La pace di Cristo» - Sua Eccellenza Mons. Ennio Antonelli

Libera Cattedra del pensiero cristiano per la pace – Associazione “Fioretta Mazzei”
«La pace di Cristo» - Sua Eccellenza Mons. Ennio Antonelli
[1] Centralità del tema
La pace nel messaggio cristiano è un tema importantissimo, tanto che nel N.T. troviamo
l’espressione “Il vangelo della pace” (At 10,36; Ef 6,15), come troviamo “Il vangelo del
Regno” (Mt 4,23; 9,35; 24,14; Lc 4,43; At 8,12), “Il vangelo della grazia di Dio” (At
20,24), “Il vangelo della salvezza” (Ef 1,13). Vuol dire che pace, Regno, grazia, salvezza
sono temi fondamentali e strettamente collegati tra loro.
[2] La prospettiva del Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II ha trattato il tema della pace in termini ancora pienamente attuali.
Ecco alcune linee del suo insegnamento.
In un mondo sempre più unificato e interdipendente cresce più che mai l’urgenza di
costruire solidarietà e pace autentica.
La vera pace è «fondata sulla giustizia e sull’amore» (GS 77), comporta l’impegno
intelligente, specie delle pubbliche autorità, per una costruzione ben ordinata e la pratica da
parte di tutti della fraternità e del rispetto tra le persone e tra i popoli.
«La pace terrena, che nasce dall’amore del prossimo, è essa stessa immagine ed effetto della
pace di Cristo che promana dal Padre. […] Il Figlio incarnato è infatti principe della pace,
per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio ristabilendo l’unità di tutti
in un solo popolo e in un solo corpo […] e nella gloria della sua risurrezione, ha diffuso lo
Spirito di amore nel cuore degli uomini» (GS 78).
Pertanto tutti i cristiani sono chiamati con insistenza a praticare la verità nella carità «e a
unirsi a tutti gli uomini sinceramente amanti della pace per implorarla dal cielo e attuarla»
(GS 78).
Sala Convegni della Ca.Ri.Fi. (Via Folco Portinari, 5) – Mercoledì 8 maggio 2002, ore 17,30
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La prospettiva biblica
Pace, šalōm, significa integrità, pienezza, completezza della vita, totalità dei beni materiali e
spirituali che servono alla vita, condizione oggettiva di perfezione (essere di fatto quello che
si deve essere) e insieme condizione soggettiva di appagamento e felicità.
La pienezza della vita comporta armonia (cioè il rapporto corretto) con Dio, con gli altri,
con le cose, con se stessi. Vivere è vivere in comunione, vivere in relazione ordinata
attraverso il corpo, la conoscenza e l’amore, l’accogliere e il donare. E’ benedizione di Dio,
benessere familiare, onore, ricchezza, salute.
«Non vi farete idoli, […] poiché io sono il Signore vostro Dio. Osserverete i miei sabati e
porterete rispetto al mio santuario. Io sono il Signore.
Se seguirete le mie leggi, se osserverete i miei comandi e li metterete in pratica, io vi darò le
piogge alla loro stagione, la terra darà prodotti e gli alberi della campagna daranno frutti. La
trebbiatura durerà per voi fino alla vendemmia e la vendemmia durerà fino alla semina;
avrete cibo a sazietà e abiterete tranquilli il vostro paese.
Io stabilirò la pace nel paese; nessuno vi incuterà terrore; vi coricherete e farò sparire dal
paese le bestie nocive e la spada non passerà per il vostro paese. Voi inseguirete i vostri
nemici ed essi cadranno dinanzi a voi colpiti di spada. Cinque di voi ne inseguiranno cento,
cento di voi ne inseguiranno diecimila e i vostri nemici cadranno dinanzi a voi colpiti di
spada.
Io mi volgerò a voi, vi renderò fecondi e vi moltiplicherò e confermerò la mia alleanza con
voi.
Voi mangerete del vecchio raccolto, serbato a lungo, e dovrete metter via il raccolto vecchio
per far posto al nuovo.
Stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e io non vi respingerò. Camminerò in mezzo a voi,
sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo. Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatto
uscire dal paese d’Egitto; ho spezzato il vostro giogo e vi ho fatto camminare a testa alta»
(Lv 26,1-13).
La pace, intesa come pienezza di vita e felicità, è l’anelito fondamentale dell’uomo, il primo
desiderio, originario e costitutivo. Essa è dono di Dio come la vita (anche se passa
attraverso i beni concreti offerti dalla natura e dalla società). E la si raggiunge solo nella
comunione con Dio.
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[4] Il peccato distrugge la pace
a) Nella sua ricerca di vita l’uomo peccatore non si affida a Dio e non si fida dei suoi
comandamenti (li sente come limitazione e non come via di crescita). Si affida a
qualche figura assolutizzata del piacere, del possedere, del potere, del successo
(idoli). Si fa legge a se stesso. Si pone come autosufficiente. Non solo vuole
realizzare il desiderio di vivere senza Dio, ma sente Dio come rivale e oppressore.
Nutre un sordo rancore verso Dio (diventa suo nemico). (Cf. Rm 5,10: «eravamo
nemici»; Rm 8,7: «i desideri della carne sono in rivolta contro Dio»).
b) L’uomo peccatore nella sua volontà di autoaffermazione tende ad escludere e
strumentalizzare gli altri, sentiti come concorrenti (l’egoismo è amore di sé
escludente gli altri). Così viene distorta ogni dimensione del vivere: famiglia,
società, lavoro, cultura, religione; così nascono disordini, divisioni, oppressioni.
L’uomo si trova diviso da Dio, dagli altri, dalle cose, da se stesso, morto alla vita di
comunione.
c) Il peccato (a cominciare dal peccato primordiale) è contagioso. Innesca una
dinamica di perdizione universale, una condizione di alienazione da Dio. Produce
culture e strutture di peccato (di disumanità) nella storia; uno sviluppo disordinato,
deviato, ritardato, stravolto (fame, inquinamento, guerre, ecc.). Pone la storia sotto il
potere di Satana, “Il principe di questo mondo” (Gv 12,31; 1Gv 5,19). Si costituisce
così il “regno delle tenebre”, di cui l’uomo è prigioniero e da solo incapace di
liberarsi.
[5]
Attesa della pace e venuta del regno di Dio
a) Al tempo di Gesù, c’era l’attesa di un intervento decisivo di Dio in favore di Israele:
«Credevano che il Regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro» (Lc
19,11; cf. Lc 3,15). Pregavano ogni giorno: “Sii presto re sopra di noi” (Preghiera
delle diciotto benedizioni, 11). Ci si aspettava che la sovranità di Dio, affermandosi
nella storia, portasse la pace come liberazione politica dalla dominazione romana e
dai vari tiranni, come liberazione sociale da ogni oppressione e ingiustizia, come
prosperità. Una pace tutta terrestre o principalmente terrestre.
b) Gesù annuncia: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e
credete al vangelo» (Mc 1,15). Il regno di Dio per mezzo di lui comincia a
realizzarsi, come un piccolo seme, un lievito, una caparra. Il giovane Maestro desta
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l’attenzione generale e l’entusiasmo di folle numerose. Agisce, con potenza e
misericordia, contro i mali fisici, spirituali e sociali (malattia, morte, violenza della
natura, peccato, discriminazione ed emarginazione). Va incontro ai malati, agli
emarginati (lebbrosi), ai discriminati (donne e bambini), agli affamati, ai poveri
(folle disprezzate), ai pagani, ai peccatori (Mt 11,19: «Ecco un mangione e un
beone, amico dei pubblicani e dei peccatori»).
c) Ma rifiuta decisamente di essere fatto re (cf. Gv 6,15) in senso politico e rassicura
Pilato che il suo regno è di altro genere rispetto ai regni di questo mondo (cf. Gv
18,33-38). I suoi nemici non sono i Romani o altri governanti. La sua guerra
vittoriosa è contro Satana e i demoni: «Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito
di Dio, è certo giunto a voi il regno di Dio» (Mt 12,28); «Ora il principe di questo
mondo sarà gettato fuori» (Gv 12,31; cf. 16,11). Dio da parte sua ama tutti gli
uomini (fa sorgere il sole e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, cf. Mt 5,43-48);
ama i giusti, i sofferenti, gli oppressi; ma anche i peccatori, gli oppressori, i
bestemmiatori, perfino i crocifissori del suo Figlio.
d) La pace esteriore, imposta con la forza e con la legge, non rientra nei suoi compiti.
Anzi, egli sarà un segno di contraddizione. «Non crediate che io sia venuto a portare
la pace sulla terra; non sono venuto a portare la pace, ma la spada» (Mt 10,34). «Vi
lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv
14,27). La pace che Gesù dona può coesistere con le contraddizioni e le sofferenze
di questo mondo: «Abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma
abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33). La pace di Cristo è l’inizio della
salvezza escatologica e supera perfino la nostra capacità di comprendere: «La pace
di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in
Cristo Gesù» (Fil 4,7). Essa si sviluppa a cominciare dal cuore, è prima interiore e
poi esteriore (cf. Col 3,15).
[6] Riconciliati da Dio in Cristo crocifisso e risorto
a) Dio Padre secondo il N.T. ha l’iniziativa della redenzione. E’ il primo ad amare i
peccatori e a soffrire per il loro peccato (cf. GIOVANNI PAOLO II, DeV 39). «Dio ha
tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui
non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). «Dio dimostra il suo amore verso di
noi, perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi […]
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quand’eravamo nemici» (Rm 5,8.10). «Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo
[…] E’ stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo […] Vi supplichiamo
in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,18.19.20). Dio Padre
infonde nel Figlio la sua stessa carità e misericordia per i peccatori e così lo
consegna nelle loro mani.
b) Gesù fa proprio e vive in modo umano, nella storia, l’amore gratuito,
misericordioso, incondizionato, universale del Padre. «Ha dato se stesso per i nostri
peccati, secondo la volontà di Dio e Padre nostro» (Gal 1,4). «Abbà, Padre! Tutto è
possibile a te. Allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che
vuoi tu» (Mc 14,36). Il Padre lo consegna e Gesù si consegna ai nemici, e quindi
alla morte, senza difendersi, perché Dio ama anche i nemici. Come fu gradita al
Padre la sua preghiera: «Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc
23,34)! Questo dono di sé si attua nella sofferenza più atroce che si possa pensare,
anzi in una sofferenza che supera le nostre possibilità di pensare. Pugni e sputi.
Flagellazione. Coronazione di spine. Crocifissione. Scherno e disprezzo.
Maledizione. Soprattutto la misteriosa esperienza dell’abbandono da parte del
Padre: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,34). Identificato
realisticamente con i peccatori, costituito capo dell’umanità peccatrice, porta il peso
della universale alienazione da Dio. Uno solo per la liberazione di tutti. «Fa piaga
nel tuo cuore la somma del dolore» (Ungaretti).
c) Gesù è poi risuscitato dal Padre e costituito «Signore e Cristo» (At 2,36), «Capo e
Salvatore» (At 5,31), unico salvatore per tutti gli uomini (cf. 1Tm 2,4). Salva
comunicando lo Spirito Santo che attrae a Cristo, converte, rigenera come figli di
Dio, dà la pienezza della vita, la pace. Significativo il dono che il Signore fa ai
discepoli nella prima apparizione collettiva, la sera di Pasqua: «Venne Gesù, si
fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! […] Ricevete lo Spirito Santo; a chi
rimetterete i peccati saranno rimessi» (Gv 20,19.22-23). Remissione dei peccati,
riconciliazione con Dio, riconciliazione tra gli uomini. «Egli infatti è la nostra pace,
colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattuto il muro di separazione che era
frammezzo […] Egli è venuto ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a
coloro che erano vicini» (Ef 2,14.17). Anzi, riconciliazione cosmica: «Piacque a
Dio […] per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, riappacificando con il
sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle
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nei cieli» (Col 1,20). La pace di Cristo, come si vede, non si identifica con la pace
della società terrena. E’ pace cosmica ed escatologica, assoluta.
d) Proprio per questo però coinvolge anche la società. Diceva il Concilio: «La pace
terrena, che nasce dall’amore del prossimo, è essa stessa immagine ed effetto della
pace di Cristo che promana dal Padre» (GS 78). La forza riconciliatrice del Signore
crocifisso e risorto mediante la comunicazione dello Spirito Santo raggiunge tutti gli
uomini e tutte le dimensioni nella vita; riapre a tutti la via per realizzare la propria
vocazione eterna e anche quella terrena. Ovunque fiorisca una pace autentica tra le
persone e tra i popoli, lì si ha un frutto, un’immagine, un anticipo, una profezia della
pace del regno di Dio. I cristiani chiamati a costituire la Chiesa, sacramento
pubblico ed efficace della salvezza universale, hanno un dono più grande e un
dovere più stringente di attuare la comunione e la pace all’interno della comunità
cristiana e nel mondo. Sono chiamati a dialogare e collaborare con tutti per la
crescita della pace, anticipo e figura del regno di Dio, come il lievito si immerge
nella pasta perché si possa formare il pane.
[7] La pace opera della giustizia e dell’amore
a) Se Gesù ha fatto proprio l’amore gratuito, misericordioso, incondizionato del Padre
per tutti gli uomini, compresi i nemici, anche i suoi discepoli dovranno fare
altrettanto. «Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io
vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu
porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu
lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui
due. Da’ a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi
dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del
Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa
piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale
merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai
vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate
voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,38-48).
Superando l’antica legge del taglione, Gesù vieta ogni ritorsione e vendetta per il
male subito (ad esempio, oltraggi come uno schiaffo, estorsioni come la tunica in
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pegno, soprusi come la prestazione per un miglio, seccature come la richiesta di un
prestito). Usando un linguaggio paradossale, comanda di essere generosi, senza
troppi calcoli, di perdonare.
Proibisce l’odio verso i nemici. Comanda di pregare per loro e fare loro il bene
concretamente. Bisogna cercare di vincere il male con il bene (cf. Rm 12,21),
almeno finché è possibile. Questo perché Dio ama tutti, anche i malvagi. «Siate voi
dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).
I seguaci di Gesù dovranno farsi operatori di riconciliazione e di pace, facendo
proprio l’atteggiamento del Padre sull’esempio di Cristo. «Beati gli operatori di
pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).
b) Tuttavia Gesù non proibisce affatto la legittima difesa, rivolta a impedire che il male
venga commesso. Gesù stesso reagisce con dignità allo schiaffo datogli da una
guardia: «Se ho parlato male, dimostrami dove è il male; ma se ho parlato bene,
perché mi percuoti?» (Gv 18,23). Invita i discepoli a prepararsi all’attacco dei
persecutori, in cui sarà più utile la spada del mantello: «Chi non ha spada venda il
mantello e ne compri una» (Lc 22,36).
Secondo il Concilio Vaticano II il diritto alla legittima difesa non può essere negato
né alle singole persone né tantomeno ai popoli, anzi la difesa a volte può essere un
grave dovere (GS 79). Del resto nel N.T. non c’è alcuna traccia di condanna per la
professione dei militari in quanto tale.
c) E’ invece assoluto il divieto di uccidere direttamente persone innocenti. Per questo
la guerra totale, che colpisce indiscriminatamente la popolazione, è un orribile
delitto contro Dio e l’umanità (GS 80). Si deve mirare ai soli bersagli militari e mai
direttamente alla popolazione civile. Parimenti il terrorismo, in quanto uccisione
diretta di innocenti, è da condannare come metodo criminale di lotta, anche quando
l’obiettivo perseguito fosse giusto.
d) La guerra è comunque «il mezzo più barbaro e inefficace per risolvere i conflitti»
(GIOVANNI PAOLO II, 1 gennaio 1982). Essa va abolita e sostituita con il ricorso a
istanze internazionali. Dovrebbe essere tolto agli stati il diritto di farsi giustizia con
la forza, come già da tempo è stato tolto ai privati cittadini e alle comunità
intermedie. Gli eserciti dovrebbero sempre più essere configurati come corpi di
polizia internazionale, a scopo di interposizione per impedire conflitti, di ingerenza
umanitaria armata, di repressione del terrorismo.
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e) Soprattutto la pace va costruita incessantemente con una politica attenta al bene
comune e ai diritti fondamentali dell’uomo, alle esigenze della giustizia.
Infine la pace, oltre che costruzione politica, è fatto culturale e spirituale. E’ dovere
di tutti i cittadini educarsi alla pace, al rispetto degli altri, al dialogo, alla solidarietà.
Ma, per sviluppare una politica e una cultura di pace, è necessario l’amore, che
arriva al perdono dei nemici. Solo l’amore misericordioso può operare la
riconciliazione e alimentare la vera pace.
Tale amore è dono di Dio mediante Cristo nello Spirito Santo. Deve essere chiesto
nella preghiera, accolto e testimoniato. La pace va invocata umilmente e nello stesso
tempo costruita responsabilmente.
[8] Conclusione
San Giustino (Dialogo con Trifone 110,1-2) riporta le obiezioni che nel II secolo gli ebrei
facevano ai cristiani. Come è possibile credere che il Messia sia venuto, se nel mondo nulla
è cambiato? Dov’è la pace messianica intravista dai profeti?
I cristiani rispondevano che il regno di Dio è venuto nella storia solo in germe e comunque
nelle comunità cristiane erano già ben visibili i frutti della carità fraterna e della pace.
L’augurio è che anche oggi le nostre comunità ecclesiali siano luogo visibile di fraternità e
forza di riconciliazione e di pace per la stessa società civile.
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