dotto va distribuito soprattutto lungo le fasce esterne delle coltivazioni, che sono di norma le parti più attaccate. Il metiocarb è attivo anche contro gran parte degli insetti terricoli (agrotidi, elateridi, tipule, ecc.) e l’applicazione sotto forma di esche consente di limitare i danni all’entomofauna utile (stafilinidi, carabidi, ecc.) presente nel terreno, contrariamente a quanto si verifica con le formulazioni liquide. Un preparato di Phasmarhabditis hermaphrodita, nematode entomopatogeno efficace principalmente contro gli stadi giovanili delle limacce, può essere applicato sia in serra che in campo aperto, ma richiede un terreno sufficientemente umido. L’efficacia della lotta dipende spesso dal tempestivo controllo dei primi focolai. Gli attacchi di lumache hanno inizio di solito in prossimità di zone incolte, rive inerbite di fossi e canali di scolo, quindi è buona norma eliminare tutti i possibili siti ove le lumache possono rifugiarsi, mantenendo pulite le aree adiacenti gli appezzamenti coltivati. Nelle zone ad elevato rischio di attacchi è opportuno applicare misure preventive quali l’impiego di calce in polvere (prodotto ustionante che porta alla morte per disidratazione) lungo i bordi dei campi e, a fine raccolta, l’interramento dei residui della coltivazione, con l’obiettivo di distruggere anche le uova e gli individui svernanti nel suolo. In ogni caso l’accurata lavorazione dei terreni prima della semina o dei trapianti riduce i rischi di danni alle plantule. Si è dimostrato utile anche l’impiego di trappole innescate con attrattivo alimentare (tipo Slug traps AgriSense), come pure l’uso della calciocianammide, che esercita anche una protezione contro altri parassiti e malattie crittogame. Per il controllo diretto delle lumache e delle limacce si potrà ricorrere alla distribuzione di esche avvelenate con metaldeide o metiocarb da spargere lungo i bordi del campo o intorno alle piantine, preferibilmente di sera, dopo un’irrigazione o eventi piovosi. Si ricorda che la metaldeide, dall’aprile 2006, non è più utilizzabile in agricoltura biologica. Recente è la registrazione (su fragola e lattughe ma non su solanacee) di un formulato a base di fosfato ferrico come limacida, commercializzato in formulazioni granulari e impiegabile anche in regime di agricoltura biologica. ● ACARI Gli acari (anch’essi artropodi come gli insetti) appartengono alla classe degli Aracnidi. Lunghi di solito pochi decimi di millimetro, senza ali e antenne, con capo, torace e addome fusi tra di essi, sono caratterizzati dall’avere a sviluppo completo quattro paia di zampe e tre negli stadi giovanili (fanno eccezione gli eriofidi che ne hanno sempre due paia). Con gli stiletti di cui è fornito l’apparato boccale (di tipo pungentesucchiatore) perforano l’epidermide degli organi vegetali succhiandone il contenuto cellulare (e spesso immettendo anche saliva tossica). Dall’uovo fuoriesce una larva (eccetto che negli eriofidi) a cui fanno seguito due successivi stadi ninfali attivi (nei tetranichidi ed eriofidi) o una pupa (nei tarsonemidi), che daranno poi l’adulto. Tetranichidi A questa famiglia appartengono diverse specie di importanza economica. Sono acari che possono riprodur19 FIG. 9/10 ALTERAZIONI SU FOGLIA DI PEPERONE E SU MELANZANA DI ROTONDA CAUSATE DA INFESTAZIONI DI TETRANYCHUS URTICAE 9 FIG. 11 UOVA DI TETRANYCHUS URTICAE FIG. 12 COLONIA DI ACULOPS LYCOPERSICI 11 10 si per anfigonia (quindi col contributo dei due sessi), dando uova che produrranno sia maschi che femmine, o per partenogenesi (mediante femmine non fecondate), dando però origine solo a maschi. Dall’uovo fuoriesce una larva a cui seguono due stadi ninfali che portano all’adulto; a questi stadi attivi (responsabili dei danni) si alternano anche degli stadi immobili e inattivi. Il Tetranychus urticae Koch (ragnetto rosso) è forse il più comune tra gli acari di interesse agrario, essendo in grado di infestare un grandissimo numero di piante tra le quali anche pomodoro, peperone e melanzana. Le foglie colpite assumono un caratteristico aspetto giallo rugginoso, tendendo in seguito ad accartocciarsi e a ricoprirsi di sottilissime ragnatele (figg. 9, 10). Il disseccamento delle foglie si riflette sulla produzione che subisce forti riduzioni. Possono essere colpiti sia i frutti acerbi che quelli in via di maturazione e la gravità degli attacchi è accentuata dall’elevato numero di generazioni che, negli ambienti meridionali, arriva a 10-15 e nelle serre fino ad 11 12 una trentina. Il caldo e le scarse precipitazioni favoriscono questo parassita, come pure i trattamenti chimici con prodotti non selettivi. I danni maggiori si hanno di solito in piena estate quando le infestazioni raggiungono la massima virulenza. Nel 2003 il ragnetto rosso, favorito dall’eccezionale durata delle alte temperature, ha infestato pesantemente la stragrande maggioranza delle coltivazioni orticole metapontine, con attacchi massicci soprattutto alle solanacee in serra. Dalle uova, sferiche, giallo-rosate, traslucide e lisce (fig. 11), fuoriescono le forme larvali (riconoscibili per avere solo tre paia di zampe) che in breve tempo si trasformano in ninfe (con otto zampe) di colore giallo con una coppia di macchie scure dorsali. Le forme adulte di questo acaro sono caratterizzate da un grande dimorfismo sessuale: i maschi sono più piccoli e slanciati, di colore giallo, mentre le femmine sono corpulente e bruno-rossicce. Le femmine delle ultime generazioni invernali (di colore arancio unifor- me) svernano nascoste sul suolo, tra i detriti vegetali secchi. Nelle aree costiere della Basilicata (e nelle serre riscaldate) la specie può riprodursi per tutto l’anno senza interruzione. Eriofidi Sono acari di dimensioni particolarmente piccole (0,1-0,3 mm), ai limiti del visibile, di colore giallognolo; sono ben caratterizzati dall’aspetto conico o vermiforme e dall’avere solo due paia di zampe (anche negli stadi immaturi). In questo gruppo, all’uovo seguono due diversi stadi ninfali (attivi) prima della trasformazione in adulto. Appartenente a questa famiglia è l’Aculops lycopersici (Massee), acaro rugginoso del pomodoro, lungo 0,15-0,18 mm, di colore giallo più o meno intenso (fig. 12), che danneggia fusto, foglie, fiori e frutti di questa solanacea (e meno spesso anche della melanzana e del peperone) provocando rugginosità e fessurazioni. Le foglie ingialliscono arricciandosi sui bordi, per poi assumere un aspetto rugginoso e seccarsi, mentre i fiori vanno soggetti a cascola. Sulle bacche i sintomi cominciano a manifestarsi vicino all’attacco al peduncolo (dove più facilmente si annidano le colonie di acari) per poi estendersi gradualmente a tutta la superficie con formazione di una diffusa suberosità e screpolatura. Tarsonemidi Gli acari di questa famiglia hanno, dopo la larva, uno stadio inattivo (pupa) e poi l’adulto. I maschi manifestano la curiosa abitudine di assicurarsi l’accoppiamento fissando al proprio corpo la pupa di una femmina (per mezzo di uno speciale organo adesivo addominale) portandosela appresso fino alla trasformazione in adulto. Un acaro che, almeno nel Meridione, può danneggiare anche in pien’aria le solanacee è il Polyphagotarsonemus latus (Banks); i sintomi più comuni sono deformazioni degli organi verdi, necrosi sugli steli e argentatura sulla pagina inferiore delle foglie. Sulle melanzane provoca una vistosa rugginosità grigia che, se l’attacco è precoce, può portare al blocco dell’accrescimento o a deformazioni e spaccature del frutto (fig. 13). Il peperone sembra essere da noi la pianta più attaccata, sulle cui foglie (alla pagina inferiore) P. latus causa una suberificazione superficiale argentata. Sono danneggiati inoltre gli apici vegetativi (che si deformano), i fiori (che abortiscono o cadono) e i frutti stessi che, se colpiti nelle prime fasi, perdono di turgidità e ingialliscono mentre a sviluppo più avanzato diventano opachi e a superficie suberificata, spesso non arrivando nemmeno a maturazione. Il pomodoro è di solito il meno colpito, manifestando solo deformazioni ai rami e bronzature alle foglie. Le uova di P. latus sono assai caratteristiche, ellittiche, depresse, verdognole e ornate di papille bianchicce. Gli adulti dei due sessi sono ben distinti: maschi allungati, castano-giallognoli e femmine più grosse, ovali e FIG. 13 ALTERAZIONI SU MELANZANA CONSEGUENTI ALL’ATTACCO DI POLYPHAGOTARSONEMUS LATUS 11 13 21 gialle. Nei climi più favorevoli (o sotto serra) le generazioni possono essere anche decine, occorrendo non più di cinque giorni (in estate) o dieci (in inverno) per completare un ciclo. La difesa dagli acari è piuttosto difficoltosa per la capacità di queste specie di sviluppare rapidamente resistenza ai prodotti chimici. In coltura protetta una buona strategia di lotta si basa innanzitutto su interventi preventivi tesi ad eliminare tutte le fonti di infestazione all’interno delle serre: ciò può essere ottenuto trattando le serre a fine coltura con zolfo in polvere (che sviluppa anidride solforosa). Per il controllo chimico, alla comparsa dei primi focolai si interverrà scegliendo tra una discreta gamma di acaricidi disponibili in commercio, con diverse caratteristiche e tempi di carenza. Tra questi sono da citare: Abamectina, insetticida-acaricida dotato di attività translaminare, attivo contro tutti gli stadi mobili. Agisce prevalentemente per ingestione. Clofentezine, acaricida registrato solo su pomodoro, dotato di elevata attività contro gli acari tetranichidi con azione prevalentemente ovicida. Exitiazox, agisce sulle uova e gli stadi preimmaginali (larve e ninfe) degli acari tetranichidi. Esplica anche un’azione sterilizzante sulle femmine ed è dotato di buona selettività nei confronti dei fitoseidi. Fenazaquin, attivo per contatto e ingestione, è dotato di azione translaminare e lunga persistenza. È prevalentemente larvo-adulticida ma ha una buona attività sulle uova estive del genere Panonychus. Fenbutatin-ossido, attivo sulle forme mobili (larve, ninfe e adulti) degli acari tetranichidi ed eriofidi. Agisce per contatto con una lunga persistenza. Fenpyroximate, attivo sulle forme mobili (larve, ninfe e adulti) di diverse specie di acari fitofagi tetranichidi, tar22 sonemidi e eriofidi. Agisce per contatto con un buon effetto abbattente ed una elevata persistenza di azione. Propargite, acaricida larvo-adulticida, agisce per contatto con spiccata azione abbattente e buona persistenza. Tebufenpirad, attivo prevalentemente per ingestione contro le forme mobili (neanidi, ninfe e aulti) degli acari tetranichidi e tarsonemidi. È dotato di azione translaminare, di buon potere abbatente e di lunga persistenza. In coltivazione biologica la lotta deve mirare a salvaguardare soprattutto la presenza degli acari predatori (in particolare dei fitoseidi), anche attraverso la loro diffusione; le distribuzioni del Phytoseiulus persimilis Athias-Henriot sono in grado di limitare efficacemente lo sviluppo di T. urticae (grazie alla mobilità dell’adulto che attacca agevolmente tutti gli stadi del fitofago). Quest’attività risulta più accentuata in presenza di un elevato tasso igrometrico (70% U.R.), raggiungibile anche artificialmente con apposite nebulizzazioni. Prima del trapianto è opportuno ispezionare le piantine per eliminare quelle attaccate. ● Insetti Vastissima classe di artropodi di dimensioni assai variabili (da pochi decimi di millimetro a diversi centimetri). Sono caratterizzati da adulti con corpo diviso in tre parti ben distinte (capo, torace e addome), antenne e tre paia di zampe toraciche articolate; possono essere atteri o forniti di ali (1 o 2 paia). A parte gli atterigoti, sempre ametaboli, gli altri gruppi sono dotati di metamorfosi (olo-, emi- o eterometabo-