Le emergenze in Endodonzia

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L’INFORMATORE
ENDODONTICO
Estratto dal Vol. 2 n° 4, 1998
Le emergenze in Endodonzia
JOE H. CAMP, DDS, PA
IL TRIDENTE
EDIZIONI ODONTOIATRICHE
Le emergenze in
endodonzia
Joe H. Camp, DDS, PA
L’Endodonzia riveste un ruolo significativo in moltissimi studi dentistici e l’abilità nel saper gestire le emergenze che
possono richiedere una terapia endodontica è sicuramente molto importante.
Ogni dentista prima o poi incontrerà pazienti che richiederanno una terapia immediata sia per motivi di dolori sia per
cause traumatiche, che si affacciano alla
sua attenzione sia durante che al termine
del regolare orario di studio. Sapere come gestire questi casi e come risolvere
questi problemi può rappresentare la
differenza tra una prognosi buona ed
una sfavorevole per i denti in causa, per
non parlare poi dell’immediato sollievo
per il paziente.
Situazioni cliniche in cui deve essere
preso in considerazione il trattamento endodontico di emergenza
La prima situazione è rappresentata dal
danno successivo ad un trauma. Secondo
il nostro parere, ogni danno da trauma
rappresenta una vera e propria emergenza.
Non si deve mai formulare una diagnosi
di danno traumatico per telefono. Bisogna che il paziente si presenti di persona per renderci conto della situazione.
Può anche non essere necessario eseguire
un trattamento immediato, ma occorre
vedere il paziente per fare una corretta
diagnosi.
Le descrizioni che i pazienti o i loro parenti fanno per telefono sono spesso esagerate, erronee, talvolta sottovalutate, e
il caso non può essere valutato basandosi
su informazioni di questo tipo. I pazienti che hanno subito un trauma debbono
essere visitati immediatamente, e se l’incidente è avvenuto dopo l’orario di studio, l’odontoiatra deve visitare il paziente
nel proprio studio o andare anche al
pronto soccorso dell’ospedale se il paziente è ricoverato là. Per quanto riguarda la
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prognosi, i pazienti che hanno subito
certi tipi di trauma devono essere visti e
trattati immediatamente affinché essa sia
favorevole.
La prima evenienza che viene in mente è
l’avulsione del dente. Sarebbe auspicabile che il dente avulso fosse reimpiantato
sul luogo dell’incidente piuttosto che il
paziente o il suo accompagnatore lo portino in studio e il dentista lo reimpianti.
Lo scopo è quello di rimettere il dente
nell’alveolo prima possibile. Se il dente
non può essere reimpiantato sul luogo
dove è avvenuto l’incidente, il paziente
dovrebbe mettere il dente in un flaconcino contenente soluzione fisiologica per
mantenere la vitalità del legamento parodontale. A casa come mezzo di contenzione può essere usato il latte. In ambiente ospedaliero ci saranno altri mezzi,
ma il latte è abitualmente disponibile in
casa.
Se i tessuti sono lacerati e i denti spostati, è necessario che questi siano riposizionati al più presto possibile (Fig. 1).
Se un dente è fratturato si provvederà a
ricoprire la zona fratturata per proteggere la dentina esposta. Molte volte eseguire una legatura farà parte del trattamento d’urgenza. I denti lussati o avulsi
debbono essere riposizionati in maniera
appropriata, e se l’osso è staccato le parti
devono essere riavvicinate di nuovo
insieme in senso vestibolo-linguale.
Occorre suturare ogni lacerazione dei
tessuti ed esaminare ogni ferita delle
labbra e degli altri tessuti molli per
valutare la presenza di corpi estranei
che, se presenti, andranno rimossi. Se si
lasciano dei frammenti estranei in una
lesione delle labbra, per esempio, si avrà
una notevole reazione con formazione di
abbondante tessuto cicatriziale che
richiederà, normalmente, un intervento
di chirurgia plastica. Se invece si provvede alla rimozione di tutti i frammenti,
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Endodontico
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si può evitare, o almeno ridurre notevolmente, il rischio di complicazioni.
Un altro tipo di situazione di emergenza
è la frattura della radice (Fig. 2). Se si
possono riavvicinare i frammenti ed
immobilizzarli, il dente avrà una prognosi eccellente e potrà non richiedere la
terapia canalare. Se invece si lasciano i
frammenti separati, non si avrà la loro
unione proprio come succede nelle ossa
lunghe della gamba o del braccio, e si
avrà quindi un problema dal punto di
vista della stabilità e una prognosi decisamente più sfavorevole.
Se questi casi non vengono presi in
esame immediatamente ed esiste sanguinamento fra i segmenti fratturati, c’è da
aspettarsi entro poche ore la formazione
di un coagulo. Diventerà allora un problema ridurre la frattura e riunire di
nuovo insieme i frammenti.
A parte il trauma, un’altra situazione di
emergenza in endodonzia è rappresentata
dal paziente che si presenta alla nostra
osservazione in preda al dolore. Anche
questa può essere considerata un’emergenza, ma non dello stesso tipo di quella
dovuta ad un trauma. Al trauma bisogna
dare la priorità assoluta, dal momento
che se un mal di denti viene trattato con
un paio d’ore d’attesa, questo non cambierà la prognosi. Certamente il paziente
soffrirà più a lungo se verrà visitato con
ritardo, ma dal punto di vista della prognosi questo tipo di emergenza non è così
critico come quello dei casi traumatici.
Quando ci si trova al telefono con un
paziente affetto da mal di denti, è importante sapere se è presente un gonfiore. Se il paziente riferisce gonfiore è necessario che il paziente si presenti in
giornata alla nostra osservazione, e se il
gonfiore è sotto la lingua va visitato con
precedenza assoluta. Generalmente, il
gonfiore in sede mascellare non è molto
allarmante, come anche il gonfiore nella
1a
1b
1c
Figura 1a
Splintaggio errato degli incisivi traumatizzati. Lo splintaggio rappresentato
nella figura arreca danno alla gengiva,
comporta un’eccessiva pressione sui
denti impedendo la corretta guarigione ed è causa di riassorbimento
radicolare.
Figura 1b
La radiografia dello splintaggio mostra
un incorretto riposizionamento dei
denti traumatizzati.
Figura 1c
L’incisivo è stato riposizionato dopo
che il precedente splintaggio errato è
stato rimosso. I denti possono essere
riposizionati entro 48 ore, dopo di
che si deve ricorrere allo spostamento ortodontico. Dopo il riposizionamento, il dente è stato splintato con
un filo metallico e del composito.
L’incisivo adiacente scheggiato
è stato restaurato e la gengiva
lacerata è stata suturata.
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PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Camp si è laureato in Odontoiatria presso la University of
North Carolina School of Dentistry e si è quindi specializzato in Pedodonzia presso la
Indiana University ed in Endodonzia presso la University of North Carolina. Attualmente
esercita la propria attività professionale limitatamente all’endodonzia a Charlotte, N.C.. Ha
tenuto un elevato numero di corsi e conferenze ed ha pubblicato un elevato numero di articoli su
Figura 2a
Frattura radicolare. Si noti il dislocamento del segmento incisale. La frattura deve essere ridotta al più presto
possibile.
Figura 2b
Un tessuto calcificato ha saldato i segmenti fratturati. Il dente era rimasto
splintato per 4 mesi.
Figura 2c
Alcuni anni dopo l’incidente si nota la
formazione di un callo al di sopra della
linea di frattura e la calcificazione del
canale radicolare.
2a
zona esterna della mandibola, ma quando è presente gonfiore sul lato linguale
dei denti dell’arcata inferiore, ci può
essere un serio problema che può anche
richiedere l’ospedalizzazione se il gonfiore è notevole. Questo per la disposizione dei piani facciali e per il percorso
della cellulite che si diffonde attraverso i
tessuti. Il gonfiore si diffonderà in basso
nel collo e può far nascere seri problemi.
Questa zona è anche difficile da drenare
per la sua anatomia. Ci sono molte
strutture anatomiche che devono essere
evitate in quest’area. E’ buona norma
affidare questi casi al chirurgo orale perché provveda a realizzare un drenaggio
esterno.
Quando iniziare la terapia
endodontica dopo un trauma
e quando aspettare
E’ utile dividere i denti in due categorie:
quelli con radici non completamente
formate e con apice immaturo e quelle
con apice completamente formato. Se
l’apice è immaturo, ogni trattamento
deve mirare a mantenere il dente vitale,
2b
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perché se la vitalità viene meno, la radice non potrà completare il suo sviluppo
e per quanto riguarda la permanenza del
dente nell’alveolo la prognosi peggiorerà, indipendentemente dal tipo di
trauma. Per i denti con apice maturo ci
sono due sottotipi per i quali la terapia
endodontica deve essere effettuata entro
le prime due settimane: denti avulsi e
denti intrusi. Questi devono essere sempre trattati endodonticamente (Fig. 3) e
il loro trattamento deve sempre prevedere una terapia con idrossido di calcio per
ridurre il rischio di un successivo riassorbimento radicolare.
Se i denti sono semplicemente mobili,
non c’è urgenza di trattamento endodontico, a meno che lo spostamento non
superi i 5 mm. Se lo spostamento è
meno di 5 mm, l’approccio consigliato è
quello di aspettare e tenere i denti sotto
osservazione. Ciò significa rivedere il
paziente periodicamente per controllare
la vitalità dei denti.
Se il dente lussato viene immobilizzato
con uno splintaggio, questo deve essere
mantenuto per circa 7-10 giorni.
2c
argomenti di traumatologia, pedodonzia ed endodonzia. E’ professore associato nel reparto di
endodonzia della University of North Carolina School of Dentistry.
Il Dr. Camp è membro dell’International College of Dentists e dell’American College of
Dentists. E’ anche autore di capitoli di numerosi testi di traumatologia e di pedodonzia.
L’Informatore
Endodontico
Vol. 2, Nr. 4
Quando lo splintaggio viene rimosso, si
comincia ad eseguire sul dente i test del
caldo, del freddo e il test elettrico e si
ripetono questi test ogni mese per i
primi tre mesi, quindi ogni tre mesi per
il primo anno ed infine ogni sei mesi per
due anni. Se lo spostamento è minore di
5 mm e l’apice è maturo, circa il 50% di
questi denti avrà bisogno di trattamento
endodontico, perciò è bene assicurarsi
che essi abbiano veramente bisogno di
essere trattati, in quanto esiste il 50% di
probabilità che la vitalità possa essere
mantenuta. Se invece lo spostamento è
superiore a 5 mm, quasi il 100% di questi denti richiederà la terapia canalare,
per cui si dovrà procedere ad eliminare
la polpa di questi denti circa 2 - 3 settimane dopo il trauma, secondo la disponibilità del paziente.
Nel caso dei denti avulsi reimpiantati e
dei denti intrusi che necessitano di essere riposizionati, se essi hanno un apice
maturo dovranno essere trattati endodonticamente. Se invece l’apice è immaturo (Fig. 4), non si procede ad alcuna
terapia endodontica ma si controllano
assiduamente le vitalità pulpari. Nel
caso dell’avulsione di un dente con apice
grossolanamente immaturo, se viene
meno la vitalità pulpare la prognosi
diventa quasi zero. Prima di eliminare la
polpa nel caso di un apice immaturo,
occorre essere assolutamente sicuri di
essere di fronte ad una patologia.
La diagnosi di frattura di radice si effettua con l’esame radiografico. Le radici
fratturate vanno immobilizzate per 3 o 4
mesi e lo splintaggio deve essere di
buona qualità e disegnato per assolvere
la sua funzione per tutto questo periodo.
Se il dente è stato riposizionato in maniera appropriata, esso rimarrà in linea
di massima vitale, anche se potrà andare
in contro a calcificazione. E’ opportuno
evitare assolutamente di fare una terapia
endodontica in un dente fratturato ed è
bene essere certi che la patologia esista
veramente, prima di iniziare la terapia
canalare.
Se c’è gonfiore, il nostro obiettivo è
quello di dare sollievo al paziente, ridurre l’infezione e prevenire il suo diffondersi. Molte volte il paziente che presenta gonfiore non prova un dolore così
acuto come quelli che non hanno gonfiore, perché nel momento in cui il gonfiore si diffonde verso i tessuti molli esso
può espandersi, il che fa un po’ diminuire la pressione. Perciò, il forte dolore di
denti non lo troviamo in pazienti con
gonfiore, a meno che questo non sia
veramente notevole.
Molti di questi pazienti non possono
essere facilmente anestetizzati. Il trattamento in questi casi consisterà nell’incisione e nel drenaggio. Occorre somministrare abbastanza anestetico di superficie
in modo da poter praticare una piccola
incisione della raccolta purulenta nella
zona del gonfiore ed eliminare il pus;
3
Figura 3
La radiografia mostra un incisivo laterale superiore destro con apice maturo, che era stato avulso e reimpiantato senza poi essere trattato endodonticamente. La radiografia è stata scattata 3 mesi dopo il reimpianto. Si noti
il cospicuo riassorbimento infiammatorio della radice. Quando l’apice è
completamente formato, la terapia
canalare deve essere eseguita entro
due settimane dal reimpianto, per
prevenire il riassorbimento infiammatorio.
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Le emergenze in endodonzia
Figura 4a
La radiografia mostra l’alveolo vuoto
di un incisivo centrale superiore
avulso per trauma. Si notino gli
apici immaturi dei denti adiacenti.
Figura 4b
Il dente è stato reimpiantato e
splintato. Il tempo extra-orale è
stato di 30 minuti ed il mezzo
di contenzione usato è stato il latte.
Figura 4c
Diciotto mesi dopo l’avulsione ed il
reimpianto, la radiografia mostra il
completamento dello sviluppo radicolare, dovuto all’avvenuta rivascolarizzazione del tessuto pulpare.
4a
può anche essere necessario porre un
drenaggio.
Se si riesce ad ottenere un’anestesia sufficiente da aprire una cavità d’accesso, in
questo caso apriamo il dente e lo lasciamo aperto: questa è l’unica occasione in
cui lasciamo il dente aperto. Se si riesce
a fare drenare la lesione attraverso sia
l’incisione che la cavità d’accesso, questo
è sicuramente molto meglio della semplice incisione attraverso i tessuti. Oggi
la tendenza è quasi sempre quella di
chiudere il dente dopo il trattamento,
ma se è presente il gonfiore ed il paziente avverte dolore, in questo caso si lascia
il dente aperto dopo aver stabilito il drenaggio. Se il paziente ha dolore e non c’è
gonfiore, si procede con la terapia canalare, eseguendola in una sola seduta se
siamo riusciti ad ottenere un’anestesia
profonda. Se non è possibile eseguire la
terapia canalare senza provocare dolore
al paziente, non bisogna tentare di portare a termine l’intervento, ma se è possibile ottenere una buona anestesia, è
bene eseguire l’intera terapia canalare,
completando in un’unica seduta deter-
4b
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sione, sagomatura ed otturazione con
guttaperca.
Alcuni autori non sono d’accordo circa il
trattamento dei canali radicolari in un’unica seduta, ma nella nostra esperienza
non esiste una significativa differenza tra
i pazienti che hanno dolore e quelli che
non lo hanno quando si porta a termine
in una seduta la terapia canalare. Il segreto in endodonzia è fare una corretta diagnosi, essere certi che il dente in causa
necessiti di trattamento endodontico, trovare tutti i canali e asportarne tutta la
polpa. Una volta ottenuto questo, non ha
importanza se si otturano i canali radicolari nella stessa seduta o si chiude il dente
provvisoriamente senza otturarli.
Obiettivi della visita d’emergenza e
risultati che vogliamo ottenere
E’ necessario innanzitutto distinguere
tra denti vitali e non vitali. Se il dente
non è vitale, molte volte è sufficiente
aprire la cavità d’accesso per porre fine al
dolore. Tuttavia è preferibile non fermarsi qui, anche se sono emergenze del
fine settimana. E’ consigliabile, infatti,
4c
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Endodontico
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andare avanti ed effettuare il trattamento canalare completo. E’ necessario trovare i canali e ripulirli del loro contenuto per metter fine al dolore.
Alcune volte i pazienti stanno già meglio quando viene semplicemente rimosso il tessuto dalla camera pulpare, ma
altri invece non hanno lo stesso giovamento.
Perciò, nel corso dell’intervento d’emergenza è consigliabile effettuare con la
strumentazione la rimozione completa
del tessuto pulpare; l’otturazione poi dei
canali con guttaperca e quindi il completamento del caso dipenderà dalla
disponibilità di tempo da parte dell’operatore. Se non c’è tempo disponibile,
dopo aver terminato la detersione dei
canali si ottura il dente provvisoriamente e si fissa un nuovo appuntamento per
completare la terapia endodontica.
Tecniche diagnostiche per
determinare se un dente necessita o
meno di un trattamento endodontico
Prima di tutto bisogna avere una radiografia correttamente eseguita. E’ anche
d’aiuto interrogare il paziente per sapere
che cosa gli dà fastidio. Quindi si invita
il paziente a toccare con il dito il dente
che egli pensa essere responsabile dei
suoi problemi. Occorre però stare attenti
e non dare per certo che il paziente sappia qual è il dente in questione.
I pazienti saranno in errore o nel giusto
quasi lo stesso numero di volte a causa
del dolore riferito. Non bisogna sempre
credere alle parole del paziente, che talvolta può solo indirizzarci verso una
zona indefinita da cui proviene il dolore.
Occorre chiedere al paziente se ha fastidio al caldo e al freddo o se avverte dolore alla masticazione, se il dente fa male
spontaneamente, o se il dolore è provocato. Di solito il dolore spontaneo depone per un problema pulpare che richiede
un trattamento endodontico. Un dolore
che nasce dopo stimolazione può essere
di altra natura, per esempio di origine
parodontale, dovuto al fatto che la masticazione su un particolare dente esercita pressione su un legamento parodontale infiammato e fa insorgere il dolore. Il
dolore provocato può dipendere da una
lesione cariosa in cui i cibi dolci provocano dolore, e in questi casi non è necessario il trattamento endodontico. Queste
sono le informazioni che possono essere
raccolte interrogando il paziente.
Inoltre c’è una serie di test da usare, iniziando con la palpazione e la percussione. Molti denti che dolgono sono sensibili alla percussione e lo possono essere
anche i denti adiacenti per l’infiammazione esistente nella zona. In linea di
massima, il dente che richiede la terapia
canalare è anche il più sensibile. Questo
è un test molto importante. Si può
anche far scorrere il dito lungo la zona
delle radici palpando l’osso, e qualche
volta si può avvertire la presenza di un
gonfiore peraltro non visibile. Questo
test può anche far scaturire il dolore.
Sono utili anche i test del caldo e del
freddo. E’ opportuno eseguire il test
prima su denti “normali “ per esempio
sui denti controlaterali, per stabilire un
parametro di base, e poi si fa la prova sul
dente sospetto. Se con il caldo è possibile provocare un dolore intenso o un
dolore durevole, ciò vuol dire quasi sempre che siamo di fronte ad una situazione che richiede la terapia endodontica.
Se con il freddo si provoca un dolore che
sparisce quasi immediatamente quando
lo stimolo viene allontanato, ciò è indice
di una situazione reversibile che può
risolversi col tempo; in questo caso è
necessario semplicemente desensibilizzare la dentina esposta. Se invece il dolore
dura per 15-20 o 30 secondi dopo che il
freddo è stato allontanato, allora esiste
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Le emergenze in endodonzia
un problema pulpare. Tutti i test pulpari debbono essere effettuati su denti asciutti, e il freddo non deve essere applicato alle zone cervicali dei denti perché tali aree sono spesso sensibili comunque. Occorre applicare il caldo e il
freddo sulle superfici occlusali. Il test
pulpare elettrico è di maggiore aiuto nei
denti anteriori che nei posteriori. Può
dar luogo a molte false interpretazioni,
ma costituisce una guida che aiuta nella
diagnosi.
Bisogna controllare anche il colore. Il
cambiamento di colore in un dente con
un canale radicolare di normali dimensioni, a meno che non ci siano calcificazioni od otturazioni con amalgama che
possono pigmentare il dente, indica
quasi sempre la necrosi della polpa.
E’ bene usare tutti questi test e non procedere al trattamento endodontico, a
meno che non ci siano due test che indichino la necessità di una terapia canalare. Se abbiamo un paziente con un dolore vago per cui non è possibile fare una
diagnosi e si attribuisce la causa del dolore ad un certo dente, la cosa peggiore
che può essere fatta è di trattare endodonticamente quel dente.
Non bisogna trattare endodonticamente
un dente, a meno che non siamo assolutamente certi che il suo problema sia di
natura endodontica. Anche se viene eseguito uno splendido trattamento canalare,
se non è certo quale sia il dente a provocare il dolore ed il paziente continua ad
avere problemi dopo il trattamento, finiremo col non sapere qual era la causa che
lo determinava ed in realtà la terapia
canalare stessa può diventare una complicazione in più, perché anche un trattamento canale “magnifico” può avere dei
problemi. Occorre sempre essere certi che
il paziente abbia realmente necessità della
terapia canalare in quel determinato
dente.
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Suggerimenti per affrontare
le emergenze in endodonzia
Occorre avere le più ampie conoscenze
possibili in campo di anatomia endodontica e di diagnosi. E’ opportuno giungere
ad una diagnosi procedendo per gradi e,
soprattutto, non saltare immediatamente
alle conclusioni. Per esempio, se si esamina una radiografia e si vede una lesione mentre il paziente lamenta dolore,
non bisogna precipitarsi a trattare il
dente con la lesione senza individuare
con certezza qual è il dente che causa il
dolore e che ha richiesto la visita d’emergenza. La lesione richiederà il trattamento, ma può non essere la causa dell’attuale dolore del paziente. In ogni
caso bisogna arrivare alla diagnosi passo
dopo passo.
Una delle cose che fanno nascere molti
problemi in endodonzia è la mancanza di
sigillo, che non è necessariamente rappresentato dal cemento che il dentista
usa come parte del trattamento endodontico. Il dente può avere una corona e
ci si può non rendere conto che sotto la
corona c’è una fessura e quindi infiltrazione. Anche se i canali sono stati detersi, è stata messa una medicazione ed il
dente è stato chiuso con un’otturazione
provvisoria, se sotto la corona c’è un’apertura attraverso la quale i batteri possono rioccupare il canale radicolare, questo comporterà dei continui problemi.
In molti casi, infatti, i canali sono stati
puliti e poi chiusi ed il paziente continua ad avere dolore. Il dentista ripulisce
e richiude di nuovo il dente, ma il paziente lamenta ancora dolore. A questo
punto il paziente viene magari inviato
dallo specialista il quale si limita ad interrompere quell’infiltrazione al di sotto
della corona, per vedere il paziente finalmente star bene. La corona o l’otturazione infiltrate sono cause importanti di
dolore post operatorio tra una seduta ed
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Endodontico
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un’altra e non invece, come magari si
crede, l’otturazione che il dentista esegue durante la visita d’emergenza.
Quando inviare il paziente
dallo specialista
E’ necessario instaurare un rapporto di
collaborazione con qualche collega che
sappiamo essere bravo nell’eseguire delle
corrette diagnosi, in modo che si possa
mandare a lui il paziente se si incontrano difficoltà nello scoprire qual è il
dente responsabile. Nel caso di traumi, è
bene conoscere qualcuno che cura le
lesioni traumatiche e che possa prendere
in cura il paziente nel caso in cui noi
non siamo disponibili. E’ consigliabile
inoltre inviare allo specialista il paziente
che presenta un gonfiore in zona sublinguale che coinvolge i denti dell’arcata
inferiore. Esistono molte strutture anatomiche di vitale importanza in questa
zona, per cui non si può certo infilare
una lama di un bisturi in quest’area
senza correre grossi rischi; inoltre l’infezione può propagarsi rapidamente e
facilmente. Se il gonfiore è sotto la lingua, probabilmente ci sarà bisogno di
un chirurgo orale. Se si presenta una
situazione in cui si pensa che il caso
potrebbe rappresentare un problema,
meglio non trattarlo, ma inviarlo dallo
specialista. Se si inizia la terapia canalare
e dopo 5-10 minuti non si è riusciti a
trovare i canali, probabilmente ci sarà
bisogno di aiuto. Ovviamente si tratta
di decisioni individuali. La chiave di
tutto sta nel conoscere i propri limiti e
la propria abilità.
Per quanto riguarda l’invio dei pazienti
allo specialista, sicuramente l’abitudine
di indirizzare occasionalmente qualche
caso facile, e non solo quelli terribili,
migliorerà il rapporto tra dentista generico e l’endodontista. In questa maniera
lo specialista affronterà più serenamente
anche i casi complessi che riceverà.
L’uso degli antibiotici nei pazienti
in visita d’emergenza e con dolore
Non sono d’accordo con i colleghi che
somministrano automaticamente antibiotici ai pazienti che si presentano con
dolore e li fanno tornare in studio dopo
una settimana.
Se si riesce a fare una corretta diagnosi,
si deve anche eseguire la terapia.
Se il paziente si presenta con gonfiore,
di solito si riesce a fare diagnosi.
Se il paziente si presenta senza gonfiore
ma con un notevole dolore, la diagnosi
non può essere fatta e per qualche ragione il paziente non può essere inviato ad
uno specialista, in tal caso può rendersi
necessario prescrivere l’antibiotico per
alleviare il dolore.
Purtroppo si fa spesso abuso di antibiotici da parte di medici e dentisti e in tal
modo si creano dei problemi quali le
superinfezioni e il fatto che un numero
sempre maggiore di pazienti diventa
allergico agli antibiotici. E’ consigliabile
fare poco uso degli antibiotici nei nostri
studi. Ovviamente, ci sono situazioni
nelle quali l’uso degli antibiotici è indicato, come nei pazienti con prolasso
della mitrale o con protesi articolari (è
bene notare a questo proposito che queste indicazioni sono cambiate in maniera
drammatica) o se il paziente presenta un
flemmone che richiede la terapia antibiotica. Sottoporre indiscriminatamente
ogni paziente a terapia antibiotica di
sicuro non rappresenta un buon trattamento.
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