Gli Este, storia di una famiglia tramite i suoi stemmi

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Gli Este, storia di una famiglia
tramite i suoi stemmi
di
Maurizio Polelli
Agosto 2009
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La dinastia estense poteva vantare origini molto antiche. Quasi sicuramente, infatti, le radici della casata principesca dell’Italia padana possono essere ricondotte
ad un passato longobardo. Il nucleo originario del loro potere, prima che riuscissero
ad estendere il loro dominio, risiedeva in un piccolo centro oggi in provincia di Padova e che tutt’ora porta il nome dei suoi antichi signori, ma nel corso dei secoli la
storia degli Estensi sarà sempre profondamente intrecciata con quelle della città di
Ferrara prima e di Modena poi. Nel tempo Ferrara diventerà il nuovo fulcro del loro
potere e proprio grazie ai suoi signori si eleverà, nel Rinascimento, al rango di capitale europea dell’arte e della cultura.
La lunga genealogia della casata vanta numerosi nomi celebri, non solo
nell’ambito della storia locale. Partendo da Alberto Azzo II, considerato il capostipite
della famiglia e Obizzo II, proclamato Signore di Ferrara, vi sono numerose altri esponenti della casata che potrebbero essere ricordati per il loro contributo in campo politico, economico e culturale. Non si può negare che la storia della famiglia, e
dunque anche della città di Ferrara e dei territori ad essa annessi, subirono la la vera svolta con tre degli esponenti più illustri che si possono ricordare: Nicolò III, Lionello e Borso.
La famiglia d'Este si originò dagli Obertenghi, signori di Milano e della Liguria occidentale verso la fine del X secolo. Il più antico capostipite documentato del casato
è Oberto II, marchese di Toscana, principe del Sacro Romano Impero (m.972).
Adalberto d'Este visse nei primi anni del X secolo, ed era un discendente degli antichi duchi e marchesi della Toscana, sebbene i marchesi della Toscana adoperassero la legge ripuaria e Adalberto invece seguisse la longobarda. Un documento del
1011 ricorda che Adalberto si intitolava marchese, titolo portato soltanto da coloro
che governavano una delle marche o provincie in cui era divisa l'Italia.
Il titolo di marchese entrò in uso per la prima
volta in Italia nell'815 e fu introdotto dai Franchi
quando sconfissero e sottomisero nel 774 i Longobardi. Da un diploma dato nel 1184 ad un Obizzo,
suo discendente, si può dedurre che fosse la marca
di Milano, che comprendeva la Lombardia ed il Genovesato, che allora si chiamava marchesato di Liguria. Dopo Adalberto i primi nomi che s'incontrano nella famiglia d'Este sono Oberto I e Oberto II,
vissuti sul finire del X secolo e al principio dell'XI secolo. Alberto Azzo II (Albertazzo II per crasi del nome) d'Este (996-1097), può considerarsi il capostipite storico della famiglia nell'omonima città di Este,
al tempo importante snodo politico e commerciale,
stemma degli Estensi: d’azzurro,
che ricevette l'investitura dall'imperatore. Si deve a Primo
all’aquila d’argento, rostrata, lampassata e
lui la costruzione del castello intorno alla quale
coronata.
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crebbe la città.
Uno dei figli di Azzo, Guelfo IV d'Este (m. 1101) venne adottato dallo zio materno
Guelfo III Welfen al quale succedette come duca di Carinzia, cambiando quindi il cognome per perpetuare il nome dei Guelfi che si era estinto in linea maschile (da
questa casata derivarono direttamente le illustrissime case tedesche di Hannover e
Brunswick, che ottennero anche la corona di Gran Bretagna molti secoli dopo), egli
divenne anche duca di Baviera nel 1070.
Il ramo italiano degli Este proseguì con l'altro figlio di Azzo II. Tra i successori di
costui vi è Obizzo I (m. 1193), che combatté l'imperatore Federico I. Il nipote Azzo VI
d'Este (1170-1212), primo signore di Ferrara, che fu anche podestà di Mantova e
Verona. Egli lottò con Ezzelino il Monaco e con Salinguerra Torrelli; nel 1212 fu
sconfitto da Ezzelino a Pontalto, lottò per ottenere Ferrara, impresa riuscita infine
nel 1240 a suo figlio Azzo VII d'Este (1205-1264). Aldobrandino, nel 1213, assalito
dai Padovani, difese strenuamente la rocca d'Este, ma alla fine fu costretto a cedere
la città da cui la dinastia traeva nome.
Azzo Novello VII, nel 1242 riconquistò Ferrara, vi uccise quattrocento Ghibellini e
da papa Innocenzo IV fu nominato difensore della Chiesa nella lotta contro Ezzelino
da Romano (1255). Obizzo II d'Este (m. 1293) fu proclamato signore a vita di Ferrara
nel 1264, signore di Modena nel 1288 e di Reggio nel 1289. Essendo Ferrara un feudo papale, gli Este divennero vicari papali nel 1332. Rinaldo, nel 1333 venne assediato dal legato pontificio Bertrando del Poggetto, ma il 14 aprile Pinalla Aliprandi
sconfisse l'esercito papale.
Niccolò III d'Este (Ferrara, 9 novembre 1383 – 26 dicembre 1441) era figlio di Alberto V d'Este e di Isotta Albaresani. Alla morte del padre nel 1393 aveva soltanto
dieci anni. Per questo fu nominato un Consiglio di Reggenza che avrebbe governato
i domini degli Estensi fino alla sua maggiore età. Il Consiglio di Reggenza, sotto la
protezione di Venezia doveva risolvere il problema delle pretese di Azzo X d'Este,
discendente da Obizzo II d'Este che contestava il diritto di Nicolò III a salire sul trono
perché figlio naturale. Queste pretese venivano avanzate anche
se Niccolò III era stato legittimato con una bolla papale ed era
quindi idoneo alla successione, dato che Ferrara era allora un vicariato papale. Il pretendente alla successione nel 1395 si era rifugiato nel castello dell'alleato Giovanni da Barbiano e da questo
luogo voleva partire in armi verso Ferrara. Il Consiglio di Reggenza pensò di scongiurare questa minaccia proponendo a Giovanni
Nicolò III d’Este
da Barbiano lo scambio fra la testa di Azzo X e i territori di Lugo e
Conselice. Lo scambio avvenne ma la testa consegnata ai ferraresi non fu quella di
Azzo ma di un servo sacrificato al suo posto grazie alla somiglianza tra i due. Il servo, rivestito degli abiti del signore fu ucciso e massacrato di botte per renderne dif4
ficile il riconoscimento; il suo cadavere fu portato a Ferrara come cadavere di Azzo. I ferraresi
però con l'aiuto di Venezia riuscirono ugualmente a sconfiggere Azzo X, che non protrasse nel
tempo le sue rivendicazioni e si ritirò nei suoi
possedimenti di Este, dove morì di morte naturale nel 1415. Sotto Niccolò III d'Este Ferrara divenne un grande centro culturale rinascimentale. Più che per le imprese belliche e politiche
Niccolò è ricordato per la sua intensa attività amorose. Matteo Bandello lo definisce il gallo di
Ferrara e scrive: in Ferrara e nel contado non c'era cantone ove egli non avesse alcun figlio baStemma di Nicolò III Marchese di Ferrara, di
stardo. Fra il popolo era diffuso il detto: di qua e Modena e di Reggio dal 1431 per concessione
di re Carlo VII Re di Francia.
di là dal Po son tutti figli di Niccolò. Si dice che
Inquartato, nel primo e nel quarto d’azzurro, ai
abbia avuto oltre ottocento amanti, la più nota tre gigli d’oro, al bordo dentato di rosso e
di queste fu Stella de' Tolomei detta anche degli d’oro, nel secondo e nel terzo d’azzurro
all’aquila d’argento, rostrata, lampassata e coAssassini, dalla quale ebbe due figli: Leonello
ronata d’oro.
(1407-1450) e Borso (1413-1471). Leonello fu
legittimato dal papa Martino V, e quindi reso idoneo alla successione. Il padre gli
fece sposare Margherita Gonzaga; grazie a questo matrimonio Niccolò ottenne dai
Gonzaga una notevole riduzione dell'enorme debito contratto dagli Estensi per la
costruzione del monumentale castello di Ferrara. Oltre alle innumerevoli amanti Nicolò ebbe tre mogli: Gigliola da Carrara, Parisina Malatesta e Ricciarda di Saluzzo.
Nicolò sposò Giliola da Carrara quando aveva solo tredici anni, ma nonostante l'età,
aveva già intrapreso un'attività amatoria intensa tanto che a quindici anni contrasse
un male venereo e fu sul punto di morire. Morta Giliola da Carrara nel 1416, sposò
Laura Malatesta detta Parisina. A questo matrimonio è legata una delle vicende più
cruente della storia degli estensi che ha ispirato molta letteratura. Parisina era giovane e, secondo le cronache dell'epoca molto bella; aveva l'età circa dei figli illegittimi più vecchi di Niccolò, tra cui Ugo. Giunta Parisina a Ferrara incontrò Ugo, i due si
erano già conosciuti durante le trattative matrimoniali. Approfittando delle numerose assenze da Ferrara di Niccolò, iniziarono una relazione amorosa. Niccolò fu informato della cosa e fece praticare un foro sul soffitto della stanza in cui si incontravano i due amanti, grazie al quale con un sistema di specchi si poteva vedere tutto
ciò che accadeva nella camera sottostante. Ebbe così la prova certa del tradimento
dei due amanti che furono fatti imprigionare e decapitare. Uguale pena ordinò per
tutte le donne adultere di Ferrara, anacronisticamente, vista la sua nota attività sessuale che non faceva certamente distinzione fra donne nubili o sposate. La leggenda vuole che uno specchio esistente nel castello si quello attraverso il quale il marchese vide il tradimento. Rimasto nuovamente vedovo, Nicolò dopo due anni sposò
Ricciarda da Saluzzo dalla quale ebbe i figli Ercole (1431 - 1505), che diventò poi du5
ca di Ferrara, e Sigismondo. Niccolò riuscì con alcune azioni militari, e grazie ad una
politica di mediazione fra le potenze allora in lotta in Italia, l'impero, il papato, Venezia, Milano e Firenze, ad ingrandire i territori soggetti a Ferrara e a liberarsi di un
enorme debito contratto con Venezia. Niccolò si era preoccupato della sua discendenza alla signoria di Ferrara, redigendo a Milano nello stesso giorno della sua morte il 26 dicembre 1441 un testamento che stabiliva l'ordine della successione: prima
Leonello, poi i figli legittimi di Leonello e, in mancanza di questi, Ercole e Sigismondo. Nel testamento non indicò il figlio naturale Borso, che invece successe a Leonello.
Leonello, secondo dei tre figli illegittimi che Niccolò III d'Este ebbe da Stella de'
Tolomei, venne formato militarmente sotto la guida del capitano di ventura Braccio da Montone e culturalmente sotto
la guida dell'umanista Guarino Veronese.
Il padre era rimasto senza figli maschi, dopo la morte senza figli della prima moglie Gigliola di Carrara, nel 1416 e la
morte in fasce dell'unico figlio maschio avuto dalla seconda
moglie, Laura Malatesta, detta Parisina, (Alberto Carlo,
1421) . Nel 1425 furono giustiziati per adulterio la Parisina e
il fratello maggiore di Lionello, Ugo Aldobrandino (14051425).
Nel 1435 Lionello si sposò con Margherita Gonzaga e in
virtù delle clausole contenute nel contratto di matrimonio,
fu riconosciuto come figlio legittimo di Niccolò dal papa
di Leonello d’Este di
Martino V e ne divenne ufficialmente il successore, nono- Ritratto
Pisanello
stante la nascita dei fratellastri
Ercole nel 1431, e Sigismondo (nel 1432), figli della terza
moglie del padre, Ricciarda di Saluzzo. Nel 1439 morì
Margherita Gonzaga, un anno dopo aver dato alla luce il
figlio Niccolò (1438-1476). Nel 1441, alla morte del padre. il testamento lo confermò suo erede e successore.
Dopo trattative non concluse con Bianca Maria Visconti,
sposò in seconde nozze nel 1444 Maria d'Aragona, figlia
illegittima del re di Napoli e Sicilia, Alfonso V, morta senza figli nel 1449. Con il sostegno del vescovo, il beato
Giovanni da Tossignano, fece erigere l'ospedale di
Sant'Anna, il primo ospedale della città, ancora esistente.
Fu ottimo politico, ma si distinse soprattutto nel campo
Lo stemma estense dipinto da Rodella cultura e intrattenne rapporti epistolari con tutti i
gier Van der Weyden
massimi studiosi di quel tempo. Leon Battista Alberti
compose su sua commissione, il "De re aedificatoria", dato alle stampe poco dopo
la sua morte, e alla corte di Ferrara lavorarono artisti come il Pisanello, Jacopo Belli6
ni, Andrea Mantegna, Piero della Francesca ed il fiammingo Rogier van der Weyden.
Il marchese ridiede slanciò all'università di Ferrara, fondata dal marchese Alberto V
d'Este, che richiamò in città studenti da tutta Italia e da molti paesi d'Europa. Morì
nel 1450 a soli quarantatre anni mentre si trovava
nella Delizia di Belriguardo.
Borso d'Este nato a Ferrara nel 1413 e morto nella
stessa città nel 1471 era il terzogenito figlio illegittimo di Niccolò III. La madre fu la favorita Stella de' Tolomei, nota anche con il nome di Stella dell'Assassino.
Successe al fratello Leonello d'Este l'1 ottobre 1450
nei domini paterni. Il 18 maggio 1452 l’Imperatore di
Germania Federico III, avendo sostato, sia mentre si
recava a Roma dal Papa, sia al ritorno, presso la corte
del Marchese Borso d'Este a Ferrara ed incontrato
un'accoglienza senza pari, per dimostrargli la sua gratitudine, lo insignì del titolo di Duca di Modena e RegStemma di Borso dal 18 maggio 1452
gio, concedendogli pure il privilegio di fregiare lo per concessione dell’Imperatore Federistemma con "Due aquile imperiali bicipiti nere in co III del titolo ducale di Modena e Reggio.
campo oro”. Il 14 aprile 1471 Papa Paolo II invitava a Inquartato, nel primo e nel quarto d’oro,
Roma il Marchese Borso all’aquila bicipite spiegata di nero, imbeccata, membrata, e armata d’oro, sord’Este per investirlo del montata dalla corona imperiale in campo
titolo di Duca di Ferrara d’oro e nel secondo e terzo d’azzurro ai
tre gigli d’oro, al bordo dentato di rosso
e della Romandiola. La e d’oro, su tutto d’azzurro all’aquila
sua politica fu sempre d’argento, rostrata, linguata e coronata
d’oro.
incentrata sul tentativo
di espandere lo stato estense e di nobilitare la famiglia d'Este. In questa ottica va vista la sua volontà di
ottenere il titolo ducale per i suoi possedimenti. In
politica estera fu molto vicino alla Repubblica di Venezia e avverso sia a Francesco Sforza che alla famiglia
dei Medici per vecchie ruggini che consistevano nel
tentativo di Filippo Maria Visconti, ultimo duca di MiStemma di Borso dal 14 aprile 1471 per lano della famiglia Visconti di far succedere un estenconcessione di papa Paolo II del titolo di se nella città lombarda. Questi dissidi portarono alla
Duca e Vicario Pontificio di Ferrara.
Inquartato, nel primo e nel quarto d’oro, vana battaglia della Riccardina o della Molinella che
all’aquila bicipite spiegata di nero, imnon ebbe né vincitori né vinti.
beccata, membrata, e armata d’oro, sorLa corte di Borso fu il centro della Scuola di pittura di
montata dalla corona imperiale in campo
d’oro e nel secondo e terzo d’azzurro ai Ferrara, cui appartengono Francesco del Cossa, Ercole
tre gigli d’oro, al bordo dentato di rosso
de' Roberti e Cosmè Tura. Nella tradizione successiva
e d’oro, sul capo le chiavi pontificie in
decusse, su tutto d’azzurro all’aquila
(come per esempio nell'Orlando Furioso dell'Ariosto)
d’argento, rostrata, linguata e coronata
Borso venne visto come sovrano magnanimo e illumid’oro.
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nato, soprattutto per il fatto di aver consentito al ramo legittimo degli Este (rappresentato da Ercole I d'Este in quanto figlio di Niccolò III e della sua terza moglie Ricciarda di
Saluzzo) di tornare al potere; in realtà Borso era piuttosto
avaro per quanto riguarda la cultura: celebre è l'episodio in
cui Francesco del Cossa, uno degli autori degli affreschi del
Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia (Ferrara) chiese un
compenso maggiore per le sue fatiche pittoriche, e sentendoselo negare da Borso se ne andò a Bologna a fondare la
sua scuola pittorica. La fama di Borso è legata soprattutto
alla famosa Bibbia, una delle più alte opere di miniatura del
Ritratto di Borso d’Este
Rinascimento italiano. Borso d'Este non si sposò e non ebbe
figli. Il successore fu il fratellastro Ercole I d'Este.
Ercole I d'Este (Ferrara, 26 ottobre 1431 – Ferrara, 15 giugno 1505) fu duca di
Ferrara dal 1471 al 1505 e uno dei principali mecenati e uomini di cultura del Rinascimento. Figlio di Nicolò III e Ricciarda di Saluzzo, fu educato alla corte aragonese
a Napoli dal 1445 al 1460; qui studiò strategie militari e la cavalleria, e conobbe l'amore per l'architettura classica e le arti. Durante le signorie dei due fratelli illegittimi, Leonello e Borso, combatté come capitano di ventura con risultati alterni. Nella
Battaglia della Riccardina o della Molinella rimase ferito al malleolo di un piede. La
ferita lo costrinse a zoppicare per il resto della vita, tanto che i veneziani, suoi acerrimi nemici, lo soprannominarono Il Ciotto, ovvero Lo
Zoppo.
Dopo la morte del fratellastro Borso, nel 1471 divenne duca e sposò Eleonora d'Aragona, figlia di Ferdinando I di Napoli. Da lei ebbe sei figli:

Isabella d'Este (Ferrara, 18 maggio 1474 –
Mantova, 13 febbraio 1539), che sposò Francesco Gonzaga;

Beatrice d'Este (1475-1497), che sposò Ludovico Sforza, detto il Moro;

Alfonso I d'Este (Ferrara, 21 luglio 1476 - 31
ottobre 1534), sposò prima Anna Sforza e poi
Lucrezia Borgia;
Stemma di Ercole I.

Ferrante d'Este (1477-1540);
Inquartato, nel primo e nel quarto
d’oro,
all’aquila bicipite spiegata di

Ippolito I d'Este (Ferrara, 20 marzo 1479 – Fernero, imbeccata, membrata, e armata
rara, 3 settembre 1520), cardinale;
d’oro, sormontata dalla corona imperiale in campo d’oro e nel secondo e

Sigismondo d'Este (1480-1524).
terzo d’azzurro ai tre gigli d’oro, al
oltre alcuni figli illegittimi, il più noto dei quali fu
bordo dentato di rosso e d’oro, al palo
Giulio. Attraverso i matrimoni delle figlie, gli Este si u- le chiavi pontificie in decusse, su tutto
d’azzurro all’aquila d’argento, rostrata,
nirono a due delle famiglie più in vista d'Italia: Beatrice linguata e coronata d’oro.
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si sposò con Ludovico il Moro e Isabella con Francesco II
Gonzaga. Le mire espansionistiche di Girolamo Riario,
signore di Forlì e di Imola, nonché nipote del papa Sisto
IV, unite alla rivalità con la Serenissima, dovuta sia a motivi territoriali sia alla lotta per il monopolio del sale, portarono Ercole, negli anni '80 del XV secolo, a combattere
la Guerra del Sale contro il Riario, i Veneziani e il Papa.
Con la pace di Bagnolo nel 1484, Ercole fu costretto a cedere a Venezia il Polesine e Rovigo, territori che gli erano
stati sottratti nella prima parte della guerra (iniziata nel
1482). Girolamo Riario non ebbe invece i vantaggi speraErcole I d’Este
ti.Benché Ercole avesse perso la guerra contro Venezia
ed il Papa, ebbe uno straordinario successo nel costituire un'impresa musicale che
rese per diversi anni Ferrara la corte più raffinata d'Europa, mettendo in ombra persino la Cappella Vaticana. È infatti grazie ad Ercole ed a pochi altri nobili che i musicisti valloni e fiamminghi arrivarono in Italia. I più celebri compositori europei lavorarono per lui, oppure gli dedicarono musica: tra loro ricordiamo Alexander Agricola, Jacob Obrecht, Heinrich Isaac, Hadrian Willaert e Josquin Desprez. Quest'ultimo
compose la Missa Hercules Dux Ferrariae, non solo dedicata a lui, ma basata su un
tema tratto dalle sillabe del nome del Duca. Ercole è ugualmente celebre come mecenate. Nominò il poeta Matteo Maria Boiardo suo ministro, protesse Pandolfo Collenuccio esule da Pesaro, e introdusse il giovane Ludovico Ariosto alla corte ferrarese.
Sotto la reggenza di Ercole, Ferrara divenne una delle principali città d'Europa; la
città raddoppiò quasi le sue dimensioni con la celebre Addizione Erculea progettata
dall'urbanista Biagio Rossetti, urbanizzazione grazie alla quale Ferrara è stata definita la prima città moderna d'Europa.
Ercole morì nel 1505; suo figlio Alfonso I d'Este divenne duca nello stesso anno.
Alfonso I d'Este (Ferrara, 21 luglio 1476 – Ferrara, 31 ottobre 1534) figlio di Ercole
I d'Este e di Eleonora d'Aragona, prese in moglie nel
1491 la sorella di Gian Galeazzo Visconti, Anna Maria
Sforza, la quale morì undici anni più tardi. Nel 1506 si
risposò con Lucrezia Borgia, figlia di Alessandro VI.
Dalla seconda moglie ebbe:

Alessandro d'Este (1505);

Ercole II d'Este (1508-1559), duca di Ferrara;

Ippolito II d'Este (1509-1572) , cardinale;

Eleonora d'Este (1515-1575);

Francesco d'Este (1516 –1578);

Isabella Maria d'Este (1519-1521).
Alfonso I d’Este ritratto di Dosso Dossi Dall'amante Laura Dianti ebbe due figli:
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Alfonso d'Este, marchese di Montecchio (1527-1587);

Alfonsino d'Este (1530-1547).
Nel 1505, alla morte del padre, prese il suo posto. Un anno più tardi, represse la
congiura dei fratelli Ferrante e Giulio d'Este. Nel 1508 partecipò alla Lega di Cambrai
contro Venezia. Dopo aver rifiutato di aderire alla pace stipulata tra il papato e Venezia nel 1510, fu scomunicato e privato dei suoi possedimenti. Combatté nella
guerra della Lega Santa al fianco della Francia, partecipando decisivamente alla battaglia di Ravenna (11 aprile 1512), ottenendo la revoca della scomunica ma non il
reintegro dei suoi possessi, che riuscì a riconquistare solo nel 1530 grazie a Carlo V
il quale, l'anno successivo, confermò con una sentenza imperiale
il possesso di Modena, Reggio e Rubiera. Fu il protettore di Ludovico Ariosto.

Ercole II d'Este (Ferrara, 4 aprile 1508 – Ferrara, 3 ottobre 1559)
fu il quarto duca di Ferrara, Modena e Reggio (1534-1559). Figlio
di Alfonso I e di Lucrezia Borgia, nipote di Ercole I e di papa AlessanErcole II d’Este
dro VI, sposò nel 1528 Renata di
Francia, figlia di Luigi XII, a garanzia dell'orientamento
francese di Alfonso. Successe al padre nel 1534, e poté approfittare della quiete relativa stabilitasi in Italia
in conseguenza del predominio spagnolo, destreggiandosi abilmente tra Francia e Spagna, sebbene inclinazioni e rapporti personali lo legassero di più alla Francia. Nei primi anni del suo ducato riuscì anche a risolvere il problema dei rapporti con il papa, componendo
i dissidi con un accordo negoziato nel 1539 dal fratello
Francesco (che comportò il versamento alla curia di
180.000 ducati d'oro). Quando però Enrico II di Fran- Stemma di Ercole II.
Inquartato, nel primo e nel quarto
cia riprese nel 1551 l'attività militare nella penisola,
d’oro, all’aquila bicipite spiegata di
Ercole II prese ad appoggiare più decisamente i fran- nero, imbeccata, membrata, e armata
d’oro, sormontata dalla corona imperiacesi, assumendo nel 1556 il comando della lega forle in campo d’oro e nel secondo e terzo
matasi in funzione antimperiale tra Francia, Stato Pon- d’azzurro ai tre gigli d’oro, al bordo
dentato di rosso e d’oro, al palo le chiatificio e Ferrara. Ma allorché le milizie francesi concen- vi pontificie in decusse accompagnata
trarono i loro sforzi su Napoli anziché su Milano, come al capo da una tiara, su tutto d’azzurro
all’aquila d’argento, rostrata, linguata e
il duca avrebbe voluto, riuscì a disimpegnarsi dall'alle- coronata d’oro. L’inserimento della
anza stipulando con la mediazione di Cosimo de' Me- tiara è stata una iniziativa personale di
Ercole II senza una ragione particolare
dici un accordo con la Spagna (18 maggio 1558) che
gli lasciava integri i domini. Negli anni del suo governo Ferrara divenne uno dei centri principali della Riforma in Italia, perché sua moglie, Renata di Francia, convertitasi alle idee di Calvino, protesse i riformati, tanto da venire a contrasto con il marito
che la fece confinare nel Castello degli Este per volere del papa Paolo III.
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Alfonso II d'Este (Ferrara, 22 novembre 1533 – Ferrara, 27
ottobre 1597) fu il quinto duca di Ferrara, Modena e Reggio
e regnò dal 1559 alla morte. Figlio di Ercole II d'Este e di Renata di Francia, poco dopo essere salito al trono, per volere
di papa Pio IV, rimandò in patria la madre, di osservanza calvinista. Sotto il suo regno la corte di Ferrara raggiunse il
massimo di sfarzo e magnificenza, ospitando poeti (come il
Tasso) ed artisti, sebbene a discapito delle finanze. Cercò di
innalzare il prestigio dello Stato coi suoi tre matrimoni —
Lucrezia de' Medici (1558-61), Barbara d'Austria (1565-72) e
Margherita Gonzaga (1579) — e alleandosi coll'imperatore
Alfonso II d’Este
Massimiliano II nella sua guerra contro i Turchi in Ungheria
(1566). In mancanza di eredi diretti designò alla successione il cugino Cesare (figlio
di Alfonso, fratello del padre Ercole II d'Este), e l'atto fu riconosciuto dall'Impero,
ma non dalla Chiesa, in quanto lo zio Alfonso era figlio naturale del predecessore
duca Alfonso I d'Este e di Laura Dianti. Papa Clemente VIII alla sua morte si riappropriò quindi di Ferrara, feudo pontificio, approfittando anche della debolezza di Cesare d'Este.
Dopo la sua morte venne sepolto a Ferrara nel Monastero
del Corpus Domini.
Cesare d'Este (Ferrara, 1561 – Modena, 11 dicembre 1628)
fu duca di Modena e Reggio dal 1597 fino alla propria morte.
Era figlio di Alfonso d'Este (un figlio naturale di Alfonso I d'Este) e della prima moglie Giuliana della Rovere (1525-1563),
figlia del duca di Urbino Francesco Maria I della Rovere. Il 27
ottobre 1597, alla morte senza eredi del duca Alfonso II d'Este, il Ducato passò al cugino Cesare, figlio naturale di Alfonso d'Este marchese di Montecchio. La legittimità della sucCesare d’Este
cessione venne riconosciuta dall'imperatore Rodolfo II, ma
non da Papa Clemente VIII, ed essendo Ferrara, a differenza
di Modena, Carpi e Reggio Emilia, feudo pontificio, esso ritornò alla Santa Sede, nonostante i reiterati tentativi del Duca, che chiese aiuto alle principali potenze europee, ma ottenne solo promesse o, nel caso di Enrico IV di Francia, un clamoroso voltafaccia. La capitale fu quindi trasferita a Modena ove il Duca entrò il 30 gennaio
1598 e molteplici furono i problemi di quei primi anni: l’inadeguatezza della residenza (l'antico castello medioevale), le diatribe fra la nobiltà ferrarese e quella modenese, il tentativo di autonomia di Marco Pio di Sassuolo, la guerra contro Lucca
per il possesso della Garfagnana. Sposò il 30 gennaio 1586 la fiorentina Virginia de'
Medici, figlia dell'ex Granduca di Toscana Cosimo I, che però dopo circa dieci anni
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manifestò i primi segni della pazzia che l'accompagnarono fino alla morte, avvenuta
nel 1615. Fu uomo mite e religioso, ma non dotato di grande intelligenza politica.
Gli successe il figlio Alfonso III d'Este.
Alfonso III d'Este (Ferrara, 1591 – Castelnuovo di Garfagnana,
24 maggio 1644) è stato duca di Modena e Reggio dal 1628 al
1629. Figlio di Cesare d'Este e di Virginia de' Medici, era di carattere acceso ed impulsivo, partecipò alla guerra contro Lucca
del 1613 ed ebbe un ruolo di primo piano nella contesa tra la
famiglia ducale e quella dei Pepoli che culminò con l'assassinio
del conte Ercole Pepoli a Ferrara nel 1617. Nel 1608 sposò Isabella di Savoia, figlia del Duca Carlo Emanuele I, che amò sinceramente, tanto che alla sua morte per parto (ben il quattordiceAlfonso III d’Este
simo) nel 1626 meditò di prendere i voti. L'11 dicembre 1628
morì il padre Cesare ed assunse il governo dello Stato, ma alla
fine di luglio del 1629 dalla rocca di Sassuolo annunciò la sua abdicazione a favore
del figlio Francesco. L'8 settembre a Marano nel Tirolo svestì gli abiti ducali ed indossò il saio dei Cappuccini col nome di fra' Giambattista da Modena.
Fu predicatore e missionario e in occasione della peste del 1630-31 svolse con
coraggio l'opera di conforto ai moribondi. Nell'ottobre 1632 ritornò a Modena, ma
le sue prediche, contro i costumi della corte e contro gli Ebrei, che tentava di convertire obbligandoli ad ascoltare i suoi sermoni, accesero gli animi in città e la sua
presenza divenne "ingombrante".Si ritirò quindi in un convento a Castelnuovo di
Garfagnana, fatto erigere a spese del Duca figlio, dove morì il 24 maggio 1644.
Francesco I d'Este (Modena, 6 settembre 1610 – Santhià, 14 ottobre 1658) era il
figlio maggiore di Alfonso III d'Este, Duca Modena e Reggio, e di conseguenza gli
successe nei diritti il 25 luglio 1629. Fu Duca di Modena e Reggio dal 1629 al 1658.
Divenuto Duca nel 1629 a seguito dell’abdicazione del padre Alfonso III d'Este, fu
certamente il più grande dei principi estensi. Si trovò subito a fronteggiare la tremenda epidemia di peste del 1630-31 (a Modena fu contagiato il 70% della popolazione, ed il 40% ne morì) e si rifugiò sulle colline di Reggio Emilia, dove il morbo
giunse più tardi e fu meno virulento, e tutta la sua famiglia fu risparmiata. Ne diede
merito alla Madonna della Ghiara, e nacque così una devozione che mantennero
tutti gli Estensi: la sua effigie fu anche riprodotta su diverse monete. Cessata
l’epidemia, sposò Maria Farnese, figlia del Duca Ranuccio I di Parma, e nel frattempo scoppiava la Guerra dei trent'anni. Il Duca parteggiò per la Spagna ed invase il
Ducato di Parma del cognato e ne seguirono scorrerie francesi nel modenese. Recatosi poi a Madrid per ottenere ricompensa dell’alleanza, tornò a mani vuote, senza
nemmeno riscuotere i vecchi crediti. Per annettersi Correggio, dopo che l’Impero
aveva dichiarato decaduto per indegnità il Principe Siro, dovette sborsare 230.000
fiorini e tenersi una guarnigione spagnola. Venne subito dopo la guerra di Castro
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che Papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) voleva annettere come aveva fatto con Urbino: Parma, Modena, Venezia e Firenze si allearono
contro il Pontefice, ma gli altri Stati, timorosi che prevalesse Francesco I, che mirava alla riconquista di Ferrara,
si affrettarono a stipulare a Ferrara una pace, il 31 marzo 1644, che lasciava le cose come erano. Ancora una
volta Francesco I sperava in un aiuto dalla Spagna che
non venne, e decise di schierarsi dalla parte della Francia, grazie ai maneggi col cardinale Mazzarino. Francesco I scese sul campo di battaglia per la conquista di
Cremona, ma per le avversità atmosferiche ed il mancato arrivo di truppa e denaro promessi dal Mazzarino, fu
costretto a desistere. Le sorti della guerra dei Trent’Anni
presero poi una piega favorevole alla Spagna e ancora
Francesco I d’Este
una volta il Duca cercò un abboccamento con essa, salritratto dal Velàzquez
vo poi di nuovo avvicinarsi alla Francia, combinando il
matrimonio del figlio Alfonso con Laura Martinozzi, nipote del Mazzarino. Il governatore della Milano spagnola, Marchese di Caracena, passò il Po e a Gualtieri entrò
nel territorio estense per conquistare Reggio, ma stavolta le condizioni atmosferiche avverse e la difesa della città costrinsero il Caracena a desistere e ritirarsi. Negli
anni successivi vediamo ancora Francesco I, alleato di Francia e Piemonte, combattere in Lombardia e Piemonte,come comandante delle truppe francesi oltre che
delle proprie, ottenendo successi nella presa di Valenza ed Alessandria nel 1656-57,
anche con l’aiuto del figlio Alfonso. Alla fine del 1657 ritornò a Modena, ma nel
1658 passa il Po, risale l’Adda e giunge alle porte di Milano; si dirige poi verso il Piemonte e assedia Mortara, conquistandola. Ma non poté godere il trionfo della vittoria: ammalatosi di malaria muore a Santhià il 14 ottobre 1658 fra le braccia del figlio
Almerigo. Grande e audace condottiero, mantenne però una dirittura morale ed una religiosità rara fra i prìncipi di quei tempi; amava donare senza farlo pesare o conoscere da coloro che gratificava e nonostante tutto amava più la pace della guerra;
Modena divenne una vera capitale grazie alla sua opera: costruì, oltre al Palazzo Ducale, il Teatro della Spelta (3000 posti a sedere), allargò il Naviglio fin dentro la città
che ebbe il porto, costruì la sontuosa villa delle Pentetorri, andata completamente
distrutta da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale, oltre al restauro della Cittadella e decise la costruzione della palazzina del Vigarani nei giardini del palazzo oggi Giardini Pubblici. Costruì anche il Palazzo ducale di Sassuolo destinato alla villeggiatura della corte. Fu prestigiosa la sua cappella musicale ducale,
che ebbe come direttore, dal 1647 al 1665, il compositore Marco Uccellini, che fu
anche maestro di cappella della cattedrale. Protettore di artisti e letterati, Francesco arricchì la Galleria Estense portandola al livello delle più ricche collezioni d'Europa con l'acquisizione di opere dei maggiori artisti del suo tempo, purtroppo in parte
vendute dal suo discendente Francesco III a corto di quattrini al re di Polonia ed e13
lettore di Sassonia Augusto III e che oggi formano il
vanto del museo di Dresda. Alla Galleria Estense di
Modena si trovano due opere che lo ritraggono: il celebre busto marmoreo del Bernini e l'altro altrettanto
celebre ritratto del Velazquez.
Alfonso IV d'Este (Modena, 1634 – Modena, 16 luglio 1662) è stato duca di Modena e Reggio dal 1658
al 1662. Succedette al padre Francesco I d'Este, ma a
causa della scomparsa in giovane età a cagione della
gotta e della tubercolosi, il suo regno durò solo quattro anni, nel quale sono da segnalare la fine della
guerra tra Francia e Spagna e l'acquisizione definitiva
Alfonso IV d’Este
di Correggio, da cui se ne andò la guarnigione sparitratto del Sustermans
gnola. Nel 1655 sposò la contessa Laura Martinozzi
(Fano, 27 maggio 1639 - Roma 19 luglio 1687), nipote del cardinale Giulio Mazarino.
Rimasta vedova, ebbe la reggenza in nome del figlio, unica donna nella storia del
Ducato, che non prevedeva la successione in linea femminile.
Francesco II d'Este (Modena, 1660 – Sassuolo, 6 settembre 1694) fu duca di Modena e Reggio dal 1662 al 1694. Era figlio del duca Alfonso IV d'Este e di Laura Martinozzi. Divenuto duca a soli 2 anni sotto la reggenza della madre, la spodestò nel
1674, a soli 14 anni, su istigazione del cugino Cesare Ignazio. In
un'Europa dove l’Inghilterra era indebolita dalle lotte interne,
l’Austria era impegnata con tutte le sue forze contro i Turchi e
la Spagna era in piena decadenza, sempre più pesava
l’egemonia del Re di Francia, Luigi XIV. Il Ducato storicamente
propendeva per la Francia, ma l’ambizione smisurata di Luigi
XIV portò ad umiliare a più riprese il duca e gli altri Stati europei, finché questi, e soprattutto Austria e Piemonte, non gli
mossero guerra, e Francesco II, dopo tante esitazioni, decise
per la neutralità, pur essendo costretto a subire gli acquartieFrancesco II d’Este
ramenti imperiali. Francesco II amò intensamente la cultura e
soprattutto la musica (fu eccellente suonatore di violino) e diede impulso ed incoraggiamento a molti artisti e alle stamperie musicali, lasciando
spesso le incombenze di governo al cugino Ignazio. Nel 1686 fondò anche
l'Università di Modena e Reggio Emilia, distribuendo l’anno dopo le prime lauree in
diritto e medicina. Nel 1692, dopo avere cercato invano principesse più prestigiose,
sposa la cugina Margherita Maria Farnese, principessa di Parma, dalla quale non
ebbe figli. La sua salute declinava velocemente (soffriva di gotta e poliartrite) e morì
nella reggia di Sassuolo, a soli 34 anni, con al capezzale il sempre fedele cugino Cesare Ignazio ed il futuro Duca, l’allora cardinale Rinaldo.
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Rinaldo d'Este (Modena, 25 aprile 1655 – Modena, 26 ottobre 1737) fu Duca di
Modena e Reggio dal 1695 al 1737. Ultimogenito del duca Francesco I d'Este, nel
1695 depose la porpora cardinalizia per succedere al nipote Francesco II d'Este.
Sposò Carlotta Felicita di Brunswick e Lüneburg, figlia di
Giovanni Federico di Brunswick-Lüneburg, cugina di Re
Giorgio I d'Inghilterra imparentandosi così con gran parte
dei Principi di Germania. Nel 1699 la cognata Amalia Guglielmina, principessa di Braunschweig-Lüneburg, sposò a
Modena il figlio dell'imperatore Leopoldo I, Giuseppe
(1678 – 1711), che diverrà a sua volta imperatore, imparentando così Rinaldo anche con gli Asburgo. Per cercare
di sollevare le condizioni del popolo minuto, che la crisi
economica aveva letteralmente ridotto alla fame, controllò strettamente il mercato del grano, arrestando anche
alcuni nobili che ne facevano aggiotaggio, ed il prezzo diRinaldo d’Este
minuì sensibilmente. Continuarono gli acquartieramenti
alemanni, ma impose, per il loro mantenimento, imposte ai feudatari, alle quali si
assoggettò lui medesimo, e migliorarono così le condizioni di vita dei contadini. Purtroppo la morte di Carlo II di Spagna scatenò la Guerra di successione spagnola che
ancora una volta portò lutti e miserie in Italia. Rinaldo cercò di barcamenarsi alla
meno peggio, dichiarandosi nominalmente neutrale, ma il 1 agosto 1702 i Francesi
entrano in Modena da Reggio, ove avevano costretto alla fuga i tedeschi, e Rinaldo
dovette fuggire a Bologna.
Nel 1703 l'invasione si convertì in conquista, sciogliendo la Reggenza, ma nel frattempo le sorti del conflitto stavano mutando, con i Savoia che abbandonarono la
Francia per schierarsi con l'Austria. Nel novembre 1706 i tedeschi assalirono Modena ed assediarono i Francesi nella Cittadella. Questi si arresero nel febbraio 1707; il
Duca era fra gli assedianti ed ottenne un trattamento onorevole per gli assediati.
Nelle faticose trattative di pace ottenne dall'Impero (per 200 000 Doppie di Spagna)
il Ducato di Mirandola, confiscato al filo-francese duca Pico, e tentò un riavvicinamento alla Francia mediante il matrimonio dell'erede al trono Francesco con Carlotta Aglae di Borbone-Orléans, la figlia di Filippo II d'Orléans. Andarono invece a vuoto i reiterati tentativi di ottenere Comacchio, annesso al Ferrarese, ma feudo imperiale, nonostante le dotte perorazioni di Ludovico Antonio Muratori. l matrimonio
del figlio fu fonte di infiniti guai e preoccupazioni per Rinaldo: la nuora era quanto
di più capriccioso e licenzioso si potesse immaginare, e con entrambi i rapporti si
fecero presto tesi; per loro egli fece costruire una principesca residenza a Rivalta,
presso Reggio Emilia, pur di non averli a Palazzo Ducale. Le finanze ducali non si
riebbero più dall'esborso delle 200 mila Doppie (oltre una tonnellata d'oro!): la Lira
modenese e la Lira reggiana si indebolirono, mentre crebbe il disordine monetario a
causa di emissioni di monete svalutate. A questi problemi si aggiunsero poi le ingen15
ti spese per la costruzione della villa di Rivalta ove andò poi a risiedere il figlio Francesco con la moglie Carlotta, un complesso che, a detta dei contemporanei, rivaleggiava per sfarzo con Versailles. Nel 1728, con il matrimonio della figlia Enrichetta
con l'ultimo Farnese di Parma, Antonio, Rinaldo cercò la prospettiva di ingrandire il
proprio Stato ad occidente, ma dopo poco il genero morì senza eredi e Parma passò
ai Borboni. Nel 1733 scoppiò la Guerra di successione polacca ed il Duca, pur dichiarandosi neutrale, segretamente parteggiava per l'Impero. Per un breve periodo fu
costretto ancora una volta dai Francesi a rifugiarsi a Bologna, ma con la pace del
1736 tornò a Modena ed ottenne, il 12 ottobre del 1737, per i servigi resi all'Impero, la Contea di Novellara e Bagnolo. Pochi giorni dopo morì, lasciando la reggenza
alle figlie nubili Benedetta e Amalia, poiché il figlio Francesco era in Ungheria al servizio dell'imperatore Carlo VI a combattere i Turchi.
Francesco III d'Este (Modena, 2 luglio 1698 – Varese, 22 febbraio 1780) fu duca di
Modena dal 1737 al 1780. Figlio del duca Rinaldo d'Este e di Carlotta Felicita di
Brunswick-Lüneburg, sposò Carlotta Aglae di Borbone-Orléans (1700 – 1761); rimasto vedovo, sposò con matrimonio morganatico,
dapprima Teresa di Castelbarco, vedova Simonetta, poi Renata Teresa d'Harrach, vedova Melzi. Nel
1741 Francesco III concluse il matrimonio del figlio
Ercole con Maria Teresa Cybo-Malaspina, erede
del Ducato di Massa e Carrara, e così Modena acquistò l'ambìto sbocco al mare. Per risanare le esauste finanze del Ducato dopo le guerre di successione polacca e austriaca, vendette per
100 000 zecchini i più pregiati quadri della Galleria
Estense ad Augusto III Re di Polonia e principe elettore di Sassonia, che li trasferì a Dresda. Si avvicinò sempre più all'Austria, e su suggerimento inglese, nel 1753 combinò il matrimonio della nipote Maria Beatrice Ricciarda Ricciarda (unica discendente del figlio Ercole e di Maria Teresa CyboFrancesco III d’Este
Malaspina) con l'Arciduca Ferdinando d'AsburgoLorena, terzogenito di Maria Teresa d'Austria, in cambio della garanzia imperiale
sulla sopravvivenza del ducato come entità separata dai domini asburgici. In più, egli ottenne la nomina ad "Amministratore e capitano generale della Lombardia austriaca" fino alla maggiore età dell'arciduca, che avrebbe allora assunto le funzioni
di governatore. Uomo accorto ed abile amministratore, il duca si rese conto che la
carica che gli era stata conferita aveva solo funzioni onorifiche, sicché si adattò a lasciare le leve effettive del potere a Beltrame Cristiani, plenipotenziario imperiale.
Egli cercò comunque nei primi anni di svolgere una politica estera autonoma rispetto a quella viennese, ma il rovesciamento delle alleanze operato nel 1756 gli tolse
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ogni spazio di manovra. Cercò allora di cogliere il massimo dei vantaggi economici
offertigli dalla carica, entrando al tempo stesso in ottimi rapporti con l'aristocrazia
lombarda, grazie anche al matrimonio contratto con Teresa di Castelbarco, vedova
del conte Antonio Simonetta.
Ercole Rinaldo III d'Este (Modena, 22 novembre 1727 – Treviso, 14 ottobre 1803)
fu duca di Modena e Reggio dal 1780 al 1796. Nato da
Francesco III d'Este e da Carlotta Aglae di BorboneOrléans, figlia del reggente di Francia, sposò nel 1741
Maria Teresa Cybo-Malaspina, che gli portò in dote il Ducato di Massa e Carrara, ingrandendo così domini estensi e dando loro uno sbocco al mare. Salì al trono nel
1780. Rimasto vedovo nel 1790 si unì con matrimonio
morganatico a Chiara Marini, che frequentava da anni,
mentre la Duchessa si era ritirata a Reggio. Da Maria Teresa ebbe due figli, ma il maschio (Rinaldo) morì poco
dopo la nascita nel 1753. La femmina invece, Maria Beatrice Ricciarda (1750-1829), auspice il nonno Francesco
III d'Este sposò l’Arciduca d’Austria Ferdinando, figlio di
Maria Teresa d'Asburgo, e così garantirà la continuità alErcole Rinaldo III d’Este
la dinastia con la nascita
del figlio Francesco (il futuro Francesco IV d'Este).
Da Chiara Marini ebbe un figlio maschio, Ercole Rinaldo (1770-1795), comandante della Milizia Estense e marchese di Scandiano, ma incapace di
succedergli in quanto figlio naturale. Fu sovrano
illuminato, gioviale e bonario (non disdegnava parlare in dialetto ai sudditi) e proseguì le riforme iniziate dal padre. Fece costruire i due ponti di Rubiera e di S. Ambrogio a Modena sulla Via Emilia, migliorando quindi i collegamenti con gli altri Stati,
attraverso strade (Via Vandelli) che collegavano la
Lunigiana e la Garfagnana coi versanti reggiano e
Stemma di Ercole III
modenese; nel 1785 istituì l’Accademia Atestina di
Inquartato, nel primo e nel quarto d’oro,
all’aquila bicipite spiegata di nero, imbecca- Belle Arti. Sotto il suo regno rifiorirono la cultura e
ta, membrata, e armata d’oro, sormontata
le scienze, mediante la protezione ad eruditi del
dalla corona imperiale in campo d’oro e nel
calibro di Lazzaro Spallanzani, Giambattista Venturi,
secondo e terzo d’azzurro ai tre gigli d’oro,
al bordo dentato di rosso e d’oro, al palo le Girolamo Tiraboschi, Lodovico Ricci, e tantissimi
chiavi pontificie in decusse accompagnata
altri. L’invasione francese lo costrinse a lasciare il
al capo da una tiara cerchiata e crocettata
d’oro, caricata di una banda abbassata e
Ducato per Venezia il 7 maggio 1796, portando con
quadrettata d’argento e nero (di azzurro) (lo
sé il suo cospicuo patrimonio personale, ma non
stemma di Cybo-Malaspina), su tutto
d’azzurro all’aquila d’argento, rostrata, lin- una lira dalle pubbliche casse, nonostante le preteguata e coronata d’oro.
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stuose accuse sanculotte. Fu invece raggiunto dai soldati francesi nella città lagunare e oggetto di rapina a mano armata nella propria dimora di circa 200.000 zecchini.
Dopo questo episodio si traferì a Treviso ove morì il 14 ottobre 1803. Le paci di
Campoformio (1797) e di Lunéville (1801) gli assegnarono un dominio nella Brisgovia a compenso del perduto ducato, ma l'ultimo duca estense non si recò mai a
prenderne possesso.
Ferdinando Carlo Antonio Giuseppe Giovanni Stanislao d'Asburgo-Este, arciduca
d'Austria e duca di Brisgovia (Castello di Schönbrunn, 1 giugno 1754 – Vienna, 24
dicembre 1806), era il quattordicesimo figlio di Maria Teresa d'Austria e di Francesco Stefano di Lorena. Quando
era ancora un ragazzino, lui e il fratello Massimiliano ricevettero in regalo dal padre delle macchine per coniare
monete, perché imparassero ad apprezzare il valore del
denaro e la fatica per procurarsene.
I figli maschi di Maria Teresa ebbero come precettore
Karl Anton von Martini, illuminista da lei molto apprezzato. Ferdinando fu promesso a Maria Beatrice (1750-1829),
nipote di Francesco III d'Este duca di Modena, più anziana
di lui di quattro anni. Maria Teresa voleva infatti che la casa d'Asburgo si legasse
Ferdinando d’Aburgo-Este
con gli Este. Francesco III
cedette all'arciduca il Governatorato di Milano, allorché sposò Maria Beatrice a Milano il 15 ottobre
1771. Per festeggiare il matrimonio a Milano, il 15
ottobre, venne rappresentata la prima dell'opera Il
Ruggiero di Johann Adolf Hasse ed il 17 ottobre, ci
fu la prima dell'Ascanio in Alba di Mozart e libretto
di Giuseppe Parini. Per la coppia l'Imperatrice ordinò la costruzione della Villa Reale di Monza (1777).
Dopo l'incendio nel 1776 del Teatro Regio Ducale
di Milano, Ferdinando si fece promotore della coInquartato, nel primo fasciato d’argento et struzione del Teatro alla Scala (1778) e del Teatro
de gueules de huit pièces et de gueules à la della Cannobiana (1779). Secondo le istruzioni imcroix patriarcale d'argent sur une colline de
sinople, en 2 de gueules au lion d'argent à partitegli dalla madre, Ferdinando non doveva intela queue fourchée passée en sautoir, couressarsi al governo e non doveva disturbare il lavoronné, armé et lampassé d'or, en 3 bandé
d'or et d'azur à la bordure de gueules et en ro dei funzionari austriaci che portavano avanti gli
4 d'or à six tourteaux mis en orle, cinq de
affari di governo. La sua mansione era dedicarsi agueules, celui en chef d'azur chargé de trois
fleurs de lis d'or, sur le tout: 1, de gueules à gli obblighi di rappresentanza, esibendo il proprio
la fasce d'argent et d'or à la bande de gueu- rango aristocratico. Maria Teresa infatti era preocles chargé de trois alérions d'argent; 2,
d'azur, à l'aigle d'argent, becquée, languée cupata per la debolezza e lo scarso talento politico
et couronnée d'or
del figlio. Gli scrisse circa seicento lettere per rim18
proverarlo della sua condotta e per dargli consigli perché diventasse un modello per
i suoi sudditi. Era infatti idea dell'imperatrice che il sovrano dovesse incarnare tutte
le virtù perché il popolo potesse trarne esempio di condotta e ammirazione. Anche
alla nuora, nei cui confronti nutriva un affetto sempre crescente, inviò molte lettere, sperando che ella potesse influenzare positivamente il figlio.
Francesco Giuseppe Carlo Ambrogio Stanislao (Milano, 6
ottobre 1779 – Modena, 21 gennaio 1846) fu, col nome di
Francesco IV, duca di Modena, Reggio e Mirandola (dal
1815), duca di Massa e principe di Carrara (dal 1829), arciduca Asburgo-Este, principe reale di Ungheria e Boemia, Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro. Suo padre fu l'arciduca Ferdinando Carlo Antonio Giuseppe Giovanni Stanislao Asburgo
-Este, duca di Brisgovia, sua madre Maria Beatrice d'Este, duchessa di Massa e principessa di Carrara, signora di Lunigiana, titoli ereditati dalla madre Maria Teresa Cybo-Malaspina.
Nel 1812 Francesco sposò la principessa Maria Beatrice di
Savoia (1792-1840), figlia del re Vittorio Emanuele I di Sarde- Francesco IV d’Asburgo-Este
gna e sua nipote in quanto figlia della sorella Maria Teresa Giovanna (1773-1832).
Aveva un senso quasi mistico della missione divina del sovrano ed era ossessionato
dalla Carboneria che la negava: contro di essa emise, a poca distanza uno dall'altro, ben due editti, il
secondo dei quali aggravava le pene previste dal
primo. Nel 1820 il Tribunale di Stato di Rubiera processò quarantasette persone accusate di carboneria
condannandole a varie pene, due furono le condanne a morte. Il duca al quale spettava la convalida
delle sentenze e dimostrava generalmente clemenza ne confermò alcune, per altre ridusse la pena inflitta e confermò delle due condanne a morte solo
quella nei confronti di don Giuseppe Andreoli, decapitato poco dopo a Rubiera perché il suo stato di
écartelé en 1 parti fascé d'argent et de
sacerdote secondo il duca aggravava il reato in
gueules de huit pièces et de gueules à la
croix patriarcale d'argent sur une colline de quanto sosteneva la possibilità di conciliare la relisinople, en 2 de gueules au lion d'argent à gione con le nuove idee di libertà, contrariamente
la queue fourchée passée en sautoir, coua quanto pensava il duca convinto della missione
ronné, armé et lampassé d'or, en 3 bandé
d'or et d'azur à la bordure de gueules et en divina del sovrano. Poiché gli studenti si mostrava4 d'or à six tourteaux mis en orle, cinq de
no sostenitori delle nuove idee, impose che gli unigueules, celui en chef d'azur chargé de trois
fleurs de lis d'or, sur le tout parti de gueules versitari risiedessero in collegi che sorsero numeroà la fasce d'argent et d'or à la bande de
si e fece ridurre il numero degli studenti in giurigueules chargé de trois alérions d'argent,
sprudenza giudicandoli pericolosi per le sorti del
enté en pointe d'azur, à l'aigle d'argent,
becquée, languée et couronnée d'or
ducato ed inutilmente in numero troppo elevato
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per le reali necessità, non favorì l'istruzione poiché le persone più istruite erano più
accessibili degli incolti alle idee di libertà portate dalla rivoluzione francese. Per lo
stesso motivo, contrariamente a quanto avveniva in Europa, non favorì il nascere di
nuove industrie, rivolgendo piuttosto le sue cure all'agricoltura i cui lavoratori erano
più fedeli alla monarchia. Nel 1834 fece costruire a Modena il grandioso Foro Boario
per il mercato bestiame "a onore e comodo dei fedeli agricoltori", che però non gradirono; e il fabbricato rimase vuoto. I grandi portici vennero chiusi e i locali ricavati
adibiti a vari usi; oggi sono sede della facoltà di economia dell'Università.
A giudicare dalle cronache redatte dagli avversari politici (in particolare esponenti del Risorgimento), Francesco IV usò nel suo governo un'impronta dittatoriale e
sanguinaria. Ad esempio, il libro Ciro Menotti e i suoi compagni, scritto dall'ufficiale
garibaldino Taddeo Grandi, modenese, edito nel 1880 (dalla tipografia Azzoguidi di
Modena e di cui una copia è conservata presso la biblioteca del museo mazziniano
di Genova), riporta presunti atti di atrocità commessi dalla polizia del Ducato, al cui
comando vi era proprio Francesco IV.
écartelé en 1 parti fascé d'argent et de
gueules de huit pièces et de gueules à la
croix patriarcale d'argent sur une colline
de sinople, en 2 de gueules au lion d'argent
à la queue fourchée passée en sautoir, couronné, armé et lampassé d'or, en 3 parti
d'argent, à la guivre d'azur, couronnée
d'or, issante de gueules et d'azur, au léopard ailé d'or, tenant de ses pattes avant un
livre ouvert d'argent, portant les texte
"PAX TIBI MARCE EVANGELISTA
MEUS" et une terrasse sinople et en 4 parti
d'azur, à la fasce cousue de gueules, accompagnée en chef d'un corbeau de sable
et en pointe de trois couronnes d'or et de
Lodomérie, sur le tout parti de gueules à la
fasce d'argent et d'or à la bande de gueules
chargé de trois alérions d'argent, enté en
pointe d'azur, à l'aigle d'argent, becquée,
languée et couronnée d'or
Francesco V d'Asburgo-Este
(Modena, 1 giugno 1819 –
Vienna, 20 novembre 1875)
appartenente alla linea Asburgo-Este, figlio maggiore
del duca Francesco IV d'Este
e della principessa Maria
Beatrice di Savoia (17921840), fu l'ultimo sovrano
regnante del Ducato di Modena e Reggio. Il 30 marzo
1842 Francesco sposò la
principessa Adelgonda di
Baviera. La coppia ebbe una sola figlia, Anna Beatrice, nata il 19 ottobre 1848 e morta l'anno successivo, l'8 giugno 1849. Alla morte del padre Francesco
IV d'Este, il 21 gennaio 1846 Francesco divenne duca regnante di Modena, con anche i titoli di duca di
Reggio e Mirandola, duca di Massa, principe di Carrara e Lunigiana. Alla morte di sua cugina l'imperatrice arciduchessa Maria Luigia d'Austria, il 18 dicembre 1847, le successe come duca di Guastalla.
Nel 1859 il ducato entro nella nuova storia unitaria
d'Italia, con l'arrivo dell'esercito del re Vittorio Emanuele II di Sardegna, e l'annessione ratificata da un
plebiscito al nuovo Regno d'Italia. Al momento
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dell'abbandono di Modena Francesco V fu seguito da oltre 3500 soldati che formarono la cosiddetta "Brigata Estense" che si aggregò alle truppe austriache. Dopo
quattro anni di permanenza nel Veneto in diverse località, dall'Austria giunse l'ordine di scioglimento. A Cartigliano (Vicenza, nei pressi di Bassano del Grappa) il 24
settembre 1863 il duca sciolse le sue truppe. Fu consegnata ad ognuno una medaglia di bronzo con l'effige del duca e la scritta "FRANCISCUS V AUSTR. ATESTINUS
DUX MUTINAE" e sul retro la scritta "FIDELITATIS ET CONSTANTIAE IN ADVERSIS". Il
duca tenne l'ultimo discorso di elogio e ringraziamento per la fedeltà dimostratagli.
Buona parte dei militari estensi passò definitivamente nell'Armata Imperiale, i rimanenti furono congedati e rientrarono nel territorio dell'ex Ducato.
Con questo atto terminò il ruolo svolto dalla dinastia estense nella storia italiana.
Nel 1861 a Francesco fu offerta la corona del Messico, il duca ringraziò per la considerazione e spiegò la rinuncia con queste parole scritte nelle sue memorie: "... riguardando io la piccola sovranità di Modena, più come un dovere che come un diritto, non ero in alcun modo disposto a rinunziarvi, nemmeno a fronte di qualsiasi
compenso, fosse pure brillante, vantaggioso e lusinghiero. .."
Francesco trascorse gli ultimi anni della sua vita in Austria dove morì a Vienna il
20 novembre 1875. È sepolto nella Cripta Imperiale della Chiesa dei Cappuccini.
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