PATOLOGIA Dott.ssa Marilla Buratti

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SC U OLA SUP ERI ORE
REF LESS OLOGIA ZU
PAT O L O G I A
Dott.ssa Marilla Buratti
Questa dispensa è la sintesi di lezioni di patologia tenute presso lo Zu Center
ad esclusivo uso degli studenti della Scuola Superiore Reflessologia Zu
Trascrizione della Mu Shao Long
Maurizia Lavarda
www.zucenter.com
DISPENSA DI PATOLOGIA
DOTT.SSA MARILLA BURATTI
APPUNTO A MARGINE
Ho letto e corretto queste dispense che sono il frutto della sbobinatura delle audiocassette registrate durante le mie lezioni.
Alcuni ex studenti hanno fatto questo lavoro lungo e faticoso!!!
Vorrei fare questa nota a margine, consigliare gli studenti attuali di considerare queste
dispense come un altro strumento a cui poter attingere, ma se utilizzate da sole, potrebbero essere fonte d’ulteriore confusione.
Perché?
Perché il linguaggio è discorsivo, e proprio perché è discorsivo, segue regole di coerenza
diverse da quelle del linguaggio scritto.
Quindi, queste dispense vanno bene solo, se inserite nello studio come complemento ai
libri e dispense e devono essere elemento di successiva lettura dopo le lezioni.
DOTT.SSA MARILLA BURATTI
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NOZIONI GENERALI SULLE PATOLOGIE
OMEOSTASI = EQUILIBRIO
Equilibrio presuppone adattamento. L’essere umano é un sistema aperto dal punto di vista
biologico, in quanto abbiamo necessità dell’ambiente circostante, di conseguenza il suo
equilibrio deve tenere conto anche dell’ambiente circostante.
Noi manteniamo un equilibrio perché ci adattiamo alle variazioni dell’ambiente circostante attraverso il meccanismo di risposta d’adattamento allo stress.
Il nostro stato d’omeostasi (equilibrio) è guidato dai tre sistemi: endocrino, immunitario e
nervoso, che hanno la finalità di adattarci costantemente ai fattori di stress dell’ambiente
circostante.
La malattia è prima di tutto un’alterazione dei nostri meccanismi d’adattamento che ci
rende incapaci di adeguarci al mondo circostante.
La medicina tradizionale cinese afferma che se le nostre energie fossero perfettamente
corrette, noi non ci ammaleremmo mai, infatt la medicina cinese è basata sulla prevenzione della malattia, cercando di equilibrare in continuazione le energie per evitare che queste diventino incapaci di adattarsi al mondo circostante.
La relazione tra micro e macro è evidente, in quanto nel momento in cui si ammala una
cellula questa poi provoca un problema sull’organismo in generale.
Quando si rompe l’equilibrio e non riesciamo più ad adattarci, siamo preda di fattori patogeni. La patologia può essere utile perché noi siamo esseri in adattamento continuo, con
un equilibrio non statico, ma dinamico e in continua modifica, quindi un momento di crisi,
come la malattia, può diventare un momento utile all’intero organismo affinché possa riassettarsi su nuovi parametri d’equilibrio (visione soprattutto moderna).
La malattia può in alcuni soggetti diventare permanente e cronicizzarsi.
Poiché l’uomo è un individuo particolare, si adatta per sopravvivere alla malattia.
Di conseguenza anche la malattia cronica potrebbe essere espressione di un nostro adattamento, e anche di uno sforzo costante d’adattamento, di rimessa a posto dei nostri meccanismi omeopatici; tenendo conto che in ogni caso “bisogna morire”.
Esistono “GENI” che hanno al loro interno un messaggio di “apoptosi cellulare”, di suicidio
cellulare; sono geni che programmano la morte delle cellule e sono impegnati seriamente
affinché una serie di cose, vadano sempre peggio in modo che alla fine l’organismo non
reagisca più e muoia.
Secondo la medicina cinese l’essere umano è in continua trasformazione, ed è in continuo
passaggio dal suo rene al suo fuoco, per poi tornare al rene, quindi dalla potenzialità alla
manifestazione: il rene è la potenzialità e il fuoco la manifestazione della potenzialità.
La manifestazione precedente però deve giungere al termine, affinché ci si possa ritorna-
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re alle radici e alle potenzialità per manifestarsi in modo diverso, dalla precedente manifestazione: la precedente primavera deve andarsene affinché ne compaia un’altra.
Nel momento in cui io perdo il mio equilibrio, anche il micro si scombina, oppure anche la
perdita dell’equilibrio del micro ambiente, per un lungo periodo, comporta un’alterazione
del macro e quindi una perdita dell’equilibrio. Nella perdita del nostro equilibrio, anche la
nostra piccola cellula è andata incontro ad una sua alterazione.
Il cancro è il risultato di una perdita di comunicazione cellulare, in quanto le cellule leggono all’interno del proprio DNA messaggi che non dovrebbero leggere. Abbiamo una comunicazione schizofrenica, vale a dire, la rottura, la frammentazione dell’io, di un’unità che
perde il contatto con il mondo circostante.
Nel momento in cui questo colpisce a livello cellulare, gradualmente, può colpire, i vari
livelli di relazione: sistema endocrino, immunitario, nervoso.
Come complesso è l’andamento, così è complessa la capacità di vita, e altrettanto è complessa una patologia, non come comprensione della patologia in se, ma come comprensione dei meccanismi che si sono innescati affinché si originasse questa patologia, tenendo
presenti tutti i livelli.
I cinesi affermano che l’uomo nasce nel momento del concepimento e in quest’istante
appare una triade costituita da : SHEN - YUAN - JING. Quella creatura è costituita in parti
uguali di tre aspetti che sono: SHEN, gli spiriti, l’aspetto psico emotivo; JING la materia
primordiale ricca d’energia ancestrale e YUAN l’energia che muove la materia, tutto questo per dire che nulla è separabile. Noi viviamo in modo consapevole ad alcuni livelli, e in
altri in modo inconsapevole. Per esempio in un’artrite reumatoide, uno degli elementi in
gioco è la rabbia, ma questo è solo “uno” degli elementi.
È importante fornire al paziente gli strumenti perché sia lui a compiere il suo cammino per
riequilibrarsi e non dirgli o cercare di imporgli cosa fare. Se il paziente è in squilibrio, non
riesce a decidere, non riesce a nutrirsi in modo adeguato, non riesce ad utilizzare il suo strumento, io come terapista devo fare in modo di metterlo nelle condizioni affinché possa fare
il suo percorso, tutto ciò fa parte del principio del rispetto della persona che ho davanti.
“Quindi è importante fare agli altri ciò che si vorrebbe fosse fatto a noi!”
EZIOLOGIA
Termine greco che significa discorso di più cause che portano alla manifestazione di una
patologia. Ci sono le cause necessarie e le concause.
Le cause necessarie sono quei fattori che possono portare a quella manifestazione patologica, le concause sono i fattori favorenti. Nell’arteriosclerosi l’aumento del colesterolo può
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essere una concausa, ma non il killer.
PATOGENESI
È l’insieme dei meccanismi che portano all’instaurazione di quel quadro di malattia.
Abbiamo una causa e da questa causa una serie di processi che ci portano ad una manifestazione, ad un quadro clinico che viene poi definito malattia.
QUADRO CLINICO
Il quadro clinico è dato da un insieme di segni e sintomi.
I segni sono oggettivi e i sintomi sono soggettivi, il segno è una cosa visibile es.: se una
personsa dice gli fanno male le mani e vediamo che ha le articolazioni deformate, la deformazione articolare è il segno in quanto visibile, mentre il dolore che il paziente racconta è
il sintomo non quantificabile. La sindrome è l’insieme di segni distinti che si manifestano
in un quadro clinico che si ripete, ma che apparentemente non hanno un nesso fra loro a
cui si riconosce una causa comune.
Nel momento in cui perdiamo il nostro equilibrio, non siamo in grado di difenderci e ci
ammaliamo, in altre parole veniamo assaliti dai nemici. Quando arriva il nemico ecco che
il nostro fisico mette in atto il meccanismo difensivo, il sistema immunitario, sistema specifico in grado di elaborare delle difese specifiche a quel microbo; tutto questo lo svolge
con l’aiuto di altri sistemi difensivi detti a-specifici che sono quelli più veloci.
I macrofagi sono a-specifici e la loro funzione difensiva è quella di muoversi e mangiare.
Molte volte succede che il macrofago arriva, mangia l’ospite indesiderato e muore, es: in
caso di polvere di silice.
Il sistema immunitario conosce se stesso e per questo motivo riconosce il nemico mettendo in atto una difesa specifica. Quando l’organismo mette in atto una difesa, essa può
avere aspetti sia specifici che a-specifici (macrofagi, granulociti, monociti e linfociti.)
I monociti sono una sorta di macrofagi circolanti nel sangue, i linfociti sono globuli bianchi che costituiscono il sistema immunitario. I granulociti sono così chiamati in quanto
internamente hanno dei granuli con degli enzimi litici, sostanze usate per sconfiggere il
nemico: difesa biochimica.
Granulociti, monociti e linfociti si trovano nel sangue.
Il microbo può entrare dalle vie respiratorie, dalla bocca, dalla pelle, cioè entra da quelle
che sono le nostre connessioni, porte, con l’ambiente circostante, in questi punti ci sono
delle difese.
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I macrofagi sono ovunque nel connettivo, i granulociti sono nel sangue. In queste porte
aperte da dove possono entrare i microbi, ci sono delle prime difese quali: cellule cigliate
dell’epitelio respiratorio, saliva ricca di enzimi disinfettanti e di IGA (immunoglobuline prodotte dal sistema immunitario.)
Nel caso in cui questi presidi non siano idonei, il microbo entra. Per esempio il virus del
raffreddore entra dal naso, dove incontra i peli, la mucosa, non trovando ostacoli, riesce a
trovare un varco tra la mucosa nasale.
BATTERIO: il batterio è una cellula, un organismo unicellulare e come unica cellula è in
grado di mantenere una vita propria, autonoma e in grado di duplicarsi. Anche il batterio
ha la necessità di avere un contatto con il mondo circostante per vivere. Si tratta di una
cellula vera e propria con il nucleo, dentro il nucleo abbiamo il DNA, nel citoplasma abbiamo il reticolo endoplasmatico, i mitocondri, i lisosomi.
Gli antibiotici, anti-bios, anti-vita, lavorano sui batteri, sono sostanze in grado di distruggere il batterio, oppure di impedirne la duplicazione. Il batterio ha un limite di vita, per
tanto nel momento in cui ne impedisco la duplicazione, blocco il suo processo. Visto che i
batteri sono cellule e come tali vogliono vivere, dopo continui bombardamenti da parte
degli antibiotici, diventano resistenti a questi attacchi.
Ai cardiopatici, agli immuno depressi, agli anziani, si danno gli antibiotici come prevenzione nel caso in cui dovessero essere attaccati da batteri.
VIRUS: i virus sono delle particelle dotate di capsula=capside che assomiglia ad una
membrana cellulare più semplice, contenente solo materiale genetico che può essere DNA
o RNA e per la sua sopravvivenza e per la sua riproduzione, ha bisogno di una cellula organizzata. Il virus si attacca alla membrana cellulare e inietta all’interno il suo materiale
genetico. Il virus applica questo meccanismo anche sui batteri. Il compito del virus è quello di attaccare ogni cellula che incontra e iniettare all’interno il proprio materiale genetico.
Il materiale genetico del virus, una volta iniettato nella cellula, va a finire nel nucleo della
cellula stessa. Il virus si duplica sfruttando il meccanismo di duplicazione della cellula. Nel
momento in cui la cellula si duplica, ci sarà anche una duplicazione del DNA del virus, quindi ci saranno delle cellule con al loro interno il virus. Per tanto ci sarà una replicazione di
virus a tal punto che la cellula ne sarà satura ed esploderà scagliando questi virus nell’ambiente circostante che andranno a loro volta ad attaccare altre cellule.
Questo è il meccanismo d’invasione VIRALE.
Nei confronti dei virus noi non abbiamo farmaci efficaci, se non una classe detti CITO-TOSSICI. Il virus è all’interno della cellula, di conseguenza per poterlo distruggere dobbiamo
distruggere anche la cellula che lo contiene.
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I farmaci anti-virali hanno un peso distruttivo molto più alto rispetto all’antibiotico in quanto questo distrugge il batterio, invece l’anti-virale distrugge anche le cellule, tutte sia quelle con il virus sia quelle senza.
FUNGHI: Organismi più complessi, pluricellulari.
I farmaci utilizzati sono gli ANTIMICOTICI, farmaci pesanti deputati a distruggere un meccanismo complesso.
Altro organismo nemico sono i VERMI.
MECCANISMO DEL PROCESSO INFIAMMATORIO
Esempio: arriva il virus del raffreddore, entra nel naso, s’infila sotto l’epitelio, dove trova
il connettivo, incominciando l’invasione. Nel connettivo il virus troverà a contrastarlo i
macrofagi e nel sangue i granulociti che dal sangue si dirigeranno nel connettivo. Inoltre
nel sangue ci sono i linfociti e ci sono anche cellule che potrebbero organizzare una difesa specifica nei confronti del virus del raffreddore.
È importante che venga innescato un sistema difensivo che dal sangue vada nel connettivo, questo meccanismo si chiama infiammatorio. Ad ogni invasione di un nemico esterno
s’innesca un processo infiammatorio che non è malattia, ma è un meccanismo utile che
l’organismo utilizza, affinché ciò che è dentro al sangue possa giungere nel punto necessario.
L’infezione è un’infiammazione provocata da un microbo. L’infiammazione potrebbe anche
essere provocata da un corpo estraneo. Es: taglio: c’è un invasione di microbi e viene il
pus, questa è un’infezione, quindi un’infiammazione provocata da un microbo. Se invece
s’infila una scheggia di legno nella pelle e viene la classica manifestazione infiammatoria,
non si tratta di un’infezione, ma un’infiammazione da corpo estraneo.
Il processo infiammatorio è un processo utile, studiato appositamente dall’organismo
affinché si riesca a portare le linee difensive dal sangue a dove servono. È un processo
sempre uguale a se stesso, non deve cambiare mai, questo è il suo unico scopo, qualsiasi sia il nemico, qualsiasi sia il fattore scatenante, è uguale a sé. Riepilogando, arriva il
nemico, inizia il processo infiammatorio e arrivano le cellule difensive che svolgono il loro
compito. Se il nemico è sconfitto l’infiammazione detta acuta passa nel giro di qualche
giorno. Se il nemico è forte o se le difese sono deboli ecco che il processo infiammatorio
continua a permanere e in questo caso il processo infiammatorio può diventare cronico.
Nel caso di un processo infiammatorio cronico, possiamo anche subire dei danni a livello
dei tessuti. In caso d’infiammazione cronica è opportuno intervenire con farmaci, in quel-
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la acuta è più saggio lasciare seguire il decorso naturale, quando sia possibile.
Patogenesi infiammatoria, è il meccanismo d’instaurazione dei segni e dei sintomi cui
è legato un’infiammazione le cui cause possono essere diverse. Qualsiasi causa provoca
un danno iniziale ad un tessuto, che sia un microbo o un corpo estraneo. A questo danno
del tessuto, e quindi alla lesione della membrana cellulare delle cellule che compongono i
tessuti, segue, nella zona locale, una vaso costrizione, restringimento del diametro dei vasi
sanguigni, cui segue immediatamente come risposta una vasodilatazione, allargamento
del diametro dei vasi sanguigni; quando un vaso si allarga la velocità del sangue rallenta.
Nella circolazione sanguigna i globuli bianchi sono le cellule più leggere e tendono a viaggiare nel centro del vaso sanguigno. Nel momento in cui la circolazione rallenta, nella fase
di vasodilatazione, i globuli bianchi, per il rallentamento della velocità del sangue, tendono a cadere verso sulla parete del vaso sanguigno.
Tutto questo, in termini tecnici si chiama MARGINAZIONE LEUCOCITARIA, i globuli bianchi
vanno verso il margine, non sono più al centro; leucocitaria, i leucociti sono tutti i globuli
bianchi da leucos=in greco bianco, esempio, leucorrea=perdite vaginali bianche.
I globuli bianchi caduti sull’endotelio prendono contatto con le sue cellule. La membrana
vascolare tende ad aumentare la propria permeabilità facendo fuoriuscire i globuli bianchi
che in questo modo acquisiscono la possibilità di muoversi come macrofagi.
Se aumenta la permeabilità dell’endotelio, il vaso sanguigno fa passare più liquido e la
parte acquosa del sangue esce. Con l’aumento della permeabilità vasale abbiamo la formazione di essudato o trasudato con la comparsa di liquido fuori dal vaso sanguigno nel
punto dove c’è una concentrazione di nemici.
I leucociti, al momento del contatto con l’endotelio, iniziano a muoversi e a passare attraverso queste maglie lungo tutta la parete del vaso sanguigno per andare dove ci sono i
nemici: tutto questo si chiama ESSUDAZIONE LEUCOCITARIA. Questi leucociti vanno dove
c’è il nemico in modo di poter applicare le loro difese. I monociti, cioè i macrofagi, mangiano (fagocitosi), mentre i granulociti eliminano le loro sostanze (enzimi litici).
Questa è l’infiammazione che si auto mantiene, questo processo continua fintanto che c’è
il nemico. Questo processo è innescato dal danno tessutario, l’innesco di questo processo
è dato da una serie di sostanze che si liberano al momento del danno tessutario.
Esempio: il virus del raffreddore s’insinua tra la mucosa del naso e il connettivo e inizia ad
invadere le cellule. Il danno della membrana cellulare, legata alla presenza del virus, libera acido arachidonico (normalmente non è presente). Questo acido subisce ulteriori trasformazioni diventando così : prostaglandine e leucotrieni.
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ACIDO ARACHIDONICO
PROSTAGLADINE
LEUCOTRIENI
Le PROSTAGLANDINE e i LEUCOTRIENI sono delle sostanze chimiche che agiscono sui vasi
sanguigni in modo che inizi il meccanismo infiammatorio. Fintanto che ci sono queste due
sostanze, prostaglandine e leucotrieni, il processo infiammatorio si mantiene fino a che ci
sarà il danno tessutale. L’acido arachidonico, le prostaglandine, i leucotrieni e altre sostanze sono MEDIATORI CHIMICI dell’infiammazione e contribuiscono al mantenimento del
processo infiammatorio.
Ci sono dei farmaci anti-infiammatori chiamati FANS, che sono farmaci anti-infiammatori
non steroidei che non contengono cortisone. I fans vanno dall’aspirina in poi tipo l’Aulin
(derivato moderno dell’acido arachidonico); quindi tutto quello che non è cortisone viene
chiamato fans. La differenza tra i fans e il cortisone è che il cortisone è un farmaco antiinfiammatorio più forte.
Il cortisone è più forte in quanto da un punto di vista farmacologico blocca il processo
infiammatorio dall’inizio, cioè blocca la sintesi dell’acido arachidonico, cioè impedisce la
produzione di prostaglandine e leucotrieni. Il problema del cortisone è dato dagli effetti
collaterali. Il cortisone assomiglia ai nostri glicocorticoidi che sono degli anti-infiammatori
degli immuno soppressori, aumentano la pressione arteriosa determinando un aumento
nel trattenere liquidi provocano un aumento della quantità di grassi e zuccheri in circolo.
Il cortisone è un potente immuno soppressore, ma nella battaglia nei confronti del nemico, anche il sistema immunitario sarà chiamato in gioco. I glicocorticoidi agiscono anche
nel sistema nervoso centrale e anche il cortisone ha questa funzione; così in caso di prolungato trattamento con il cortisone si può avere uno stato di euforia o perdita di ritmo
sonno veglia.
I fans sono detti anti-prostaglandinici bloccano un processo a metà, cioè sono meno efficaci da un punto di vista dell’azione terapeutica.
Le prostaglandine non sono solo prodotte durante un processo infiammatorio, ci sono
diverse prostagladine che hanno altre funzioni. Se prendo l’aspirina blocco la produzione
di prostagladine anche in altre zone, bloccando la produzione anche di altri tipi di prostaglandine. Poichè questi farmaci vanno ad agire su una vasta zona, in quanto farmaci aspecifici, è importante prenderli quando servono senza farne abuso.
Le prostaglandine sono considerate degli ormoni loco-regionali, degli ormoni che lavorano
in loco. Le prostaglandine prodotte nell’utero sono quelle che provocano le contrazioni.
Quando prendo dei fans durante il ciclo mestruale, blocco la produzione delle prostaglandine in questo modo blocco i dolori durante il ciclo, visto che sono loro a provocare le con-
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trazioni dell’utero. I fans oltre ad essere degli anti-prostaglandini sono anche degli aggreganti piastrinici. L’aggregazione piastrinica è il processo che precede la coagulazione del
sangue e serve per produrre la fibrina che è una proteina, forma una maglia che serve a
bloccare la perdita di sangue da una ferita. Prima che ci sia questa produzione di fibrina,
arrivano le piastrine che si aggregano in caso di taglio di un vaso sanguigno e vanno a
bloccare la perdita di sangue, queste svolgono un compito in emergenza, prima della fibrina. Le piastrine sono parti di cellule presenti nel sangue staccatasi da cellule chiamate
megacariociti, che si trovano nel midollo emopoietico all’interno delle ossa.
Prendendo dei fans, si prendono degli anti-aggreganti piastrinici, cioè delle sostanze che
limitano l’aggregazione di queste piastrine, facendo in modo che i coaguli ematici si formino con più fatica. Esempio, se durante il ciclo mestruale si prendono delle aspirine i
dolori spariscono ma aumenterà il flusso di sangue.
Da un punto di vista chimico, i fans derivano dall’ACIDO ACITILSALICITICO, che è un
acido, e assunti per bocca vanno ad aumentare la quantità di acido presente nello stomaco. La mucosa dello stomaco è così sottoposta ad una maggiore presenza di acido che
potrebbe quindi danneggiarla. Anche il cortisone ha un’azione lesiva nei confronti della
mucosa gastrica.
ACIDO ARACHIDONICO
Il cortisone blocca da qui bloccano i fans
PROSTAGLADINE
LEUCOTRIENI
Il processo infiammatorio fa uscire i globuli bianchi e una frazione liquida di sangue dai
vasi. Nella frazione liquida del sangue sono sciolte anche delle proteine e potrebbero essere presenti dei prodotti del sistema immunitario detti anti-corpi.
La presenza di anti-corpi, dipende da una loro preesistenza qualora il sistema immunitario li avesse già prodotti in un’altra situazione in cui era venuto a contatto con lo stesso
nemico. Siamo pieni di anti-corpi, questi fuoriescono dai vasi e se sono anti-corpi che si
adattano, o se sono anticorpi prodotti specificatamente per quel nemico, lo attaccano
immediatamente. Gli anti-corpi che attaccano il nemico fungono da attrazione per le cellule a-specifiche, le velocizzano in modo che arrivino subito in loco così che possano immediatamente mettere in atto i processi difensivi.
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Se l’anti-corpo è stato prodotto per quel nemico specifico si attacca subito e produce effetto di richiamo. Se invece non è specifico, essendo una proteina, rimane lì o viene distrutto. La presenza di anti-corpi, immediatamente catalizza il processo difensivo riducendo i
tempi difensivi di molto e facendo in modo che si riducano i periodi della duplicazione del
virus o del batterio. Per alcune malattie, per cui non esiste la terapia, l’unica difesa è quella di creare degli anti-corpi: la vaccinazione. Per vaccinazione s’intende l’introduzione di
minime quantità di micro-organismi fautori della malattia, in modo che il nostro organismo possa produrre anti-corpi e che il nostro fisico possa essere in grado di combattere
questa malattia. Possiamo avere un’iniezione di anti-corpi, che hanno un tempo di durata limitata (es: per un taglio ci facciamo l’iniezione di anti-corpi detti anti-tetanici); questa è chiamata IMMUNIZZAZIONE PASSIVA.
In caso ci siano gli anti-corpi, questi attivano e richiamano i granulociti, macrofagi, linfociti natural killer (linfociti di classe T che hanno un’azione diretta nei confronti dei nemici)
(linfociti B producono anticorpi; linfociti T si distinguono in: natural killer che sono quelli
che uccidono direttamente il nemico, i suppresso, ed helper).
Finché la battaglia è in atto, si mantiene in atto anche il processo infiammatorio e possono andare in circolo, trasportati dal sangue, frammenti di microbi che sono i mediatori chimici dell’infiammazione stessa. Questi, quando passano al livello del sistema nervoso centrale, sollecitano l’IPOTALAMO, avvisandolo che c’è una guerra in atto.
L’ipotalamo è zona del sistema nervoso centrale, in grado di produrre ormoni; stimola e
regola la funzione dell’IPOFISI. L’ipotalamo, a livello sistema nervoso, è un grosso punto
di coordinazione della vita vegetativa. Avvisato di questa guerra in atto, per aiutare le difese, può aumentare la temperatura corporea attivando da una parte degli stimoli fisici tipo
il brivido, contrazione muscolare che non prevede lavoro e che apparentemente sembra
una contrazione inutile, ma libera tutta quella energia che dovrebbe essere usata per un
lavoro, sotto forma di calore. Aumento del calore, della temperatura corporea e il brivido
cessa nel momento in cui la temperatura si è stabilizzata. Affinché la temperatura possa
aumentare stabilmente, oltre al brivido l’ipotalamo induce, tramite la tiroide, un aumento
della temperatura corporea.
Gli ormoni della tiroide aumentano i processi ossido produttivi, hanno la funzione di controllare i processi di produzione energetica delle cellule, infatti controllano il metabolismo
basale. Questo aumento di calore si mantiene per tutto il tempo necessario. Il calore deve
essere aumentato perché i batteri, microbi sono termo-labili, alcuni ad alte temperature
non si riproducono o muoiono. Se invece siamo di fronte ad un nemico sconosciuto e quindi non ci sono in circolo anti-corpi specifici, il sistema immunitario è attivato dai macrofagi che nel loro girare mangiano il nemico, nel frattempo incontrano i LINFOCITI T HELPER,
si trovano nel sangue e nella circolazione linfatica, linfonodi, li avvisano di aver incontra-
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to qualcosa mai visto e li mettono al corrente delle caratteristiche.
A questo punto i linfociti T help, basandosi sulle informazioni raccolte, organizzano il resto
del sistema immunitario. Vanno dai linfociti B raccontano le caratteristiche del nemico e gli
dicono di produrre gli anti-corpi; poi vanno dai linfociti T natural killer dicendo di mettersi in allerta perché devono essere pronti a combattere. Nel momento in cui il sistema
immunitario è attivato, vengono attivati anche i linfociti T suppressor che appartengono a
quella parte del sistema immunitario con la funzione di evitare che le risposte difensive
aumentino troppo diventando dannose per l’organismo stesso. Sono la militar police, che
si trova dove c’è un esercito e ha il compito di controllarlo in modo che faccia ciò che deve
essere fatto senza andare oltre, e controlla anche che nessuno prenda delle iniziative personali. C’è una fascia di patologie dette auto-immuni dove a scatenare il processo infiammatorio non è un batterio, un virus, un corpo estraneo, e non si riesce a capire quale sia
la causa di questo processo; in questo caso il processo immunitario si scatena nei confronti di strutture dell’organismo senza saperne il motivo.
Il sistema immunitario si comporta come se in quella parte dell’organismo fosse presente
un nemico che in realtà non esiste, da qui la definizione di auto-immune. Alcuni sostengono che in alcune patologie auto-immuni la causa è il mancato funzionamento dei linfociti T suppressor, anche se in realtà non si riesce a sapere quale sia il motivo che fa innescare questo processo infiammatorio auto-distruttivo. In una patologia auto-immune, si
può somministrare il cortisone che blocca il processo infiammatorio e blocca il processo
immunitario.
QUADRO CLINICO
Nel processo infiammatorio ci sono dei segni distinti: i segni sono qualcosa che si vede
oggettivi; nel processo infiammatorio avremo:
- un arrossamento della pelle (vaso dilatazione),
- gonfiore (aumento della permeabilità, fuori uscita di liquidi),
- calore (calore è legato all’aumento di temperatura (febbre), oppure potrebbe essere
legato al calore locale dovuto alla vasodilatazione, una dilatazione dei vasi sanguigni con
una maggior dispersione di calore.
sintomi (soggettivo): il dolore.
Il dolore è legato alla presenza dei mediatori infiammatori (leucotrieni, prostaglandine).
Il processo infiammatorio è quindi un processo fisiologico difensivo utile e nel momento in
cui il processo e andato a buon fine si guarisce.
La guarigione può avvenire secondo due modalità:
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1.
restituzione ad-integrum, il tessuto leso ritorna ad esser integro come prima che
fosse leso;
2.
guarigione per sostituzione, il tessuto viene sostituito da un tessuto di tipo fibroti-
co che perde le funzioni del tessuto: la cicatrice.
La guarigione per sostituzione si può avere in caso d’infiammazione cronica, un processo
infiammatorio che dura oltre sei mesi, in questo caso abbiamo una reazione di tipo fibrotico (es: periatrite scapolo omerale: infiammazione dei tessuti circostanti l’articolazione
scapolo-omerale e benché il dolore e la sintomatologia avvengano acutamente, il processo cronico è un processo silente). Una guarigione per sostituzione può avvenire dove il
processo infiammatorio sia stato particolarmente forte. La reazione infiammatoria è scatenata da un danno tessutale e le cause, i fattori che possono scatenare reazioni infiammatori sono molteplici.
Abbiamo cause microbiche, cause fisiche che possono essere campi magnetici, radiazioni,
sostanze tossiche, oppure ci possono essere processi infiammatori scatenati da processi
patologici a carico del sistema immunitario, traumi. Piccoli traumi ripetuti del tessuto di
qualunque natura, anche di tipo meccanico, possono dare origine a processi infiammatori. La causa scatenante il processo infiammatorio nella periatrite scapolo omerale è un susseguirsi di piccoli traumi.
ESAMI DEL SANGUE
In caso di processo infiammatorio, alcuni parametri del sangue si modificano, però questi
non ci dicono dov’è l’infiammazione, ne quale ne sia la causa, ma dicono solo che c’è un’infiammazione.
Gli esami sono la VES, la modifica del numero dei globuli bianchi e l’aumento di alcune
proteine che si chiamano ALFA 2.
I globuli bianchi aumentano nel caso in cui la causa sia un microbo.
La proteine ALFA 2 sono presenti nel sangue e aumentano in caso di infiammazione, non
si conosce la causa del loro aumento.
La VES è un indice a-specifico, la VES vuol dire velocità di eritrosedimentazione.
Quando si fa un prelievo di sangue, una parte viene sottoposta a centrifugazione per staccare la parte liquida dalla parte corpuscolare. Il tempo di caduta dei globuli rossi è chiamato Velocità di Eritrosedimetazione, cioè il tempo che ci impiegano i globuli rossi a staccarsi dalla parte liquida. In caso di infiammazione, questa velocità aumenta e tanto sarà
maggiore l’infiammazione quanto sarà maggiore la velocità di eritrosedimentazione.
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PATOLOGIE DELL’APPARATO OSTEO ARTICOLARE
L’apparato osteo-articolare è formato da ossa, articolazioni e muscoli, quando parliamo di
patologie dell’apparato osseo articolare, parliamo di patologie che interessano queste tre
strutture. I muscoli in genere non si ammalano, ci sono alcune rarissime malattie autoimmuni, oppure malattie tipo la distrofia che sono di origine genetica e rarissime. Questo
è molto importante, se i muscoli si ammalassero facilmente, metterebbero in serio pericolo muscoli molto importanti quali il cuore e il diaframma.
Le articolazioni prevedono 2 gruppi di patologie che sono le artriti e le artrosi.
Per artrite s’intende un’infiammazione (ite=infiammazione) e artrosi (osi=degenerazione)
processo degenerativo delle ossa. L’artrosi è una patologia degenerativa, è una degenerazione dovuta all’usura, legata all’utilizzo delle articolazioni, cartilagini articolari. Queste
cartilagini articolari a forza di essere utilizzate si usurano, si consumano, si formano dei
forellini denudando l’osso.
Visto che le cartilagini hanno la funzione di ridurre l’attrito facendo scivolare i capi ossei se
le cartilagini si lisano perdono la loro funzione e l’articolazione subirà un maggior attrito.
Quando l’osso si denuda, c’è un maggior attrito e come reazione l’osso si IPEROSSIFICA.
Il tessuto osseo di fronte a fattori dannosi o si iperossifica o si assottiglia. Nell’artrosi c’è
un aumento della quantità di osso e quindi una deformazione dei capi articolari. Le zone
più colpite, quelle di maggior usura sono quelle della periferia, dal margine esterno dall’osso e queste iper ossificazione si chiamano OSTEOFITI. Gli osteofiti sono quindi delle
iper ossificazioni che si vengono a formare sull’osso denudato e non è detto che dall’inizio
diano manifestazioni evidenti quali la deformazione. La deformazione si vede quando
ormai l’osso è già deformato.
Nota: l’asportazione dei menischi, che permettono che due capi ossei siano perfettamente concordati, provoca un maggior attrito con potenziale aumento del rischio di artrosi.
Questo è un processo artrosico degenerativo, può succedere comunque che un processo
infiammatorio accompagni questo processo, in questo caso possiamo avere una sinovite.
Un’articolazione è composta da 2 capi ossei affrontati, dalla cartilagine che li riveste, la
capsula fibrosa che li tiene insieme e dai legamenti e tendini. La parte interna di questa
capsula si chiama sinovia. Questa membrana può reagire con delle infiammazioni ed ecco
la sinovite. Se abbiamo un artrosi delle mani, le dita risultano gonfie, le articolazioni deformate e alcune volte anche arrossate, calde e gonfie, ma questo non perché la patogenesi sia infiammatoria, ma perché l’infiammazione accompagna l’artrosi. Solitamente questa
infiammazione è minima. L’artrosi inizia ai margini articolari e poi può aumentare.
A seconda dell’articolazione colpita, ci saranno una serie di conseguenze diverse. Se colpisce in una certa parte dalla colonna vertebrale, andrà a comprimere il nervo che esce e
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causerà dolore. Oltre alla contrattura del muscolo sovrastante la zona dolorante, il dolore
del nervo schiacciato porta a delle PARESTESIE, formicolio, scosse elettriche, delle sensazioni abnormi, dei disturbi della sensibilità che quel nervo emette per manifestare la sua
sofferenza.
Nel caso di un’artrosi cervicale che va a colpire la fuoriuscita dei nervi, si potrebbe avere
dolore, formicolio, sensazioni di scosse elettriche, perdita di forza, perdita del tatto. La
terapia da adottare in questo caso è il movimento che non farà guarire dall’artrosi, ma permette di contenerne il processo. Il movimento deve essere corretto, in quanto nel momento in cui ho un’artrosi io contraggo la muscolatura sovrastante, quell’articolazione non si
muove e quindi tende sempre di più a perdere le sue caratteristiche; invece il giusto movimento permette a queste articolazioni di avere un po’ di tono.
Il massaggio può decontrarre il muscolo, permettendo così una maggior fluidità del movimento articolare, se l’articolazione si muove con sopra una muscolatura contratta ci sarà
un movimento ostacolato e in questo caso ci potrebbe essere un peggioramento dell’attrito. In caso di una problematica articolare o cartilaginea delle ginocchia, è importante rinforzare il quadricipite che solleva il ginocchio dall’aspetto gravitazionale e quindi diventa
importante fare bicicletta. In caso di artrosi dobbiamo fare i massaggi, rilassando la
muscolatura, ginnastica, movimento.
L’alimentazione è importante come per ogni cosa.
Una buona parte di patologie articolari muscolari, sono altamente condizionate dal clima
(freddo, vento, umido), secondo l’interpretazione occidentale non c’è una spiegazione.
Secondo la medicina tradizionale cinese, le articolazioni (muscoli) fanno parte del movimento legno.
Le articolazioni consentono il movimento. Quando abbiamo un problema a livello articolare possiamo dire che sta soffrendo il legno, che c’è un problema a carico di un’appendice
periferica del legno, ma non è detto che la causa sia nel legno, in quanto potrebbe essere altrove.
Quando c’è una manifestazione patologica di squilibrio, un dolore un disturbo a carico di
una struttura e andiamo a vedere a quale movimento questa struttura appartiene, non è
detto che in questo movimento risieda la causa. Se si riscontra un problema del legno si
andrà a vedere quali sono gli altri elementi del legno messi in crisi.
Con un problema del legno si può andare a vedere la rabbia, gli occhi, le unghie, si vede
l’aspetto emotivo, quello mentale, quindi la creatività, i sogni, si va a vedere il funzionamento del fegato… per capire quanto di questo elemento legno è in crisi, poi si andranno
anche a vedere le condizioni meteorologiche e in questo caso, essendo un problema
meteorologico, questo sarà più evidente in primavera o quando c’è il vento, in quanto
legno.
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ARTRITI
Processi infiammatori a carico delle articolazioni dove il processo infiammatorio è evidente. Quindi si avranno articolazioni calde, tumefatte, dolenti.
Il processo infiammatorio può essere scatenato da più cause.
MALATTIA REUMATICA O REUMATISMO ARTICOLARE
La malattia reumatica colpisce i bambini ed è recidiva nell’adulto. È un’infiammazione legata ad un problema immunitario, colpisce frequentemente le articolazioni, ma non solo, in
quanto può colpire in modo più grave e con lesioni le valvole cardiache, i reni e la cute. Si
inserisce tra le malattie delle articolazioni poiché è frequente che come unica manifestazione dia problemi alle articolazioni. Prima di tutto dobbiamo avere una predisposizione
individuale e avere il sistema immunitario fatto in una certa maniera. Il fattore scatenante è lo STREPTOCOCCO BETA EMOLITICO DI GRUPPO A.
Questo batterio quando penetra nell’organismo si attacca alla mucosa faringea causando
mal di gola, febbre, faringiti, tonsilliti ed è molto difficile da distruggere. Il sistema immunitario di fronte allo streptococco crea anticorpi, manda i linfociti T. In alcuni soggetti predisposti il sistema immunitario va in tilt e entra uno stato di MIMETISMO IMMUNOLOGICO, il sistema immunitario crea anticorpi e crea una reazione sia nei confronti dello streptococco beta emolitico di gruppo A che nei confronti dei altre strutture del sé come se fossero similari.
Quando il sistema immunitario va in tilt, si confonde e per MIMETISMO IMMUNOLOGICO
BIOLOGICO, crea anticorpi sia nei confronti del batterio, ma anche nei confronti di alcune
strutture del sé, tipo il connettivo delle valvole cardiache, le strutture cartilaginee delle
articolazioni, i nefroni, il derma cutaneo. Una volta formatisi gli anticorpi questi vanno ad
attaccare le varie strutture, innescando un processo distruttivo infiammatorio. In questo
caso il sistema immunitario va in tilt e considera nemici anche queste strutture dell’organismo, colpendole. Qualche volta colpisce solo la parte articolare, altre volte può colpire
l’apparato cardio vascolare, altre volte tutto. Questa è una reazione del sistema immunitario in soggetti predisposti.
Quando il soggetto predisposto ha un’infiammazione alla gola e alla mattina si sveglia con
un polso gonfio per sapere se è attribuibile a una malattia reumatica, si deve vedere il
livello di TAS nel sangue, il conteggio degli anticorpi di questo batterio. Se il TAS risulta
molto alto, quell’artrite è probabilmente legata alla presenza del batterio streptococco beta
emolitico di gruppo A, e, se ha avuto anche una faringite, visto che le due cose sono lega-
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te, abbiamo un’artrite reumatica. Questo tipo di artrite, che colpisce le grosse articolazioni è migrante, per esempio possiamo avere per 2 giorni il polso gonfio poi questo guarisce e successivamente si gonfia il ginocchio.
In genere questa malattia è AUTO-RISOLVENTE, guarisce da sola, però per precauzione si
somministra la penicillina, che è un antibiotico adatto allo streptococco beta emolitico di
gruppo A. È auto-risolvente in quanto una volta che il sistema immunitario ha finito di
difendersi dallo streptococco beta emolitico di gruppo A, smette di creare le reazioni
infiammatorie a carico delle articolazioni. Il problema è grave se questa infiammazione colpisce le valvole cardiache. Le valvole cardiache colpite da questo attacco infiammatorio,
guariscono per sostituzione perdendo quindi le caratteristiche del tessuto. Si può avere, a
seconda del processo infiammatorio più o meno intenso, anche stenosi o insufficienza delle
valvole cardiache piuttosto gravi.
Stenosi= restringimento delle valvole cardiache
Valvole insufficienti= non tengono più bene
Le valvole cardiache regolano il flusso sanguigno e regolano il livello pressorio tra le camere cardiache in modo che il cuore possa dare energia al sangue, quando lo pompa fuori,
in una malattia alla valvola cardiaca, il sangue sarà pompato con minor efficacia.
GLOMERULONEFRITE, problema renale, infiammazione del glomerulo, legata alla stessa
reazione immunitaria.
Può succedere di avere un eritema marginato, che è una lesione cutanea infiammatoria
legata alla reazione immunitaria perché il sistema immunitario si confonde.
ARTRITE REUMATOIDE
È un’artrite, un’infiammazione articolare collegata al meccanismo immunologico. In questo caso siamo davanti ad una malattia auto-immune la cui origine principale è il sistema
immunitario che non riconosce più come facente parte del sé la cartilagine articolare e la
combatte come se fosse un nemico producendo un processo infiammatorio cronico, il
sistema immunitario non riprende coscienza del sé.
Non si conosce la vera patogenesi, si sa solo che il sistema immunitario provoca un processo infiammatorio a carico delle cartilagini, inizia da alcune e può estendersi a tutte le
articolazioni e non è detto che questo succeda. È un processo che dura tutta la vita, con
momenti di acutizzazione e momenti di sedazione dell’infiammazione. In circolo si trova-
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no anticorpi patologici diretti contro le articolazioni che si chiamano FATTORI REUMATOIDI, quando abbiamo il sospetto, da un punto di vista clinico, in base a un quadro diagnostico, di essere di fronte ad un’artrite reumatoide, si cercano questi anticorpi patologici
detti fattori reumatoidi. Se sono presenti nel sangue, allora possiamo dire di essere di
fronte ad un’artrite reumatoide, se invece nel sangue non ci sono la causa è un’altra.
Questa malattia colpisce di più le donne, prima le articolazioni delle dita delle mani, dei
piedi e poi tutte le altre articolazioni.
Essendo una malattia auto-immune, ha una progressione tipica di questa patologia, nasce,
può fermarsi, può regredire, per poi riprendersi dopo anni, oppure può manifestarsi e
rimanere costante. La patologia auto-immune è capricciosa, è difficile prevedere un andamento preciso, può procedere con momenti di crisi e momenti di calma, tipico dell’artrite
reumatoide, e quando si ha il picco di maggior infiammazione si ha anche un’acutizzazione del dolore e un’impossibilità di muovere le articolazioni colpite.
Dopo anni di questa malattia, su avrà una vera e propria deformazione articolare, in quanto la cartilagine è completamente distrutta dal processo infiammatorio e i rapporti articolari vengono meno, fino ad arrivare ad una deformazione: “mani a colpo di vento”, le mani
diventano inutilizzabili. I farmaci per i dolori possono essere i FANS, il cortisone e nei casi
più gravi si usano gli immuno-sopressori.
Reumatismo è un termine generico che indica dolore articolare ma anche dolore muscolare. Con il termine reumatismo si può intendere anche la malattia reumatica, «Ho avuto i
reumatismi da bambino.» Molte volte si definiscono reumatismi i dolori da artrosi.
Il termine reuma viene da reo che in greco vuol dire correre, indica quindi una sintomatologia che si sposta, che va, che viene, che ritorna, poi sparisce.
LA GOTTA O ARTRITE METABOLICA
La gotta è un’artrite che esordisce come artrite mono articolare e colpisce, senza che si
sappia il perché, una sola articolazione per poi estendersi a tutte le altre articolazioni se
non curata. La gotta è una malattia dei nostri giorni come lo era del ceto sociale ricco, ed
è legata al metabolismo delle proteine, al consumo eccessivo di carne. La gotta è un’infiammazione causata dall’aumento dell’acido urico che deriva fondamentalmente dal catabolismo delle basi puriniche, (dalla digestione delle proteine), quindi tanto più si consumano proteine, tanto più di produce acido urico.
La gotta non viene a tutti i mangiatori di proteine, ma a quei soggetti che eliminano meno
acido urico, non è detto che i soggetti che mangiano tante proteine possano anche essere soggetti che eliminano pochi acidi urici. L’acido urico alto nel sangue, si può concentra-
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re nel liquido sinoviale, che si trova nelle articolazioni e serve a lubrificarle, è prodotto
dalla sinovia che lo filtra attraverso il sangue. Se l’acido urico aumenta nel liquido sinoviale ne causa la precipitazione sotto forma di cristalli ed è la causa irritativa dell’articolazione interessata che si infiamma.
Siamo di fronte ad un processo infiammatorio scatenato da un fattore chimico irritativo.
La gotta si manifesta dopo un’abbondante cena ricca di proteine e durante la notte, verso
le tre, ci si sveglia a causa di un forte dolore nella zona dell’alluce che appare rosso, gonfio e talmente dolente che anche il peso del lenzuolo può diventare insopportabile. Il processo infiammatorio si manifesta ad una sola articolazione. Dall’alluce iniziano i percorsi
dei meridiani di milza e fegato, quindi è coinvolta la terra che è nutrizione, digestione e il
fegato che è metabolizzazione.
In questo caso si fanno le analisi del sangue per controllare il livello di acido urico, dopo
di che si mette a dieta il paziente e si somministrano farmaci per eliminare più velocemente l’acido urico. È più facile curare una gotta acuta che una cronica. Nel caso di una gotta
cronica, il processo infiammatorio può diffondersi anche alle altre articolazioni, l’acido
urico può a diffondersi nei reni formando calcoli.
La manifestazione della cronicizzazione è: articolazione-cute-rene. Se viene un paziente e
ci dice di avere avuto la gotta, ci sta dando delle informazioni importati: è un grande mangiatore, è una persona con un temperamento focoso, grande bevitore, in cui l’aspetto
metabolico è andato a lavorare sul legno; per tanto possiamo avere degli elementi per
poter interpretare il quadro generale. Tutto questo riguarda la gotta primaria che per essere curata necessita la riduzione delle proteine nell’alimentazione.
GOTTA SECONDARIA
Per malattia primaria s’intende una malattia che non sia inserita in un ambito più vasto,
la gotta primaria è unicamente legata all’aumento dell’acido urico. La gotta secondaria può
essere una manifestazione che va inserita in un quadro patologico più complesso, é secondaria in quanto deriva da un quadro più complesso.
Si possono avere patologie complesse che danno un aumento dell’acido urico, in cui si va
ad instaurare anche una gotta. Le patologie che causano l’aumento dell’acido urico sono,
ad esempio, alcuni tipi di tumori dove vi è un veloce turn-over cellulare, manifestazioni
neoplastiche in cui il tumore è molto veloce. In questo turn-over ci sono molte cellule
tumorali che si riproducono, ma ci sono anche molte cellule tumorali che muoiono e che
vengono eliminate e le proteine di cui sono costituite contribuiscono a produrre acido
urico. Il digiuno prolungato, in soggetti predisposti, può provocare la gotta in quanto
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durante il digiuno oltre ad essere attaccati i grassi viene attaccato anche il collagene, le
proteine. Di fatti dopo alcuni giorni di digiuno totale, viene attaccato il connettivo per fornire proteine all’organismo
In sintesi tra le artriti, quelle più frequenti, che possono presentarsi sono: malattia reumatica, l’artrite reumatoide, la gotta.
ALTRI PROCESSI INFIAMMATORI ARTICOLARI
Sempre a carico delle articolazioni, possono esserci dei processi infiammatori di tipo traumatico. Piccoli traumi ripetuti o un grande trauma, possono dare origine a infiammazioni
sia dell’articolazione o delle strutture peri-articolari come tendini e borse, strutture cartilaginee poste in zone peri-articolari che fungono da ammortizzatici, si trovano nell’articolazione scapolo-omerale, nelle dita delle mani e dei piedi. Le borsiti possono essere infiammazioni di queste borse legate a traumi. La “cipolla” è una borsite.
L’alluce valgo è accompagnato da una borsite, con una perdita dell’allineamento dei due
tratti articolari. Uno dei due tratti articolari si sposta e irrita la borsa adiacente causandone l’infiammazione. Possiamo avere un’infiammazione della borsa relativa all’articolazione
scapolo-omerale. Queste infiammazioni causano dolore. Ci possono essere problematiche
che interessano le strutture annesse alle articolazioni che completano le articolazioni.
Ci sono 2 tipi di tendini: il tendine di inserzione che è quello che parte dall’osso e fissa il
muscolo, oppure i tendini o legamenti che bloccano le articolazioni e le rinforzano e che
si trovano dentro e fuori le articolazioni. Le articolazioni che hanno tendini sia fuori che
dentro sono il ginocchio, anca. Anche questi tendini possono andare incontro ad infiammazioni, traumi, fino a delle rotture tendinee. Se si rompe il tendine di intersezione di un
muscolo, questo si stacca e si ritrae, in questi casi si deve intervenire chirurgicamente,
prendendo il tendine rotto e riattaccarlo.
Ci possono essere rotture parziali sia del tendine di intersezione che degli altri, si interviene chirurgicamente quando questa rottura parziale è alquanto grave oppure si tiene a riposo la parte interessata in modo da dare il tempo al tendine di ricostruirsi.
Sussistono una moltitudine di altri casi come: lo stiramento del tendine, le tendinopatie,
che in realtà sono poco chiare. Il tendine non si stira, ma si irrita a causa di un movimento fatto male. Il termine stirato, infiammato, comprende in realtà un dolore al tendine che
può comparire sia in movimento che a riposo e che può essere scatenato da un trauma.
Quindi sotto il termine tendinopatie, possiamo raggruppare tutte le patologie dei tendini.
A carico dei tendini troviamo inoltre le cisti tendinee. Sono delle manifestazioni reattive
che il tendine può dare in caso di continui piccoli traumi che possono essere: l’uso frequen-
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te di quei tendini di quella articolazione. La ciste se dolorosa può essere tolta, ma spesso
scompare spontaneamente. La ciste è un aumento o del numero di cellule oppure un’ipertrofia cellulare, cioè un aumento del volume cellulare. Il riposo può essere consigliato
affinché la ciste possa anche riassorbirsi.
A livello delle articolazioni troviamo i menischi del ginocchio e a loro carico abbiamo le
meniscopatie. I menischi si possono rompere e in questo caso vanno tolti, oppure si possono ammalare, assottigliarsi, perdere di elasticità. In questi casi deve essere valutato il
da farsi: se il menisco si assottiglia e provoca dolore si deve cercare il modo di eliminare
il dolore affinché l’asportazione sia l’ultima cosa da fare, la sua asportazione causa conseguenze artrosiche.
Ernie del disco.
Il disco intervertebrale è composto di due parti, la parte centrale più morbida, più ricca di
acqua e la parte periferica fatta di fibre che comprimono la parte centrale, le due parti
determinano un funzionamento a “molla” del disco. Quando per difetti di postura, per traumi, per cattive norme igieniche, le fibre periferiche del disco tendono a sfilacciarsi il nucleo
polposo fuoriesce provocando l’ernia del disco.
La protrusione discale è di vari livelli, possiamo avere delle protrusioni lievi e protrusioni
più evidenti, infatti abbiamo le gradualità di primo, secondo e terzo stadio. Le ernie possono colpire tutta la colonna vertebrale, anche se è difficile che queste appaiano nella
parte dorsale, in quanto parte meno mobile in connessione con le coste. Invece è più facile nella parte più mobile, cioè quella cervicale e quella lombare. Essendo queste due parti
molto mobili e in collegamento statico e dinamico, un problema in alto si ripercuote in
basso e viceversa. Per una questione strutturale, le ernie cervicali sono generalmente di
tipo mediale, mentre le ernie lombari sono più spesso mono laterali. Per mediale s’intende al centro, quindi se ho una protusione del disco verso la parte mediale, qui verrà compresso il midollo spinale, se invece esce lateralmente troverà le radici nervose su cui andrà
ad appoggiarsi.
La sintomatologia dell’ernia sarà di tipo nevralgico e andrà a colpire i nervi. Con le ernie
cervicali abbiamo una manifestazione a secondo di dove è uscita l’ernia, di tipo neurologico doloroso in alto e normalmente le parti colpite sono le braccia. I nervi cranici vanno ad
innervare il capo e il collo, i nervi che escono dalle cervicali vanno ad innervare le braccia.
Con un ernia cervicale avrò dolore su entrambe le braccia in quanto l’ernia schiaccia centralmente il midollo, questo dolore può anche manifestarsi a riposo con fenomeni di parestesie. Le parestesie che accompagnano il dolore, stanno sempre ad indicare che c’è una
compromissione di un nervo periferico. Nelle parestesie abbiamo formicolii, scosse elettriche, sensazioni di anestesia e iperestesia cioè la sensazione di dolore, di bruciore molto
fastidiosa della cute.
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Il formicolio delle parestesie potrebbe essere anche un sintomo dovuto a un ristagno circolatorio che passa muovendo il braccio in modo da riattivare la circolazione sanguigna.
Molte volte con questo tipo di ernia cervicale, possiamo avere anche mal di testa, questo
perché la muscolatura sovrastante può andare in contro ad una contrattura di protezione
ed ecco che avrò una cefalea muscolo tensiva. L’ernia lombare è più facile che sia mono
laterale, perché dal punto di vista anatomico, nella parte mediale c’è un legamento detto
legamento giallo che rinforza molto la connessione vertebrale, quindi le ernie non riescono a protrudere medialmente, proprio a causa di questo legamento. Quando abbiamo il
disco intervertebrale malconcio, questo tende a fuori uscire di lato, dove troverà una radice nervosa; la sintomatologia dolorosa e paraestetica sarà mono laterale chiamata normalmente sciatica e coinvolgerà il nervo ischiatico. Il nervo ischiatico è un grosso nervo
che nasce da tre radici nervose che escono dalle vertebre L4 L5 e S1, che poi si uniscono
e va ad innervare sia da un punto di vista sensitivo che da un punto di vista motorio tutto
l’arto inferiore.
Non è detto che le ernie lombari siano solo mono laterali, talvolta, anche se più raramente, possono essere mediali con una sintomatologia bilaterale. Normalmente i punti più frequenti di dolore sono la parte posteriore della coscia, polpaccio fino al 5 dito del piede;
oppure la parte laterale fino al 4 dito del piede. È interessante poi sapere che lungo queste due dita scorrono i meridiani della vescica e della vescicola biliare.
Nel momento in cui abbiamo una protusione di ernia piccola, le radici nervose che escono
dalla colonna vertebrale sono radici che comprendono sia nervi motori che nervi sensitivi,
questa andrà a comprimere prima la parte posteriore che è quella sensitiva, con dolore e
parestesie, se l’ernia procede e diventa più protrusa, andrà ad estendersi e a schiacciare
la parte anteriore e quindi premendo la radice motoria si avranno difficoltà motorie.
Le fasi dell’ernia del disco possono essere:
1)
fase irritativa
2)
fase compressiva
3)
fase paralitica
1)
fase rappresentata dal dolore locale
2)
fase rappresentata dal dolore e dalle parestesie del nervo periferico
3)
fase in cui non si riesce più a muovere la gamba o le gambe, caso alquanto diffici
le con difficoltà di movimento.
Le ernie sono alleggerite dalla posizione eretta, invece in posizione sdraiata l’ernia peggiora. Quando parliamo d’ernia si parla della fuori uscita di struttura dalla sua sede abituale.
A carico del disco possiamo avere le discopatie, in questo caso siamo di fronte ad un disco
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deteriorato, incapace di svolgere la sua funzione per cedimento o per osteo-ortrosi, ma
che non è protruso dalla sua sede. Queste discopatie possono dare dolore.
Il cedimento dei corpi vertebrali possono comunque rappresentare una sorta di irritazione
della radice nervosa. In questo caso la discopatia potrebbe presentare lo stesso quadro
doloroso e nevralgico di un ernia del disco, in genere con sintomi più sfumati. In questi
casi le tecniche posturali e movimento fatto in modo corretto sono utili, mentre nei casi
disperati si deve intervenire chirurgicamente.
Quando abbiamo una piccola ernia possiamo, con una corretta manipolazione, allentare la
tensione della colonna vertebrale e manipolando le vertebre creare degli spazi in modo che
l’ernia possa rientrare, questo è comunque possibile in quanto l’ernia conserva ancora
capacità elastiche. Il problema è che una volta che l’ernia è uscita, si instaura la contrattura patologica sovrastante che fa rimanere uguale la postura, queste piccole ernie possono rientrare se si riesce a togliere un po’ di contrattura e manipolare le vertebre. A carico
delle articolazione abbiamo le lussazioni o le sub-lussazioni.
Si dicono lussazioni le perdite di concordanza tra i due capi ossei affrontati, cioè tra due
capi ossei uno perde la sua posizione corretta provocando così la lussazione. Lussazione
è quando due capi ossei di disarticolano, invece la sub-lussazione è quando perdono un
po’ la loro posizione. Per le lussazioni si applica la riduzione: manualmente si va a mettere a posto dove sia possibile l’articolazione.
Ci sono lussazioni recidive, quando queste vengono messe a posto e poi ritornano fuori,
le lussazioni hanno origine traumatica oppure dovute a problemi posturali o a cedimenti
dei legamenti che tengono insieme i due capi ossei. Una delle lussazioni più problematiche è quella temporo-mandibolare, che pur sistemata continua ad uscire, normalmente
viene usato di notte il byte, in modo che lavori sulla mandibola e sulla mascella permettendo così ai capi ossei di riallinearsi. Alcune riduzioni sono molte dolorose, tipo la lussazione della sinfisi-pubica, sinfisi=articolazione semi-immobile, una posizione dei capi articolari tra i quali esiste del materiale cementanto. Per le lussazioni è importate un esame
della postura, soprattutto nel caso di lussazioni recidive.
PATOLOGIE OSSEE
Osteomielite (infiammazione settica delle ossa) è una malattia rarissima si tratta di
un’infezione batterica a livello delle ossa causata da una ferita sovrastante o comunque da
infezioni sovrastanti che possono giungere fino all’osso. Negli immuno depressi, alcune
problematiche superficiali possono giungere all’osso dando origine ad un’infezione ossea
con perdita di osso. Le osteomieliti possono verificarsi nei diabetici nel caso in cui abbia-
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no delle ulcere periferiche, normalmente ai piedi, che sono lente a guarire e molte volte
diventano croniche con sovrapposizione batterica di germi piuttosto cattivi come i germi
anaerobici. Questi germi possono raggiungere i tessuti profondi causando così un’osteomielite con rarefazione ossea, oppure in caso di fratture con ferita aperta in cui si possono insinuare dei batteri.
Turbercolosi ossea, causata dal battere della tubercolosi, ma anche questa è molto rara.
FRATTURE
Le fratture auto guariscono, quando abbiamo una frattura, il tempo in cui bisogna tenere
fermo l’osso rotto è molto breve, infatti una volta che l’osso inizia a ricostruirsi è importante il movimento. Questo perché si è constatato che la contrazione muscolare sovrastante l’osso rotto velocizza il rinsaldo. Nel corso di una frattura ossea, abbiamo il rimarginamento osseo, ovvero gli osteoblasti depongono sostanze intercellulare che si calcifica e poi
gli osteoclasti, modellano l’osso.
OSTEOPOROSI
L’osteoporosi può essere considerata una patologia solo quanto arriva ad un certo livello,
prima non può essere considerata tale. Infatti una rarefazione fisiologica dell’osso postmenopausa, non è patologica, ma si deve considerare l’intensità di rarefazione ossea e se
questa aumenta, allora, possiamo considerarla un’osteoporosi patologica. Siamo di fronte
ad una rarefazione patologica, quando si corre il rischio che le ossa si rompino più facilmente o che non riescano più a sorreggere la persona. In questo caso la colonna vertebrale, non riuscendo più a sorreggere la persona, si curva in avanti. L’osteoporosi è fisiologica nella donna in quanto in menopausa abbiamo un calo di ormoni, estrogeni, che normalmente hanno funzione trofica dell’osso.
Nel momento in cui vengono a mancare gli estrogeni, l’osso diventa più sottile in quanto
perde sia la componente organica che quella minerale. Questo perché l’osso non deve più
sostenere un peso maggiore, che è quello della gravidanza e in più, sempre durante la gravidanza, deve essere un deposito di calcio, mandorle, noci, nocciole, contengono calcio.
L’osteoporosi patologica, la possiamo avere negli uomini, come conseguenza di una cura
protratta nel tempo, anni, di cortisone, il cortisone come i glicocorticoidi hanno un’azione
sulla rarefazione ossea.
La menopausa determina un calo di estrogeni. Il calo di estrogeni determina da una parte
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un’attività osteoblastica, quindi una riduzione della sintesi di sostanza inter-cellulare, cioè
riduce il profilo osseo.
RACHITISMO
Problema legato all’infanzia, ora poco presente se non nei paesi poveri. Rachitismo è la
mancata calcificazione delle ossa, quando l’osso si sviluppa senza calcio a causa della
mancanza della vitamina D3, le ossa, crescendo molli si deformano.
La vitamina D3 fissa il calcio nelle ossa, insieme alla calcitonina. La vitamina D3 la troviamo nei grassi ed è una vitamina liposolubile, la possiamo trovare in grosse quantità nell’olio di fegato di merluzzo. L’esposizione al sole permette al precursore della vitamina D3,
che si trova sulla pelle, di farci produrre da soli questa vitamina in certa quantità. Dicasi
vitamina tutto ciò che noi non riusciamo a trasformare da altro e quindi dobbiamo prendere dall’esterno. Fa eccezione la vitamina D3 in quanto siamo in grado di riprodurla attraverso il precursore che si trova sulla pelle, per alcuni questa produzione può risultare sufficiente. Questa produzione può avvenire solo con l’esposizione al sole. La trasformazione
di questa vitamina D3 viene completata dal fegato e dal rene.
Esiste una versione adulta del rachitismo ed è l’OSTEOMALACIA.
L’osteomalacia si presenta come il rachitismo, ovvero le ossa tendono gradualmente a
diventare molli, non riescono a fissare il calcio. Questo può avvenire qualora l’adulto si
trovi in una situazione di privazione totale di vitamina D3, oppure in soggetti che soffrono
di insufficienza epatica o renale. Possiamo avere un soggetto con una cattiva alimentazione e così avremo un cattivo assorbimento della vitamina D3 a livello intestinale, oppure la
vitamina D3 prodotta dalla cute non può essere metabolizzata a causa delle cattive condizioni di fegato e rene. In alcuni casi, senza sapere il perché, si è visto che le ossa hanno
smesso di essere responsive alla vitamina D3, quindi si calcificavano di meno. Secondo la
medicina tradizionale cinese, la patologia dell’osso è uno squilibrio dell’elemento acqua.
Quando siamo di fronte ad uno squilibrio così forte di questo elemento, tale da colpire le
ossa, vuol dire che l’energia vitale sta svanendo.
PATOLOGIE A CARICO DEL PIEDE
Possiamo avere patologie del piede congenite e patologie acquisite.
Congenite = l’individuo nasce con quel problema, che si è formato a causa di difetti di formazione intra-uterina o per mal posizioni intra-uterina. La nostra vita intra-uterina è domi-
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nata dal DNA; se il nostro DNA è anomalo, abbiamo dei difetti congeniti ereditari, il nostro
sviluppo intra-uterino è legato da altri fattori, infatti possiamo avere un DNA che va bene,
ma avere problemi di sviluppo. Quando si dice ereditario si intende un problema del DNA;
quando invece di dice congenito si intende una malformazione nello sviluppo intra-uterino
oppure, durante lo sviluppo intra-uterino ci possono essere delle posizioni sbagliate. Noi
possiamo avere delle malformazioni congenite del piede che vengono definite come PIEDE
TORTO CONGENITO.
Per tanto possiamo avere un piede talo, un piede equino congenito.
Il piede equino congenito è un piede che riesce ad appoggiare solo le dita.
Il piede talo, invece è un piede che riesce ad appoggiare solo il tallone.
Questo tipo di piede è congenito, in quanto la malformazione ha comportato un’ipotrofia
muscolare; questo è un danno piuttosto serio che può essere corretto in parte chirurgicamente.
Il piede cavo e il piede piatto, sono invece tendenze soprattutto dell’adulto e possono essere modificate, sono interpretate come causa della postura. Nell’adulto possiamo avere un
cavismo, che può esser eccessivo e dolente ed è legato ad una contrattura, prima di tutto
dei muscoli della volta del piede e poi di tutti i tendini che si vanno ad inserire dalla gamba
al piede. Il cavismo poi esprime una tendenza di quel soggetto verso l’alto, per sua natura e suo temperamento è spinto verso il cielo. Invece per chi ha un piattismo, è un soggetto che tende ad essere attaccato alla terra.
PATOLOGIE DELL’APPARATO CARDIOVASCOLARE
RIASSUNTO GENERALE RELATIVO ALLE NOZIONI SULL’APPARATO CARDIOVASCOLARE
L’apparato cardiovascolare è composto dal cuore, vene, arterie, capillari, sangue.
Tutto questo sistema serve affinché il sangue possa circolare e possa andare nelle periferie dove avviene lo scambio dei gas respiratori. Il cuore è una pompa composta da atri e
ventricoli; tra gli atri e i ventricoli troviamo delle valvole, così come tra i ventricoli e le
arterie. Le arterie portano il sangue ossigenato e aiutano il cuore nella spinta del sangue,
la loro struttura è resistente ed elastica e gli permette di costringersi e dilatarsi, vasocostrizione e vasodilatazione.
La struttura delle arterie consente di creare al loro interno una pressione chiamata pressione arteriosa. La pressione arteriosa aiuta il cuore nella spinta del sangue affinché arrivi in tutto il corpo, soprattutto a livello celebrale. Il sangue arterioso contiene ossigeno e
questo ossigeno viene trasportato dai globuli rossi attaccato all’emoglobina, che riempie
tutto il globulo rosso. Gli scambi dei gas, ossigeno e anidride carbonica, avvengono a livel-
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lo dei bronchioli e a livello dei capillari periferici.
La vene invece riportano al cuore il sangue carico di anidride carbonica.
Le vene rispetto alle arterie sono più sottili e hanno una muscolatura più ridotta.
A livello venoso, abbiamo il circuito della VENA PORTA, che raccoglie il sangue dall’appartato digerente e lo porta al fegato dove abbiamo il primo filtraggio; questo circuito si chiama Circolazione Portale.
Il sistema linfatico è di supporto alla circolazione sanguigna, questo raccoglie la linfa che
è il liquido uscito dai vasi sanguigni che viene riportato nel sistema circolatorio. Nel percorso dei vasi linfatici, troviamo i linfonodi che hanno funzione difensiva, questo perché la
linfa, che era andata nell’interstizio, potrebbe aver raccolto dei batteri, quindi i linfonodi
puliscono da eventuali corpi estranei per evitare che venga inquinato poi l’organismo in
generale, questo perché il sangue circola ovunque. Il sangue è composto da cellule, acqua,
sali minerali, proteine, ci sono anche degli zuccheri e ormoni, piastrine. Le cellule sono i
globuli rossi e bianchi. I globuli rossi hanno la funzione unica di portare in giro l’ossigeno
e di raccogliere anidride carbonica; i globuli bianchi hanno funzioni difensive.
Le piastrine sono invece delle particelle di cellule che si trovano nel midollo emopoietico,
la loro funzione principale è quella coagulativa. Sono come delle vescichette che contengono moltissime sostanze e quindi si è visto che hanno altre funzioni. Da un punto di vista
della medicina tradizionale cinese, il sistema cardiovascolare può essere attribuito al Fuoco
Ministro.
I globuli rossi e bianchi vengono creati dal midollo osseo, i globuli rossi sono distrutti dal
sistema reticolo endoteliale della milza e la loro vita media è pari a 120 giorni.
Il globulo rosso produce emoglobina, una proteina che serve a trasportare l’ossigeno.
Quando il globulo rosso viene distrutto, l’emoglobina viene riciclata come bilirubina e
passa al fegato.
Le valvole cardiache dividono gli atri dai ventricoli e i ventricoli dalle arterie. La loro funzione nella meccanica cardiaca è quella di creare una differenza pressoria fra le varie
camere cardiache e le arterie affinché sia aumentata la propulsione cinetica del sangue,
in parole più semplici caricare il sangue di maggior forza di spinta. Le valvole tra gli atri e
i ventricoli, valvole atrioventricolari, e le valvole tra i ventricoli e le arterie, valcole arteriose, si chiudono e si aprono in tempi diversi proprio per poter creare questa differenza
pressoria. Se pensiamo all’importanza di questa funzione cinetica, possiamo quindi capire
cosa possa succedere in casi di una STENOSI VALVOLARE o nel caso di un’INSUFFICIENZA
VALVOLARE.
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PATOLOGIE
Possiamo parlare di patologie a carico del cuore, arterie, vene, sangue e del sistema linfatico anche se il sistema linfatico è formato anche da linfonodi ed è quindi sistema immunitario.
PATOLOGIE A CARICO DELLE ARTERIE
Tra le patologie delle arterie possiamo avere patologie funzionali e organiche.
Funzionali, cioè alterazione della funzione, senza che questo implichi una vera e propria
lesione organica. Invece per quanto riguarda le patologie organiche si intende una lesione organica. Per tanto le iper-tensioni e le ipo-tensioni possono essere considerate funzionali quando siano primitive; invece l’alterosclerosi è detta patologia organica poichè c’è
una lesione dell’endotelio, ossia della parete vascolare.
IPER-TENSIONE ARTERIOSA
L’iper-tensione arteriosa è un eccesso di pressione all’interno delle arterie. La pressione
arteriosa, all’interno delle arterie è determinata dal Flusso X Resistenza.
Il flusso è la quantità di sangue che passa nelle arterie e le resistenze sono un insieme di
fattori quali: la viscosità del sangue, tanto più il sangue è viscoso tanto più oppone resistenza al suo stesso scivolamento sulla parete, può essere soprattutto il calibro del vaso
sanguigno. Per riassumere diciamo che le resistenze sono l’insieme di quegli elementi che
si oppongono al flusso sanguigno. Di fronte ad un’iper-tensione, cioè un aumento della
pressione, varierà la resistenza o il flusso oppure tutte e due. Nel caso invece di un ipotensione, si verifica il contrario. Come mai succede questo?
Per quanto riguarda l’iper-tensione le ipotesi sono un po’ vaghe, si possono supporre duemotivi. Il flusso di sangue può aumentare per un aumento della frequenza cardiaca, cioè
è un aumento indiretto, più precisamente non aumenta la massa ematica ma aumenta la
quantità espulsa, in quanto più veloce nell’unità di tempo. L’altro motivo è quando il flusso aumenta a causa di una maggiore quantità di sangue. La quantità di sangue può
aumentare a causa di una aumento di liquidi. L’aumento di liquidi si può verificare a causa
di un maggior trattenimento di liquidi da parte del rene.
In questo caso nei confronti del rene possiamo avere solo una tendenza a trattenere un
po’ più di liquidi, oppure possiamo avere una vera e propria insufficienza renale, un’incapacità del rene di smaltire adeguatamente i liquidi, provocando così l’aumento della massa
liquida. Le resistenze aumentano a causa di un sangue denso, di un indurimento del vaso
o di un’alterazione del meccanismo di vasodilatazione e vasocostrizione, causando così una
vasocostrizione permanente, in cui il calibro arterioso si riduce aumentando la resistenza.
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L’aumento del flusso può aumentare a causa di tachicardia. La tachicardia si instaura
quando c’è un aumento del movimento, per uno stato d’ansia, la frequenza cardiaca è
regolata dal sistema nervoso vegetativo visto che il muscolo cardiaco batte con una frequenza sua. Quindi in caso di un aumento della frequenza cardiaca dobbiamo andare a
vedere il sistema nervoso neurovegetativo. I motivi che spingono il sistema nervoso neurovegetativo a far aumentare la frequenza del cuore possono essere fisiologici o patologici. Scoprire quale sia la reale causa che induce il sistema nervoso a determinare una tachicardia non è facile in quanto le motivazioni possono essere molteplici. Possiamo per esempio avere una risposta di adattamento allo stress che non riesce ad esaurirsi; infatti in questo caso abbiamo il neurovegetativo attivo, i glicocordicoidi, l’adrenalina, la noradrenalina,
tutti costantemente in circolo e quindi il sistema nervoso continua a far pompare il cuore.
Visto che non sappiamo la causa esatta, nel momento in cui abbiamo l’aumento della frequenza cardiaca, somministro un riduttore della frequenza cardiaca che lavora sull’ortosimpatico, un beta bloccante.
Abbiamo una tachicardia quando superiamo il limite di circa 80 battiti. Ci possono essere
aumenti o alterazioni della frequenza cardiaca per malattie legate direttamente al cuore.
Se il cuore è in grado di auto produrre la propria frequenza cardiaca, può, in quella zona
ammalarsi e quindi avere una fibrillazione, una tachicardia, ma in questo caso siamo di
fronte a problematiche cardiache e quindi problematiche più propriamente organiche della
muscolatura cardiaca. L’aumento del flusso può avvenire per aumento della quantità di
liquido. Nell'iper-tensione, così detta primitiva, dove non si riesce a riconoscere una causa,
possiamo avere un aumento di flusso per un maggior trattenimento dei liquidi, questa può
essere un’ipotesi, in questo caso dando un diuretico la pressione si stabilizza. Invece nel
caso in cui abbiamo un’insufficienza renale, può seguire un’iper-tensione. Quindi in questo caso il problema principale è l’insufficienza renale e l’iper-tensione è una conseguenza
ed è perciò definita secondaria.
Possiamo avere una vaso costrizione che è diventata cronica, e anche in questo caso, chi
fa in modo che questo avvenga, è il sistema neurovegetativo. Quindi anche in questo caso,
visto che non sappiamo perché il sistema neurovegetativo dà questo ordine, diamo al
paziente un vaso dilatatore. L’aumento delle resistenze può verificarsi quando le arterie si
induriscono e in questo caso parliamo di ARTERIOSCLEROSI in senso generale. Quindi
abbiamo iper-tensioni dette primitive e iper-tensioni dette secondarie che hanno altre
cause. Nella insufficienza renale abbiamo un’iper-tensione secondaria.
Se invece abbiamo un iper-tensione ma non ne conosciamo le cause, abbiamo solo l’ipertensione allora abbiamo un’iper-tensione primitiva. Anche l’arteriosclerosi si può considerare patologia a se stante, e non è detto che chi abbia l’artereosclerosi abbia anche
un’iper-tensione. Placche di aterosclerosi sono state trovate anche in persone di 20 anni.
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Allora possiamo avere un aumento della pressione sistolica o diastolica.
Pressione sistolica= pressione massima che è la pressione arteriosa misurata durante la
sistole cioè nel momento in cui l’albero arterioso è pieno di sangue e la pressione aumenta. Possiamo avere un iper-tensione o per aumento della diastolica o per aumento della
sistolica o per aumento di entrambe. Si dice che in genere l’iper-tensione sistolica è legata ai problemi delle grandi arterie, quindi di arteriosclerosi o di sclerotizzazione delle valvole aortiche. Mentre la pressione diastolica aumenta per problemi alle piccole arterie,
quindi è più in connessione con una tachicardia o con vaso costrizione permanente.
Di fronte ad un iper-tensione si deve agire con cautela e buon senso, in quanto in caso di
iper-tensione possiamo avere su lungo tempo, una serie di effetti collaterali seri. I pericoli che si possono verificare nel tempo a causa di un iper-tensione stabile, possono essere affaticamento del cuore, in quanto deve pompare contro un aumento di pressione.
Il ventricolo sinistro pompa il sangue nell’albero arterioso per tanto è la parte del cuore
che si affatica. Il ventricolo è un muscolo e con il fatto che compie uno sforzo maggiore,
questo gli causa un’iper-trofia muscolare, cioè aumento della massa muscolare che nel
tempo si dilata, si sfibra, passando così da una iper-trofia ad una dilatazione del ventricolo. Questa dilatazione induce il ventricolo a contrarsi meno, non riuscendo a pompare fuori
tutto il sangue, ma ne rimane dentro un po’, quindi in questo caso si dice che abbiamo una
riduzione della gettata sistolica, quindi dell’afflusso del sangue in periferia e un residuo
tele-sistolico cioè avremmo un residuo di sangue nel ventricolo.
Se c’è un ristagno di sangue a livello del ventricolo, questo poi successivamente non si
riempirà più bene e l’atrio sinistro non riuscirà a ricevere tutto il sangue che proviene dal
polmone. Tutto questo causa un ristagno del sangue, che se avviene a livello polmonare
in maniera brusca, si può avere un EDEMA POLMONARE, un ristagno di sangue nei capillari polmonari che determinano insufficienza respiratoria, questo succede solo in fatti
acuti. Invece può ripercuotersi gradualmente sul cuore, il sangue arriva ai polmoni attraverso ventricolo di destra il quale farà fatica a spingere il sangue nel polmone, quindi
anche lui tenderà ad aver un ristagno e quindi si dilaterà, quindi a monte ci sarà l’atrio che
ne subirà le conseguenze.
L’evidenza di questo ristagno si riscontra nel gonfiore delle gambe e delle caviglie che evidenzia quindi un ristagno circolatorio. Questo è l’ultimo segno, che vuol dire che il ritorno
venoso è rallentato, e questo ristagno del sangue nei vasi determina una fuori uscita della
frazione liquida. Lo scompenso di cuore è un cuore che non riesce più a pompare adeguatamente, che si è dilatato e che ha perso la forza cinetica, la forza contrattile. Stabilire se
il gonfiore delle gambe è causato da un EDEMA CARDIACO è semplice, in quanto questo
è un processo che si è instaurato lentamente nel tempo e quindi nel frattempo l’interessato avrà fatto più esami di controllo. Questo potrebbe anche essere la conseguenza di
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una iper-tensione non curata.
Possiamo avere una insufficienza venosa, quando le vene perdono elasticità e si ha un
ristagno di sangue nelle vene, abbiamo un edema, qui il sangue perde la sua parte liquida che ristagna fuori dai vasi. Durante la notte, la posizione sdraiata, per quanto riguarda l’insufficienza venosa, migliora il riassorbimento di sangue nelle vene quindi la mattina
le gambe sono un pochino più sgonfie. Però nel momento in cui, invece, abbiamo uno
scompenso cardio-circolatorio, il liquido può anche ritornare nelle vene, ma siccome il problema è della pompa, questo liquido non riesce ad essere riportato in circolo e quindi l’edema si risolve molto meno. Nell’insufficienza renale si ha un vero ed oggettivo aumento
della quantità di massa di liquidi. Nell’insufficienza renale non abbiamo segni di cattiva circolazione periferica.
Nella stasi venosa, i problemi li troviamo a livello periferico venoso, ci possono essere delle
dilatazioni delle varici, la colorazione tendente al blu. In una problematica cardiaca, non è
detto che l’edema sia per forza accompagnato da insufficienza venosa. Altre conseguenze
dell’iper-tensione possono esse fatti emorragici: si rompono dei vasi sanguigni che provocano emorragie e tutto questo può dare quello che in termini generali viene chiamato
INFARTO. L’infarto è la morte di un tessuto per carenza di apporto sanguigno. Noi siamo
abituati a pensare all’infarto solo cardiaco, ma questo non è corretto, in quanto noi
potremmo avere un infarto ovunque. Infatti quando si parla di infarto si deve sempre specificare di che cosa, questo per specificare dove è avvenuto. Dove i tessuti muoiono e
vanno in necrosi per carenza di sangue, abbiamo l’infarto.
L’EPISTASSI è una emorragia esterna, cioè una fuori uscita del sangue dal naso. Questo
può succedere quando abbiamo troppa pressione all’interno del cranio e questo è un modo
di scaricare sangue e diminuire la pressione. Siccome la pressione è uguale Flusso per
Resistenza, se non posso modificare le resistenze, modifico il flusso e quindi qualcosa succede. Quindi, questo, è un modo dell’organismo di tentare di controllare la situazione, per
tanto le epistassi possono essere una conseguenza immediata di una iper-tensione, che
serve a gestire quel momento di crisi. Invece ci sono le emorragie che si possono instaurare nel corso del tempo, anche piccole emorragie, sono delle lesioni vascolari che possono verificarsi in alcune zone e che possono provocare danni.
Le zone più a rischio di emorragie per iper-tensione, sono le zone che sono servite dalle
arteriole, perché sono quelle che a lungo andare possono soffrire di più quindi possono
rompersi più facilmente. Queste zone sono il rene, che è fatto tutto di arteriole, il rene è
fatto di glomeruli i quali a loro volta sono fatti di arterie e di tubuli; occhio, retina, cervello. Queste sono le sedi dove noi troviamo un albero arterioso generalmente costituito da
piccole medie arteriole che sono quelle che possono offrire minor resistenza alla pressione interne e dove possiamo avere le rotture. Le rotture possono essere anche piccole, non
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occorre che siano grandi perchè creino seri danni.
Infatti una piccola rottura a livello della retina può provocare seri danni, infatti di tutta la
retina solo una piccola parte è sensibile alla luce e quindi quella ci fa vedere, per tanto se
la micro emorragia avviene proprio lì o in zona piena di coni e di bastoncelli noi perdiamo
la funzione visiva. Se abbiamo una massiccia emorragia diventiamo completamente ciechi
oppure possiamo avere delle micro emorragie che iniziano a disturbare tutto il campo visivo e dare ad esempio degli scotoni fissi, cioè delle macchie nere che intervengono nel
campo visivo, in questo caso quella parte di retina è morta e non può più svolgere il suo
dovere. In caso di iper-tensione, una cosa che dovrebbe essere sempre fatta è il controllo della circolazione a livello della retina. Il problema si può presentare a livello renale, in
genere si possono avere infarti renali che minano la funzione renale vera e propria e a
secondo della gravità dell’infarto renale, si può avere una insufficienza renale di una certa
intensità.
Oppure un altro problema è l’ICTUS o rammollimento celebrale; anche in questo caso
l’emorragia potrebbe essere anche minima ma se questa si verifica in una zona vitale ecco
che abbiamo l’ictus, se si verifica in una zona che controlla la parte motoria ecco che possiamo avere la paralisi.
EDEMA= ristagno d’acqua all’interno dei tessuti, nell’interstizio intercellulare.
IPOTENSIONE
L’ipotensione è la diminuzione del flusso o diminuzione delle resistenze. Il flusso diminuisce quando abbiamo una grossa perdita di sangue o di liquidi. Può essere causata da diarrea e vomito quando questi sono molto profusi e non c’è idratazione concomitante, è possibile anche in caso di una disidratazione profusa. L’ipotensione fa svenire in quanto abbiamo minor afflusso di sangue al cervello, quindi nel momento in cui si sviene e ci mettiamo in una posizione orizzontale, ecco che l’afflusso di sangue al cervello ritorna ad essere normale. L’ipotensione può avvenire anche per una forte vaso dilatazione che fa diminuire la pressione sanguigna. La diminuzione del flusso può essere provocato da una perdita di sangue oppure da uno shock cardiogeno.
Si può avere una diminuzione indiretta del flusso quando abbiamo un infarto massiccio.
Posso avere una modesta vaso dilatazione che può essere legata anche ad uno spavento,
al caldo, invece posso avere vaso dilatazioni più massicce come succede nell’ANAFILASSI.
La anafilassi è una di processo allergico generale con il coinvolgimento di tutti i vasi sanguigni che tendono a dilatarsi.
A carico delle arterie abbiamo delle vere e proprie lesioni tipo l’arteriosclerosi. Quando si
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parla della ARTEREOSCLEROSI, si parla di una lesione, di una sclerotizzazione delle arterie. Nell’ambito dell’artereosclerosi si distingue: L’ARTERIO-SCLEROSI dalla ATERO-SCLEROSI. L’arteriolosclerosi riguarda le arteriole, abbiamo un indurimento e un ispessimento
della parete di queste arteriole causato da molte cause, ipertensione, che possono essere
fattori irritativi, esempio il fumo di sigaretta in quanto fattore irritativo. L’arteriosclerosi,
può comportare la rottura di queste arteriole causando infarti in quella zona, se invece la
aterosclerosi è diffusa, può essere la causa di una ipertensione. L’aterosclerosi, invece colpisce più spesso i grossi vasi arteriosi, di media e grossa dimensione, ed è legata alla presenza di ATEROMI o PLACCHE ATEROMASICHE.
Gli ateromi sono indurimenti regionali di alcuni tratti delle arterie che possono essere
anche diffusi. All’inizio della formazione dell’ateroma c’è una necrosi, ossia alcune cellule
della parete arteriosa vanno incontro ad una necrosi e muoiono perché si riempiono di
colesterolo. Ci sono cellule schiumose, riempite di colesterolo a tal punto da farle morire.
Queste cellule morte formano uno strato di cellule necrotiche sulle quali si va a depositare dell’altro colesterolo, nel caso questo fosse in circolo, del calcio poi un altro strato di
cellule necrofile, poi dell’altro calcio, eventuale colesterolo e così via e poi alla fine si può
formare un trombo.
Per tanto oggi si parla di aterosclerosi come malattia dell’endotelio, parte più interna dell’arteria, la mucosa. Ci sono necrosi cellulari a cui seguono poi depositi graduali di sostanze che formano alla fine delle montagnette. Se questa montagnetta cresce e blocca l’arteria, il sangue non passa, il tessuto muore e abbiamo l’infarto. La vera causa di questa
aterosclerosi è sconosciuta, come fattore concomitante abbiamo il colesterolo, ma non è
la causa. Il trombo è un coagulo di sangue e prende questo nome, in quanto si forma all’interno dei vasi. Se si forma quando abbiamo una lesione vascolare e quindi al di fuori del
vaso, allora si chiama coagulo. Il coagulo è fisiologico, il trombo è patologico.
Il coagulo va a tappare una lesione del vaso sanguigno; il trombo è un coagulo che non si
è formato per un taglio del vaso sanguigno, ma si forma patologicamente all’interno del
vaso sanguigno quando e dove non dovrebbe formarsi. Patologicamente si può aver il
trombo per motivi che possono essere un ristagno del sangue in un vaso, quindi qui patologicamente abbiamo la formazione di un trombo; oppure il trombo si forma per la presenza di placche aterosclerotiche le quale innescano il meccanismo trombotico.
Il trombo, quando si forma, può essere frammentato dalla pressione sanguigna che preme
su quel punto, formando così degli emboli trombotici cioè frammenti di trombo che vanno
in giro attraverso la circolazione sanguigna e molte volte possono essere abbastanza grandi per occludere arteriole di piccolo calibro causando per esempio una trombo embolia polmonare, cioè abbiamo un’occlusione arteriosa in zone distanti dalla zona di formazione del
trombo. A seguito di un trombo posso avere l’occlusione vascolare dove si è formato il
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trombo e posso anche avere il frammento del trombo che si stacca e va ad occludere delle
arterie da altre parti. Una delle conseguenze della flebite, cioè un’infiammazione delle
vene della gamba, può essere una trombo embolia polmonare.
Quindi si è formato un trombo a livello della vena della gamba, quale conseguenza di un
processo infiammatorio che ha provocato un ristagno di sangue. Questo trombo, provoca
gonfiore della gamba, dolore, rossore e quindi manifesta tutti i segni di una flebite acuta.
Il trombo si frammenta e il sangue delle vene trasporta questi frammenti verso l’atrio di
destra del cuore per poi andare a livello polmonare.
Il frammento durante il tragitto non trova ostacoli e non si ferma, in quanto le vene dalla
periferia al centro si ingrandiscono, per tanto può passare tranquillamente. I primi vasi
sanguigni piccoli che incontra sono i capillari polmonari e quindi si ferma creando problemi polmonari quali blocco dell’ossigenazione del sangue, scambio polmonare, causando
una congestione polmonare con impedimento alla ventilazione. Il colesterolo è un grasso
animale, per noi è fondamentale, è utilizzato come grasso di sintesi, cioè lo usiamo per
fare la membrana cellulare, la mielina, alcuni ormoni, la bile. Il colesterolo può essere in
eccesso o perché lo introduciamo in maniera eccessiva con l’alimentazione o perché il
metabolismo epatico lo fa aumentare, ne produce di più.
Se il colesterolo è in eccesso potrebbe esser una concausa all’ingrandimento della placca
aterosclerotica. Abbiamo un colesterolo attaccato da alcune proteine che lo portano in circolo e quindi alle varie cellule dove queste lo possono utilizzare e questo è il colesterolo
LDL. Poi abbiamo il colesterolo chiamato HDL che è quello buono ed è una quota di colesterolo legata ad altre proteine presenti nel sangue, e questo colesterolo va alle cellule al
fegato, quota di colesterolo che viene eliminata. Siccome quando il colesterolo aumenta
viene chiamato cattivo ecco che la parte che viene eliminata è quella buona. EMBOLO=
frammento di materiale estraneo presente a livello ematico, plasmatici che può indurre ad
una ostruzione a livello di vasi sanguigni.
ANEMIE
Per anemia s’intende una condizione patologica a carico del sangue. In pratica nell’anemia
viene meno la capacità del sangue di trasportare l’ossigeno, dovuto a molteplici cause.
Distinguiamo le anemie in 3 gruppi, differenti a seconda delle cause che possono portare
ad un deficit di funzionamento di globuli rossi, con conseguente deficit d’ossigenazione.
Il primo gruppo, quello più frequente, è quello della carenza dei globuli rossi oppure carenza di ferro.
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Primo gruppo di anemie: riduzione numero globuli rossi.
Riduzione dei globuli rossi, con la conseguenza di avere meno ossigeno e meno ferro, elemento importante per la formazione dell’emoglobina. La causa che provoca la diminuzione di ferro e di globuli rossi è un’emorragia. Se abbiamo un’emorragia acuta avremo delle
conseguenze drammatiche per l’organismo. Potremo avere un’ipotensione in quanto perdo
fluido, liquidi, quindi potremmo avere una sincope, uno shock, a seconda dalla quantità di
sangue che perdo. Possiamo avere un’emorragia cronica, delle piccole perdite continue di
cui potrei non accorgermi; a questo punto vado incontro ad un’anemia senza avere nessun sintomo e lo scopro solo sostenendo degli esami del sangue. Si cercherà la causa di
quest’anemia; in una donna potrebbe essere il ciclo mestruale piuttosto abbondante che
nel corso del tempo può causare anemia, oppure delle ulcere gastro enteriche. Se noi
abbiamo un buco, un’erosione a livello della mucosa dello stomaco o dell’intestino che
perde continuamente, noi non ci accorgiamo in quanto non dà sintomi ma che può portare ad un’anemia; infine possiamo avere perdite di sangue a livello anale.
Talvolta invece può esserci, non una perdita di sangue, ma una carenza di ferro. In questo caso potremmo invece avere una cattiva assimilazione di ferro a livello intestinale o un
cattivo apporto di ferro; oppure un maggiore utilizzo di ferro da parte dell’organismo e un
insufficiente assorbimento intestinale. Pertanto in questo caso sarà dato del ferro da prendere; il ferro inoltre è accumulato nel nostro organismo, legato alla proteina ferritina, nel
fegato, nell’intestino.
Quando viene dato il ferro, essendo un micro nutriente, deve essere accompagnato con
altri micronutrienti; pertanto insieme al ferro vanno date anche delle vitamine (gruppo B),
affinché possa passare nell’intestino. Durante una gravidanza l’anemia ferro priva non è
patologica ma è fisiologica in quanto aumentano i liquidi, sangue e quindi il ferro diminuisce, cioè abbiamo una emodiluizione. Si afferma che il calo di ferro nella donna in gravidanza sia legato alla diminuzione della presenza della volitività, della marzialità; il ferro
infatti è legato a Marte come volitività, come capacità di essere presente e guerrieri.
Quindi la volitività della donna in gravidanza deve fare posto ad una presenza extra di anemie: il primo gruppo che verrà chiamato anemia ferro priva.
Secondo gruppo di anemie: globuli rossi anomali.
Normalmente un globulo rosso è anomalo quando l’emoglobina contenuta è anomala, sbagliata. Se l’emoglobina è sbagliata, il globulo rosso lega meno ossigeno, e il globulo rosso
non riesce a svolgere il suo compito. In questi casi il globulo rosso che entra nella circolazione sanguigna tende ad essere più facilmente distrutto, soprattutto quando passa
attraverso i capillari, questo perché l’emoglobina sbagliata fa in modo che il globulo rosso
sia poco elastico. Il globulo rosso che ha una emoglobina sbagliata perde la sua elasticità
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e non riesce più a passare attraverso i vasi sanguigni piccoli come i capillari di conseguenza viene distrutto. Le mucose prendono questo colore perché la bilirubina ha una colorazione rubina, arancione, e dà questo colore alla pelle e mucosa. La bilirubina è il prodotto
metabolico dell’emoglobina.
In una grande distruzione di globuli rossi, si avrà un eccesso di emoglobina che diventerà
bilirubina. Il globulo rosso può produrre una emoglobina sbagliata perché ci sono delle
malattie genetiche, dei geni sbagliati che danno informazioni sbagliate. Per fare l’emoglobina ci vogliono quattro informazioni, se ne ho una sbagliata, non c’è problema perché con
le tre restanti posso produrre l’emoglobina ed in questo caso posso non accorgermi di
avere un problema, esempio anemia mediterranea; questi sono chiamati portatori sani.
Nel caso in cui si accoppino due persone, ognuna delle quali ha un gene sbagliato, il rischio
di trasmettere al figlio due informazioni sbagliate è alta. Quindi avremo l’emoglobina sbagliata, cioè globuli rossi più sensibili, meno elastici e quindi più distruttibili in periferia, con
conseguenti crisi emolitiche. L’ittero è un problema, perché il soggetto affetto sarà sempre un ipo ossigenato. Se l’informazione sbagliata è molto estesa può provocare la morte
dell’embrione nell’utero.
Terzo gruppo di anemie
- anemie da insufficienza di produzione.
In questo caso il midollo emopoietico si ammala e non produce una quantità sufficiente di
globuli rossi (anche globuli bianchi). Questo si può avere in caso di atrofie midollari che
normalmente sono tumorali, oppure da farmaci. I farmaci che possono dare problemi al
midollo sono quelli chemioterapici e quelli della HIV.
Anemia da perdita di ferro e di globuli rossi (primo gruppo) i sintomi sono, pallore, si avrà
meno sangue, stanchezza in quanto meno ossigeno, tachicardia perché il cuore tende a
mandare dappertutto il poco sangue in circolo più velocemente.
Anemia del secondo gruppo i sintomi saranno: clorito giallo, crisi di ittero, crisi emolitiche.
PATOLOGIE APPARATO RESPIRATORIO
Per quanto riguarda l’apparato respiratorio, si possono avere 2 tipi di patologie:
1)
patologie infiammatorie
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2)
patologie degenerative
PATOLOGIE INFIAMMATORIE
All’interno delle patologie infiammatorie inseriamo le bronchiti. In un processo infiammatorio a livello dei bronchi abbiamo come sintomo un aumento di muco, il muco è una difesa e serve a eliminare i microrganismi che abbiano provocato il processo infiammatorio,
l’aumento di muco è una manifestazione dell’accelerazione dei processi difensivi. Oltre
all’aumento di muco, abbiamo tosse che è una espirazione forzata come lo starnuto.
Quindi abbiamo una serie di manifestazioni che formano i sintomi, ma che in realtà sono
le espressioni di una accelerazione dei nostri processi difensivi.
Le infiammazioni sono provocate da microrganismi (microbi); oppure da allergie. In
entrambi i casi, dal punto di vista sintomatico, sono simili, con accentuazione delle dinamiche difensive. I microbi che possono dare infiammazioni a vari livelli sono: il rinovirus
dà infiammazioni soprattutto al naso che provoca il raffreddore; lo streptococco darà origine a una faringite. Abbiamo una differente sensibilità dei vari tratti dell’apparato respiratorio ai vari tipi di microbi. Un microbo che abbia dato un problema alla faringe, può poi
dilagare e andare nella trachea e nei bronchi, facendo peggiorare la situazione. Oppure
può capitare che un virus apra le porte ad un batterio; infatti si fa fare ai soggetti a rischio
la cura antibiotica preventiva di copertura. Il soggetto a rischio: immuno depresso, soggetto con bronchiti croniche, è quello che non riesce a difendersi adeguatamente, per cui
il sistema immunitario essendo impegnato nella battaglia nei confronti del virus, non riesce a predisporre le altre linee difensive per cui batteri possono entrare.
A secondo delle condizioni generali della persona, può succedere che il microbo entrato da
una porta, vada poi a colonizzare altre parti del sistema respiratorio. Possiamo avere riniti, in soggetti predisposti alla rinite, a questa si accompagna la sinusite cioè un’infiammazione dei seni paranasali, le cavità ossee ricoperte di mucosa, che si trovano nella zona
mascellare e frontale. Nei bambini può succedere che questo processo infiammatorio del
naso passi nell’orecchio, c’è un canale che unisce la cavità nasale con l’orecchio medio,
questo perché possa essere mantenuta la pressione e il timpano possa essere ben teso e
svolgere il compito di vibrare. Pertanto sulla parte esterna del timpano abbiamo la pressione atmosferica e questo deve esserci anche nella parte interna, tutto questo è permesso da un tubicino collegato sia con l’esterno che con il timpano (trombe di Eustachio).
Nel bambino queste trombe sono orizzontali quindi con un collegamento diretto a differenza dell’adulto in cui sono oblique, quindi se il bambino non soffia il naso il muco rimane lì
andando ad intasare gradualmente i canalini fino ad arrivare nell’orecchio medio formando l’otite. Le otiti recidivanti nei bambini sono sintomo di un’acqua debole, il rene è debole, secondo l’interpretazione della MTC.
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Poi abbiamo le faringiti con il mal di gola e le laringiti con mal di gola associata alla raucedine. Le laringiti sono meno frequenti, possono diventare croniche in quei soggetti che
usano molto la voce oppure quelli che usano male la voce, in questi soggetti più sensibili, la laringite può diventare cronica e dare così origine a piccoli polipi che sono delle iper
trofie che si formano sulle corde vocali. Quando una persona ha raucedine, abbassamento di voce, che duri per parecchio tempo, potrebbe essersi formato questo polipo, in ogni
caso è meglio che si faccia visitare dal medico. Poi abbiamo la tracheite, le bronchiti e le
polmoniti. Le polmoniti sono processi infiammatori che vanno a colpire tutta la parte periferica dei bronchioli e gli alveoli. Questo può essere la situazione più grave che può capitare a livello respiratorio, infatti se ho un gruppo di alveoli infiammati, avrò una minor
ossigenazione e quindi un aumento di anidride carbonica. Se uno ha una polmonite, vuol
dire che ha il sistema immunitario debole, se poi la polmonite è virale il sistema immunitario è molto debole.
Poi possono esserci le pleuriti cioè l’infiammazione dei due rivestimenti polmonari, due strati: interno/esterno. Può succedere che l’infiammazione dal polmone possa coinvolgere la
pleura e quindi avremo una polmonite con pleurite oppure possiamo avere solo delle pleuriti, ossia un processo infiammatorio che colpisce la pleura senza colpire il polmone. Queste
situazioni sono meno gravi e talvolta le pleuriti sono asintomatiche e si scoprono solo facendo una radiografia, la pleurite senza la polmonite può essere causata da un batterio. La TBC
è una polmonite che tende a cronicizzarsi in quanto il microplasma della tubercolosi cerca
di sopravvivere e può sopravvivere anche mesi, dando solo sintomi di piccole febbri, stanchezza e poi diffondersi in tutto l’organismo polmonare. Può succedere che dal polmone e
attraverso la via ematica, il batterio della TBC si diffonda, le sedi preferenziali sono le ossa
e i reni. L’influenza è un insieme di segni e sintomi riconducibili ad un virus il quale ha una
peculiarità: nel giro di un anno si modifica. I virus sono esseri molto semplici, (membrana che ricopre del materiale genetico che può essere DNA o RNA), iniettano il proprio
materiale genetico all’interno di una cellula animale più complessa, quindi questo materiale genetico del virus si replica nel momento in cui la cellula si replica. Il virus influenzale
può modificarsi “esternamente” come se si travestisse in modo da non essere riconosciuto, quindi il sistema immunitario di fronte a queste nuove proteine di membrana reagisce
come se fosse un virus nuovo anche se appartiene sempre a quel gruppo influenzale, quindi abbiamo una piccola mutazione delle caratteristiche virali che inducono il disorientamento del sistema immunitario.
Le mutazioni all’interno dell’informazione del DNA non si verificano giornalmente in quanto c’è la tendenza alla stabilità dell’informazione, questa capacità di camuffarsi permette
la sua diffusione. Questa capacità di cambiamento avviene proprio quando si tratta di piccoli cambiamenti nel giro di mesi, le mutazioni più sostanziali, più significative hanno biso-
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gno invece di più tempo in quanto la mutazione o cambiamento d’informazione in un organismo, affinché possa diventare sostanziale e definitiva deve essere vantaggiosa; per
mutazione vantaggiosa s’intende quel cambiamento che migliora l’adattamento all’ambiente e con una maggiore sopravvivenza.
Il virus influenzale non è uno solo ma fa parte di un gruppo. Dire che l’influenza sia una
malattia dell’apparato respiratorio non è vero, in quanto i virus influenzali danno malattie
sistemiche che talvolta possono colpire l’apparato respiratorio, ma non è fondamentale
questo perché possiamo avere un virus influenzale che dà sintomi di febbre e può dare
sintomi di raffreddore oppure possiamo avere un virus influenzale che da sintomi di febbre e in più da sintomi di diarrea, oppure c’è il virus influenzale che dà solo febbre; quindi è una malattia sistemica cioè colpisce tutto l’organismo e può dare delle manifestazioni a seconda del tipo diverso di virus influenzale di quell’anno. Il virus influenzale si manifesta più facilmente in inverno, sia perché le condizioni metereologiche sono più consone,
sia perché essendo freddo c’è la frequenza di situazioni chiuse che favoriscono la diffusione del virus. Il raffreddore virale dà un muco acquoso, ci si accorge che è subentrato un
batterio quando il muco diventa purulento, più denso e giallastro.
ALLERGIE
Il secondo gruppo delle infiammazioni dell’apparato respiratorio sono le allergie. Le allergie sono delle risposte d’iper sensibilità immediata. Si riconosce all’allergia un processo
immunitario sottostante descrivibile. Le allergie si possono manifestare a livello respiratorio, a livello cutaneo e a livello intestinale. Il terreno di manifestazione dell’allergia è il
“metallo” (polmone, grosso intestino, pelle); comunque espressione di una incapacità di
adattamento con il mondo esterno. Nelle allergie abbiamo un sistema immunitario che iper
reagisce confondendosi, infatti il sistema immunitario ci difende da un nemico, nelle allergie in realtà il nemico non c’è, o per lo meno non sembra esserci. In senso generale possiamo dire iper reazione nei confronti di un nemico che non è, ma alla vista attuale potrebbe essere una iper reazione nei confronti di un nemico che potrebbe essere.
Il sistema immunitario viene a contatto con questa sostanza che può sviluppare una allergia se in qualche maniera ha un certo tipo di temperamento genetico, in quanto non tutti
i soggetti sono allergici e non tutti i soggetti allergici sono allergici alla stessa cosa; quindi si riconosce una sorta di temperamento del sistema immunitario. Alcuni sistemi immunitari reagiscono altri no, oppure reagiscono a sostanze diverse. Nel sistema immunitario
allergico l’organismo viene a contatto per la prima volta con questo tipo di sostanza per
inalazione, per ingestione o per contatto con la cute. Non è detto che se io ne vengo a
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contatto per ingestione della sostanza dell’allergene io abbia reazioni a livello dell’intestino, ma posso invece avere una reazione a livello della cute, tipo l’orticaria da fragole.
Il sistema immunitario viene a contatto una volta con la sostanza e costruisce degli anticorpi nei confronti di quella sostanza: i linfociti B producono anticorpi, delle proteine chiamate immunoglobuline o anticorpi, i quali vengono liberati nel sangue e si legano o a
microbi o come in questo caso a sostanze allergeniche. Noi produciamo 5 tipi di immunoglobuline, tra questi ci sono le IGE che produciamo nei confronti di vermi intestinali e nei
confronti di un allergene cioè di una sostanza nei cui confronti siamo allergici. Quandi il
nostro corpo viene a contatto per la prima volta con questa sostanza allergenica e il nostro
sistema immunitario produce gli anticorpi in base a quella sostanza non succede nulla.
Invece quando vengo a contatto per la seconda volta con questa sostanza il sistema
immunitario ha già preparato le IGE le quali si attaccano alla sostanza e chiamano tutte le
cellule presenti nel nostro organismo debutate al processo infiammatorio; immediatamente si scatena l’infiammazione, l’allergia è un processo infiammatorio. Una volta che si viene
a contatto con questa sostanza si formano gli anticorpi che si avranno sempre nel sangue.
Quando queste IGE entrano in azione chiamano le cellule: mastociti, monociti T, granulociti, linfociti che scatenano il processo infiammatorio.
Durante questo processo infiammatorio, proprio perché è mediato dalle IGE e comunque
perché è un processo allergico, vengono ad essere liberati i mediatori del processo infiammatorio, tra questi mediatori prevale l’istamina che è un mediatore dell’infiammazione.
In un all’allergia l’infiammazione è sostenuta soprattutto dell’istamina, infatti a livello farmacologico vengono somministrati gli anti-istaminici. Il processo infiammatorio si manifesta a seconda dei territori interessati dall’allergia. Se abbiamo l’allergia a livello respiratorio, il processo infiammatorio si manifesta con raffreddore, rinite, faringite, laringite, bronchite allergica, asma. Si dice asma quella condizione di fame d’aria legata ad una broncocostrizione: i bronchi diminuiscono di calibro e aumenta la secrezione mucosa che va ulteriormente a restringere i canali dei bronchi.
Ma allora come mai in una bronchite batterica non ho asma, invece in una bronchite allergica si? Per quanto si possa avere l’asma anche in una bronchite batterica, in una bronchite allergica i bronchi sono più sollecitati dalla costrizione che non in una infiammazione
batterica. La bronco costrizione, come il muco è un processo difensivo, in quanto fa in
modo che non passi il pulviscolo presente nell’aria. A livello cutaneo il processo infiammatorio può presentarsi in due modi:
1)
orticaria
2)
dermatite eczematosa allergica
L’orticaria è una manifestazione allergica da ingestione, può essere anche da contatto;
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come contatto con l’ortica, con coloranti. È difficile che venga una eczema da ingestione
anche se non si esclude. L’orticaria si manifesta con tumefazione della cute la cui parte
centrale è più rosea con tutto l’alone rosso molto pruriginoso. L’orticaria ha una caratteristica, normalmente l’attacco acuto non dura tantissimo, diminuisce per poi ripresentarsi
ma non rimane attiva continuamente, quando si manifesta è molto fastidiosa. L’orticaria
per contatto sarà localizzata; l’orticaria per ingestione sarà diffusa. Il problema dell’orticaria è che il processo allergico può anche coinvolgere le mucose della glottide e quindi si
può avere un soffocamento, dovuto a una riduzione del passaggio dell’aria. Non tutte le
orticarie sono allergiche; in questo caso si riconosce un meccanismo immunitario, ma non
di tipo allergico senza produzione di IGE.
Un’altra manifestazione cutanea allergica è l’eczema allergico, una particolare manifestazione di dermatite che si manifesta con specifiche caratteristiche. Dove c’è eczema c’è una
lesione; che ha certe caratteristiche che sono: leggero arrossamento su cui compaiono
delle vescicole che poi lasciano il posto a delle desquamazioni secche e pruriginose. Quindi
la reazione allergica può dare dermatite eczematose; pertanto o mi da l’orticaria o mi dà
l’eczema. L’eczema si manifesta più facilmente per contatto, per esempio gli orecchini,
vestito colorato, detersivi, creme. A livello gastroenterico le allergie si possono manifestare con diarrea. Il termine intolleranza è un termine vago; in medicina si usa il termine
intolleranza soprattutto a livello dell’apparato gastroenterico per qualificare condizioni di
cattiva o di impossibilità digestiva nei confronti di alcuni alimenti con permanenza di materiali digestivi all’interno dell’intestino e con infiammazione delle pareti intestinali.
In morbo celiaco, cioè intolleranza al glutine, sembra essere l’incapacità di digerire il glutine il quale rimane all’interno del gastroenterico causando l’infiammazione cronica della
mucosa delle pareti intestinali con addirittura l’appianamento dei villi (indice di un mal funzionamento della mucosa interica), e quindi l’intestino sarà talmente conciato che non riesce a digerire e ad assorbire non solo il glutine ma anche tutto il resto. L’intolleranza al
lattosio vuol dire che non ci sono gli enzimi per digerire il lattosio in quantità sufficiente,
quindi questo mi rimane nell’intestino causando infiammazione e quindi diarrea e dolori
intestinali.
L’intolleranza dipende, oltre al deficit di enzimi digestivi che possono dipendere anche da
problemi costituzionali, e da problemi immunitari. Per quanto riguarda il morbo celiaco si
sospetta che a monte ci possa essere anche un problema del sistema immunitario. Si ha
un sospetto che il sistema immunitario a livello gastroenterico abbia un compito che sarebbe quello di selezionare il cibo. Il sistema immunitario è un conoscitore del mondo esterno per cui in qualche maniera vede quello che va bene e quello che non va bene, riconosce le molecole del cibo e stabilisce quelle che vanno bene e quelle che non vanno bene.
Quindi probabilmente anche per il morbo celiaco, a livello di gastroenterico, esiste un pro-
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blema a livello immunitario che non svolge adeguatamente questo genere di compito. Per
tanto le intolleranze sono a tutt’oggi abbastanza definite anche se le cause comunque non
sono molto chiare. Quando si fa il test dell’intolleranza si vede quale alimento a livello intestinale non è compatibile o può dare delle problematiche sistemiche generali. Questo test
non dice quale sia il meccanismo sottostante che causa questa incompatibilità. Un’allergia
a livello intestinale si manifesta o con una orticaria o con una infiammazione a livello intestinale cioè diarrea.
MALATTIE CRONICHE A CARICO DELL’APPARATO RESPIRATORIO
Le malattie croniche dell’apparato respiratorio sono: malattie croniche bronco ostruttive
e l’enfisema. In entrambi abbiamo dei fattori irritativi continuativi a cui il nostro epitelio
respiratorio reagisce con una infiammazione che si cronicizza e che non guarisce mai in
quanto l’esposizione ai fattori irritativi è permanente: processo cronico infiammatorio.
Nella bronchite cronica l’infiammazione si manifesta con tutte le caratteristiche infiammatorie nel tempo, per tanto avremo una iperproduzione di catarro, il quale tende a permanere più facilmente nelle vie respiratorie dove abbiamo un epitelio particolare che è il
cigliato. I fattori irritativi tendono anche a bloccare il movimento delle ciglia e questo
determina un ristagno del muco; inoltre abbiamo anche una bronco costrizione anche se
minore di quella dell’asma.
Nelle situazioni di massimo grado, i bronchitici cronici arrivano ad avere una vera e propria insufficienza respiratoria, si instaura
una cianosi che è l’aumento dell’emoglobina
ridotta, cioè emoglobina a cui è stato sottratto molto ossigeno e che fa fatica a ricaricarsi
a causa dell’insufficienza respiratoria che non permette lo scambio di gas, e questo rende
le mucose di colore bluastro. L’enfisema è sempre legato alla presenza di fattori cronici
irritativi e la reazione è una presenza di bolle all’interno degli alveoli. Il processo infiammatorio cronico nelle persone che sviluppano enfisema tende a rompere i divisori tra i singoli alveoli che confluiscono in “acinosi” più grandi. L’aria entra in questi acinoni grandi,
rimane intrappolata e non riesce più ad uscire, gradualmente nel tempo il polmone si gonfia di aria e tutto questo sottrae del tessuto polmonare funzionale.
In questi soggetti, inoltre, a causa di questo rigonfiamento del polmone, anche la cassa
toracica nel tempo si modifica e diventa a botte. Il soggetto enfisemico sarà un soggetto
affannato, farà fatica a fare le scale e siccome l’enfisema è un processo nel tempo, questa persona tenderà a compensare questo affanno con una iperventilazione e farà in modo
che la ventilazione sia sempre più superficiale e più veloce.
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MALATTIE INTERSTIZIALI
Le malattie interstiziali sono malattie che fanno parte delle malattie croniche polmonari e
sono malattie che inducono una insufficienza respiratoria e sono soggetti quelle persone
che respirano polveri di silice, amianto.
PATOLOGIE DELL’APPARATO ENDOCRINO
La medicina tradizionale cinese non riconosce una vera e propria collocazione delle ghiandole endocrine. La ghiandola endocrina pur avendo un organo bersaglio, è inserita in un
grosso sistema di comunicazione e quindi nel momento in cui va incontro a malattie, tutto
il sistema di comunicazione tende ad alterarsi. Non si altera solo la funzione dell’organo
bersaglio, ma si altera tutto l’organismo, è più facile vedere questa alterazione come alterazioni di più meccanismi vitali di base.
PATOLOGIE DELL’IPOFISI
L’ipofisi è collegata da una parte all’ipotalamo che stimola l’ipofisi a produrre ormoni; ma
dall’altra parte, l’ipofisi è anche un contenitore di ormoni prodotti dall’ipotalamo: ossitocina e ADH. In riferimento alla produzione di ormoni prodotti dall’ipofisi sotto stimolo dell’ipotalamo, possiamo avere un ipo pituitarismo e un iper pituitarismo; ovvero o una minor
secrezione dei singoli ormoni prodotti o una maggior produzione. Anche queste sono patologie complesse. Se l’ipofisi, per qualsiasi motivo, inizia a produrre meno l’ormone dell’accrescimento, si hanno dei nanismi ipofisari. Mentre nei casi in cui l’ormone dell’accrescimento sia in eccesso, si hanno dei gigantismi ipofisari. Ci sono delle situazioni in cui l’ipofisi si ammala nella sua totalità, in questi casi parliamo di panipopituitarismo, abbiamo
un’ipofisi che non funziona nella sua totalità con un deficit di tutte le ghiandole periferiche
stimolate dall’ipofisi. Se l’ipofisi stimola la cortico surrene, la tiroide, le ovaie; nel momento in cui l’ipofisi non funziona più, la tiroide, le ovaie non verranno più stimolate.
Una delle patologie dell’apparato endocrino (trattata più avanti) è il diabete. Con il termine diabete non si indica una malattia specifica, ma si indica un certo tipo di quadro clinico che è caratterizzato dall’aumento della sete in maniera significativa e da un aumento
della quantità di urine emesse. Quindi quando si è di fronte clinicamente a questa situazione, si parla di diabete; poi vicino alla parola diabete si metterà un aggettivo che servirà a qualificare il tipo di diabete. Noi consideriamo diabete mellito che vuol dire dolce.
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PATOLOGIE DELLA TIROIDE
La tiroide regola il metabolismo, cioè il processo di trasformazione a livello cellulare di
grassi, zuccheri, proteine, ossigeno, in energia che sarà utilizzata dalle singole cellule per
svolgere ogni tipo di lavoro. Parte di questa energia, viene ad essere liberata come calore che stabilisce la temperatura interna; che normalmente è una temperatura stabile di
circa 37°.
Quindi lavorare sul metabolismo vuol dire che gli ormoni tiroidei mantengono una giusta
produzione di base di questa energia a livello cellulare. I T3 e i T4, che sono gli ormoni
della tiroide, hanno questo compito, fare in modo che l’organismo abbia una quantità di
energia adeguata. Nel T3 e T4, come componente molecolare c’è lo IODIO, cosa che noi
non produciamo, ma dobbiamo assumere dall’esterno tramite l’alimentazione.
Nel caso in cui non riusciamo ad assumere IODIO, non si formano le molecole del T3 e T4
e la tiroide funziona male, in quanto non riesce a produrre il prodotto finito. Quindi nel
sangue avremo un T3 e T4 quasi assenti.
Se il T3 e t4 sono assenti, cosa succederà del circuito a Feed Back?
L’ipotalamo leggerà l’assenza di T3 e T4 e continuerà a dire all’ipofisi che a sua volta continuerà a dire alla tiroide di produrre T3 e T4. La tiroide sarà continuamente sollecitata e
continuerà a produrre tirosina ma non produrrà T3 e T4 rimanendo sempre iperstimolata.
In queste condizioni di iper sollecitazione, la tiroide diventa sempre più grossa, formando
quello che viene chiamato il gozzo. Questa è una patologia che oggi è sconosciuta, ma presente nei tempi passati, soprattutto in alcuni territori dove non era presente lo iodio.
Per gozzo si intende, un aumento della tiroide per cause variabili, come ad esempio quella sopra spiegata.
Il problema del gozzo è che man mano che si ingrossa, può opprimere la trachea addirittura fino a spostarla e dare un senso di soffocamento. Le origini del gozzo possono essere diverse: una può essere la presenza di cisti. Quindi all’interno della tiroide si formano
delle cisti che possono essere una o più. Oppure possiamo avere un ingrossamento diffuso di tutta la tiroide; comunque si dice sempre gozzo. Il gozzo può essere associato a svariate malattie della tiroide. Il gozzo può essere associato sia all’ipotiroidismo, sia all’ipertiroidismo. Quindi sia che la tiroide funzioni di meno o di più, si può avere la stessa manifestazione esterna di gozzo; che può essere diffuso o nodulare. Il gozzo diffuso, aumento
diffuso della tiroide, è meno allarmante di un gozzo nodulare, in questo secondo caso si
deve verificare che la ciste non sia di origine maligna. Nel caso di ipotiroidismo, la tiroide
anche se si ingrossa, funziona di meno; nel caso invece di ipertiroidismo la tiroide ingrossandosi funziona di più. Cosa può provocare un ipotiroidismo e un ipertiroidismo???
Ci possono essere 2 ordini di problemi.
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Abbiamo una malattia autoimmune che, unica nel nostro organismo, può dare una diminuzione di funzione o un aumento della funzione. E’ l’unico caso nel nostro organismo in
cui una autoimmunità può dare un’accelerazione di funzione, in tutti gli altri casi l’autoimmunità tende a distruggere, a infiammare l’organo e quindi a ridurne la funzione. Quindi
nella tiroide questa malattia autoimmune fa 2 cose: o crea un ipotiroidismo un ipertiroidismo; meccanismi autoimmunitari che danno sintomi diversi. Nel caso di una autoimmunità, noi abbiamo una infiammazione cronica che va a ridurre la quantità di tessuto funzionale, oppure un attacco mimetico che fa in modo che la tiroide funzioni di più.
Nel caso di un nodulo (tipo ciste), questo può essere freddo, non produce più ormoni tiroidei e in questo caso abbiamo l’ipotiroidismo oppure possiamo avere dei noduli caldi funzionanti e quindi, in questo caso è come se aumentasse la quantità di tessuto funzionante, situazione di ipertiroidismo. Perché si formino questi noduli è talvolta difficile da capire, comunque la comparsa di questi noduli, anche in grande quantità, non impedisce il
regolare funzionamento della tiroide. La terapia in caso di cisti può essere chirurgica con
l’asporto, oppure può essere medica con la somministrazione di ormoni sostitutivi.
Nel caso di ipertiroidismo normalmente si fa un diminuzione chirurgica anche se spesso
non riesce mai a ridurre in maniera equilibrata il tessuto tiroideo, per cui da un ipertiroidismo passiamo ad un ipotiroidismo. Nel momento in cui la tiroide produce meno ormoni
nel sangue, avremmo l’ipotalamo che continuerà a sollecitare la tiroide e quindi avremo
un aumento degli ormoni ipotalamici. Nel caso di un ipotiroidismo avremo un rallentamento di metabolismo, cioè della produzione energetica di base con conseguenza di stanchezza cronica, tendenza a ingrassare (sarà comunque un soggetto che tende a mangiare
poco) in quanto il cibo introdotto verrà utilizzato in minima parte per produrre energia ma
verrà acculumato, si avrà anche un rallentamento delle reazioni neurologiche; avremo
quindi un soggetto rallentato nella sua globalità.
La carenza di T3 e T4 nell’ultimo periodo della vita intrauterina e nella fase neonatale,
viene sempre controllata in quanto questa carenza può dare origine a cretinismo (ritardo
mentale). Il T3 e T4 sono importanti anche nello sviluppo del sistema nervoso centrale.
La terapia da seguire in questi casi è quella sostitutiva, cioè somministrare il T3 e il T4.
Nel caso in cui si abbia un ipertiroidismo, avremo un soggetto iperattivo, molto nervoso,
tenderà a dimagrire pur mangiando tantissimo, tenderà ad avere molto caldo, potrà avere
tachicardia, diarrea, potrà esserci una iperiflessia o comunque alterazione di alcuni riflessi; sarà un soggetto eccitato oltre misura. Quindi un ipertiroidismo può dipendere dalla
presenza di un nodulo benigno che comincia a produrre più ormoni oppure può dipendere
dall’autoimmunità. Nel caso dipenda da un’autoimminità, questa prende il nome di Morbo
di Basedow e in questo caso si associa all’ipertiroidismo anche un Esoftalmo che è la protusione del bulbo oculare verso l’esterno, legata ad accumulo di tessuto retro-orbitario die-
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tro il bulbo. Il problema di uno esoftalmo intenso è che non consente una completa chiusura delle palpebre sugli occhi causando secchezza congiuntivele con pericolo di cheratiti,
cioè ferite alla cornea: questi soggetti sono costretti ad utilizzare le lacrime artificiali. In
questo caso si terrà sotto controllo l’ipertiroidismo ma l’esoftalmo non regredisce in quanto controllando l’ipertiroidismo non controlliamo il sistema immunitario che causa l’esoftalmo.
PARATIROIDI
Le paratiroidi producono il paratormone che aumenta il calcio nel sangue stimolando il
riassorbimento osseo. Il paratormone quando in eccesso, comporterà un maggior riassorbimento osseo con maggiore quantità di calcio in circolo; in caso contrario ossia una diminuzione del paratormone, avremo la mancanza di questo meccanismo di regolazione del
calcio. Il più delle volte le paratiroidi si ammalano a causa di tumori benigni. Una volta
poteva succedere che le paratiroidi, essendo piccole, venissero asportate inavvertitamente durante gli interventi chirurgici sulla tiroide
DIABETE MELLITO
Il diabete indica condizioni cliniche in cui aumentano la sete (può aumentare bevendo 23 lt al gg) e la minzione (consequenziale ai liquidi introdotti). E’ detto mellito in quanto è
legato al metabolismo del glucosio. Il pancreas endocrino produce insulina e glucagone.
L’insulina è necessaria affinché lo zucchero entri in alcune cellule in modo particolare nei
tessuti adiposi, nel tessuto epatico, e nel tessuto muscolare. Il glucagone rilascia il glicogeno che permette lo stoccaggio dello zucchero nel fegato e quando c’è carenza di zuccheri il glucagone libera lo zucchero stoccato nel fegato. Ci sarà un picco di insulina nella
fase post-prandiale, invece il glucagone avrà un picco durante le ore notturne.
Il pancreas è una ghiandola endocrina che si autoregola in termine generale in quanto è
di per sé sensibile al tasso di glucosio. Reagisce alla concentrazione di zucchero nel sangue; liberando uno dei due ormoni, insulina o glucagone. Il diabete mellito è legato ad una
patologia autoimmune che colpisce le cellule produttrici di insulina. Come conseguenza
avremo una pancreatite endocrina; un processo infiammatorio con il risultato netto di una
distruzione graduale nel tempo di queste cellule produttrici di insulina con la conseguente
diminuzione dell’insulina prodotta. Questo è il diabete mellito detto di 1° tipo, si trova frequentemente nei soggetti giovani (fascia giovanile che va dai primi anni di vita fino a 35
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anni) ed è una patologia autoimmune. Sembra che nel diabete mellito la patologia autoimmune sia innescata da una infezione virale che rimane silente, ma modifica le cellule pancreatiche in modo da renderle irriconoscibili al sistema immunitari cosicché il sistema
immunitario cerca di distruggerle.
Il diabete ha una certa familiarità, se mia nonna aveva il diabete è più facile che anch’io
possa avere il diabete. Se avrò meno insulina avrò di conseguenza più zucchero nel sangue; questo è fondamentalmente il problema del diabete, avere lo zucchero nel sangue in
eccesso. Il diabete è una patologia significativa in quanto lo zucchero nel sangue dopo
mesi e anni fa una seri di grossi pasticci almeno su tre settori che sono vasi sanguigni (piccoli e grande), sistema immunitario e sistema nervoso. Il diabete mellito è una malattia
seria per le sue complicanze. Le complicanze dipendono, sembra, anche da un assetto
genetico, ovvero non tutti i soggetti diabetici affetti da diabete mellito di 1° tipo sviluppano le stesse complicanze.
Ci sono soggetti che non sviluppano complicanze, o hanno complicanze molto lievi. Il diabete mellito di 2° tipo è un diabete che colpisce la fascia senile dai 40 anni in su, è spesso legato ad obesità e riconosce un diverso meccanismo non ancora del tutto chiarito. Nel
diabete mellito di 2° tipo noi vediamo le cellule del tessuto adiposo che gradualmente
diventano insensibili allo stimolo dell’insulina. Quindi l’insulina c’è, è prodotta dal pancreas, ma sono le cellule adipose ad essere restie, per cui c’è l’insulina, ma queste cellule
non fanno entrare una quantità di zucchero adeguata, pertanto lo zucchero rimane nel
sangue. Nel diabete di 2° tipo non verrà somministrata insulina.
L’insulina è un ormone che può essere somministrata solo per via sottocutanea e non per
via orale; in quanto vorrebbe digerito e non adeguatamente assorbita. La terapia del 2°
tipo sarà di una dieta adeguata per poter tenere sotto controllo la situazione. In genere
nel diabete si vede poi anche uno squilibrio metabolico su vari fronti, tra cui anche quello
lipidico. L’aumento del glucosio, che è un problema metabolico, spesso si associa anche a
squilibri di tipo lipidico; quindi ci sarà un soggetto diabetico che avrà l’iperglicemia ma che
potrà avere anche la ipercolesterolemia o l’ipertricliceridemia. La dieta è importante sia nel
primo che nel secondo caso questo per evitare di assumere zuccheri semplici; nel secondo caso la dieta è terapia soprattutto per far dimagrire il soggetto.
Nel primo caso, non è detto che siamo di fronte a soggetti obesi. Siccome il diabete di 2°
tipo è legato al disturbo del tessuto adiposo, e può comparire dopo i 40 anni, più tessuto adiposo c’è maggiore è la possibilità che si verifichi il disturbo. Come mai in questo soggetto aumenta la sete? Lo zucchero viene filtrato dal glomerulo renale e in condizioni normali lo zucchero non deve essere eliminato ma viene riassorbito e mandato nel sangue.
Lo zucchero viene riassorbito entro una certa soglia; l’eccesso di zucchero presente nel
tubulo renale si perde con le urine. Lo zucchero è una molecola idrofila, se c’è una certa
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quantità di zucchero nel tubulo renale, trattiene l’acqua e quindi si beve di più perché in
realtà si urina di più. Se urino tanto cerco di bere tanto per compensare la perdita di liquidi.Però ho comunque dei segni di disidratazione quali secchezza fauci, secchezza labbra,
la pelle secca…, questo soprattutto nel diabete di 1° tipo, perché il diabete di 2° tipo ha
manifestazioni più sfumate. Nel diabete di primo tipo il soggetto tende anche a dimagrire
in quanto lo zucchero non viene utilizzato e non viene stoccato per poi essere trasformato in grassi; e si sente particolarmente stanco.
LE COMPLICANZE
Le complicanze, nel corso del tempo aumentano e diventano sempre più gravi. Vasi sanguigni: I primi ad essere colpiti sono i piccoli vasi sanguigni di tipo arterioso, che diventano duri e tortuosi a causa di questo eccesso di zucchero presente nel sangue che colpisce direttamente i vasi. Quando questi vasi sanguigni diventando duri e tortuosi, possono
più facilmente rompersi causando così delle micro emorragie. I territori più colpiti sono
quelli dove vi è una massima densità di piccole arteriose, occhi, rene, cervello e vascolarizzazione periferica.
Le zone a rischio sono l’occhio e il rene. Nell’occhio, una retina mal irrorata perde gradatamente la sua funzione; nel rene nel momento in cui le micro arteriole vanno incontro a
emorragia, gradualmente si instaura un’insufficienza renale che si cronicizza e può portare alla dialisi. Se il problema è cerebrale, si possono avere dei micro infarti, dei micro
ictus. Sono anche colpite le arteriose della circolazione periferica, e uno dei rischi del soggetto diabetico è quello dei traumi ai piedi in quanto i piedi, per alcuni versi, sono la parte
più traumatizzabile per tanto anche un piccolo taglio o una ulcerazione, può poi determinare
un’incapacità del vaso sanguigno di formare il coagulo e di riacutizzarsi, il taglio
tende a non richiudersi più, ma si allarga sempre più formando un’ulcerazione.
Tutto questo perché i vasi sanguigni non riescono più a chiudersi. (in caso di trauma i vasi
sanguigni contribuiscono alla ricostruzione del tessuto, qui invece non succede). Su queste ulcere abbiamo una seconda complicanza e precisamente viene colpito il sistema
immunitario, riducendone l’efficacia; pertanto queste persone saranno più soggette a infezioni. Queste infezioni possono manifestarsi in varie parti, tipo cistiti recidivanti, infezioni
renali. Il grosso problema di queste ulcerazioni, è che visto la scarsa efficienza del sistema immunitario, qui si possono insediare batteri anaerobici piuttosto cattivi che causano
gangrena (morte dei tessuti). In un soggetto diabetico il sistema immunitario è un sistema poco efficace per cui questo soggetto può ammalarsi e contrarre infezioni più facilmente. Il soggetto diabetico viene inserito nel cerchio relativo alle persone soggette alla prevenzione dell’influenza; questo soggetto da un’influenza può arrivare ad avere una polmonite. Il terzo territorio dove possiamo avere delle complicanze, sono i nervi di tipo sensi-
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tivo e di tipo vegetativo. Il nervo sensitivo raccoglie stimoli esterni che poi a livello nervoso centrale, sono trasformati in sensazioni. I nervi sensitivi sono i nervi dei nostri sensi.
Nel soggetto diabetico il nervo sensitivo periferico colpito è normalmente quello cutaneo,
e si ha come manifestazione di questa neuropatia: dolori, nevralgie che sono associate
anche a parestesie, formicolii, scosse elettriche, perdita si sensibilità. Oppure possono
avere una neuropatia vegetativa; (del nervo che controlla il viscere); l’impotenza dell’uomo può essere causata se viene colpito il nervo vegetativo che permette l’erezione) oppure i nervi periferici che controllano i movimenti intestinali e così si possono avere diarree.
PATOLOGIE SURRENALI
L’ipersurrenalismo, un aumento di glicocorticoidi, crea delle situazioni sintomatiche che
sono molto simili a quelle che abbiamo in caso di una terapia cronica con cortisone.
In questo caso possiamo avere a livello morfologico, fisico, un cambiamento di forma con
un aumento di accumulo di grasso sul torace, sull’addome e un dimagramento degli arti.
Possiamo avere una faccia, si dice, a luna piena, un irsutismo soprattutto sul volto, una
atrofia graduale della cute che spesso si riempie di ecchimosi (piccoli ematomi, proprio
legati alla fragilità dei capillari) e una sorta di irrequietezza umorale (ansia continua) e tendenza all’ipertensione arteriosa.
PATOLOGIE APPARATO GASTROENTERICO
BOCCA: ci sono patologie della mucosa orale tipo le stomatiti, infiammazioni della mucosa gengivale ed orale; afte, infiammazioni virali.
ESOFAGO: è un organo che si ammala poco se non per riflesso. Può subire delle aggressioni a causa del mal funzionamento di altri organi, in modo particolare dello stomaco.
Una delle cause più frequenti dell’infiammazione della mucosa esofagea è il reflusso
gastroenterico che è un fatto funzionale, c’è un passaggio di materiale gastrico dallo stomaco all’esofago. Poichè il materiale gastrico è fortemente acido, l’esofago non è preparato a difendersi da questa acidità, ecco che viene lesionato e infiammato, e si ha un’esofagite. Il reflusso gastroenterico è dovuto ad una incontinenza del cardias, che è quell’ispessimento della muscolatura tra esofago e stomaco che non tiene più bene e quindi se
lo stomaco è troppo pieno oppure se lo stomaco è stato caricato di cibi irritanti, (es: eccesso di alcool) abbiamo un fenomeno chiamato ANTIPERISTALSI.
Quindi lo stomaco invece di avere la peristalsi normale subisce una antiperistalsi, con un
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movimento verso l’alto anziché verso il duodeno, facendo così passare il reflusso gastrico
nell’esofago. Se la cosa persiste che la mucosa dell’esofago si infiamma con conseguente esofagite che ha come sintomo il bruciore. L’esofagite, nel lungo periodo, può dare luogo
ad un mutamento delle cellule della mucosa esofagea che può andare in senso maligno,
ossia in senso neoplastico, cancro. Un'altra causa di reflusso gastroesofageo è l’ERNIA
IATALE. Ernia, si intende la protusione di una parte di un viscere in un canale preesistente. L’ernia iatale è una protusione di parte dello stomaco nella IATUS ESOFAGEO.
L’esofago attraversa il diaframma attraverso un buco chiamato IATUS ESOFAGEO, sotto
c’è lo stomaco.
Possiamo avere 2 casi:
1) uno è per esofago corto, essendo corto tira lo stomaco verso il torace con la protusione di questa parte di stomaco in questo buco;
2) oppure abbiamo uno stomaco più mobile, più allungato, ed ecco che si ernia in
questo buco per andare verso il torace.
Se lo stomaco ernia, avremmo la parete muscolare dello stomaco più compressa, darà origine a dei movimenti inconsulti e quindi sarà facile che predominino delle ANTIPERISTALSI con reflusso. L’ernia iatale può comparire nella vita, ma può essere anche di tipo strutturale. In queste situazioni di bruciore, vengono dati degli antiacidi.
PROBLEMATICHE FUNZIONALI E ORGANICHE DELLO STOMACO
Le problematiche funzionali sono dette dispepsie a livello gastrico. Abbiamo una dispepsia
iperstenica e una dispepsia ipostenica. La dispepsia iperstenica si ha in uno stomaco accelerato sia nelle secrezioni sia nei movimenti, nel caso di un maggior funzionamento.
Secernendo una maggior quantità di succhi gastrici e più facile che venga il senso di bruciore. Se lo stomaco secerne una maggiore quantità di acido, può succedere che la difesa
della mucosa gastrica nei confronti dell’acidità, venga meno; in questo caso si può andare incontro ad una gastrite (infiammazione della mucosa gastrica) quando si assumono
sostanze che aumentano l’acidità. Nella dispepsia ipostenica invece abbiamo l’esatto contrario. Abbiamo uno stomaco che tende ad essere più lento, non è una malattia ma uno
stomaco che fa fatica a digerire, qui abbiamo la cattiva digestione.
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GASTRITE
Gastriti acute e gastriti croniche.
Le gastriti acute sono causate da ingestione di sostanze tossiche tipo soda caustica, fattori fortemente irritanti per la mucosa che danno quindi una gastrite acuta. A seconda
della quantità ingerita e a seconda della pericolosità del fattore ingerito, possiamo aver
una gastrite erosiva con un’erosione della mucosa gastrica. La gastrite acuta può essere
provocata anche da un forte abuso di aspirina. Il cambio di stagione nelle gastriti croniche
è molto significativo, (primavera e autunno); questo perché, come dicono i cinesi, le
malattie della terra si manifestano più facilmente nelle iter stagionalità, proprio perché la
terra non ha un riferimento stagionale preciso; l’umidità della terra è quella che si manifesta nei vari passaggi stagionali. Di conseguenza le patologie legate al movimento terra,
si manifestano più facilmente nei passaggi stagionali.
Le gastriti croniche sono favorite da alcuni fattori alimentari tipo caffè, alcool, e dal fumo
si dice anche che le gastriti croniche sono presenti in soggetti cronicamente stressati.
Nella gastrite cronica abbiamo un battere e precisamente l’elicobter. Questo battere ama
ambienti poco ricchi di ossigeno (battere anaerobico), e vive sotto la mucosa dello stomaco e quindi è piuttosto difficile da trovare. Per tanto se a provocare la gastrite è l’elicobatter viene somministrato l’antibiotico, ma purtroppo essendo un anaerobico è difficile da
combattere e l’antibiotico che viene dato è molto forte ma non è detto che funzioni.
ULCERE
Le ulcere dello stomaco fanno parte del gruppo chiamato ULCERE PEPTICA.
Le ulcere peptiche posso comparire frequentemente nelle interstagioni, sono ulcere recidive sia nello stomaco sia nel duodeno. Ci sono soggetti che hanno solo l’ulcera gastrica,
solo ulcera duodenale, oppure soggetti che le hanno tutte e due. Le ulcere si formano
prima di tutto se c’è un terreno favorevole, per ansia, ma da quando si è scoperto l’elicobatter, si è definito che sia lui la causa delle ulcere.
Le ulcere aumentano le sintomatologie, avremo dei dolori molto più accentuati, si può
avere perdita di sangue e quindi una emorragia con una conseguente anemia, digestione
più problematica. L’ulcera può anche guarire da sola; es: un’ulcera può aprirsi in primavera poi si richiuderà per poi riaprirsi in autunno; quindi può avere questo andamento di
apertura e chiusura continua. L’ulcera gastrica è sempre stata considerata la più temibile,
questo perché nel tempo l’ulcera può rovinare la mucosa gastrica a tal punto da originare
un cancro Mentre in quella duodenale, non succede, perché la mucosa duodenale, per sua
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natura, è difficile che provochi un cancro. Ci sono tessuti che per la loro natura non incorrono a trasformazioni neoplastiche; es: nei muscoli è rarissimo avere un cancro. Nelle
ulcere gastriche croniche si dice che si ha una PIROSI PRECOCE (pirosi=bruciore gastrico enterico).
Nelle ulcere gastriche io inghiotto il cibo ed avverto subito il bruciore; quindi si dice che il
soggetto che ha un’ulcera gastrica tende a mangiare di meno. Invece nelle ulcere del duodeno il bruciore si attenua nel momento in cui il soggetto mangia. Per cui il soggetto con
l’ulcera duodenale tende a mangiare spesso. Perché nell’ulcera gastrica appena io mangio
sento bruciare? Perché appena io introduco cibo, inizia il processo digestivo e quindi viene
stimolata la produzione di acido cloridrico che andrà sulla ferita aperta provocando bruciore. Come mai nell’ulcera duodenale è diverso?
Questo perché quando noi mangiamo attiviamo la fase digestiva e in quel momento si
chiude la comunicazione tra stomaco e duodeno e questa chiusura dura fino quando il contenuto gastrico non ha raggiunto una dimensione liquida. Quindi se ho l’ulcera duodenale
questa brucia quando c’è il passaggio del contenuto gastrico tra duodeno e stomaco; quindi se io mangio blocco il passaggio e quindi non sento bruciare. Quando si ha una tendenza a formare ulcere o gastriti vuol dire che ho un terreno favorente.
INTESTINO
Subito dopo lo stomaco abbiamo l’intestino tenue la maggior parte della digestione avviene a livello dell’intestino tenue. L’intestino tenue trasforma il materiale che deriva dallo
stomaco, e svolge anche la funzione di assorbire, con un passaggio di materiale nutritivo
digerito al sangue.
Le infiammazioni dell’intestino tenue si chiamano le ENTERO COLITI.
Abbiamo processi infiammatori acuti e processi infiammatori cronici.
Le ENTERO COLITI ACUTE, (quando intendiamo entero coliti, si intende anche l’infiammazione del colon) dell’intestino tenue coinvolgono anche il colon in quanto spesso sono su
base batterica. Quando mangiamo del cibo inquinato di virus e batteri, che entrano a livello intestinale si manifesta un entero colite acuta. Questa si manifesta con dolori addominali e diarrea che è un tentativo di eliminazione e di difesa, il problema della diarrea è la
disidratazione. La prima cosa in caso di diarrea è dare acqua con sali minerali. Nelle
gastroenteriti acute, oltre alla perdita di liquidi, nel caso si protraggano per parecchio
tempo , il problema è il male assorbimento.
Abbiamo un processo infiammatorio dell’intestino tenue che può interessare il colon (grosso intestino) con cattivo assorbimento di materiale alimentare che può causare perdita di
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energia, dimagramento, (solo se la gastroenterite dura per parecchio tempo). La maggior
parte delle patologie che si possono descrivere nei confronti del gastroenterico sono da
asserirsi al movimento terra. Anche se parliamo di enteriti, problemi legati all’intestino di
tipo digestivo e non solo quelli di tipo gastrico, il movimento coinvolto è il movimento
terra, anche quando colpisce l’intestino. Infatti nel metallo troviamo il grosso intestino, con
tutte le funzioni di evacuazione, depurazione, ma non le funzioni digestive. Le problematiche del piccolo intestino che coinvolgono aspetti metabolici, di assorbimento, di digestione, sono da riferire alla terra, questo anche se il piccolo intestino è inserito nel fuoco, in
quanto la sua funzione digestiva è da attribuire alla terra.
Parliamo di problemi del metallo quando è in crisi la funzione di evacuazione di depurazione e non quella digestiva o di assimilazione che attribuiamo alla terra. Le terra si occupa
del nutrimento del materiale, della struttura, del digerire; invece il movimento in cui abbiamo funzioni depurative e di evacuazione, è il metallo. Il male assorbimento può esserci
anche quando ci sono delle alterazioni pancreatiche e biliari; in quanto il pancreas non produce una quantità adeguata di enzimi digestivi; la cistifellea non produce in quantità sufficiente la bile.
A livello intestinale possiamo avere delle infezioni causate da funghi; con maggiore frequenza che altrove. Le 3 sedi più frequenti dove di possono avere infezioni da candida
sono: la vagina, l’intestino e la bocca. La bocca è più frequente nel bambino; nell’adulto
si può avere nella bocca o per un calo di difese immunitarie o per un protrarsi di somministrazione di un antibiotico o per la somministrazione di farmaci immunodepressori.
Le candidosi vaginali sono molto frequenti nella donna e i motivi possono essere tanti, tra
questi l’ assunzione di pillola o l’alterazione del ciclo mestruale. È facile che un intestino
con una alterazione delle flore batteriche possa avere come conseguenza una candidosi
vaginale. Molte volte possiamo avere delle candidosi recidivanti prima delle mestruazioni,
questo dipende dal fatto che gli ormoni, cambiano il PH vaginale così che se ci sono delle
alterazioni possono essere modificate dal PH quindi la candida che si è virulentata tende a
recidivare.
La sviluppo di una candidosi orale in un adulto è sempre un campanello d’allarme in quanto significa un sistema immunitario poco efficiente a livello generale. È importante prendere fermenti lattici durante una cura di antibiotici ma è importante prenderli per 10 gg
dopo aver smesso di gli antibiotici. Le stipsi sono mal funzionamenti intestinali, non sono
patologie d’organo; e durante queste situazioni possiamo avere dolori addominali, il colon
irritabile è un altro disturbo funzionale. Uno dei fattori che può far scattare la colite o colon
irritabile è il freddo o cibi freddi. Attacchi di colon irritabile possono essere frequenti nelle
donne prima de ciclo mestruale.
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MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE DELL’INTESTINO
Sono processi infiammatori che una volta istaurati non guariscono. Si riconducono questi
processi infiammatori soprattutto a 2 patologie che sono la RETTO COLITE ULCEROSA e il
CROHN che è una eziologia (natura) autoimmune. In queste patologie il sistema immunitario va in tilt e inizia a provocare lesioni infiammatorie particolarmente pesanti a livello di
alcuni tratti di intestino. Come tutte le malattie autoimmuni, e quindi anche queste, si dice
che abbiano un andamento fluttuante, con momenti di manifestazione acuta e momenti di
remissione che può durare mesi, anni per poi ripresentarsi. In alcuni casi può esserci
anche un intervento chirurgico in quei tratti molto rovinati.
La colite ulcerosa è l’infiammazione del colon e si chiama anche retto-colite in quanto può
coinvolgere anche il retto che è l’ultima parte dell’intestino. Nella colite ulcerosa il sistema
immunitario scatena un processo infiammatorio a carico della mucosa del retto colon e dà
origine a delle erosioni della mucosa con la formazione di pseudo polipi.
Questo vuol dire che in alcune zone la mucosa è molto erosa, appiattita e in altri punti
forma delle rilevanze. Una
mucosa ridotta in questo stato non riesce a svolgere il proprio
compito.
Possiamo avere, nei casi più gravi, una grande area di colon e retto coinvolti, nei casi meno
gravi possiamo avere delle chiazzature qua e là a pelle di leopardo. Il compito del colon è
quello di assorbire i liquidi, sali minerali e vitamine; quindi in caso di mal assorbimento
abbiamo delle evacuazioni diarroiche con sangue e muco e dolori che talvolta possono
essere intensi. La retto-colite ulcerosa è anche, qualche volta, associata ad altre patologie
sempre di origine auto-immune come una SACROILEITE, cioè una infiammazione dell’anca e dell’articolazione del sacro, dando talvolta dolori articolari. Questi soggetti possono
avere anche delle manifestazioni cutanee, di tipo nodoso, con presenza di noduli sottocutanei dolorosi e arrossati (tipo polimorfo con chiazze a forma diverse con bordi spesso
arrossati e in rilievo).
Se nella retto-colite abbiamo il coinvolgimento del colon e del retto, nel Crohn abbiamo il
coinvolgimento inizialmente dell’ILEO (piccolo intestino); poi per via indiretta, per contatto, possono essere coinvolti anche tratti intestinali vicini. Nel Crohn è sempre un processo infiammatorio, ma ha un andamento diverso dal punto di vista morfologico e giunge
fino all’ulcerazione delle parete, fino a bucarsi. Nel momento in cui si buca, e l’ansa intestinale infiammata appoggia su un viscere vicino, si può infiammare il viscere adiacente
bucandolo (si formano delle fistole che sono dei tragitti tra 2 organi cavi).
Può capitare che si formi una fistola tra intestino e vescica, con passaggio di materiale prefecale in vescica provocando delle infiammazioni della vescica di una certa entità.
Possiamo avere anche una peritonite. Soprattutto nel Crohn abbiamo male assorbimento,
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in quanto siamo nel piccolo intestino, quindi questo soggetto oltre ad avere dolori, disturbi nell’evacuazione, può avere un deficit di micro o macro nutrienti in quanto l’intestino
tenue non riesce ad assorbire una quantità adeguata di materiale nutritivo.
DIVERTICOLOSI
I diverticolo sono delle estroflessioni solo della parete mucosa (epiteliale) a livello del grosso intestino verso l’esterno. Sono delle estroflessioini con una parete particolarmente sottile perché è solo epitelio che esce fuori e si fa spazio tra le altre tonache intestinali (il tubo
gastroenterico è formato da 4 tuniche: fuori abbiamo connettivo, poi abbiamo muscolo
liscio, poi uno strato di connettivo che è una sotto sierosa e infine l’epitelio che è una
mucosa). In questo caso abbiamo lo strato mucosa che è quello più sottile che, come se
fosse gonfiato, va verso l’esterno passando attraverso i vari strati. All’interno del tubo c’è
un aumento della pressione ENDOLUMINARE che fa in modo che questi diverticoli protudono verso l’esterno. Abbiamo un aumento della pressione endoluminare in caso di stitichezza. La stipsi è una causa della diveticolosi; (questo non è sistematico).
Il numero dei diverticoli può variare, può andare da uno a due a molti. Una persona può
avere dei diverticoli e continuare la sua vita senza porsi dei problemi; quando il diverticolo si infiamma, da una diverticolosi si passa ad una diverticolite. Il diverticolo si infiamma per un accumulo di materiale alimentare o fecale all’interno del diverticolo stesso; poiché il diverticolo ha un canale ristretto, il materiale si accumula e non riesce più ad uscire, pertanto si infiamma la parete, in quanto molto sottile, e si buca. La medicina ufficiale per evitare che si verifichi una divericolite da gli antibiotici a vita (cura di 15 gg al mese
per sempre).
In caso di diverticolosi è bene seguire una dieta che potrebbe essere priva di fibre, evitare alimenti con piccoli semi, tutto per evitare che si accumulino nel diverticolo infiammandolo e bucandolo. Questi diverticoli si formano solo nel grosso intestino.
EMORROIDI
Le emorroidi non sono un problema intestinale, ma sono un problema vascolare anche se
coinvolgono l’intestino. Il plesso (vene) emorroidario è un duplice plesso di tipo venoso che
circonda l’ultimo tratto dell’intestino che è l’ano. Abbiamo un plesso interno e uno esterno allo sfintere. Queste vene possono andare incontro ad un processo come una flebite,
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in quanto il problema delle emorroidi è un problema di fatto venoso, vascolare assimilabile ad una flebite. La parete vascolare di infiamma e colpisce la vena interna, questa si gonfia e protude verso l’esterno e quindi verso lo sfintere anale. Se invece si infiamma la vena
del plesso esterno, questa si gonfia, non protude e rimane lì. Come tutte le vene, quando sono infiammate e quando c’è un rallentamento della circolazione di sangue all’interno
a causa dell’infiammazione, questo può provocare un coagulo, un trombo.
Quindi potremmo avere o una flebite emorroidaria o una trombo flebite emorroidaria.
Ovviamente quando si forma il trombo fa più male e può anche sanguinare (la flebite ha
la parete non dura, invece se c’è il trombo la parete è dura). Oggi giorno le emorroidi sono
abbastanza familiari; se abbiamo un soggetto stitico con tendenza a emorroidi ecco che
sarà più facile che abbia questa patologia. La condizione più a rischio per la comparsa delle
emorroidi è la gravidanza e il successivo parto.
La gravidanza in quanto con l’aumento del feto a livello del piccolo bacino, c’è l’impedimento del ritorno venoso. Le emorroidi vengono asportate chirurgicamente, ma la loro
asportazioni non impedisce che si riformino. Fondamentalmente in caso di emorroidi e, se
ci fosse associata la stitichezza, evitare tutti quei lassativi, anche di tipo vegetale, a base
di ANTRACHINONI, che sono principi attivi che basano la loro azione lassativa sulla capacità di produrre un’infiammazione alla mucosa. Per le portatrici di emorroidi, è facile che
queste si gonfino e siano più dolenti anche durante il periodo pre-mestruale.
PATOLOGIE DEL FEGATO
Le malattie che sostanzialmente possono colpire il fegato sono le epatiti ossia un processo infiammatorio a carico del fegato. Le cause delle epatiti non sono necessariamente virali, ma ci possono essere epatiti chimiche ovvero causate da sostanze chimiche. Il fegato
ha un alto turn-over per cui le cellule epatiche si riproducono velocemente. Abbiano le epatiti virali che possono essere di 2 gruppi e precisamente:
1)
di tipo A
2)
di tipo B e C
Si distinguono due gruppi di epatiti in riferimento alla diversità di contagio.
Il tipo A ha un contagio OROFECALE, viene ingerito qualcosa che era stato inquinato con
dei virus di tipo A che è emesso con le feci, quindi se mangio qualcosa inquinato con feci
con virus di tipo A ecco che posso prendere l’epatite. L’orofecale è legata ai frutti di mare
inquinati, verdure innaffiate con acqua inquinata. L’epatite di tipo A è una epatite generalmente che non dà segnale; cioè uno prende questa epatite auto-guarisce e quindi avrà gli
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anticorpi senza altre conseguenze. Le epatiti di tipo B e C hanno una via di contagio che
è quella ematica, il contatto sangue-sangue. Si può trasmettere attraverso strumenti infetti, trasfusioni, e vie sessuali. Anche in questo caso mi prendo l’epatite che avrà la sua
durata e poi auto-guarisce e apparentemente la situazione sembra finita. Diversamente
dall’epatite A, l’epatite di tipo B e C, possono avere un periodo di incubazione piuttosto
lungo.
L’epatite di tipo A ha un periodo di incubazione breve, non serve un tempo lungo affinché
il virus scateni l’epatite, mentre il B e C possono avere un tempo più lento per replicarsi.
Nell’epatite l’incubazione può durare fino a 180 gg. Nel periodo di incubazione si è infettivi, senza avere i sintomi dell’epatite, e può essere caratterizzato da un vago malessere,
che può essere stanchezza, una leggera febbre, dolori articolari migranti ma non di specifica natura, e dopo 180 gg mi scoppia l’epatite. Il problema dell’epatite di tipo B e C è che
una certa percentuale di casi guarisce senza conseguenze come l’epatite A; mentre un’altra percentuale di casi può andare incontro a quella che viene chiamata un’epatite cronica. Ovvero il processo infiammatorio che sembra che si sia auto-risolto, in realtà perdura,
e sembra perdurare non tanto per colpa del virus, ma per colpa del sistema immunitario.
Questo perché, da quell’attacco acuto, il virus non è stato completamente debellato, ma
possono permanere all’interno del fegato dei frammenti virali; a questo punto il sistema
immunitario fa il suo dovere organizzandosi per combattere questi frammenti, attaccando
il fegato. Pertanto l’epatite cronica è più opera del sistema immunitario che non del virus.
L’epatite cronica il più delle volte legata ad una iper-attività del sistema immunitario e
quindi ecco che molte volte viene definita malattia auto-immune. Questa è una sorte cui
si può andare incontro con l’epatite B e C; più spesso con l’epatite C.
Cosa succede quando si ha una epatite cronica?
Dipende, in quanto ci può essere una certa percentuale di casi di epatite cronica chiamata non aggressiva cioè un processo infiammatorio cronico a carico del fegato che porta ad
una insufficienza epatica, ma non grave, ma comunque di media entità che rimane lì.
Oppure si può avere una epatite cronica aggressiva, un processo infiammatorio che non
rimane fermo ma prosegue e si aggrava nel tempo fino ad arrivare ad una vera e proprio
CIRROSI. Si dice cirrosi una destrutturazione del fegato, legato al processo infiammatorio
cronico, oppure ad un elemento irritativo cronico; per cui le cellule del fegato reagiscono
alla distruzione riproducendosi continuamente, ma dopo un po’ non riescono più a riprodursi nella costruzione del LOBULO epatico, e nella sua simmetria. Quindi c’è una reazione al danno che diventa anarchica nella strutturazione spaziale.
Il fegato è un organo il cui funzionamento è legato all’ordine della sua struttura di base;
l’unità funzionale del fegato è lobulo epatico, struttura esagonale dove gli epatociti sono
posti sulle sponde dei sinusoidi epatici (capillari) che sono le diramazioni della vena porta
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(vena porta=vaso venoso che porta il sangue dall’intestino al fegato). La Vena Porta, porta
il sangue agli epatociti e su questo sangue l’epatocita svolge il suo lavoro di trasformazione per renderlo adeguato alla cellule dell’organismo. Il materiale nutritivo che serve per
vivere all’epatocita arriva dalla arteria epatica. Nel fegato abbiamo 2 circolazioni; una che
va dalla periferia al centro e l’altro che va dal centro alla periferia.
Quindi il lobulo epatico è un’entità strutturale estremamente ordinata e funziona proprio
perché è così ordinata. Nel momento in cui questi epatociti vengono distrutti o da fattori
irritativi, come l’alcool, oppure da un processo infiammatorio, questi per un po’ si ricostruiscono ma sul lungo periodo possono ricostruirsi perdendo la struttura ordinata di base.
Perdendo la struttura di base ordinata, il fegato non riesce più a funzionare. Quindi gli epatociti non si trovano più sulle sponde dei sinusoidi, e non riescono più a trasformare il
materiale proveniente dall’intestino, e non riescono più a fare la bile.
Di conseguenza si viene a formare una congestione epatica che anche da un punto di vista
morfologico è visibile con la formazione di noduli. Sono noduli grossi o piccoli, disseminati in tutto il fegato, questo prende il nome di CIRROSI; visibilmente il fegato diventa bitorzoluto e possiamo avere una cirrosi micro nodulare oppure una cirrosi macro nodulare.
Il fegato perde la sua funzione per perdita di struttura. Nel caso di una epatite cronica attiva perdurante nel tempo, si può arrivare ad una cirrosi; quindi una insufficienza epatica di
funzionamento del fegato alquanto grave. Si può arrivare ad una cirrosi anche attraverso
una intossicazione cronica da alcool.
Cosa vuol dire aver un fegato che non funziona? Il mal funzionamento del fegato porta ad
avere una mancata depurazione del sangue e questo porta alla morte per auto intossicazione. Si può vivere molto tempo con la cirrosi anche perché bisogna vedere la sua gravità; l’ultimo stadio del deterioramento tessutale è, oltre la cirrosi, la formazione di un cancro epatico. Nelle epatiti croniche la medicina ufficiale somministra l’INTEFERON (sostanza prodotta dai linfociti) che può provocare per altro, pesanti effetti collaterali quali,
depressioni, stanchezza.
IL QUADRO SINTOMATICO DELLE EPATITI DI TIPO A-B-C
I sintomi delle epatiti C non sono così eclatanti, anzi la maggior parte delle volte uno fa
l’epatite di tipo C e non si accorge neanche di averla fatta. Mentre è difficile che sfuggano
le epatiti di tipo A e di tipo B in quanto danno una sintomatologia ben evidente.
Normalmente la persona si alza alla mattina e si scopre tutto giallo, urinando una urina
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particolarmente scura e ad eliminare delle feci bianche e cretacee oltre a non sentirsi
ovviamente molto bene. Questo è il quadro sintomatico di una epatite di tipo A e B.
Tutto questo è legato al fatto che il processo infiammatorio ha comportato una sorta di
congestione della vascolarizzazione epatica, quindi la bile tracima nel sangue uscendo dal
fegato e andando così a colorare i tessuti. Visto che la bile tracima e non riesce più attraverso le vie normali ad andare nell’intestino, avremo una carenza di acidi biliari (bile) nell’intestino e quindi ecco che avremo le feci bianche; le feci sono marroni anche perché eliminano i residui di bilirubina.
Se le feci sono bianche è sinonimo che mancano i residui di bile, che invece di andare nell’intestino è congestionata all’interno del fegato e quella che esce lo fa solo attraverso il
sangue. La bile uscendo attraverso il sangue colora i tessuti e poi viene eliminata attraverso il rene ed è qui che dà quella maggior coloritura alle urine che da gialle diventano
marroni, (vuol dire che ci sono acidi biliari). Quindi tutto questo è la manifestazione di un
fegato che si è congestionato da
un punto di vista vascolare causato da un processo
infiammatorio. Quando andremo a fare l’esame del sangue troveremo le transaminasi
alte. Le transaminasi sono degli enzimi a più funzioni, che normalmente sono all’interno
degli epatociti. Normalmente questi enzimi sono presenti in piccole quantità rilasciati dal
fegato ed esprimono un ricambio cellulare del fegato normale. Nel momento in cui gli epatociti sono colpiti da un processo infiammatorio, sono rovinati, alcuni muoiono, altri hanno
le membrane cellulari tutte scompaginate e questi enzimi epatici escono e vanno nel sangue, aumentando.
Quindi quando ho le transaminasi aumentate vuol dire che ho un danno epatico di una
certa entità. Poi il processo infiammatorio guarisce da solo, tutto rientra nella norma, quindi anche le transaminasi si abbassano e questo vuol dire che gli epatociti non subiscono
più danno da parte del sistema immunitario e non muoiono più (questo può essere comunque fluttuante). Una epatite diventa cronica in quanto i virus non vengono eliminati del
tutto, ma all’interno rimangono dei pezzi di virus e durante gli esami, chiamati markers
dell’epatite, questi vengono scoperti.
CALCOLOSI
Si possono formare dei calcoli nelle vie biliari o addirittura nella cistifellea. I calcoli sono
dei cristalli all’interno delle vie biliari o della cistifellea che possono dipendere da una bile
molto satura, densa. In un bicchiere d’acqua 4 cucchiaini di zucchero si sciolgono, 29 no
e precipitano sul fondo del bicchiere; lo stesso per la bile. La bile è costituita da acidi bilia-
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ri, colesterolo, acqua. Nel momento in cui aumentano o il colesterolo o gli acidi biliari, questi possono precipitare sottoforma di sassolini. Se questi sassolini precipitano possono finire direttamente nei canalini biliari dentro al fegato oppure possono precipitare all’interno
della cistifellea.
È più facile all’interno della cistifellea, perché qui la bile staziona più a lungo di conseguenza c’è più tempo affinché possa avvenire questa precipitazione. Normalmente se la bile è
satura di acidi biliari, si formeranno tanti calcoli neri, scuri; se invece precipita il colesterolo si forma in genere un unico calcolo grosso e chiaro; oppure ci possono essere calcoli
misti dove sono precipitati sia sali biliari che colesterolo. Non si sa perché si formano,
potrebbe essere un fegato che tende a fare la bile eccessivamente sovraccarica di soluti
ed ecco che poi questi precipitano. Questi calcoli possono restare in loco per molto tempo
senza che nessuno si accorga della loro presenza.
Potrebbero esserci dei lievi disturbi nella digestione, soprattutto per cibi pesanti, in quanto la presenza di calcoli rallenta il deflusso della bile. Talvolta ci possono essere delle cefalee, sul percorso del meridiano di vescicola biliare; talvolta queste cefalee possono essere digestive. Quando si formano questi calcoli, qualora questi siano presenti nella cistifellea, e siano lì a parecchio tempo, questi potrebbero infiammare le pareti della cistifellea.
Altre volte invece i calcoli si sentono in quanto si avranno delle coliche.
Avremo dolori particolarmente acuti in quanto questo calcolino, che non si trova più in
cistifellea, ma è uscito ed è andato nei condotti biliari che portano la bile verso l’intestino,
è avvertito dal nostro corpo come corpo estraneo, di conseguenza i condotti iniziano ad
avere dei spasmi per eliminarlo. Lo spasmo dei condotti biliari determina il dolore, che si
manifesta (in colica biliare) sulla parte destra, fianco destro in genere, monolaterale con
una irradiazione o verso il basso o verso l’alto, sotto scapolare o addirittura la spalla.
Quando diciamo colica s’intende un dolore di spasmo dei visceri; si può avere anche una
colica renale oltre che una colica biliare.
Nelle coliche il viscere spasma per cui il dolore si ha nel momento di contrazione, il dolore diminuisce quando abbiamo il rilassamento del viscere. Questi sono dolori molto acuti
che tendono ad aumentare – regredire, per poi aumentare – regredire e così via. Alla colica può essere associato il vomito, il gonfiore addominale.
Nel momento in cui la cistifellea viene tolta non succede nulla, in quanto la bile viene sempre prodotta; solo che la bile invece di essere immessa nell’intestino in modo preciso cioè
in fase digestiva, viene immessa continuamente. La mancanza della cistifellea rompe un
po’ una secrezione biliare adeguata; ma avremo invece una secrezione continua. È importante stare attenti all’utilizzo di alcune piante in quanto alcune tisane depurative tendono
ad accelerare lo svuotamento della cistifellea; tipo il boldo che è una pianta sudamericana. Questo stare attenti è importante in quanto se io ho dei calcolini, lo strizzare la cisti-
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fellea può determinare (cosa rara ma può succedere) un infarto della colecisti.
Una tisana depurativa può essere fatta facendo bollire un rametto di rosmarino per 10
minuti e bere poi l’acqua.
Tutte le piante amare stimolano la contrazione della cistifellea.
Quando parliamo di pancreatite si parla di patologie a carico del pancreas esocrino cioè la
parte del pancreas che produce gli enzimi digestivi; normalmente le patologie che colpiscono il pancreas esocrino sono patologie acute e da ricovero ospedaliero.
PATOLOGIE DELL’APPARATO UROGENITALE
RENE
Le glomerulo nefriti: infiammazione del glomerulo e del nefrone.
Il nefrone è una unità funzionale, vale a dire la più piccola parte dell’organo in grado di
svolgere completamente la funzione del Rene. (l’organo è formato da tutte queste unità
funzionali). I reni si comportano in maniera particolare, benché siano distinti in 2 organi,
si comportano come se fossero un unico organo.
Questo vuol dire che se un rene si ammala, e la malattia si instaura nel tempo, in modo
graduale e lentamente, l’altro rene tende ad accollarsi il lavoro di quello malato. Se i reni
si ammalano, la conseguenza più grave è la morte, non riuscendo più a svolgere l’azione
di emuntori, gradualmente le tossine si accumulano e avremo una situazione chiamata
UREMIA, in altre parole l’organismo è intossicato e quindi muore. Per quanto riguarda la
medicina tradizionale cinese, la funzione tipicamente emuntoriale del rene è attribuita più
alla vescica che al rene in sé. Secondo l’immagine che i cinesi ci forniscono è la vescica
che filtra, è quella che è coinvolta nella via delle acque, quindi è lei che elimina.
Per tanto in una glomerulonefrite dobbiamo considerare la vescica, anche se dal nostro
punto di vista non centri per nulla, in quanto per noi la vescica è un contenitore. Secondo
la medicina tradizionale cinese, la vescica lavora oltre che con il rene, anche con il polmone nella regolazione dei liquidi contenuti nel sangue facendo in modo di eliminare i liquidi
impuri. La vescica ha una funzione selettiva nei confronti dei liquidi dell’organismo, infatti riesce a distinguere tra i liquidi che possono ancora essere tenuti e quelli che devono
essere eliminati. Quando noi siamo di fronte ad una glomerulonefrite, siamo di fronte ad
un’infiammazione del nefrone che è composto da un glomerulo (è un gomitolo di capillari). Tutto questo ha la funzione di filtraggio. Se il glomerulo si infiamma,
(infiammazione=aumento di calore causato da una vaso dilatazione) avremo una vaso
dilatazione per cui, un aumento del flusso sanguigno, con aumento di calore in quel punto.
Perché abbiamo una vaso dilatazione?
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Normalmente si dice che il processo infiammatorio esordisce con un periodo brevissimo di
vasocostrizione dei vasi sanguigni a cui segue una vaso dilatazione. Questa vaso dilatazione è importante in quanto permette ai globuli bianchi di uscire, per poter difendere da un
eventuale nemico, quindi se ho una vasodilatazione a livello del glomerulo renale, cosa
succederà nella filtrazione tra l’arteriola del glomerulo renale e la capsula del Bowman? Ci
sarà un allargamento, in più avremo una diversità di pressione tra l’arteriola e la capsula
del Bowman con il risultato finale di una filtrazione della parte liquida del sangue, sostanze proteiche e globuli rossi. In questo caso avremo l’urina di una colorazione chiamata a
lavatura di carne, cioè un colore rossastro marroncino in quanto abbiamo una quantità
cospicua di globuli rossi.
Se abbiamo un glomerulo, infiammato oltre a perdere proteine e globuli rossi, avremo che
il meccanismo di filtrazione viene ad essere alterato. Nell’ambiente del glomerulo si viene
a creare un gioco di pressioni e in tal modo il liquido viene ad essere risucchiato; ma nel
momento in cui l’arteria è vasodilatata si perde questo gioco pressorio causando così un
minor filtraggio di liquido. Tutto questo, causa una minor quantità di urine e questo liquido non filtrato ristagnerà nei vasi sanguigni. Però essendo i vasi sanguigni già pieni, ecco
che questo liquido andrà a depositarsi negli spazi interstiziali delle zone periferiche come
gambe; formando quindi degli EDEMI DECLIVI.
L’edema è un infarcimento di liquido in un tessuto posto in basso. (declive=basso)
Chi soffre di glomerulonefrite, si sveglia alla mattina, con le palpebre gonfie, le borse sotto
gli occhi piene di acqua, le gambe gonfie, fa poca pipi, e non si sente molto bene.
Un altro problema che possiamo avere con il trattenimento di liquidi è un’iper tensione, in
quanto abbiamo un aumento del flusso. Questa iper tensione si manifesta all’improvviso.
Le cause che possono indurre ad una glomerulonefrite sono dette sistemiche (possono
verificarsi su tutti e 2 i reni) cioè generali. È più difficile che si possano manifestare su un
rene solo. Le cause di queste glomerulonefriti sono molteplici.
Possiamo avere glomerulonefriti settiche cioè causate da un microbo; questo può avvenire a causa di un infezione delle basse vie urinarie che risalga ai reni, provocando quindi
un’infezione batterica. Questo può succedere nel momento in cui abbiamo un calo delle
difese immunitarie e quindi potremmo passare da una classica cistite ad una pielo nefrite. È raro, però potremmo avere anche una tubercolosi renale dove il microbo della tubercolosi renale entra nel polmone e una volta che entra in circolo può andare a colonizzare
reni e ossa. Ci possono essere cause immunologiche, e precisamente, a causa di malattia
reumatica dove l’organismo crea anticorpi nei confronti dello streptococco ma, confondendosi crea anticorpi anche nei confronti del Sé, in quanto similari, che sono il connettivo
articolare, il connettivo delle valvole cardiache e il glomerulo. Nella malattia reumatica
quindi, possiamo avere anche una glomerulonefrite che però tende generalmente ad auto-
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risolversi. Poi abbiamo una vasta gamma di glomerulonefriti su base immunologiche dove
concettualmente, il problema è di un sistema immunitario che inizia a formare anticorpi
nei confronti del glomerulo infiammandolo. Queste glomerulonefriti hanno un andamento
variabile, in quanto alcune tendono ad auto risolversi altre tendono a cronicizzarsi, altre
tendono a peggiorare fino alla dialisi. Nei casi di problemi renali, la dieta sarà povera di
sodio, cioè senza sale e in più sarà calibrata la quota proteica.
A un’insufficienza renale con una probabile dialisi, si può arrivare attraverso il diabete. In
caso di diabete, le zone colpite sono le arterie, occhi, sistema nervoso periferico, sistema
immunitario. Le arterie, con l’aumento degli zuccheri nel sangue, si induriscono e vanno
incontro ad una IALINOSI cioè un processo di indurimento della parete che colpisce prima
di tutto i vasi arteriosi di piccolo calibro, quindi gli organi che soffriranno di più, saranno
quelli che basano la loro costituzione sui vasi arteriosi, per tanto rene, occhi, cervello.
Quando il rene soffre per questo motivo si parla di glomerulosclerosi diabetica. Abbiamo
un sclerotizzazione del glomerulo dei reni, quindi delle arteriole. Se le arteriole si sclerotizzano, tutta la funzione di filtro del glomerulo va a pallino.
In questo caso se noi andiamo ad analizzare le urine, non troviamo i globuli rossi e le proteine, in quanto, qui non abbiamo una vaso dilatazione, ma abbiamo una arteriola che
diventa dura e filtra di meno, in compenso troveremo un aumento di zuccheri. In questo
caso, visto che il rene non riesce ad urinare, abbiamo poca urina, una ipertensione e degli
edemi. Le varie patologie renali, portano, chi più chi meno, ad una insufficienza renale.
Ci possono essere condizioni acute improvvise che possono avere immediatamente bisogno della dialisi.
Si distinguono delle cause:
•
pre-renali
•
renali
•
post- renali
Cause pre-renali: fondamentalmente coinvolgono l’arteria renale; se tutto il rene è fatto
di piccole vene arteriose che formano i glomeruli, nel momento in cui abbiamo una sofferenza a monte dell’arteria renale, tutto il rene ne soffre. Di conseguenza avrò un’insufficienza renale legata ad un problema dell’arteria renale.
Quale potrebbe essere il problema dell’arteria renale?
Potremmo avere una PLACCA ATEROSCLEROTICA che provoca un restringimento con riduzione del flusso sanguigno, che va dall’arteria renale a tutto il rene.
Quindi avremo una sofferenza renale che non è solo sulla funzione, ma è anche una sofferenza di alimentazione, cioè le cellule renali non vengono alimentate. Se ho una arteriosclerosi media, dove il sangue riesce a passare, il rene, anche se non perfettamente, fun-
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ziona. Se io improvvisamente ho un trombo, che mi occlude l’arteria, avrò un infarto renale con dialisi immediata. Nel frattempo il trombo si scioglie e quindi c’è un recupero del
flusso di sangue e il rene continua, se non è stato profondamente danneggiato, a funzionare e quindi potrebbe essere sospesa la dialisi. Le cause renali che portano ad insufficienza renale, sono le glomerulonefriti, ovvero glomerulopatie, qui siamo di fronte, nella
maggior parte delle volte, a delle patologie che portano ad una insufficienza renale cronica. Poi abbiamo le cause post – renali che possono essere causate da una
PIELONEFRITE.(infiammazione dei calici). Se ho un’infezione diffusa che va a colpire il
parenchima renale, questo porta ad una insufficienza renale che all’inizio è acuta poi
potrebbe diventare cronica. Un altro causa post-renale, sono i calcoli che impedendo l’uscita dell’urina, questa tracima nel rene, causandone una lesione.
Anche qui è acuta ma può, se il danno è grave, diventare cronica. Quando ho una lesione
ad una cellula, ad un tessuto, ad un organo, la capacità di ripresa di quella cellula, di quel
tessuto e di quell’organo è in parte incalcolabile, è difficile stabilire come sarà il recupero.
Nelle cause post-renali, ci possono essere le calcolosi e le cistiti. Le calcolosi sono la formazione di calcoli a livello delle vie urinarie. I calcoli si possono formare ovunque; possiamo avere calcoli a livello del rene, calcoli a livello dell’uretere, calcoli a livello della vescica e calcoli a livello dell’uretra.
La formazione di calcoli è sempre quella della soluzione sovra satura; se nelle urine abbiamo una quantità di componenti inorganici, soprattutto sali minerali, questi precipitano e
man mano diventano dei sassolini, che poi possono spostarsi a causa del flusso dell’urina.
E’ più facile che si formi un calcolo all’interno del bacinetto renale,dove c’è abbiamo un
maggior afflusso di urina con una maggiore concentrazione di materiale inorganico che
può precipitare. Oltre ad una urina sovrasatura di alcuni costituenti, ci possono essere
anche delle infezioni recidivanti che in qualche modo modificano un po’ il terreno favorendo la precipitazione di questi materiali inorganici. Se il calcolo si forma nel bacinetto renale, può poi, tramite il flusso dell’urina, spostarsi in uretere che avendo la parete di tipo
muscolare, si contrarrà per espellere il calcolo ed ecco che inizierà la colica renale.
La colica renale, nella maggior parte dei casi, si manifesta in sede monolaterale, (dove c’è
il calcolo ho dolore) colpendo la zona della fossilliaca, zona addominale con una irradiazione posteriore anche verso l’arto inferiore.
Può essere associata a vomito, a nausea e talvolta può essere complicata cioè il dolore può
diffondersi anche a tutto l’addome e in questo caso non si capisce più cosa possa essere.
Se abbiamo un calcolo, ci sono delle evidenze che ci aiutano a capire; se abbiamo un calcolo grosso che si impenna nell’uretere, questo sfrega contro la parete dell’uretere provocando sangue nelle urine. Più il sangue è rosso e più il calcolo è basso, alcune volte il calcolo tende a frantumarsi e quindi nelle urine troveremo dei pezzetti di calcolo, tipo sab-
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biolina. Molte volte non si forma un vero e proprio calcolo, ma si forma direttamente della
sabbiolina chiamata renella. Comunque anche questa renella produce gli stessi sintomi di
un calcolo, con coliche e sangue rosso nelle urine.
Se il calcolo si forma in vescica, non avrò evidenza del calcolo fino a quando questo non
entra in uretra, provocando quindi un dolore basso che si può diramare anche bilateralmente al bacino. Nel momento in cui ho un calcolo in uretra, avrò grande difficoltà ad urinare. Talvolta ci possono essere dei calcoli che ostruiscono la fuori uscita dell’urina.
La persona che ha i calcoli è in primis predisposta a questo, poi ci possono anche essere
dei fattori favorenti di tipo alimentare, come, l’utilizzo di acqua molto dura, oppure cibi
molto proteici. Se il soggetto è predisposto a formare calcoli, deve stare attento alla sua
alimentazione, e in questi casi è importante assumere parecchia acqua oligominerale. A
chi tende ad essere soggetto a formare calcoli, gli si dice di basificare le urine, perché
modificando il PH delle urine, si rallenta la formazione del calcolo. Un’altra terapia è mettere il paziente in una vasca piena d’acqua per bombardare i calcoli con ultrasuoni. Il grosso problema dei calcoli, cosa comunque rara, è quando abbiamo i calcoli detti a stampo,
dove diventa un problema per il tessuto renale.
Questo perché un calcolo a stampo è una deposizione di materiale inorganico via via nel
tempo, che non si costituisce come un vero e proprio sasso, ma va a depositarsi nel tessuto renale formando un vero e proprio stampo. Questo non dà segno di presenza se non
quanto si è formato,e può dare delle coliche, ma la cosa più grave è che va ad eroder il
tessuto renale danneggiando in modo irreperibile il rene. La formazione di calcoli, può
essere favorita dalla presenza di cistiti, infezioni; e anche la formazione di calcoli favorisce le infezioni, è come il cane che si morde la coda. Questo perché, se abbiamo un calcolo che causa un ristagno di urina in vescica, in soggetti predisposti, questo potrà favorire un’infezione. Queste infezioni sono prodotte da germi che il più delle volte vengono
dall’intestino.
Quindi se abbiamo delle alterazioni dette Disbiosi intestinali, cioè delle alterazioni delle
flore batteriche, può succedere che alcuni germi intestinali vadano a collocarsi in vescica
dando origine ad una infezione. Come si manifesta una cistite? Si ha un continuo stimolo
ad urinare e quando si fa la pipì brucia. L’urina diventa di un colore quasi arancione ed è
male odorante.
Quando la cistite diventa ancora più acuta, può diventare emorragica. Queste quindi sono
le cistiti batteriche. Possiamo avere anche cistiti a-batteriche che danno gli stessi sintomi,
ma nel momento in cui faccio le analisi non troverò nessun germe. Queste possono essere provocate da micro traumi; possiamo avere anche cistiti da freddo causate proprio dal
freddo. Secondo la medicina tradizionale cinese, c’è una spiegazione e precisamente: l’ingresso perverso di freddo perverso incontra subito il Tai Yang che è il meridiano più ester-
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no che è composto anche dal meridiano di vescica, danno quindi origine a questo disturbo. Ci sono poi queste cistiti dette croniche, dove non ho la manifestazione super acuta,
ma alcune volte ho solo dei disturbi; queste cistiti si presentano in maniera recidivante e
per le donne possono essere in periodo pre o post mestruale.
La malva va bene per aumentare la massa fecale e da anche una azione lenitiva. Bere
acqua che si ottiene facendo sciogliere l’argilla (verde ventilata). Mettere un cucchiaino,
che deve essere di legno, di argilla in un bicchiere d’acqua, mescolare e lasciare riposare
tutta la notte e poi bere solo l’acqua.
POLLACHIURIA= desiderio continuo di andare ad urinare.
DISURIA= difficoltà ad urinare.
Nella medicina tradizionale cinese, quanto abbiamo un’infezione delle vie urinarie, c’è un
problema classico di vescica. Le litiasi urinaria sono considerate da alcuni autori, un eccesso di fuoco nella loggia renale. Un fuoco perverso, patogeno che va ad inserirsi in una loggia di acqua e che fa evaporare l’urina facendola diventare di pietra.
PATOLOGIE DELL’APPARATO GENITALE
GONORREA: (malattia sessualmente trasmessa) la gonorrea (scolo) è provocata da un
batterio che è particolarmente virulento. Nel maschio una volta contratta l’infezione si
hanno dei sintomi preliminari che sono la perdita (in genere la mattina) di gocce di liquido, siero dal pene. La donna può avere dei fastidi a-specifici quali piccole perdite, rossori,
bruciori (sintomi che possono far pensare ad una vaginite batterica qualsiasi). Il problema è che sul lungo periodo la gonorrea non rimane lì; il primo problema che da, è una
uretrite quindi inizia a colonizzare le vie urinarie. Ci sono poi anche delle localizzazioni
anche extra genitali con artriti.
SIFILIDE: è più grave della gonorrea. La storia naturale della sifilide può arrivare anche
fino ai 30 anni. Può dare le sue ultime manifestazioni dopo 30 anni dalla contrazione dell’infezione; e le ultime manifestazioni sono a livello del sistema nervoso centrale. Nella sifilide, abbiamo una prima fase di infezione, sempre a livello genitale, che spesso passa
inosservata. Si forma una piccola ulceretta in loco e se non si forma su una parte visibile,
non ci si accorge di aver contratto la sifilide. (sia per uomo che per donna). Questa ulceretta è auto-guarente, può scomparire anche dopo 2 giorni. Questo è il primo stadio.
Il secondo stadio è una esplosione cutanea tipo malattia ESANTEMATICA, anche questo
può essere non così evidente da dover effettuare un approfondimento e anche questo guarisce. Possono passare anni e si presenta il terzo stadio che riguarda il sistema nervoso
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centrale dove è arrivato il Treponema che inizia a formare delle gomme. Sono delle lesioni a livello del sistema nervoso centrale con distruzione del tessuto e a seconda delle varie
gomme, si hanno manifestazioni neurologiche diversificate.
Una manifestazione abbastanza frequente è la TABE DORSALE, dove le gomme si formano nel midollo spinale del cervelletto con disturbi alla deambulazione. Se le gomme poi
vanno ad occupare zone COGNITIVE si ha quella che viene chiamata una pazzia sifilitica.
Comunque queste sono le 3 fasi, non è detto che si presentino tutte e 3, perché si potrebbe fermare prima. La cura è la somministrazione di antibiotici mirati.
Se la donna ha la sifilide, può trasmetterla al bambino che può essere curato, ma alla
nascita può presentare una dermatite. Nella medicina tradizionale cinese, si dice che tutto
quello che succede nel basso è di pertinenza del rene, anche quello che succede nel basso
bacino. Comunque non vi è una diretta associazione, infatti, gli organi genitali non necessariamente sono legati al rene, lo sono nella misura in cui sono depositari dell’energia
ancestrale in senso riproduttivo, che comunque non sono ad appannaggio esclusivo del
rene. Es: i genitali maschili hanno anche una compartecipazione da parte del fegato, in
quanto il meridiano di fegato circonda i genitali esterni maschili, la femmina ha una certa
relazione con il meridiano di milza e in parte di stomaco; però in senso generale vi è anche
un interesse del rene.
In caso di vaginiti è importante non utilizzare mai detergenti aggressivi, in quanto un
detergente eccessivamente aggressivo debilita anche le flore batteriche locali. Per quanto
riguarda l’apparato genitale, esistono poi dei problemi che non colpiscono gli organi sessuali, ma colpiscono le strutture riproduttive; per cui ovaie e utero. Gli squilibri del ciclo
mestruale sono inseriti nell’apparato endocrino a più livelli, infatti le ovaie sono inserite nel
processo di feed back che coinvolge l’ipofisi e ipotalamo. Quando siamo di fronte ad uno
squilibrio del ciclo mestruale da alterazione ormonale, siamo di fronte ad un campo abbastanza complesso in quanto le patologie di alterazione possono essere di tipo ovarico o ipofisario o ipotalamico. Ci sono poi squilibri mestruali più sfumati che non necessariamente
trovano una causa patologica dimostrabile. Es: un ciclo mestruale che può essere una
volta ogni 23 gg, una volta ogni 30 gg, una volta di 35 gg.etc, questa situazione non ha
un riscontro effettivo sui dosaggi ormonali che si fanno; oppure non sono dosabili a causa
probabilmente di un anomalo rapporto tra progesterone ed estrogeni che rimane all’interno della normalità per quanto riguarda la quantità, ma che può dare origine ad una perdita di ritmo di quella persona. Fra gli squilibri endocrini, una delle evidenze maggiori è
che ci siano delle alterazioni del ciclo mestruale dove gli ormoni ipotalamici e ovarici sono
corretti, ma c’è la prolattina sballata, quindi abbiamo la IPERPROLATINEMIA.
Sembra che anche piccole variazioni di prolattina, (ormone che serve anche per produrre
latte) possono portare all’alterazione di estrogeni e progesterone con conseguente altera-
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zione del ciclo mestruale. Gli squilibri della prolattina possono essere legati a tumori benigni dell’ipofisi (come cisti iper secernenti). Anche squilibri tiroidei possono causare problematiche a livello ovarico. In caso di ipotiroidismo possiamo avere una AMENORREA (mancanza di mestruazioni). Le amenorree si dicono secondarie quando compaiono dopo il
menarca (prima mestruazione). Si parla di amenorrea primaria quando non ho avuto
neanche il menarca.
OVAIO MICROPOLICISTICO
Nell’ovaio micropolicistico, abbiamo le ovaie che tendono ad essere un po’ più grandi di
volume e bozzolute, in quanto presentano queste micro cisti. Queste donne avranno delle
alterazioni mestruali tipo un ciclo lungo con delle amenorree secondarie.
CISTI OVARICHE
Un primo gruppo di cisti sono: INCISTAMENTO DI UN FOLLICOLO. Il follicolo è costituito
dall’ovulo immaturo circondato da una guaina di cellula che nella prima fase del ciclo produce estrogeni con maturazione del follicolo, poi nella seconda fase del ciclo, il follicolo si
rompe e viene immesso l’ovulo maturo in utero e da quel follicolo residuo si forma il corpo
luteo che forma progesterone. Quindi io posso avere un incistamento del follicolo, cioè il
follicolo inizia ad ingrandirsi in maniera anomala, a riempirsi magari di liquido; posso avere
anche delle cisti LUTEINICHE, cioè le cisti che si formano nel corpo luteo. Il perché si formano non si sa, il problema è che possono diventare eccessivamente grandi distruggendo
parte dell’ovaio. Oppure se sono a contenuto liquido possono anche scoppiare provocando una peritonite.
ENDOMETRIOSI
L’endometriosi è la presenza di endometrio, ovvero tessuto della mucosa uterina, quella
che viene chiamata la decidua, che si sfalda durante la mestruazione, al di fuori dell’utero incistandosi. Quindi possiamo avere cisti dell’endometrio sull’ovaio, sparse ovunque.
Le cause che provocano questa entometriosi non si conoscono, le ipotesi sono molte, per
esempio si dice che possono essere frammenti di endometrio che si sono dislocati durante la crescita endouterina; altri dicono che possa essere legata a fluttuazioni anomale
ormonali. Il problema dell’endometriosi è che l’endometrio anche fuori dall’utero reagisce
ai messaggi ormonali, quindi agli estrogeni e al progesterone, come l’endometrio in utero.
Quindi anche quello fuori si gonfia, si ipertrofizza e quando arriva alla fase finale della
mestruazione si sfalda; e quindi gradualmente si formano questi ammassi di tessuto in
parte vitale e in parte necrotico.
Pur non essendo un cancro, l’endometriosi ha la stessa capacità invasiva del cancro. Le
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cisti dell’endometriosi spesso sono piene di sangue. La terapia medica è quella di dare la
pillola, che ha risultati alterni; si può adottare la risoluzione di mettere la donna in menopausa farmacologica, oppure alla fine si fa intervento chirurgico. L’endometriosi può causare un aumento del dolore mestruale, questo perché se l’endometriosi è fuori dell’utero
durante il ciclo si ipertrofizza, provoca localmente fattori di compressione e quindi può
peggiorare un dolore mestruale già esistente. Il dolore mestruale chiamato DISMENORREA, è una cosa a cui nessuno sa dare una spiegazione; un minimo di dolore è fisiologico
in quanto l’utero per espellere l’endometrio si deve contrarre; però se questo dolore diventa un fatto sistemico non si riesce a darne una spiegazione.
Per la medicina tradizionale cinese, la dismenorrea è un fatto fisiologico perché dove c’è
stato un grosso accumulo di Yin, e l’ovulo è in assoluto una delle cellule più Yin che noi
abbiamo, ci deve essere un richiamo corrispettivo di fuoco Yang che brucia facendo venire l’emorragia, che muove facendo venire il dolore. Si chiama fibroma o mioma o fibromioma, un ingrossamento di forma normalmente sferoidale di alcune parti della parete
uterina. Si dice che i fibromi siamo fatti essenzialmente di tessuto connettivo; i miomi che
siamo fatti di tessuto essenzialmente muscolare e che i fibromiomi siano fatti di tessuto
vario. Questi sono frequenti nel mondo femminile, sia in età giovane che in età matura.
La causa di fibromi non è ben chiara, qualcuno sostiene che siano legati ad una maggiore
sensibilità del tessuto uterino al tasso ormonale che provoca questa reazione.
Il fibroma diventa comunque un problema nel momento in cui si ingrossa molto o sia in
una certa posizione. I fibromi possono essere all’interno della cavità uterina o all’esterno;
oppure nel contesto della parete oppure nella cavità peduncolati. Se un fibroma diventa
molto grosso può esercitare, sia quando lo troviamo nel contesto della parete o quando
sia all’esterno, compressione sugli organi vicini, che possono essere vescica, intestino…
dipende da dove si trova. Se invece fosse situato all’interno della cavità, può determinare fatti erosivi a carico della mucosa e quindi dare o mestruazioni particolarmente abbondanti oppure perdite intermestruali oppure può essere silente. Nella donna in età ancora
fertile può presentare un problema, in quanto se la donna rimane gravida, la presenza di
un fibroma di una certa grandezza, può causare un distacco di placenta.
I fibromi tendono poi a restringersi, ad arretrarsi in menopausa, perché visto che sembra
che siano legati alla fluttuazione ormonale, in menopausa abbiamo meno estrogeni e
meno progesterone e quindi i fibromi tendono a regredire. Quando l’utero è particolarmente mal concio, è consigliabile intervenire chirurgicamente per asportarlo, in quanto se ci
sono più fibromi, o comunque una situazione alquanto avanzata, il fibroma può causare
fatti ischemici sulla mucosa, cioè può comprimerla a tal punto di impedire l’afflusso di sangue. Si chiama invece utero fibromatoso, un utero che non ha dei fibromi veri e propri,
ben strutturati, ma è un utero le cui pareti tendono a diventare tutte ispessite e più dure.
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Un altro problema che può presentarsi a carico della mucosa della cervice, cioè del collo
uterino, che protude nel canale vaginale, è la cosiddetta Metaplasia o Vescichetta del collo
dell’utero o piaghetta.
Quindi il collo dell’utero si impianta sul canale vaginale e la parte mucosa protude nel
canale; questa parte viene chiamata il muso di tinca. Essendo questa mucosa una mucosa più esterna è una mucosa che ha maggiori contatti con ciò che è esterno (prima di tutto
con il pene); rimanendo così più soggetta a fattori irritativi. I tessuti reagiscono rispetto a
fattori irritativi a cui sono sottoposti, spesso modificandosi. Si è visto che la mucosa uterina, cioè l’endometrio, può in alcune aree del muso di tinca, cambiare costituzione.
La mucosa uterina è una mucosa fatta da cellule alte, cilindriche; invece la mucosa del
canale vaginale è costituita da cellule piatte. Nella mucosa uterina, si formano delle aree
più o meno vaste dove le cellule da cilindriche diventano piatte, quindi cambiano e diventano mucosa del canale vaginale, diventano cellule squamose perdono le loro caratteristiche tipiche. Queste macchie, più o meno diffuse, vengono chiamate metaplasie o più
comunemente piaghette. La metaplasma non è una lesione pericolosa; però può succedere che come è avvenuto un primo cambiamento possa avvenire un ulteriore cambiamento, cioè le cellule che sono cambiate, che comunque sono cellule sane ma diverse, possano perdere le caratteristiche fisiologiche iniziando a diventare delle cellule meno sane, ma
non ancora del tutto degenerate. Questa successiva fase si chiama displasia ed è una precancerosi. La displasia può essere di grado variabile che può andare da 1 a 4; quindi a
seconda della perdita di caratteristiche fisiologiche si stabiliscono dei livelli. Dalla displasia
si potrebbe passare ad una neoplasia, con una perdita totale di fisiologicità, ad una indifferenziazione delle cellule; e quindi ci troviamo di fronte ad un vero e proprio carcinoma
(cancro). Sembra che nelle displasie sia abbastanza facile trovare anche, all’interno delle
cellule, la presenza di questo Papilloma virus, che non dà lesioni, la presenza di questo
virus facilita il passaggio da una displasia ad una neoplasia. Comunque non tutti i papilloma virus sono associati a neoplasia; ovvero solo alcuni tipi di papilloma virus sono stati
trovati in lesioni neoplastiche.
Se abbiamo una neoplasia nel collo dell’utero si interviene chirurgicamente facendo una
conizzazione cioè si toglie solo il collo dell’utero mantenendo l’utero.
LE MAMMELLE
La mammella, come l’endometrio, è un organo che è fatto di un tessuto che prolifera velocemente sotto l’influsso di estrogeni e progesterone. Siccome il cancro è una deviazione,
in quanto si formano un gruppo di cellule ammalate, anomale, che iniziano a proliferare,
tanto più un tessuto è un tessuto che iperprolifica, maggiore è la possibilità di avere più
cellule anomale. Le mammelle possono essere colpite da quelle che sono chiamate i FIBRO
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ADENOMI. Questo vuol dire avere una mammella fibromatosa, cioè una mammella incistata; è una patologia quasi parafisiologica in quanto molte donne con l’avanzare dell’età
si ritrovano ad avere una mammella con queste piccole cisti. Questo perché,essendo un
tessuto che tutti i mesi è sollecitato dagli estrogeni,è più propenso alla formazione di piccole cisti.
PATOLOGIE ORGANI GENITALI MASCHILI
Una condizione che può rendere i testicoli infertili, addirittura sterili, quindi incapaci di produrre spermatozoi, è quella che è chiamata la RITENZIONE TESTICOLARE. I testicoli si formano in addome ed entro il primo anno di vita scendono nello scroto. Nel primo anno di
vita possono fare anche un po’ avanti e indietro cioè risalgono in addome poi ridiscendono e così via. La ritenzione in addome è pericolosa per l’alta temperatura, infatti i testicoli devono stare a 34°.
Se i testicoli non scendono vuol dire che, possono avere un funicolo corto e quindi un problema anatomico dove il funicolo spermatico tende a non essere sufficientemente lungo,
e quindi trattiene il testicolo in addome. Un altro problema che può colpire il testicolo, per
quanto abbastanza raro, è il tumore maligno. Il testicolo può soffrire per una condizione
extra testicolare che è quella del VARICOCELE. Il varicocele è una formazione vascolare
che si vasodilata e può sul lungo periodo o scaldare eccessivamente il testicolo (perché in
caso di vasodilatazione abbiamo un afflusso maggiore di sangue) oppure erodere la massa
testicolare.
Le diramazioni dei vasi della teca spermatica che tendono a vasodilatarsi,creano così un
processo infiammatorio extra testicolare. La causa di questo, sembra che sia una conformazione anatomica; in quanto la vena testicolare per diramarsi fa una sorta di angolatura, e a sinistra questo angolo è piuttosto strettino, e quando questo sia eccessivamente
strettino vi è un impedimento al flusso sanguigno e come reazione,a valle, abbiamo una
vasodilatazione.
La terapia, in caso di varicoceli con infiammazione intensa, è quella chirurgica. Nel tempo
comunque quel varicocele può indurre il testicolo ad essere meno abile a produrre spermatozoi, i quali saranno meno attivi, più lenti, malformati, etc.
Un problema del mondo maschile è l’ipertrofia prostatica. La prostata è una ghiandola che
circonda l’uretra alla base della vescica e che produce una parte del liquido spermatico
molto ricco di fruttosio che serve come riserva energetica agli spermatozoi una volta liberati nel canale vaginale. La prostata, sembra che con l’andare del tempo diventi più sensibile al tasso ormonale, (ormoni sessuali maschili) ipertrofizzandosi, ingrandendosi e
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indurendosi. (tipo come i fibromi uterini). L’ipertrofia prostatica è un problema dell’età
matura o senile. Si parla anche di ADENOMA PROSTATICO ovvero di ingrossamento parziale della prostata. Il problema è che anatomicamente, essendo così vicino alla vescica,
ingrossandosi una parte della prostata,può protudere, ovvero pigiare sulle pareti vescicali ostruendo il meato iterale interno.
Quindi i sintomi sono quelli di un soggetto che fa fatica ad urinare. Una delle cose più frequenti è il fatto che il getto perda di intensità. Inoltre non riuscendo a liberare completamente la vescica, ci può essere un ristagno di urina nella vescica che tende a dare continuamente lo stimolo alla minzione. Inoltre i ristagni di urina potrebbero favorire le infezioni. Comunque questo è un quadro che si presenta gradualmente nel tempo.
In caso di una situazione alquanto insostenibile, si interviene chirurgicamente, e si tenta
di fare una RESEZIONE PARZIALE. La resezione totale della prostata è un intervento complesso proprio per la sua posizione anatomica, in quanto si andrebbe anche a ledere dei
nervi causando quindi l’impotenza,e se le connessioni nervose sono state recise si può
avere anche incontinenza. Un problema più grave è il cancro prostatico, e in questo caso
sarà necessario l’intervento chirurgico.
PATOLOGIE DELLA PELLE
•
Dermatosi croniche
•
Dermatosi infettive
•
Dermatosi allergiche
•
Acne giovanile che può diventare acne in età matura
DERMATOSI CRONICHE:
•
Psoriasi
•
Dermatiti eczematose
Psoriasi: la psoriasi dal punto di vista della lesione è molto specifica, caratteristica. Infatti
lo psoriasi presenta un aumento dello stato corneo in alcune zone del mantello cutaneo
circondato da un orletto eritematoso (cioè di una coloritura rossastra). La psoriasi può colpire tutto il mantello cutaneo, anche se le sedi preferenziali sono gomiti e ginocchia;
risparmia sempre il viso. Nei casi più gravi può colpire tutto il mantello cutaneo, e qui possiamo avere delle reazioni linfonodali. Non si sa perché venga, si parla di autoimmunità.
Nella psoriasi il turn over delle cellule epiteliali, che normalmente è di 28 gg, è molto accelerato da diventare di 4 gg, causando quindi un addensamento a livello degli strati super-
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ficiali, di queste cellule cheratinizzate.
Queste cellule poi desquamano, cadono e sotto rimane una zona ben definita rossastra, di
tipo eritematoso che indica un processo infiammatorio correlato. La psoriasi da l’idea di
una grande corazza. La psoriasi può essere anche GUTTATA, (da goccia) dove le lesioni
possono essere più piccole e diffuse. La psoriasi può colpire anche tutte le unghie, ispessendole e distruggendole facendole cadere. Talvolta si confonde la psoriasi con la micosi
delle unghie, si fanno delle biopsie per stabilire se è psoriasi o micosi (fungo). La sola terapia è il cortisone che risolve solo in parte il problema.
È da notare che assumendo cortisone, in qualsiasi caso, posso stare meglio, nel momento in cui lo sospendo, posso avere un peggioramento del quadro, questo di chiama effetto REBAUND legato agli effetti cortisonici. Inoltre l’uso di cortisonici locali, sul lungo periodo, è dannoso alla cute stessa, il derma e l’epidermide si assottigliano diventando come
carta pecorina, peggiorando così la situazione. Un’altra cosa che si fa, ma che non può
essere fatta continuamente, sono gli impacchi di catrame, altri vengono anche sottoposti
ai raggi ultra violetti. Il catrame dà dei risultati, però, questo non è possibile farlo frequentemente, in quanto il catrame è tossico.
Dermatiti eczematose: quando si parla di eczema non si parla di una malattia ma si
parla di una lesione cutanea. Eczema è una lesione cutanea con caratteristiche ben precise, ma non indica né una patologia specifica né la causa della patologia. Normalmente l’eczema è accompagnata da una parola che la specifica. Si può avere l’eczema allergico che
è legato ad un processo da allergia, si può avere un eczema da contatti irritanti che è legato alla presenza di sostanze chimiche, si può avere l’eczema atopico. Quando si parla di
eczema si intende una lesione cutanea che presenta 3 stadi.
-
stadio iniziale caratterizzato da un leggero arrossamento della cute su cui compa-
iono delle minuscole vescicolette
-
secondo stadio, quando queste vescicolette tendono a rompersi rendendo la pelle
leggermente umidità
-
terzo stadio molto più lungo nel tempo, è la fase desquamante con secchezza cuta-
nea (cute leggermente rosata, secca e anche fissurata).
Le cause conosciute che possono portare ad una eczema sono: processi allergici, processi irritativi da contatto e gruppo di cause non conosciute (eczema da umido, eczema da
stress, eczema che viene cambiando clima). Il processo allergico a livello cutaneo può dare
origine a 2 manifestazioni; o ad una manifestazione eczematosa o ad una manifestazione
orticariosa. Come mai una cosa da l’orticaria e invece un’altra da l’eczema?
E’ più facile avere un’eczema quando ho un contatto con una sostanza di cui sono aller-
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gica oppure una sostanza inalata. È più facile avere l’orticaria se io mangio qualcosa a cui
sono allergico, (tipo
l’orticaria da fragole). Però questo non è sempre vero, perché io
posso avere un’orticaria causata da contatto di sostanze a cui sono allergica. In ogni caso
sia per quanto riguarda l’eczema allergico che l’orticaria si riconosce una produzione del
sistema immunitario di IGE. Le sostanze che possono provocare allergie solo molteplici
tipo: coloranti, farmaci, metalli. Nell’ambito delle dermatiti eczematose allergiche rientra
quella che viene chiamata ECZEMA ATOPICO.
L’eczema atopico è un’eczema molto pruriginoso, in genere le zone colpite sono le palpebre, gli incavi dei gomiti e cavo popliteo; però può diffondersi a tutto il mondo cutaneo,
anche ai genitali. Questo è più facile da trovare nei bambini. Si dice che l’eczema atopico
compaia in soggetti che abbiano propensione a sviluppare altri tipi di allergie tra cui anche
quelle respiratorie. Questo eczema atopico è particolarmente pruriginoso. Poi gli eczemi
da contatto irritante sono degli eczemi non allergici (sotto non c’è un meccanismo allergico), ma sono eczemi legati al contatto cutaneo con sostanze chimiche che possono irritare. Normalmente gli eczemi da contatto irritante sono localizzati dove è avvenuto il contatto con quella sostanza e poi possono diffondersi. Questi sono anche detti eczemi professionali, infatti possono colpire i parrucchieri, i tipografi le casalinghe.
Un problema degli eczemi sia allergici che da contatto irritante è che poi dopo le condizioni tendono ad amplificarsi.
Es: sono allergica a X poi tendo ad essere allergica anche a Y, poi a Z…
Questo anche per gli eczemi da contatto irritante, es: se uso una sostanza tipo l’ammoniaca che mi crea un eczema alla pelle, quando utilizzo altre sostanze irritanti la pelle già
danneggiata,iper reagisce anche alle altre sostanze.
ECZEMA DISIDROSI
La disidrosi è un eczema di origine sconosciuta che può comparire soprattutto sulle mani,
con lesioni molto piccole, limitate, ma moltissimo moltissimo pruriginose. Questa è favorita nel caldo umido oppure da grande stanchezza; compare soprattutto su avambracci,
mani, gambe e piedi. La sudamina invece è una reazione dalla pelle rispetto alla grande
umidità, assomiglia ad una eczema che rimane in fase iniziale e si sviluppa nelle zone di
maggior sudorazione della persona quali torace, ascelle, braccia.Tra le dermatosi, quindi
tra le malattie croniche recidivanti, una abbastanza frequente è la dermatite seborroica
che nei lattanti viene chiamata crosta lattea. Nei lattanti sembra proprio che sia legata allo
smaltimento di estrogeni materni (entro il 6° mese tende a regredire). Mentre negli adulti ha un’origine non conosciuta.
La dermatite seborroica si presenta nelle zone tipicamente seborroiche quindi volto e precisamente nella zona medio frontale, (naso, mento, arcata sopraccigliare) e medio torace
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davanti e dietro. Può colpire anche il cuoio capelluto ed è una lesione cronica recidivante
ed è molto fastidiosa soprattutto quando colpisce il cuoio capelluto. A livello del cuoio
capelluto si manifesta anche come una leggera forfora pruriginosa ma sebacea, il capello
diventa grasso. Ha dei momenti recidivanti, possono farla peggiorare la stanchezza, il
cambio di stagione o l’umidità. È una dermatite con una pelle che tende ad essere leggermente eritematosa e sopra compaiono delle squame cornee, giallastre unte. È molto probabile che possono entrarci equilibri ormonali, ad esempio la possiamo trovare in una
donna con un ovario micro policistico.
ORTICARIA
L’orticaria è una dermatosi.
(ite= è un suffisso che da indicazioni di una infiammazione)
(osi= è un suffisso che da indicazioni di una patologia cronica e recidivante dove il processo infiammatorio non è la prima manifestazione.
In quasi tutte le manifestazioni cutanee una ite c’è; in quasi tutte le manifestazioni cutanee anche croniche recidivanti un processo infiammatorio c’è di base, però non è quello
predominante.) L’orticaria è quella tipica che ci si procura con l’ortica. Quando l’orticaria è
molto intensa, la cute è in rilievo, la zona centrale tende ad essere più pallida e sbiadita e
tutto intorno abbiamo un grosso orletto arrossato. L’orticaria è molto pruriginosa.
Normalmente quando viene l’orticaria è difficile che occupi una piccola zona, ma occupa
una vasta zona cutanea; e ha la caratteristica di comparire per qualche ora per poi scemare e per poi ricomparire.
L’orticaria può essere provocata o da una reazione allergica, normalmente da qualcosa che
si è ingerito; infatti è più facile avere l’orticaria da farmaci che una dermatite eczematosa
allergica da farmaci; tipica è l’orticaria da aspirina da acido acetilsalicidico. Il problema che
provoca una orticaria massiccia è che colpisce la mucosa delle vie respiratorie con quello
che viene chiamato un EDEMA DELLA GLOTTIDE che impedisce la respirazione (più facile
in caso di orticaria da farmaci). C’è poi un’altra classe di orticarie sempre a base immunologia, cioè dove agisce il sistema immunitario, che non sono allergiche. Poi ci sono quelle
orticarie sconosciute, evocate da fattori vari. In questo gruppo può rientrare l’orticaria
acquagenica che è scatenata con il contatto dell’acqua. Per quanto riguarda quella da pressione, è possibile per alcuni soggetti averla a causa della sola pressione degli indumenti
sulla cute tipo la spallina del reggiseno, elastico delle calze o degli slip.
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MALATTIE INFETTIVE
•
Malattie virali
I virus più frequenti a livello cutaneo sono, gli HERPES VIRUS che sono:
•
Simplex
•
zoster
Il simplex è quello che da la febbre alle labbra, che colpisce le mucose orali e nasali; e nell’ambito dei simplex c’è anche quello genitale che dà le stesse manifestazioni di quelle
della mucosa orale. Questo virus può essere preso dall’esterno; per quello orale possono
essere delle gocce di saliva, da contatto usando lo stesso bicchiere. Il primo contatto del
simplex non dà origine alla classica lesione cutanea, ma si manifesta con sintomi di disturbo alla faringe cioè mal di gola, febbre, gli herpes simplex hanno la caratteristica che una
volta penetrati nell’organismo tendono a rimanerci in fase di latenza per poi rimanifestarsi in condizioni favorevoli. Il genitale si contrae per rapporto sessuale. Nelle fasi di latenza non danno evidenza di sé, nelle fasi successive recidivanti, danno poi solo manifestazioni sulla mucosa e cutanee (non c’è manifestazione faringea).
La lesione esordisce prima con arrossamento e poi con successiva comparsa delle vescicole a contenuto sieroematico (torbido); queste poi si rompono e rimane la lesione crostosa. La durata della lesione e l’estensione della lesione, dipende da quanto il sistema immunitario sia in grado di arginare il virus. Il virus ritorna per altro con le sue manifestazioni
cutanee e mucose nel momento in cui il sistema immunitario sia occupato in altro o abbia
abbassato un po’ la guardia(è tipico avere l’erpes subito dopo una malattia infettiva).
Alcune donne possono avere l’erpes CATAMENIALE, cioè l’erpes precedente la mestruazione, questo perché gli ormoni sessuali femminili sono immuno-deprimenti per alcune linee
linfocitarie; gli estrogeni e il progesterone riducono l’azione dei linfociti di tipo T, mentre i
linfociti B sono in forma e producono anticorpi. Questo perché i linfociti sono quelli che
potrebbero in caso di gravidanza, se attivi, fare espellere il feto come corpo estraneo.
Poichè sono anche i linfociti T a lavorare nei confronti del virus, quando la donna è in quella fase di attività estroprogestinica il virus, con i linfociti tenuti a bada, si rinforza. Per
combattere questo virus, si usano degli antivirali sia per bocca sia locali.
I farmaci antivirali non sono farmaci mirati al virus che è un organismo troppo semplice
che va ad installarsi nelle cellule, per tanto è impossibile andare contro il virus, ma si va
contro le cellule; questi farmaci si chiamano CITOTOSSICI. Questi farmaci provocano la
necrosi cellulare. Esistono degli anti virali locali, ed è importante usarli fin tanto che c’è la
bolla. Quando la bolla scoppia abbiamo la lesione ulcerativa, quindi la cute è ulcerata e poi
c’è la lesione crostosa, in questo caso è dannoso mettere il farmaco antivirale, questo per-
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ché essendo un citotossico, distruggerebbe le cellule che in quel momento tentano di ricostruirsi. Un po’ più impegnativo è lo ZOSTER, che è quello che provoca il fuoco di
Sant’Antonio. La natura dello zoster è controversa, infatti si sostiene che il virus dello
zoster sia in realtà il virus della varicella. L’ipotesi è che dopo la varicella, il virus rimanga
latente nell’organismo, fino a quando l’organismo verrà a trovarsi in una situazione dove
sarà poco efficace a difendersi e in questa occasione il virus si ripresenta sottoforma di
lesione cutanea e del nervo sensitivo periferico.
Secondo altri questo non è vero, il virus è molto simile, ma di un’altra famiglia. Questo
virus comunque entra nell’organismo e non è detto che la manifestazione che dà sia quella della prima volta, infatti poteva già essere
latente per anni nell’organismo. Il virus
zoster va ad inserirsi nei gangli sensitivi dei nervi. I gangli sono degli accumuli di neuroni
fuori dal sistema nervoso centrale. Noi abbiamo la massa neuronale che va a costituire il
midollo spinale e il cervello (chiamato sistema nervoso centrale).
Ci sono però lungo i percorsi dei nervi periferici, anche piccoli ammassi di neuroni (piccoli gruppi) che prendono il nome di gangli. I nervi periferici che escono dal midollo spinale
di tipo sensitivo, hanno tutti all’inizio del loro decorso questi gangli nervosi. Il nervo sensitivo esce dal midollo spinale si ferma nei gangli e poi riparte per andare in periferia. I
virus zoster sono lì e non fanno nulla, ma se il sistema immunitario non riesce a tenerli a
bada, danno una manifestazione cutanea simile a quella del simplex per cui abbiamo eritema, vescicole; che poi lasciano posto ad una lesione crostosa che tende a sparire nel
giro di 15 gg. Il percorso della lesione è tipica in quanto occupa tutto il percorso periferico del nervo e disegna sulla cute il percorso periferico del nervo. Il problema però dello
zoster è che associa ad una dermatite, anche una nevralgia sensitiva per cui in concomitanza alla lesione cutanea, o anche posteriore alla regressione, si ha una nevralgia molto
dolorosa che può durare mesi nella stessa zona.
Questo è monolaterale, ma può essere anche bilaterale, in questo caso vuol dire che il
sistema immunitario è molto debole. Una delle zone abbastanza tipiche è l’occhio, e qui
possiamo avere il rischio di cecità, causata però da una lesione corneale. I rimedi possono essere gli antivirali. Lo zoster comunque è un campanello d’allarme che ti avverte che
abbiamo un forte calo delle difese del sistema immunitario, quindi la prima cosa da fare è
curare il sistema immunitario.
ALTRO GRUPPO DI VIRUS CHE DANNO LESIONI ALLA CUTE SONO I PAPILLOMA
VIRUS.
I papilloma virus danno a livello cutaneo le verruche.
Da un punto di vista della lesione, possiamo distinguere quelle che sono delle verruche
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dette piane, che tendono ad essere piane; da quelle che possono avere un aspetto a cavolfiore. Le verruche sono legate a dei virus presenti nell’ambiente; tipico è incontrare il
papilloma virus in piscina. Non si trasmette in modo interumano.
I CONDILOMI
Il condilomi colpiscono i genitali esterni femminili e maschili.
Nel maschio la lesione può assomigliare ad una verruca e la troviamo sulla cute peniena
intorno al glande, quindi siamo di fronte ad una cute e non ad una mucosa; queste lesioni che sembrano delle piccole verruche vengono chiamate creste di gallo. Queste sono
lesioni virali. Il contagio può essere sessuale, anche se non necessariamente, in quanto
può essere contratto anche nell’ambiente. L’intervento è chirurgico, anche se non è detto
che il virus possa essere debellato totalmente.
MICOSI
Le micosi sono infezioni legate alla presenza di miceti, cioè piccolissimi funghi che amano
molto la nostra cute soprattutto le nostre squame cornee. Abbiamo varie micosi che colpiscono varie zone corporee, e a seconda della zona corporea colpita prendono nomi diversi. Il nome tecnico delle micosi cutanee è TINEE. Quindi a seconda di dove sono posizionate associamo un sostantivo: avremo la TINEA TESTIS, cioè la tinea della testa, TINEA
BARBE, TINEA CORPORIS. Quando questa tinea colpisce la testa dà una alopecia permanente, perché distrugge tutto anche il bulbo; si guarisce dalla tinea ma rimane la chiazza
in testa. Un veicolo frequente da cui si può prendere la tinea, sono gli animali domestici,
però questo succede nel momento in cui questi siano tenuti in condizioni igieniche scarse;
il contagio può essere anche interumano.
MICOSI CUTANEE
Le candide oltre ad infezioni di tipo vaginale, possono anche colpire la cute soprattutto
nelle pieghe: pieghe inguinali, pieghe sottomammarie, ascellari…etc…; colpisce queste
zone perché è dove abbiamo più umidità. Molto spesso tendono a colpire persone tendenzialmente obese, questo perché la candida cutanea esprime un livello del sistema immunitario leggermente in calo. Infatti si possono avere delle candide cutanee nei soggetti diabetici o anche tendenzialmente diabetici. Il problema di queste candide, anche se poi passano, è che sono dolorose. Le candide si possono anche manifestare a livello orale e in
questo caso prendono il nome di: MUGHETTO.
Le micosi possono impiantarsi anche nel vallo ungueale e rovinare la lamina ungueale,
spesso facendola sollevare e facendola diventare giallastra, opaca; e qualche volta farla
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cadere. Il problema delle ONICO MICOSI, è che i farmaci fanno fatica a concentrarsi lì sulle
unghie e quindi queste micosi tendono ad essere croniche; (sono difficili da guarire).
Queste ONICO MICOSI amano l’acqua, l’umido e speso sorgono nei piedi, sull’alluce e solo
da una parte. I problemi che si manifestano alle unghie, soprattutto se colpiscono tutte le
unghie, da un punto di vista della medicina tradizionale cinese, sono manifestazioni di un
problema di fegato. Se invece c’è solo un’unghia che manifesta un problema, (infatti l’onico micosi può colpire una o massimo due unghie questo perché la micosi tende a rimanere lì), non rientra nel problema di fegato. L’unico problema che può dare, nel caso che questa micosi sia piuttosto cattiva, è il giro dito cioè si avrà l’infiammazione del letto ungueale e del polpastrello) andiamo a vedere qual è il meridiano di pertinenza.
Le unghie fanno riferimento al legno, ma se abbiamo una sola unghia malata non è detto
che sia il legno sballato, perché in questo caso sarà indicativo il meridiano di riferimento.
Il fungo che dà macerazione interdigitale lo troviamo sul piede chiamato “Piede D’atleta”,
in quanto è soggetto chi porta le scarpe da ginnastica che impediscono la traspirazione.
ACNE GIOVANILE
L’acne giovanile può diventare una reazione cutanea che dà origine a delle oggettive conseguenze.
L’acne giovanile è una reazione della cute alla presenza “improvvisa” di ormoni sessuali sia
maschili che femminili; quindi non è possibile considerarla una malattia. Però quando
diventa una cosa alquanto grave, pur risolvendosi, lascia cicatrici permanenti sulla cute.
L’acne giovanile compare nell’età giovanile, in concomitanza alla comparsa degli ormoni
sessuali, coinvolti nell’acne sono gli ormoni di tipo maschile. Questo ormone agisce sul
metabolismo del sebo, a livello cutaneo, aumentando la produzione sebacea. Quindi alla
fine si creano degli acidi grassi irritanti per il follicolo pilifero. Per tanto la prima fase dell’acne, è un processo irritativo a carico del follicolo pilifero che si infiamma. Il follicolo pilifero va via via a riempirsi di questi acidi grassi, infiammandosi sempre di più, fino al punto
di protudere verso l’esterno nel classico punto bianco.
Il punto bianco diventa punto nero quando abbiamo l’ossidazione da parte dell’aria circostante sui grassi.(ossigeno). A complicare il tutto vi è l’azione di un batterio che, sul follicolo irritato e pieno di grassi, determina la formazione di pustole. Non si riconosce una
causa del perché succeda, tutto questo fa parte della reattività tessutale a questa nuova
presenza dei tassi ormonali. Il follicolo pilifero è fatto di cellule dell’epidermide, che tende
ad approfondirsi verso il derma.(il follicolo è una emanazione delle cellule epidermiche che
però tendono ad andare verso la profondità). Quindi in questo processo infiammatorio
viene ad essere coinvolto anche il derma. Se il processo infiammatorio è modesto tende
poi a guarire senza lasciare cicatrici; se invece, come può capitare in alcuni soggetti, (non
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si sa perché in alcuni sì e altri no) il processo infiammatorio coinvolge a tal punto il derma
che una volta regredito lascia una cicatrice. Le cicatrici della follicolite acneica sono profonde ed è impossibile eliminarle. Questa è chiamata acne fisiologica adolescenziale.
L’acne può ripresentarsi nella vita della donna anche in età matura; quindi ci possono
essere delle manifestazioni acneiformi alla cui base c’è una maggior metabolizzazione, da
parte della cute, degli ormoni sessuali, con conseguente irritazione e processo infiammatorio. Il problema dell’acne che si presenta in età adulta, è il metabolismo locale della
pelle, va tutto bene, gli ormoni sono secreti in modo fisiologico, ma la pelle a causa di
quale motivo, si è messa a metabolizzare di più questi ormoni, a trasformarli in quantità
maggiori. Qui è il problema, perché se nel primo caso si sistemava il sistema ormonale,
qui cosa facciamo? Possiamo trattare con cortisone o con acidi derivanti dalla vitamina
A..etc…
DERMATITI ULCERATIVE
Se ho una dermatite eczematosa in fase desquamante, cioè nella sua ultima fase, (fase
secca) posso avere lì la formazione di piccole ulcere.
Ci sono delle infezioni batteriche della cute che possono poi ulcerarsi. Le dermatiti ulcerative su base vascolare possono diventare croniche; invece su una dermatite desquamativa l’ulcera tende a chiudersi, in questo caso il problema è limitato nel tempo. Mentre le
stasi vascolari sia di tipo arterioso che di tipo venoso possono dare origine a ulcerazioni
cutanee croniche; che, proprio per la natura stessa dell’ulcera, tendono ad emarginarsi con
estrema difficoltà oppure a riaprirsi. Poi ci sono malattie concomitanti come il diabete che
ne favorisce la non chiusura.
Le ulcere venose sono legate ad una insufficienza venosa periferica e quindi si manifesta
agli arti inferiori (zona di maggior manifestazione di
insufficienza venosa) e possono
manifestarsi o per una insufficienza venosa di lunga data ma più spesso sono la conseguenza di trombo flebiti. Ho una trombo flebite dove il processo infiammatorio è distruttivo andando a distruggere l’epitelio sovrastante formando una ulcerazione cutanea. Oppure
possiamo avere ulcere da carenza di ossigenazione, quindi su base Arteriosa. Se ho una
parte cutanea, dove arriva una quantità di sangue minore per un problema arterioso, si
può avere quella che è chiamata una distrofia del tessuto che quindi si ulcera (segno di
mancanza di sangue).
Quindi, queste essendo su base vascolare, sono croniche, in quanto è difficile riuscire a
risolvere sia una stasi venosa che un problema arterioso che danno ulcere; perché vuol
dire che queste situazioni sono ad uno stadio di cronicizzazione. Le ulcere soprattutto su
base arteriosa, si richiudono con difficoltà in quanto manca una giusta ossigenazione dei
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tessuti che possa favorire la crescita tessutale e quindi la riepitelizzazione. Il problema
delle ulcere croniche, è un problema dermatologico in quanto comporta il fatto che sono
ulcere che si possono infettare in continuazione (ulcera=buco). Se si insedia un batterio
c’è il rischio che l’infezione batterica si possa gradualmente approfondire nei tessuti sottostanti. Un problema lo troviamo sulle VASCULITI, cioè problematiche croniche a livello
delle arteriole su cui non si può intervenire chirurgicamente, e che su lungo andare danno
lesioni tessutali con formazioni ulcerose con successiva ulcerazione cronica.
PATOLOGIE DEL SISTEMA NERVOSO
La risposta di adattamento ad uno stress ambientale, è un meccanismo fisiologico, noi di
fronte ad un fattore ambientale che mina il nostro equilibrio, reagiamo cercando di adattarci. Per adattarci utilizziamo il meccanismo di “Risposta di adattamento allo Stress” che
è già un po’ precostituito in quanto abbiamo liberazione di glicocorticoidi, di adrenalina e
noradrenalina. Una volta che io mi sono adattato tutti i meccanismi attivati dalla risposta
d’adattamento, dovrebbero ritornare ai loro livelli fisiologici.
Il problema è che dove non c’è un vero e proprio adattamento soddisfacente per l’organismo, tutta la risposta di adattamento continua ad essere attiva. Questo su lungo periodo
può comportare una serie di conseguenze quali: ipertesione, tachicardia cronica, può peggiorare l’aterosclerosi, alterazioni del comportamento sonno-veglia, alterazioni del comportamento alimentare. Non è detto che tutte queste condizioni siamo necessariamente
legate ad una risposta di adattamento non esaurita, potrebbero, si dovrà valutare, andare a cercare di comprendere se questo stato di allerta è veramente continuo. I problemi a
carico del sistema nervoso possono essere problemi vascolari, cioè il sistema nervoso può
soffrire di un processo arteriopatico.
Processo arteriopatico: quando le arterie si ammalano o di arteriosclerosi o per ipertensione…, dove c’è un deficit di afflusso sanguigno o un vero e proprio blocco, si possono avere
degli infarti del tessuto celebrale e questo viene chiamato ICTUS (quadro clinico da ictus).
L’ictus è un infarto celebrale. Gli ictus possono manifestarsi in modo importante; es: ho
l’ictus, mi viene l’emiparalisi o l’emiparesi. (la paralisi è permanente invece la paresi tende
a regredire). Oppure possiamo avere dei micro ictus che, a seconda delle zone celebrali
colpite passano inosservati, possono però confluire in un quadro unico detto “DI DEMENZA MULTI INFARTUALE”. Questa è tipica dell’età senile, ci possono essere persone vasculopatiche che hanno questi piccolissimi ictus che colpiscono delle zone cognitive e non si
rendono evidenti, però sul lungo periodo una continuità di questi ictus provoca una vera e
propria perdita della capacità di coscienza, della capacità intellettuale. Può essere che un
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ictus sia preceduto da quelli che sono chiamati i TIA, ovvero ATTACCHI ISCHEMICI TRANSITORI. Questi Tia sono dei campanelli d’allarme sul fatto che la circolazione celebrale sia
a rischio. Quindi sono legati non tanto ad un blocco totale dell’afflusso di sangue in alcune zone neuronali, ma sono legati ad una diminuzione di flusso, quindi ad una ischemia e
si possono manifestare con fatti emiparetici che poi si risolvono. (possono esserci degli
attacchi che si risolvono in modo anche abbastanza veloce).
Questi sono campanelli d’allarme che possono presagire ad un attacco di ictus. La sclerosi a placche e il morbo di parkinson sono 2 patologie neurodegenerative sulle quali l’ipotesi eziologica è tutto sommato abbastanza chiara almeno apparentemente.
SCLEROSI A PLACCHE
La sclerosi a placche o anche sclerosi multipla, è su base autoimmune abbastanza accertata, con formazione di processi infiammatori a carico della mielina. La mielina è il rivestimento da parte di cellule di SCHWANN (si pronuncia sciuan) degli Assoni e quindi anche
di nervi.
Alcuni nervi periferici sono a-mielinici. All’interno del sistema nervoso centrale abbiamo
assoni mielinici (cioè rivestiti dalle cellule di schwann) e assoni a-mielinici. L’autoimmunità
è nei confronti di questo rivestimento mielinico con perdita graduale nel tempo di mielina.
Il nervo o l’assone deprivato di mielina, soffre e di conseguenza soffre il neurone che gradualmente perde la sua funzione. Si dice a placche, proprio perché attraverso esami strumentali,(tac) si vedono proprio delle placche che sono a macchia di leopardo che possono
dominare a livello della massa celebrale e che sono la manifestazione di questo processo
infiammatorio gestito dal sistema immunitario nei confronti della mielina.
È una patologia alquanto grave, in quanto se percorre il suo peggior percorso porta alla
paralisi. I nervi periferici colpiti sono i nervi motori, che sono quelli mielinizzati; per tanto
si avrà gradualmente una incapacità del nervo motore di stimolare muscoli periferici con
graduale progressiva paralisi. Questo può esordire anche con una cecità che poi regredisce, perché tra tutti i nervi sensitivi il nervo ottico è l’unico mielinizzato e quindi può subire una alterazione. L’andamento del processo infiammatorio scatenato dal sistema immunitario, è un andamento irregolare; ovvero il sistema immunitario sferra il suo attacco e
poi in genere c’è un andamento di tranquillità con ricostruzione della mielina, e questo
altalenarsi può andare avanti nel tempo fino a quando l’attacco del sistema immunitario
vince e la mielina non riesce più ad essere riprodotta e quindi avremo la paralisi.
I tempi del decorso di questa patologia sono variabili da persona a persona e non è detto
che la sclerosi a placche giunga a questa conclusione subito; può giungere ma quando
viene fatta una diagnosi di sclerosi multipla, ci possono essere periodi lunghi di remissio-
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ne apparente della malattia per poi ritornare dopo lungo tempo. Quando viene fatta una
diagnosi di sclerosi a placche non è detto che nel giro di 2 anni si arrivi alla paralisi, questo può succedere anche dopo moltissimo tempo.
MORBO DI PARKINSON
Il morbo di Parkinson è un’altra patologia neurodegenerativa.
Del morbo di Parkinson si sa la causa o perlomeno si sa che in una certa zona del cervello c’è una minor produzione del neuro mediatore tra i neuroni. Il neuro mediatore è una
sostanza prodotta dal neurone che ha funzione di permettere la comunicazione tra i neuroni. I neuroni della sostanza nigra del mesencefalo (zona del cervello), sono neuroni che
producono dopamina, quindi funzionano in presenza di dopamina. In mancanza di dopamina, questi neuroni non funzionano e così viene meno la loro funzione ultima, e non si
realizza l’obiettivo del loro lavoro. I neuroni della sostanza nigra hanno il compito di gestire i movimenti così detti automatici.
I movimenti automatici sono quei movimenti gestiti da quel gruppo di nervi che arrivano
ai muscoli scheletrici e che costituiscono quello che viene chiamato il sistema extra piramidale questi gestiscono degli schemi motori precostituiti che danno origine ad un movimento detto automatico. Precostituito in quanto lo schema motore del movimento non lo
abbiamo memorizzato e quindi tutte le volte che decidiamo di fare quel tipo di movimento parte, tramite il sistema extrapiramidale, l’organizzazione di questo schema motore.
I movimenti automatici sono la deambulazione, i movimenti mimici, lo scrivere, andare in
macchina, imparare a suonare uno strumento, tutto quello che presuppone uno schema
motorio fisso ripetibile. Quindi il mesencefalo, la sostanza nigra mesencefalica è quella che
a livello del sistema nervoso centrale coordina come area superiore, tutti i movimenti
automatici tramite i nervi extrapiramidali.
Se questi neuroni non funzionano più cosa succederà?
Che gradualmente si avrà una perdita dei movimenti automatici; per cui il soggetto affetto dal Morbo di Parkinson gradualmente tenderà a non riuscire più a svolgere con fluidità
e in automatismo questi movimenti. Da un punto di vista mimico perde la mimica facciale, farà fatica a camminare, perde la capacità della scrittura e poi nel corso del tempo è
anche descritta una demenza parkinsoniana. In associazione
poi abbiamo un sintomo
abbastanza strano che è il tremore degli arti, i muscoli tendono a diventare molto contratti, rigidi, come se fossero sempre in tensione. La terapia prevede di somministrare la
dopamina, il problema però, è che a livello del sistema nervoso centrale esiste una grande selezione delle sostanze che vengono fatte passare, e quindi tutto quello che viene dato
come farmaco ha difficoltà a passare a livello della barriera emantoencefalica.
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Affinché la L-dopa passi in concentrazione significativa bisogna somministrarne una quantità molto alta; però una L-dopa data in quantità eccessiva, può dare come effetto collaterale quel movimento detto COREIFORME, cioè gli arti sono colpiti da movimenti involontari che le persone non riescono più a controllare. Quindi la L-dopa viene data ma a piccolissime dosi, anche se da un punto di vista terapeutico non è molto significativa.
LE SINDROMI CONVULSIVE
Le sindromi convulsive possono far parte delle patologie neurodegenerative, quando si
parla di sindromi convulsive, si parla di una condizione clinica in cui si manifestano determinati segni e sintomi. Nella convulsione noi abbiamo perdita di coscienza e comparsa di
contrazioni tonico-cloniche oppure solo toniche oppure solo cloniche nell’individuo. Le contrazioni toniche sono quelle contrazioni dove vi è un iper tono, un irrigidimento di tutta la
muscolatura scheletrica; invece quelle cloniche sono delle contrazioni che danno origine a
dei cloni, cioè dei movimenti anarchici particolarmente violenti di tutta la muscolatura
scheletrica. Nelle convulsioni si ha sempre perdita di coscienza, ci possono essere convulsioni dove mi scuoto, mi fermo, mi irrigidisco, mi scuoto, mi fermo, mi irrigidisco; oppure mi irrigidisco e basta; oppure mi scuoto, mi scuoto. Le cause delle sindromi convulsive
possono essere molteplici. Posso avere delle sindromi convulsive secondarie di un tumore
celebrale. Quindi la massa celebrale è compressa da questa massa tumorale soffre e può
dare manifestazione di questa sofferenza con una sindrome convulsiva.
Posso esserci sindromi convulsive febbrili; la febbre alta irrita il sistema nervoso centrale
e viene la sindrome convulsiva che può finire lì oppure questa può provocare una lesione,
un focolaio sempre acceso a livello del sistema nervoso centrale che provoca nel corso
della vita il ripresentarsi di convulsioni. Ci possono essere sindromi convulsive connesse a
degenerazioni ereditarie della massa celebrale. Si chiama sindrome in quanto questa
manifestazione può essere legata a più cause; quindi a secondo della causa la terapia sarà
diversa.
EPILESSIA
Nell’epilessia abbiamo sempre una sindrome convulsiva.
L’epilessia si manifesta come sindrome convulsiva però non ha una apparente giustificazione, non c’è tumore. L’epilessia è una sindrome convulsiva primaria.
Senza apparente causa il soggetto inizia ad avere, a livello del sistema nervoso centrale,
aree neuronali iper eccitabili che mettono a tacere il resto della massa neuronale (perdita
di coscienza) e queste iper eccitazioni si manifestano nelle contrazioni tonico-cloniche.
Si parla di grande male, quando abbiamo tutte le manifestazioni, cioè perdita di coscien-
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za e contrazioni tonico-cloniche; mentre piccolo male quando abbiamo perdita di coscienza e contrazioni cloniche e anche di assenze. Le assenze sono delle manifestazioni un po’
particolari, ovvero, fanno parte delle epilessie, ma non si manifestano tramite sindrome
convulsive vere e proprie; sono una perdita di coscienza che però non riguarda il tono
muscolare. Queste assenze sono soprattutto tipiche dei bambini, in genere in età scolare;
e tendono poi a regredire con l’età adulta.
Le assenze sono una perdita di coscienza senza perdita di tono muscolare per cui il soggetto non cade, ma in quel momento non c’è con la coscienza. Alcune volte queste assenze sono confuse con distrazioni; un bambino che si perde, che è distratto. Sia nelle sindromi convulsive sia nelle assenze si ha poi successivamente una cefalea (mal di testa).
NEUROPATIE
Si intende per neuropatia una sofferenza del nervo periferico.
Una tipica neuropatia è la sciatalgia da ernia al disco. E’ un qualcosa che capita al nervo
in periferia e che suscita una reazione del nervo stesso; se poi il nervo è sensitivo abbiamo dolore associato a parestesie, se invece il nervo è motorio abbiamo un deficit di mobilità di quella parte muscolare interessata da quel nervo. Le cause delle neuropatie possono essere le più disparate. Quando si parla di neuropatia si intende proprio qualcosa che
colpisce il nervo, non tanto le masse neuronali centrali, ma il nervo periferico. Possiamo
avere neuropatie metaboliche che sono quelle da diabete; quelle tossiche da esposizione
a sostanze tossiche tipo il piombo.
CEFALEE
Dobbiamo distinguere tra cefalee dette primitive e cefalee dette secondarie.
Le cefalee secondarie dipendono da altre condizioni, da un quadro più generale; per cui
posso avere una cefalea da iper tensione, posso avere una cefalea da tumore celebrale,
posso avere una cefalea da intossicazione di tipo chimico, posso avere una cefalea da insolazione. Invece le cefalee primitive o essenziali sono quei classici mal di testa di cui non si
conosce la causa scatenante e danno crisi recidivanti.
I tre grossi gruppi di cefalee sono:
•
su base vasomotoria
•
su base muscolo censiva
•
nevralgie
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NEVRALGIE
Come capostipite abbiamo la nevralgia del trigemino.
Poi abbiamo una serie di nevralgie che danno dolore al massiccio facciale che però spesso dipendono anche da problematiche ai denti, problemi di sinusiti.
CEFALEE VASOMOTORIE
Nelle cefalee vasomotori il meccanismo di base è: le arterie endocraniche per un motivo a
noi sconosciuto vanno incontro ad un processo infiammatorio asettico in cui non c’è nessun microbo a provocare questa infiammazione. In realtà quello che succede è una vasodilatazione con essudazione e scatenamento del dolore.Il dolore può essere molto intenso
e di caratteristiche variabili. La sede del dolore può essere variabile, può essere di tipo
emicranico, ma non è detto che sia solo emicranico sinistro può essere anche emicranico
destro; se è emicranico può prendere la tempia, poi può prendere il sopracciglio.
Ci sono persone che hanno sintomi associati quali nausea, vomito che può essere addirittura un vomito biliare; possono esserci delle auree cioè ci sono persone che possono avere
dei segni premonitori che avvisano che sta arrivando la cefalea. Chi soffre di cefalee vaso
motorie, può aver iniziato a soffrirne in età molto giovane e in famiglia possono esserci più
persone che soffrono di cefalee.
CELAFALEE MUSCOLOTENSIVE
Le cefalee muscolotensive sono cefalee che riconoscono almeno come causa scatenante
una contrattura patologica a carico della muscolatura del collo e delle spalle, che può
anche essere legata ad un trauma pregresso. (colpo della strega, artrosi sottostante, un
atteggiamento posturale sbagliato.) Quando abbiamo la muscolatura del collo e delle spalle contratta, questo provoca un ipo-aflusso di sangue a livello celebrale. Poi quello che succede nella muscolo tensiva è abbastanza simile a quella vaso motoria, perché essendoci
una scarsità di aflusso a causa della contrattura, le arterie celebrali per controbilanciare
questo ipo-aflusso, tendono a vasodilatarsi.
Quindi abbiamo il muscolo che essendo contratto fa passare meno sangue e all’interno
della teca cranica, abbiamo una vasodilatazione, però in questi casi, questa vasodilatazione sembra che sia meno drammatica di quella che si crea nella cefalea vasomotoria e
anche la sintomatologia, qui è più sfumata. È importante per curare queste cefalee avere
dei dati abbastanza precisi che potrebbero essere:
-
decorso del dolore, a cui possiamo associare un meridiano
-
se si sente un dolore interno o esterno, questo ci fa capire che se la causa è ester-
na questa può dipendere anche da variazioni metereologiche
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farsi descrivere i sintomi associati in quanto riportano ad un ceto tipo di loggia
energetica. Se ho il vomito che diventa vomito biliare, se ho la fotofobia cioè disturbo alla
luce, in questo caso la loggia energetica potrebbe essere il legno.
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