il respiro della montagna

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L’AGENDA
del Comitato Scientifico Centrale
* CALENDARIO DA TAVOLO N.
AGENDE N.
IL RESPIRO
DELLA MONTAGNA
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“Animali delle montagne italiane” IIa Edizione
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A cura di
Ugo Scortegagna
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Già l’uomo primitivo, che periodicamente saliva in alta montagna, si cibava di carne di stambecco cacciandolo con armi rudimentali e rischiando spesso la propria vita.
La caccia alla pari, per pure necessità alimentari, praticata nell’ambiente naturale in cui il bovide viveva, unita alle caratteristiche dell’animale quali il suo aspetto fiero, il suo carattere
forte e mansueto, le sue capacità arrampicatorie eccezionali
hanno sempre suscitato nell’uomo grande ammirazione facendo fiorire intorno allo stambecco numerose leggende.
Successivamente, per le stesse caratteristiche sopra descritte
e per le lunga corna sciabolate presenti nei maschi, lo stambecco divenne un animale associabile al diavolo e dalle molteplici proprietà medicamentose per la salute dell’uomo.
Tra le presunte proprietà si possono ricordare le seguenti:
escrescenza ossea a forma di croce presente nel cuore che veniva tenuta come amuleto e poteva salvare persone in fin di
vita, il sangue, che bevuto fresco, trasferiva all’uomo la forza
dello stambecco (coraggio, libertà, resistenza), veniva usato
anche per combattere calcoli alla vescica e ai reni, le corna, che
erano apprezzate come ornamento da parete, se raschiate e
bollite nel latte servivano per curare coliche e calmare i crampi.
Le stesse se usate come contenitore per bevande, trasferivano
a queste proprietà anti-avvelenamento, il bezoar, cioè un conglomerato di peli, fibre di cellulosa, sostanze resinose e sali minerali presente nell’intestino dell’animale, veniva adoperato
contro qualsiasi tipo di veleno, per guarire dalla peste, dal cancro, dalle malattie dello stomaco, contro le vertigini, l’itterizia e
gli svenimenti.
Se bagnato d’oro veniva tenuto come un oggetto prezioso,
gli escrementi venivano preparati, nella giusta fase lunare, per
ricavarne una medicina per la sciatica, le infiammazioni alle articolazioni e la tubercolosi, il tallone era ritenuto afrodisiaco.
Con l’avvento delle armi da fuoco, lo stambecco venne ancor
più perseguitato e cacciato per fini alimentari, di divertimento,
per possedere il suo trofeo o per le proprietà benefiche prima
elencate, tanto che nel XV secolo l’animale, pur ancora presente in tutte le Alipi, era già avviato ad un rapido ed inesorabile declino.
L’animale prima si estinse nelle Alpi Orientali, successivamente
in quelle Centrali e per ultimo in quelle Occidentali tranne che
nella zona del Gran Paradiso, l’unica roccaforte dove lo stambecco resistette.
Nel 1800 la situazione era drammatica; nelle Alpi vivevano soltanto 50-60 esemplari e il Re d’Italia Vittorio Emanuele II, che
amava la caccia allo stambecco, con l’intento di poter praticare
anche in futuro il suo passatempo preferito, tutelò la residua
popolazione.
In tutto il Regno quindi non si potè più cacciare l’animale ad
esclusione naturalmente della famiglia reale e nel 1821 vennero emanate le Regie Patenti.
Le severe norme di tutela fecero si che nella neo costituita riserva di caccia reale del Gran Paradiso nel 1856 gli animali presenti aumentassero a 600-800.
Ph D.B.
Le reintroduzioni
Da questo comunque esiguo nucleo di animali, grazie ad operazioni di reintroduzione effettuate dall’uomo, derivano tutti gli
oltre 30000 stambecchi oggi presenti nelle Alpi.
Fu nel 1906, proprio 100 anni fa, che in Svizzera ci fu la prima
reintroduzione dell’ungulato nelle Alpi con esemplari provenienti dal Gran Paradiso, capi che furono però trafugati di nascosto senza alcuna autorizzazione.
Con l’istituzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso nel
1922, furono ceduti ufficialmente molte decine di capi a tutte
la comunità che ne fecero richiesta dando il via definitivo al ripopolamento delle Alpi.
DAVIDE BERTON (CAI CAMPOSAMPIERO)
Classe Mammiferi
Ordine Artiodattili
Famiglia Bovidi
Rubicapra rubicapra
(Linnaeus 1758)
Caratteristiche. Il Camoscio è un animale morfologicamente simile alle capre, più piccolo e di costituzione più slanciata dello Stambecco. Un esemplare adulto raggiunge mediamente la lunghezza di
120 cm, esclusa la coda che misura circa 3-4 cm, ed è alto alla spalla 75 cm, mentre il peso può toccare i 50 kg. I due sessi sono simili: la pelliccia, marrone chiaro d’estate, diventa marrone scuro d’inverno, con lunga criniera detta anche barba nel maschio, che si distingue anche per il caratteristico
pennello del basso ventre . Ha due piccole corna erette incurvate ad uncino all’indietro e appuntite
all’estremità, e una mascherina facciale bianca e nera ben evidente. Le corna sono più uncinate nel
maschio che nella femmina, e gli anelli di crescita annuale ne indicano l’età. E’ un ottimo arrampicatore e saltatore; animale diurno, è fedele al proprio territorio. Può raggiungere i 25 anni di vita, ma raramente supera i 15-16 anni.
Habitat e diffusione. Tipico abitante dell`orizzonte montano, subalpino ed alpino, frequenta le aree
forestali di conifere e latifoglie ricche di sottobosco ed intervallate da pareti rocciose e scoscese, radure e canaloni, i cespuglieti ad ontano verde, i rodoreti con larici sparsi, le boscaglie a pino mugo, le
praterie, i margini delle pietraie e, soprattutto, le cenge erbose al di sopra dei limiti della vegetazione
arborea, fino all’orizzonte nivale.
Il Camoscio alpino è presente sulla catena delle Alpi
francesi, Giura, Vosgi, nelle Alpi italiane, svizzere, austriache e nel Liechtenstein, in Germania (Baviera,
Foresta nera e territorio dell’Elbsandstein), in Slovenia e Croazia nord-occidentale, nonché, per effetto
di immissioni, nelle repubbliche Ceca e Slovacca. In
Italia è attualmente più o meno uniformemente diffuso su tutte le Alpi, a partire dal Friuli-Venezia Giulia (distribuzione continua tra Pordenone ed Udine e
puntiforme a Trieste), Veneto, Trentino-Alto Adige,
Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, sino in Liguria,
alla provincia di Imperia, con sporadiche comparse
in provincia di Savona, limite sud-occidentale dell’areale. Le fasce altitudinali frequentate risultano in
genere comprese tra i 1.000 e i 2.800 m di altitudine,
ma colonizzazioni spontanee di aree boscate di bassa
montagna, fino alle quote di 400-500 m, sono note
anche per l’Italia.
Riproduzione. La stagione degli amori cade tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno. I maschi
adulti si uniscono ai branchi per l’accoppiamento, affrontandosi l’un l’altro esibendo l’innalzamento dei
peli scuri della linea mediana dorsale, così da sembrare più grandi e irsuti. La femmina partorisce, tra
aprile e giugno, un solo piccolo che cura per due anni.
Verso: Se allarmati lanciano un acuto fischio prodotto soffiando aria dalle narici contratte. I giovani
emettono un caratteristico belato.
Abitudini e alimentazione.Tendenzialmente animale gregario, in estate le femmine ed i giovani, che
formano branchi anche numerosi, si tengono normalmente al di sopra del limite della vegetazione arborea, mentre i maschi adulti, tendenzialmente più solitari e dispersi sul territorio, occupano mediamente quote meno elevate. Durante l’inverno, dopo la stagione degli amori, si ritirano verso zone
rocciose situate al di sotto dei limiti del bosco ovvero sui pendii più ripidi e le creste ventose, con esposizioni prevalentemente meridionali. Il camoscio è un ruminante: si alimenta generalmente di giorno
e utilizza una notevole quantità di vegetali (erba, fogliame, gemme), pascola in prati e radure ma bruca
anche specie legnose incluse le conifere in inverno (rami, cortecce, licheni, aghi).
Curiosità. Rubicapra rubicapra è attualmente suddivisa in sette sottospecie (cinque in Europa e due
in Asia Minore). Per effetto di immissioni effettuate agli inizi del 1900 con soggetti provenienti dalle
Alpi, il camoscio è presente anche in Nuova Zelanda. I branchi delle femmine e dei giovani possono
essere formati anche da più di cento esemplari. È particolarmente goloso di genepì, ove presente.
GENNAIO 2010
LUCA DE BORTOLI (ON - CAI BELLUNO)
125
LUNEDÌ
Convers. S. Paolo 7,56
25 . 5 - 340
17,07
26
MARTEDÌ
SS. Tito e Timoteo 7,56
26 . 5 - 339
17,08
8. CINCIARELLA
Caratteristiche. Piccolo e simpatico passeriforme
dai colori vivaci, lungo 11-12, 5 cm e pesante da 9
a13 grammi. Dotato di ali brevi ma relativamente larghe, ha una apertura alare che varia dai 19 ai 22 cm.
Le piume che ricoprono il dorso, le ali e la coda sono
azzurre con sfumature grigiastre, mentre il petto e il
ventre presentano un giallo più o meno intenso. Il
Petto è percorso al centro da una striscia longitudinale nera di lunghezza variabile. La piccola testa, dal
vertice colore azzurro intenso e brillante con un
anello bianco, è coperta da piume erettili che la cinciarella può sollevare in presenza di un predatore o
durante le lotte territoriali. Le guance bianche sono
attraversate all’altezza degli occhi da una striscia nera
che va dal becco fino alla nuca e nella parte inferiore
sono invece circondate da un collare anch’esso
scuro. Il maschio adulto si riconosce dalla femmina
per i colori più brillanti, mentre i giovani presentano
un piumaggio sbiadito e le parti chiare della testa giallastre
Habitat e diffusione. Presente in buona parte del
continente europeo, in Asia e Africa del Nord è un
uccello generalmente sedentario che in inverno può
diventare migratore parziale o compiere degli errati-
Nome scientifico
Parus caeruleus
127
MERCOLEDÌ
S. Angela Merici
27 . 5 - 338
Nome scientifico
3. MUFLONE
7,55
17,10
Classe Uccelli
Ordine Passeriformi
Famiglia Paridi
smi. Vive in aree a bosco misto e deciduo con zone
alternate a cespugli e siepi. È comune anche nei frutteti, nei giardini, nei parchi urbani e si può trovare
anche nei canneti. In Italia è presente un po’ ovunque, ma non in modo uniforme, fino a 1800 m sul livello del mare.
Riproduzione. Si riproduce generalmente tra aprile
e maggio. La femmina depone da 6 a 15 uova di piccole dimensioni con macchie rossastre in buchi e cavità, fori negli alberi scavati dai picchi o in cassette
nido artificiali. Per rendere più morbido il proprio nido
lo tappezza con muschio, fili d’erba e penne. La femmina cova le uova per 13-14 giorni, mentre il maschio
la nutre per tutto il periodo. Lo sviluppo dei nidiacei
è molto rapido e in meno di tre settimane iniziano a
lasciare il nido. Se le condizioni ambientali lo consentono può essere deposta una seconda covata,
meno numerosa.
Canto e richiamo. Il canto, allegro e rapido, viene
introdotto da due leggere note prolungate seguite da
un trillante si-si-zirr / see-see-seedudrrrr. Emette un
caratteristico verso sisisi, sisi-si-du.
Abitudini e alimentazione. Attività prevalentemente diurna, solitaria, in coppia o in piccoli gruppi.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
V S D L M M G V S D L M M G V
128
GIOVEDÌ
S. Tommaso D’Acq. 7,54
28 . 5 - 337
17,11
Nei mesi invernali
può formare gruppi
con altre cince, regoli, rampichini e
picchi
muratori.
Grazie al suo becco
corto e conico, una
via di mezzo tra
quello dei granivori
e quello degli insettivori, può sia catturare
piccoli
invertebrati sia perforare gusci di frutti
e semi. In inverno
frequenta le mangiatoie artificiali.
Curiosità.
Lo
sforzo riproduttivo
della femmina è sorprendente,
superiore persino al peso dell’uccello stesso. Le probabilità di sopravvivenza di una cinciarella alla
primavera successiva sono scarse
e la nidiata rappresenta una risorsa fondamentale per la sopravvivenza della specie. Viene
129
VENERDÌ
S. Costanzo
29 . 5 - 336
7,53
17,12
130
131
SABATO
S. Giacinta
30 . 5 - 335
7,52
17,13
DOMENICA
Nome scientifico
Parus montanus.
10. CINCIA MORA
Nome scientifico
11. CODIBUGNOLO
Aegithalos
caudatus
Caratteristiche. Piccolo uccello, dal corpo tondeggiante, facilmente riconoscibile per la lunga coda nera
con margini bianchi. Il dorso e le ali sono scure, le spalle
presentano penne bruno-rosate, mentre i fianchi, il groppone ed il ventre sono percorsi da una netta sfumatura
rosa. I giovani invece hanno un piumaggio più scuro,
privo di rosa. Questo passeriforme, lungo da 12 a 14
cm, ha un’apertura alare che si aggira intorno ai 17 cm
ed un peso che non supera i 10 grammi.
Habitat e diffusione. Diffuso in Europa ed Asia, frequenta boschi cedui e foreste di conifere, la vegetazione
ai margini dell’acqua, le siepi ed i cespugli dei parchi e
dei giardini urbani. Può spingersi fino a 1800 m s.l.m
Riproduzione. Si riproduce in aprile, ma già da febbraio inizia a costruire il nido. Il suo nido, che richiede
circa due settimane di lavoro, è una sfera allungata,
quasi completamente chiusa, con una piccola
apertura lungo un fianco. Le pareti, spesse
un paio di centimetri, sono intessute all’interno con muschio, licheni e fibra di tiglio, mentre all’esterno con pezzi di
corteccia e ragnatele. Depone da
6 a 12 uovo bianche con macchie rossicce che entrambi i
genitori covano. I piccoli
della prima covata aiutano
Classe Uccelli
Ordine Passeriformi
Famiglia Egitalidi
ad allevare i nuovi nati.
Canto e richiamo. Il richiamo è un trillante e caratteristico “tsirr”, che emette in modo continuo e ripetuto
per mantenersi in contatto con il gruppo, soprattutto
quando in inverno è alla ricerca di cibo.
Abitudini e alimentazione. Specie molto socievole,
normalmente in coppia o gregaria, durante l’inverno
tende ad unirsi in stormi spesso misti a cince. In questo
periodo compie erratismi e gli individui che abitano in montagna
tendono a scendere a valle.
In primavera ed estate si
nutre di insetti e delle loro
larve, mentre in autunno ed inverno la sua dieta si compone
anche di alimenti vegetali. Frequenta le mangiatoie. Fenologia: nidificante sedentario,
migratore regolare, svernante
Curiosità. Spesso capita di vedere codibugnoli con il
capo completamente bianco e le ali più chiare: appartengono alla sottospecie caudatus e provengono generalmente dall’Europa settentrionale.
PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO)
MICHELA IVANCICH (ON - CAI SEREGNO)
Nome scientifico
Parus ater (Linnaeus, 1758)
Caratteristiche. Raggiunge gli 11 cm di lunghezza ed un peso
inferiore ai 15 grammi. Ha gola e capo di colore nero, con guance
bianche o biancastre, in contrasto con il “bavaglio” nero sulla
gola. Parte superiore del corpo: colorazione grigio-verdastra o
bluastra con striature bianche, doppio e stretto legame alare.
Parte inferiore: dal giallastro al biancastro, fianchi color panna.
Caratteristica macchia bianca sul collo, formante una striscia longitudinale contrastante col resto del piumaggio. Becco nero e
zampe grigio-bluastre. Maschio e femmina non presentano differenze, gli esemplari giovani hanno guance e ventre giallastri
Habitat e diffusione. Di indole sedentaria, vive in boschi di latifoglie o conifere (preferite), a volte in boschi misti. D‘inverno può adattarsi anche a
fronde di betulle, carpini, faggi (Europa meridionale) o aree occupate dall’uomo, es.
giardini (Europa occidentale). In caso
di covate numerose, la specie tende
ad espandersi in territori non occupati
Riproduzione. Costruisce il nido nelle cavità degli alberi
(sotto le radici, nei buchi dei fusti o dei ceppi), raramente in
cavità rupestri o fessure del terreno. Usa fibre di radici o muschi per la parte esterna e riveste l’interno con fibre vegetali e
lana. La femmina depone covate di 8 – 10 uova, fra maggio e
luglio, incubate per 14 - 16 giorni. Dei piccoli si occupano entrambi i partner, e vengono nutriti nel nido per 16 - 17 giorni, dopodiché volano liberi. Nella parte settentrionale del territorio di
diffusione si ha una covata all’anno, in quella meridionale si
hanno fino a tre covate.
Canto e richiamo. I richiami sono bassi, esili “si-si“ o sottili
“sirrrrr“. Il canto è un alto, veloce e basso “wize-wize-wize“. Le
Classe Uccelli
Ordine Passeriformi
Famiglia Paridi
gheggi, che la distingue dalla cincia bigia, la quale, invece,
emette una serie di tciuppi-tciuppi. Nonostante il canto delle
cince sia molto simile tra le varie sottospecie, quello della cincia
bigia alpestre è più riconoscibile non solo in considerazione dell’habitat, ma anche poichè si differenzia in quanto più acuto, monotono e quasi malinconico, ed anche il ghegheghe di richiamo,
alternato al tciu-tciu e comune alle altre è più nasale e originale,
tale da rendere l’identificazione più facile, almeno in teoria.
Abitudini e alimentazione. Uccello diurno, meno attiva e socievole delle altre e, a differenza delle altre
cince, è piuttosto difficile da avvistare anche
per il tipo di habitat privilegiato. Sopporta
bene anche le condizioni estreme, tuttavia la
scarsità di cibo può provocare anche un notevole calo della popolazione; in primavera si formano le coppie che nel bosco scelgono un territorio
ben delimitato, difeso dal maschio e dove viene preparato il nido. Si nutre di insetti, semi e nocciole. La
longevità è di circa 7 anni. Tra i suoi nemici, come
per gli altri uccelli di piccole dimensioni, soprattutto i rapaci notturni, come la civetta nana.
Curiosità. Le cince sono uccelli molto intelligenti e con una eccezionale facilità di apprendimento, anche in seguito a esperienze fortuite. Le loro elevata capacità adattiva ha favorito il
ricorso a espedienti per superare la carenza di cibo durante l’inverno, come l’abitudine a nascondere scorte di cibo sotto la corteccia degli alberi oppure a terra sotto mucchi di foglie, al pari di
altre sottospecie (cincia dal ciuffo e cincia mora) e di altre specie (ad esempio la nocciolaia)
Classe Uccelli
Ordine Passeriformi
Famiglia Paridi
Cince in genere hanno timbro e repertorio che le distingue da
tutti gli altri Passeriformi, e alcuni passaggi possono addirittura
sembrare simili a quelli di altre specie (es. Picchio muratore, Fringuello). Bisogna ascoltarne con pazienza il canto, per poter riconoscere una cincia: prima o poi potrebbe emettere infatti un
suono caratteristico, rivelatore della sua appartenenza. Spesso,
è l’alternanza di versi e canto a fugare i dubbi identificativi.
Abitudini e alimentazione. La dieta è composta di cereali, semi
di conifere o altri sempreverdi, molluschi, aracnidi ed insetti (larve e uova) che trova sugli alberi e al suolo. In autunno ed inverno non
disdegna semi, bacche o frutta. In inverno,
stagione in cui le proteine sono scarsamente
disponibili, gradisce anche briciole di formaggio e altre briciole o semi offerti dall’uomo.
Curiosità. È la più socievole tra le cince, ma in
caso di necessità per intimidire gli altri uccelli
gonfia le piume e cerca di apparire più corpulenta.
Cibandosi di insetti, infatti, può entrare in competizione con altri piccoli uccelli che abitano i boschi.
Facilmente riconoscibile per il comportamento molto
attivo, in continuo movimento, che la spinge ad assumere,
durante la ricerca del cibo, la tipica posizione appesa “a testa in
giù” ai rami bassi degli alberi. La principale causa di mortalità di
tutte le cince è data dalla predazione da parte di picchi, serpenti,
ratti e scoiattoli e dall’assunzione di composti chimici (diserbanti
o insetticidi) attraverso il cibo ingerito (es. sementi).
DOLORES DE FELICE (ON, ANAG - CAI SEM MILANO)
Nome scientifico
12. REGOLO
Regulus regulus L.
Caratteristiche. Il regolo con il fiorrancino (Regulus
ignicapillus) è il più piccolo uccello europeo, con un peso
di circa 5 grammi, e quindi di 3 g inferiore a quello dello
scricciolo. Lungo sui 9 cm. Le parti superiori del piumaggio presentano una colorazione verde oliva grigiastra. Le parti inferiori sono grigiastre-olivastre
molto chiare. Le remiganti brunastre presentano un’orlatura e una macchia nera nel
mezzo. La fronte è bruna, la cresta è gialla
con il centro color arancio (la femmina
ha il centro giallastro). Gli individui giovani hanno la testa color bruno oliva
verdastro senza cresta. La specie simili, il fiorrancino ha la cresta
arancio-rosso delimitata da una
striscia nera.
Habitat e diffusione. Vive prevalentemente sui rami di conifere, in boschi di conifere e
boschi misti. Presente anche nei
parchi. Diffuso sia in Europa che in
Asia. Migratore regolare in ottobre - novembre e in febbraio - marzo. Frequente come invernale al sud.
Riproduzione. Nidifica sugli alberi costruendo un nido
rotondo fatto di sostanze vegetali, foglie e licheni. Viene
Classe Uccelli
Ordine Passeriformi
Famiglia Silvidi
costruito da entrambe i sessi. Depone due covate, costituite generalmente da 7-10 uova (occasionalmente fino a 13) incubate dalla femmina
per 14-17 giorni. I piccoli sono allevati da
entrambe i genitori e restano nel nido
per 16-21 giorni (aprono gli occhi all’età di
7-8 giorni..
Canto e richiamo. Richiamo acuti e un
canto trillante e ritmico, dalle note molto
acute. Una serie di “sitir - sitir – sitir… “ che
termina con note variate..
Abitudini e alimentazione. Comportamento
gregario e insettivori.
Curiosità. Il nome del genere del regolo e del
fiorrancino “Regulus”, si riferisce all’aspetto
“regale” di questi piccoli uccelli caratterizzati
da una “corona” alla sommità del capo: una
macchia gialla o arancione che li differenzia nettamente dal luì. Talvolta si dimostra abbastanza
confidente e se rimaniamo fermi può, indaffarato
com’è alla ricerca del cibo, avvicinarsi anche a meno
di due metri. E’ sempre molto attivo e difficilmente si
osserva fermo.
UGO SCORTEGAGNA (ON, AE - CAI MIRANO)
L’uomo quando interviene
nelle cose della natura
fa più male che bene.
Un parco naturale non può
diventare una specie
di croce rossa degli animali.
Per salvarli dallo sterminio,
non occorre difenderli
dall’aquila, dal lupo,
dalla valanga, dalla fame:
basta proteggerli dall’uomo!
Classe Mammiferi
Ordine Artiodattili
Famiglia Bovidi
Ovis musimon,
Schreber 1872.
presenza di due grandi e robuste corna fisse su una cavicchia ossea dell’osso fronCaratteristiche
tale; le corna crescono ad anelli di anno in anno, quasi toccandosi alla base e formando via via una spirale laterale, e arrivano a misurare negli esemplari più anziani fino a 75 centimetri.Nel muflone della
Corsica, anche le femmine possono presentare abbozzi cornei.Il pelo è ispido e assume due mute nel
corso dell’anno: bruno scuro, folto e con una criniera grigio nerastra su collo e giogaia in autunno-inverno; fulvo e corto da metà primavera. In entrambi i mantelli, il ventre, il posteriore e la parte distale
delle zampe rimangono bianche. La mascherina bianca sul muso è caratteristica dell’età e aumenta nel
maschio e nella femmina. Gli esemplari di sesso maschile, dal secondo anno di vita inoltre, possono
presentare una ampia macchia bianca sulla fossa dei fianchi, la “sella”, tipica della specie di origine
sarda. Le femmine sono di colore marrone chiaro. La vita media è compresa tra i 12 e i 15 anni, ma le
femmine sono anche più longeve.
Habitat e diffusione. Il muflone predilige l’ambiente roccioso, ma gradisce i boschi di latifoglie collinari e di media alta montagna anche con itto sottobosco, le aree incolte e la macchia mediterranea.In
Italia è presente, oltre che con una buona popolazione autoctona in Sardegna tra il Gennargentu e i Supramontes, anche in
alcune isole minori e in varie zone della penisola, in particolare
nell’Appennino centro-settentrionale e nelle fasce prealpine. A
partire dall’XVIII secolo è stato introdotto per la capacità di adattarsi a qualunque ambiente nell’Europa continentale ed in seguito anche negli Stati Uniti e in Sud America, dove si
registrano popolazioni stabili.
Riproduzione. La stagione degli amori avviene tra settembre
e dicembre a seconda dell’ambiente. Durante questo periodo,
i maschi, attratti dall’estro delle femmine, si avvicinano alle
greggi e si esibiscono in spettacolari duelli. La gravidanza ha
una durata di 22 settimane e al termine, tra fine febbraio e fine
aprile, viene partorito solitamente un unico cucciolo in grado
di camminare subito dopo la nascita. I piccoli sono facili prede
per le aquile. Al sopraggiungere dell’estate le femmine con la
loro prole e i giovani maschi si riuniscono e formano greggi di
30-40 individui.
Verso. Belato, emesso soprattutto dai piccoli mufloni e dalle madri (le mufle). Il grido di allarme è una
sorta di starnuto.
Abitudini e alimentazione. Sono animali piuttosto gregari. Le femmine con la loro prole vivono in
greggi. I maschi giovani formano gruppi separati e meno consistenti numericamente, solitamente
composti da animali della stessa età, mentre i maschi più anziani sono soliti vivere da soli. Come le
capre selvatiche, il muflone non assume normalmente un comportamento territoriale. Tuttavia nel
caso di conflitti per il territorio o l’accoppiamento il maschio scuote nervosamente la testa da un lato
all’altro in atteggiamento minaccioso verso i potenziali rivali. Sono tendenzialmente erbivori, ma si
adatta facilmente anche ad altri alimenti di origine vegetale, come rosicchiare la corteccia delle piante.
In Sardegna vivono spesso in zone in cui sono presenti i tassi (Taxus bacata) di cui sono ghiotti. Possiedono infatti un enzima, comune agli ungulati, che gli consente di metabolizzare le tossine di questa pianta.
Curiosità. Le origini del muflone sono da ricercarsi in Asia di cui pare essere la più piccola specie di
pecora selvatica. Si pensa infatti che il muflone non sia nativo delle zone che ora ormai popola con
gruppi stabili. Non essendo infatti stati ritrovati fossili che possano testimoniare una sua presenta in
età glaciale, quando la calotta di ghiaccio aveva unito l’Europa e l’Asia, si è propensi a credere che sia
stato importato dall’uomo. Caratteristici sono gli scontri tra maschi nel periodo degli amori. I duelli per
conquistare il diritto di accoppiamento possono avvenire o spalla a spalla oppure con forti cozzate
delle corna. I maschi si sfidano uno di fronte all’altro, agitando la testa e sbuffando, per prendere poi
una breve rincorsa e saltando per scontrarsi violentemente. Il rumore dell’impatto si sente anche a
notevole distanza. In genere non si procurano gravi danni grazie alla robusta costituzione fisica, ma
può capitare che le corna rimangano incastrate e non riuscendo a liberarsi muoiano di stenti o predati.
MICHELA GRIMAL (ON - CAI MIRANO)
Renzo Videsott
GENNAIO
Ph Davide Berton
GENNAIO 2010
Nome scientifico
2. CAMOSCIO ALPINO
9. CINCIA BIGIA ALPESTRE
Caratteristiche. Piccolo uccello dell’ordine dei passeriformi,
lungo, come gli altri della famiglia, tra gli 11 e i 14 cm., apertura
alare tra i 20-22 cm e peso di circa 11-12 g. assomiglia alla cincia bigia (Parus palustris), da cui si distingue per lievi differenze
nella livrea e soprattutto per diverso habitat. Presenta capo e
gola neri con guance bianche,ventre grigio cenere (più scura
della cincia bigia), mentre dorso, ali e coda, formata da 12 timoniere, sono grigio-brunastre. Ha il becco corto e abbastanza sottile, zampe, unghie e dita piuttosto robuste, al pari delle altre
sottospecie, per agevolare la presa quando deve stanare un insetto anche in posizioni decisamente improbabili ed acrobatiche.
Non mostra dimorfismo sessuale.
Habitat e diffusione. Specie adattata agli ambienti difficili
è tra le cince quella che si spinge più in alto -insieme
alla cincia dal ciuffo- essendo stata rinvenuta fino a
2200 m. di quota. È strettamente legata ai boschi
di conifere dell’orizzonte montano superiore e subalpino, in particolare quelli in zone ricche d’acqua. In
inverno può scendere a quote più basse. È presente sia sulle
Alpi che sugli Appennini e, salvo i limitati spostamenti invernali
si può considerare stanziale.
Riproduzione. Si riproduce in aprile-maggio con 6-8 uova, piccole, lisce, lucide, bianche con puntini rosso-marroni che schiudono dopo circa 15 giorni; i piccoli poi vengono accuditi da
entrambi i genitori per circa altri 17-19 giorni. La coppia collabora
anche alla preparazione del nido, che viene in genere scavato in
tronchi o rami marcescenti, per poi essere foderato dalla femmina con piume, muschio e fibre vegetali. A volte possono essere anche utilizzati vecchi nidi abbandonati da altri uccelli, come
i picchi, ma non disdegnano neppure i nidi artificiali.
Canto e richiamo. È un tiu-tiu prolungato e alternato a gor-
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PAGINE A COLORI
1° PARTE GENERALE
2° PARTE AGENDA SETTIMANALE
3° PARTE RUBRICA
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17,14
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pertanto difesa coraggiosamente
con sbuffi e colpi di becco. Per nutrire i piccoli e la femmina il maschio cattura moltissimi insetti
dannosi per l’agricoltura.
PAOLO FRANCESCONI
(ON - CAI BOLZANO)
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ANIMALI PRINCIPALI
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SCHEDE: ANIMALI DELLE MONTAGNE ITALIANE
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FOTOGRAFIE E DISEGNI
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