Gli opposti

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A cura di Tommaso Adami
Indice:
Introduzione ………………………………………………………………2
Mappa concettuale………………………………………………………3
Gli opposti……………………………………………………………………4
Il magnetismo……………………………………………………………5
Il dualismo acido-base………………………………………………8
Nietzsche: l’ apollineo e il dionisiaco……………………10
Concezione del progresso nel verismo e nel
futurismo……………………………………………………………………11
La guerra fredda e il mondo bipolare……………………13
The double……………………………………………………………………15
Introduzione
Il tema che ho scelto per concludere questo ciclo di studi è quello degli opposti.
Non è stata una scelta semplice e ha richiesto molto tempo prima di concretizzarsi e
divenire definitiva.
Sono sempre stato affascinato dal legame che esiste tra due opposti, quel filo
invisibile che li collega e fa sì che l’ uno richiami l’altro. E così è nata l’idea di
approfondire questo argomento e di trattarlo nei suoi vari aspetti, costituendo una
sorta di “percorso degli opposti”.
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Il magnetismo
The double
Il dualismo
acido-base
Gli opposti
La guerra fredda e il
Nietzsche: l’ apollineo
mondo bipolare
e il dionisiaco
Concezione del progresso nel
verismo e nel futurismo
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Gli opposti
Il termine opposto possiede molteplici significati, che variano a seconda dell’ ambito in cui esso
viene utilizzato.
Nel gergo comune attraverso tale termine si indicano oggetti posti l’uno di fronte all’ altro, o
situati da parti discordi rispetto a un punto o a una linea di riferimento. Esso viene utilizzato anche
con l’ accezione di contrario,contrastante.
In matematica si definisce numero opposto quello che ha valore assoluto uguale e segno contrario
a un numero dato, sommato al quale dà per risultato zero.
Usufruiamo di codesto termine anche in filosofia per indicare un rapporto di esclusione tra due
enunciati o altrettante proposizioni.
È quindi un termine molto versatile e pertanto ampiamente utilizzato.
Inoltre in numerosissimi ambiti si è trovato un rapporto di opposizione,sia in campo scientifico,
basti pensare alla composizione degli atomi, particelle negative che fluttuano in un determinato
spazio attorno ad un nucleo costituito di cariche positive e neutre, o al magnetismo, dove è
impossibile trovarsi in presenza di un polo negativo se non esiste un corrispettivo polo positivo, sia
in campo letterario, nel quale troviamo numerose opinioni o pareri antitetici, stili completamente
opposti,poeti che prediligono forme di scrittura molto ermetiche, altri molto prolissi, alcuni
utilizzano un lessico ricercato, altri uno molto semplice ecc.
L’idea che vi sia un dialogo fra opposti alla base della realtà è comune ad antiche filosofie sia della
nostra cultura, sia di culture lontane. Esso si trova già nell’ antica filosofia confuciana, e viene
rappresentata sotto forma simbolica dal Taijitu, che rappresenta il concetto di yin (nero) e yang
(bianco) e l’unione dei due principi in opposizione.
In realtà il significato di tale simbolo va oltre la banale opposizione tra nero e bianco, infatti yin
prende anche il senso di notte, morte, guerra ed è anche il nulla da cui scaturisce la vita, mentre lo
yang è emblema di giorno, vita, pace, nonché il tutto che si esprime nel nulla.
Anche Eraclito aveva, già nel V sec. A.C., individuato i contrari come una serie di opposizioni che si
verificano col passare del tempo e affermava che: " le cose calde si raffreddano, le cose umide si
risecchiscono...". In questa perfetta armonia di contrari, il filosofo greco trovava il principio della
realtà.
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Il magnetismo
Già gli antichi greci avevano osservato un minerale chiamato magnetite che possedeva la peculiare capacità
di attirare gli oggetti composti in buona parte da ferro. I corpi che hanno la proprietà di attrarre il ferro si
chiamano magneti o calamite,mentre la proprietà di attirarlo è detta magnetismo. Ogni magnete è
costituito da un dipolo. Un polo magnetico è una regione caratterizzata da un flusso magnetico, il
flusso può essere uscente (polo nord) o entrante (polo sud).
Ogni calamita crea attorno a se un campo magnetico, definito come un campo
vettoriale caratterizzato da una direzione, ricavabile tramite l'utilizzo di una bussola, e da
un' intensità. L'unità di misura nel SI del campo magnetico è il tesla, 1 tesla = 1 T = 1 N/(A∙m).
La legge dei poli magnetici afferma che i poli uguali di due calamite si respingono mentre poli
diversi si attraggono; nei punti intermedi dove si affacciano i poli opposti le azioni si annullano.
Analizziamo ora la forza esercitata da un campo magnetico su una particella elettrica in
movimento, l’intensità di tale forza è data dalla formula:
,dove θ è l’ angolo tra v e
B(campo magnetico). La direzione di tale forza è data invece da una particolare regola
denominata della mano destra. Suddetta legge asserisce che: per determinare il verso della forza
magnetica su una carica positiva si inizia puntando le dita della mano destra nella direzione della
velocità v; successivamente si ruotano le dita nella direzione di B; il pollice punterà nella direzione
di F (perpendicolare sia a v che a B).
È facilmente intuibile che anche la corrente che scorre in un filo rettilineo sia influenzata da una
forza magnetica se immersa in un campo B. Se quindi consideriamo un filo di lunghezza L, percorso
da una corrente I e che forma un angolo θ con il campo magnetico, e sapendo che
e che
, possiamo sostituire e semplificare la formula della forza magnetica adattata ad
un filo rettilineo, che risulterà
.
Nel 1820 Hans Oersted scoprì accidentalmente che un filo percorso da corrente elettrica genera
un campo magnetico intorno a sé. Questo fenomeno venne analizzato a lungo, e si notò che tutti i
punti equidistanti dal filo formavano un campo magnetico equipotenziale, l’intensità di tale campo
variava a seconda della distanza dal filo, si dedusse quindi che B è proporzionale a
. Gli studi
proseguirono e si giunse alla formulazione della legge di Ampère,una legge di natura, che lega il
campo magnetico lungo un percorso chiuso alla corrente elettrica concatenata con tale percorso.
Essa viene rappresentata simbolicamente attraverso la formula:
.
In questa espressione µ₀ è una costante chiamata permeabilità magnetica del vuoto ed ha un valore
di:
.
Se applichiamo tale legge ad un filo rettilineo ne risulterà che il campo magnetico si può ricavare
da una semplice formula:
.
5
La scoperta di Oersted fu completamente casuale, invece Michael Faraday nel 1821 condusse degli
esperimenti per capire se valeva anche l’ opposto, ossia cercò di scoprire se un campo magnetico
può produrne uno elettrico.
Uno degli esperimenti condotti da Faraday era caratterizzato da un magnete permanente e da un
galvanometro connesso ad una bobina di filo avvolto attorno ad un cilindro di carta, simile a quello
illustrato in figura:
Bobina di materiale conduttore collegata ad un galvanometro
Per simulare l’esperimento di Faraday muovere la barra magnetica in avanti e dietro all’interno
della bobina. Si osservi che il galvanometro collegato alla bobina indica solo la presenza di
corrente quando il magnete è in movimento e che il suo ago si muove in direzione opposta quando
il magnete viene portato indietro. Da notare anche le linee del campo magnetico (rappresentate in
blu) provenenti dal magnete stesso e la direzione della corrente (indicata nell’applet dalla freccia
nera) che cambia a seconda del modo in cui viene mosso il magnete in avanti o indietro. Come si
può osservare quando la parte N del magnete entra nella bobina, la corrente indotta si muove in
senso antiorario. Quando poi il magnete viene tirato fuori la corrente indotta si muoverà in senso
orario.
Si noti anche che la corrente indotta è più forte quando il magnete si muove più rapidamente.
Faraday scoprì dunque che un campo magnetico costante non crea un campo elettrico, ma se esso
varia nel tempo induce corrente in un circuito.
Per questo venne introdotto il concetto di flusso magnetico ,che lega i due fenomeni. Esso viene
indicato con la lettera φ ed è definito come
, e nel SI viene misurato in weber (Wb).
La legge d’ induzione di Faraday è una legge fisica che descrive il fenomeno dell'induzione
elettromagnetica, che si verifica quando il flusso del campo magnetico attraverso la superficie
delimitata da un circuito elettrico è variabile nel tempo. La legge impone che nel circuito si generi
una forza elettromotrice indotta pari all'opposto della variazione temporale del flusso.
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Essa viene espressa sotto forma simbolica dalla seguente relazione:
.
Il simbolo meno in tale formula è giustificato dalla legge di Lenz, intimamente connessa con il
principio della conservazione delle forze, e che afferma che una corrente indotta scorre sempre
nel verso che si oppone alla variazione che l’ ha causata. Ciò significa che se ad esempio noi
avviciniamo un magnete ad una spira, il campo indotto generatosi tenderà a respingerlo,ad
allontanarlo, se invece allontaniamo il magnete dalla spira si indurrà un campo che lo attrae.
È dunque necessario introdurre il concetto di induttanza, la proprietà dei circuiti elettrici tale per
cui la corrente che li attraversa induce una forza elettromotrice che, per la legge di Lenz, si oppone
alla variazione dell'intensità della corrente stessa. La grandezza fisica associata è indicata con il
simbolo L in onore del fisico Heinrich Lenz e prende il nome di coefficiente di autoinduzione. Nel SI
viene misurata in henry(H) e viene definita come
o anche
.
Gli impieghi del fenomeno dell’induzione elettromagnetica sono numerosi e importanti, nella
scienza come nella tecnica. I primi impieghi riguardarono soprattutto la generazione di tensioni di
valore elevato, ottenute interrompendo bruscamente il passaggio della corrente in un circuito con
elevato valore di induttanza. Questa tecnica, per esempio, venne impiegata negli esperimenti che
condussero alla scoperta dell’elettrone e dei raggi X, nei primi esperimenti di Hertz sulle onde
elettromagnetiche e in quelli successivi di Marconi; ma trova molti impieghi anche oggi, per
esempio nel sistema di accensione dei motori a scoppio delle automobili. L’induzione
elettromagnetica fra due avvolgimenti avvolti su un nucleo metallico, cioè in una struttura analoga
a quella usata da Faraday nei suoi esperimenti, è alla base del funzionamento dei trasformatori
elettrici, dispositivi assai utili in pratica e perciò di larghissimo impiego. Sulle correnti indotte in
una bobina da un campo magnetico variabile, o in una bobina ruotante in un campo costante, si
basa invece il funzionamento di una vasta categoria di generatori elettrici, fra cui gli alternatori
che nelle centrali elettriche generano le correnti alternate che usiamo abitualmente. Ma gli
impieghi del fenomeno dell’induzione elettromagnetica sono veramente innumerevoli: nelle
testine dei giradischi, nei registratori magnetici, nei dispositivi di memoria utilizzati nei calcolatori
elettronici ecc …
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Il dualismo acido-base
Gli acidi e le basi appartengono a due classi di composti chimici che presentano alcune proprietà
completamente opposte. Gli acidi hanno un sapore prevalentemente aspro, conferiscono al
tornasole una tipica colorazione rossa e reagiscono con quasi tutti i metalli liberando idrogeno allo
stato gassoso; le basi hanno sapore amaro, conferiscono al tornasole una colorazione blu e sono
viscide al tatto. Mescolando soluzioni acquose di un acido e di una base, si sviluppa una reazione
detta di neutralizzazione, che ha la caratteristica di procedere rapidamente producendo un sale e
acqua. L'acido cloridrico e l’idrossido di sodio, ad esempio, se si fanno reagire insieme, danno una
tipica reazione di neutralizzazione:
HCl + NaOH ⇄ H2O + NaCl
Acido cloridrico + idrossido di sodio ⇄ acqua + cloruro di sodio
Il percorso storico che condusse a una teoria chiarificatrice sulla natura degli acidi e delle basi, fu abbastanza
travagliato. Il primo ad interessarsi del problema degli acidi fu Boyle, alla fine del XVII secolo, che si limitò a
descriverne le proprietà. Le prime ipotesi sulla loro costituzione furono formulate un secolo dopo da
Lavoisier, il quale credeva che gli acidi fossero composti binari dell’ossigeno e che proprio all’ossigeno si
dovessero le loro proprietà. Solo all’inizio del XIX secolo, il chimico inglese Humpry Davy si accorse che
l’elemento sempre presente negli acidi non era l’ossigeno, bensì l’idrogeno .Da allora, diverse teorie si
succedettero nell’arco di sessant’anni , dal 1878 al 1938.
La teoria di Davy fu perfezionata da un chimico svedese, Svante Arrhenius che per primo definì
correttamente il comportamento degli acidi e delle basi, ma la sua teoria si limitava a considerare queste
sostanze in soluzione acquosa :” Gli acidi e le basi sono sostanze capaci, in soluzione acquosa, di condurre la
corrente elettrica ”.
Successivamente il chimico danese Johannes Brönsted e l’inglese Thomas Lowry , indipendentemente l’uno
dall’altro, formularono una nuova teoria che non era vincolante al tipo di solvente.
Essi definirono acide le sostanze con tendenza a donare protoni (ioni idrogeno H+) e basiche le sostanze con
tendenza ad accettare protoni.
In questa teoria le due specie chimiche devono essere considerate strettamente legate l’una con l’altra .
Qualunque acido HA che perda un protone,si trasforma nella propria base coniugata A- ; questa è capace
infatti, di accettare un protone per trasformarsi di nuovo nell’acido HA .
Qualunque base B:, accettando un protone e mettendo una coppia di elettroni in compartecipazione con
esso, viene trasformata nel proprio acido coniugato HB+ ; questo è capace infatti , di perdere un protone
per trasformarsi di nuovo nella base B: .
Due specie chimiche , fra le quali avvenga trasferimento di un protone, costituiscono una coppia coniugata
acido-base .
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Infine, il chimico statunitense Gilbert Newton Lewis formulò nel 1923 una teoria valida per
qualsiasi composto, che fu però accettata nel mondo scientifico solo nel 1938.
La teoria di Lewis (formulazione più recente della teoria di acidi e basi), non considera il
trasferimento di protoni da una sostanza all’altra, bensì quello di una coppia di elettroni che porta
alla formazione di un legame covalente o di un legame dativo .
Secondo Lewis l’acido è una sostanza che accetta una coppia di elettroni e la base è una sostanza
capace di donare una coppia di elettroni.
Un esempio concreto, è quello del trifluoruro di boro BF3, molecola che non ubbidisce alla regola
dell’ottetto, in quanto il boro, che normalmente ha solo tre elettroni di valenza , nella molecola di
BF3, viene ad avere solo sei elettroni esterni ; Per questo motivo, il trifluoruro di boro reagisce
facilmente con lo ione F-, legandosi ad esso con un legame dativo, cioè accettando un doppietto
elettronico e formando lo ione tetrafluoroborato BF-4, nel quale la regola dell’ottetto viene
rispettata :
BF3 + F-  BF-4
Il trifluoruro di boro che accetta la coppia di elettroni dallo ione F- funziona da acido, mentre lo
ione F- che cede la coppia elettronica, funziona da base.
Solo col la teoria di Lewis si può spiegare la reazione in fase gassosa tra il trifloruro di boro BF 3 e
l’ammoniaca NH3, queste due sostanze gassose , venendo a contatto formano una polvere bianca,
solida:
NH3 + BF3  H3NBF3
L’ammoniaca, che cede il suo doppietto elettronico funge da base e il trifluoruro di boro, che lo
accetta , funziona da acido.
Scala del pH e rispettive colorazioni
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Nietzsche: l’ apollineo e il dionisiaco
Nietzsche ne ” la nascita della tragedia” utilizza come motivo centrale la distinzione fra il «dionisiaco» e
l’«apollineo», che si concretizza nel contrasto fra una serie di opposti: caos-forma; divenire-stasi; infinitofinito; istinto-ragione; oscurità-luce; inquietudine-serenità; ebbrezza-sogno, ecc.
Queste coppie di opposti, che sono presenti anche in natura rappresentano, secondo Nietzsche, le
coordinate di fondo dello spirito greco e del suo mondo artistico.
Infatti il dionisiaco, che scaturisce dalla forza vitale e dal senso caotico del divenire, si esprime
nell’esaltazione della musica, mentre l’apollineo, che scaturisce da un atteggiamento di fuga di fronte al
flusso imprevedibile degli eventi, si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura.
Inoltre il primo viene interpretato nella tragedia greca da personaggi con il viso scoperto e rappresenta la
vita e la realtà, mentre il secondo viene inscenato tramite personaggi con il volto coperto da una maschera,
che indica il sogno, l’ illusione.
Nietzsche, in antitesi all’immagine tradizionale dell’Ellade come mondo della serenità e
dell’equilibrio,insiste sul carattere originariamente dionisiaco della tragedia greca.
Infatti sostiene che lo spirito apollineo sia scaturito da un irrefrenabile voglia dell’ individuo di dare forma al
caos che lo circondava, trasformando l’ assurdo e l’ orribile in un mondo armonico e definito, per rendere la
vita piu accettabile, è quindi una sublimazione del vero carattere predominante dell’uomo, il dionisiaco.
I due spiriti vivevano inizialmente in opposizione e completo distacco tra di loro; con l’avvento della
tragedia Attica (di Sofocle ed Eschilo)essi si armonizzarono tra di loro e senza tentare di far prevalere l’ uno
sull’ altro si diede origine a dei capolavori di ineguagliabile fattezza.
Nell’arte successiva, questa sorta di sintesi fra dionisiaco e apollineo, che per Nietzsche
rappresenta un autentico «miracolo metafisico» della civiltà ellenica, viene messa in forse dal
prevalere dell’apollineo, che trionfa sul dionisiaco fin quasi a soffocarlo. Questo processo di
«decadenza» inizia con la tragedia di Euripide e trova la sua espressione paradigmatica
nell’insegnamento razionalistico e ottimistico di Socrate, ossia del filosofo con cui si compie
l’«uccisione» delle profondità istintuali e tragico-dionisiache della vita, a favore di quel pallido
ideale che è la ragione e la sua visione «serena» e «misurata» del mondo.
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Concezione del progresso nel verismo e nel futurismo
Oggi definiamo il verismo come una tendenza letteraria italiana, corrispondente al naturalismo
francese. Esso nasce nel secondo Ottocento, quando l’aspetto del romanticismo che tendeva alla
parola-musica si era ridotto a generico sentimentalismo; contro di esso il romanticismo stesso
reagì puntando sull’altro suo aspetto, che tendeva alla parola-cosa, cioè sul realismo. Varie sono le
vie di tale reazione: la poesia ‘maledetta’ degli scapigliati; quella familiare e borghese di V.
Betteloni e di altri; quella stilisticamente sostenuta ma a suo modo anch’essa realistica di G.
Carducci. In questo ambiente non poteva restare senza eco il naturalismo francese, che infatti fu
accolto con grande favore, per es., dal massimo critico romantico, F. De Sanctis; anche L.
Capuana se ne fece attivamente promotore, anche se talvolta in modo contraddittorio. Ma, a
parte qualche pagina narrativa dello stesso Capuana, il naturalismo italiano, che preferì chiamarsi
verismo, fu assai lontano da quello francese.
I veristi, come i naturalisti, studiavano i problemi della vita quotidiana scaturiti dalle condizioni
sociali che, con il passare del tempo, cambiano e dalla partecipazione delle masse operaie e
contadine alla lotta politica. Essi si proponevano la riproduzione fedele, distaccata, quasi
fotografica e la documentazione del mondo squallido che sopravviveva al mondo degli "eletti".
Allontanati gli elementi soggettivi, fantastici e pittoreschi, gli artifizi letterari, essi volgevano la loro
attenzione all'uomo nella società.
Il futurismo è invece un movimento letterario, artistico e politico, fondato nel 1909 da F.T.
Marinetti. Il futurismo, attraverso tutta una serie di ‘manifesti’ e di clamorose polemiche,
propugnò un’arte e un costume che avrebbero dovuto fare tabula rasa del passato e di ogni forma
espressiva tradizionale, ispirandosi al dinamismo della vita moderna, della civiltà meccanica, e
proiettandosi verso il futuro fornendo il modello a tutte le successive avanguardie.
l'interprete più rappresentativo del verismo italiano è Giovanni Verga nato a Catania nel 1840 e
morto nel 1922. Giovanni Verga compose i suoi primi romanzi sull'esempio della letteratura
romantica e autobiografica e che rappresentavano la società di ricchi mondani, oziosi, la
disperazione, la follia, la passione ardente. Verso i quarant'anni Verga entra a contatto con la
letteratura verista, il suo ritorno in Sicilia, il "viaggio nel tempo" che fa dal settentrione al
meridione e viceversa, la visione di due mondi completamente diversi pur facenti parte dell'Italia
unita, l'abisso che distanzia sempre di più il Sud dal Nord, la convenienza di alcuni proprietari
terrieri a mantenere "ignoranti" i propri contadini, l'interesse politico e la prepotenza da parte dei
Don, dei Baroni fa si che egli cominci a sentirsi diverso, che senta il bisogno di "denunciare" in
qualche modo l'arretratezza della terra in cui è nato e cresciuto e dunque reagisce all'esasperato
soggettivismo delle prime opere.
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Il ciclo dei vinti è la più celebre raccolta di romanzi di Verga. A costituire il corpus di tale ciclo
avrebbe dovuto essere un gruppo di cinque romanzi a definizione tematica:I Malavoglia, Mastrodon Gesualdo, La duchessa di Leyra, L'onorevole Scipioni e L'uomo di lusso.
L'intera serie ( secondo il progetto originario dello scrittore ) avrebbe dovuto avere come comune
denominatore un tema comune e universale, quello dell'indiscussa lotta dell'uomo per l'esistenza
e per il progresso. L'opera completa rimarrà incompiuta in quanto La Duchessa de Leyra rimane
solo abbozzato, mentre gli ultimi due romanzi previsti del Ciclo, L'Onorevole Scipioni e L'uomo di
lusso, non verranno neppure iniziati.
L'autore nella prefazione ai Malavoglia, descrive il progresso come una fiumana inarrestabile che
procede attraverso una dura lotta di selezione degli uomini, riprendendo la teoria darwiniana della
lotta di selezione della specie. La corsa impetuosa di questo fiume, se vista da lontano, appare
imponente e priva di fratture ma, vista da vicino, rivela tutti i risvolti negativi che porta con sé, con
i soprusi che i deboli devono subire da parte dei più forti. Verga quindi afferma la positività del
progresso, così come era stata formulata dalla cultura positivista e dal darwinismo sociale, ma allo
stesso tempo non può non soffermarsi sulle conseguenze che esso ha nella vita dei più deboli. In
quanto scrittore, Verga si propone di osservare da vicino lo scorrere del progresso, e quindi ne
osserva le vittime, rendendole protagoniste di tutte le sue opere. Possiamo così notare che, pur
teorizzando una concezione positiva del progresso, Verga ne sottolinei soprattutto le conseguenze
nefaste sulla vita di coloro che dal progresso vengono sconfitti.
Al contrario Nei manifesti futuristi si esaltava la tecnica e si dichiarava una fiducia illimitata
nel progresso, si decretava la fine delle vecchie ideologie (bollate con l'etichetta di "passatismo").
Si esaltavano inoltre il dinamismo, la velocità, l'industria e la guerra, che veniva intesa come
"igiene dei popoli".
« Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell'umanità
mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della
radiosa magnificenza del futuro… ».
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La guerra fredda e il mondo bipolare
Alla fine della Seconda guerra mondiale, i vincitori (anglo-americani e sovietici) si ritrovano, in
disaccordo e divisi su tutte le principali materie di negoziato, sugli assetti geopolitici postbellici, sul
patrimonio ideologico, sui valori proclamati, sui modelli politico-istituzionali e di sviluppo
economico adottati.
L’URSS, ormai la principale potenza europea, è un paese comunista, a partito unico, con
un’economia pianificata e centralizzata, un’etica anti-individualistica fondata su disciplina e
sacrificio.
Gli USA sono una potenza mondiale, una democrazia dalle ampie libertà personali, con
un’economia basata sul libero mercato e la libera iniziativa, un’etica individualistica, incentrata sul
successo personale.
L’URSS, che ha sopportato a lungo il peso maggiore della guerra in Europa, vuole veder legittimato
il suo ruolo di grande potenza e sviluppare un campo socialista chiuso e autosufficiente; paventa il
rischio di un accerchiamento ostile; esige riparazioni e soprattutto sicurezza ai propri confini
attraverso il controllo dell’Europa orientale, che ha in gran parte liberato.
Gli USA, che già prima della guerra erano la massima potenza, temono e vogliono contenere
l’espandersi dell’influenza sovietica e intendono dare vita a un mercato mondiale in regime di
libera concorrenza e in un contesto internazionale di democrazie.
Le diverse e per molti aspetti incompatibili visioni del mondo, i reciproci sospetti nonché la
parallela tendenza a sopravvalutare la forza e le capacità l’uno dell’altro portano al formarsi di due
campi antagonistici destinati a dar vita alla costituzione di un nuovo ordine mondiale,
tendenzialmente bipolare.
Questa spartizione territoriale raggiunse la sua massima espressione il 13 agosto del 1961 con la
costruzione del muro di Berlino, che divise brutalmente la città in due fazioni, una d’ influenza
sovietica ed una sotto il controllo degli anglo-americani.
Di fatto la guerra fredda non sfociò mai in un conflitto a fuoco vero e proprio in quanto la vittoria
di uno dei due schieramenti in un conflitto globale nucleare sarebbe risultata talmente catastrofica
per entrambi i contendenti da divenire impossibile.
Per questo tra i due contendenti si stabilì una “pax armata”, un equilibrio basato sul terrore,
vengono riconosciute le corrispettive sfere di influenza, e il conseguente ‘diritto’ di entrambe le
potenze di stroncare, all’interno della propria sfera, qualunque tentativo volto a mutare la
situazione esistente.
13
Il decorso di questa guerra fu lento e graduale, e fu possibile solo grazie all’evoluzione dei rapporti
fra USA e URSS.
Esso può essere diviso in tre fasi: nell’ immediato dopoguerra e fino agli anni sessanta si riconosce
la fase più aspra e astiosa di tale scontro, è un periodo pieno di avvenimenti, si stipulano patti
(patto Atlantico, patto di Varsavia ), si formano nuovi organismi sovrannazionali (come l’ ONU),
fino a giungere, nel 1962,alla crisi missilistica di Cuba, il momento più “caldo” del conflitto;
Tra il 1963 e il 1979 si riconosce una seconda fase, caratterizzata si da avvenimenti drammatici
come l’ intervento militare sovietico a Praga, o la guerra del Vietnam, ma anche dallo sviluppo di
una coesistenza “pacifica” da parte dei due schieramenti, volta a contenere la rivalità tra i due
paesi, che si concretizza tramite l’ accettazione e la firma dei primi trattati sulla limitazione degli
armamenti nucleari nel 1963 e loro effettiva prima riduzione nel 1972;
Si riconosce un ultima fase tra il 1979 e il 1991, che vede inizialmente una nuova glaciazione dei
rapporti tra i due paesi,dovuta all’ intervento dei militari sovietici in Afganistan (1979-1989), e alla
repressione in Polonia (1981), alla quale fa seguito a metà degli anni Ottanta la ripresa della
distensione e poi, tra il 1989 e il 1991, la fine di un mondo bipolare.
Nel 1989 cade il Muro di Berlino, simbolo della cortina di ferro tesa dalla guerra fredda; nel 1990
avviene la riunificazione tedesca e nel 1991 implode l’URSS, uno dei due garanti dell’ordine
bipolare.
John F. Kennedy stringe le mano al leader sovietico Nikita Khrushchev
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The double
The theme of the double, the conflict between good and evil in the human mind and the
awareness of the possibility that evil might triumph over good is a universal theme, that has
always been present in the literature, from the origins, when Beowulf, the brave hero, defeats
Grendel , the monster who symbolise the evil, to the last century’s novels.
The last decade of the nineteenth century and it’s turn are associated with the works that locate
the power of good and evil, beauty and corruption within the same character.
This was an age in which confidence in traditional beliefs and conventional models was waning. It
was a time famous for strict conventions and moral codes but infamous for its hypocrisy as well. It
was a time when high-ranking members of the establishment could be associated to terrifying
crimes.
In order to criticize this aspect of the society most of the writers emphasized this new fearful
symmetry of man poised between good and evil, creating heroes whose stature is in direct
relation to their darker side.
The novel which best represent this aspect is “the strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hide” by
Robert Louis Stevenson, in which Dr. Jekyll becomes conscious that the transformation from Jekyll
into Mr. Hide is beyond his control which means that his personality will lose balance, and evil will
triumph. Luckily at the end he decides to face up with the second part of his experiment which
consist in revert to his newborn aim to the previous one.
The influence of scientific experiments is visible in the creation of two different beings in
Stevenson’s novel and in the creation of the monster by assembling parts taken from dead men’s
bodies in Mary Shelley’s “Frankenstein”. In both novels there is an attempt to overcome the
nature’s lows. Jekyll believes he might separate good from evil, Frankenstein tries to acquire godlike power by creating a human being.
The theme of the double and its psychological implications is also present in Poe who explores the
hidden side of human nature and is aware of the darker impulses within the human personality.
He uses the device known as the “doppelganger”, a German word meaning “double walker”, a
shadowy other self who embodies opposite or complementary qualities as well as subconscious
impulses that the character tries to release as evident in his “William Wilson”.
In “The picture of Dorian Gray” by Oscar Wilde, Dorian keeps young and beautiful due to his
“Faustian pact”; the people who meet him can see no evil in his physical aspect; his face recalls the
memory of innocence. Only his portrait, which he keeps in a locked room shows the sign of his
evil conduct and of his lack of mortality. He experiments a double life; when at the end Dorian
repents he stabs his portrait and dies. This is a clear attempt to rehabilitate the dark side of the
man.
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Conclusione
In ogni cosa vediamo e riconosciamo il suo opposto, spesso nella nostra mente si fa
largo l’ idea che bianco e nero, vita e morte, giorno e notte, siano due facce di
un'unica medaglia, non riusciamo a concepirle come entità a se stanti, rigidamente
distaccate fra di loro,per il semplice motivo che unite ci danno un senso di
completezza, di perfezione.
Vorrei concludere questo percorso con una citazione di Eraclito che mi ha alquanto
colpito, e che racchiude ed esprime appieno il senso di pienezza che scaturisce
dall’opposizione: “Ciò che è opposto si concilia, dalle cose in contrasto nasce
l'armonia più bella, e tutto si genera per via di contesa”.
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