Leggi

annuncio pubblicitario
GRANDI DONNE RAPPRESENTATE
DA PICCOLE RAGAZZE
Liceo Scientifico Cannizzaro 5 aprile 2016
Premessa
Abbiamo voluto delineare il profilo
biografico di alcune donne che si
sono
dedicate
all’indagine
scientifica
e
dare
qualche
indicazione sul rapporto tra donne
e
scienza attraverso i secoli,
mostrando quanto questo rapporto
sia stato difficile e contrastato. Il
fatto che i premi Nobel assegnati a
scienziate dal 1901 sono solo
dodici e che il numero di donne cui
vengono affidati ruoli di rilievo nella
ricerca e nelle istituzioni è ancora
molto esiguo oggi, nel XXI secolo, ci
ha spinto a esplorare questo
settore poco frequentato della
storia della scienza.
ALESSANDRA BILELLO
GIULIA CARLOTTI
CLAUDIA LAPI
ANNA MESSINA
NINA MINEO
PAOLA PARDO
OTTAVIA PIGNATONE
SARA TRAPANI
DORIANA VIZZINI
Le ragazze della II sez. I del Liceo
Scientifico “S. Cannizzaro” di
Palermo
ANTICHITÀ
Nella società greca le donne tessevano molto ed erano prive di diritti civili: non potevano
partecipare alle assemblee decisionali, votare, ereditare, ovunque, giuridicamente le donne
erano sottoposte agli uomini della famiglia.
Alcune donne parteciparono comunque allo sviluppo dell'istruzione delle scienze come ad
esempio la poetessa Saffo. Nel pensiero filosofico greco è scienza ogni sapere che includa una
garanzia della propria validità e comprende sia la conoscenza dei fenomeni naturali, sia quella
delle leggi del pensiero: la logica e la matematica. Le scienze traevano, dunque, origine dalla
filosofia.
Il primo dei grandi filosofi dell'antichità fu Platone che ebbe come madre Perictione, una
donna colta in matematica e in filosofia. Egli riconosce l'autorevolezza del pensiero
femminile, come si può dedurre da alcuni brani della sua opera Siposio.
Nel campo della medicina la presenza femminile è stata particolarmente significativa presso i
popoli antichi. L'assistenza medica era affidata a guaritrice e lavatrici.
Nell'antica Roma le donne non avevano diritti civili, in pratica erano tenute in perpetua
tutela. Si presuppone che durante i primi secoli il sapere della donna era fortemente temuto
dagli uomini.
Il centro culturale dell'intero Mediterraneo era all'epoca Alessandria d'Egitto, qui fiorì la
cultura ellenistica e vi insegno tra gli altri Euclide, il più grande matematico dell'antichità.
Durante gli anni dell'impero l'alchimia visse uno dei suoi momenti di massimo splendore e
in Alessandria furono attivi importanti alchimisti. La filosofa più conosciuta invece Ipazia,
matematica e astronoma fu uccisa da integralisti cristiani.
Il graduale disintegrarsi Dell'impero romano, a causa di problemi interni e dell'invasione di
popolazioni germaniche slave, fu accompagnato anche da un decadimento della cultura e
della scienza.
A Bisanzio, capitale dell'impero romano d’oriente, molte principesse e imperatrici
coltivarono gli studi storici, filosofici, matematici scientifici.
IPAZIA
Ipazia nacque nel 370 a.C. ad Alessandria d'Egitto,
capitale delle scienze dell'impero Romano e crebbe
nel colto ambiente alessandrino.
Insegnante di matematica e di filosofia, fu un punto
di riferimento culturale nello scenario dell'epoca.
Scrisse trattati di matematica e compilò tavole
astronomiche.
La sua opera più significativa è un commento all'
Aritmetica di Diofanto (II sec.) In cui sviluppò
soluzioni alternative a vecchi problemi e ne formulò
di nuovi che vennero inglobati in seguito nell'opera
di Diofanto.
Scrisse anche un commento in otto volumi al Le
coniche di Apollonio. In quest'opera Ipazia inserì il
Corpus astronomico, una raccolta da lei compilata di
tavole astronomiche sui moti dei corpi celesti.
Si occupò anche di meccanica e di tecnologia applicata. Le vengono attribuite due invenzioni
importanti: un areometro e un astrolabio piano.
Nonostante vivesse in un' epoca in cui le donne venivano fortemente considerate esseri inferiori,
Ipazia divenne così celebre per il suo acume filosofico che molti affrontavano lunghi viaggi per
ascoltare le sue lezioni.
La sua vita si concluse con una tragica morte, causata dalle persecuzioni cristiane contro i
rappresentanti della scienza ellenistica, che i cristiani definivano come un'epurazione dagli “eretici”
neoplatonici.
Fu così che Ipazia, donna che rappresentava una provocazione per la sua condotta di vita
indipendente, cadde vittima di tale persecuzione. Con lei moriva l'ultima scienziata eminente di quella
epoca.
MARIA L’EBREA
La più importante alchimista dell'antichità. Attraverso le
sue ricerche teoriche e pratiche tracciò le linee
principali dell'alchimia occidentale, ponendo uno dei
fondamenti della chimica moderna, Maria l'Ebrea
visse nel I secolo ad Alessandria d'Egitto, città che
allora era il centro culturale dell'Impero Romano.
Sulla sua vita vi sono pochissime indicazioni
biografiche e probabilmente la sua identità si è
sovrapposta, nel tempo, a quella di altre donne che
praticavano l'alchimia, ma non ci sono dubbi circa la
sua esistenza poiché è citata in molti trattati.
L'alchimia fu l'unica scienza a fiorire ad Alessandria in
quel periodo, in cui era iniziato il declino culturale
della città. Si trattava di una scienza segreta il cui
scopo principale era quello di trasformare i metalli in
oro e argento. Per proteggere i risultati delle ricerche
e aumentare il proprio prestigio, gli alchimisti
scrivevano i loro testi in modo molto fantasioso e
misterioso. Risulta perciò molto difficile trarre delle
nozioni concrete dai loro testi.
Per gli stessi motivi gli autori scrivevano sotto diversi pseudonimi. Anche Maria l'Ebrea ne fece
uso, firmando le sue opere con il nome di "Miriam la profetessa, sorella di Mosè". continua
Oltre che della trasmutazione dei metalli, gli alchimisti si occupavano anche della formulazione
e la manifattura di farmaci, cosmetici, profumi e bigiotteria.
Maria l'Ebrea si occupò di tutte queste attività, ma a le si deve soprattutto l'invenzione di
sofisticate apparecchiature sperimentali per la distillazione e la sublimazione e quella di
alcune tecniche di laboratorio che vengono utilizzate ancora oggi. Ideò infatti il "balneum
mariae" ("bagnomaria "), un recipiente a doppia parete per il riscaldamento graduale e
uniforme di sostanze e sua fu la prima apparecchiatura per la distillazione , il "tribikos", un
dispositivo molto efficace. Altra sua invenzione significativa fu il "kerotakis",
un'apparecchiatura di riflusso per la sublimazione di sostanze. Durante i suoi esperimenti
di trasmutazione dei metalli, Maria li esponeva ai vapori continui di arsenico, mercurio e
zolfo fino a che liberavano il solfuro nero - il "nero di Maria"- ritenuto il primo stadio della
trasmutazione, seguito dalla produzione di una lega simile all'oro se si continuava a
riscaldare. Soltanto pochi scienziati dell'antichità cercarono di interpretare i propri
esperimenti pratici in un ambito teorico e Maria l'Ebrea fu una tra questi. Grazie alle
ricerche di Maria l'Ebrea l'antica alchimia raggiunse il suo punto culminante, ma ben
presto anche la sua fine. Durante il regno dell'imperatore romano Diocleziano infatti gli
alchimisti alessandrini vennero perseguitati e i loro scritti bruciati. Ma la tradizione non
venne interrotta completamente e l'alchimia continuò ad essere praticata durante il
medioevo e l'età moderna finché da essa si sviluppò la chimica nel XVII secolo.
MEDIOEVO
Dopo il definitivo crollo dell'impero romano nel V secolo, in Europa occidentale non esisteva più alcuna
potenza politica unificatrice, la popolazione diminuì e i centri urbani persero d’importanza. Le diverse
società europee si organizzarono su una struttura agraria e per sei secoli furono in grado di sviluppare
un’economia di semplice sussistenza; si formò un sistema feudale, in cui la classe nobile e il clero
disponevano a diverso titolo dei territori e dei loro abitanti. Nel primo medioevo le donne detenevano d
una posizione importante all’interno dei clan familiari, delle piccole comunità e delle famiglie nobili.
L’istruzione era un privilegio dei ceti abbienti e furono soprattutto le donne nobili a essere istruite nei
conventi e nelle corti. Anche in ambito religioso ci furono diverse donne eminenti. La vita all’interno dei
monasteri rappresentava un’alternativa al matrimonio; le monache avevano la possibilità di partecipare
alla vita culturale e spirituale dell’epoca. A partire dell’XI secolo si avviò una fase di espansione
demografica ed economica e nacque una nuova classe sociale:la borghesia. Gli artigiani e i commercianti
si organizzarono in corporazioni a cui facevano parte anche le donne. In alcune città nacquero mestieri
prettamente femminili. Le donne erano particolarmente ricercate perché potevano costare fino a metà
della manodopera maschile, così dal XV secolo si cominciò ad emarginarle dalle corporazioni e di
impedire loro di lavorare. A partire dal XIII secolo si riunirono in comunità libere di stampo religioso. La
più numerosa era quelle delle “beghine” fondata su povertà, umiltà e castità. Possedevano molte terre e
disponevano di un discreto patrimonio. I chierici, però, guardavano con sospetto le beghine per il rigore
morale e la forte accentuazione spirituale della loro religiosità. Successivamente vennero fondati dei
centri laici indipendenti: le università. Il sapere medievale era diviso in discipline letterarie e scientifiche,
organizzato in arti liberali. Di norma soltanto gli uomini erano ammessi alle università, tranne che in
Italia. Per livelli inferiori d’istruzione vennero allestite scuole private. Si ha notizia di una significativa
presenza femminile anche nelle professioni mediche. L’ostetricia e la ginecologia erano di competenza
esclusivamente femminile. Farmaciste e cerusiche erano organizzate in corporazioni. Guaritrici e levatrici
disponevano di metodi anticoncezionali, procuravano aborti e fornivano assistenza durante il parto. La
loro attività era sostenuta dai governi cittadini. In Italia era stata mantenuta la tradizione delle donne di
medicina, tramandata sin dall’Impero Romano. Sono soprattutto note le “Mulieres Salernitae”, la più
famosa delle quali è TROTULA, che conosceva le teorie di Ippocrate di Cos e Claudio Galeno. Nella
tradizione ecclesiastica le opinioni antifemministe erano fortemente presenti. Alcune intellettuali si
opposero a queste correnti di pensiero con le loro opere.
TROTULA
Fu la più famosa delle “Mulieres Salernitae” dove studiò e insegnò. Le sue teorie
percorsero i tempi in molti campi tra cui quello della prevenzione e dell’igiene. Fu
autrice di trattati di medicina che mostrano eccezionali conoscenze in campo
ginecologico ed ostetrico. I dettagli della sua vita sono
sconosciuti. Di lei si sa che fu una discendente dell’antico
casato nobile dei ‘de Ruggiero’ e ebbe la possibilità di
frequentare le scuole superiori e di specializzarsi
in medicina. Trotula sposò il medico Giovanni Plateario
da cui ebbe due figli che seguirono la stessa professione
dei genitori. La Scuola Medica Salernitana fu il primo
centro non controllato dalla Chiesa ed era talmente
rinomata che viene considerata la prima università
d’Europa. Qui si cominciò a tradurre dall’arabo i testi di
medicina degli antichi scienziati greci.
Le sue lezioni furono incluse nel De agritudinum
curatione, una raccolta degli insegnamenti di sette
grandi maestri e collaborò con i familiari alla stesura
del trattato di medicina Pratica brevis. Trotula ebbe idee innovative: considerava che la
prevenzione fosse l’aspetto principale della medicina e propagò nuovi e insoliti metodi
sottolineando l’importanza che l’igiene, l’alimentazione equilibrata e l’attività fisica
rivestono per la salute. continua
In caso di malattia consigliava trattamenti dolci. Le sue conoscenze in campo
ginecologico furono eccezionali e molte furono le donne che ricorsero alle sue
cure. Fece nuove scoperte nel campo della ginecologia, dell’ostetricia e delle
malattie sessuali. Cercò nuovi metodi per rendere il parto meno doloroso e
per il controllo delle nascite. Si occupò anche dell’infertilità. Annotò queste
scoperte nel Passionibus Mulierum Curandarum, in cui per la prima volta una
donna parla esplicitamente di argomenti sessuali, divenuto famoso come
Trotula Major in contrapposizione all’Ornatu Mulierum, conosciuto come
Trotula Minor. La scienziata conosceva gli insegnamenti di Ippocrate e Galeno
e vi faceva rifermento nelle sue diagnosi e nei suoi trattamenti. Nel XIII secolo
le idee e i trattamenti di Trotula facevano già parte della tradizione popolare e
i suoi scritti vennero utilizzati come testi classici presso le Scuole di medicina
più note fino al XVI secolo. Il Trotula Major venne trascritto più volte nel
corso del tempo e, come altri testi scritti da una donna,venne
impropriamente attribuito da autori di sesso maschile: al marito o ad un
fantomatico medico di nome “Trottus”. Nel XIX secolo alcuni storici negarono
la possibilità che una donna avesse potuto scrivere un’opera del genere e
cancellarono la presenza di Trotula dalla storia della medicina. La sua
esistenza fu però recuperata dagli storici italiani per i quali l’autenticità di
Trotula e delle donne medico della Scuola di Salerno è sempre stata
incontestabile.
XVI e XVII secolo
Questi due secoli non rappresentano un periodo omogeneo: le strutture medievali
continuarono a contrassegnare l'economia e la società, ma contemporaneamente alcuni
eventi innescarono un cambiamento radicale: l'incremento del commercio, la conquista del
continente americano, la colonizzazione e lo sfruttamento anche di altri territori in Africa e
in Asia, la diffusione di nuove invenzioni tecniche, dalla stampa al cannocchiale, dalle armi
da fuoco al microscopio.
L'idea della modificabilità e fattibilità del mondo, del progresso e dello sviluppo illimitato si
fece strada con il nascente capitalismo. In tal senso venne formulata anche la concezione
moderna delle scienze naturali. La diffusione di nuove teorie e ricerche in campi prima
inesplorati venne facilitata dalle possibilità offerte dalla stampa a caratteri mobili, inventata
da Gutemberg. Era anche combattuto il campo dell'assistenza medica, in gran parte affidata
alle donne. Da un lato le esperte in medicina rappresentavano una concorrenza per l'ordine
medico che si stava formando, dall'altro venivano attaccate perché avevano nozioni sul
controllo delle nascite ed effettuavano aborti. Tuttavia molte continuarono i loro studi e
pervennero a sintesi significative.
Soprattutto nel campo dell'astronomia vennero sviluppate nuove concezioni rivoluzionarie.
Copernico ribaltò le teorie geocentriche e tolemaiche, Galilei, iniziatore del moderno
metodo sperimentale, sostenne il sistema eliocentrico e migliorò il cannocchiale, il tedesco
Kepler calcolò le orbite ellittiche dei pianeti, Newton confermò le teorie di Keplero mediante
la formulazione della legge di gravitazione universale. Le scienze naturali suscitavano grande
interesse presso le classi benestanti e divennero un vero e proprio hobby. Principesse e
regine, come Cristina di Svezia, divennero mecenati di scienziati e scienziate.
CRISTINA, REGINA DI SVEZIA
Cristina divenne regina a soli cinque anni, alla morte
del padre, e secondo i voleri del re ricevette una
istruzione eccellente e già da adolescente conosceva
diverse lingue, conversava in latino ed era in
corrispondenza con studiosi di tutta Europa.
Partecipava vivamente alle discussioni filosofiche che
si tenevano a corte e collezionava con passione
manoscritti matematici e scientifici. Non fu mai
disposta a sposarsi a causa del suo comportamento e
dei suoi interessi in campo intellettuale e qualcuno
pensò addirittura che fosse un essere ermafrodito.
All'età di 28 anni abdicò a favore del cugino e lasciò la
Svezia, poiché, per i molti interessi che coltivava,
considerò troppo limitanti i doveri di sovrana. Visse in
Italia dove si interessò all'arte e alle conversazioni
intellettuali e fondò a Roma l' “Arcadia”,
un’Accademia che fu un punto di riferimento centrale per la cultura
italiana fino a tutto il Settecento. Cristina vi invitava noti
studiosi a parlare di alchimia e astrologia, allestì una collezione di dipinti e manoscritti e organizzò
un laboratorio di chimica. Cristina di Svezia morì a 63 anni e fu una delle tante nobili del tempo
che ebbero il potere e i mezzi per seguire i propri interessi e per mantenere degli scienziati alla
propria corte.
XVIII SECOLO
Il XVIII secolo è in Europa un secolo di cambiamenti radicali: la rivoluzione industriale, la
rivoluzione francese e americana. Negli anni Trenta la rivoluzione industriale introdusse l'uso di
macchine e nuovi strumenti di lavoro. Negli anni Settanta la rivoluzione americana condusse alla
costituzione del primo Stato indipendente in una colonia ed infine la rivoluzione francese iniziata
nel 1789 produsse le istituzioni politiche dell'età contemporanea. Le conseguenze di tali processi
si diffonderanno in Europa nel corso dell'Ottocento; il Settecento rimane soprattutto il secolo
dell'Illuminismo. Il risultato di questo periodo fu una forte spinta all'innovazione e alla
progettualità in tutti i campi del sapere e dell'agire e un'intensa aspirazione alla scientificità, che si
espresse anche in una nuova formulazione del sistema delle scienze. I principi matematici delle
scienze naturali formulati da Isaac Newton vennero man mano affermandosi in Europa. I nuovi
metodi sperimentali permisero la riformulazione dei principi di analisi della materia e facilitarono
il passaggio dall'alchimia alla chimica moderna, merito che va soprattutto al lavoro di Marie
Lavoisier. La ricerca scientifica era strettamente intrecciata con la messa a punto di innovazioni
tecniche, uno dei fattori concomitanti della rivoluzione industriale. Nel corso del XVIII secolo le
condizioni per le donne scienziate peggiorarono. Agli inizi dell'Illuminismo, venne garantita una
certa parità alle donne, che ebbero quindi accesso alla cultura e alla scienza. Eppure le porte del
università delle prime accademie scientifiche rimasero loro precluse. L'unica eccezione era
rappresentata dall'Italia, dove l'anatomista Anna Morandi-Manzolini ebbe accesso all'università e
ne divenne docente molto stimata. Nella borghesia si sviluppò anche la suddivisione in un mondo
femminile e in uno maschile: al primo vennero assegnate la gestione della famiglia e degli affetti,
al secondo tutto il resto. Le donne ebbero sempre meno possibilità di studiare e di realizzarsi
autonomamente. L'Illuminismo aveva richiesto un rinnovamento della società. Su questa base
molte donne sperarono di potersi liberare dallo stato di inferiorità e di poter migliorare la propria
situazione sociale: per esempio la rivoluzione francese le vide spesso in prima linea. Alla fine del
secolo l'idoneità scientifica delle donne si trovò ad essere radicalmente messa in discussione. In
tal modo vennero ostacolate sia nella loro formazione professionale, sia nella formazione di una
consapevolezza di scienziate.
ANNA MORANDI-MANZOLINI
Anna Morandi Manzolini, fu una scienziata che si concentrò nello studio della medicina e che
divenne un'accademica apprezzata, fu un ottima insegnante e un'abile preparatrice di modelli
anatomici. Nacque a Bologna da una famiglia agiata, sposò
il professore di anatomia Giovanni Manzolini, con cui studiò
l'anatomia e si esercitò nella modellatura della cera. I modelli
di cera venivano utilizzati nelle università a scopo dimostrativo
nelle lezioni di anatomia, poiché non c'era un numero
sufficiente di salme disponibili per quell'uso. La preparazione
dei modelli femminili e ginecologiche erano destinate alle donne.
Ebbe sei figli, nonostante ciò continuo a lavorare, quando il
marito si ammalò lo sostituì alle lezioni dell'università, fino al
1760, dopo la morte del marito quando le fu assegnata la cattedra
di anatomia e le venne conferito il titolo di "modellatrice".
Fece molte scoperte originali come la definizione dell'attaccatura
del muscolo oculare obliquo, ma divenne celebre soprattutto per i suoi modelli a cera, in
particolare per le rappresentazioni dell'utero e dello sviluppo del feto, che vennero poi esposti al
museo di anatomia di Bologna ed usati come esempio per i modelli successivi. Anna viaggiò
molto in Italia tenendo lezioni e conferenze di anatomia. Si recò anche all'estero in Inghilterra e
in Russia, su invito della zarina Caterina II che la fece eleggere membro dell'Accademia Russa
delle Scienze, rifiutò la cattedra di anatomia presso l'università di studi di Milano e si stabilì a
Bologna dove visse fino alla morte.
MARIE LAVOISIER
Marie Anne Pierrette Paulze nacque in Francia e venne educata in un convento fino all'età di
quattordici anni, quando sposò il ventottenne Antoine Lavoisier.
Egli era un noto chimico appartenente alla Acadèmie des Sciences e
membro della "Ferme Générale". Marie divenne sua collaboratrice
scientifica: partecipò ai suoi esperimenti, ne trascrisse le annotazioni
nei famosi "Registres de laboratoire" e, dopo aver studiato disegno
con il pittore Louis David, realizzò le illustrazioni di molte pubblicazioni
del marito. Le opere grazie alle quali Antoine Lavoisier divenne famose
e che gettarono i fondamenti della chimica moderna nacquero in stretta
collaborazione con la moglie, tanto che non è più possibile distinguere
i loro rispettivi contributi. Le loro discussioni scientifiche trattavano
soprattutto la natura del calore e del fuoco. La teoria allora in auge
ipotizzava che, durante la combustione, le sostanze si decomponessero
nelle loro componenti semplici: una polvere fine, che ne rappresentava
il residuo calcinato e un ipotetico "flogisto", la sostanza che si sarebbe
liberata nell'aria. Essi si occuparono della teoria del flogisto e arrivarono a confutarla. Le loro
ricerche partirono dalla scoperta che i metalli, nel bruciare, aumentano di peso anziché perderne
come i materiali organici. Nel 1783 i loro esperimenti portarono all'enunciazione di una teoria
rivoluzionaria, secondo la quale la combustione non avviene attraverso la liberazione del flogisto,
ma attraverso la combinazione chimica delle sostanze combustibili con un gas presente
dell'atmosfera, che fu chiamato "ossigeno". I loro risultati vennero riassunti nel Traitè èlèmentaire
de chimie pubblicato nel 1789, un testo in cui furono enunciati i fondamenti della chimica
moderna. In questo trattato vennero anche introdotti il concetto di "elemento", la nomenclatura
dei composti chimici in uso ancora oggi e la legge della conservazione degli elementi. I disegni
delle apparecchiature chimiche che illustrano il libro furono fatti da Marie. Dopo la morte del
marito, si risposò a 47 e divenne una donna d'affari. Morì a 78 anni.
XIX secolo
La rivoluzione industriale portò in tutta Europa ad un cambiamento radicale nei rapporti sociali.
Avviata in Inghilterra, coinvolse poi anche gli Stati Uniti e il Giappone.
Nella seconda metà del secolo la nascita di nuovi campi rappresentati dall’industria chimica ed
elettrica, contribuì a modificare in modo sostanziale le condizioni di vita della popolazione.
Durante la Rivoluzione del 1848 , esplosa quasi in contemporanea in tutte le capitali europee, anche
le donne combatterono sulle barricate. Militanti come Flora Tristan in Francia, fondarono
un’associazione di lotta per la libertà di stampa e per la soluzione della “questione sociale”.
Il secolo fu segnato da ricorrenti proteste organizzate dal movimento dei lavoratori. Episodio
culminante fu “la Comune” di Parigi del 1870. All' interno del nascente movimento operaio era
diffusa una certa diffidenza nei confronti delle rivendicazioni delle operaie, viste come pericolose
concorrenti e facili prede dell’ideologia reazionaria per le loro inesperienze politiche. Le richieste
principali del movimento femminista sviluppatosi in modo vertiginoso verso la fine del secolo
divennero quindi, oltre al diritto di voto ed a un lavoro equamente retributivo, il diritto all’istruzione
e allo studio universitario.
La prima Università ad ammettere le donne alle proprie lezioni fu quella di Zurigo all’ inizio del
1840. Zurigo attirò come una calamita tutte quelle studentesse che non potevano studiare nei
propri Paesi di origine.
In Italia,dove esisteva una tradizione di presenza femminile risalente al Medio Evo l’accesso alle
Università venne consentito già nel 1876 e la prima laureata fu Ernestina Paper che nel 1877
ottenne la laurea in medicina all’Università di Firenze.
In astronomia le donne assunsero posizioni significative sia con il contributo di singole, come Maria
Mitchell sia come progetti collettivi che sfruttavano la nuova tecnica della fotografia.
Ricordiamo anche Henrietta Swan Leavitt,esperta in fotometria, la quale fu nominata per il Nobel
per avere scoperto la relazione tra il periodo di variazione e la luminosità media delle stelle,un
risultato che si è dimostrato fondamentale per determinare la scala delle distanze cosmologiche.
Sofja (Sonja) Kovalevskaja
Sofja Vasiljerna Korvin-Krukowskaja è nata nei pressi di
Pietroburgo il 15 gennaio 1850 in una famiglia nobile russa.
Secondogenita di tre figli, apparteneva ad una famiglia di
militari ed in particolare, il nonno come anche il bisnonno
erano rispettivamente dei noti matematici ed astronomi. Fin
dall’età di otto anni mostrò grandi doti matematiche ed
incominciò a prendere lezioni private.
Nel 1868 a Mosca, dove si era trasferita con la famiglia,
mostrò particolare attenzione alle questioni legate alla
emancipazione delle donne come ad esempio al diritto
dell’istruzione; venne in contatto con il movimento femminista
e frequentò dei circoli politici “nichilisti” , frequentati da
giovani dell’aristocrazia russa, sul tema della schiavitù e contro
le forme di autoritarismo.
Sonja poiché in Russia alle donne non era consentito l’ accesso all’università, prese la decisione
di andare a studiare all’estero pertanto non potendo espatriare senza il consenso dei genitori
decise di contrarre un matrimonio di convenienza con Vladimir Kovalevskj, giovane studioso in
legge affascinato dagli studi naturalistici tra cui Charles Darwin.
Questi matrimoni di convenienza erano frequenti negli ambienti dei circoli studenteschi radicali
perché erano l’unico modo per consentire alle donne di avere una vita autonoma. contuna
Fu cosi che nel 1869 i coniugi Kovalesvskj si trasferirono in Germania. Sonja ha avuto la
possibilità anche di studiare con il professore Karl Weierstrass, il “padre dell’analisi
matematica”che apprezzò le doti matematiche della giovane tanto da darle lezioni
private per quattro anni.
Nonostante gli impegni di studio Sonja, per un breve periodo nel 1871, partecipò alla
lotta rivoluzionaria della “Comune di Parigi” insieme al marito ed alla sorella Anjuta,
leader del movimento femminista.
Nel 1873 e 1874 Sonja scrisse tre trattati di matematica che presento come tesi di
laurea e nel trattato più importante “ La teoria delle equazioni differenziali parziali”
contiene il famoso teorema di Cauchy-Kovalevskij sull’esistenza e unicità delle
soluzioni. Gli altri due riguardavano la forma degli anelli di Saturno e le funzioni
ellittiche.
Per questi studi Sonja ottenne, nel 1874, la laurea “in absentia et summa cum laude”. I
suoi risultati conosciuti come il teorema di Cauchy-Kovalevskij, furono pubblicati nel
1875. Fu cosi che ottenne,prima donna in Europa, un dottorato in matematica. Il suo
ritorno in Russia è stato difficile perché non le venivano riconosciuti i titoli conseguiti in
Europa.
Nel 1883 va a Stoccolma con la figlia dove iniziò a lavorare al classico problema della
“rotazione di un corpo rigido attorno ad un punto fisso” e per questo nel 1888 le fu
conferito il Prix Bordin,una sorta di Premio Nobel dell’Ottocento.
Nel Luglio del 1889 presso l’Università di Stoccolma Sonja venne nominata professore
ordinario e fu la prima donna ad ottenere tale incarico.
Mori di polmonite all’età di 41 anni.
XX secolo
Il XX secolo è stato definito il secolo della libertà femminile, in cui
proprio le donne ottennero il diritto di voto, l’accesso a un lavoro
retribuito e agli studi, in molti Stati la possibilità di abortire in
condizioni di sicurezza. Tutto ciò avvenne attraverso le loro lotte e con
la partecipazione attiva alle due guerre mondiali.
Tra la fine dell’800 e l’inizio del secolo le donne riuscirono in molti stati
ad ottenere il diritto di accedere regolarmente agli studi e di
immatricolarsi alla università, ma soltanto più tardi alcune donne
poterono ottenere delle cattedre per l’insegnamento universitario.
Molte laureate invece, dovevano accontentarsi di un posto da
assistente o da insegnante nelle scuole superiori. Quelle che
decidevano di percorrere una carriera scientifica presso università
dovevano fronteggiare anni e anni di ingiustizie e ostacoli. Aperta
l’istruzione superiore, il numero delle studentesse crebbe rapidamente
in tutti i campi, ma nella prima metà del secolo rimase minoritario nei
corsi a carattere scientifico, ma soprattutto in ambito economico. Tra la
figura di rilievo più importante in ambito economico, ci fu Rosa
Luxemburg.
ROSA LUXEMBURG
Fu una tra le poche donne a dare un contributo teorico all’economia. Riteneva che la teoria
economica dovesse e potesse avere rilevanza nella pratica politica, visione che
successivamente la portò a studiare e ad interessarsi allo sviluppo capitalistico. Per le sue
idee venne soprannominata “Rosa Rossa”.
Rosa Luxemburg nacque nella Polonia russa, a Zamosc. Era l‘ultima di cinque figli di una
famiglia molto povera di origine ebraica. Durante l’infanzia fu colpita da una grave
malattia, di cui ne risentì per tutta la vita. A 15 anni aderì al movimento rivoluzionario
polacco; dovette presto espatriare clandestinamente per fuggire all’estero. A Zurigo
intraprese gli studi di scienze politiche. Si laureò con lode presentando una tesi di storia
economica. Dopo la laurea contrasse un matrimonio fittizio allo scopo di acquistare la
cittadinanza tedesca e poter poi lavorare nel Partito socialdemocratico. Presto diventò tra
gli agitatori più popolari del movimento operaio tedesco. Nel 1904 subì la prima
detenzione per lesa maestà; tornò in carcere l’anno successivo, quando si recò a Versavia
in occasione della prima rivoluzione russa. Nel 1914 lei, insieme ad altre sue
contemporanee contrarie alla guerra, uscirono dal Partito socialdemocratico tedesco .
Dalla scissione nacque nel 1916 la Lega Spartaco, cioè quella che attualmente è il Partito
comunista tedesco. Rosa Luxemburg, già incarcerata nel 1915, fu di nuovo arrestata e
detenuta per più di due anni senza condanna. In carcere studiò molto e scrisse molto.
Uscita dal carcere, Rosa Luxemburg portò avanti il pensiero spartachista “Rote Fahne”.
Ricercata dalla polizia, dormiva ogni notte in un albergo diverso con un falso nome.
Il 15 gennaio del 1919 Luxemburg venne nuovamente
arrestata ed infine assassinata. La prima opera di Rosa
Luxemburg fu “L’accumulazione del capitale” pubblicata
a Berlino nel 1913. Il periodo in cui Rosa scrisse
quest’opera, lo ricorda come il periodo più bello e felice
della sua vita. Viveva come in uno stato di ebbrezza,
giorno e notte non faceva altro che sentire il problema
che le si era posto davanti: non sapeva se era più bello
il momento in cui pensava ciò che doveva scrivere o la
stesura dell’opera. Era talmente presa dall’argomento,
che riuscì a finirlo in quattro mesi. Rosa Luxemburg non
aveva altra intenzione che quella di diffondere il
Capitale di Karl Marx, convinta del fatto che l’economia
politica vi trovasse il proprio coronamento.
Luxemburg spinse però la propria analisi oltre il punto in cui Marx si era fermato; infatti mentre
Max riteneva che la ricchezza sarebbe dovuta rimanere all’interno del territorio, Luxemburg
invece pensava che bisognava fare investimenti anche fuori dal territorio, da qui nacque la sua
teoria dell’imperialismo. Ecco perché, malgrado la sua importanza, “L’accumulazione del capitale”
fu accolta con ostilità dai marxisti contemporanei. E fu proprio per questo motivo che i dirigenti
socialdemocratici considerano “L’accumulazione” un libro dannoso e irresponsabile.
Rosalyn Sussman Yalow
Rosalyn Sussman Yalow (New York, 19 luglio 1921 –
New York, 30 maggio 2011) Ha conseguito il dottorato
in fisica nell’università dell'Illinois e ha svolto attività di
ricerca nel servizio dei radioisotopi dell'Ospedale dei
veterani del Bronx; successivamente è divenuta Senior
Medical Investigator presso lo stesso ospedale e
Research Professor nel dipartimento di medicina della
Mount Sinai school of medicine.Successivamente vinse
il premio Nobel per la medicina nel 1977 per il
dosaggio radioimmunologico degli ormoni proteici.
Negli anni ’50 Rosalyn ed il suo collega, il Dott. Berson,
misero appunto una tecnica denominata RIA (saggio
radioimmunologico) che successivamente è risultato fondamentale in ambito diagnostico, terapeutico
e prognostico L’invenzione di tale tecnica fu di fondamentale importanza nel determinare il
meccanismo di azione del diabete di tipo 2 la cui causa veniva attribuita ad una mancanza di insulina.
Studi condotti utilizzando questa tecnica dimostrarono che la causa di tale patologia fosse
un’inefficienza dell’ormone stesso e non una sua assenza. Questa tecnica rivoluzionaria ha consentito
screening accurati per i virus delle epatiti nei donatori di sangue, per rilevare molecole estranee
nell’organismo e marcatori tumorali ed anche per valutare l’efficienza di farmaci.
Scarica