Presentazione PPT (Filosofare e filosofia)

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Platone, Lettera VII
“Perché non è, questa mia, una scienza
come le altre: essa non si può in alcun
modo comunicare, ma come fiamma s’accende da fuoco che balza: nasce d’improvviso nell’anima dopo un lungo periodo
di discussioni sull’argomento e una vita
vissuta in comune, e poi si nutre di se
medesima”.
“Filosofare” e “Filosofia”
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Filosofare come pratica riflessiva
Recupero del “filosofare” come pratica
sociale dopo la “filosofia” come disciplina
Una filosofia come prassi ha per oggetto
problemi degli esseri umani in generale e
non problemi dei filosofi (Dewey)
Implicazioni critiche verso una filosofia
“nottola di Minerva”
La “Comunità di ricerca”
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“Comunità” come contesto (relazionale,
emozionale, etico-politico)
“Ricerca” come processo di riflessione
regolata e mirata
Democraticità epistemologica e politica
Valenze formative del contesto
Il contesto costituisce la condizione primaria per
la realizzazione di un programma di educazione
del/al pensiero complesso. Se complessità equivale ad anti-riduzionismo e a concretezza del vissuto, allora è necessario, innanzitutto, ristrutturare
lo spazio fisico, psicologico, sociologico e comunicativo della classe, smontando la struttura cellulare rigida per ridisegnarla come spazio-laboratorio in cui vive ed opera una “comunità di ricerca”.
Democrazia…
La Grecia delle póleis (Atene) e l’Europa
moderna sono accomunate dal ripetersi di
una esperienza che ha avuto come risultato
la “nascita di uno spazio politico pubblico e
la creazione del libero esame, dell’interrogazione illimitata… nascono così, contemporaneamente, la democrazia e la filosofia”
(C. Castoriadis, La rivoluzione democratica…)
Democrazia epistemologica
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La conoscenza non è un rispecchiamento di una presunta
realtà data. Pertanto, l’attività conoscitiva ed i soggetti che la
sviluppano sono da considerarsi parte integrante e dinamica
del contesto dell’indagine. In questo senso, teoria e pratica,
sapere e agire tendono a stabilire relazioni circolari e transattive;
Il soggetto che apprende non è mai “tabula rasa” dal punto di
vista specifico degli orizzonti (cognitivi e valoriali) in cui si
inscrive;
L’apprendimento non è l’effetto finale di una catena causale
che ha come sua “causa prima” il docente o il libro di testo.
Un apprendimento formativo è sempre un processo
autonomo di interpretazione e ricostruzione.
Tra dogmatismo e scetticismo
Se la presunzione di possedere la verità assoluta
esclude il dialogo e può condurre alla guerra, il
relativismo scettico toglie senso, anch’esso, al
dialogo e porta all’indifferenza reciproca. La vita
del dialogo filosofico risiede nella convinzione che
una verità può essere migliore di altre; che è
possibile sostenere con argomentazioni la validità
di una tesi e, soprattutto, che dal confronto
dialettico di diversi punti di vista possono scaturire
novità e svolte gnoseologiche insospettate.
Quali criteri di verità
Sono le diverse comunità di parlanti, i
contesti culturali e le pratiche discorsive a
cui l’individuo prende parte che forniscono i
criteri ed i vincoli a cui fare appello per
legittimare o delegittimare le produzioni di
pensiero e per formulare criteri di verità.
Obiettivi formativi
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Educare il pensiero
Critico: risalire ai criteri/paradigmi/orizzonti
Creativo: decostruire/ricostruire prospettive,
orizzonti di senso, cornici
Caring: impegnarsi verso valori, norme,
emozioni, relazioni
Dialogo
Modalità comunicative della CdR
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Il dialogo socratico-platonico
Il “disciplinamento” dopo Platone
La “filosofia” come disciplina
Caratteri del dialogo platonico
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Obiettivi. Per lo più il traguardo da raggiungere consiste nel rendere
insostenibili le tesi dell’interlocutore mediante un procedimento
centrato sulla dimostrazione della verità della tesi contraddittoria
rispetto a quella sostenuta dall’avversario.
Uditorio. Ha i caratteri dell’universalità, quella universalità che i
filosofi greci, da Parmenide in poi, attribuiscono al logos.
Regole dell’argomentazione. Sono quelle della logica formale, con
in testa il principio di non-contraddizione.
Strumenti. Gli strumenti che Socrate utilizza soprattutto nella
conduzione del dialogo sono l’ironia, la confutazione, la maieutica
(logica della scoperta).
Ruoli. Per lo più Socrate si confonde, all’inizio del dialogo, con i
suoi interlocutori. Ma il suo ruolo di “maestro” e conduttore del
dialogo non viene mai messo in ombra.
Dialogo
Modalità comunicative della CdR
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Il dialogo in una “comunità dio ricerca”
I fondamenti epistemologici: la conoscenza
come costruzione sociale
La logica delle buone ragioni
Parlare, ascoltare, pensare
Il ruolo del docente “facilitatore”
Il dialogo nella CdR
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Facilitatore (ascolta, valorizza le differenze)
Uditorio reale (componenti emotive, relazionali, ecc.)
Logica delle “buone ragioni” (informale)
Radicalizzazione del domandare (incluse
tutte le premesse).
Insegnamento come “assistenza”
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Nella prospettiva costruttivista l’insegnante
non trasmette conoscenze né guida
l’allievo a scoprire una verità già fissata.
Progettazione, facilitazione scaffolding
come funzioni dell’insegnante.
Il “facilitatore”, tra testo e processi di
apprendimento
Il dialogo è “filosofico” se…
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È un percorso: da una domanda/dubbio
verso la definizione di un problema, verso
un possibili soluzione condividibile
Le iniziali convinzioni dei soggetti si
mettono in gioco
Si mira ad un risultato di valore generale
Si procede per argomentazioni
Proprietò del dialogo filosofico
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Instabilità
Disequilibrio  movimento (camminare)
Esplorazione reciproca
Orientato verso un “prodotto” (direzionalità)
Regolato dalla logica (metodologia
dell’indagine)
La “direzione” del dialogo
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…là dove porta l’argomento
La peculiare “qualità” della situazione iniziale orienta il dialogo, rendendo rilevante/
irrilevante ogni intervento
“Qualità” come orizzonte problematico e
sfondo (paradigma) come vincolo e possibilità
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