1872: Congresso dell’Aia e vittoria della strategia
Marxista con la formazione dei partiti operai legali.
 Dal 1875 costituzione di partiti operai in tutta
Europa: socialdemocratici.
 Il modello era il Partito socialdemocratico tedesco.
La seconda internazionale
 Nasce nel 1891 una nuova organizzazione per
coordinare i partiti di nuova formazione. Era
essenzialmente una federazione di partiti
nazionali autonomi, che si riunivano
periodicamente per dibattere temi relativi al
socialismo.
Karl Marx
Karl Marx
 (Treviri 1818 - Londra 1883)
 Filosofo e politico tedesco, alle origini di un'ideologia che ha ispirato
movimenti, partiti e stati.
 Laureatosi nel 1841, dovette presto abbandonare la sua terra per
motivi politici, peregrinando fra Parigi, Bruxelles, Colonia (durante la
rivoluzione del 1848-49) e Londra, dove ebbe il sostegno dell'amico
Friedrich Engels. Dal punto di vista filosofico, partendo da una critica
hegeliana e da Feuerbach, maturò una visione del mondo imperniata
sulla dialettica del "materialismo storico", secondo la quale agenti
della storia erano le lotte fra le classi e i rapporti di produzione.
 Fu instancabile pubblicista. Soprattutto criticò la società e l'economia
del suo tempo, analizzandola alla luce del materialismo storico e della
teoria del plusvalore, come fece nel primo libro del suo Capitale.
 Politicamente animò varie organizzazioni, sino alla Prima
Internazionale (1864-1876), nell'ambito della quale combatté le
divergenti influenze di Proudhon, di Mazzini, di Blanqui e di Bakunin e
dalla quale appoggiò la Comune di Parigi (1871). La sua opera fu poi
proseguita e pubblicata da Engels.
Il capitale
 Tutto il complesso meccanismo di accumulazione del capitale
e di arricchimento della borghesia, simbolo dell'Ottocento, è
qui illustrato in poche parole dai suoi critici.
 “L'origine della miseria della classe operaia è da ricercarsi
non in piccoli inconvenienti, bensì nel sistema capitalistico
stesso. L'operaio vende al capitalista la sua forza-lavoro per
una certa somma quotidiana. Dopo aver lavorato poche ore,
egli ha già riprodotto il valore di quella somma. Ma il suo
contratto di lavoro stabilisce che egli deve continuare a
sgobbare ancora diverse ore 2
Il capitale
 per completare la sua giornata lavorativa. Il valore che
egli produce in queste ore supplementari di
pluslavoro è plusvalore, che al capitalista non costa
nulla, ma ciò nonostante si riversa nelle sue tasche.
Questo è il fondamento del sistema che va sempre più
dividendo il mondo civile, da una parte i vari Rotschild
e Vanderbilt, possessori di tutti i mezzi di produzione
e di sostentamento e dall'altra in una massa
sterminata di salariati che non possiedono null'altro
che la propria forza-lavoro”.
 Friedrich Engels (riassumendo Karl Marx),1892
La condizione operaia
La condizione operaia
 L'Ottocento età della borghesia e del capitale fu anche il
secolo della diffusione dell'industrializzazione e del lavoro
di fabbrica, di cui a più riprese fu denunciata la pesantezza:
 “La natura del lavoro di fabbrica [...] è spossante più di
ogni altra [...]. In conseguenza di tutto ciò gli uomini si
logorano molto presto, la maggior parte di essi è inabile al
lavoro verso i quarant'anni, pochi si mantengono abili fino
a quarantacinque, quasi nessuno arriva a cinquanta [...].
Anche sul fisico della donna il lavoro di fabbrica ha degli
effetti del tutto particolari. Le deformazioni, che sono la
conseguenza di un lavoro troppo prolungato, assumono
nella donna un aspetto anche più grave
La condizione operaia
 [...] le operaie delle fabbriche partoriscono con maggiore
difficoltà delle altre donne, come viene osservato da
parecchie levatrici ed ostetriche [...] quando sono incinte
continuano a lavorare in fabbrica fino al momento del
parto - naturalmente, poiché se cessano di lavorare troppo
presto, c'è il rischio che il loro posto venga occupato ed
esser licenziate - e perdono anche il salario [...].
 Una bella sequela di malattie, provocate unicamente dalla
ripugnante avidità della borghesia ! Donne rese incapaci di
partorire, fanciulli storpi, uomini esauriti, membra
maciullate, intere generazioni rovinate, indebolite e
malate, e tutto soltanto per riempire la borsa della
borghesia!”.
 Friedrich Engels, La situazione della classe operaia in
Inghilterra, 1844
Per quanto avesse origini più antiche, radicate nelle riflessioni e
nelle agitazioni per l'emancipazione femminile, la lotta per i diritti
politici alle donne e in particolare per il diritto di voto data fra la
fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Tra le "suffragette"
inglesi eccezionale fu il rilievo di Emmeline Pankhurst.
Il Quarto Stato
Con le grandi trasformazioni dell'economia e della
produzione e lo sviluppo del movimento operaio,
l'Ottocento consacrò oltre che il problema sociale
anche l'immagine del lavoro e dei lavoratori.
Una rivoluzione: la Comune di Parigi
 A Parigi, mentre i prussiani sconfiggevano il regime di
Napoleone III, il popolo e la città insorgevano
abolendo lo Stato centrale francese e proclamando la
"Comune".
 “Occorre che Parigi e tutto il Paese sappiano quali
sono la natura, la ragione, lo scopo della Rivoluzione
che si sta compiendo. Occorre infine che la
responsabilità dei lutti, delle sofferenze e delle
sciagure di cui siamo vittime ricada su coloro che,
dopo avere tradito la Francia e abbandonato Parigi
allo straniero.
 Ci appelliamo perciò alla Francia! Rendendosi conto
che Parigi in armi è altrettanto calma che eroica [...] la
Francia deve far cessare questo sanguinoso conflitto!
Una rivoluzione: la Comune di Parigi
 È la Francia che deve disarmare Versailles
manifestando solennemente la sua irresistibile
volontà [...].
 Quanto a noi, cittadini di Parigi, noi siamo investiti
della missione di portare a compimento la Rivoluzione
moderna, la più grande e la più feconda di tutte quelle
che hanno sin qui illuminato la Storia. Il nostro dovere
è di combattere e di vincere!”.
 Comune di Parigi, Appello, 1871
Gli Stati Uniti d’America
Un paese di emigrati
Una caratteristica unica del processo di formazione degli Stati Uniti è data dalla
diversificata composizione etnica della "nazione". Passato il tempo delle emigrazioni di
comunità religiose, l'Ottocento vide svilupparsi una colossale emigrazione di massa
dall'Europa verso gli Stati Uniti d’America, più evidente nella seconda metà del secolo.
Tra il 1850 e il 1890 più di dieci milioni furono gli immigrati, e nel complesso, fra il 1850 e il
1914, dei più di 40 milioni di Europei che lasciarono il Vecchio Continente, più della metà
si diresse verso gli Stati Uniti.
Indiani e bianchi
Indiani e bianchi
 In viaggio in America, lo storico francese Tocqueville
analizzò le cause delle prime distruzioni di tribù indiane:
 “Tutte le tribù indiane che abitavano un tempo il territorio
della Nuova Inghilterra, non vivono più che nel ricordo
degli uomini [...].
 Quanto al modo con cui questa distruzione si opera, è
facile indicarlo. Quando gli indiani abitavano da soli il
deserto donde oggi vengono scacciati, avevano scarse
necessità, essi fabbricavano da soli le loro armi, bevevano
solo acqua, e si vestivano solo delle pelli degli animali di cui
mangiavano la carne.
 Gli europei hanno introdotto fra gli indigeni le armi da
fuoco, il ferro e l'acquavite, hanno loro insegnato a
sostituire con i nostri tessuti i barbari vestiti di cui si era
fino allora contentata la semplicità indiana.
Indiani e bianchi
 Contraendo gusti nuovi gli indiani non hanno appreso
l'arte di soddisfarli e han dovuto ricorrere all'industria
dei bianchi. In cambio di questi beni, che essi non
potevano procurarsi da soli, non potevano offrire che
le ricche pellicce che le foreste fornivano ancora. Da
quel momento la caccia non dovette più servire solo
ai loro bisogni ma anche alle frivole passioni degli
europei. L'indiano non dette più la caccia alle bestie
delle foreste per potersi nutrire, ma per procurarsi il
suo unico mezzo di scambio.
 Mentre i bisogni degli indigeni si accrescono, le loro
risorse diminuiscono continuamente [...].
 Alexis de Torcqueville, La democrazia in America, 1830
La dottrina di Monroe 1823
 Appoggiando le lotte per l'indipendenza anti-spagnole in
America latina, il presidente degli Stati Uniti Monroe
dichiarava che il destino dell'America spettava solo agli
Americani (e agli Stati Uniti):
 “I cittadini degli Stati Uniti provano un fortissimo sentimento
di simpatia per la libertà e la felicità di tutti gli uomini che,
come loro, abitano di là dell'Atlantico. Noi non abbiamo mai
preso parte alle guerre degli Stati europei sorte da questioni
puramente europee, né la nostra politica comporta che vi
partecipiamo. Soltanto quando si fa offesa ai nostri diritti o
questi vengano seriamente minacciati, noi reagiamo alle
ingiurie e ci apprestiamo a difenderci. Noi invece,
necessariamente, ci sentiamo più direttamente interessati ai
movimenti che avvengono in questo emisfero [...]”.
 James Monroe, 1823
La guerra di secessione 1861-65
La posta in gioco nella Guerra di Secessione statunitense
 La decisione nel 1860 di undici stati schiavisti del Sud
di confederarsi contro il potere federale era dovuta
alla volontà chiaramente espressa dal Nord di voler
abolire la schiavitù, pilastro portante dell'economia
degli stati del Sud. Per quanto non mancarono altri e
forti punti di contrasto (economici, politici e
ideologici) la guerra fu combattuta e vinta dall'Unione
proprio intorno a questi temi.
 1861-1865: il tentavivo di secessione degli stati agricoli
del Sud viene bloccato dagli stati industriali del Nord
Abramo Lincoln
Abramo Lincoln
 Pur combattendo una guerra dura e lunga, Lincoln e il Nord si
battevano per l'unità degli Stati Uniti d'America:
 "La rottura della Unione Federale, finora soltanto minacciata, viene ora
tentata con tutti i mezzi [...].
 Una parte del nostro Paese pensa che sia giusta la schiavitù e la
vorrebbe, estesa, mentre l'altra parte la crede ingiusta ed estesa non la
vorrebbe. Questa è l'unica disputa sostanziale [...].
 Fratelli miei insoddisfatti, nelle vostre mani, e non nelle mie, sta il grave
problema della guerra civile. Il governo non vi attaccherà. Voi non
avrete alcuna battaglia, se non quella in cui voi stessi sarete gli
aggressori. Voi non avete fatto alcun giuramento, registrato nei Cieli, di
distruggere il governo, io invece dovrò mantenere il mio più solenne di
'preservarlo, proteggerlo e difenderlo'.
 Devo concludere. Noi non siamo nemici, ma fratelli. Noi non dobbiamo
essere nemici".
 Abraham Lincoln, 1861
 Nel 1865 il presidente Lincoln viene ucciso da John Wilkes Booth, un
fanatico sudista

La posizione degli schiavisti
La posizione degli schiavisti
 La guerra di secessione fra Nord antischiavista e Sud schiavista non poteva
non avere anche aspetti di contrapposizione ideologica, come rivela questo
subdolo brano di propaganda sudista:
 “(Il lavoro nelle fabbriche del Nord) è assai più crudele del Commercio dello
Schiavo Negro (al Sud), perché ricava molto di più dai suoi schiavi, e non li
protegge né li governa. Noi diciamo ‘che i profitti tratti dall'impiego del
lavoro libero sono più grandi di quelli del lavoro degli schiavi’ [...]. Gli schiavi
negri del Sud sono, in un certo senso, le persone più felici e più libere della
terra. I bimbi, i vecchi e gli infermi non lavorano affatto, e tuttavia ricevono
tutti quei conforti e quei beni che sono necessari alla vita. Godono della
libertà, perché non sono oppressi né da preoccupazioni né dal lavoro. Le
donne non hanno molto da lavorare, e sono protette dal dispotismo dei
mariti ad opera dei loro padroni. Gli uomini negri e i ragazzi forti, in media
non lavorano più di nove ore al giorno, quando il tempo è bello. Il resto del
tempo è speso nella più completa libertà. Inoltre hanno le domeniche e
altre vacanze. I bianchi, con un tale eccesso di libertà, morirebbero di noia:
ma i negri godono del riposo, sia fisico che spirituale. Coi loro volti esposti al
sole, essi possono dormire a qualunque ora: e un buon sonno è la più
grande delle umane felicità [...]”.
Il rapido sviluppo industriale
Il rapido sviluppo industriale
 La crescita dell'economia statunitense fu,
nella seconda metà dell'Ottocento,
eccezionale: una crescita che l’avrebbe
condotta a superare i primati finanziari ed
industriali di paesi come Inghilterra e
Germania. Per buona parte dell'Ottocento,
però, la crescita rimase legata alla struttura
interna e interessò relativamente il
commercio internazionale. Intanto gli Stati
Uniti sentivano accrescersi la propria forza.
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Il segreto del successo industriale
Il segreto del successo industriale
 L'ingegnere statunitense Taylor codificò un nuovo e più
"razionale" metodo di organizzazione del lavoro operaio di
fabbrica, dal quale sarebbe poi nata la produzione per catene di
montaggio:
 “I punti generali da fissare [...] sono i seguenti:
 Primo: Trovare dieci o quindici uomini differenti, i quali sono
specialmente qualificati per quel particolare lavoro, che si deve
analizzare e preferibilmente in stabilimenti separati e in
differenti località.
 Secondo: Studiare la serie esatta delle operazioni elementari o
movimenti che ognuno di questi uomini fa per compiere il
lavoro da analizzare, e gli strumenti che egli usa.
Il segreto del successo industriale
 Terzo: Studiare con un cronometro il tempo richiesto
per compiere ognuno di questi movimenti elementari,
e quindi scegliere il modo più rapido di fare ogni
elemento del lavoro.
 Quarto: Eliminare tutti i movimenti falsi, inutili e pigri.
 Quinto: Dopo aver eliminato tutti i movimenti non
necessari, raccogliere in una serie tanto quelli più
rapidi e migliori come i migliori strumenti.”.
 F.W. Taylor, L'organizzazione scientifica del lavoro, 1911
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Imperialismo e colonialismo
La guerra anglo-boera
La guerra anglo-boera
 Il controllo della colonia del Capo, strategico per
la via delle Indie, e delle miniere aurifere e
diamantifere locali condusse gli Inglesi a
scontrarsi con la popolazione boera bianca
locale. Questa oppose alla potenza economica e
militare inglese una strenua resistenza ed
un’accorta tattica militare, che impantanarono
Londra in un conflitto durato dal 1899 al 1902.
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