«UNA VITA SENZA RICERCA NON È DEGNA DI ESSERE VISSUTA» IL PROBLEMA SOCRATE (470 a.C. – 399 a. C.) RAPPORTI SOFISTI – SOCRATE FONTI FILOSOFIA INTELLETTUALI PARADOSSI MORTE SMO ETICO ARISTOFANE POLICRATE DIALOGO IRONIA SENOFONTE PLATONE SO DI NON SAPERE MAIEUTICA «UNA VITA SENZA RICERCA NON È DEGNA DI ESSERE VISSUTA» ARISTOFANE Conservatore, legato alle antiche glorie del passato, presenta ne Le nuvole (una commedia rappresentata ad Atene nel 423 a. C.) Socrate come il «peggior sofista», il più emblematico rappresentante della «nuova cultura», il tipo intellettuale innovatore, chiacchierone perdigiorno che dal suo «pensatoio» a mezz’aria, in direzione delle nuvole, infonde insegnamenti corruttori ai giovani, negando gli dèi patri. POLICRATE Sofista e democratico, accusa Socrate (nell’Accusa contro Socrate, 393 a. C.) di avere disprezzato le procedure della democrazia e di essere stato il cattivo consigliere di certi esponenti dell’aristocrazia più oltranzista e di avere corrotto i giovani insegnando loro credenze contrarie allo Stato. SENOFONTE Amico e allievo di Socrate, presenta Socrate come un predicatore e moralista, difensore dei valori tradizionali. PLATONE Allievo di Socrate, la fonte più importante. Tuttavia bisogna stare attenti al rapporto Socrate – Platone perché quest’ultimo, nelle sue opere, usa Socrate come una maschera per illustrare la sua filosofia non quella di Socrate, per cui bisogna saper discernere ciò che appartiene a Socrate da ciò che appartiene a Platone. SIA NEI SOFISTI CHE IN SOCRATE RISCONTRIAMO: Attenzione per l’uomo e disinteresse per la natura e le indagini intorno al mondo (all’uomo sfuggono i perché ultimi delle cose e i princìpi del mondo); Tendenza a cercare nell’uomo i criteri del pensiero e dell’azione; Mentalità razionalistica portata a mettere tutto in discussione e a non accettare nulla se non attraverso il vaglio critico e la discussione; Inclinazione verso la dialettica e il paradosso. TIPICO DELLA FILOSOFIA DEI SOFISTI Centralità della retorica, arte del persuadere; Relativismo conoscitivo e morale, fenomenismo e umanismo; «vuoto formalismo»; Uso di discorsi lunghi e ammaliatori (macrologie). DI SOCRATE Rifiuto di ridurre la filosofia a retorica o esibizionismo verbale fine a se stesso; Tentativo di andare oltre lo sterile relativismo conoscitivo e morale; Esigenza di far partorire agli uomini le verità comuni; Richiesta di una definizione precisa, di qui l’uso frequente e calzante della domanda «che cos’è» (ti èsti); Uso di discorsi brevi (brachilogie) fatti di battute corte e veloci volte a obbligare l’avversario a risposte precise. FILOSOFIA Esame incessante di se stesso e degli altri, una ricerca che non può essere condotta da uno scritto perché questo può comunicare una dottrina ma non stimolare la ricerca. La filosofia è un’indagine in cui l’uomo cerca di chiarire a se stesso, con la ragione, il significato profondo del suo essere uomo. Per questo Socrate fa suo il motto dell’oracolo di Delfi «conosci te stesso» e vede in esso la missione del filosofo nonché la motivazione ultima del filosofare. Secondo Socrate ciò che costituisce l’uomo è il rapporto che instaura con gli altri, per cui la filosofia è un con – filosofare con il prossimo, in cui ciascuno discute le questioni relative alla propria umanità. Pertanto, la filosofia assume i caratteri di un incessante, interpersonale DIALOGO. Riconosce sempre la dignità e la prospettiva dell’altro Non esprime solo opinioni ma coinvolge l’intera persona Richiede agli interlocutori un impegno personale di cambiamento e di trasformazione È pieno di interrogativi e di esempi che rimandano a contenuti emotivi, espressione del pieno coinvolgimento degli interlocutori «SO DI NON SAPERE» MOMENTI DEL DIALOGO MAIEUTICA IRONIA Solo hi sa di non sapere cerca di sapere, chi si crede in possesso della verità non sente il bisogno interiore di cercarla. Da un lato si può parlare di limite della ricerca che non può spingersi fino alle supreme realtà della natura metafisica; dall’altro questa consapevolezza funziona come stimolo ad indagare i problemi fondamentali dell’uomo. Oracolo di Delfi: «Socrate il più sapiente di tutti» «Pars destruens», il momento in cui Socrate vuole rendere l’interlocutore consapevole della propria ignoranza, smascherando le pseudo – certezze e gettandolo nel dubbio e nell’inquietudine. L’ironia è una specie di «nobile sofistica» che tende alla purificazione e alla liberazione della mente dalle malfondate convinzioni del vivere quotidiano e che vuole scuotere l’uomo dal suo torpore intellettuale per trasmettergli la sete di convinzioni autentiche. «arte del far partorire» a coloro che discutono con lui le nuove idee, a conferma del presupposto che vede l’interiorità umana come la sede della conoscenza. Di qui il concetto secondo cui la verità è una conquista personale. INTELLETTUALISMO ETICO: VIRTÙ (BENE) = SAPIENZA MALE = IGNORANZA VIRTÙ: fare nel modo migliore possibile il proprio compito. Riferito alla persona, la virtù indica il modo migliore di comportarsi nella vita. La virtù non si possiede per natura ma si conquista faticosamente. Nessuno fa il male volontariamente, cioè sapendo di farlo. Chi conosce il bene non può fare a meno di compierlo. PARADOSSI PARADOSSI DELL’INTELLETTUALISMO ETICO Superiorità di colui che conosce il bene ma non lo compie su colui che agisce bene ma non sapendo di farlo; Il bene è allo stesso tempo insegnabile e non insegnabile. Non è insegnabile perché non è possibile insegnare agli altri a «essere». Il bene è una consapevolezza interiore, una presa di coscienza di ciò che si fa. È insegnabile nel senso che l’esempio, l’analisi, la discussione, possono stimolare l’uomo a sapere, a comprendere il bene. MORTE DI SOCRATE (399 a. C.) ACCUSE: Socrate è colpevole di non riconoscere come dèi quelli tradizionali, ma di introdurre divinità nuove; colpevole di corrompere i giovani. PENA: MORTE. CONTESTO STORICO – POLITICO: 404 a. C. regime dei trenta tiranni – restaurazione della democrazia. Atene chiusa a ogni tipo di innovazione rivoluzionaria. Socrate appariva come politicamente pericoloso e considerato il responsabile del decadimento politico e morale di Atene. In realtà Socrate riteneva che il governo dovesse essere affidato a poche persone preparate in materia e criticava apertamente alcune procedure democratiche quali il diritto di accedere alle cariche pubbliche per sorteggio o per elezione popolare. SIGNIFICATO DELLA MORTE DI SOCRATE La morte di Socrate ha un significato morale ed esistenziale, testimonia la piena fedeltà di Socrate a se stesso e ai suoi princìpi teorici. Infatti, per tutta la sua vita, Socrate aveva insegnato la giustizia e il rispetto delle leggi poiché l’uomo è tale in quanto «figlio delle leggi». In un momento decisivo, egli non può smentire tutta la sua opera decidendo di fuggire e disobbedire alle leggi di Atene. Secondo Socrate, le leggi possono essere cambiate o migliorate ma mai violate, altrimenti verrebbe meno la vita in società. Pertanto, preferì morire rimanendo fedele alle leggi che vivere violandole.