Lesioni muscolari nello sport: un problema

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Lesioni muscolari nello sport: un problema importante
Le lesioni muscolari sono i traumi sportivi più comuni in generale, soprattutto in discipline come il
calcio o il calcio a cinque che contano milioni di praticanti nel nostro paese..
Stranamente però godono di scarsa considerazione; non c’ è chiarezza su chi debba occuparsene,
ortopedico, medico sportivo o fisioterapista e così si lascia il campo a figure per la maggior parte
non professionali che con pratiche spesso non professionali si prendono “cura” dei nostri atleti.
La mancanza di ricerche e la scarsità di lavori pubblicati conferma il poco interesse istituzionale per
questo argomento di cui si parla sempre poco: è indubbiamente il settore in cui c’ è stata meno
evoluzione, il meno scientifico dei campi della traumatologia.
Dobbiamo però rivedere questa posizione, oggi le lesioni muscolari possono condizionare in modo
decisivo le sorti di una squadra e la stagione, se non la carriera, di un atleta e sono ormai molti i
traumatologi sportivi che preferirebbero affrontare una lesione capsulo – legamentosa di ginocchio
con i suoi tempi e modi ormai stabiliti, piuttosto che uno stiramento del bicipite femorale.Un
infortunio muscolare (foto1) che provochi danno anatomico viene definito contusione o distrazione
a seconda della modalità traumatica che può essere diretta
o indiretta; è impossibile quantificare esattamente la
lesione e si stanno per questo abbandonando le
classificazioni basate sulla percentuale di fibre interessate
anche perché qualsiasi danno anatomico richiede lo stesso
trattamento al di là delle sue dimensioni, a parte
ovviamente le rotture massive spesso di interesse
chirurgico. Non c’ è invece danno e non si può parlare di
lesione per la contrattura e il crampo, persistenza dello
stato contrattile di un muscolo causata da alterazioni della
permeabilità di membrana che si risolve spontaneamente e
può durare da pochi secondi a molte ore. La contusione
Foto1: immagine microscopica di una lesione muscolarepuò interessare qualsiasi gruppo muscolare, la distrazione
invece è patologia quasi esclusiva (rarissime sono le eccezioni) dell’ arto inferiore, dei suoi muscoli
lunghi, bi – articolari, capaci di sviluppare grande forza e grande potenza e sollecitati strenuamente
in molte discipline sportive.
In ordine di frequenza: capo lungo del bicipite femorale, estensore dell’ anca e flessore del
ginocchio - retto femorale, flessore dell’ anca ed estensore del ginocchio - gastrocnemio, flessore
del ginocchio ed estensore della caviglia (foto2).
Foto2
La poca scientificità della materia contrasta molto con gli studi sulla fisiologia del muscolo che da
sempre ha affascinato i ricercatori per la sua complessità e la sua fine regolazione; la contrazione è
un meccanismo che implica una serie di azioni concatenate tra loro ed anche la più piccola anomalia
in qualsiasi punto del circuito può riuscire ad alterarla: è quanto avviene nella distrazione
muscolare, ma non conosciamo l’ anello debole, né quando e perché si rompa!
Foto3: la contrazione volontaria
Foto4: il fuso neuromuscolare
Il laboratorio ci dà qualche informazione e ci aiuta a fare qualche considerazione importante:
intanto la sede di lesione è quasi sempre la giunzione mio – tendinea e dissezioni anatomiche
mostrano tali connessioni anche in pieno ventre muscolare, i cosiddetti tendini ricorrenti,
giustificando così la possibilità di danni tessutali anche lontano dal tendine principale .
La seconda notizia è che il muscolo
attivato, cioè fatto contrarre e rilasciare,
assorbe maggiore energia prima di
rompersi, giustificando così la pratica
del riscaldamento pre – attività atletica
(la differenza con le condizioni reali è
comunque enorme). La terza
informazione, forse la più importante è
che la contrazione eccentrica provoca
danni alla membrana cellulare della
miofibra, la indebolisce. In questo caso
il muscolo frena, tenta di opporsi ad una
forza che prova ad allungarlo: se
scendendo da un gradino il quadricipite
non si attivasse eccentricamente
cadremmo in avanti.
Foto5: a sinistra lesione alla giunzione muscolo tendinea
CONTRAZIONE ECCENTRICA
Foto6: atterraggio dopo un salto
Le analisi video di numerosi. infortuni avvalorano quanto detto: se un muscolo è allungato in
contrazione eccentrica ed impatta con violenza contro una forza esterna (il terreno, un pallone, la
forza di gravità) la possibilità di lesione è alta, anzi, tanto più quel muscolo sarà allungato, tanto
minore sarà la forza esterna necessaria per
provocare il danno; abbiamo tutti in mente l’ atleta
che per aumentare la velocità dello scatto amplia la
falcata e si infortuna appena il piede tocca
terra.L’analisi degli studi epidemiologici ci dà
pochi risultati: gli unici fattori predisponenti
accertati sono una precedente lesione, anche non
dello stresso muscolo, e l’età. John Orchard ha
studiato più di 83.000 situazioni di gioco nel
football australiano e ce ne dà conferma affermando
che in pratica, non potendo prevenire una lesione già
avvenuta e non essendoci ancora rimedio per
Foto7: la distrazione al bicipite femoralel’avanzare dell’ età, non esiste prevenzione!
Tutte le teorie sullo stretching, sulla tonificazione, su diete, integratori, vitamine, tutori ed altro non
hanno mai avuto conferma, non c’è nulla che provi scientificamente il loro ruolo nella prevenzione
del trauma muscolare. La diagnosi prevede un’ accurata anamnesi; l’ atleta ricorda sempre il gesto
ed il momento dell’ infortunio e la sensazione che ha provato. L’ esame clinico prevede un’ attenta
palpazione della zona dolente cercando di apprezzare un avvallamento, un’ irregolarità, un’ area
contratta, seguita dall’ esecuzione di tests di forza e di allungamento per valutare la funzionalità del
muscolo leso. Dopo qualche giorno potrà apparire un’ area ecchimotica, anche ampia, a valle della
lesione, evento da considerare positivo: il versamento ematico ha superato i confini della fascia e si
è espanso rendendo più facile il riassorbimento. La presenza invece di una tumefazione
intramuscolare che resta invariata nel corso del tempo ci fa pensare ad un ematoma dal trattamento
spesso problematico.
Foto8: a sinistra ematoma intramuscolare a destra vasta ecchimosi sottofasciale
L’ ecografia (foto 8) è senza dubbio l’ esame di elezione per questo tipo di patologia per la facile
reperibilità, il basso costo e la ripetitibilità; ci mostra l’ ematoma, la disorganizzazione delle fibre,
la fibrosi, la calcificazione, è però strettamente
operatore e sonda dipendente e non riesce a mostrare
piccoli versamenti.
La risonanza magnetica (foto 9) ci dà immagini
molto belle, ma è un esame di difficile reperibilità,
costoso e pertanto non facilmente ripetibile; non ci
dà ancora, rispetto all’ ecografia, informazioni
decisive per farlo utilizzare di routine e tra l’ altro l’
esperienza dei radiologi in questo campo è ancora
molto scarsa; ci dà però un’ informazione
Foto9: ecografia di una lesione muscolare
importantissima: modificazioni della struttura
tissutale, intese come persistenza di uno stato edematoso, permangono nel ventre muscolare ben al
di là del tempo considerato sufficiente per il recupero agonistico, per cui l’ atleta che torna in campo
è a rischio, ecco spiegate le recidive e le lesioni di altri muscoli, probabilmente sottoposti ad un
insolito lavoro di compenso.
Foto10 RMN di una lesione muscolare
La terapia deve essere rivolta dapprima a minimizzare lo stravaso ematico e quindi l’ eventuale
formazione dell’ ematoma con una compressione immediata, l’ applicazione di ghiaccio e
metodiche di linfodrenaggio manuale, quindi a limitare la perdita delle caratteristiche di quel
muscolo in termini di forza ed elasticità con tecniche di massoterapia tradizionale ed esercitazioni
dapprima in palestra poi in campo, fino al recupero agonistico. Il ricorso a terapie antinfiammatorie
non ha senso se pensiamo che la reazione infiammatoria post – traumatica si spegne in 60 – 72 ore
ed ha il compito di pulire la zona lesionata dai detriti necrotici e preparare il terreno più favorevole
alle successive fasi di riparazione e rimodellamento; numerosi studi oggi dimostrano che limitare l’
infiammazione dopo un trauma ritarda la guarigione del tessuto.
Concludendo possiamo affermare che oggi le lesioni muscolari rappresentano una seria sfida per la
traumatologia sportiva non solo per la loro frequenza, ma soprattutto per l’ incertezza sui tempi di
recupero, sicuramente accorciati nonostante l’ alto numero di recidive, spesso drammatiche,
consigli la massima prudenza.
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