ZENONE (489-431 aC)

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ZENONE (489-431 a.C.)
REALIZZATO DA CRAPANZANO MARGHERITA 3^B
A.S. 2016/2017
LA VITA
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Zenone nacque ad Elea intorno al 489 a.C.
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Fu discepolo di Parmenide
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Alcune fonti affermano che si interessò di politica e lottò contro la tirannide
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Filostrato racconta che partecipò a una congiura contro il tiranno Nearco
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Plutarco invece, racconta che dopo aver tentato di uccidere il tiranno Demilo,
per evitare di rivelare sotto tortura i nomi dei complici Zenone si mozzò la
lingua con i denti e la sputò in faccia al tiranno
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Platone nel dialogo dedicato a Parmenide racconta di un quarantenne Zenone
«ben fatto e gradevole a vedersi» che accompagna il suo maestro ad Atene

Secondo Aristotele, Zenone è il fondatore della dialettica, la capacità cioè di
prevalere nelle discussioni
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Nella sua filosofia Zenone prende le difese del pensiero del maestro Parmenide
dagli attacchi degli avversari
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Morì nel 431 a.C.
ZENONE AFFERMA CHE :
•
Esiste un essere assoluto;
•
L’essere assoluto non è quello testimoniatoci dai sensi, che ci fanno credere
esista un essere molteplice e in perenne movimento;
•
La conoscenza dell’essere può essere raggiunta attraverso il ragionamento;
•
Per via logica l’uomo comprende che l’essere ha alcune caratteristiche
necessarie, in particolare esso è unico e immobile.
Dunque il pensiero di Zenone si scontrava con:
•
Pitagora secondo cui la realtà, avendo una struttura dualistica basata sul
numero, è caratterizzata dalla molteplicità;
•
Eraclito secondo cui la realtà, essendo in perenne trasformazione a causa del
divenire, è caratterizzata dal continuo movimento.
CONTRO LA MOLTEPLICITÀ O PLURALITÀ
Zenone afferma che se le cose fossero davvero molte il loro numero sarebbe nello
stesso tempo finito ed infinito:
•
Finito in quanto non possono essere di più o di meno di quanto sono;
•
Infinito perché tra due cose inevitabilmente ce ne sarà sempre una terza e tra
la terza e le altre due ce ne saranno altre ancora, e inevitabilmente si
procederà così all’infinito.
Inoltre, se ammettiamo che l’essere sia divisibile in un numero infinito di parti,
allora dovremo concludere che esso sia:
•
O una grandezza nulla come risultato della somma di un numero infinito di
parti nulle;
•
O una grandezza infinita come risultato della somma di un numero infinito di
parti con una qualche grandezza.
I QUATTRO PARADOSSI DI ZENONE
1. IL PARADOSSO DELLO STADIO
Un corpo non arriverà mai all’estremità di uno stadio partendo dall’estremità
opposta .Questo paradosso è detto anche dicotomia o dell’inesistenza del
movimento. Secondo Zenone dunque un corpo prima di raggiungere un
traguardo, inevitabilmente prima il corpo dovrà raggiungere alla metà del
percorso; e prima di giungere alla metà deve arrivare alla metà della metà, e
così via all’infinito. Il corpo quindi non potrà mai completare il percorso
stabilito perché non si muoverà dal punto di partenza.
A
G
F
E
D
C
B
A- punto di partenza
B- punto che si vuole raggiungere
C- prima di raggiungere B occorrerà arrivare alla metà del percorso
D- ma prima si deve giungere alla metà del percorso bisognerà raggiungere la metà della metà
E-F-G- prima ancora bisognerà arrivare alla metà della metà della metà e così all’infinito; di
conseguenza si rimarrà fermi
2. IL PARADOSSO DI ACHILLE E LA TARTARUGA
Se in una gara di corsa si sfidassero una lenta tartaruga e il «piè veloce» Achille, e
la tartaruga partisse con un passo di vantaggio, Achille non potrebbe mai
raggiungerla. Quando Achille si trova in Ao la tartaruga è in To, ipotizziamo 10
metri più avanti. Achille corre per raggiungerla e arriva in A1. la tartaruga nel
frattempo si è spostata in T1, avendo percorso la metà della distanza di Achille, ma
restando sempre in vantaggio. Il procedimento dicotomico si ripete
apparentemente fino all’infinito e sembra che Achille non possa mai raggiungere la
tartaruga.
3. IL PARADOSSO DELLA FRECCIA
È impossibile che una freccia scagliata dall’arco raggiunga il bersaglio, poiché la
freccia che appare in movimento è in realtà immobile. In ognuno degli istanti in
cui è divisibile il tempo impiegato nel volo, la freccia occupa sempre quella
determinata porzione di spazio che è uguale alla propria lunghezza. In ogni
istante la freccia è pertanto ferma e la somma di molteplici istanti di immobilità
non può dare come risultato un movimento: a freccia che si muove è in realtà
sempre ferma.
4. IL PARADOSSO DELLE MASSE NELLO STADIO
In uno stadio un oggetto si muove a una certa velocità e simultaneamente al
doppio di essa. Se da un punto fermo osserviamo la velocità di un oggetto che si
muove ess avrà un determinato valore, mentre se la mettiamo in relazione a un
oggetto che si muove alla sua stessa velocità ma in direzione opposta avrà un
valore doppio. Dunque immaginiamo tre atleti in uno stadio (A-B-C). Uno è fermo
(C), mentre A e B corrono in direzione opposta alla velocità di 10 km orari. La
velocità degli atleti A e B risulterà di 10 km orari se paragonata a C, ma sarà di
20 km orari se paragonata tra di loro. Se ne conclude che lo stesso atleta si muove
contemporaneamente a due velocità differenti, l’una il doppio dell’altra.
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