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CAPITOLO 14
Le politiche
di stabilizzazione
Domande di ripasso
1. Il ritardo interno è il tempo necessario ai responsabili della politica economica per riconoscere che uno shock ha colpito l’economia e per mettere in atto i provvedimenti del caso.
Una volta che il provvedimento è in atto, il ritardo esterno è il tempo necessario affinché
influenzi l’economia: infatti, ci vuole tempo perché la spesa, il reddito e l’occupazione reagiscano ai cambiamenti introdotti dal provvedimento.
La politica fiscale ha un ritardo interno lungo: per esempio, ci possono volere anni dal
momento in cui viene proposto un taglio delle imposte al momento in cui la proposta si trasforma in legge. La politica monetaria ha un ritardo interno relativamente breve: una volta
che la banca centrale decide che è necessario un cambiamento della politica monetaria, la
messa in atto può avvenire in pochi giorni.
D’altra parte, la politica monetaria ha un ritardo esterno lungo: un aumento dell’offerta
di moneta influisce sull’economia attraverso l’abbassamento del tasso di interesse che, a
sua volta, fa aumentare l’investimento: ma molte imprese pianificano gli investimenti con
molto anticipo, per cui, dal momento in cui la banca centrale agisce al momento in cui si
manifestano gli effetti sul PIL reale possono trascorrere circa sei mesi.
2. Sia la politica monetaria sia la politica fiscale agiscono con ritardi considerevoli. Di conseguenza, nel decidere se la politica economica debba espandere o contrarre la domanda aggregata bisogna prevedere quale sarà lo stato dell’economia tra sei mesi o un anno.
Per prevedere gli sviluppi dell’economia, spesso gli economisti costruiscono un indice di
variabili significative. Tale indice include serie di dati la cui tendenza spesso anticipa
l’andamento dell’economia, come i prezzi delle azioni, le licenze di costruzione emesse, il valore degli ordini per nuovi impianti e l’offerta di moneta.
Un altro strumento utilizzato per prevedere il futuro dell’economia sono i modelli del sistema economico. Questi modelli informatici di grandi dimensioni sono costituiti da decine
di equazioni, ciascuna delle quali rappresenta una porzione dell’economia. Una volta formulate le ipotesi sulla tendenza delle variabili esogene – imposte, spesa pubblica, offerta di
moneta, prezzo del petrolio, ecc. – il modello genera previsioni su disoccupazione, inflazione, prodotto aggregato e altre variabili endogene.
3. Il modo in cui gli individui reagiscono alle politiche economiche dipende dalle loro aspettative per il futuro. Tali aspettative possono dipendere da molti elementi, tra i quali le politiche economiche che il governo persegue. La critica di Lucas afferma che i metodi tradizionalmente usati per valutare la politica economica non tengono adeguatamente conto del
modo in cui i provvedimenti influenzano le aspettative.
Per esempio, il tasso di sacrificio – il numero di punti percentuali di PIL che devono essere sacrificati per ridurre il tasso di inflazione dell’1% – dipende dalle aspettative individuali di inflazione. Non possiamo semplicemente ipotizzare che tali aspettative siano costanti, o si aggiustino solo lentamente, indipendentemente dai provvedimenti adottati dal
governo. Anzi, spesso le aspettative dipendono proprio dalle decisioni delle autorità di politica economica.
4. A seconda dell’interpretazione che danno alla storia dell’economia, gli individui avranno opinioni differenti sul ruolo (attivo o passivo) che la politica macroeconomica deve avere. Chi è
convinto che l’economia abbia sperimentato molti grandi shock dell’offerta aggregata e della
domanda aggregata, e che la politica economica sia riuscita a isolare l’economia da tali shock,
sosterrà il ruolo attivo della politica macroeconomica. Al contrario, chi è convinto che
l’economia abbia sperimentato pochi grandi shock e che le fluttuazioni che osserviamo siano
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da ascrivere a provvedimenti inadeguati, sosterrà il ruolo passivo della politica economica.
5. Il problema dell’incoerenza temporale è provocato dal fatto che le aspettative sulle politiche
economiche future influenzano le azioni degli individui nel presente. Di conseguenza, i responsabili della politica economica tendono ad annunciare in anticipo i provvedimenti che
intendono adottare per il futuro, in modo da influenzare le aspettative degli individui e le loro
decisioni. Una volta che queste decisioni sono prese sulla base di tali aspettative, i responsabili
della politica economica possono avere la tentazione di non mantenere le promesse.
Per esempio, il vostro docente ha un incentivo ad annunciare che il corso sarà seguito da
un test finale per l’ammissione all’esame, in modo da farvi studiare più alacremente. La mattina del test di ammissione, dopo che avrete studiato e appreso la materia, il docente potrebbe essere tentato di cancellarlo, e ammettere tutti all’esame automaticamente, in modo da
non dove correggere i test.
Analogamente, un governo ha l’incentivo a dichiarare di non essere disposto a negoziare
con i terroristi per la liberazione di ostaggi. Se i terroristi si convincono di non avere nulla da
guadagnare dal sequestro di ostaggi, rinunceranno a mettere in atto il piano. Ma quando
vengono rapiti ostaggi, il governo ha sempre la tentazione di negoziare e fare concessioni.
Facciamo un esempio relativo alla politica monetaria. Ipotizziamo che la banca centrale
annunci una politica di bassa inflazione, e che tutti credano all’annuncio. Le autorità monetarie hanno allora un incentivo ad aumentare l’inflazione, perché si confrontano con un trade-off più favorevole tra inflazione e disoccupazione.
Il problema con le situazioni di incoerenza temporale è che gli individui sono portati a
non fidarsi degli annunci fatti: così gli studenti non si preparano per gli esami, i terroristi
sequestrano gli ostaggi e la banca centrale si confronta con un trade-off sfavorevole. In
questi casi, una regola che impegni i responsabili della politica economica ad adottare un
certo tipo di provvedimento può aiutare questi ultimi a realizzare i loro obiettivi: gli studenti
si preparano, i terroristi non prendono ostaggi e l’inflazione rimane bassa.
6. Una delle regole che la banca centrale potrebbe seguire è permettere all’offerta di moneta
di crescere a un tasso costante. Gli economisti di scuola monetarista ritengono che le fluttuazioni dell’offerta di moneta producano fluttuazioni molto ampie nel sistema economico;
perciò, una regola che mantenga stabile il tasso di crescita dell’offerta di moneta limiterebbe
l’ampiezza delle fluttuazioni economiche.
Una seconda regola di politica monetaria è fissare un valore obiettivo per il PIL nominale. In questo caso la banca centrale annuncia una traiettoria predeterminata del PIL nominale. Se il PIL nominale, per esempio, risulta inferiore al livello predeterminato, la banca
centrale aumenta l’offerta di moneta per stimolare la domanda aggregata. Un vantaggio di
tale regola è quello di consentire aggiustamenti per le variazioni della velocità di circolazione
della moneta.
Una terza regola di politica monetaria è la determinazione di un valore obiettivo per il livello dei prezzi. La banca centrale annuncia una traiettoria predeterminata per il livello dei
prezzi e aggiusta l’offerta di moneta quando questo devia dall’obiettivo prefissato. Questa
regola ha senso se si è convinti che la stabilità dei prezzi sia l’obiettivo principale della politica monetaria.
7. Una politica di inflazione mirata non è una regola rigida di politica monetaria come, per
esempio, la regola che fissa a un valore costante il tasso di crescita dell’offerta di moneta.
Molti paesi definiscono una fascia entro la quale il tasso di inflazione può fluttuare; inoltre,
spesso sono previste clausole di fuga che possono essere applicate nel caso in cui l’economia
si trovi in condizioni straordinarie. Una banca centrale che voglia mantenere l’inflazione entro una banda di fluttuazione predeterminata ha pur sempre un considerevole margine di
manovra e può decidere i tempi e la portata delle variazioni del tasso di interesse. Per questa
ragione, la politica di inflazione mirata è più correttamente interpretabile come una forma
di discrezionalità limitata: la banca centrale può utilizzare gli strumenti di politica economica
a propria discrezione, ma è considerata responsabile del mantenimento di un obiettivo di inflazione predeterminato, che può essere verificato facilmente dall’opinione pubblica.
Problemi e applicazioni pratiche
1. Supponiamo che la curva di Phillips di una economia sia:
u ⫽ un – ␣(␲ – ␲ e)
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Ciò implica che se l’inflazione è inferiore a quella prevista, la disoccupazione è superiore al
tasso naturale e si ha una recessione. Analogamente, se l’inflazione è maggiore del previsto,
la disoccupazione scende al di sotto del tasso naturale e si ha un’espansione. Supponiamo
che il primo partito – il Partito Rosso – adotti sempre una politica di forte crescita monetaria e di inflazione elevata (chiamiamolo ␲R) mentre il secondo – il Partito Blu – segua una
politica di bassa crescita monetaria e bassa inflazione (chiamiamolo ␲B).
(a) L’andamento del ciclo economico politico dipende dal tasso di inflazione che gli individui si aspettano all’inizio di ogni legislatura. Se le aspettative sono perfettamente
razionali e i contratti possono essere modificati immediatamente quando un nuovo
partito sale al potere, allora il tasso di disoccupazione non seguirà un ciclo economico
politico. Per esempio, se vince il Partito Rosso, gli individui si aspetteranno
immediatamente un’inflazione elevata. Poiché ␲ ⫽ ␲R ⫽ ␲e, la politica monetaria del
Partito Rosso non avrà alcun effetto sull’economia reale. Un ciclo economico politico è
evidente, invece, per l’inflazione: quando il Partito Rosso è al potere l’inflazione è
elevata, viceversa con il Partito Blu al potere l’inflazione è bassa. Supponiamo, invece,
che i contratti siano a lungo termine e che, quindi, salari nominali e prezzi non possano
essere modificati immediatamente. Prima che si sappia il risultato delle elezioni, esiste
una probabilità del 50% che l’inflazione sia alta e una probabilità del 50% che sia
bassa. Perciò, all’inizio di ogni legislatura, se le aspettative degli individui sono razionali,
l’inflazione attesa sarà data da:
␲e ⫽0,5␲R ⫹0,5␲ B
Se vince il Partito Rosso, inizialmente avremo che ␲ > ␲e, e la disoccupazione scenderà
al di sotto del livello naturale: all’inizio della legislatura del Partito Rosso si verifica
un’espansione economica. Col passare del tempo, l’inflazione salirà fino a ␲R e la disoccupazione ritornerà al tasso naturale.
Se invece è il Partito Blu a vincere, l’inflazione sarà inferiore al valore atteso e la disoccupazione crescerà al di sopra del tasso naturale. All’inizio della legislatura del Partito Blu si verifica una recessione. Nei mesi successivi l’inflazione scende fino a ␲B e la disoccupazione torna al tasso naturale.
(b) Se i due partiti si alternano al potere, la disoccupazione non seguirà un ciclo economico
politico: tutti sanno quale partito sarà al potere e quindi riescono a prevedere se
l’inflazione sarà alta o bassa. Anche i contratti a lungo termine terranno in considerazione il tasso di inflazione effettivo, poiché i tassi di inflazione futuri saranno noti con
certezza. A seconda del partito che è al potere, l’inflazione si alternerà tra valori elevati
e valori bassi.
2. Quando si annuncia che tutte le nuove costruzioni saranno esenti da leggi di controllo sui
canoni di locazione si verifica un problema di incoerenza temporale. Prima che le nuove abitazioni siano costruite, l’amministrazione comunale ha un incentivo ad annunciare questa esenzione: i proprietari degli immobili prevedono infatti di poter ottenere canoni di locazione relativamente elevati per tutte le nuove abitazioni che costruiscono. Quando le abitazioni saranno state ultimate, tuttavia, la stessa amministrazione avrà un incentivo a tradire la parola data e a estendere le leggi sul controllo dei canoni di locazione anche alle
nuove abitazioni. Con un simile provvedimento, infatti, pochi proprietari di immobili subirebbero una perdita, ma molti affittuari ne trarrebbero beneficio. Il problema sorge quando i proprietari prevedono tale comportamento da parte dell’amministrazione e quindi rinunciano a costruire nuove abitazioni.
3. Il sito della Banca centrale europea (www.ecb.int) contiene molte sezioni rilevanti ai fini
dello studio della macroeconomia. Per esempio, seguendo il link «Press» sulla homepage si
possono leggere i discorsi tenuti dal presidente della BCE. Nella sezione «Past Key ECB Interest Rates» è possibile anche accedere alle serie storiche dei principali tassi di interesse
determinati dalla BCE. In generale, si ritiene che la Banca centrale europea sia prudente
nel variare i tassi di interesse: dal lancio dell’euro, nel 1999, il tasso di sconto è aumentato
dal 2% a 4,75%; nel medesimo intervallo di tempo, la Federal Reserve statunitense ha
portato il federal fund rate dall’1% al 6,5%.
4. Il sito web della Bank of England (www.bankofengland.co.uk) ha molti contenuti utili agli
studenti. Le opinioni della Bank of England su inflazione e previsioni sono riportate
nell’Inflation report trimestrale. Le minute del Monetary Policy Committee sono pubblica-
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te due settimane dopo che è stata presa una decisione sui tassi di interesse e riporta anche
le decisioni di voto dei singoli membri.
Altri problemi e applicazioni pratiche del capitolo 14
1. (a) Nel modello dell’incoerenza temporale, al tasso di inflazione non accade nulla quando il
tasso naturale di disoccupazione cambia.
(b) La nuova funzione di perdita è:
L(u, ␲) ⫽ u2 ⫹ ␥␲ 2
Il primo passo consiste nel trovare il tasso di inflazione scelto dalla banca centrale per
ogni dato livello delle aspettative di inflazione. Sostituendo la curva di Phillips nella
funzione di perdita otteniamo:
L(u, ␲) ⫽ [un – ␣(␲ – ␲ e)] 2 ⫹ ␥␲ 2
Differenziando rispetto al tasso di inflazione ␲ e ponendo la condizione di primo ordine
uguale a 0:
dL/d␲ ⫽ 2␣ 2 (␲ – ␲e ) – 2␣un ⫹ 2␥␲ ⫽ 0
ovvero:
␲ ⫽ (␣ 2␲e ⫹␣un )/(␣ 2⫹ ␥)
Gli agenti, essendo razionali, prevedono che la banca centrale sceglierà questo livello di
inflazione; di conseguenza, l’inflazione attesa è uguale all’inflazione effettiva e
l’equazione precedente si semplifica in:
␲ ⫽ ␣un /␥
(c) Quando il tasso naturale di disoccupazione aumenta, anche il tasso di inflazione
aumenta. Perché? All’aumentare della disoccupazione, la banca centrale gradisce
sempre meno ulteriori aumenti marginali della disoccupazione. Gli individui sanno,
perciò, che la banca centrale ha un incentivo a inflazionare l’economia; tale incentivo è
tanto più forte quanto più il tasso naturale di disoccupazione è elevato. Di
conseguenza, il tasso di inflazione di equilibrio aumenta.
(c) La nomina di un governatore conservatore alla banca centrale implica un aumento di
␥. Il tasso di inflazione di equilibrio scende. Gli effetti sull’occupazione dipendono dalla
velocità di aggiustamento delle aspettative di inflazione. Se le aspettative si aggiustano
immediatamente, non vi sono variazioni nella disoccupazione, che rimane ferma al tasso naturale. Se invece le aspettative si adattano lentamente, la curva di Phillips mostra
che una diminuzione dell’inflazione spinge la disoccupazione al di sopra del tasso naturale.
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