La dottrina Reagan e il Nicaragua negli anni `80 [file

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UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
FACOLTÁ DI SCIENZE POLITICHE
LAUREA SPECIALISTICA IN
RELAZIONI INTERNAZIONALI
LA DOTTRINA REAGAN ED
IL NICARAGUA NEGLI ANNI ‘80
Relatore:
Prof.ssa Liliana Saiu
Tesi di laurea di:
Emanuela Mameli
ANNO ACCADEMICO 2006 – 2008
1
Indice
Introduzione
Capitolo 1
1. La dottrina Reagan
1.1 Ronald Wilson Reagan
1.2 Le Origini
1.3 Lo sviluppo
1.4 La fine della dottrina Reagan
2. La crisi dell’America Centrale
2.1 La regione centroamericana
2.2 La Politica di Reagan in prospettiva storica
3. Il Nicaragua: le premesse
3.1 Il Frente Sandinista de Liberación Nacional
3.2 L’assassinio di Chamorro
3.3 Il dilemma di Carter
4. Il governo sandinista
4.1 La fine di Somoza
4.2 Gli aiuti degli USA
4.3 Reagan interviene
4.4 La propaganda dell’Amministrazione Reagan
Capitolo 2
1 Ronald Reagan ed il Nicaragua
1.1 Il piano della CIA
1.2 Lo “special project”
1.3 Fuori i Cubani
2 USA ed Honduras
2.1 John Negroponte
2.2 L’Honduras come alleato
2.3 La Comunità Democratica Centroamericana
2.4 La controffensiva Nicaraguense-Messicana
2.5 Il Generale Álvarez
2.6 Aiuti militari all’Honduras
2
3. La Contra
3.1 Nascita ed evoluzione
3.2 Il battesimo negli Stati Uniti
3.3 Gli Argentini
3.4 La creazione dell’FDN
3.5 I Miskitos
4 I due volti dei contras
4.1 Buoni contras e cattivi contras
4.2 Inizia la guerra
4.3 Edén Pastora
4.4 Un nuovo volto per i contras
4.5 La nuova Cupola dell’FDN
4.6 Pastora e le sue pubbliche relazioni
5 Scandali e riappacificazioni
5.1 Reagan perde credibilità
5.2 La Contadora
5.3 Nicaragua e geostrategica
5.4 La bomba a La Penca
Capitolo 3
1. Dalla guerra alla cooperazione
1.1 “Americanizzazione” e “Latinizzazione”
1.2 La cooperazione
1.3 Gli anni ‘70
2. Gli USA e i Sandinisti
2.1 Il post-Rivoluzione
2.2 La rivoluzione è inarrestabile
3 Il governo di Violeta Chamorro
3.1 le sfide del nuovo governo
3.2 L’eredità ricevuta
3.3 Un lavoro incompiuto
4 Strategie per l’emisfero occcidentale
4.1 L’ALCA
4.2 I vertici internazionali
4.3 L’ispanizzazione degli USA
3
Introduzione
Lo scopo di questa ricerca è l’analisi delle politiche statunitensi verso l’America
Centrale, ed in particolar modo verso il Nicaragua durante gli anni ’80 del XXI secolo.
Questo decennio è stato caratterizzato dalla presenza da una parte di Reagan come
presidente degli stati uniti e dall’altra di una crisi generalizzata che vide la regione
ribollire di fermenti rivoluzionari. Il Nicaragua nel 1979 abbatté la dittatura ereditaria
dei Somoza, che governava il Paese da più di 40 anni con il beneplacito e l’appoggio
statunitense, per mezzo di una rivoluzione popolare sandinista ispirata all’ero nazionale
antimperialista Sandino, ma anche ai movimenti marxisteggianti sorti dopo la
rivoluzione castrista.
Gli Stati Uniti si rapportavano ai moti nel loro così vicino e fin ad allora tranquillo
“backyard”, in termini di scontro Est-Ovest, come un tentativo di penetrazione politica
sovietica nei Caraibi usando come testa di ponte Cuba e si sarebbe diffuso come un
effetto domino in quello che era da sempre stato un lago nordamericano.
Reagan dunque intraprese la sua nuova Guerra Fredda con tutti i mezzi possibili, leciti
ed illeciti. L’Honduras divenne uno stretto alleato della lotta anti-comunista, attraverso
l’ambasciatore John Negroponte e l’aiuto anche di militari Argentini, gli Stati Uniti per
mezzo di una azione coperta della CIA cominciarono ad addestrare un piccolo esercito
di controrivoluzionari, la Contra appunto, con base in territorio honduregno. La CIA
promosse azioni brutali da parte dei contras e dei militari honduregni, con responsabilità
ancora non ben chiarite di violazioni dei diritti umani fino alla posa di mine nei porti del
Nicaragua, fatto per cui gli Stati Uniti vennero portati davanti alla Corte Dell’Aja e
condannati.
Il presidente e la CIA per continuare questa battaglia nonostante lo stop di un Congresso
che non voleva interferire nell’area, non esitò a usare le armi della propaganda ma per le
armi vere, fondi privati o addirittura di provenienza illegale, culminando poi nello
scandalo Iran-Contras.
I documenti esaminati per la ricerca sono stati principalmente i report recentemente
declassificati dell’Ambasciatore in Honduras John Negroponte durante il suo incarico
dal novembre 1981 al maggio 1985. I Negroponte Files, sono reperibili sul National
Security Archive1 dal 12 Aprile 2005. Il National Security Archive è un istituto di
ricerca indipendente che si trova alla George Washington University e raccoglie e
pubblica documenti declassificati consultabili grazie alla Freedom of Information Act
(FOIA)2 che garantisce l’accesso al pubblico dei documenti del governo degli Stati
Uniti. Su richiesta scritta le agenzie governative devono aprire i registri se non
legittimamente rientranti in una delle 9 eccezioni contemplate dalla FOIA.3
La maggior parte dei Negroponte Files furono ottenuti dal Washington Post , ma parte
vennero declassificati su richiesta dello stesso Negroponte nel Giugno 1998 quando si
era temporaneamente ritirato dalla carriera di diplomatico. I 392 telegrammi e
promemoria e della prima parte sono una cronaca dettagliata del “our special project”,
cioè di come veniva chiamato da Negroponte il programma di supporto finanziario e
logistico alla Contra nicaraguense in funzione anti-Sandinista. Nei telegrammi si può
leggere quali fossero gli sforzi del diplomatico nel tentativo di indebolire le iniziative di
pace della Contadora. Vi sono anche i promemoria e i rapporti delle conversazioni con i
militari honduregni, in particolare il Generale Alvarez, i cui contatti personali gli
permettevano di offrire supporto logistico per le operazioni coperte della CIA che nel
frattempo stava supportando e addestrando i contras. Vi sono anche telegrammi
1
http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB151/)
http://www.gwu.edu/~nsarchiv/
3
http://www.gwu.edu/~nsarchiv/nsa/foia.html
2
4
scambiati attraverso canali non ufficiali tra Negroponte il direttore della CIA William
Casey in cui l’Ambasciatore chiede un aumento dei finanziamenti o consiglia su come
rendere più appetibile il finanziamento delle azioni anti-Sandiniste al Congresso. Non si
trova traccia nei telegrammi di riferimenti alle violazioni ai diritti umani o alle atrocità
commesse sotto il comando del Generale Álvarez soprattutto dal Battaglione 316, il
noto squadrone della morte della polizia segreta honduregna. 4 A corroborare la ricerca
documentale e bibliografica sono stati effettuati due soggiorni di studio dell’autore nel
Nicaragua dove si sono potute consultare le biblioteche delle università e di altre
istituzioni private della capitale, ma non è stato possibile consultare documenti originali
nicaraguensi che avrebbero dovuto essere presenti all’Archivio Nazionale ma sono
invece andati perduti o distrutti.
Molto interessante si è rivelata la possibilità per l’autore di realizzare un’intervista con
un protagonista di quegli anni, il “comandante Cero” ossia Edén Pastora Gómez eroe
della Rivoluzione, guerrigliero controrivoluzionario, lusingato e odiato dalla CIA, ed
ora politico candidato prima a sindaco della capitale e, nelle ultime elezioni del
Novembre 2006, anche alla Presidenza della Repubblica. Altrettanto interessanti sono
state le conversazioni con i protagonisti, più o meno centrali di quegli anni, comuni
cittadini che portano il ricordo di un periodo ricordato ancora con molta emozione e
poca obiettività.
Le risorse monografiche principali utilizzate per la ricerca sono state:
William M. LeoGrande, “Our Own Backyard”, The United States in Central America
1977-1992, The University of North Carolina Press, Chapel Hill, London 1998.
Un’opera esaustiva che analizza le relazioni fra Stati Uniti ed America centrale durante
la crisi esaminando l’intero periodo dai prodromi all’epilogo delle vicende.
Bosco Matamoros Hüeck,, La Contra: movimento nicaragüense, Immagine Ediciones,
Madrid 2005
Un libro scritto da un protagonista di quegli anni, anche diplomatico in Italia
dell’amministrazione Alemán, referente per gli Stati uniti del movimento
controrivoluzionario che ci descrive il movimento dalla sua nascita spontanea
all’ingerenza diretta della CIA nell’aiuto dei freedom fighters descrivendo i principali
protagonisti.
La monografia più recente sulla figura di Reagan invece è stata quella di John Diggins,
Ronald Reagan, Fate, Freedom, and the Making of History, W.W. Norton & Company,
Inc., New York 2007. Stampata questo stesso anno si incentra principalmente sulla
figura del Presidente Reagan dal punto di vista filosofico e morale, cercando di
inquadrarla in una prospettiva di ampio respiro storico (paragonandolo a Lincoln o a
Roosvelt) ma non soffermandosi particolarmente sulle vicende che interessano la ricerca
né apportando novità alla storiografia più datata.
Lo scopo della ricerca è chiarire quali siano state realmente le responsabilità dirette
degli Stati Uniti nella “guerra civile” che seguì al trionfo della rivoluzione sandinista.
Dunque il ruolo della CIA e degli argentini nell’addestramento della Contra, se
l’Ambasciatore Negroponte fosse a conoscenza delle violazioni che venivano commesse
da contras e militari honduregni, quanto fosse realmente nei programmi dell’URSS e di
Cuba di conquistare terreno nell’emisfero occidentale. Quanto la Nuova Guerra Fredda
fu un pericolo reale o solo un’ossessione di Reagan. Il primo capitolo analizza le
4
Peter Kornbluh a cura di, The Negroponte File, National Security Archive, 25 aprile 2005,
http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB151/
5
origini, e lo sviluppo della dottrina Reagan di fronte alla crisi in atto nell’America
Centrale, e in particolar modo come si posero le amministrazioni Carter e Reagan di
fronte alla caduta di Somoza e al trionfo sandinista.
Il secondo capitolo analizza i primi contatti degli stati Uniti con l’Honduras e con i
controrivoluzionari nicaraguensi, esaminando l’episodio delle mine nei porti, i tentativi
di ambedue le parti di intraprendere iniziative di pace fino alla formazione della
Contadora.
Il terzo capitolo invece si occupa dell’andamento della cooperazione statunitense in
Nicaragua, fondi per la cooperazione utilizzati come mezzo politico, prima come
rafforzamento di un’alleanza anticomunista con la famiglia Somoza o come ricatto per il
rispetto dei diritti umani da parte della stessa. Dopo la rivoluzione sandinista gli aiuti
sono stati utilizzati come arma per legare Managua al blocco occidentale e poi tagliati
bruscamente quando fu certo il legame col blocco sovietico. Gli aiuti per la
cooperazione rincominciarono poi con l’elezione nel 1990 della presidentessa violetta
Barrios de Chamorro ma vennero principalmente utilizzati per sanare i debiti contratti
precedentemente. Per finire si analizza brevemente l’ALCA, ossia una alleanza
commerciale per l’emisfero americano di ideazione statunitense ed infine il ribaltamento
di americanizzazione dell’ispanoamerica che è diventata latinizzazione degli Stati Uniti.
6
Capitolo 1
La dottrina Reagan
Ronald Wilson Reagan
Il 20 gennaio 1981 Reagan si insediò ufficialmente come quarantesimo presidente degli
Stati Uniti d’America, all’età di 69 anni fu il presidente eletto più anziano che la Storia
americana ricordi. Mentre Carter aveva cercato di portare la presidenza a un livello più
umano, dopo gli anni da “corte bizantina” di Nixon, Reagan, un attore di cinema di
successo per oltre vent’anni, affrontò la politica come un palcoscenico. Reagan era
convinto che un leader dovesse prima di tutto cercare di creare un legame emotivo con
il pubblico, quando l’eroe guadagna la fiducia dei suoi sostenitori essi lo seguiranno
nonostante qualche errore e se la Storia nel suo svolgersi presenta dei lati oscuri. Il
perfetto conservatore rassicurava che l’America poteva avere un nuovo inizio basandosi
sui valori tradizionali come la dedizione alla famiglia, lavorare duro, l’amore per il
paese e il senso di piccola comunità. La fedeltà alle virtù avrebbero fatto l’America di
nuovo una grande nazione, al suo interno ma anche all’estero.
Carter credeva che gli anni del dominio militare ed economico statunitense fossero finiti
mentre Reagan cercava di rispondere al desiderio di riscatto degli americani che
credevano nella “grandeur” morale e politica degli States.5
In politica estera si oppose diametralmente alle intenzioni Carter che aveva cercato di
avviare una soluzione pacifica con l’Unione Sovietica, di guardare al Terzo Mondo con
tolleranza del pluralismo ideologico e del non intervento, incentrandosi sulla tutela dei
diritti umani. Reagan invece aveva cercato di ricomporre l’unità del Paese deluso dalla
sconfitta del Vietnam e aveva intrapreso una nuova Guerra Fredda ed una nuova corsa
agli armamenti.6 Se la prima Guerra Fredda era finita nella situazione di stallo in Europa
quando le forze della NATO e quelle del Patto di Varsavia erano in equilibrio fra di
loro, la seconda Guerra Fredda si combatté nel turbolento Terzo Mondo, dove le
rivoluzioni e le controrivoluzioni sembravano esplodere ovunque.7
Il Terzo Mondo veniva visto sotto l’ottica di una lotta senza quartiere contro la minaccia
sovietica, con la sua dottrina, Reagan avrebbe promosso decine di operazioni coperte
paramilitari alleandosi con regimi autoritari pur se anti-comunisti. Le differenze fra le
due politiche non risultarono mai così chiare negli otto anni di presidenza Reagan come
in America Centrale che dominò l’agenda della politica estera e divise l’opinione
pubblica americana. La regione centroamericana dove le rivoluzioni delle guerriglie
marxisteggianti della fine degli anni 70 in Nicaragua, Salvador e Guatemala, spinsero a
finanziamenti importanti a favore degli anti-comunisti. Il Nicaragua soprattutto fu parte
della campagna di “roll back” contro il comunismo internazionale ed organizzò la
Guardia Nazionale di Somoza in esilio in Honduras perché combattesse il governo
rivoluzionario di Managua pur con l’opposizione del Congresso. Quando infine il
Congresso votò per proibire gli aiuti alla Contra, alcuni ufficiali dell’amministrazione
con a capo Oliver North dal suo incarico al National Security Council continuarono a
finanziare i contras in segreto. Lo scandalo che venne fuori in seguito, con reminiscenze
del Watergate, quasi distrusse la presidenza Reagan. Ma per il partito repubblicano il
dibattito sul Centroamerica fu in gran parte una voglia di riscatto per il disastro del
5
LeoGrande, “Our Own Backyard”, cit., pp.3-5
Ivi, p.4
7
John Patrick Diggins, Ronald Reagan, p.227
6
7
Vietnam, il terreno di scontro fra la democrazia ed il comunismo. La sindrome del
Vietnam sembrava interferire con la capacità americana di resistere agli attacchi
sovietici nei Paesi del Terzo Mondo.8
La premessa era che l’Unione Sovietica era una potenza aggressiva che doveva essere
contenuta o sarebbe diventata come la Germania di Hitler. Gli Stati Uniti come leader
del mondo libero avevano la responsabilità di fermare questa avanzata. Le rivoluzioni
nel Terzo Mondo erano un’opportunità per la penetrazione comunista e gli USA
dovevano evitarla in qualsiasi remota regione del mondo. Il Vietnam era nella lontana
Asia ma l’America Latina era il “cortile di casa” e gli Stati Uniti erano stati a lungo la
potenza predominante nell’area.
La dottrina del “Manifest Destiny” aveva giustificato che durante il XIX secolo per gli
Stati Uniti fosse un diritto naturale espandere la sua influenza sull’emisfero come lo era
stato espandersi sul continente. Roosvelt poi aggiunse nel 1904 il diritto di Washington
di esercitare un ruolo di “polizia” per mantenere la stabilità e l’ordine dove i governi
latino americani dimostravano di non riuscire a fare altrettanto.9
Una ridefinizione conservatrice del senso più profondo del così chiamato “Manifest
Destiny” raggiunse la sua forma politica più concreta con la Presidenza Reagan. Fattori
interni e internazionali favorirono un’ossessione quasi personale contro il Sandinismo e
il Nicaragua. L’amministrazione Reagan ebbe il discutibile merito di accrescere in
modo artificioso l’importanza dei processi politici e militari centroamericani. Non è una
casualità che l’era della post-guerra, quando gli Stati Uniti manifestarono un interesse
significativo nella regione, questa affondi in un vortice quasi infinito di depressione
economica e frammentazione socio-politica. Non si tratta di una accusa fatta con
leggerezza, l’Amministrazione Reagan è indissolubilmente legata a una moltitudine di
avvenimenti regionali che comprendono non solo la guerra e le sue conseguenze nel
Salvador e in Nicaragua, ma hanno collegamento con ciò che si potrebbe chiamare il
cambiamento più recente degli Stati centroamericani.
Sfortunatamente gli anni ’80 in America Centrale lasciarono un’eredità di distruzione
materiale e sofferenza umana indescrivibile. Questa è la dimensione più cruda e
predominante delle relazioni fra gli Stati Uniti e Centroamerica. Durante gli otto anni di
presidenza, Reagan sostenne il confronto armato come strumento per la soluzione dei
conflitti in America Centrale. 10
Le Origini
L’8 giugno 1982 il presidente Reagan mentre si dirigeva al parlamento inglese
pronunciò il discorso che per la prima volta enunciò la dottrina che prese il suo nome. Il
presidente esortò l’assemblea a parlare chiaro a proposito dell’Unione Sovietica e
soprattutto supportare “those fighting for freedom against communism wherever we find
them”.11
Nel messaggio al Congresso sullo stato dell’Unione nel febbraio 1985 il Presidente
Ronald Reagan enunciò la dottrina che prese il suo nome. Il discorso racchiude in
termini retorici e perentori la sfida globale che il presidente dovrà affrontare nel suo
mandato fornendo una soluzione alle delicate questioni di politica estera. La frase
cruciale da lui pronunciata fu: “We must stand by all our democratic allies. And we
must not break faith with those who are risking their lives-on every continent, from
8
LeoGrande, “Our Own Backyard”, cit., p.5, 6
Ivi., pp.12, 13
10
Aguilera, Gabriel; Morales, Abelardo; Sojo, Carlos Centroamérica de Reagan a Bush, Facultad
Latinoamericana de Ciencias Sociales (FLACSO), San José, Costa Rica ,1991 p. 14
11
John Patrick Diggins, Ronald Reagan, p.221
9
8
Afghanistan to Nicaragua-to defy Soviet-supported aggression and secure rights which
have been ours from birth. Support for freedom fighters is self-defense”.12 Ossia gli
Stati uniti avevano il dovere morale di supportare moralmente e finanziariamente i
freedom fighters che lottavano per contrastare il Comunismo in tutto il mondo. Paesi
alleati che guardavano agli Stati Uniti come il faro della democrazia e l’unica mano di
aiuto per riconquistare ciò che gli era dovuto di diritto e gli era invece stato espropriato
ingiustamente con l’aiuto dei Comunisti da governi usurpatori. Non per nulla quella di
Reagan, dopo la pausa distensiva operata da Carter, venne chiamata la Nuova Guerra
Fredda. Se negli ultimi anni della sua presidenza il Presidente Reagan smorzò i toni
della sua retorica anti-sovietica nel clima di disgelo favorito da Gorbachev tutta
l’acerrima opposizione dicotomica era evidente in occasione del conflitto in Nicaragua
dove Reagan sostenne la lotta della Contra contro il regime Sandinista affermando senza
mezzi termini che era un conflitto “between democracy and communism, elections and
dictatorship, freedom and tyranny, between the light of liberty and the darkness of
oppression”13
La lotta al comunismo presentata come la madre di tutte le guerre, quella fra il bene e il
male in cui l’Unione Sovietica incarnava, com’egli l’aveva già precedentemente
definita, l’Impero del Male. Questa definizione pare fosse ispirata dall’impero Galattico
nel film “Star Wars” per identificare un regime che commette azioni contrarie alla
morale. La frase fu coniata da Anthony R. Dolan che era l’incaricato di scrivere i
discorsi di Reagan. La data esatta dove fu pronunciata la frase per la prima volta fu il
discorso dell’8 marzo 1983 di fronte all’Assemblea Nazionale degli Evangelici ad
Orlando Florida, in cui poteva permettersi di parlare di morale e non solo di Storia.14,
“Cerchiamo di capire che mentre (i leader sovietici) proclamano la supremazia dello
Stato, dichiarano la loro onnipotenza sull’individuo e predicono la loro finale
dominazione su tutti popoli sulla terra, sono il centro del male nel mondo
moderno…Quindi, nel vostro dibattito sulle proposte di disarmo nucleare, devo
mettervi in guardia dalla tentazione dell’orgoglio, la tentazione di dichiarare
allegramente superiori a tutto ciò e etichettare egualmente colpevoli entrambe le parti,
ignorando i fatti storici e gli istinti aggressivi di un evil empire, chiamando
semplicemente la corsa agli armamenti un gigantesco malinteso e così sottrarvi alla
lotta fra la verità e l’errore il bene e il male.”15
Questo discorso lasciò perplessi in molti tra i governi d’Europa, anche uno stretto
alleato della politica statunitense come Margaret Thatcher che sbiancò al sentire
l’espressione. Reagan si affrettò a spiegare che il Male non è una cosa eccezionale ma
come Hannah Arendt l’aveva ben spiegato vi può essere anche la “banalità del male”,
12
“Dobbiamo stare al fianco di tutti I nostri alleati democratici. Non dobbiamo tradire la fiducia di
coloro che stanno rischiando la propria vita su tutti i continenti dall’Afghanistan al Nicaragua per
resistere ad aggressioni supportate dai Sovietici e assicurarsi diritti che sono nostri dalla nascita.
L’appoggio ai combattenti per la libertà è autodifesa”
V. Harle, The Enemy with a Thousand Faces: The tradition of the other in western political thought and
history, Preager, Westport, 2000 p.93
13
“tra la demorazia e il comunismo, l’indipendenza e la tirannia, fra la luce della libertà e l’oscurità
dell’oppressione” Harle, The enemy with a thousand faces, cit. p.93
14
Diggins, Ronald Reagan,cit. p.222
15
:"Let us be aware that, while [the Soviet leaders] preach the supremacy of the state, declare its
omnipotence over individual man, and predict its eventual domination of all peoples on the earth, they
are the focus of evil in the modern world....So, in your discussions of the nuclear freeze proposals, I urge
you to beware the temptation of pride, the temptation of blithely declaring yourselves above it all and
label both sides equally at fault, to ignore the facts of history and the aggressive impulses of an evil
empire, to simply call the arms race a giant misunderstanding and thereby remove yourself from the
struggle between right and wrong and good and evil.”
9
tante persone, anche degli innocenti impiegati, possono portare avanti disegni diabolici
senza alzare fisicamente un dito.16
Quando Reagan nell’82 parlava di “supportare i freedom fighters dovunque essi si
trovino, scelse di non aiutare i polacchi che gli chiedevano aiuto per supportare
Solidarnosc e invece di continuare a finanziare quelli che chiamava dittatori amichevoli,
i leader di regimi di destra in America Centrale permettendo a John Negroponte,
Ambasciatore in Honduras di ignorare nei report le atrocità commesse17 dalla Contra e
dai militari honduregni. Reagan definì Jonas Savimbi l’Abramo Lincoln dell’Angola
anche se i ribelli torturavano ed assassinavano i propri rivali, appoggiò il regime
autocratico di Marcos nelle Filippine, inviò lanciamissili ai mujahideen afgani che poi
divennero i terroristi contro cui l’America doveva combattere, supportò l’Irak con armi
come i gas letali con cui Saddam Hussein uccise decine di miglia di irakeni e le stesse
furono la giustificazione per intraprendere una guerra preventiva.18
I movimenti politici di estrema destra, o come vengono chiamati negli USA della
“destra radicale” sono sempre stati vicini al Partito Repubblicano. Quando alla fine
degli anni ’60 in un periodo di crisi muore la cosiddetta “sinistra” nascono i
Neoconservatori che si caratterizzano per aggressività, sicurezza in se stessi e
intellettualismo. Fra i grandi nomi ad appoggiare questa linea di pensiero: Irving
Bristol, Daniel Bell, Samuel Huntigton, Seymur Lipset, Nathan Glanzer, Dave
Moyinham.19
Lo sviluppo
La dottrina Reagan rappresenta un brusco cambiamento nella politica estera statunitense
del dopoguerra. L’abbandono della strategia del Containment, inaugurata
dall’amministrazione Truman e che aveva caratterizzato tutta la Guerra Fredda, era stato
fatto in favore del “roll back. Concetto questo che si rifaceva a John Foster Dulles che
l’aveva elaborato negli anni 50, esso prevedeva che gli Stati Uniti dovessero
fattivamente “spingere indietro” l’espansione dell’influenza sovietica. La politica di
Reagan si basava su un confronto diretto con l’Unione Sovietica fornendo supporto a
movimenti di ribelli che combattevano il dominio sovietico. I benefici di questa
strategia erano il costo relativamente inferiore di fornire appoggio ai guerriglieri in
confronto alle ingenti spese dell’URSS a finanziare i governi suoi alleati. Un altro
considerevole beneficio era il non dover utilizzare direttamente truppe americane e
quindi non avere vittime statunitensi nelle guerre che si stavano combattendo nel
mondo. Questa strategia è forse meglio definita dalla NSC 75 del 1983, la direttiva
individuava come prioritario per gli Stati Uniti nei confronti dell‘URSS “contenere e
invertire la marcia dell’espansionismo sovietico” e ancora oltre “Gli Stati Uniti devono
ricostruire la credibilità del suo impegno a resistere all’intrusione sovietica negli
interessi statunitensi e quelli dei suoi alleati e amici, appoggiare gli Stati del Terzo
mondo che desiderano resistere alle pressioni sovietiche o opporsi ad iniziative ostili
dell’Urss nei confronti degli USA, o che siano obbiettivi speciali di politiche
sovietiche”20
La strategia dell’appoggio ai freedom fighters ha però le sue origini durante l’ultimo
anno di presidenza Carter ossia il 1980, quando le truppe sovietiche avevano invaso
16
Diggins, Ronald Reagan,cit. p.222
Ivi, p.224
18
Ibidem,. p.224
19
Luis Maira, La política de Reagan y la crisis en Centroamérica, EDUCA (Editorial Universitaria
Centroaméricana), 1982, pp.13-16
20
http://www.state.gov/r/pa/ho/time/dr/17741.htm
17
10
l’Afghanistan e il Consigliere per la Sicurezza di Carter Zbigniew Brzezinski la
propose. Con la salita al potere del presidente Reagan i consiglieri della Heritage
Foundation e dell’ American Enterprise Institutee di altri esperti di politica estera di
idee conservatrici videro l’opportunità politica di trasformare la politica di Carter per
l’Afghanistan in una dottrina più globale evidenziando 9 nazioni per attuare il rollback
(Afghanistan, Angola, Cambogia, Etiopia, Iran, Laos, Libia, Nicaragua e Vietnam.
La Heritage Foundation è un istituto di ricerca sulle politiche pubbliche con sede a
Washington. La sua missione dichiarata è “formulare e promuovere politiche pubbliche
conservatrici basate sui principi di libera impresa, governo limitato, libertà individuale, i
valori americani tradizionali e una forte difesa nazionale”. Le sue azioni hanno
rivoluzionato il concetto di Think Tank e hanno un impatto rilevante sulla politica
interna ed estera del governo degli Stati Uniti. Altro Think Tank conservatore, fondato
nel 1943 il suo scopo dichiarato è: “difendere i principi e migliorare le istituzioni
americane di libertà e capitalismo democratico, governo limitato, iniziativa privata,
libertà e responsabilità individuale, attenta ed efficace politica estera e di difesa,
responsabilità politica, e dibattito aperto. L’Istituto è uno degli architetti della politica
pubblica dell’Amministrazione Bush. Negli anni ’80 l’esperto di politica estera verso il
Terzo Mondo della Heritage Foundation, Michael Johns, il primo sostenitore della
Dottrina Reagan visitò i movimenti di resistenza in Angola, Cambogia e Nicaragua
dove vennero approvati piani di sostegno militare ai gruppi di combattenti.
Dentro le fila dell’Amministrazione Reagan l’adesione alla dottrina fu presto
abbracciata dal segretario alla difesa Caspar Weinberger, egli tenne l’incarico per
l’amministrazione Reagan dal 1981 al 1987, divenne noto per il suo ruolo nel
programmi di Difesa Strategica conosciuto popolarmente come Star Wars e l’affare
Iran-Contras. Abbracciava la teoria anche l’ambasciatrice alle Nazioni Unite Jeane
Kirkpatrick, fervente anticomunista divenne consigliere per la politica estera nella
campagna delle presidenziali di Reagan del 1980, fu poi nominata ambasciatrice alle
Nazioni Unite dal 1981 all’1985, la prima donna ad ottenere questo incarico. Dello
stesso avviso anche una serie di Consiglieri per la Sicurezza Nazionale come John
Poindexter, Frank Carlucci e Colin Powell quest’ultimo venne poi nominato consigliere
per la sicurezza nazionale dal 1987 al 1989 e segretario di Stato dal 2001 al 2005 sotto
la presidenza di Gorge W. Bush.
Inizialmente le operazioni di roll back furono coperte, mentre il cointainment poteva
essere anche perseguito alla luce del sole, solo negli ultimi anni dell’amministrazione
Reagan il supporto avvenne più apertamente. Anche perché il Congresso, a parte
qualche deputato che faceva parte dell’Heritage Foundation, era globalmente contro
questo finanziamento soprattutto nel caso del Nicaragua
Nel paese mesoamericano gli Stati Uniti finanziavano il movimento della Contra nel
tentativo di togliere il potere al governo Sandinista. Per meglio convincere il Congresso
ad appoggiare la Contra Nicaraguense Reagan non esitò a definire i guerriglieri come
“l’equivalente morale dei nostri padri fondatori” i contras, pur combattendo per il loro
concetto di libertà avevano spesso violato i diritti umani ed erano coinvolti nel traffico
di cocaina.21
Dunque mente le armi arrivavano ai Contra e agli altri protetti dell’Afghanistan e oltre,
la dottrina Reagan agli occhi di molti sembrava sortire gli effetti sperati di guerra
all’impero del male e trionfo della democrazia. La guerra con la Contra costrinse infine
i Sandinisti a tenere libere elezioni che li dovevano legittimare e che invece persero a
favore di un candidato gradito a Washington.
21
http://www.state.gov/r/pa/ho/time/dr/17741.htm
11
In Afghanistan i mujahideen dissanguarono le forze militari Sovietiche, ciò produsse un
forte malcontento nelle famiglie dei soldati dell’URSS e un riacceso sentimento
nazionalista nelle repubbliche musulmane dell’Unione Sovietica. In Angola la
resistenza di Savimbi portò al ritiro da parte Sovietica e Cubana delle truppe e dei
consiglieri militari.
Tutti questi sviluppi vennero considerati dai sostenitori della Dottrina Reagan, tra cui
anche Margaret Tatcher, come dei successi fino a indicare la Dottrina Reagan come una
spinta decisiva per il collasso dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda dato
che Gorbachev stesso definì il supporto ai Mujahidin in Afghanistan una ferita mortale
alle truppe sovietiche
I leader dei movimenti di resistenza venivano rafforzati militarmente dagli Stati Uniti, il
loro ruolo di leader anti-comunisti li rese apertamente nemici dei governi alleati
dell’Unione Sovietica che essi stavano combattendo e dell’URSS stessa. Il risultato fu
che i leader divennero spesso l’obbiettivo di tentativi di assassinio. Ad esempio in
Nicaragua nel Febbraio 1991, dopo il cessate il fuoco e mentre i negoziatori discutevano
le possibili elezioni da tenersi fra il Governo Sandinista e i Contras, il comandante in
capo della Contra Enrique Bermúdez, fu ucciso a colpi di pistola nelle strade della
capitale Nicaraguense. L’assassinio ruppe il cessate il fuoco e i guerriglieri della Contra
ripresero a combattere.22
La fine della dottrina Reagan
Nonostante la dottrina fosse strettamente collegata al presidente che le aveva dato il
nome ed alla sua amministrazione, essa continuò ad essere impiegata dal suo successore
George W. Bush. Il Presidente Bush assunse la presidenza nel gennaio 1989 ultimo
anno della Guerra Fredda, e con la fine di questo confronto presto sparì dalla politica
estera statunitense anche la dottrina Reagan.
In Nicaragua la guerra ebbe termine quando il governo sandinista, pressato
politicamente ed anche militarmente dalla Contra, acconsentì a tenere libere elezioni a
cui partecipò l’ala politica della Contra nel 1990. I critici della Dottrina Reagan la
indicano la come colpevole della radicalizzazione di Al Quaeda fino all’attentato
dell’11 settembre o come la spinta decisiva all’unità dei paesi Latinoamericani, Africani
e del Medio Oriente nell’odio comune verso gli Stati Uniti. Gli alleati di Reagan
divennero i nemici dell’America.23
La crisi dell’America Centrale
La regione centroamericana
Gli sforzi maggiori per pacificare la regione sono stati fatti dalle democrazie latinoamericane nel 1985 Mexico, Panama, Colombia e Venezuela cercarono delle soluzioni
politiche per mettere fine alla miseria causata da un continuo stato di guerra. Ma la
guerra veniva promossa da gruppi che credevano che solo un’azione armata fosse
possibile in America Centrale.
Il governo statunitense elogiava coloro che cercavano di promuovere soluzioni pacifiche
introducendo cambiamenti politici ma chiuse gli occhi di fronte alle azioni militari che
portavano avanti i gruppi privati.Questo nonostante gli sforzi per promuovere il dialogo
22
23
Matamoros Hüeck, La Contra, cit., pp. 19, 20
Diggins, Ronald Reagan, cit., p.212
12
fatti dal Congresso degli Stati Uniti e il gruppo latino-americano conosciuto come
Contadora (originariamente formato da Colombia, Venezuela, Panama e Mexico).
Lentamente anche altre nazioni latino-americane sono diventate democrazie così da
allargare il gruppo sino a comprendere Brasile, Perù, Argentina e Uruguay. In qualità di
gruppo di supporto questi otto paesi lavorarono sia per convincere i centroamericani e il
governo e l’opinione pubblica degli Stati Uniti che la carneficina doveva essere fermata
e doveva venir raggiunta una soluzione politica.
Il governo statunitense, nonostante le risoluzioni estremamente chiare da parte del
Congresso, continuò a stare dalla parte dei propri amici nell’area che erano alleati con i
militari. L’amministrazione Reagan non voleva una soluzione Latino Americana.Per
tutto il 900 importanti forze all’interno degli Stati Uniti hanno considerato l’America
Latina e i Caraibi un protettorato statunitense.
Dal 1985 l’interesse in America Centrale del governo statunitense e dalla gente calò
drasticamente. Durante i primi anni 80 la regione era il capitolo più importante della
politica estera di Washington. Gli veniva dato risalto nei media ed il problema
nicaraguese ricevette anche maggior attenzione di quanta ne meritasse. Ragioni di
politica interna ebbero molto a che vedere con questa copertura sproporzionata. Come il
problema salvadoregno aveva occupato la prima amministrazione Reagan così la crisi
del Nicaragua dominò Washington e le politiche di entrambi i partiti durante la seconda
presidenza Reagan.
Tutto questo cambiò in 5 anni i problemi dell’America Centrale sono stati peggiori da
allora in poi ma sono praticamente spariti dalla vista negli Stati Uniti. I cambiamenti
dell’Europa dell’Est, la prima Guerra del Golfo, e la fine del mondo bipolare hanno
ridotto la situazione Centroamericana a “qualcosa di cui non c’è da preoccuparsi”.
Le elezioni in Nicaragua e l’invasione di Panama erano poco importanti allora e di
nessuna importanza adesso. Come l’amministrazione Reagan manipolò il caso di
Grenada, così l’amministrazione Bush manipolò l’invasione panamense per motivi di
politica interna, com’è chiaramente analizzato in questo libro.
La situazione è ora peggiore…Debito estero, militarismo, droga, disastri ecologici,
abusi elettorali…la propaganda suggerisce che elezioni democratiche siano l’unica
soluzione ma tutto ciò è ancora lontano dalla realtà. Le elezioni sono solo un passo per
la costruzione di una vera nazione democratica. Nella maggior parte dell’America
Centrale l’alleanza della classe privilegiata con i militari è più forte del governo,
elezioni o no. Teorie economiche obsolete imposte dall’esterno, hanno creato una
maggiore frattura sociale tra poveri e ricchi. La libertà di informazione è determinata da
chi possiede i media. Il traffico di droga è portato avanti dai militari, qualche volta
protetto dai governi stranieri com’era nel caso di Manuel Noriega.24
Il coinvolgimento statunitense in Nicaragua aumentò a metà degli anni ’80
coinvolgendo l’amministrazione Reagan nello scandalo Iran-Contra ed il Nicaragua
stesso in una guerra civile, ma nelle elezioni del 90 i Nicaraguesi rifiutarono in governo
Sandinista e gli Stati Uniti da quel momento in poi si ritirarono dal Paese.
Molto probabilmente in Nicaragua la democratizzazione sta avendo luogo nonostante
più che grazie agli Stati Uniti che hanno supportato la controrivoluzione. Forse in
termini di interessi nazionali gli Stati Uniti avrebbero dovuto prima di tutto cercare di
supportare la pace e la stabilità in un’area che si trova nella sua immediata periferia sud,
e per rispetto ai propri ideali avrebbe dovuto sostenere le forze democratiche in America
Centrale.
24
Daniel Oduber in Kenneth Coleman and George Herring Understanding the Central American Crisis,
Scholarly Resources Inc., Wilmington, Delaware, 1991, p. vii, viii
13
La Politica di Reagan in prospettiva storica
Dopo il 1979 la politica statunitense in Centroamerica cambiò la famosa frase di
Clausewitz che la guerra è solo il “proseguimento della politica statale con altri mezzi”.
La politica dell’amministrazione Reagan in America Centrale fu la guerra, e la
diplomazia servì a nascondere, e nemmeno bene, l’escalation militare. Questo sia
durante il Governo Sandinista in Nicaragua sia con i rivoluzionari salvadoregni
dell’FMLN che tentarono di rovesciare il governo supportato dagli USA, ma quando nel
1989 Reagan lasciò la presidenza la sua politica si era rivelata un fallimento. I
sandinisti, assediati e impoveriti, lasciarono trucemente il potere in Nicaragua. I loro
nemici i Contras (creati sovvenzionati dagli Usa) furono incapaci di mantenere nessuna
parte significante del territorio Nicaraguense. Dal 1988 i Contras erano divisi, dispersi
ed erano in gran parte spariti come forza combattente. La politica statunitense era andata
storta in Nicaragua e El Salvador come anche in Guatemala. E in Honduras che era
l’alleato più forte dell’amministrazione Reagan contro il Governo Sandinista il fardello
di aiutare la politica di Washington, iniziò a dividere la società. Un paese una volta
tranquillo e liberale venne trasformato in una gigantesca base americana che assorbiva
le scarse risorse del paese, ha diffuso le malattie veneree, prodotto il terrorismo antiamericano e ha fatto della parte sud del paese (dove12 mila Contras erano accampati) in
una nazione virtualmente separata ed ingovernabile. Qualcosa era andato seriamente
storto con la politica di Reagan di usare la guerra invece che la diplomazia in America
Centrale. Qualche ufficiale amministrativo se ne era reso conto e tentarono di invertire
la rotta, anche il Dipartimento di Stato provò per ben 2 volte a modificare la politica su
2 binari come suggerito per primo da Thomas O. Enders assistente segretario di stato
per gli affari Inter-Americani dall’81 al’83 e Enders non era certo una colomba. Durante
il suo servizio nel Sudest asiatico tra il’69 ed il ’70, aveva dimostrato la sua intenzione
di usare la forza guidando (e poi aiutando a mantenere il segreto) i bombardamenti
coperti delle basi comuniste in Cambogia. In qualità di alto ufficiale del dipartimento di
Stato nel 1983 avvertì “dovrebbe essere reso chiaro all’Unione Sovietica a Cuba e al
Nicaragua che gli Stati Uniti potrebbero intraprendere delle azioni dirette se cercano di
destabilizzare delle nazioni in questo emisfero.” Dietro le quinte Enders aveva imparato
che l’escalation del coinvolgimento militare statunitense.non stava risolvendo i
problemi politici chiave in America Centrale. Anzi l’uso della forza stava portando i
rivoluzionari nicaraguesi e salvadoregni a aumentare i loro sforzi militari. Enders provò
a usare l’immenso potere militare statunitense come un bastone per dar forma alle
negoziazioni piuttosto che come un bastone primitivo per far sparire i Sandinisti e
l’FMLN.25
Ma il suo approccio collideva con la determinazione dell’amministrazione di rovesciare
il Governo Sandinista non di trattare con esso. La politica di utilizzo della forza militare
infatti non nasceva nel Dipartimento di Stato di Enders ma nel National Security
Council dove William C. Clark il consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente
aveva un atteggiamento ardentemente militare. La politica di forza era anche
fermamente supportata dall’Ambasciatrice all’ONU Jeane J. Kirkpatric aveva elaborato
un rationale per il supporto ai regimi di destra in latino-america. Politica incoraggiata
anche del Pentagono dove Fred Iklè e Nestor Sanchez avevano die-hard views
sull’opposizione alle forze militari del Terzo Mondo. Bisogna notare che spesso i
militari del Pentagono non concordavano con i precedenti sull’America Centrale.
Ancora recenti le ferite del Vietnam e l’aumento del budget militare per contrastare
l’Unione Sovietica, i militari sapevano che ciò avrebbe condotto inevitabilmente
25
Coleman e Herring Understanding the Central American Crisis, cit., p.8,9
14
all’utilizzo sempre maggiore di truppe statunitensi. Con questa schiera di oppositori di
rango Enders aveva ben poche speranze di essere ascoltato. Nel Maggio 1983 la Casa
Bianca lo allontanò da Washington inviandolo come Ambasciatore in Spagna dove
concordavano con la sua visione del doppio binario. Il suo successore Langhorne
Montley presto si unì al gruppo dei fautori della politica dell’approccio militare forte
pur se ben consapevole che questa politica avrebbe condotto a una fine cruenta.Ma nel
1983 Montley cercò di esplorare l‘approccio del doppio binario…ma lui e il
Dipartimento di Stato vennero presi in contropiede a Luglio dall’annuncio della Casa
Bianca che avrebbe iniziato le più grandi manovre in tempo di pace nella regione
utilizzando 30.000 truppe. Nel frattempo Washington stava costruendo la capacità
militare dell’Honduras come base per attaccare il Nicaragua e la CIA aumentò
pubblicamente il suo supporto alla Contra. Il Congresso e l’opinione pubblica alzarono
una barriera contro la politica di Reagan e una crisi politica di proporzioni considerevoli
stava per nascere nel 1984 proprio un anno prima dell’inizio della campagna
presidenziale.26
Il Nicaragua: le premesse
Il Frente Sandinista de Liberación Nacional
L’FSLN venne fondato nel 1961 da Carlos Fonseca Amador sulla scia dell’esempio del
leggendario eroe Augusto Cesar Sandino, nazionalista ed anti-americano ucciso nel
1933 da Somoza. Prima di essere chiamati sandinisti i primi guerriglieri rivoluzionari
venivano chiamati browderistas dal nome del comunista americano Earl Browder che
era stato mandato dall’URSS per assicurarsi che i lavoratori di Centro e Sud America
supportassero la causa alleata durante la Seconda Guerra Mondiale.27
Alla sua nascita negli anni’60 il Frente era solo uno dei tanti movimenti guerriglieri nati
dall’esempio della rivoluzione cubana castrista del 1959. Venne da subito braccato dalla
Guardia Nazionale raccogliendo scarsi successi dato che furono sventate dai GN le
uniche due azioni militare che intrapresero seriamente. Negli anni ’60 il gruppo
riceveva armi e addestramento dai cubani anche se il gruppo contava solo una
cinquantina di membri. La prima azione riuscita fu realizzata a Managua il 27 dicembre
1974 quando un gruppo di guerriglieri invase una festa natalizia e prese in ostaggio una
dozzina di leader politici e imprenditori di Managua. Gli ostaggi vennero scambiati con
la liberazione di 14 prigionieri politici, 1 milione di dollari di riscatto ed un viaggio
sicuro per Cuba. L’arditezza dell’azione portò al rispetto nazionale per il movimento.
Somoza imbarazzato per l’accaduto dichiarò lo stato d’assedio, creò un corpo d’élite
all’interno della Guardia Nazionale addestrato alla controinsorgenza e si assicurò un
aumento dell’80% dell’aiuto militare americano. Le GN misero a ferro e fuoco le
province di Matagalpa, Jinotega, Estelí, Zelaya e Nueva Segovia dove l’FSLN era più
attivo. Per due anni i contadini della zona vennero sistematicamente torturati, assassinati
e trasferiti forzosamente affinché non rinascesse nessun focolaio di rivoluzionari in
quelle zone.28
Quando l’FSLN sembrava ormai sradicato dalle tattiche delle GN e di Somoza,
nell’ottobre 1977 il movimento rivendicò attentati a delle guarnigioni della Guardia
Nacional in 5 diverse città. Anche se di poca entità gli atti dimostrarono la vulnerabilità
di Somoza. In quel momento dodici eminenti professionisti nicaraguensi in esilio, il
26
Ivi, p.9
Diggins, Ronald Reagan, p.253
28
LeoGrande, “Our Own Backyard”,cit., pp.15-17
27
15
Grupo de los Doce, firmarono una dichiarazione che elogiava la “maturità politica”
dell’FSLN e dichiaravano che nessuna soluzione duratura delle problematiche del
Nicaragua sarebbe potuta precindere da un coinvolgimento del movimento. Già nel
1975 erano emerse delle differenze ideologiche nel Frente, che si era diviso ancor più
dopo la morte in combattimento nel 1976 del suo fondatore Carlos Fonseca in tre
fazioni:
Guerra Popular prolongada, tradizionale, basata sulla guerriglia rurale e nelle
montagne
Tendencia Proletaria, che voleva affidare la lotta al proletariato urbano
Terceristas la tendenza insurrezionale
Le prime due erano d’accordo che i tempi non fossero ancora maturi per azioni militari
su larga scala ed entrambe si rifiutavano di collaborare con “elementi borghesi”. I
terceristas invece credevano che l’opposizione a Somoza fosse ormai diffusa nel Paese
e favorivano azioni militari esemplari per stimolare il popolo alla rivolta. Ancora di più
credevano che l’unità di tutte le opposizioni potessero portare ad un programma serio di
riforme sociali e democrazia, si sviluppò principalmente nelle città come a Managua e
nelle capitali dipartimentali. Fu questa ala del movimento a portare avanti gli attacchi
del 1977 e a prendere contatti con il Grupo de los Doce.29
L’assassinio di Chamorro
Pedro Joaquín Chamorro era un membro riformista del Partito Conservatore, e il leader
moderato attorno a cui si riuniva l’opposizione a Somoza. Era un giornalista ed editore
di un quotidiano La Prensa che si era molto sviluppato subito dopo il tremendo
terremoto di Managua del 1972 che rase al suolo la città e che portò a scandalose
speculazioni sugli aiuti da parte del dittatore.
Il 10 Gennaio 1978 Chamorro venne assassinato a Managua, non venne mai stabilito
con certezza chi commise il crimine. Cinque uomini vennero arrestati e processatio per
l’assassinio, uno dei quali diceva che un uomo d’affari cubano-americano Pedro Ramos
avesse ordinato l’omicidio presumibilmente a causa di articoli sul suo giornale che
parlavano di suoi affari illeciti. La famiglia Chamorro non ha mai creduto a questa
spiegazione e ha sempre sospettato che fosse il figlio di Somoza ad aver organizzato
l’attentato.30 Altre correnti di pensiero accusano l’FSLN e specificatamente la sua
tendenza tercerista e più insurrezionale che abbia ideato l’azione esemplare perché il
popolo nicaraguense, che amava Chamorro, credesse all’uccisione per ordine di Somoza
e quindi insorgesse aiutando i sandinisti a rovesciare il dittatore. La città di Managua
infatti si trovò in una spirale di violenza spontanea e gli imprenditori nicaraguensi
indicono uno sciopero di due settimane chiedendo che Somoza firmasse le dimissioni. I
terceristas approfittarono dello scompiglio e lanciarono attacchi militari in varie città,
l’insurrezione contro Somoza era cominciata. Per un anno intero Il Paese venne
percosso da violenze, scioperi, dimostrazioni e scene da guerriglia urbana, la maggior
parte disorganizzate e promosse dai vari gruppi di opposizione. Nel frattempo i
sandinisti raccoglievano le forse, accantonando armi munizioni ed arruolando volontari
fra i poveri delle campagne e delle città mentre i moderati si aspettavano che Carter
avrebbe pensato a risolvere la situazione. Gli Stati Uniti come avevano appoggiato la
dinastia dei Somoza per quarant’anni avrebbero pensato ora a farlo dimettere e
revocargli il supporto, come Franklin Delano Roosvelt sembra abbia detto “Somoza is a
29
“Sandinistas Perspectives”, Latin American perspectives, winter 1979, cit. in LeoGrande, “Our Own
Backyard”,cit., pp.18, 592
vd anche Intervista dell’autore con Edén Pastora Gómez “El Comandante Cero” del 25 Novembre 2006
30
LeoGrande, “Our Own Backyard”,cit., pp.18, 593
16
son-of-a-bitch, but he’s our son-of-a-bitch”.31 I moderati erano incoraggiati in questo
pensiero dalla condanna di Carter a Somoza per le sue violazioni dei diritti umani e
dall’interesse condiviso di impedire una vittoria dei radicali sandinisti.32
I consiglieri del Dipartimento di Stato della direzione per l’America Latina capeggiati
da Terence Todman erano dei tradizionalisti che vedevano come inefficace la politica
dei diritti umani di carter e continuavano a considerare Somoza come un grande alleato
contro i guerriglieri Marxisti.33
Il dilemma di Carter
Carter nel frattempo cercava un’alternativa moderata a Somoza ma aspettò troppo a
lungo prima di ritirare ufficialmente l’appoggio al dittatore quando era ben chiaro che il
loro protetto era ormai caduto in disgrazia. Il presidente aveva trovato che l’alternativa
più moderata era la Guardia Nazionale, un esercito ben addestrato a mantenere l’ordine
pubblico ma quando esplose la rivoluzione il corpo armato si disintegrò e così i progetti
di Carter per il futuro del Nicaragua. L’idea di un invio dei marines era stata presa in
considerazione ma le truppe avrebbero dovuto affrontare non solo i guerriglieri
rivoluzionari, ma la popolazione civile delle città e delle campagne che era insorta
spontaneamente.34
Gli specialisti dell’area dell’amministrazione Carter si opponevano ad un intervento
nella crisi del Nicaragua. Carter la riteneva quasi un test teso a verificare se Washington
avrebbe saputo resistere alla tentazione di intervenire ancora una volta in America
Latina. Inoltre mancava poco tempo all’inizio della campagna elettorale e se Carter si
fosse fatto coinvolgere nella situazione sarebbe stato accusato o della carneficina che ne
sarebbe seguita, o ancor peggio di un possibile trionfo sandinista. Il Congresso poi era
diviso, i liberali chiedevano un urgente taglio col regime e i conservatori chiedevano
che Carter aiutasse il fedele alleato. La “Nicaragua Lobby” piccola ma influente era
capeggiata da John Murphy (D-N.Y.) che era stato un amico d’infanzia di Somoza e
compagno all’Accademia Militare di LaSalle a Long Island. Aveva seguito la crisi
nicaraguense passo per passo recandosi frequentemente nel Paese per consigliare il suo
vecchio amico e quando l’ambasciatore Solaun fu sostituito da Laurence Pezzullo, al
primo incontro di Pezzullo fresco di nomina con il dittatore al fianco di Somoza stava
seduto come consigliere e testimone John Murphy in persona.
Nella confusione delle posizioni in seno al congresso e all’amministrazione Carter
commise uno dei più gravi errori politici ossia inviò una lettera a Somoza nel luglio del
1978. Nella missiva Carter si congratulava con Somoza per le sue intenzioni manifestate
recentemente di migliorare la tutela dei diritti umani. La lettera venne subito battuta
dalle agenzie di stampa sortendo due effetti indesiderati, ossia Somoza credette che
fosse una testimonianza di appoggio al suo regime e con lui anche l’opinione pubblica
mondiale e l’opposizione moderata. I partiti nicaraguensi di opposizione ma non
sandinisti persero definitivamente le speranze di un intervento democratico statunitense
e l’unica alternativa che gli rimase fu quella di unirsi all’opposizione radicale formando
il Frente Amplio Opositor (FAO).35
Il 22 agosto del 1978 avvenne l’azione più spettacolare che anticipava la rivoluzione
ossia la presa del Palazzo Nazionale da parte di Edén Pastora. Il Comandante Cero
31
Robert Kagan, A Twilight Struggle: American power and Nicaragua, 1977-1990, Free Press, New York
1996, 395 cit. in Diggins, Ronald Reagan, cit. p.253
32
LeoGrande, “Our Own Backyard”,cit., pp.18, 592
33
Ivi, p.19
34
LaFeber, Inevitable Revolutions,cit. p.237
35
LeoGrande, “Our Own Backyard”,cit., p.20
17
penetrò nel Palazzo quando il congresso era riunito e lui ed il suo commando presero in
ostaggio 1500 persone, in cambio della liberazione ottennero la liberazione di 59
prigionieri politici e un volo verso Panama. L’audacia dell’azione gli guadagnò il favore
popolare e quando erano in viaggio verso l’aeroporto una folla li acclamò per le strade
di Managua. L’assalto fu seguito da un nuovo sciopero generale e a settembre i
sandinisti ripeterono gli assalti alle guarnigioni della Guardia Nacional in varie città. La
risposta delle GN e di Somoza fu una carneficina, bombardamenti delle città da parte
dell’esercito somozista e centinaia di esecuzioni sommarie di ragazzi non ancora
maggiorenni, fra i pochi che non si erano uniti ai sandinisti in ritirata. Dopo queste
violenze era chiaro che non c’era più speranza per Somoza di poter restare al potere.
Nonostante le divisioni, l’unica certezza dell’amministrazione Carter era evitare che i
sandinisti prendessero il posto di Somoza. 36
Su iniziativa di Washington l’Organizzazione degli Stati Americani si incontrò a fine
settembre per valutare la crisi del Nicaragua e autorizzò gli Stati Uniti,il Guatemala e la
Repubblica Dominicana a cercare di fare uno sforzo di mediazione tra Somoza e
l’opposizione. Lo scopo degli USA era di trovare una formula per una transizione
pacifica che portasse ad un governo di moderati che escludesse o coinvolgesse
marginalmente i sandinisti. Somoza invece voleva indire un plebiscito, ovviamente
organizzato da lui e dalla Guardia Nazionale. Il FAO non voleva nemmeno parlare di
negoziazioni un membro disse “Un mare di sangue ci separa, come possiamo sederci a
negoziare con un uomo che ha appena massacrato 3.000 nicaraguensi?”37
Agli Stati Uniti Somoza sembrava ancora forte e che potesse resistere nonostante tutto,
se dovevano scegliere fra lui e i sandinisti non avevano dubbi su dove sarebbe ricaduta
la scelta. Intanto il consiglio che Washington dava al dittatore era quello di non
dimettersi, l’opposizione rimaneva divisa e nel frattempo aveva ricostituito e duplicato
il numero delle GN. A maggio del 1979 gli Stati Uniti appoggiarono un prestito di 65
milioni di dollari del Fondo Monetario Internazionale che era stato bloccato a novembre
dell’anno precedente come sanzione per il rifiuto di Somoza di collaborare nelle
mediazione. Quello fu anche il momento in cui i sandinisti lanciarono l’offensiva finale.
Alla fine del mese controllavano le maggiori città, metà di Managua e virtualmente tutte
le campagne, ma ancora la “Nicaragua Lobby” insisteva per un’azione di Carter in
favore di Somoza. Dopo il 20 giugno pochi avrebbero avuto il coraggio di supportare
questa decisione. Quel giorno il reporter dell’ABC news Bill Stewart e la sua troupe
stavano riprendendo i combattimenti quando arrivarono a un posto di guardia delle GN.
Il giornalista si avvicinò ai militari che lo costrinsero ad inginocchiarsi e mentre il
cameraman riprendeva la scena dal furgoncino una GN gli sparò alla nuca uccidendolo.
La scena venne mostrata nel notiziario della sera e la reazione dell’opinione pubblica
costrinse Washington a indire un’altra riunione speciale dell’OAS il 21 giugno in cui
ufficialmente gli Stati Uniti per bocca del Segretario di stato Cyrus Vance, chiedevano
le dimissioni di Somoza. Una forza di peace-keeping e un governo rappresentativo
avrebbero dovuto sostituire il dittatore, ovviamente non si faceva volontariamente cenno
al Governo Provvisorio per la Ricostruzione Nazionale nominato pochi giorni prima
dall’FSLN e i suoi alleati. L’OAS non fu d’accordo negli sforzi statunitensi di
allontanare l’FSLN nemmeno dopo che venne presentato lo spauracchio della presenza
cubana, anche perché circa sei Paesi dell’America Latina in quel momento stavano
supportando materialmente i sandinisti sin dall’insurrezione del settembre 1978. Costa
Rica, Venezuela, panama e Cuba gli avevano fornito armi. Messico, Perú, Ecuador e
36
37
Ivi,cit., p.20-22
Diederich, Somoza, cit. in LeoGrande, “Our Own Backyard”,cit., p.22, 594
18
Bolivia aggiunsero il loro supporto diplomatico. Dall’altro lato Israele, Spagna,
Argentina, Brasile, Honduras, Guatemala e Salvador avevano armato Somoza.38
Gli Stati Uniti cercarono ancora fino all’ultimo di mediare con la Junta e di tenere unita
la Guardia Nazionale, ma il governo provvisorio non voleva scendere a patti con
Washington, nemmeno in cambio di aiuto economico. Il 17 luglio Somoza e i suoi più
stretti collaboratori si recavano in esilio a Miami, nel giro di 24 ore la Guardia Nacional
si sgretolò da sola, il Governo di Ricostruzione Nazionale, formato dall’inedita alleanza
fra uomini d’affari conservatori e guerriglieri marxisti prese il potere a Managua il 19
luglio 1979.39
Il governo sandinista
La fine di Somoza
Il 17 Luglio 1979 Somoza lasciò il Nicaragua e volò in esilio a Miami, in seguito trovò
ospitalità in Paraguay, una delle dittature che ancora sopravvivevano in America Latina,
ma l’anno seguente venne ucciso a colpi di bazooka nella sua Mercedes argentata
assieme all’uomo d’affari statunitense che lo accompagnava da un presunto commando
sandinista.40
Quando il governo sandinista prese il potere, fra i nicaraguensi si diffuse un sentimento
entusiastico di speranza, si annunciò il progetto di tenere libere elezioni ed il ripristino
delle libertà fondamentali. Il nuovo governo impressionò favorevolmente il mondo
intero abolendo la pena di morte e dando il via a programmi per l’alfabetizzazione della
popolazione. 41 In quel momento erano circa 2000 membri della Guardia Nazionale si
trovavano in prigione, le tanto temute sanguinose rappresaglie e ritorsioni contro i
Somozisti vennero impedite le GN che non erano state arrestate ebbero modo anche di
scappare oltre frontiera. I membri della Guardia Nazionale erano tutti accusati di crimini
di guerra, ma circa un terzo venne liberato ed il resto ricevette condanne proporzionali
ai crimini commessi.42
Nel luglio 1979 negli Stati Uniti iniziò il dibattito sul Nicaragua, proprio quando
incominciava la campagna elettorale per le presidenziali. Si discuteva se Carter avesse
davvero “perso” il Nicaragua e Kissinger accusò il presidente di aver “attivamente
lavorato per rovesciare Somoza senza avere la benché minima idea con cosa
rimpiazzarlo. Avremmo dovuto essere preparati a mettere al suo posto una alternativa
moderata.”43
Il primo fallimento dell’amministrazione Carter in Nicaragua fu di aspettare troppo a
lungo per ritirare il suo supporto al regime di Somoza quando era già chiaro come fosse
caduto in disgrazia.44
In realtà Carter aveva tentato di rimpiazzare Somoza con l’alternativa più “moderata”
possibile ossia la Guardia Nazionale, ma il presidente non riuscì a mantenere la
coesione del corpo armato che invece si disintegrò presto ed insieme ad esso il progetto
politico statunitense. Carter aveva anche preso in considerazione l’idea di un invio
38
LeoGrande, “Our Own Backyard”,cit., p.23, 24
Ivi, p.26, 27
40
Walter LaFeber, Inevitable Revolutions The United States in Central America, W.W. Norton &
Company, New York 1993, p.236
41
William H. Blanchard, Neocolonialism American Style 1960-2000, Greenwood Press, Westport, 2001,
p. 75
42
Ibidem
43
NBC Meet the Press, New York Times 26 Agosto 1979 in LaFeber, Inevitable Revolutions, cit. pp.
236, 237, 392
44
Blanchard, Neocolonialism, cit., p. 75
39
19
unilaterale di truppe statunitensi (nessun’altra nazione dell’OAS voleva partecipare
all’operazione) ma queste avrebbero dovuto far fronte non solo ai Rivoluzionari, che
godevano dell’appoggio di tutte le potenze della regione, ma anche contrastare il popolo
delle città e dei villaggi nicaraguensi che si erano uniti alla sollevazione
spontaneamente. Nessun osservatore bene informato, Kissinger compreso, avrebbe mai
suggerito di inviare i marines.45, come aveva già fatto il Presidente Taft nel 1912 per
fermare la Rivoluzione e per assicurarsi che il paese pagasse i suoi debiti internazionali.
Anche allora il Congresso criticò aspramente l’azione del Presidente, ed anche allora il
Messico aveva appoggiato con le armi leader Liberale insorto. In seguito il Presidente
Coolidge negli anni ‘20 inviò ancora una volta i marines per contrastare il “bolscevismo
messicano” ed appoggiare il proprio candidato alla Presidenza del Paese.46
Quando il Presidente Carter incontrò la leadership Sandinista il 24 settembre 1979 ci fu
la sensazione da entrambe le parti che il lungo periodo di intervento da parte degli Stati
Uniti in Nicaragua fosse arrivato alla fine.47 Gli Stati Uniti dovevano imparare a
convivere con un Governo Rivoluzionario e nessuno desiderava ripetere l’errore degli
anni 1959-61 quando le divergenze degli Stati Uniti con Cuba avevano spinto Castro
nelle braccia dell’Unione Sovietica. Molto prima della loro vittoria i Sandinisti avevano
dichiarato che il loro obiettivo era l’indipendenza economica e volevano seguire la
politica del “non-allineamento”. I Sandinisti però ebbero la sfortuna di prendere il
potere proprio nel momento cruciale in cui i Sovietici invadevano l’Afghanistan, il
Congresso rifiutò gli accordi SALT-II per limitare la corsa agli armamenti con la
Russia, ed i Conservatori Statunitensi raccoglievano le forze per le elezioni del 1980. In
questa atmosfera così carica pochi atti potevano definirsi non–allineati. Una settimana
dopo aver preso Managua i leader sandinisti si recarono a L’Avana dove Castro li
accolse come eroi. Il Nicaragua si unì al “Movimento dei Paesi non-allineati” e criticò
apertamente l’appoggio degli Stati Uniti al regime militare del Salvador.
L’Ambasciatore nicaraguense alle Nazioni Unite al proposito era preoccupato che
l’intervento degli Stati Uniti “potrebbe far diventare il Centroamerica un Vietnam, e
diffondere gli interventi contro-rivoluzionari nel Nicaragua”. Commentò anche che le
relazioni fra Cuba e i Sandinisti erano sempre state molto strette, e che l’aiuto di Castro,
specialmente nelle aree della Salute e dell’Educazione era importante ma ciò non si
significava che ci fossero ulteriori legami. Se i vincoli non erano palesi però senza
dubbio esistevano perché coinvolgere migliaia di Cubani in settori così basilari avrebbe
prodotto una grossa influenza cubana nel nuovo Nicaragua. Castro aveva però messo in
guardia i Sandinisti dal copiare il modello di Cuba, ma aveva consigliato loro di
mantenere un ampio settore all’iniziativa privata e tenere il più possibile i legami con i
finanziamenti statunitensi, ed il Governo di Managua aveva intenzione di seguire il
consiglio.48
Gli aiuti degli USA
Per le loro necessità immediate i Sandinisti avevano bisogno dell’aiuto degli Stati Uniti
perché si trovavano in una situazione di emergenza. Erano morte circa 50.000 persone
in un Paese che contava 3 milioni e mezzo di abitanti. Un quinto della popolazione era
45
LaFeber, Inevitable Revolution, cit., p.237
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 52, 53
47
Ivi, p. 75
48
LaFeber, Inevitable Revolutions, cit., pp. 237, 238
46
20
senzatetto e 40.000 i bambini orfani. Somoza e la Guardia Nazionale avevano affondato
l’Economia, il Paese era in rovina.49
Gli Stati Uniti inviarono a metà del 1979 circa 20 milioni di dollari in aiuti, agli uomini
d’affari Nord Americani venne dato di nuovo il benvenuto da parte dei Rivoluzionari.
Quando dei sindacalisti radicali volevano fomentare uno sciopero contro la Coca-Cola
ed altre compagnie statunitensi, il Comandante Daniel Ortega, che emergeva come
l’uomo forte della Giunta, espulse gli organizzatori dal Paese. Come promesso la Giunta
creò un grosso settore pubblico semplicemente nazionalizzando le proprietà di Somoza
ed il settore bancario che prima era controllato dal dittatore.50
L’autunno del 1979 segnò il picco delle relazioni fra Stati Uniti e Sandinisti, da quel
momento cominciò il declino visto che i Sandinisti rimandarono le tanto promesse
elezioni nazionali. Dal punto di vista di Washington, il rinvio significava che i
Rivoluzionari intendevano instaurare un regime di tipo comunista. Dal punto di vista
nicaraguense invece, l’annuncio significava che i Sandinisti si stavano dividendo in due
fazioni, una qualsiasi campagna elettorale poteva trasformarsi in una lotta che avrebbe
potuto frammentare e perfino distruggere la Rivoluzione e non si poteva rischiare che
accadesse. A metà del 1980 il Ministro della Difesa Humberto Ortega annunciò
formalmente che le elezioni non si sarebbero tenute fino al 1985.51
Nel settembre 1979 Carter aveva chiesto al Congresso 80 milioni di dollari di aiuti per il
Centroamerica di cui 75 milioni andavano al Nicaragua. Circa un terzo dell’ammontare
sarebbe andato all’addestramento dei soldati sandinisti. Il Dipartimento di Stato disse
che una approvazione pronta sarebbe stata un “simbolo importante per dimostrare che
gli Stati Uniti rispondevano in maniera positiva al cambiamento rivoluzionario in
America Latina. Ma Carter aveva perso gran parte della sua influenza nel Congresso e
la proposta non venne discussa fino al Gennaio 1980. La Camera in seguito aggiunse
ben sedici condizioni incluso che il 60% degli aiuti andassero al settore privato, un altro
che impediva che gli aiuti finissero a progetti dove lavorava personale cubano
(tagliando così i finanziamenti alla salute e alla scuola), e inoltre condizionando gli aiuti
al fatto che i Sandinisti seguissero alti standard di tutela dei Diritti Umani e tenessero le
elezioni in un “ragionevole periodo di tempo”. I Nicaraguensi non volevano stare a
queste condizioni ma la Giunta pensò che c’era molto più in gioco che quei 75 milioni,
poiché se la mozione non fosse passata difficilmente avrebbero ottenuto prestiti da
Banche Internazionali. In seguito venne aggiunta un’ulteriore clausola che destinava
parte dei soldi alla propaganda verso la popolazione nicaraguense che doveva sapere
che riceveva gli aiuti dagli Stati Uniti. In marzo la Camera ed il Senato non avevano
ancora raggiunto un accordo e i Sandinisti erano disperati perché le loro casse erano
vuote e l’aumento dei prezzi del petrolio creava una nuova crisi economica. 52
A quel punto il Nicaragua ampliò apertamente le sue relazioni diplomatiche con l’URSS
e di conseguenza vennero firmati alcuni accordi di commercio col blocco sovietico per
il valore di circa 100 milioni di dollari, prevedevano aiuti nell’agricoltura, nei trasporti,
e nelle comunicazioni oltre a generatori di energia. Il Governo sandinista (ed altri Paesi,
Messico incluso) davano aiuto ai rivoluzionari salvadoregni. I Nicaraguensi nel
frattempo iniziarono a costituire il proprio esercito e inasprirono i controlli interni,
temevano, giustificatamene, che le forze di Somoza stessero preparando una controrivoluzione. Infine i due leader moderati Violeta Chamorro e Alfonso Robelo lasciarono
la Giunta nel Maggio 1980, per entrambi il Governo si era mosso troppo a Sinistra, allo
49
Walker, Nicaragua in Revolution “Sandinista Victory”, New York, 1982, p. 59, 60 in LaFeber,
Inevitable Revolution, cit., pp. 238, 392
50
LaFeber, Inevitable Revolutions, cit., pp. 238, 239
51
Ibidem
52
Ivi, pp. 239, 240
21
stesso tempo chiedevano anche la non interferenza degli Stati Uniti e Robelo difendeva
in particolare la politica non-allineata del suo Paese. Due dei membri più rispettati
dell’establishment di Managua Rafael Cordova Rivas della Corte Suprema e Arturo
Cruz, a capo della Banca Centrale si unirono alla Giunta.
Il Congresso infine approvò le misure di aiuto nel Giugno 1980 otto mesi dopo che
Carter le aveva proposte. Le ragioni per l’approvazione, sono varie: il desiderio di
mantenere un influenza sui Sandinisti, il tentativo di contrastare gli aiuti del blocco
sovietico, il timore che senza questi aiuti i Sandinisti si sarebbero totalmente spostati a
sinistra come Castro nel 1960, l’accettazione da parte di Carter delle richieste del
Congresso per supportare il regime militare del Salvador, ei fondi non sarebbero stati
utilizzati per riforme sul possesso della terra. Ma un’altra ragione critica era il timore di
120 tra le maggiori banche degli Stati Uniti, Europa e Giappone che il Nicaragua non
saldasse i debiti di un miliardo e mezzo di dollari. Dopo lunghe negoziazioni nel
Settembre 1980 la Giunta fui d’accordo di estinguere circa 600 milioni di dollari di
debito dilazionati in 12 anni. Assumersi l’onere di ripagare i debiti di Somoza avrebbe
significato adottare delle misure di austerity, come tagliare radicalmente il tradizionale
bonus di fine anno per i lavoratori, ma i Nicaraguensi avevano poca scelta, se volevano
tenersi indipendenti dal blocco sovietico dovevano legarsi con le banche e le agenzie di
credito internazionali, che avevano a loro volta pressato il Congresso perché gli Stati
Uniti restassero coinvolti. Una volta fatti questi primi passi anche la Banca Mondiale ed
altre agenzie internazionali avrebbero concesso prestiti a lungo termine per 200 milioni
di dollari.53
Ma presto gli accordi fra Stati Uniti e Nicaragua arrivarono al punto di collisione. Il 19
Luglio 1979, il giorno del trionfo dell’FSLN, la CIA iniziò a collaborare per la
riorganizzazione dei funzionari di Somoza. Ma alla fine del 1980 Carter ordinò alla CIA
di costituire in Nicaragua una stampa, sindacati e partiti politici anti-Sandinisti. La
sfiducia crebbe e l’Economia del Paese precipitò nonostante gli accordi coi banchieri. A
Novembre, dopo la vittoria di Reagan, i Sandinisti aumentarono i controlli interni,
proibendo l’esistenza di partiti politici di opposizione e aumentando la censura. La
Giunta arrestò membri del settore privato sospettati di complottare per rovesciare il
Governo, un leader del settore privato venne ucciso dall’esercito sandinista che diceva
averlo trovato in possesso di pistole. I Nicaraguensi che i Nordamericani avevano
imparato dalla loro Storia a non fidarsi gli uni degli altri. Per i Nicaraguensi
cinquant’anni di strette relazioni degli Stati Uniti con Somoza non potevano essere
dimenticati e gli Statunitensi non potevano permettersi di ripercorrere il cammino
intrapreso nelle relazioni con Castro dal 1959. Il sistema statunitense non era capace di
tollerare i Rivoluzionari, e vice versa.54
Reagan interviene
Dopo il suo insediamento nel 1981 il presidente Reagan decise per un approccio
completamente diverso alla Politica Estera. Nominò Jeane Kirkpatrick Ambasciatrice
alla rappresentanza permanente alle Nazioni Unite. Kirkpatrick, una accademica, si era
fatta notare con il suo articolo “Dictatorship e Double Standards” dove illustrava la sua
spiegazione del perché l’amministrazione Carter aveva sbagliato dando all’Iran dello
Shah e al Nicaragua di Somoza un aiuto incondizionato.55
Appena il nuovo Presidente raccolse le forze divenne presto chiaro che era in atto un
cambio netto nella politica degli Stati Uniti. Si iniziò con una ridefinizione del passato,
53
Ivi, pp. 240, 241
Ivi, pp. 241, 242
55
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 76
54
22
in particolare con la “Sindrome del Vietnam” come venne descritta dal Presidente e dal
segretario di Stato Alexander Haig.56 Il presidente Carter aveva visto la Guerra in
Vietnam come un errore enorme della politica statunitense e lo utilizzò spesso come
esempio nelle sue conferenze stampa, come la ragione per cui gli Stati Uniti non
dovrebbero intervenire in altre situazioni rivoluzionarie come l’Iran ed il Nicaragua. Il
Presidente Reagan insisteva che il Vietnam era una “guerra nobile”, non era stata persa
una guerra, ma era stata semplicemente negata la vittoria. Dai suoi discorsi sparivano le
torture, i villaggi bruciati ed il napalm per far posto ad una retorica nazionalista che
parlava invece della missione umanitaria dell’esercito Statunitense.57
Con l’Amministrazione Reagan venne inaugurata una campagna propagandistica per
giustificare l’intervento degli Stati Uniti nel Centro America. Venne messo in atto un
tentativo su larga scala di influenzare l’opinione pubblica ad appoggiare la politica di
Reagan in Nicaragua. Il Presidente aveva un passato da attore, ma di fronte si trovava la
stampa disincantata dal Watergate, determinata a diffidare dai comunicati stampa della
Casa Bianca. La guerra in Nicaragua fu dunque anche una lotta senza esclusione di
colpi fra i media ed il Presidente per influenzare la visione della realtà che dovevano
avere gli Americani. Reagan cercava di impietosire l’opinione pubblica descrivendo il
popolo nicaraguense oppresso da quello che lui chiamava un “regime totalitario di tipo
Marxista”. Ma in realtà i Sandinisti si ispiravano all’esempio di Sandino il cui obiettivo
era stato semplicemente l’allontanamento dell’influenza Statunitense dal Nicaragua e
rovesciare la dittatura dei Somoza. Qualsiasi leader dell’America Latina che volesse
opporsi ad un regime appoggiato dagli Stati Uniti non aveva altra alternativa a cui
rivolgersi se non ai regimi Comunisti e cioè Cuba e URSS. L’interesse “interventista” di
Reagan però aveva le mani legate dalla Neutrality Act che proibiva l’intervento diretto
degli Stati Uniti in una nazione con cui erano in pace, così decise di spostare l’obiettivo
ufficiale sulla necessità di impedire che il Nicaragua fornisse armi ai guerriglieri nel
Salvador. Nessuno aveva dubbi che realmente il Nicaragua finanziasse i guerriglieri
salvadoregni, il problema divenne la proporzione dello sforzo profuso ad impedire il
passaggio di questi carichi di armi. La gran parte del budget venne richiesto al
Congresso per l’espansione di forze tattiche, per aumentare il ruolo dei consiglieri
statunitensi e in fondi per la CIA. Il Presidente sapeva bene che non poteva aumentare
l’entità degli sforzi se non riusciva a cambiare la percezione del Congresso e degli
Americani sul Nicaragua, un difficile compito ma che intraprese con entusiasmo e
convinzione.58
La propaganda dell’Amministrazione Reagan
Il 19 Febbraio 1981 l’Amministrazione Reagan presentò alle Ambasciate Estere a
Washington un Libro Bianco in cui si illustrava come la connessione fra il Nicaragua ed
il Salvador fosse un “caso da manuale di complotto comunista”59 Il problema presentato
erano i ribelli del Salvador ma la comunicazione descriveva il ruolo del Nicaragua come
il collegamento chiave per fornire armi sovietiche e Cubane ai guerriglieri del Salvador.
Il Presidente non poteva intervenire ufficialmente per rovesciare il Governo del
Nicaragua, allora iniziò a preparare la scenografia della rappresentazione, con la
richiesta d’aiuto del Salvador, uno stato amico degli USA, ma per continuare con la sua
politica doveva coinvolgere anche Cuba che era la fonte originaria di armi sovietiche. Il
56
Ibidem
Ibidem
58
Ivi, pp. 76,77
59
J de Onis, U.S. says Salvador is Textbook Case of Communist Plot, New York Times 20 febbraio 1981,
p.1 in Blanchard, cit, p. 77, 96
57
23
rapporto alle Ambasciate era basato su prove documentali di massicci rifornimenti di
armi dal Nicaragua alle forze ribelli del Salvador effettuati via mare attraverso il Golfo
di Fonseca. Il Segretario di Stato Haig mandò Lawrence Eagleburger in viaggio per
l’Europa per spiegare il report alle potenze europee. I documenti su cui era basato
spiegavano che erano stati sottratti alle forze guerrigliere del Salvador tra Novembre e
Gennaio. Non era la prima volta che queste accuse venivano mosse al Nicaragua, ma
l’offensiva del Febbraio nella sua prospettiva storica rese chiaro che l’Amministrazione
Reagan stava cercando di creare il “caso” attraverso canali diplomatici internazionali ed
attraverso i media come premessa ad una grossa mossa in America Centrale.60
Nelle capitali europee la risposta alla missione USA fu fredda, non veniva messa in
dubbio l’autenticità dei documenti ma veniva obbiettato che di certo il comunismo non
era il solo problema dei Paesi del Terzo Mondo. Quando la delegazione statunitense
arrivò in Messico il Presidente José Lopez Portillo annunciò che Cuba era il Paese
Latino-Americano che stava più caro al Messico ed al generale Vernon Walters, l’ex
DDCI, venne negato un incontro con il Presidente messicano. Sia in un articolo del
Washington Post che di The Nation vennero espressi forti dubbi sulla consistenza delle
prove contro il Nicaragua ed erano espresse le preoccupazioni che si potesse essere
sull’orlo di un altro Vietnam. Quando il 23 marzo 1981 Walter Cronkite sollevò la
questione davanti al Presidente Reagan egli fece notare che il terrorismo globale veniva
sponsorizzato dai comunisti ovunque nel mondo: in Russia, a Cuba, in Libia con
Gheddafi attraverso l’OLP, e così via e gli Stati Uniti lo dovevano contrastare. Quello
del Nicaragua era un problema regionale si, ma con ripercussioni mondiali per la
sicurezza degli Stati Uniti. I Sandinisti non erano inconsci di ciò che Reagan stava
preparando e soprattutto del potenziale militare statunitense. Posticiparono le elezioni
affermando che con gli Stati Uniti che minacciava la stabilità del governo e finanziando
i gruppi guerriglieri che gli si opponevano, con il Paese sull’orlo del disastro economico
e grossi problemi di analfabetismo non potevano permettersi di affrontare una
campagna elettorale.61
60
61
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 77
Ivi, p. 78
24
Capitolo 2
1 Ronald Reagan ed il Nicaragua
Il piano della CIA
Il pensiero di Casey, il direttore della CIA, sul Nicaragua era un tutt’uno con quello del
presidente Reagan. Non solo acconsentì a tutte le richieste del Presidente ma prestò la
sua influenza personale a coloro che operavano nelle azioni coperte. La determinazione
da parte della Casa Bianca nel proseguire le azioni portò anche ad un taglio dei
finanziamenti da parte del Congresso a causa delle omissioni nei rapporti della CIA
oltre al biasimo internazionale degli Stati Uniti per il carattere delle loro attività. 62
Le operazioni iniziarono subito dopo l’insediamento del Presidente Reagan. Nel Marzo
1981 venne approvato un Presidential Finding dove si leggeva che era desiderabile
un’operazione atta a bloccare il flusso di armi ai guerriglieri del Salvador, dove
l’assistenza militare americana stava tentando di appoggiare il Governo contro la
ribellione. Il rapporto andò al Gruppo di Pianificazione della Sicurezza Nazionale che
approvò preparativi dettagliati, l’appoggio veniva anche da parte del Pentagono e del
Dipartimento di Stato. Il primo passo da affrontare era comunque trovare degli alleati,
Governi che condividessero le idee di Washington e potessero supportare le operazioni.
I funzionari della CIA aprirono subito i contatti con Nicaraguensi che si opponevano al
Governo ma era necessaria una base logistica, e quale migliore terreno dell’Honduras,
Stato confinante a nord col Nicaragua ed allineato alla politica statunitense.
Il Governo honduregno si prestò quanto meno a chiudere un occhio davanti alle attività
anti-Nicaragua che si svolgevano sul suo territorio di confine, mentre il Costa Rica sul
fronte sud si sarebbe unito più tardi. Un altro significativo alleato fu l’Argentina che
acconsentì a fornire consiglieri militari ed addestramento ai guerriglieri, dopo vari
incontri (che vennero in seguito negati) con l’Ambasciatore personale del Presidente
Vernon Walters.63
Nel Telegramma del 13 novembre 1981 “Meeting with President Paz November 13 and
Conversations with Key Military Officials November 14” l’allora presidente honduregno
disse a Negroponte che l’Honduras si aspettava che gli Stati Uniti coordinassero una
strategia per far fronte ai piani di cubani e nicaraguensi nella regione. Con un segnale
chiaro da parte di Washington, e se aiutato materialmente, l’Honduras sarebbe pronto a
seguire il comando degli States.64
Lo “special project”
Nell’autunno del 1981, i pezzi erano quasi tutti al loro posto e Casey portò al Presidente
Reagan una proposta concreta di azione coperta. Il piano venne discusso dal Consiglio
per la Sicurezza Nazionale a metà novembre e approvato da Reagan nel NSDD-17, che
firmò il 23 novembre. Il documento garantiva alla CIA le risorse per il reclutamento
iniziale di forze di 500 uomini che poteva essere integrato da un altro migliaio di ribelli
Nicaraguensi addestrati dagli argentini, con un budget iniziale di 19 milioni di dollari. Il
piano prevedeva anche che i ribelli potevano raccogliere informazioni di intelligence
62
John Prados, “Presidents’ Secret Wars” CIA and Pentagon covert operations from World War II
through the Persian Gulf, Elephant paperbacks Ivan R. Dee Publisher, Chicago, 1996, p 396
63
Ivi, p.397
64
Telegramma del 14 novembre 1981, Negroponte al Segretario di Stato, “Meeting with President Paz
November 13 and Conversations with Key Military Officials November 14”
25
all’interno del Nicaragua a portare avanti azioni politiche e missioni paramilitari con
ulteriori forze e fondi da destinarsi. L’operazione prevedeva si dovessero utilizzare
principalmente forze non americane, anche se prevedeva azioni paramilitari dirette della
CIA per obiettivi speciali. L’obbiettivo dichiarato era eliminare una presunta “presenza
cubana” e la “struttura di appoggio” cubano-nicaraguense in Nicaragua.65
Fuori i Cubani
La questione dell’implicazione cubana è centrale per capire sia la necessità di un azione
coperta in Nicaragua sia l’accanimento con cui venne portata avanti. L’amministrazione
Reagan era fortemente anti-castrista come lo era stato il Presidente Kennedy. Reagan
credeva fermamente che la guerra civile in Salvador fosse dovuta all’intervento cubano,
e che il Nicaragua fosse il tramite dell’appoggio finanziario e militare, e veniva
incoraggiato in questa visione anche dal Dipartimento di Stato ossia Alexander Haig.66
Visto che gli Stati Uniti non erano in grado di colpire direttamente Cuba Washington
voleva danneggiarli attraverso i loro “protetti”, ossia i Sandinisti, in un certo modo la
campagna del Nicaragua si dimostrò come una e rinnovata manifestazione dell’ostilità
di lunga data contro la Cuba di Castro.67 Nel Telegramma del 5 gennaio 1982 “U.S. and
Nicaragua” Negroponte si sorprende della affermazioni della stampa “non diamo
particolare importanza alle affermazioni di Brezhnev in favore di Cuba e Nicaragua”
mentre egli sottolinea quanto i Sovietici riservino ora verso i Sandinisti lo stesso
trattamento di favore che riservavano ai leader cubani. Le relazioni Nicaragua-URSS
pure se all’inizio stanno diventando sempre più evidenti come dimostrato dal viaggio di
Daniel Ortega a Mosca, lamentando che “e’ uno spiacevole richiamo al fatto che il
Nicaragua sta diventando davvero un’altra Cuba”.68
Un’ulteriore conferma della determinazione Americana è la retorica estremamente
pungente utilizzata per criticare il governo del Nicaragua composto da membri del
FSLN (Frente Sandínista de Liberación Nacional) il partito che capeggiò la
Rivoluzione Popolare che rovesciò la dittatura di Anastasio Somoza e che in seguito
prese il potere nel Paese. Nell’azione coperta della CIA l’appoggio era garantito a un
ristretto numero di somozisti che lottavano contro il governo popolare dei sandinisti,
inoltre gli stessi Sandinisti erano una coalizione di cinque gruppi che formavano la
Resistenza prima della Rivoluzione, non era quindi un partito monolitico di stampo
comunista o addirittura marxista, l’ideologia serviva a nascondere le reali origini del
conflitto politico nicaraguense che avevano contribuito a dar vita alla Rivoluzione
Sandinista. La CIA approfittò spesso delle discordie esistenti e delle opposizioni interne
all’FSLN, la vecchia massima del divide et impera risultava più che mai valida.69
2 USA ed Honduras
2. 1 John Negroponte
L’Ambasciatore Negroponte fu una figura cruciale nell’attuare la politica di Reagan in
Cetroamerica e in Nicaragua in particolare. John Dimitri Negroponte, nato a Londra
classe 1939 da padre greco, magnate dell’industria navale, è attualmente è il numero
due del Dipartimento di Stato, vice di Condoleeza Rice, ha alle sue spalle una lunga
65
Prados, “Presidents’ Secret Wars”, cit., p.397
Ivi, p.398
67
Ivi, p 396
68
T. del 5 gennaio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “U.S and Nicaragua”
69
Prados, “Presidents’ Secret Wars”, cit., p.398
66
26
carriera nel Foreign Service dove iniziò nel 1960 appena dopo la sua Laurea a Yale con
vari incarichi diplomatici in Asia, Europa e America Latina. Negroponte è stato
funzionario politico all’ambasciata americana in Vietnam dal 1964 al 1968 proprio nel
momento più critico della guerra, Negroponte è stato anche Ambasciatore degli States
alle Nazioni Unite, dal settembre 2001 al giugno 2004, quando assunse l’incarico di
Ambasciatore in Iraq, a capo del contingente diplomatico più grande al mondo, dopo il
passaggio di poteri al Governo provvisorio iracheno, ma è il suo incarico come
Ambasciatore in Honduras dal novembre 1981 al maggio 1985 che lo ha reso una figura
così controversa a causa del suo coinvolgimento nei finanziamenti segreti alla Contra, il
caso delle mine dei porti in Nicaragua, portato davanti alla Corte dell’Aia, e per le
violazioni dei diritti umani commesse da agenti addestrati dalla CIA proprio in
Honduras negli anni ’80. Il personale dopo la sua nomina venne decuplicato rispetto alla
missione diplomatica capeggiata prima di lui da Jack Binns, i finanziamenti militari
all’Honduras passarono da 4 a 77,4 milioni di dollari all'anno.70 Nel Telegramma del 18
Novembre 1981 “Assignement of Security Officer to Amembassy Tegucigalpa” nel
giustificare la necessità di un ufficiale per la Sicurezza Negroponte parla di un
raddoppiamento della missione rispetto al 1975.71
2.2 L’Honduras come alleato
John Negroponte dunque, come Ambasciatore a Tegucigalpa, era il diretto responsabile
della preparazione del terreno per lo “special project”. Il presidente Paz García, anche
se a fine mandato, ha infatti dato disponibilità dell’Honduras a fornire il proprio
supporto ad un azione contro il Nicaragua ma condotta dagli Stati Uniti.72
L’Ambasciatore scrive nel Telegramma del 29 dicembre 1981 “Military Assistance to
Honduras”, al Generale Wallace Nutting, che è a capo del Comando per il Sud-America
con base a Panama73 e che visiterà a breve per vedere di quali e quante attrezzature
militari avrà bisogno l’Honduras per contrastare la forza militare di Nicaragua e
Salvador e sia anche in grado di fornire assistenza tecnica e addestramento ai contras.
Ma sottolinea anche che bisognerà frenare l’Honduras da una corsa agli armamenti per
rispondere con un aumento delle forze uomo a uomo, visto il recente armamento del
Nicaragua. La situazione nel Salvador e in Nicaragua richiedono urgenti aggiustamenti
nella contro-rivoluzionaria e anti-infiltramento nonché nelle forze convenzionali
dell’Honduras. La priorità è in miglioramenti qualitativi anche se anche un aumento
della quantità è necessario. Negroponte inoltre fa delle considerazioni politiche, cioè
che il momento è adatto “visto la ovvia maggiore priorità che ovviamente Washington
sembra adesso preparata a dare al Centroamerica” dato che Reagan aveva firmato 6
giorni prima il NSDD-17, che garantiva le risorse per l’attuazione dello “special
project”. Continua dicendo che gli Honduregni si aspettano l’aiuto statunitense vista la
cooperazione che stanno offrendo, oltre al fatto che ritiene che una maggiore
professionalità delle forze armate favorirebbe un allontanamento dalla politica
facilitando al nuovo Presidente e al Paese il pieno passaggio a una democrazia
costituzionale. 74 L’Honduras infatti si preparava ad un passaggio del potere dai militari
a un regime democratico come garantito dalla Carta Costituzionale preparata
70
Suor Laetitia Bordes, Luglio 2001, http://www.informationguerrilla.org/negroponte.htm
T. del 18 novembre 1981, Negroponte al Segretario di Stato“ Assignement of Security Officer to
Amembassy Tegucigalpa”
72
T. del 14 novembre 1981, Negroponte al Segretario di Stato, “Meeting with President Paz November 13
and Conversations with Key Military Officials November 14”,
73
Review of role in Salvador urged, 16 novembre 1981, The New York Times Archive,
http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9503E3DB1F39F935A25752C1A967948260
74
T. del 29 novembre 1981, Negroponte al Segretario di Stato, “Military Assistance to Honduras”
71
27
dall’Assemblea Costituente eletta nel 1980. Il primo Presidente eletto nel novembre
1981 secondo la nuova Costituzione fu Roberto Suázo Córdova.75
Suázo non era pronto ad assumere anche il ruolo internazionale che avrebbe avuto come
Presidente della Repubblica dell’Honduras. Nel suo discorso inaugurale sottolineò
l’importanza dell’autonomia ed autodeterminazione dell’Honduras oltre al desiderio del
Governo di restare neutrale nell’arena della crisi regionale . Nello spirito di coesistenza
pacifica il 23 marzo 1982, il Ministro degli Esteri Edgardo Paz Barnica,propose un
piano di pace al Consiglio Permanente dell’OAS. Il piano si basava su sei punti:
disarmo generalizzato in America Centrale, la riduzione dei consiglieri stranieri militari
e non, (un reale punto di scontro con il governo del Nicaragua), supervisione
internazionale di ogni accordo definitivo, uno stop al traffico di armi nella regione, il
rispetto per i confini, lo stabilirsi di un dialogo permanete e multilaterale. La proposta
venne accolta freddamente dagli altri Stati centroamericani, soprattutto dal Nicaragua. I
sandinisti venivano sempre più visti come poco cooperativi nei forum regionali ed
internazionali, oltre ad essere una forza sovversiva che voleva minare la stabilità
politica in Honduras, con l’intimidazione, la propaganda e l’aiuto diretto a gruppi antigovernativi. Insieme alle forze armate il governo permise quindi una crescente
espansione del ruolo degli Stati Uniti in Honduras, sia come consiglieri politici che
come elargitori di aiuto economico e militare.76
2.3 La Comunità Democratica Centroamericana
Già dalla fine del 1981, dopo che si erano celebrate le elezioni presidenziali in
Honduras, e molto prima delle iniziative del futuro gruppo della Contadora, Negroponte
si consultava con il presidente in carica Paz e il presidente eletto Suázo, oltre che con
uno stretto collaboratore di quest’ultimo, Carlos Flores che poi sarebbe diventato Il
primo ministro della presidenza. L’Ambasciatore proponeva in maniera informale di
formare un raggruppamento regionale centroamericano ospitato dall’Honduras,
Tegucigalpa poteva ben sponsorizzare un azione simile dato che aveva appena eletto un
nuovo presidente in modo democratico dopo una transizione militare. Suázo, nonostante
l’opposizione statunitense, insisteva per l’inclusione anche del Guatemala nel gruppo77,
anche per evitare che fosse troppo evidente il marchio “made in USA” del
raggruppamento.
Gli Stati Uniti non gradivano l’inclusione del Guatemala per ragioni politiche ed inoltre
Negroponte citava la risoluzione dell’OAS che prevedeva un nucleo di tre paesi
confinanti col Nicaragua, ma il presidente eletto dell’Honduras insisteva che anche il
Guatemala stava seguendo lo stesso percorso verso la democrazia di Honduras e
Salvador e che vi si sarebbero tenute le elezioni l’anno seguente. Suázo inoltre
esprimeva la speranza che alla cerimonia del suo insediamento il 27 gennaio, avrebbero
partecipato altri capi di stato e quella sarebbe stata una buona occasione per tessere delle
interessanti relazioni a proposito.78 Gli Stati Uniti però non volevano aspettare ancora
un mese poiché la questione tempo era fondamentale, il gruppo doveva essere costituito
entro il gennaio 1982 per poter richiedere fondi aggiuntivi al Congresso da destinare
alla regione centroamericana79, quindi il Presidente Paz, ancora in carica, doveva
iniziare a stabilire i contatti con le controparti di Salvador e Costa Rica ma anche del
75
Tim Merril, The return to civilan rule 1978-82, Honduras: Country Studies, Library of Congress,
Dicembre 1993 http://lcweb2.loc.gov/cgi-bin/query/r?frd/cstdy:@field(DOCID+hn0032)
76
Merril, The Suazo Córdova Administration: Caudillo Politics in the Shadow of the Militar
77
T. del 15 dicembre 1981, Negroponte al Segretario di Stato, “Central America Regional Grouping”
78
T. del 18 dicembre 1981, Negroponte al Segretario di Stato, “Central America Regional Grouping”
79
T. del 12 gennaio1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Central America Regional Grouping”
28
Venezuela: l’unico rischio era che Paz ne facesse parola comunque anche con
Guatemala e Belize.80
Il ministro degli esteri honduregno Elvir era d’accordo sul nucleo a tre costituito da
Honduras, Costa Rica e Salvador ma lascia la porta aperta a eventuali “Paesi
cooperanti” come Guatemala e Panama più la collaborazione dei Paesi del Patto
Andino.81 Elvir temeva che nominare direttamente il Nicaragua non fosse una buona
mossa ma che si dovesse cercare di inserire la parola “pace” nella denominazione del
gruppo oltre ad essere preparati a possibili attacchi da parte Comunista ed alla probabile
non partecipazione del Messico.82 Negroponte lo stesso 4 gennaio annuncerà che poco
dopo la cerimonia di insediamento di Suazo, (il 27 gennaio) si potrebbe tener a
battesimo a Tegucigalpa il “World Peace Council Meeting”83 i prossimi passi sarebbero
stati che Elvir contattasse Niehaus e Chavez (i ministri degli esteri di Costa Rica e
Salvador) per illustrargli la bozza di accordo preparata dagli Stati Uniti, l’idea di
Washington e Tegucigalpa era di dare piena pubblicità agli incontri.84 Il 12 Gennaio di
fronte all’Assemblea dell’OAS Honduras, Salvador e Costa Rica, imbeccati da
Washington, avevano promosso una mozione a favore del processo elettorale nel
Salvador accettata dai paesi partecipanti con una larghissima maggioranza. L’OAS
(Organization of the American States) è nata il 30 aprile 1948 a Bogotà in Colombia
con l’obiettivo di unire per una convivenza democratica i Paesi dell’Emisfero
Occidentale.85 Sempre nell’incontro con l’assemblea dell’OAS il Segretario di Stato
USA Alexander Haig pronunciò un discorso in cui prometteva che gli Stati Uniti si
sarebbero uniti “ad altre nazioni per far ciò che è prudente e necessario per prevenire
che qualunque Paese in America Centrale diventi una piattaforma di esportazione per il
terrore e la guerra nella regione”. Il riferimento alla situazione del Nicaragua con
Salvador e Cuba era implicito ma ben chiaro a tutta l’Assemblea internazionale, Haig
continuò dicendo che c’era bisogno di maggior dialogo fra i Paesi americani, che si
dovevano unire per la prevenzione delle importazioni di armi e per limitare il numero di
consiglieri stranieri presenti nella regione incoraggiando a questo scopo la creazione di
un gruppo, limitato inizialmente a tre nazioni (Costa Rica, Honduras e Salvador), ma
con la presenza di un altro gruppo di Paesi che co-patrocinino l’iniziativa, ossia nazioni
democratiche che si affaccino sul Mar dei Caraibi (Stati Uniti, Venezuela e Colombia)
per promuovere la democrazia e l’indipendenza dell’America Centrale con i propositi
di:
•
“Riaffermare la validità delle soluzioni democratiche ai problemi che affronta
l’America Centrale chiedendo agli Stati della regione che programmino, ed in
seguito tengano, elezioni;
•
Riaffermare il diritto di tutte le nazioni della Regione a chiedere aiuto ad altri
Paesi per la sua sicurezza, nel caso che siano minacciate dall’intervento straniero
o da gruppi sovversivi fomentati o sovvenzionati da elementi esterni al Paese;
•
L’Associazione costituirà un gruppo politico regionale e non un’alleanza
militare, ma nonostante tutto, adotterà posizioni politiche pubbliche, su questioni
di sicurezza, in accordo con altri membri, e potrà chiedere la cooperazione
privata in riferimento al tema della sicurezza, nel caso che essa risulti
appropriata.”86
80
T. del 23 dicembre 1981, Negroponte al Segretario di Stato, “Central America Regional Grouping”
T. del 30 dicembre 1981, Negroponte al Segretario di Stato, “Central America Regional Grouping”
82
T. del 4 Gennaio1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Central America Regional Grouping”
83
T. del 4 Gennaio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “World Peace Council Meeting-Honduras”
84
T. dell’11 Gennaio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Central American Grouping”
85
“OAS Histopry at a glance”, http://www.oas.org/key_issues/eng/KeyIssue_Detail.asp?kis_sec=17
86
T. del 12 Gennaio1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Central America Regional Grouping” n°82
81
29
In riferimento al punto due è chiaro si riferisse ai finanziamenti e alle forniture di armi
alla guerriglia controrivoluzionaria da parte nicaraguense al Salvador, ed in minor
misura all’Honduras, però è interessante rilevare che nel frattempo la CIA in Honduras
stava già finanziando segretamente la Contra che dal punto di vista del Governo di
Managua era un gruppo di sovversivi e Tegucigalpa ospitava numerosi consiglieri
politici e militari statunitensi e argentini. Finalmente il meeting dei Ministri degli Esteri
di Honduras (Elvir), Costa Rica (Niehaus) e Salvador (Chavez) venne fissato per il 15
Gennaio 1982 a Tegucigalpa, Negroponte pensava di mandare un emissario del governo
(probabilmente Ted Briggs)87 a dare suggerimenti utili sull’iniziativa a presentare
segretamente un report con fotografie sulla situazione in Nicaragua88. Il gruppo di Paesi
consiglieri da chiamare Central American Democratic Community (CADC)avrebbe
dovuto comprendere dunque Venezuela, Colombia e anche Panama, quest’ultima
inserita dopo alcune riflessioni in un secondo momento.89
2.4 La controffensiva Nicaraguense-Messicana
Nel frattempo il Nicaragua ed il Messico preparavano una controffensiva alle iniziative
dell’Honduras e del CADC, ossia una proposta di pace ma che secondo il Presidente
Suázo ha il suo punto debole nell’eludere le principali preoccupazioni dei suoi vicini
ossia la corsa agli armamenti, la presenza di consiglieri militari cubani e l’esportazione
della “sovversione” e basarsi invece sul principio di non aggressione. La risposta del
CADC è una “Dichiarazione sugli Armamenti in Centroamerica”90. che cerca di
demolire l’iniziativa Nicaragua-Messico affermando che il concetto di non-aggressione
è estraneo alla consuetudine dei trattati nell’emisfero occidentale dove già esistono allo
stesso scopo l’OAS ed il Trattato di Rio, quest’ultimo firmato nel 1947 caratterizzato
dalla dottrina della “difesa dell’emisfero” ossia che l’attacco contro uno degli Stati
Americani è considerato un attacco contro tutti gli Stati dell’emisfero. Negroponte
considera che l’iniziativa di Nicaragua e Messico sia stata consigliata dai Sovietici vista
la recente propensione dei Paesi Comunisti a firmare questo tipo di trattati di nonaggressione. Il Nicaragua, in risposta alle tensioni di confine con l’Honduras soprattutto
nella regione abitata dagli indios Misquito a cavallo del rio Coco che segna per un tratto
il confine fra i due Stati91, proponeva all’Honduras di effettuare un pattugliamento
congiunto della zona.92
Gli Stati Uniti e l’Honduras guardavano con diffidenza a queste proposte nicaraguensi,
ufficialmente perché le ritenevano una maniera per distogliere l’attenzione dai problemi
che loro ritenevano più importanti come gli armamenti ed i consiglieri stranieri. In
maniera non ufficiale non volevano affatto accettare dai Nicaraguensi “il ramoscello di
ulivo”, come si era metaforicamente riferito all’iniziativa l’Ambasciatore del Nicaragua
a Tegucigalpa Guillermo Suarez Rivas in una conversazione con Negroponte93, poiché
la politica che Washington voleva continuare a perseguire con l’aiuto di Tegucigalpa era
quella di rovesciare il Governo Sandinista attraverso i finanziamenti ai contras che
avevano come ben sappiamo i loro campi proprio al confine, e nel cui progetto erano
87
T.del 12 gennaio1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Central America Regional Grouping” n°80,
T. del 12 gennaio1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Central America Regional Grouping” n°81
89
T. del 22 gennaio1982, Negroponte al Segretario di Stato ,“Central America Democratic Community” e
T. del 25 gennaio 1982, “Negroponte al Segretario di Stato, Central American Democratic
90
T. del 24 febbraio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Declaration on Central American
Buildup” n°68
91
T. del 4 gennaio 1982, Walker al Segretario di Stato, “Mosquitia Border Incident”
92
T. del 24 febbraio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Declaration on Central American
Buildup”
93
Telegramma del 3 marzo 1982, Negroponte al Segretario di Stato ,“Wheelock Visit to Washington”
88
30
stati coinvolti anche gli indios Misquitos dissidenti. Suázo aveva sempre rifiutato gli
incontri fra Comandanti delle Forze Armate per discutere dei pattugliamenti congiunti
da quando per la prima volta erano stati proposti all’inizio del 1981, egli insisteva che i
problemi Fra Tegucigalpa e Managua non potevano essere risolti bilateralmente ma
avevano un più ampio respiro che coinvolgeva la regione intera, come dimostrava il
caso del Salvador che aveva interessato sia l’Honduras con il problema dei rifugiati, sia
il Nicaragua per le simpatie rivoluzionare dei guerriglieri salvadoregni.94
Negroponte voleva che il CADC fosse un organismo forte e per questo richiedeva che il
Segretario di Stato Haig facesse da padrino all’incontro dei Ministri degli Esteri che si
sarebbe svolto a Bogotà95.
Ma a Marzo del 1982 il Washington Post pubblicò un articolo che asseriva che
l’Honduras stava cedendo il suo territorio per attività atte a destabilizzare il Governo
nicaraguense patrocinate dagli Stati Uniti, ed il Governo di Tegucigalapa era
fortemente preoccupato su come potersi difendere da queste accuse,96 tra l’altro fondate.
Inoltre si vociferava che si sarebbe tenuta una riunione del Consiglio di Sicurezza sul
Nicaragua e gli Honduregni volevano che prima di ciò fossero presentate le loro ragioni
e la loro versione dei fatti visto che Negroponte considerava che i Nicaraguensi stavano
cercando di internazionalizzare il loro caso presentandosi come vittime davanti
all’opinione pubblica mondiale anche per guadagnare una coesione interna, il vecchio
principio di cercare sfogo nella politica estera per distrarre i cittadini dalla crisi della
politica interna, creare un nemico contro cui una nazione si possa unire, come avevano
intenzione di fare i Colonnelli argentini di lì a poco con la Guerra delle
Falkland/Malvinas che però gli si ritorse contro. L’Honduras dunque voleva giocare
sullo stesso piano del Nicaragua e portare la propria causa a conoscenza degli
Statunitensi e del mondo intero.97 A questo scopo volevano presentare il loro caso al
Consiglio Permanente dell’OAS e agli incontri del CADC prima che avvenga la
riunione del Consiglio di Sicurezza. D’altronde vi erano stati scontri nelle settimane
precedenti sulla costa atlantica con delle barche di pattuglia Sandiniste che avevano
sconfinato in mare territoriale honduregno prendendo in ostaggio delle barche da pesca
ed il loro equipaggio. In soccorso dei pescherecci si erano alzati in volo degli aerei
dell’Aviazione militare honduregna verso cui da parte le navi di pattuglia nicaraguensi
avevano sparato diversi colpi.98 L’Honduras aveva inviato delle missioni diplomatiche
in 12 Stati dei Carabi del Sud America per spiegare il punto di vista honduregno sugli
attriti col Nicaragua.
Il 23 Marzo 1982 l’Honduras, per mezzo del suo ministro degli esteri Edgardo Paz
Barnica presentò davanti all’OAS una piano di pace che prevedeva:
A) Proposta di un accordo regionale di limitazione degli armamenti
B) Riduzione del numero di consiglieri militari nella regione
C) Un accordo su un meccanismo internazionale per supervisionare e verificare gli
accordi che si estenderà ai Paesi che potrebbero essere in conflitto e circostanze
significative che minacciano la pace nella regione e possono includere, porti,
aeroporti, aree di confine e settori strategici
D) Accordi su procedure e meccanismi per controllare il traffico d’armi nella
regione
E) Mantenimento del completo rispetto per i confini e le linee tradizionali di
giurisdizione nella regione
94
T.del 3 marzo 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Sandinistas Seeking Bilaterals with GOH”
T. del 9 marzo 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Next Meeting of CADC Foreign Ministers”
96
T. del 12 marzo 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Central American Democratic Community”
97
T. del 20 marzo 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Security Council Meeting on Nicaragua”
98
T. del 22 marzo 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Security Council Meeting on Nicaragua”
95
31
F) Accordo su i parametri per un dialogo permanente e multilaterale99
Le delegazioni diplomatiche honduregne comunque ricevettero una buona accoglienza
soprattutto da parte del Venezuela, che offrì “supporto incondizionato” all’iniziativa di
pace honduregna, e di Panama e perfino Lopez Portillo accolse la proposta
“caldamente” considerandola il completamento di quella messicana. Carlos Flores il
ministro della presidenza voleva che il Piano di Pace diventasse una risoluzione
dell’OAS e che ci fosse anche un appoggio discreto da parte statunitense, vista la
coincidenza delle posizioni.100 L’appoggio reale venne dall’incontro dei ministri degli
esteri il 28 aprile in occasione del quale Venezuela, Panama, Colombia, Repubblica
Dominicana, Argentina, Perù, Ecuador e Brasile diedero il loro sostegno per il Piano di
Pace.101 Suázo non poté più rimandare l’incontro richiesto dal Nicaragua fra capi
militari per quanto riguarda la situazione del pattugliamento dei confini, visto che ormai
rinviava da quasi due anni, il 20 maggio la parte honduregna venne rappresentata dal
capo dello staff delle forze armate il colonnello Bueso Rosa oltre al capo della Marina e
della Polizia e ai comandanti dei battaglioni alle postazioni di frontiera col Nicaragua,
ma il presidente Suázo rassicurava allo stesso tempo Negroponte che l’atteggiamento
dell’Honduras non sarebbe comunque cambiato.102
Ma un mese dopo la situazione si presentava diversamente, nel Telegramma del 9
giugno 1982, “Will Honduras Change Its Foregn Policy?”, Negroponte discute
preoccupato del fatto che gli Honduregni fossero scontenti del livello dell’assistenza
economica e militare degli Stati Uniti e dubitassero anche che Washington avrebbe
continuato a perseguire l’obiettivo di evitare l’installazione di uno Stato marxistasovietico in Nicaragua. L’Honduras temeva che un Nicaragua che possedeva il doppio
dell’arsenale militare di Tegucigalpa potesse intraprendere delle rappresaglie contro lo
Stato confinante reo di ospitare i contro-rivoluzionari sovversivi sul suo territorio e ha
dunque per questa ragione iniziato un lento riavvicinamento con Managua. L’unica
maniera quindi di risvegliare l’alleanza con l’Honduras sarebbe stata un sostanzioso
aiuto da parte di Washington per far uscire il Paese dalla Crisi economica con fondi per
20-25 milioni di dollari più 17 milioni addizionali oltre all’aiuto ad armarsi quanto
necessario per far fronte ad un possibile attacco da parte nicaraguense, con la promessa
che in quel caso gli USA non abbandoneranno Honduras e Contra al proprio destino, ma
verrà studiato un piano congiunto fra militari statunitensi e honduregni.103
2.5 Il Generale Álvarez
Il Generale Gustavo Álvarez Martínez che divenne capo delle Forze Armate nel gennaio
1982 e subito emerse come un sostenitore della linea dura contro i Sandinisti
dichiarando pubblicamente che l’Honduras era in “in a war to the death” in guerra sino
alla morte, con il Nicaragua, credeva però dovesse essere una guerra combattuta in
alleanza con Guatemala e Salvador. Addestrato in Argentina negli anni’70 lì aveva
avuto occasione di apprendere le tecniche di sorveglianza segreta della popolazione e
degli omicidi di Stato dando in seguito ulteriore credito alle accuse di violenze e
“sparizioni” sospette di elementi della Sinistra honduregna. L’altro candidato alla carica
di Capo delle Forze Armate, il Colonello Leónidas Torres Arias aveva avuto in cambio
99
T.del 22 marzo 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Honduran Initiative Before OAS”
T. del 30 marzo 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Honduran Initiative Before OAS”
101
T. del 30 aprile 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Honduran Peace Initiative”
102
T. del 15 maggio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Meeting between Honduran and
Nicaraguan Military Commanders”
103
T. del 9 giugno 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Will Nicaragua Change Its Foreign
Ploicy?”
100
32
un incarico militare a Buenos Aires e da lì accusava Álvarez di aver creato uno
squadrone della morte che operava in Honduras, il 316° Battaglione di cui anche il
Generale Luis Alonso Discua Elvir, un insegnante della Scuola delle Americhe, era
stato tra i fondatori e comandante del Battaglione.
Il Comitato dell’Honduras per la tutela dei Diritti Umani segnalò un numero sempre
maggiore di sparizioni nel Paese e gli osservatori internazionali valutavano questi
numeri come singolari nel “democratico” Honduras. 104 Anche se sappiamo da un
Telegramma del 18 Gennaio 1982, “Annual Human Rights Report for Honduras” che
prima di essere diffuso il report ufficiale veniva valutato dall’Ambasciata statunitense di
Tegucigalpa che apportava anche le dovute correzioni dove riteneva opportuno
ammorbidire i toni o sottolineare la situazione dei rifugiati salvadoregni e misquito,
oppure gli incidenti con i militari Sandinisti al confine. Parlando di terrorismo
internazionale Negroponte aggiunge un capitolo intero al report che denuncia che in
Honduras il terrorismo per mano di non honduregni è aumentato considerevolmente nel
1981 soprattutto sotto forma di sequestri e rapine in banca al fine di finanziare le attività
rivoluzionarie di gruppi marxisti che avrebbero pure rivendicato l’omicidio a Settembre
di un gruppo di personale militare statunitense non armato. A Novembre e Dicembre
1981 il Governo dell’Honduras scoprì tre grossi depositi di armi e l’esistenza di un
gruppo denominato “People’s Prison” che secondo le informazioni di alcuni terroristi
catturati, membri dell’Esercito Sandinista, faceva parte di un piano elaborato per
scatenare la violenza in Honduras.105
Le forze di Sinistra presenti, che venivano presumibilmente finanziate direttamente dai
Sandinisti erano: Fuerzas Populares Revolucionarias-Lorenzo Zelay(FPR-LZ) ed il
Partido Revolucionario de los Trabajadores Centroamericanos de Honduras (PRTCH).106 Sempre in un Telegramma del 2 aprile 1982, “Conversation with Dr. Suázo, April
2”, Negropnte avvertiva il presidente honduregno che in recenti rapporti le “fazioni
comuniste” honduregne avevano raggiunto un accordo di unità e avevano preso la
decisione di spostarsi dall’approccio “oasis of peace” alla violenza rivoluzionaria in
Honduras anche menzionando dei documenti ritrovati che indicavano possibili piani per
azioni di terrorismo nei confronti di ufficiali stranieri.107
Dalla sua nomina il Generale Álvarez supportò la politica degli Stati Uniti in
Centroamerica e assieme all’Ambasciatore Negroponte lavorarono a stretto contatto.
Álvarez diede una amno a formare la Contra e si accordò con gli USA per lo
svolgimento di operazioni militari e l’utilizzo ed il miglioramento di basi aeree nel
Paese, ma anche permettendo l’addestramento di truppe dei Paesi dell’America
Centrale, ma soprattutto dell’Esercito salvadoregno, a Puerto Castilla nel centro
conosciuto come il CREM (Centro Regional de Entrenamiento Militar) da parte di
addestratori statunitensi, fatto che in seguito contribuì probabilmente alla sua rimozione
dall’incarico nel 1984.108
2.6 Aiuti militari all’Honduras
Negroponte si era impegnato da subito nella collaborazione militare con l’Honduras che
doveva diventare terreno di gioco per le operazioni della Contra e base per le operazioni
condotte dai militari statunitensi e dalla CIA. L’Honduras però temeva fin dal principio
104
Merril, The Suazo Córdova Administration: Caudillo Politics in the Shadow of the Militar, cit.
T. del 18 gennaio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Annual Human Rights Report for
Honduras”
106
Merril, The Suazo Córdova Administration: Caudillo Politics in the Shadow of the Militar, cit.
107
T. del 2 aprile 1982, Negroponte al Segretario di Stato ,“Conversation with Dr. Suázo, April 2”
108
Merril, The Suazo Córdova Administration: Caudillo Politics in the Shadow of the Militar, cit.
105
33
la rapida escalation degli armamenti del Nicaragua che acquistava dall’URSS, paesi del
blocco sovietico ma anche dalla Francia109 perché potevano essere soggetti a
rappresaglie da parte dei Sandinisti e temevano un abbandono da parte statunitense in
caso di attacco nicaraguense oltre che temere che se il progetto della Contra falliva
avrebbero lasciato allo sbando e senza più supporto statunitense una sorta di esercito
straniero sul suolo honduregno.110
Dai telegrammi inviati dall’Ambasciata di Tegucigalpa possiamo ricostruire i
finanziamenti per le basi militari e gli accordi di accesso ma non si trova alcun
riferimento alle accuse di violazione dei diritti umani. Nel Telegramma del 25 Gennaio
1982 “DOD Budget to Request Funds for Western Caribbean Airfields”, Negroponte
chiede di usare fondi del Ministero della Difesa per migliorare le basi aeree honduregne
di La Mesa e Goloson con il progetto di negoziare un accordo di accesso alle basi da
parte dei militari statunitensi.111 In seguito all’incontro con Álvarez si aggiunge una
terza base quella di Comayagua che era già destinata all’utilizzo solo militare e anche la
conferma che si potrà negoziare un accordo di utilizzazione congiunta delle basi
migliorate dagli Stati Uniti.112 Anche il presidente Suázo è d’accordo ma non vuole
renderlo pubblico per evitare dibattiti nel Congresso honduregno.113La situazione
militare dell’Honduras non era adeguata ad affrontare neppure ilò più piccolo scontro
con il Nicaragua, la regione di confine più problematica, la Mosquitia è indifesa. Il
Paese centroamericano inoltre è montagnoso e non possiede un’adeguata rete stradale
che non permetterebbe un rapido trasporto delle truppe, dunque la migliore strategia, la
più rapida, era potenziare l’aviazione ed il trasporto aereo. Negroponte sottolinea come
il Governo honduregno si aspetti fortemente un aiuto militare da parte statunitense
anche dato che i militari hanno trasferito pacificamente i loro poteri ad un Governo
democratico ma gli USA avvertono che il forte aiuto militare unito alla cooperazione in
altri settori potrebbe anche portare alla “finlandizzazione” del Paese,114 ossia ridurre
l’Honduras in condizioni di dipendere economicamente e politicamente dagli Stati Uniti
come lo era stata la Finlandia dall’URSS dopo la Seconda Guerra Mondiale.115
Le negoziazioni per l’accesso alle basi si terranno al quartier generale militare
honduregno il 19 Aprile condotte per l’Honduras dal Colonnello José Rosa Bueso Capo
dello Staff delle Forze Armate116, lo stesso che terrà i negoziati con i dirottatori
dell’aereo passeggeri dell’ANHSA (Aerovias Nacionales de Honduras) un mese più
tardi117 e che condurrà l’incontro con i militari nicaraguensi118 ed il 7 Maggio l’accordo
entrerà in vigore.
Nel frattempo l’Honduras cercava l’assistenza militare anche di altre nazioni che
condividessero le paure honduregne per l’espansione marxista in Centroamerica
soprattutto dopo il ritiro degli Argentini per la Guerra delle Falklands. Il Comandante
dell’Aviazione Honduregna il Colonnello Walter Lopez ottenne borse di studio per due
109
T. dell’11 gennaio1982, Negroponte al Segretario di Stato,”French Arms sales to Nicaragua”
T.del 9 giugno 1982, Negroponte al Segretario di Stato ,“Will Honduras Change Its Foreign Policy?”
111
T. del 25 gennaio 1982, Negroponte al Segretario di Stato,“DOD Budget to Request Funds for Western
Caribbean Airfields”
112
T. del 6 febbraio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “DOD Funding for Airfield Improvement in
the Western Caribbean”
113
T. del 17 febbraio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “DOD Funding for Airfield Improvement
in the Western Caribbean”
114
T. del 19 febbraio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Military Assistance to Honduras”
115
Tullio De Mauro, “Finlandizzazione”http://www.demauroparavia.it/44026
116
T. del 17 marzo 1982, Negroponte al Segretario di Stato ,“Caribbean MilCon”
117
T. del 29 aprile 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Hijacking”
118
T. del 15 maggio 1982, Negroponte al Segretario di Stato, “Meeting Between Honduran and
Nicaraguan Military Commanders”
110
34
piloti honduregni che sarebbero stati addestrati in Cile e sperava di ottenere altre borse
dal Venezuela.119
Negroponte fu anche il supervisore della costruzione della base aerea di El Aguacate,
dove venivano addestrati i Contras. Le accuse all’Ambasciatore indicano la stessa base
come un centro di detenzione e tortura e nell'agosto del 2001, degli scavi alla base
portarono alla luce 185 cadaveri, inclusi quelli due americani, che si ritiene siano stati
uccisi nello stesso luogo e sepolti nelle vicinanze della base.
Nel Telegramma del 13 Ottobre 1983 “Generale Álvarez: on Democratic Process”
Negroponte sembra lodare la dedizione alla causa democratica del Generale Álvarez a
cui i pubblici ministeri honduregni attribuiranno la responsabilità del Battaglione 316,
lo squadrone della morte della polizia segreta. Negroponte era infatti il contatto con i
militari honduregni per la gestione dei fondi coperti per la Contra e l’utilizzo delle basi
dell’Honduras. Cinque mesi dopo l’invio di questo telegramma Álvarez venne rimosso
dall’incarico per le sue “tendenze autoritarie” ed esiliato in una sede diplomatica del
Sud-America.120 Nel Luglio 1983 il Presidente Suázo in una lettera a Reagan scriveva
“il nostro popolo sta cominciando a chiedersi con maggior insistenza se è conveniente
per i nostri interesse essere così intimamente collegati agli interessi degli Stati Uniti se
riceviamo così poco in cambio.” Anche se secondo i sondaggi gli honduregni
continuavano a supportare la politica degli Stati Uniti in Centroamerica, le forze della
Contra a metà degli anni ’80 erano tra i 12.000 e 17.000 cifra che rivaleggiava con gli
effettivi delle Forze Armate honduregne. La prospettiva che l’Esercito Popolare
Sandinista riuscisse a sconfiggere la Contra presentava il problema di una forza armata
straniera il territorio honduregno con la prospettiva che i Nicaraguensi non si
integrassero nella società dell’Honduras e si dedicassero al banditismo per sopravvivere.
Questo dimostrava scarsa fiducia nell’aiuto da parte degli Stati Uniti se le cose fossero
andate in questa maniera, credendo che la risposta d una sconfitta della Contra sarebbe
stato il taglio brusco degli aiuti al movimento. Gli aiuti degli Stati Uniti all’Honduras
aumentarono: tra il 1975 e il 1980 il totale degli aiuti era stato di 16.3 milioni di dollari,
mentre nel 1981-85 passò a 16.9. La percentuale del budget militare proveniente
direttamente o indirettamente dagli States passò invece dal 7% al 76%.121
Il nuovo Comandante in Capo delle Forze Armate il Generale Walter López Reyes
chiese agli Stati Uniti ulteriori aiuti militari in cambio della cooperazione dell’Honduras
nella politica per l’America Centrale e chiuse il CREM. Il 21 Maggio 1985 il Presidente
Suázo e Regan firmarono un comunicato congiunto che emendò un annesso del 1982
all’Accordo di Assistenza Militare firmato dai due Paesi nel 1954 anche se un nuovo
accordo permetteva agli States di espandere e migliorare le strutture della Base Aerea di
Palmerola vicino a Comayagua. Nel 1985 il Ministro degli esteri Paz Barnica annunciò
che il Governo pianificava di espellere i contras dall’Honduras e prese degli altre misure
per pressare i contras e gli Stati Uniti. Nel Febbraio 1985 le forze armate ordinarono ai
contras di chiudere un ospedale che avevano costruito fuori Tegucigalpa e un ufficio
che avevano costituito a Tegucigalpa per la propaganda. Allo stesso tempo l’Honduras
voltò le spalle agli Stati Uniti non permettendo l’ingresso ai campi della Contra ad una
delegazione del Dipartimento di Stato che aveva una visita programmata.122
119
T.del 6 luglio 1982, Negroponte al Segretario di Stato ,“Honduran Air Force Needs: Conversation
with Chief of Honduran Air Force”
120
Peter Kornbluh a cura di, T. del 13 ottobre 1983, Negroponte al Segretario di Stato, “Generale
Álvarez: on Democratic Process”
121
Merril, Honduras and the Nicaraguan Conflict, cit.
122
Merril, The Suazo Córdova Administration, cit.
35
3 La Contra
3.1 Nascita ed evoluzione
La Contra è un movimento che nasce spontaneamente verso la fine del 1979 in risposta
al trionfo della rivoluzione senza una ideologia precisa se non l’opposizione al nuovo
governo sandinista e perciò formata da gruppi di provenienza diversa ma in qualche
modo accomunati dagli obiettivi. 123
I primi a formare un gruppo riconoscibile furono gli ex membri della Guardia
Nazionale, questi combattenti agli occhi sia dei compagni d’arme che degli statunitensi
che li avrebbero poi sostenuti, essi portavano indelebile il marchio di essere stati i
fedelissimi di Somoza. Gli ex GN battuti dalla rivoluzione cercavano di continuare la
lotta perché sentivano di essere stati traditi da Carter ma non realmente sconfitti. La
maggior parte dei nuovi guerriglieri erano ex soldati e ufficiali di basso rango. Dopo il
luglio del 1979 un buon numero di essi aveva attraversato il Golfo di Fonseca con dei
motoscafi per rifugiarsi nel Salvador o in Guatemala dove trovarono lavoro come
guardie del corpo o guardiani nelle piantagioni di caffè. Altri 1.500 circa passarono la
frontiera con l’Honduras e si stabilirono nella zona di Jacaleapa e in piantagioni della
provincia di El Paraíso.
Il primo leader dei GN fu il maggiore Pablo Emilio Salazar conosciuto come il
“Comandante Bravo”, dopo l’Accademia Militare aveva seguito dei corsi negli Stati
Uniti e nella Scuola di Stato Maggiore di Torino. Quando tornò in Nicaragua prima
della Rivoluzione, aveva in carico la sicurezza personale di Somoza.124 Dopo la
Rivoluzione Salazar iniziò subito ad organizzare nel Salvador il primo contingente che
lottasse contro il nuovo governo. L’esercito del Salvador gli fornì un aereo e con
l’appoggio di imprenditori del Salvador ebbe un finanziamento di 15.000 dollari. Fu
così che all’inizio del 1980 passò la frontiera con l’Honduras con 40 uomini e
stabilirono un accampamento vicino alla frontiera nella zona di Orocuina. Ma presto
venne attirato in una trappola da una sua ex amante che in realtà lavorava per la
Seguridad de Estado, la polizia segreta sandinista, e venne torturato e ucciso.125Con il
suo assassinio il gruppo rimase senza un capo e Pablo Ortega uno spagnolo che aveva
risieduto in Nicaragua e che si faceva chiamare “Comandante Juan Carlos” cercò di
riunire le forze rimaste sotto la bandiera dell’ Ejercito Nacional de Liberación, ma
erano solo un pugno di uomini che sopravviveva con il contrabbando del bestiame che
portavano dal nord del Nicaragua e con l’aiuto di Jorge Salazar un imprenditore
nicaragüense che raccoglieva il denaro fra gli esiliati di Miami. Mentre nell’ottobre
1979 Carlos Rodriguez, Luis Portillo ed altri Nicaraguensi avevano fondato con l’aiuto
dei militari honduregni, le Fuerzas Armadas Democràticas (FAD). Un altro gruppo che
sarebbe confluito nella Contra era quello dei MILPAS dalle iniziali del nome Milicias
Populares Antisomocistas con cui divennero noti durante l’insurrezione rivoluzionaria.
All’inizio del 1980 vennero ribattezzati Milicias Populares Antisandinistas, le milizie
erano formate in gran parte da contadini, veterani della Rivoluzione, originari delle zone
del nord del Paese. Il fondatore veniva considerato Pedro Joaquìn Gonzales, egli si
staccò dai Sandinisti a causa dell’eccessiva influenza dei cubani e perché riteneva che la
campagna di alfabetizzazione del Governo non fosse altro che uno stratagemma per
controllare le masse contadine.Essi costituivano il grosso delle forze quando nacque la
Contra126
123
Matamoros Hüeck, La Contra,,cit., p. 13
Ibidem
125
Ivi, p. 14
126
Ivi, p. 15
124
36
I primi gruppi anti-sandinisti, si erano formati poco più di un anno dopo la Rivoluzione.
A Miami, Josè Francisco Cardenal ed altri esiliati d’élite nicaraguensi fondarono l’UDN
(Unión Democrática Nicaragüense) il cui braccio armato era il FARN (Fuerzas
Armadas Rivolucionarias Nicaragüenses) composto da volontari il cui addestramento
militare era affidato ad entusiasti Cubani anti-castristi ed effettuato in campi a sud della
Florida. Un altro gruppo aveva legami più stretti col somocismo, la Legione 15
Settembre, il suo nome veniva dalla data dell’Indipendenza del Nicaragua dalla Spagna
nel 1821. la Legione venne formata nel Maggio del 1981 da 308 veterani della Guardia
Nazionale. Si dice finanziata da centinaia di migliaia di dollari da Luis Pallais Debayle,
un cugino di Somoza. La Legione diventò attiva quando gli organizzatori dell’UDN si
stabilirono in Honduras per coordinare le attività della Contra lungo il confine col
Nicaragua. 127
3.2 Il battesimo negli Stati Uniti
Dopo meno di sei mesi dalla presa del potere dei Sandinisti, l’Amministrazione Carter
sospese gli aiuti al nuovo Governo a causa dell’appoggio che esso dava al movimento
guerrigliero antigovernativo del Salvador, l’FMLN. Per contro a Washington venne
organizzato un incontro con alcuni esponenti anti-Sandinisti come Enrique Bermùdez,
addetto militare durante il Governo di Anastasio Somoza sarebbe poi diventato
elemento di spicco delle Contra. La riunione era patrocinata dal dottor Francisco
Aguirre Baca, imprenditore liberale nicaraguense ed uno dei proprietari del Diario de
las Américas, che negli anni ’40, era stato costretto all’esilio per aver partecipato al
complotto per rovesciare Somoza padre.
Ma fondamentale per lo sviluppo del movimento fu l’elezione alla Presidenza degli
Stati Uniti di Ronald Reagan. La sua vittoria venne vissuta da tutti i Nicaraguensi come
una vendetta contro Carter e provocò un’ondata di rinnovata speranza soprattutto fra gli
esiliati negli Stati Uniti, con Reagan Presidente ed il suo dichiarato anti-comunismo
Miami non sarebbe stata più la terra dell’esilio, gli esiliati cubani esultarono, fra di essi
nacque il motto “La via per L’Avana passa per Managua”.128
Ci fu un momento in cui Huber Matos, il guerrigliero cubano prima alleato di Castro,
ma poi allontanatosi per le sue tendenze marxiste, propose nel maggio del 1983 al
Generale Alvarez capo delle forze armate dell’Honduras e principale referente dei
contras assieme all’ambasciatore statunitense Negroponte, di far partecipare gli esiliati
cubani alla lotta contro i saninditi della Contra. Ma Alvarez e Negroponte credevano
che l’arma vincente dei contras fosse il fatto di essere tutti nicaraguensi e declinarono
gentilmente l’offerta.129
Prima dell’appoggio argentino e statunitense i milpas e i GN non rappresentavano una
minaccia reale per il governo rivoluzionario. L’esercito sandinista era formato da
25.000 effettivi equipaggiati con carri armati ed elicotteri sovietici più 50.000 milizie.
Le azioni dei guerriglieri si limitavano a dei colpi di mano e piccole scaramucce al di là
della frontiera. I milpas operavano in piccoli gruppi e avevano la loro base d’appoggio
fra i contadini del nord del Nicaragua che li rifornivano di cibo e informazioni sui
Sandinisti. Anche i GN facevano incursioni in piccoli gruppi però la loro base erano gli
127
Prados, “Presidents’ Secret Wars”, cit., p.399
Matamoros Hüeck, La Contra, cit., p. 16
129
T. del 21 maggio 1983, Negroponte al Segretario di Stato, “General Álvarez discusses composition of
Nicaraguan resistance with Cuban exile, Huber Matos”, The Negroponte files
128
37
accampamenti in Honduras e sopravvivevano grazie agli aiuti locali o al bestiame che si
portavano dal Nicaragua.
3.3 Gli Argentini
All’inizio del 1980 il Governo dei militari argentini, preoccupato per i progressi dei
guerriglieri appoggiati da Castro, aveva fornito addestramento in tattiche di controinsorgenza agli eserciti di Honduras e Guatemala. Nel frattempo in Nicaragua i
Sandinisti avevano accolto un contingente di numerosi “montoneros” argentini
movimento contrario al regime militare. Il movimento della Contra appena nato
essendosi accorto della possibilità che offriva la situazione, cominciò un pellegrinaggio
verso l’Argentina. Alcuni leader politici incontrarono il Colonnello Mario D’Avico, un
collaboratore del capo dell’Intelligence argentina, ma al principio non ottennero nessun
aiuto concreto ma solo delle promesse.130 Bermúdez data i suoi primi contatti con gli
argentini alla fine del 1980 quando 78 legionari ricevettero addestramento ed un
finanziamento per il movimento di 300.000 dollari, mentre Buenos Aires ammette il
proprio intervento a partire dalla metà del 1981.131
In realtà l’intelligence militare argentina era già in contatto con la CIA. Si erano già
incontrati il futuro segretario alla difesa Nestor Sánchez in rappresentanza del direttore
della CIA, il Generale Mario D’Avico e il generale Balín dell’esercito argentino e il
colonnello Torres Arias capo dell’intelligence dell’Honduras. Il risultato dell’incontro
era stata la distribuzione degli incarichi, il Governo Reagan si sarebbe occupato del
finanziamento, il Governo dell’Honduras avrebbe fornito la base logistica e gli
Argentini si sarebbero occupati dell’addestramento militare delle truppe.
L’anticomunismo della Giunta Militare argentina coincideva perfettamente con i timori
degli Honduregni di fronte alla minaccia sandinista. L’accordo venne poi formalizzato
durante una visita a Washington del generale Leopoldo Gualtieri, l’allora presidente
argentino.132 I Nicaraguesi ricevettero inizialmente 50.000 dollari in contanti e gli venne
promesso altro denaro ed addestramento se l’UDN, La Legione 15 Settembre, e gli altri
piccoli gruppi di anti-Sandinisti avessero formato un’alleanza. Gli incontri seguenti si
svolsero a Miami dove il Colonnello argentino Josè Ollas, che usava il nome di
copertura di “Julio Villegas” informò i Nicaraguensi che si era stipulato un accordo fra
Stati Uniti, Argentina ed Honduras per aiutare i contras. Nell’Agosto del 1981 i
Nicaraguensi iniziarono a formare una coalizione chiamata FDN (Fuerza Democrática
Nicaraguense). Cinquanta uomini della Contra vennero mandati in Argentina per
l’addestramento, in seguito questi primi cadetti diventarono istruttori nei campi
dell’Honduras.133
3.4 La creazione della Fuerza Democrática Nicaraguense
La creazione ufficiale dell’FDN nel settembre 1981 per i guerriglieri fu dunque una
necessità. I Legionari avevano finito i fondi e non esercitavano nessun peso politico,
Bermúdez un ex-colonnello della guardia nazionale e il principale fondatore della
“Legione 15 settembre” ne aveva assunto il comando ma gli Argentini lo avvertirono
che era necessario allearsi con gruppi politici. Nel 1975 egli era stato mandato negli
States per seguire un corso al College della Difesa Inter-Americana ed era rimasto altri
tre anni come addetto militare. Quando per un breve periodo del 1979 venne costituito
130
Ivi, pp. 19, 20
Prados, “Presidents’ Secret Wars”, cit., p.399
132
Matamoros Hüeck, La Contra, cit., pp. 19, 20
133
Prados, “Presidents’ Secret Wars”, cit., p.399
131
38
un esercito composto da sandinisti e Guardia Nazionale come parte del Governo di
transizione, Bermúdez venne preso in considerazione per dirigerlo.
Nell’agosto del 1981 gli Stati Uniti non erano riusciti a stipulare l’accordo diplomatico
con i Sandinisti l’ex ambasciatore americano Lawrence Pezzullo aveva condotto le
trattative. La pre-condizione per i negoziati era lo stop alle navi nicaraguensi che
solcavano il Golfo di Fonseca per fornire armi all’FMLN nel Salvador. In cambio di
concessioni di cinque aree del territorio nicaraguense, gli Stati Uniti avrebbero
rinforzato le loro leggi di neutralità nei confronti della Contra, null’altro. A Managua le
richieste statunitensi sembravano sia eccessive che arroganti, tanto che non
presentarono nemmeno una risposta formale.134 La maggior parte degli aiuti al
Nicaragua era stata comunque tagliata nel Marzo del 1981 in coincidenza col finding del
presidente Reagan sulla conduzione dell’operazione coperta per interrompere il flusso di
armi dal Nicaragua al Salvador, tutto il resto degli aiuti venne cancellato nel Settembre
dello stesso anno. I sandinisti fecero infuriare maggiormente il dipartimento di stato
negando di essere loro i canali attraverso cui si inviavano gli armamenti e accettando
l’assistenza da parte di Cuba. Castro aveva inviato in Nicaragua più di 200 insegnanti e
medici, nel frattempo i consiglieri militari facevano rapporto frequentemente quando il
Presidente Reagan approvò il NSDD-17, tutto era pronto per l’azione contro i Sandinisti
non prima del 1981.
Nell’agosto del 1981 i nicaraguensi anti-sandinisti iniziarono a formare una coalizione
chiamata FDN (Fuerza Democrática Nicaraguense). Cinquanta uomini della Contra
vennero mandati in Argentina per l’addestramento, in seguito diventarono istruttori nei
campi dell’Honduras.135 Come leader del movimento venne proposto José Francisco
Cardenal, di tendenze conservatrici era l’ex Presidente del Consiglio di Stato della
Rivoluzione ed un anti-somozista convinto. Cardenal rappresentava la borghesia
nicaraguense che per ostilità nei confronti di Somoza aveva spalleggiato in un primo
tempo i Sandinisti ma era presto rimasta delusa dal nuovo Governo, I funzionari di
Managua parlavano speranzosi di una “economia mista” ma il controllo dei prezzi da
parte del governo e la corruzione erosero progressivamente l’appoggio da parte della
classe media per l’FSLN 136
Come condizione alla sua partecipazione all’alleanza Cardenal propose che Bolaños
fosse il nuovo capo dello Stato Maggiore e Bermúdez dovette accettare. Il resto del
Direttorio era composto da Aristides Sánchez, liberale e alleato dei Legionari, ed il
sindacalista Mariano Mendoza. Come responsabile della logistica venne nominato Raúl
Arana e Ricardo Lau all’Intelligence. Bermúdez in ogni caso rimase a capo
dell’organizzazione militare e dei suoi GN insieme a Irving Steidel comandante
honduregno in seguito sostituito da Oscar Sobalvarro.
Simultaneamente, alcuni leader politici della Contra andarono in Argentina dove
incontrarono il Colonnello Mario Davico, un collaboratore del capo dell’Intelligence
argentina. I Nicaraguesi ricevettero 50.000 dollari in contanti e gli fu detto che
avrebbero ricevuto altro denaro ed addestramento se l’UDN e la Legione, ed altri piccoli
gruppi di anti-Sandinisti avessero formato un’alleanza. Gli incontri seguenti si svolsero
a Miami dove il Colonnello argentino Josè Ollas, che usava il nome sotto copertura di
“Julio Villegas” informò i Nicaraguensi che si era stipulato un accordo fra Stati Uniti,
Argentina ed Honduras per aiutare i contras. Il 23 novembre 1981 Reagan firmò la
NSDD-17(National Security Decision Directive) che dava alla CIA l’autorità per
reclutare e sostenere i contras con 19 milioni di dollari di aiuto militare segreto.
134
Ivi, p.400
Ibidem
136
Prados,“Presidents’ Secret Wars”, cit., p.398
135
39
Con la formazione dell’FDN si iniziò una nuova fase, per la prima volta entravano a far
parte di una alleanza gli ex GN insieme a ferventi antisomozisti. L’alleanza portò i fondi
e il trasferimento della sede delle operazioni in Honduras dove a Tegucigalpa venne
affittata una casa attrezzata per la sicurezza del nuovo Direttorio. Cardenal invece restò
a Miami per iniziare la propaganda per il movimento. La guerra era responsabilità dei
militari e la politica dei civili, ma non vi era supremazia da parte dei politici perché le
decisioni venivano prese per maggioranza dei voti congiunti dello Stato maggiore,
composto da ex GN e del direttorio politico il che assicurava a Bermúdez il controllo
sulle decisioni.137
Il primo contingente di Argentini che arrivò in Honduras era formato da tre membri
dell’Intelligence militare che si fermarono per un mese per valutare la situazione delle
truppe. In seguito arrivarono anche i fucili e venne adottato un programma di
formazione di leader consistente in tattiche di guerriglia, comunicazione, sabotaggi e
controspionaggio. Con l’aumentare delle reclute alcuni vennero inviati per
addestramento in Guatemala ed altri in Argentina.138 Bermúdez era riemerso nell’FDN
anche se Cardenal e Mendoza se ne volevano ancora disfare con la complicità di Maroni
e Winter rappresentanti della CIA.
3.5 I Miskitos
Una ulteriore forza che si opponeva al Governo Sandinista era quella degli indigeni
della Costa Atlantica. Le popolazioni amerindie i Miskito, Sumo e Rama sin dal trionfo
della Rivoluzione, avevano avuto occasioni di scontro con i Sandinisti. All’inizio del
1981 circa 3.000 indigeni fuggirono in Honduras dopo aver ottenuto la liberazione di
Steadman Fagoth loro rappresentante nel Consiglio di Stato. Alla fine dello stesso anno
i Sandinisti costrinsero a una migrazione forzata 10.000 miskitos verso l’interno del
paese e distrussero i loro villaggi anche con bombardamenti impedendo agli indigeni il
tradizionale sostentamento che derivava dalla coltivazione delle loro terre, oltre ad
arruolare come coscritti i giovani delle tribù nell’Esercito Sandinista.. Questa azione
venne fatta nell’intenzione di piegarne la forza per il timore di una secessione, oltre ad
esserci l’intenzione di dare il controllo della zona ai cubani perché costruissero le loro
basi. A questo fine vennero anche imprigionati e uccisi i capi tribali ed i leader del
movimento il MISURASATA che si opponeva al Governo e prendeva il suo nome dalle
iniziali dei nomi delle tribù indigene che lo componevano.139 Il Movimento, capeggiato
da Brooklyn Rivera, si divise nel 1983 quando il Gruppo MISURA di Stedman Fagoth
si alleò più strettamente con l’FDN. Solo nel 1987 il Governo Nicaraguense accordò
uno statuto di autonomia alle tribù indigene della Costa Atlantica che placò la
dissidenza delle tribù.
4 I due volti dei contras
4.1 Buoni contras e cattivi contras
Il 1 dicembre 1981, Reagan firmò il Presidential Finding che autorizzava l’assistenza
per una forza della Contra in Nicaragua. Il gruppo si chiamava già Fuerza Democrática
Nicaraguense ma questa denominazione non venne utilizzata nei comunicati stampa ma
gli venne preferito il termine generale di contras, non serviva agli scopi
dell’Amministrazione identificarli con l’FDN che era comandato da ex membri della
137
Matamoros Hüeck, La Contra, cit., p. 21
Ivi, p. 22
139
Ivi, pp. 22, 23
138
40
Guardia Nazionale e quindi collegati a Somoza e perciò invisi sia al Congresso sia
all’opinione pubblica mondiale.140
Il Presidente invece parlava dei contras come Nicaraguensi, ex sandinisti, che erano
rimasti delusi dal fallimento delle promesse del Regime Sandinista ed erano quindi
determinati a combattere per elezioni libere ed un governo democratico, ed in realtà
alcuni contras rispondevano a questa definizione, ma non erano certo quelli che
venivano finanziati ed addestrati dagli Stati Uniti. L’Amministrazione Reagan era
cosciente che non poteva nominare un leader della Contra che fosse collegato ai tanto
disprezzati somozisti, perché questo avrebbe attirato l’attenzione della stampa e la
disapprovazione dell’opinione pubblica. La soluzione era scegliere un leader che poteva
ben incarnare gli ideali rivoluzionari,per questa ragione cercarono di corteggiare Edén
Pastora il “comandante Zero”, come amava farsi chiamare, egli godeva di grande
seguito in Nicaragua e popolarità internazionale come l’eroe principale della
Rivoluzione.141
4.2 Inizia la guerra
Il 14 marzo 1982 le unità speciali dell’FDN fecero esplodere il ponte sul Rio Negro, in
risposta a questo attacco Daniel Ortega decretò lo stato di emergenza in tutta la nazione,
questo fu il momento considerato simbolicamente come l’inizio della guerra. La CIA
esigeva che l’esplosione del ponte venisse attribuita al Movimiento Rivolucionario
Sandino (MRS) comandato da Edén Pastora. Contemporaneamente iniziò anche la
campagna di incursioni lungo la carretera Panamericana dove transitavano i camion che
andavano in Nicaragua, la frontiera con l’Honduras chiudeva durante la notte e i
guerriglieri ne approfittavano per piazzare delle bombe sugli automezzi in modo che
esplodessero oltre frontiera, inoltre realizzavano sabotaggi ai trattori e ai mezzi di
lavoro delle piantagioni di cotone e di canna da zucchero.142
Pedro Ortiz Centeno conosciuto come “El Suicida” autista ed ex sergente dei “Serpenti
a sonagli”, una unità speciale della Guardia Nazionale di Somoza, divenne in questa
fase il comandante più importante dell’FDN. Realizzava incursioni con le sue truppe in
un raggio di 300 km e nel mese di Maggio attaccò Jalapa tanto che i Sandinisti
dovettero mobilitare tutte le truppe regolari ed anche battaglioni di riserva per impedire
che prendesse la città. Per la prima volta si iniziò a parlare della Contra come una
minaccia reale per i Sandinisti143
L’FDN era cresciuto oltre le migliori aspettative degli statunitensi, questo grazie
all’aiuto dato dalla repressione sandinista che aveva aumentato il malcontento della
popolazione. I soli 500 guerriglieri del 1981 erano diventati 6.000 alla fine del 1982 dei
quali circa 500 erano ex Guardie Nazionali organizzate in Comandi Regionali e Forze
Operative. Il resto era composto fondamentalmente da volontari, in gran parte contadini
del Nord e quindi a loro agio con il terreno dello scontro. Mentre le truppe sandiniste
erano composte da coscritti che provenivano dalle città del Pacifico ed erano quindi
estranei ai territori scenario della guerra. Per addestrare le truppe che giungevano
spontaneamente ai campi si contrattavano ex GN a Miami al prezzo di 600 dollari al
mese, cifra che secondo Bermúdez serviva a coprire le spese della famiglia che restava
negli Stati Uniti. 144
140
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 78
Ibidem
142
Matamoros Hüeck, La Contra, cit., pp.24, 25
143
Ivi, pp.25, 26
144
Ivi, p. 29
141
41
In un Telegramma del 19 maggio 1982 “Next steps in US/Nicaraguan Dialogue” John
Negroponte ribadisce che nonostante il Nicaragua cerchi di tendere un “ramoscello di
ulivo” agli Stati Uniti gli obbiettivi principali della linea politica di Washington sono: “
• la restaurazione della Democrazia in Nicaragua
• mantenere come minimo la politica estera del Paese non-allineata, spostandola
dall’orientamento, cubano-sovietico
• fermare e far cambiare direzione all’armamento del paese
145
• prevenire l’esportazione della Rivoluzione Nicaraguense”
Dunque la linea di fondo dovrebbe essere di evitare ogni accordo che permetta ai
Sandinisti di restare al potere perché l’accettazione del negoziato in ogni caso
taglierebbe i fondi alla Contra allontanandosi dagli obiettivi. E continua ”Non riusciamo
a visualizzare nessun accordo negoziato capace di assicurare che il Nicaragua non
ritornerà a causare problemi ai suoi vicini un giorno o l’altro”146 anche alla luce
dell’estensione dello stato di emergenza a Managua e della visita a Mosca di Daniel
Ortega ed il rientro in scena di Edén Pastora.
4.3 Edén Pastora
Il “Comandante Zero”era un sandinista e nelle sue stesse parole: “il Sandinismo
significa prima di tutto essere fedeli al suo creatore Sandino, e dunque avere una
atteggiamento di difesa della propria patria, garantendo la sovranità e l’indipendenza
nazionale dalle ingerenze esterne improprie, sia statunitensi e capitaliste che di stampo
sovietico o comunista. La dottrina è liberale, antipersonalistica e sociale, ma
anticlericale” 147. Edén Pastora era un eroe della lotta contro il regime di Somoza, fu lui
il primo a prender il palazzo del dittatore durante la Rivoluzione e dopo il trionfo della
stessa gli venne dato un incarico nel Governo Sandinista ma lasciò il suo incarico a
metà del 1981 a causa dell’eccessiva ingerenza dei Sovietici e dei Cubani sulla Giunta
di Managua e dalla corruzione imperante. All’inizio del 1982 stava già dirigendo in
Costa Rica il suo proprio gruppo di contras formato da truppe a lui fedeli che avevano
combattuto al suo fianco le battaglie contro il Regime di Somoza. Nell’Aprile del 1982
creò l’ ARDE (Alianza Revolucionaria Democrática) e il suo fronte armato l’FRS
(Frente Revolucionario Sandino) si dichiaravano i veri Sandinisti. Quest’organizzazione
rappresentava un nuovo fronte aperto a sud del Paese. Pastora affermava la sua
completa indipendenza dai contras di Reagan che si trovavano al confine Nord e che per
lui erano i Somozisti contro cui aveva combattuto prima della Rivoluzione.148 La stessa
famiglia Somoza che aveva la colpa di aver fatto assassinare Sandino, il “generale di
uomini liberi”, l’eroe della lotta antimperialista e antistatunitense.149
Al fianco di Edén Pastora c’erano Arturo J. Cruz che si era dimesso da Ambasciatore
negli Stati Uniti, Alfredo Cesar Aguirre, che si era dimesso da direttore della Banca
Centrale e Alfonso Robelo un ex membro dei 5 del Direttorio Sandinista. Nel suo
criticismo del Governo Sandinista (la censura alla stampa, le tendenze antidemocratiche, l’influenza Sovietico-Cubana) le affermazioni di Pastora sembravano
quelle di Reagan, ma quando venne contattato dichiarò che non avrebbe mai collaborato
né con la CIA né con nessun ex-membro dell’odiata Guardia Nazionale. Come vendetta
Negroponte impedì a Pastora di lavorare ed organizzare le sue forze in Honduras. In
questa maniera nonostante le intenzioni, Negroponte e Washington si erano allontanati
145
T. del 19 maggio 1982, Negropnte al Segretario di Stato, “Next steps in US/Nicaraguan Dialogue”
Ibidem
147
Intervista dell’autore a Edén Pastora, 25 Novembre 2006
148
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 78
149
Intervista dell’autore a Edén Pastora, 25 Novembre 2006
146
42
l’unico gruppo che poteva veramente catalizzare il diffuso malcontento in Nicaragua, vi
erano contras buoni e contras cattivi e l’appoggio venne dato ovviamente a questi
ultimi.150
4.4 Un nuovo volto per i contras
Il pubblico americano incominciò a capire qualcosa della composizione della Contra
quando venne fuori l’8 novembre 1982 su Newsweek “Una Guerra Segreta per il
Nicaragua” di John Brecher. L’articolo descriveva nei particolari una campagna che era
andata ben oltre le originali intenzioni di Washington “Fonti dell’amministrazione
hanno raccontato a Newsweek che ci sono almeno 50 agenti della CIA in Honduras”151
L’Amministrazione aveva cercato di destabilizzare il Governo Sandinista utilizzando
forze anti-Sandiniste nicaraguensi ed Indigeni Miskito sotto la direzione
dell’ambasciatore Negroponte in Honduras. Ma gli indios erano lenti ad adattarsi alla
disciplina militare e le altre forze insufficienti. Per essere efficace l’azione antigovernativa si dovette rivolgere all’unico gruppo che potessero garantire il successo
contro i Sandinisti, ossia gli ex- Somozisti. Negroponte sotto pressione anche di Haig e
del suo assistente Enders prese attentamente contatto coi Somozisti, il tutto
accuratamente svolto attraverso intermediari perché non risultasse la sua implicazione
diretta.152
L’articolo di Newsweek fu un disastro dopo che Reagan aveva cercato di costruire
l’immagine dei freedom fighters ed aveva identificato i nemici della democrazia come il
male, quest’articolo che rivelava in qualche modo la reale identità dei “combattenti per
la libertà” che venivano finanziati con soldi pubblici, era un serio attentato alla sua
credibilità. Nella successiva conferenza stampa venne tempestato di domande su che
operazioni coperte svolgesse la CIA, compresa questa condotta per rovesciare un
Governo che veniva ufficialmente riconosciuto dagli Stati Uniti, e sulla reputazione dei
“suoi” contras, ex alleati del dittatore, militari sanguinari e corrotti. In qualche modo
Reagan doveva riuscire a trasformare la reputazione dei contras in “dei bravi ragazzi”. Il
primo passo fu quindi rinnovare l’immagine della leadership dell’FDN e per far questo
vennero coinvolti dei personaggi che notoriamente avevano preso una posizione
pubblica nei confronti Somoza.
4.5 La nuova Cupola dell’FDN
I primi leader dell’FDN avevano sospettato che le cose si andavano complicando per
loro. José Francisco Cardenal si era trasferito a Tegucigalpa e da lì voleva far valere la
sua autorità nei confronti di Enrique Bermúdez che invece ancora sperava di riuscire a
realizzare una alleanza con Edén Pastora e aspettava la giusta opportunità per
dimostrare a Cardenal che era lui il vero capo dell’FDN. All’inizio del 1982 il Generale
Álvarez dall’Honduras espresse l’esigenza di ampliare la leadership del movimento,
necessità che era stata espressa anche dal Presidente Suázo in una riunione in Texas.
Álvarez si recò a Washington e d’accordo con Winter prepararono il progetto di
creazione di un direttivo per l’FDN. 153
Ad Ottobre del 1982 si incontrarono nell’Hotel Maya di Tegucigalpa Bermúdez,
Echaverry e Adolfo Calero, il leader del Partito Conservatore in Nicaragua, per
150
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 78, 79
John Brecher, J. Walcott, D. Martin, e B. Nissen, “A Secret War for Nicaragua”, Newsweek 8
Novembre 1982, p. 42-53 in Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 78, 96
152
Ibidem
153
Matamoros Hüeck, La Contra, cit., p.31
151
43
discutere del suo possibile ingresso nell’FDN. Calero anche se anti-Somozista, era l’ex
manager della Coca Cola a Managua, quindi non proprio una figura in cui si potevano
identificare i contadini e gli operai del Nicaragua.154
Ma era il candidato più adatto all’idea del leader che avevano gli statunitensi.
Nell’Ottobre dello stesso anno dunque si tenne una seconda riunione dove
parteciparono anche: Osvaldo Villegas y Riveiro in rappresentanza degli Argentini, il
Generale Álvarez capo dell’Intelligence in Honduras e Donald Winter, Maroni e Tomás
Castillo per la CIA. Maroni presentò una analisi della situazione negli States e
sottolineò due aspetti che catalizzavano il dibattito a Washington, l’avvicinamento
dell’FDN agli ex-Sandinisti capeggiati da Edén Pastora e la proiezione politica
dell’organizzazione. Per questo motivo era necessario che ci fosse un leader
identificabile che nello stile “americano” dovesse essere Presidente e Comandante in
Capo. La candidatura appoggiata da Washington era quella di Adolfo Calero, ma
Edgard Chamorro propose invece che l’incarico venisse assegnato a rotazione, per cui
Calero venne nominato Presidente per soli tre mesi. L’organizzazione era semplice, ed i
compiti distribuiti: Bermúdez si incaricava della guerra, Aristides Sánchez manteneva i
rapporti con l’Honduras, Indalecio Rodríguez amministrava gli aiuti ai rifugiati, e
Marcos Zeledón manteneva i contatti con gli imprenditori. Nel Luglio 1983 Calero
completò la sua struttura amministrativa nominando Orlando Montealegre responsabile
delle finanze e Mario Sacasa Romano come responsabile della Logistica. Da parte sua
Edgard Chamorro era l’incaricato per le Comunicazioni, era il responsabile per la
propaganda e delle relazioni con la stampa, dirigeva la rivista Commandos e l’emittente
“Radio 15 settembre” che trasmetteva da Tegucigalpa. I messaggi dei media erano
elementari: i sandinisti erano la base del male e la Contra del bene. Chamorro sfruttava i
suoi contatti coi giornalisti, concedeva interviste e organizzava la visita alle basi della
Contra, insomma si occupava con attenzione delle pubbliche relazioni del movimento.
Aristides Sánchez su richiesta di Calero e Bermúdez , venne nominato Segretario del
Direttorio. Francisco Cardenal e Mendoza erano stati esclusi nonostante gli sforzi della
CIA perché vi restassero.155
A dicembre il nuovo direttivo dell’FDN si riunì a Fort Lauderdale con Tony Feldman
capo della CIA per il Centroamerica che in nome del presidente Reagan gli promise
l’appoggio degli Stati uniti e espresse la sicurezza che in sei mesi sarebbero stati a
Managua. Con l’appoggio americano i nuovi leader pensavano che davvero sarebbe
stata una passeggiata, e che avrebbero vinto ancor prima che i Sandinisti ed i loro
padrini cubani potessero rendersene conto. I membri del direttivo ricevevano un salario
di 2.000 dollari al mese, un integrazione di 300 dollari per ogni figlio, più il rimborso
delle spese di viaggio. La maggior parte dei componenti del direttivi prima della salita
al potere dei Sandinisti non avrebbe mai pensato di vivere in esilio. Marcos Zeledón
importante impresario prima della Rivoluzione, in quel momento gestiva delle piccole
imprese di affari da casa sua a Key Biscayne. Lucía Cardenal vedova di Jorge Salazar
assassinato dalla Seguridad del Estrado, si sosteneva con la sua attività di sarta. Alfonso
Callejas, ingegnere, ex vice-presidente e grosso imprenditore agricolo, lavorava per un
impresa agricola in Texas. Indalecio Rodriguez, ex rettore della UCA (Universidad
Centro Americana) possedeva una fabbrica di sigari in Honduras. Edgar Chamorro
viveva a Miami e lavorava nella borsa dei prodotti agricoli mentre Enrique Bermúdez
lavorava per un servizio di traslochi nella stessa città.156
Il nuovo Direttivo fece il suo debutto internazionale con una conferenza stampa a
Miami il 7 Dicembre 1982 un mese dopo la pubblicazione dell’articolo di Newsweek.
154
Ibidem
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 81, 96
156
Matamoros Hüeck, La Contra, cit., pp.31, 32
155
44
Francisco Cardenal, l’ex leader venne allontanato dalla città per l’occasione, visto il suo
legame troppo stretto con le accuse dell’articolo.157 La nuova leadership aveva
intenzione di presentare un documento che illustrasse il loro programma politico, che
sottolineava candidamente soprattutto le loro convinzioni anticomuniste ed il loro
attaccamento al diritto di proprietà, ma la CIA, che aveva preparato la conferenza
stampa per mesi, rivide il testo e lo riformulò inserendovi una tendenza più progressista.
I nuovi leader dell’FDN capirono così che a livello internazionale era più importante
utilizzare la simbologia della libertà che denunciare le reali delle ingiustizie che
commettevano i Sandinisti . Nel nuovo direttivo l’asse del potere era la alleanza CaleroBermúdez, anche se Edgard Chamorro, rampollo della nota famiglia di Conservatori
nicaraguense aspirava ad essere il leader, ma Calero era stato ritenuto più adatto poiché
era segretario di un partito politico, aveva un carattere deciso ma discreto e godeva
dell’appoggio del resto dei membri del direttivo, mentre Chamorro, ex-gesuita, solitario
ed introverso non suscitava grandi entusiasmi fra i suoi colleghi. Quindi Calero venne
scelto come rappresentante del direttivo dell’FDN nelle riunioni tripartite con
Statunitensi, Argentini ed Honduregni e a Chamorro venne affidata la gestione delle
relazioni pubbliche .158
Il nuovo direttivo era stato scelto in gran parte attingendo ad una lista di quaranta
persone presentata agli statunitensi da notabili nicaraguensi ed era una sorta di
riformulazione del “Gruppo dei Dodici” Nel 1978 dopo alcuni attacchi a numerose
guarnigioni della Guardia Nazionale vennero rivendicati dall’FSLN. Il gruppo
guerrigliero si credeva fosse stato spazzato completamente via dalla repressione delle
GN, ma così evidentemente non era. Dodici preminenti professionisti nicaraguensi in
esilio avevano lodato la “maturità politica dei sandinisti e asserendo che l’FSLN
avrebbe dovuto avere un ruolo in qualsiasi soluzione concreta i problemi del Paese.
Questo appoggio eminente era stato cruciale per dare una rispettabilità internazionale ai
sandinisti. 159
Chamorro racconta nel suo libro di memorie, “Packaging the Contras” come per la CIA
fosse importante più che altro curare l’immagine della nuova leadership, quindi quanto
fosse maggiormente rilevante il background di ciascuno dei membri piuttosto che il
vero apporto che potevano fornire alla direzione dell’FDN. Racconta che vennero
istruiti per bene sulle risposte da dare alla conferenza stampa: dovevano negare
categoricamente di ricevere i finanziamenti dal Governo degli Stati Uniti ed affermare
che invece il denaro provenisse da donazioni private ed anonime.160 La CIA organizzò
un ufficio per Chamorro a Tegucigalpa con una dotazione di 35.000 dollari al mese. Il
denaro veniva utilizzato per pagare i giornalisti stranieri affinché scrivessero articoli
favorevoli sulla Contra, ma ogni giornalista doveva essere approvato dalla CIA prima di
poter essere ingaggiato come si trattasse di un qualsiasi impiegato.
Chamorro si mostrava scontento perché questa strategia frustrava le sue ambizioni reali
di rovesciare il Governo Sandinista. Ovviamente gli era proibito parlarne apertamente
poiché era illegale negli Stati Uniti agire per rovesciare un Governo riconosciuto dal
Paese. Chamorro sentiva che quella che combatteva non era una lotta per l’indipendenza
del Nicaragua, ma una guerra degli Stati Uniti, loro la finanziavano e lui era costretto a
prendere ordini dalla CIA e lavorare come un funzionario. I membri del direttivo
ricevevano continuamente istruzioni sulle tattiche da seguire e rimproverati di non
157
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 79, 80
Matamoros Hüeck, La Contra, cit., p.32
159
LeoGrande, “Our Own Backyard”,cit., pp.12, 13
160
Edgar Chamorro, Packaging the Contras: A Case of CIA Disinformation, New York: Institute for
Media Analysis, 1987, Monograph series N. 2, pp. 10, 11 ci.t in Blanchard, Neocolonialism American
Style, cit., pp. 80, 96
158
45
guadagnarsi a sufficienza la simpatia del popolo nicaraguense. Dewey Claridge il capo
della CIA per le Operazioni in Latino-America, cercava di portargli come esempio la
figura di Edén Pastora, come se le truppe dell’FDN, addestrate alla repressione dalla
Guardia Nazionale di Somoza potessero impararne lo “stile” per guadagnarsi il favore
della popolazione. La CIA non riuscì a migliorare l’immagine pubblica dell’FDN né
riuscì a far cambiare idea a Pastora che era ben cosciente dell’atteggiamento del popolo
nei confronti degli ex Somozisti e della CIA anche se nell’FDN gli ex membri della
Guardia Nazionale erano una minoranza, la maggior parte erano in effetti giovani
reclutati dopo la Rivoluzione e non era corretto identificarli come Somozisti.161
4.6 Pastora e le sue pubbliche relazioni
Edén Pastora nel frattempo decise di tenere una conferenza stampa in cui voleva
delineare le sue ragioni per il rifiuto di collaborare con i contras del nord. La Contra in
Honduras, cioè l’FDN era comandata da ufficiali che avevano acquisito la loro
esperienza militare sotto il Regime repressivo di Somoza e le nuove reclute erano per la
metà ancora dei ragazzini alcuni perfino rapiti dai villaggi contadini di frontiera e
costretti ad unirsi alle truppe. Chi li addestrava erano dei veterani Somozisti che
utilizzavano le stesse tattiche di diffusione del terrore della Guardia Nacional, cioè
veniva ben dimostrato dai raid di cui erano responsabili in cui venivano bruciati i
raccolti, sequestrati e torturati i capi villaggio, violentate le donne e assassinati i
bambini. Mentre la leadership dell’ARDE, che lui capeggiava, cominciò inizialmente
con un approccio opposto, evitando le azioni militari e affidandosi alla propria
popolarità fra i Nicaraguensi e l’amicizia coi contadini, tentando di organizzare
un’opposizione interna al Regime Sandinista in Nicaragua.162
L’amministrazione Reagan si trovava in grave difficoltà a dover trattare con queste due
forze in opposizione, ma l’FDN era troppo numeroso ed importante per essere
abbandonato in favore dell’ARDE anche se aveva una facciata più rispettabile, dunque
tentarono allora di guadagnarsi il favore di alcuni membri dell’Alianza Revolucionaria
di Pastora. Ad esempio Fernando Chamorro “El Negro”, diventato famoso per aver
lanciato un missile sul bunker di Somoza (dalla finestra di una stanza
dell’Intercontinental vd Contras), venne indotto ad allontanarsi dall’ARDE e unirsi
all’FDN. Ad Aprile Alfonso Robelo venne contattato dalla CIA ma fece una
dichiarazione pubblica riaffermando la sua alleanza con Pastora e comunicando che
l’ARDE presto avrebbe intrapreso azioni militari contro i Sandinisti.163
Il grosso problema per Reagan era che Edén Pastora era realmente un leader carismatico
ed un maestro delle pubbliche relazioni, aveva viaggiato per l’Europa ed affascinato coi
suoi discorsi ed il suo piglio da guerrigliero i funzionari dei Governo spagnolo e
tedesco. I suoi atteggiamenti da vero rivoluzionario si palesarono ancora di più quando
tenne delle sorta di conferenze prima a New York durante una cena coi giornalisti del
New York Magazine, poi alla Columbia University, alla Johns Hopkins e ad altre
organizzazioni che si interessavano di politica estera americana. Anche quando tornò
nella foresta a combattere i reporter lo seguirono, ogni occasione era buona per una foto
da pubblicare sui giornali, ad ogni vittoria una troupe televisiva spuntava per riprendere
una simulazione degli avvenimenti pronta a andare in onda per il notiziario della sera.164
Pastora insisteva che non lavorava né per né con la CIA, anche se aveva accettato del
161
Ibidem
Blanchard, Neocolonialism American Style 1960-2000, cit., pp. 81,82
163
Ibidem
164
A. J. Cruz, Jr., Memoirs of a Counterrevolutionary, New York Doubleday, 1989, pp 155, 156 in
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 82, 97
162
46
denaro non per questo accettava ordini soprattutto rispetto all’unione con l’FDN. A chi
lo accusava di aver comunque preso i soldi che gli venivano offerti rispose “Se tua
madre è ammalata e non hai soldi per curarla, accetti l’aiuto da chiunque te lo offra”165.
Gli agenti della CIA inviati a controllarlo lamentavano spesso che non si lasciasse
manipolare e insistesse nel restare completamente indipendente. Pastora non voleva
mischiarsi con le ex guardie nazionali ma era anche geloso del suo ruolo di leader ed
ambizioso, si vociferava che dopo la caduta di Somoza volesse diventare Presidente ma
venne manovrato dall’esercito Sandinista e si dice arrivò troppo tardi a Managua per
partecipare alla spartizione del potere. Una volta formato il governo sandinista gli venne
data una villa e una posizione di leadership. Ma si rifiutò di riempire la piscina e lasciò
gran parte delle stanze non ammobiliate, la sua immagine di un uomo del popolo che
non era interessato al lusso, corrispondeva alla realtà.166
5 Scandali e riappacificazioni
5.1 Reagan perde credibilità
Con la Guerra delle Malvinas167 gli Argentini si ritirarono probabilmente per i dissapori
causati dell’aperto schieramento degli Stati Uniti dalla parte del Regno Unito. Gli
Statunitensi promisero alla Contra che non dovevano rimpiangere gli Argentini senza il
loro coinvolgimento avrebbe avuto più autonomia e più fondi. L’elezione di Calero a
direttore frustrò le ambizioni di Chamorro che entrò in conflitto con gli Honduregni e si
isolò, in seguito ci fu anche la disastrosa storia del Manuale della CIA di cui era
responsabile ed una penosa intervista alla radio e televisione pubbliche degli Stati Uniti
e dunque decisero per il ritiro dal suo incarico nel direttivo.168
Durante il 1983 il teatro di guerra si estendeva dalla zona alla frontiera con l’Honduras
fino al centro di Jinotega e Matagalpa. L’FDN non poteva effettuare incursioni nelle
zone più popolose del Pacifico né affrontare una lotta fronte a fronte con l’Esercito
Popolare Sandinista che aveva una forza di 45.000 effettivi equipaggiati con artiglieria
pesante. Il Generale honduregno Gustavo Álvarez capo delle Forze Armate,
soprannominato “El Che” perché si era diplomato in una Accademia militare in
Argentina, era un alleato sicuro, convinto della necessità di porre fine alla minaccia che
il regime Sandinista rappresentava per il suo Paese e per la regione intera. Álvarez riuscì
ad avere ragione dei Chinchoneros la guerriglia honduregna appoggiata dai Sandinisti e
che operava nel Dipartimento di Olancho.169
Per il presidente Reagan era sempre più difficile continuare a rifiutarsi di discutere della
sua guerra, non più tanto segreta, in Nicaragua, i giornalisti lo incalzavano
continuamente perché fornisse dettagli su cosa stava accadendo. Molti articoli
descrivevano i Contras come eredi dell’odiato regime di Somoza e indicavano invece
l’ARDE di Pastora come i veri rivoluzionari. Gli editoriali nella stampa discutevano
apertamente delle attività della CIA mettendo in dubbio la legalità del coinvolgimento
statunitense, al Presidente veniva chiesto come potesse continuare a difendere una
politica simile e con quale giustificazione. Dopo la defezione di Chamorro in una
conferenza stampa il 29 Marzo 1983 Reagan, di fronte alla domanda diretta sulle
implicazioni e le intenzioni
dell’Amministrazione di rovesciare il Governo
165
Intervista dell’autore a Edén Pastora, 25 Novembre 2006
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 82
167
Conflitto armato tra Argentina e Regno Unito svoltosi tra il 2 Aprile e il !4 Giugno 1982 per la
sovranità sull’arcipelago occupato dalla Gran Bretagna nel 1833 e rivendicato dagli Argentini.
168
Hüeck, La Contra, cit., pp.32-34
169
Ivi, p. 30
166
47
nicaraguense con delle azioni coperte della CIA, Reagan rispose che ciò a cui si stava
assistendo erano in realtà la lotta fra le fazioni anti-somoziste che avevano partecipato
alla Rivoluzione ma poi erano restate fuori dal potere.170Il Presidente descriveva le forze
antigovernative come se esistesse solamente il piccolo gruppo dell’ARDE in Costa
Rica, con l’eccezione della recente defezione di Chamorro effettivamente quello era
l’unico gruppo in cui partecipavano ex membri del Governo Sandinista esclusi dal
potere ossia Edén Pastora che in realtà si era dimesso. Reagan non parlò assolutamente
dell’FDN che invece riceveva la parte da leone dell’aiuto statunitense.171
Quando il Governo Sandinista si sentì sotto attacco da parte dei contras prese delle
misure cautelative di emergenza, aumentò velocemente i numeri delle proprie forze
armate e vennero inviate delle truppe a piantonare le foreste per proteggere i piccoli
villaggi. Gli oppositori politici vennero arrestati e la stampa sottoposta alla censura. Il
Governo aveva notato l’aumento massiccio delle forze statunitensi in Honduras e si
preparavano a subire una possibile invasione del proprio territorio. Alcuni membri del
Congresso Statunitense si lamentavano che il presidente Reagan era riuscito con la sua
politica a compattare le forze sandiniste invece di indebolirle ed aveva fornito al regime
una giustificazione per le loro misure repressive. I Sandinisti inoltre denunciavano che a
causa delle pressioni statunitensi non riuscivano a stipulare accordi economici ed che
anche grossi elementi della stampa venivano finanziati dalla CIA per mantenere un
atteggiamento negativo nei confronti del Nicaragua.172
Negli Stati Uniti i dubbi sulla legalità delle azioni del Presidente restavano ed i
giornalisti continuarono chiedere che il Presidente dicesse la verità sulle azioni del
Governo per rovesciare i Sandinisti sull’identità del gruppo della Contra che veniva
finanziato dagli USA. Ma il Presidente continuava ad insistere che i fondi per i contras
del Governo non venivano utilizzati per rovesciare il Governo del Nicaragua ma solo
per impedire le forniture d’armi ai guerriglieri del Salvador. Ma delle troupe televisive
statunitensi avevano accesso ai campi della Contra ed intervistavano i protagonisti
diretti della guerriglia. Uno pubblicista della Sky Light Pictures si imbatté nel
“Comandante Mack” (Josè Benito Bravo Centeno) che aveva servito dal 1956 al 1979
nella Guardia Nazionale di Somoza e lavorò persino come guardia del corpo del figlio
del dittatore. Mack assicurò al reporter che non combatteva per risolvere i problemi del
Salvador ma per rovesciare il Governo del Nicaragua. Con grande orgoglio descrisse
l’addestramento negli Stati Uniti e come si svolgeva la loro “guerra santa” contro “un
nemico comunista e senza Dio”.173
Un articolo del Wall Street Journal parlava di un rapporto di pianificazione interno della
CIA preparato nel 1982 che indicava come obiettivo raggiungere Managua per
l’autunno con la speranza ridividere il paese in due e poterci insediare un Governo
ombra.174 Questo, era chiaro a tutti, era un vero tentativo di rovesciare il Governo del
Nicaragua, se il piano fallì non fu per mancanza di intenzioni ma per mancanza di
capacità.
Il Congresso e la stampa continuavano a chiedere insistentemente dei fondi che
venivano dati all’FDN e un gruppo internazionale di giornalisti accusò direttamente il
Presidente Reagan di star finanziando una guerra inumana contro il Nicaragua. Alcuni
membri del Comitato per l’Intelligence della Camera tentarono quindi di tagliare i fondi
170
R. Reagan, Question and Answer Session with Reporters on Domestic and Foreign Policy Issues, 29
Marzo 1983, Presidential Papers, 1983, vol 1, p.467 in Blanchard, Neocolonialism American Style, cit.,
pp. 83, 97
171
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 83
172
Ibidem
173
Centeno, Nicaraguan Reader pp.236-238 in Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 84, 97
174
Ignatius and Rogers, “Aiding the contras” p. 1 in Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp.
84, 97
48
per la CIA sulle basi dell’illegalità delle azioni che tentavano di rovesciare il Governo
del Nicaragua. Alcuni membri del Congresso incominciarono a visitare il
Centroamerica e incominciarono a presentare al Congresso i loro rapporti. Il Comitato
era diviso in due ma dopo un incontro con i rappresentanti del Governo di Managua i
Democratici incominciarono a credere alle accuse che i finanziamenti alla Contra
finivano nelle mani di ex ufficiali della Guardia Nazionale di Somoza.175
Il Nicaragua ottenne un seggio al Consiglio di Sicurezza nel gennaio 1983, nel Marzo
dello stesso anno Daniel Ortega, coordinatore della giunta nicaraguense, accusò gli Stati
Uniti di aver intrapreso una guerra contro il suo Paese ma senza averla ufficialmente
dichiarata. L’appoggio per il Nicaragua cresceva in Europa, la Germania Orientale e la
Francia concedettero dei prestiti al Paese Su richiesta della Nazione Nicaraguense venne
formato un gruppo di consiglieri internazionali per cercare di riportare la pace nella
regione. Formato da rappresentanti di Colombia, Messico, Panama e Venezuela, venne
chiamato il Gruppo di Contadora176
Indispettito dalle accuse pubbliche e dalla crescente opposizione da parte del congresso
il Presidente Reagan richiese la riunione dell’assemblea del Congresso il 27 Aprile 1983
in cui si rivolse all’Assemblea per risolvere quella che chiamava una “crisi”. Iniziò col
dire che gli Stati Uniti erano stati generosi con il Nicaragua ma il loro Governo li
trattava ora come nemici, oltre ad aver rifiutato gli sforzi di Pace e rotto le loro
promesse avevano insultato il Papa, imbavagliato i vescovi e censurato i media.
Continuò a dichiarare che gli oppositori ai Sandinisti non erano dei nostalgici di
Somoza ma semplicemente degli eroi della Rivoluzione che Somoza l’avevano
combattuto ma erano stati esclusi dal potere.177 Di nuovo l’esistenza dell’FDN venne
volutamente ignorata nonostante fosse la forza della Contra più consistente e
maggiormente finanziata.
Il 3 maggio 1983 dopo che la Camera votò per tagliare i fondi delle operazioni coperte
contro il Nicaragua e nell’Amministrazione Reagan aumentò la preoccupazione su cosa
l’opinione pubblica pensava riguardo ai Contras. Il presidente fu costretto ad ammettere
per la prima volta davanti ai giornalisti che vi era un gruppo di Contras nel nord del
Paese al confine con l’Honduras che combatteva il Governo del Nicaragua e che vi era
una sorta di Comitato di 7 leader di cui alcuni erano ex Somozisti. Ma aggiunse anche
che forse gli Stati Uniti avrebbero dovuto finanziare altri governi in Centroamerica che
a loro volta avrebbero probabilmente finanziato i cosiddetti “freedom fighters” che
combattevano per i principi della Rivoluzione Sandinista che erano stati traditi 178
5.2 La Contadora e suoi obiettivi
Il gruppo della Contadora fu un’iniziativa proposta nei primi anni ’80 dai Ministri degli
Esteri di Colombia, Messico, Panama e Venezuela per risolvere i conflitti in atto in
Nicaragua, Salvador, Guatemala e Honduras che minacciavano di destabilizzare la
regione Centroamericana, con particolare enfasi sul ruolo di Stati Uniti e Cuba. Lo
spunto originale fu un richiamo del Primo Ministro Svedese Olof Palme e tre premi
Nobel il colombiano Gabriel García Márquez, il messicano Alfonso García Robles e
Alva Myrdal ai Presidenti dei Paesi latinoamericani perché agissero come mediatori.
Il gruppo fece la sua prima riunione nell’isola di Contadora a Panama nel Gennaio del
1983. L’iniziativa portò l’attenzione internazionale sui conflitti in America Centrale e
175
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 84, 85
Ibidem
177
R. Reagan, Address before a Joint Session of Congress on Central America, 27 Aprile 1983,
Presidential Papers, vol 1 pp. 539, 540 in Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 83, 84
178
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 83, 84
176
49
spinse per ammorbidire le tendenze militariste degli Stati Uniti nella regione e
perseguiva l’autodeterminazione e il non-intervento per una soluzione di pace. Il piano
di pace venne appoggiato dal Consiglio di Sicurezza e dall’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite oltre ad altri organismi regionali ed internazionali.179
Ma gli Stati Uniti non gradivano gli sforzi della Contadora in un Promemoria
dell’Ambasciatore Negroponte da Tegucigalpa del 21 Maggio 1983, inviato tramite
back channel180 al Direttore della CIA Casey, ad Enders al Dipartimento di Stato e a
Clark al National Security Council. Negroponte infatti temeva che gli Stati Uniti,
incentrandosi ufficialmente solo sull’obiettivo di fermare i rifornimenti di armi dal
Nicaragua alla guerriglia del Salvador ciò avrebbe potuto portare a una proposta della
Contadora di compiere ispezioni anche in Honduras se il Governo di Tegucigalpa
accettasse, oltre a poter portare a l’accettazione della vecchia proposta franco/messicana
di controllo dei confini e così portando a un’interruzione dello “special project”. Per
“special project” sappiamo già che si intendono i finanziamenti coperti alla Contra
attraverso l’Honduras, suggerisce quindi di fare pressioni sulla Contadora con gli
argomenti della presenza dei consiglieri cubani, dell’entità e della tipologia degli
armamenti che il Nicaragua stava acquistando. L’Honduras dal suo canti, attraverso il
Ministro della Presidenza Carlos Flores, suggeriva di presentare all’OAS una
risoluzione contro il Nicaragua, cercando di dimostrare che Managua prepara
un’invasione dell’Honduras.181
Nel settembre 1983, con la mediazione del Gruppo di Contadora, i Ministri degli Esteri
degli Stati Americani firmarono nella capitale di Panama un Documento con gli
obiettivi da perseguire ossia: promuovere la democratizzazione e la fine dei conflitti
armati nella regione, agire secondo il diritto internazionale, rivitalizzare e risanare lo
sviluppo economico e la cooperazione in America Centrale, e la negoziazione di un
migliore accesso ai mercati internazionali. Ma il grosso ostacolo al funzionamento delle
iniziative era il mantenimento ufficialmente della neutralità, non potendo definire le
politiche a favore di nessuna della parti e nonostante tutto ogni parte continuava a
perseguire i suoi interessi geostrategica: Il Venezuela il petrolio, la Colombia la sua
situazione difficile nel Mar dei Carabi (San Andrés), Panama la sua posizione strategica,
e il Messico la sua vicinanza agli Stati Uniti. Il Gruppo della Contadora era anche
convinto che il miglioramento delle economie dell’America latina era ostacolato dai alti
tassi di interesse statunitensi e dalle misure protezioniste.182
Betancourt nella Dichiarazione di Cozumel dell’Aprile 1983183 evidenziava come i
problemi dell’America Centrale non sarebbero potuti essere risolti militarmente, e
chiedeva l’immediato ritiro di tutti i consiglieri militari, la sospensione dei rifornimenti
di armi nella regione oltre al supporto logistico da parte di tutti i Governi stranieri.
Durante le tensioni al confine fra Honduras e Nicaragua, il gruppo chiese consiglio alla
O.E.A. e si trovò d’accordo su una petizione per postporre il dibattito e sull’invio di 8
osservatori, 2 per ogni nazione membro al confine di Nicaragua e Costa Rica.184
179
Antonio Sandoval, The Contadora Group and the Central America crisis, 1985,
http://www.globalsecurity.org/military/library/report/1985/SA.htm
180
Il back channel nel linguaggio diplomatico è un canale non ufficiale utilizzato per comunicazioni fra
Stati o altre entità politiche per integrare i canali ufficiali, e spesso con l’obiettivo di discutere argomenti
di particolare delicatezza.
181
Promemoria del 21 Maggio 1983, Negroponte al Segretario di Stato, “The Contadora Process: next
steps”
182
Sandoval, The Contadora Group, cit.
183
Declaración de Betoncourt en Cozumel," El Espectador de Bogotá, 1983, p. 10 in Sandoval The
Contadora Group, cit.
184
Sandoval, The Contadora Group, cit
50
La crisi che il Centroamerica stava vivendo era chiaramente condizionata anche
dall’intervento e dagli interessi politici esterni pur non essendo stati la sola causa
scatenante. La regione intera infatti si trovava in precarie condizioni socio-economiche
e instabilità politiche. Con l’eccezione del Costa Rica la democrazia in America
Centrale è sempre stata debole e di breve durata, e le alleanze e gli elementi di frizione
fra i confinanti regimi centroamericani, insieme all’intervento esterno di Stati Uniti, e
poi Unione Sovietica e Cuba portarono alla situazione di conflitto in quegli anni.185
Gli obiettivi della Contadora aderivano rigidamente alle regole delle relazioni
internazionali ed alle norme che controllano la corsa agli armamenti fra le Nazioni; la
creazione di una zona smilitarizzata, l’interruzione del traffico d’armi e la fine
dell’ingerenza di tutte le potenze straniere.
Altri obiettivi da perseguire erano stabilire una base economica e sociale più forte e la
tendenza a favorire l’instaurazione di un Governo democratico che ha bisogno
necessariamente di una struttura politico-sociale che lo possa sostenere con la
partecipazione decisionale dei cittadini. L’obiettivo primario era comunque la riduzione
degli arsenali militari di tutte le nazioni Centroamericane che in quegli anni si erano
armate al di là dei loro reali bisogni reali e affondando le loro già traballanti economie
con le spese militari, anche a causa dei consiglieri stranieri la cui presenza contribuiva
al conflitto. In Nicaragua,erano presenti consiglieri cubani e non solo, nel Salvador e
Honduras erano ben presenti i nordamericani.186
Molto si è detto anche sulla reale neutralità delle posizioni politiche della Contadora
rispetto a stati Uniti e Cuba, notando che il gruppo sembrasse proteggere il Nicaragua
da una possibile invasione da parte degli Stati Uniti, altri al contrario la vedevano come
una organizzazione diretta segretamente del Dipartimento di Stato USA. In realtà gli
obbiettivi e l’operato del gruppo potevano rispondere perfettamente ad un terzo punto di
vista, tutto latinoamericano, il quale coincideva con il pensiero degli Stati uniti
sull’instaurazione di Governi democraticamente eletti ed a riforme sociali ed
economiche. Allo stesso tempo non era in accordo con la strategia utilizzata dagli Stati
Uniti per proteggere i propri interessi, ossia l’appoggio ai gruppi anti-governativi in
Nicaragua. La Commissione Kissinger comunque affermava che l’azione della
Contadora “non è un sostituto per la politica estera degli Stati Uniti nell’area”187
Il gruppo in ogni caso rifiuta anche le politiche di Cuba e Unione Sovietica che tendono
a creare le basi per un consolidamento dei Governi latinoamericani nel blocco
comunista. Ipotesi anche questa infelice poiché avrebbe significato una nuova
dipendenza, forse ancora maggiore. Uno dei successi più grandi è stato l’appoggio
internazionale all’azione del gruppo nonostante una mozione al Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, che ribadiva la rilevanza globale della crisi in Centroamerica
negando l’utilità di un organismo come il gruppo della Contadora.188
Ma la Contadora alla fine è riuscita a contribuire a frenare l’escalation dei conflitti nei
confini dell’America Centrale oltre a frenare il flusso di armi e a favorire il ritiro di
parte dei consiglieri militari. Sul fronte politico collaborò per le elezioni in Guatemala e
nel Salvador aiutò a istituire un processo elettorale, in Nicaragua riuscirono a realizzare
le tanto promesse elezioni con speranze ulteriori di normalizzazione. Sul fronte
economico iniziarono vari progetti e la Commissione Kissinger mostrò intenzioni di
intervenire con grandi somme per lo sviluppo della regione.189
185
Ibidem
Ibidem
187
El informe Kissinger, Nueva Frontera Magazine, 30 Gennaio 1984, pp.27-29 in Antonio Sandoval,
The Contadora Group, cit
188
Sandoval, The Contadora Group, cit
189
Ibidem
186
51
Intanto gli Stati Latinoamericani avevano avuto una nuova spinta unitaria dal gruppo e
soprattutto la cooperazione fra gli stati partecipatori. Il Messico ottenne il petrolio
venezuelano a condizioni molto favorevoli, la Colombia iniziò un piano creditizio con
tassi di esportazione molto bassi e dei fondi per borse di studio.
Nel 1984 venne presentato anche il Contadora Act on Peace and Co-operation in
Central America, questo documento includeva una serie di dettagliati intenti per la pace,
la democratizzazione, la sicurezza regionale e la cooperazione economica. Prevedeva
anche comitati regionali per valutare e verificare il compimento di queste intenzioni.
Nel 1985, rappresentanti di Argentina, Brasile, Perù e Uruguay si incontrarono a Lima
creando un gruppo d’appoggio alla Contadora.
Il Documento della Contadora del 1984 venne provvisoriamente approvato dai
Presidenti centroamericani, ma non ottenne il supporto cruciale degli Stati Uniti a causa
del suo riconoscimento de facto del democraticamente eletto Governo del Nicaragua.
Gli Stati Uniti non appoggiavano il piano anche perché vietava l’azione unilaterale
Nordamericana a protezione dei propri interessi. Inoltre gli USA riuscirono a bloccare
che nel piano fosse previsto il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia e alle
Nazioni Unite come previsto dal diritto internazionale.
Anche la versione rivisitata dell’accordo fallì nell’attenuare le obiezioni sollevate e
dovette infine essere abbandonata dopo il rifiuto formale da parte del Costa Rica,
Salvador e Honduras nel giugno del 1986, ma nello stesso anno venne firmata la
dichiarazione Caraballeda da entrambi i gruppi per promuovere i mezzi diplomatici per
la risoluzione dei conflitti.190
Il gruppo della Contadora alla fine fallì nel creare una formula di pace credibile, il
supporto di tutti i Governi riuscì a porre le fondamenta del piano che emerse negli anni
seguenti. Sotto la leadership del presidente del Costa Rica Óscar Arias, con la
cosiddetto Accordo di Pace di Esquipulas emerse dalle rovine della Contadora nel 1986
e portò a una ridefinizione fondamentale della politica nel Centroamerica, tanto che
valsero al Presidente costaricense il Premio Nobel per la Pace nel 1987.191
5.3 Nicaragua e geostrategia
Dittatori come Trujillo nella Repubblica Dominicana o Somoza in Nicaragua avevano
imparato che contratti con le majors americane di sfruttamento delle miniere o di
trasformazione dei prodotti, potevano comprare il silenzio sulle violazioni dei diritti
umani. Ma se la stampa pubblica notizie su abusi ai diritti umani, arresti sommari e
squadroni della morte, il popolo americano si ribella e protesta. Non vogliono sapere
che l’aiuto estero finisce a finanziare la repressione. 192
L’Ambasciatrice Jeane Kirkpatrick avvertiva nel 1981 “Oggi per gli Stati Uniti
l’America Centrale è il luogo più importante del mondo” un rapporto segreto del
National Security Council nel 1982 diceva a chiare lettere gli interessi statunitensi in
pericolo: “Abbiamo interesse a creare ed appoggiare gli Stati democratici in America
Centrale che possano agire liberi da interferenze esterne” (il riferimento è
probabilmente all’Unione Sovietica). “Strategicamente”, Washington deve prevenire
“la proliferazione di Stati sul modello cubano che fornirebbero una piattaforma per la
sovversione, comprometterebbero rotte commerciali via mare e provocherebbero una
diretta minaccia militare nei nostri confini o nella loro prossimità. Questo sarebbe un
colpo basso per noi globalmente, creerebbe spostamenti economici e un influsso
190
Contadora Group." Britannica Student Encyclopedia. 2007. Encyclopædia Britannica Online. 8 Feb.
2007 <http://www.britannica.com/ebi/article-9320238
191
192
52
Biografia di Oscar Arias, http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/1987/arias-bio.html
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 7
conseguente sugli immigrati illegali negli Stati Uniti.”193 Un analista dell’Esercito
statunitense notò che c’era bisogno di assicurare “un accesso continuativo alle materie
prime strategiche, principalmente il petrolio ed il gas naturale in Venezuela e
Messico”194. Per un rispettato osservatore latinoamericano come Adolfo Gilly, la
politica degli Stati uniti era motivata da una crisi del “capitalismo” e da un pericolo alla
“dominazione” storica degli Stati Uniti nella regione Centroamericana.195
Per il National Security Council “interessi” non includevano esplicitamente le
multinazionali statunitensi anche se 100 delle maggiori corporation avevano affari in
Centroamerica tra cui 16 delle più grandi industrie di alimenti e bevande e 9 delle
maggiori compagnie petrolifere.Business dell’agricoltura come la Hershey e lla United
Brands erano coinvolte come anche banche come la Cticorp e la Bank of America.
Forse il NSC guardava e stimava i 5 miliardi di investimenti esteri diretti statunitensi
nella regione poiché erano i più visibili, incluso la IBM e la Exxon.196
Nel 1980 la piattaforma Repubblicana giurò di proteggere questi interessi invertendo la
rotta del “declino precipitoso” delle relazioni Stati Uniti-America Latina provocate dalle
“sanzioni economiche e diplomatiche imposte dall’Amministrazione Carter collegate a
indifferenziate accuse di violazioni ai diritti umani”. Identificando i movimenti dei
ribelli in Centroamerica come ”Marxisti” i Repubblicani dichiaravano che
“supporteremo gli sforzi del popolo nicaraguense per stabilire un Governo libero ed
indipendente”197
5.4 La bomba a La Penca
Dopo il fallimento dell’ARDE di prendere e mantenere la città di San Juan del Norte la
CIA fece un ulteriore sforzo di provare ad unire i due gruppi della Contra Roselo e Cruz
erano d’accordo ma Pastora richiese come conditio sine qua non di purgare l’FDN degli
elementi somozisti. Questo avrebbe ovviamente decimato l’FDN. Dopo molte
negoziazioni gli altri leader dell’ARDE votarono a favore dell’alleanza e Pastora
divenne furioso tanto da convocare una conferenza stampa in cui minacciava di rivelare
tutti i tentativi della CIA di spodestarlo e la verità sull’FDN. Sapeva dunque che la sua
vita era in pericolo e la Conferenza stampa venne tenuta in una zona isolata dove i suoi
uomini avrebbero pensato alla sicurezza. Ma travestito da giornalista un sicario con un
passaporto danese falso aveva portato una bomba dentro un registratore. Tre giornalisti
rimasero uccisi e venti feriti, anche edén Pastora rimase gravemente ferito e scampò alla
morte per un soffio. Pastora accusò la CIA di aver attentato alla sua vita, gli Stati Uniti
ovviamente diedero la colpa ai Sandinisti.Dei giornalisti scrissero un libro raccogliendo
interviste e d informazioni sul fatto dove dimostravano che c’era la CIA dietro il tentato
omicidio.198
Edén Pastora venne alla fine allontanato dall’azione, da un processo di pressioni
politiche e finanziarie che compromise i suoi appoggi e infine anche il desiderio di
combattere. Una nuova organizzazione ombrello venne formata e venne chiamata UNO,
essa includeva leader dell’ARDE e dell’FDN. Ma l’Amministrazione Reagan vinse una
guerra di Pirro. Pastora viaggiò per gli Stati Uniti e l’Europa chiedendo appoggio
193
New York Times 7 Aprile 1983, in LaFeber, Inevitable Revolution,,cit., pp. 273, 395
Alden M. Cunningham all’editore del New York Times, 20Agosto 1984 in LaFeber, Inevitable
Revolutions, cit., pp. 273, 395
195
Adolfo Gilly, Guerra y política en El Salvador, Messico 1981, pp. 187-196 in LaFeber, Inevitable
Revolutions, cit., pp. 274, 395
196
LaFeber, Inevitable Revolutions, cit., p. 274
197
New York Times 13 Luglio 1980, p. 14 in LaFebe,, Inevitable Revolution,,cit., pp. 274, 395
198
T. Avirgan and M. Honey, La Penca: On Trial in Costa Rica, San Pedro: Montes de Oca, Costa Rica
1988, pp. 84-86 in Blanchard, Neocolonialism American Style,,cit., pp. 88, 97
194
53
finanziario, contattando i leader europei e nominando uno per uno gli ex ufficiali
Somozisti dell’FDN, descrivendo gli omicidi e le violenze nei villaggi attaccati, parlò
con i membri del Congresso delle tattiche utilizzate dalla CIA per convincerlo ad unirsi
all’FDN. La reputazione dei Contras era molto più sanguinosa e pubblicizzata di quando
si iniziò la campagna contro Pastora.199
6 La CIA e lo “special project”
6.1 I Freedom Fighters
L’opposizione del Congresso alla politica del Presidente si intensificò nell’Aprile 1984
dopo che venne rivelato che la CIA aveva orchestrato l’operazione delle mine nei porti
del Nicaragua. L’incidente sollevò un diffuso sentimento internazionale di simpatia nei
confronti del Nicaragua.Il Governo Britannico protestò e i Francesi offrirono una nave
sminatrice per bonificare i porti. Il Nicaragua annunciò la sua intenzione di appellarsi
alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, e gli Stati Uniti mandarono una
precipitosa dichiarazione che non ne avrebbero accettato l’autorità per due anni su
questioni che riguardavano il Centro America.200
A questo seguirono le dimissioni del Senatore Daniel Moynihan del Comitato
sull’Intellligence del Senato per protesta per il coinvolgimento della CIA nella
questione delle mine, dimissioni che vennero ritirate dopo delle scuse formali del
direttore della CIA Bill Casey.
Ma il Presidente incalzato dal fatto di aver convinto i leader dell’ARDE a parte Pastora
ed iniziò a fare propaganda per una nuova immagine dei Contras e iniziò a chiamarli
con più convinzione “freedom fighters” aggiungendo che erano “l’equivalente morale
dei padri fondatori”. I Sovietici affermava stavano agendo contro il volere del popolo
afgano ma stavano aiutando il diritto dei popoli del Centro America di decidere il
proprio destino. Come disse “oggi faccio appello a coloro che si rifiutano di aiutare i
combattenti per la libertà in Nicaragua, coloro che rifiutano di incoraggiare la loro lotta
per la democrazia, per la libertà di stampa, per la libertà di assemblea e professione di
fede nella propria patria”201
Il Presidente avendo eliminato Pastora, avendo gran parte dell’ARDE nelle leadership
della Contra non esitava più a chiamarli veri rivoluzionari. Non c’erano più riserve né
vaghezza sui suoi “combattenti per la libertà”. In un intervista a Forest Sawyer affermò
che i Contras stavano combattendo coraggiosamente per la Democrazia in Nicaragua e
che erano rivoluzionari, non controrivoluzionari, gli Stati Uniti incoraggiavano il loro
“onesto desiderio” di avere la Rivoluzione che gli era stata promessa.202
199
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 87-89
Blanchard, Neocolonialism American Style,, cit., pp. 89
201
R. Reagan, Renmarks on Signing Proclamation 5223, 16 Luglio 1984, Presidential Papers, 1984 vol 2.
p.1031 in Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 90, 98
202
R. Reagan, Interview with Forest sawyer of WAGA-TV a Atlanta, Georgia, Presidential Papers, 1984
vol. 2 p. 1104 in Blanchard, Neocolonialism American Style 1960-2000, Greenwood Press, Westport,
2001, pp. 90, 98
200
54
6.2 Le elezioni in Nicaragua
Il governo sandinista annunciò libere lezioni programmate per il 4 novembre 1984.
Proposero di concedere due settimane ai partiti dell’opposizione per condurre una
campagna elettorale. Ma l’Amministrazione Reagan annunciò i suoi dubbi sul fatto che
il Governo Sandinista potesse o volesse far svolgere libere lezioni.203
La maggior parte dei leader della Contra vivevano a Miami, ma Arturo J. Cruz (l’ex
Ambasciatore) stava programmando di tornare in Nicaragua per candidarsi come
Presidente .A Luglio venne nominato da una coalizione di sindacalisti ed uomini
d’affari. Ma la Amministrazione Reagan iniziò a preoccuparsi che potesse dar credito
alle elezioni sponsorizzate dai Sandinisti se accettava la nomina. Cruz si tenette sulle
sue chiedendo ulteriori concessioni al governo, inclusa la lor disponibilità a negoziare
con i Contras prima di dare l’assenso alla sua candidatura. Infine il Governo stabilì una
scadenza a tutti i partiti politici che volessero registrarsi per le elezioni. Quando il
termine scadde in Agosto, Cruz e ai tre partiti che lo appoggiavano venne negato lo
status legale per le imminenti elezioni.204
Cruz fece un tour di Europa e Latino America per far conoscere la sua posizione, ma
candidati di altri 6 partiti concorrevano alle lezioni e le sue posizioni provocarono
scarso entusiasmo in America Latina. Il Presidente Betancur della Colombia, un vecchio
amico, gli disse che avrebbe pressato il Nicaragua per riaprire le registrazioni ma Cruz
doveva ridurre le sue richieste. Fece questo mettendo avanti quattro condizioni a cui i
Sandinisti furono d’accordo, ma la richiesta fu anche che le elezioni venissero posposte
a Gennaio, una richiesta che non venne accettata dal Governo sulle basi che si sarebbe
potuto iscrivere prima come candidato.205
La questione concreta era la legittimità di Cruz come candidato, vi era il sospetto che
fosse uno strumento dell’Amministrazione Reagan mandato in Nicaragua a gettare
discredito sulle elezioni. Il suo socio Mario Rappaccioli non migliorò la situazione
quando disse ad un gruppo di giornalisti che Cruz non aveva intenzione di concorrere
alle elezioni di Novembre. La situazione si complicò ulteriormente quando una
delegazione del Congresso degli Stati Uniti visitò Managua e organizzò un incontro
all’Ambasciata Statunitense con i rappresentanti del gruppo Coordinatora, la coalzione
dei tre partiti di destra che supportava Cruz.206
Evidentemente la candidatura di Cruz non era l’unico aspetto dell’elezione soggetto
all’influenza degli Stati Uniti. Marv Corrales, della sezione giovanile del Partito
Democratico Conservatore del Nicaragua, in una lettera pubblicata su The Nation
affermò che il segretario politico dell’Ambasciata Americana di Managua offrì una
bustarella ad alcuni membri importanti del suo partito in cambio del ritiro dalle elezioni
del Partito Democratico Conservatore. L’offerta era di 300.000 dollari al partito e
50.000 ad ognuno di loro. “Tre di lorm andarono avanti con i negoziati, ma il tesoriere
del partito non volle e silenziosamente riportò la manovra al candidato Guido”. Il
risultato fu una dimostrazione ad un’incontro che richiedeva la piena partecipazione alle
elezioni.207
A Novembre, Daniel Ortega candidato dell’FSLN il Partito governativo vinse con una
schiacciante maggioranza dei voti. Le elezioni di Novembre vennero senza dubbio
203
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 90
Neocolonialism American Style, cit., p. 90
205
M. Cook, The Reluctant Candidate, The Nation, 13 Ottobre 1984 p.347 in Blanchard, Neocolonialism
American Style,cit., pp. 90, 98
206
Ibidem
207
A. Cockburn, Beat the Devil, The Nation, 15 marzo 1984, p. 294 in Blanchard, Neocolonialism
American Style, cit, .pp. 90, 98
204
55
condizionate dalle limitazioni alle campagne elettorali e da una censura della stampa
che non era necessaria visto che non era direttamente collegata alla guerra. Nonostante
tutto le elezioni ebbero il pieno supporto di Willie Brandt in Germania ed altri paesi
Europei e Latino Americani.208
L’editoriale del New York Times affermò che il risultato delle lezioni era il prodotto
delle regole che bloccavano la piena partecipazione, ma John B. Oakes, l’ex senior
editor del Times che era rientrato dal Centro America in Novembre, disse che la cosa
più fraudolenta in tutte le elezioni fu la parte interpretata dall’Amministrazione Reagan
che aveva pressato l’opposizione a ritirarsi dalle lezioni per screditare i Sandinisti.209
6.3 Problemi per la CIA
Nel corso della lunga lotta in Nicaragua l’Amministrazione Reagan aveva negato il
coinvolgimento negli atti terroristi della Contra. Non vi erano particolari dubbi sugli atti
in sé ma fino a che punto l’uccisione dei capi villaggio e le falsificazione di documenti
erano il risultato dell’addestramento della CIA? Si potrebbe pensare che la Guardia
Nazionale avesse già abbastanza esperienza in queste cose senza aver bisogno di altre
istruzioni esplicite. Ma a fine 1984 un comunicato della Associated Press riportava che
la CIA aveva prodotto un manuale che istruiva i Contras nell’arte dell’omicidio e della
falsificazione di documenti, suggerendo ai contras di “neutralizzare” funzionari
governativi con “l’uso selettivo della violenza”.210
Il manuale della CIA copriva un vasto raggio di tecniche, incluso aiutare i contadini col
raccolto e l’aiuto medico, e fornire cibo alla comunità. Ma il suggerimento del ricatto,
della violenza di massa e dell’assassinio fornirono le prime vere prove di un
collegamento fra le attività terroristiche della Contra e gli ordini della CIA. Il manuale
suggeriva di radunare la popolazione del villaggio per assistere ad una esecuzione. Se
un cittadino tentava di lasciare la città, gli si doveva sparare e si doveva dire alle
persone che era un nemico. La falsa testimonianza doveva essere utilizzata per
supportare le prove contro gli individui non cooperativi. Potevano essere creati
ribellioni del popolo e le truppe armate con armi letali dovevano marciare dietro i
partecipanti alle manifestazioni. Criminali professionisti potevano occuparsi della morte
di ribelli che sarebbero in seguito diventati dei martiri della causa.211
Un portavoce della casa Bianca negò che l’Amministrazione Reagan avesse mai
propugnato o giustificato gli assassini politici, e vennero indette due inchieste per
scoprire chi fosse il responsabile. Dopo una breve investigazione venne scoperto che il
manuale era solo una prima bozza e non era mai stato usato sul campo. La versione
finale non conteneva materiale discutibile. Ma Edgar Chamorro, uno dei direttori
dell’FDN, disse che non era vero. C’era solo una versione, messa insieme da un uomo
della CIA l’Ottobre scorso con l’aiuto dell’FDN ed era stata usata sul campo per 6 mesi.
Documenti classificati del dipartimento della Difesa rivelarono che i guerriglieri erano
stati coinvolti in omicidi sin dal 1982.212
Tutto ciò sembrava particolarmente imbarazzante per il Presidente Reagan. Aveva
affermato che solo i Comunisti mentono, barano, rubano e uccidono. Poteva riconoscere
che un manuale per i suoi amati contras contenesse consigli su come manipolare i
208
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p.91
J. B. Oakes, Fraud in Nicaragua, New York Times, 15 novembre 1984, p. 31 in Blanchard,
Neocolonialism American Style, cit., pp. 91, 98
210
New York Times 15 Ottobre 1987, p. 7 in Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 91, 92,
98
211
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 92
212
J. Brinely, Nicaraguan Rebels Disputes US Aide, New York Times, 20 ottobre 1984, p.1 in Blanchard,
Neocolonialism American Styl, cit., pp. 92, 98
209
56
documenti, commettere assassini e uccidere in massa civili innocenti? E tutto questo
avveniva ben due anni prima che lo scandalo Iran-Contra divenisse noto al pubblico.213
6.4 Il Presidente sopravvive
Cosciente che i contras erano stati accusati di molte violazioni ai diritti umani Reagan
cercò di dipingere nello stesso modo anche il Governo Sandinista. In molti dei suoi
discorsi accusò i Sandinisti di distruzione totalitaria della libertà di parola, persecuzione
religiosa, genocidio nei confronti degli Indios Miskito, traffico di droga e omicidi
politici. Ma la Drug Enforcement Administration non portò prove sostanziali del
commercio di droga, anche rispetto all’accusa di persecuzione religiosa, la Chiesa
Cattolica (la confessione preponderante) sia come alcune denominazioni protestanti e
templi Ebraici operavano in completa indipendenza dal controllo del governo. Alcuni
partiti politici criticavano il governo e nessuno era stato escluso dalla partecipazione alle
elezioni.214
L’Americas Watch, un’organizzazione politica indipendente che ha una nota
reputazione di accurata denuncia delle violazioni ai diritti umani nell’emisfero
occidentale, fece le seguenti accuse contro l’amministrazione Reagan nel loro report del
1985:L’Americas Watch non prende posizione sulla strategia geopolitica statunitense in
America Centrale, ma dove sono coinvolti i diritti umani allora definiamo l’approccio al
Nicaragua dell’Amministrazione nocivo e falso[….]215
Nonostante tutto Reagan sopravvisse ai suoi oppositori. Anche se lo privarono dei
fondi, trovò il denaro altrove. Con i suoi modi, il suo stile, il suo carisma, riuscì a
gestire le critiche di un Congresso furioso, della stampa e delle organizzazioni per i
diritti civili. Il 6 Novembre 1984 dopo 4 anni di politica in Nicaragua venne rieletto con
un grande consenso. Questa è una grossa prova della sua personalità perché nonostante
tre quarti degli americani non gradissero la sua politica verso il Nicaragua Reagan era
ancora un Presidente popolare. Nessuno, e nessun gruppo di membri del Congresso era
abbastanza forte da opporvisi, Riuscì perfino a organizzare alcune dimostrazioni a
favore della Contra davanti alla Casa Bianca.216
Il 6 gennaio 1990 cinque anni dopo la bomba a La Penca alla conferenza stampa di
Edén Pastora il pubblico ministero a San José finì l’inchiesta giudiziaria sull’incidente.
Il rapporto preliminare nominava John Hull, un agente della CIA, e Felipe Vidal come
gli ideatori dell’attentato Il rapporto collegava Hull, Vidal e Manuel Noriega in una
cospirazione che coinvolgeva rotte di cocaina attraverso il Nord del Costa Rica per
finanziare le operazioni della Contra. Come possibili moventi per l’attentato venivano
indicati il rifiuto di Pastora di comprare con gli Stati Uniti e unirsi alle forze della
Contra nel nord, e il suo rifiuto di collaborare con anti-castristi cubani o accettare l’aiuto
di coloro coinvolti nel traffico di cocaina sotto Noriega.217
Nel febbraio 1990 con la richiesta dell’accusa che Hull venisse condannato di omicidio
di primo grado Hull volò negli Stati Uniti e non si riuscì ad ottenere l’estradizione.
L’uomo che finse di essere il giornalista danese era Amac Galil un Libico.218
Il 22 marzo 1986 circa 1.500 truppe dell’Ejercito Popular Sandinista attraversarono il
confine honduregno e combatterono con le forze della Contra vicino al villaggio di Las
213
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 92, 93
Blanchard, Neocolonialism American Style,cit., p. 93
215
Human Rights in Nicaragua: Reagan Rhetoric and Reality, Americas Watch Report, luglio 1985,
pp.2-4 in Blanchard, Neocolonialism American Style, ,cit., pp. 93, 94, 97
216
Blanchard, Neocolonialism American Style, ,cit., p.94
217
J. McPhaul, Costa Rican Prosecutor Links Two Americans to Fatal Bombino, The Miami Herald 6
gennaio 1990, p.1 in Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., pp. 95, 99
218
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 99
214
57
Vegas, le truppe Sandiniste si ritirarono dall’Honduras senza avere nessun contatto con
le forze armate honduregne. Gli ufficiali dell’Honduras riconobbero pubblicamente
l’attacco ma solo dopo che il portavoce statunitense aveva sbandierato l’accaduto come
una prova delle intenzioni aggressive dei sandinisti nei confronti dell’Honduras. Poco
dopo il Congresso degli Stati Uniti approvò 100 milioni di dollari di aiuti militari alle
forze della Contra. Vi furono anche altre incursioni dell’esercito sandinista nel dicembre
1986 e giugno 1987 ma quanti maltrattamenti e sofferenze dovette sopportare la
popolazione che viveva nella regione di frontiera senza che nessun governo se ne
rendesse conto e se ne curasse.219
219
58
Merril, Honduras and the Nicaraguan Conflict, cit.
Capitolo 3
1 Dalla guerra alla cooperazione
1. 1 “Americanizzazione” e “Latinizzazione”
Difficilmente le relazioni fra due vicini sono buone quando una assimetria brutale li
separa naturalmente. Quando le differenze di ricchezza, potere e influenza non hanno
una proporzione comparabile. La Storia di imperi ed alleanze, il destino delle terre
periferiche, le differenze tra relazioni di vicinanza e la colonizzazione, hanno delle
costanti che in Centroamerica si ripetono da più di un secolo.220
Nessuna analisi delle relazioni fra gli Stati Uniti e l’America Latina può prescindere dal
riconoscere che l’influenza è stata del primo, una forza permanente e decisiva per lo
sviluppo della seconda. Questa influenza si è mossa secondo due principi guida della
politica estera statunitense: il primo la politica di una grande potenza con la convinzione
di essere portatori di una missione storica di civilizzazione; secondo la convinzione
profonda che gli interessi vitali della nazione si difendono anche all’estero, al di fuori
dalle proprie frontiere. Gli Stati Uniti hanno improntato la loro politica estera verso
l’America Centrale seguendo questo doppio binario, basandosi su questi due concetti. Il
fatto che esistano Paesi vicini decisamente in posizione di inferiorità per forza
economica e militare e, ancora di più, la vicinanza di queste società la cui
“irrequietezza”o l’insolvenza possono convertirle in nemici pericolosi, accentuò quelle
due linee di pensiero in direzione di una politica imperialistica a cui venne sottoposta da
sempre la regione Centroamericana.221
I Paesi centroamericani sono vincolati agli Stati Uniti sin dalla stipulazione, nella metà
del XIX secolo, del trattato Clayton-Bulwer. L’America del Nord è stata la più rilevante
forza esterna nella Storia della regione. Verso i suoi mercati è destinato il 60% degli
scambi commerciali; il turismo regionale si smista ad Orlando e le classi medie, il cui
successo è determinato dal loro potere di consumo, spendono i loro risparmi a Miami.
L’Inglese è la seconda lingua, il 95% dei film al cinema e in TV è nordamericana.La
moda il costume si conformano a modelli di un altro mondo; si canta e si balla quello
che decidono gli artisti in quel Paese, “l’americanizzazione” del Centroamerica è
sempre stata innegabile. Vero è che la tendenza al momento sembra essersi invertita.
Gli Stati Uniti si stanno gradualmente ed inarrestabilmente “latinizzando”. Nel 1990 gli
abitanti di origine ispanica (latinos) erano più di 20 milioni cioè quasi il 10% della
popolazione ma nel 2000 le stime parlavano già di 31 milioni ossia l’11,5 % del totale
della popolazione statunitense. Le prospezioni demografiche prevedono, per l’anno
2050 un 24,5%, della popolazione composta da latini , più della percentuale degli afroamericani, mentre la popolazione “bianca” , la cui crescita è prossima allo zero, non
supererà il 42,8 %. In alcuni Stati-chiave, come la California, gli ispanici saranno di
gran lunga il più importante gruppo etnico.
1. 2 La cooperazione
Da molti decenni, ma con enfasi maggiore negli anni ’80, gli Stati Uniti si sono
trasformati nella più grossa fonte di cooperazione internazionale del Centroamerica,
tanto per gli aiuti economici, che nel campo dell’assistenza militare; tutti i conflitti
220
221
Oscar-René Vargas, ¿Qué es el ALCA?, cit., p. 24
Aguilera, Morales, Sojo, Centroamérica de Reagan a Bush, cit., p.7
59
politico-militari del secolo nella regione sono vincolati direttamente o indirettamente
agli USA. Verso gli Stati Uniti partono non solo la maggior parte dei prodotti
esportabili della regione ma anche centinaia di migliaia di immigrati pieni di speranza,
in cerca di un lavoro e della promessa immaginaria di un benessere materiale che il gran
mercato capitalista gli prospetta. La novità è che adesso partono sia ricchi che poveri,
impresari e indigeni, gli uni per salvare la fortuna, gli altri per cercare di farla; la
maggior parte restano vittime del miraggio che si dissolve solo alla fine della vita di
immigrante illegale.222.
Dal punto di vista di Washington, i Paesi Centroamericani sono stati dei vicini
amichevoli, anche se solo sporadicamente fra le priorità della politica estera. Sarebbe
dunque falso affermare che il Centroamerica sia sempre stato vittima della politica
nordamericana. Abraham Lowenthal ha osservato che poderosi accordi di imprese e
organizzazioni private –grandi banche, investitori esportatori, compagnie petroliferespesso hanno frustrato la politica statunitense in America Latina; quelle priorità infatti
suscitano maggiormente l’attenzione del Congresso.223 Spesso le relazioni fra Stati Uniti
e Centroamerica si sono fondate essenzialmente sull’esistenza di regimi politici
autoritari e dittatoriali, vincolati sin dalla loro gestazione, agli interessi economici delle
grandi compagnie multinazionali della frutta e dalle necessità di politiche di sicurezza
nazionale statunitense. L’era delle dittature in America Centrale fu il risultato di una
relazione di armonia fra gli Stati Uniti ed Centroamerica.224
Da dopo la Seconda Guerra Mondiale, con il consolidamento dell’Unione Sovietica
come potenza militare e faro di penetrazione ideologica, lo scontento popolare e le lotte
democratiche nel Centroamerica hanno determinato da parte degli Stati Uniti una
riconsiderazione della politica verso la regione. Negli anni ’60, epoca della Guerra
Fredda e confronto nucleare, si osservava un malessere sociale e politico in America
Latina ed anche in Centroamerica e non solo a causa della rivoluzione cubana. Il
Castrismo cambiò l’ottica nordamericana nel valutare gli aspetti collegati direttamente
alla sua sicurezza, poiché per la prima volta, questa venne realmente minacciata.
L’esempio del fallimento dell’azione della Baia dei Porci e la Crisi dei Missili cubani,
ma anche tutta l’ondata rivoluzionaria che ne seguì e scosse tutta l’America Latina. La
risposta nordamericana fu nervosa però molteplice: l’invio dei Peace Corps, il tentativo
di riunire l’emisfero occidentale nell’Alleanza per il Progresso, l’attività del National
Defense Education Act che finanziava l’addestramento di migliaia di latinoamericani
negli Stati Uniti e viceversa. Nacquero anche le politiche di controinsorgenza, dirette da
istituzioni militari specializzate che militarizzarono ancora di più il Centroamerica. John
Martz segnala che fu a partire dagli anni ’60 che iniziò l’ “interesse accademico” per
l’America Latina e con esso il sorgere della prima generazione di latinoamericanisti
nordamericani. Apparvero anche la Operazione Panamericana proposta da Kubischek,
del Brasile, seguita dalla creazione della Banca Interamericana di Sviluppo e dopo il
proclama di Kennedy di una Alleanza per il Progresso.225
Gli Stati Uniti iniziarono a pensare di poter interpretare l’ondata rivoluzionaria
esaminando le origini dello scontento dunque considerò gli aspetti di sviluppo della
regione oltre a ciò però bisogna ricordare l’importanza geopolitica dell’America
Centrale che si può capire solo nella prospettiva geostrategica di una grande potenza
come gli Stati Uniti che hanno allargato i confini della sicurezza interna molto oltre le
frontiere nazionali “strictu sensu”. La retorica di sinistra però rimase spesso ancorata
222
Ivi., pp. 7-9
L. Langley, America and the Americas, The University of Georgia Press, 1989, cit. in Aguilera,
Morales, Sojo, Centroamérica de Reagan a Bush, cit., p. 8
224
Aguilera, Morales, Sojo, Centroamérica de Reagan a Bush, cit., pp. 9, 10
225
Ivi, cit., pp. 10, 11
223
60
alla “leggenda” della United Fruit Co e dell’importanza economica della regione. Di
fatto l’America Centrale ha poca importanza economico-finanziaria per gli Stati Uniti.
Gli investimenti diretti sono iniziati a calare negli anni ’60, gli anni del successo del
Mercato Comune, e continuarono a diminuire anche negli anni ‘70 e nel 1980
raggiunsero appena il 2,5% degli investimenti diretti nordamericani in America Latina. I
vincoli finanziari con le banche centroamericane sono ancora più deboli e raggiungono
solamente un 2,3% del totale dei crediti concessi dalle banche statunitensi a tutta
l’America del Sud. Il commercio con l’estero della regione nel 1982 rappresentò solo il
5,4% del totale degli scambi commerciali con l’America Latina e l’1% del commercio
mondiale.226
1. 3 Gli anni ‘70
Gli anni ’70 furono una sorta di parentesi nelle relazioni Stati Uniti-Centroamerica che
in una certa maniera contribuirono a creare le condizioni affinché dal 1979 in poi si
produsse il maggior spargimento di sangue nella Storia dell’America Centrale. Gli Stati
Uniti, impegnati in quel momento nello sforzo bellico del Sudest Asiatico, rinnovarono
il loro compromesso materiale con le economie centroamericane e l’appoggio ai regimi
politici si esplicò per mezzo dell’assistenza militare attraverso una corsa agli armamenti,
in cui tutte le parti cercavano accrescevano il proprio arsenale militare.227
Con il termine della presidenza Repubblicana l’era Carter, iniziata nel 1976, fu in un
certo senso come una pausa prima di intraprendere una nuova corsa. Panama si
aggrappò con fermezza alla negoziazione di un accordo per la sovranità sul canale. Le
pratiche repressive delle élite militari che amministravano gli stati dell’America
Centrale, con la nota del Costa Rica, furono messe in discussione solo dalla missione di
Carter per la tutela dei diritti umani, come premessa per la relazione politica fra Stati.
La retorica benevola dei Democratici sembrava poco efficace per dissuadere le dittature
dalle tendenze repressive che gli stessi Stati Uniti avevano incoraggiato e che trovarono
terreno fertile nella cultura autoritaria, ampiamente coltivata, in quasi tutte le società
della regione.228
Sono ben note quali siano state le cause dello scoppio delle crisi politico-militari in
Nicaragua, Salvador e Guatemala, così come il precipitare delle economie già fragili a
causa di una crisi di portata internazionale. Il trionfo della rivoluzione in Nicaragua fu
una sconfitta della politica statunitense: il governo di Somoza era più di un alleato
fidato degli Stati Uniti nella regione. Per quarant’anni la famiglia Somoza ricevette
aiuto, protezione e tolleranza da parte di Washington a prescindere dallo schieramento
al quale apparteneva il presidente. Più di quattro mila ufficiali della Guardia Nacional
vennero addestrati in accademie o istituzioni statunitensi. Quando l’ambasciatore degli
Stati Uniti a Managua propose nel giugno 1978, di realizzare libere elezioni sotto la
supervisione straniera, vista la crisi già pienamente in atto, la proposta non venne
accettata da Somoza. Quello fu l’inizio della fine che venne accelerata dopo l’assassinio
di Chamorro.229
La presa del potere da parte dei Sandinisti produsse nella popolazione una speranza di
rifondazione della società politica e di una riorganizzazione economica su nuove basi di
equità e giustizia. Contraddittoriamente invece la rivoluzione sandinista sarebbe
diventata la scintilla che avrebbe dato il via ad uno dei più violenti interventi degli Stati
Uniti nella regione. Negli anni ’80 gli Usa trasformarono il Centroamerica in un campo
226
Ivi, p. 11
Ivi, p. 12
228
Ivi, pp.12, 13
229
Ivi, p. 13
227
61
di battaglia ideologico di azioni militari ed offensive economiche che avrebbero poi
portato a conseguenze economiche e sociali gravissime nella regione.230
2 Gli USA e i Sandinisti
2. 1 Il post Rivoluzione
Al momento della loro salita al potere i Sandinisti avevano bisogno dell’aiuto degli Stati
Uniti per le necessità immediate del Paese che si trovava in una situazione di
emergenza. Durante la rivoluzione erano morte circa 50.000 persone in un Paese che
contava 3 milioni e mezzo di abitanti, un quinto della popolazione era senzatetto e
40.000 i bambini orfani. Somoza e la Guardia Nazionale avevano affondato l’economia
con la corruzione, il clientelismo e le spese militari: il Paese era in rovina.231
Gli Stati Uniti inviarono a metà del 1979 circa 20 milioni di dollari in aiuti e gli uomini
d’affari Nord Americani furono i benvenuti. Quando dei sindacalisti radicali volevano
fomentare uno sciopero contro la Coca-Cola ed altre compagnie statunitensi, il
Comandante Daniel Ortega, che emergeva come l’uomo forte della Giunta, espulse gli
organizzatori dal Paese. Come promesso la Giunta creò un grosso settore pubblico
semplicemente nazionalizzando le proprietà di Somoza come anche il settore bancario
che prima era anch’esso controllato dal dittatore.232
Nel settembre 1979 Carter aveva chiesto al Congresso 80 milioni di dollari di aiuti per il
Centroamerica di cui 75 milioni sarebbero andati al Nicaragua. Circa un terzo
dell’ammontare sarebbe andato all’addestramento dell’esercito sandinista. Il
Dipartimento di Stato consigliava di approvare prontamente il budget perché questa
potesse essere un “simbolo importante per dimostrare che gli Stati Uniti rispondevano
in maniera positiva al cambiamento rivoluzionario in America Latina”. Carter
peròaveva perso gran parte della sua influenza nel Congresso e la proposta non venne
discussa fino al gennaio 1980. La Camera in seguito aggiunse ben sedici condizioni per
approvare gli aiuti incluso che il 60% andasse al settore privato, un'altra condizione era
atta a impedire che gli aiuti finissero a finanziare progetti dove lavorava personale
cubano (tagliando così i finanziamenti alla salute e alle scuole), e inoltre condizionando
gli aiuti ad un’alta tutela dei diritti umani da parte del governo sandinista e che si
tenessero le elezioni in un “ragionevole periodo di tempo”. I Nicaraguensi non volevano
stare a queste condizioni, ma la Giunta pensava con ragione che in gioco ci fosse molto
di più di quei 75 milioni poiché se la mozione non fosse passata difficilmente avrebbero
ottenuto prestiti anche dalle Banche Internazionali. In seguito si aggiunse un’ulteriore
clausola che destinava parte dei soldi alla propaganda verso i nicaraguensi che
dovevano sapere che ottenevano quegli aiuti da parte statunitense. 233
Nel marzo 1980 la Camera ed il Senato non avevano ancora raggiunto un accordo
rispetto agli aiuti. Il governo sandinista era disperato perché le casse del Paese erano
vuote e l’aumento dei prezzi del petrolio stava creando un’ulteriore crisi economica.
Quello fu il momento in cui il Nicaragua ampliò apertamente le sue relazioni
diplomatiche con l’Unione Sovietica e di conseguenza vennero firmati alcuni accordi di
commercio col blocco sovietico per il valore di circa 100 milioni di dollari. Gli accordi
prevedevano aiuti nell’agricoltura, generatori di energia, migliorie nei trasporti e nelle
comunicazioni, nel frattempo il governo sandinista (ed altri Paesi Messico incluso)
230
Ivi, p. 14
Thomas A. Walker, Nicaragua in Revolution “Sandinista Victory”, New York, 1982, p. 59, 60 cit. in
LaFeber,, Inevitable Revolutions , cit. p. 238, 392
232
Ibidem
233
LaFeber, Inevitable Revolutions, cit., p. 239, 240
231
62
canalizzavano aiuti ai guerriglieri rivoluzionari nel Salvador. I Nicaraguensi iniziarono
dunque a costituire un proprio nuovo esercito e inasprirono i controlli interni, il timore,
giustificato, era che le forze di Somoza stessero preparando una contro-rivoluzione.
Infine i due leader moderati Violeta Chamorro e edén pastora si dimisero dalla Junta
perché la ritenevano troppo compromessa con i sovietici d i cubani.234
L’autunno del 1979 dunque aveva segnato lo zenit delle buone relazioni fra Stati Uniti e
Sandinisti, da quel momento cominciò il declino. La ragione per gli States era che il
governo di Managua rimandava le elezioni nazionali, dal punto di vista di Washington,
il rinvio significava che i rivoluzionari intendevano instaurare un regime di tipo
comunista. Dal punto di vista nicaraguense invece, l’annuncio era il sintomo che i
sandinisti si stavano dividendo in due fazioni, una campagna elettorale poteva
trasformarsi in lotta che avrebbe potuto frammentare e distruggere la rivoluzione e non
si poteva rischiare in alcun modo che ciò che accadesse. A metà del 1980 il Ministro
della Difesa Humberto Ortega annunciò formalmente che le elezioni non si sarebbero
tenute fino al 1985.235
2. 2 La rivoluzione è inarrestabile
Il Congresso infine approvò le misure di aiuto al Nicaragua nel giugno 1980, otto mesi
dopo che Carter le aveva proposte. Le ragioni per l’approvazione, definitiva sono varie:
il desiderio di mantenere un influenza sui sandinisti, il tentativo di contrastare gli aiuti
del blocco sovietico, il timore che senza questi aiuti il Nicaragua si sarebbe totalmente
spostato a sinistra come Castro nel 1960, l’accettazione da parte di Carter delle richieste
del Congresso per supportare il regime militare del Salvador, e l’assicurazione che i
fondi non sarebbero stati utilizzati per riforme sul possesso della terra. Un’altra ragione
decisiva fu il timore di 120 tra le maggiori banche degli Stati Uniti, Europa e Giappone,
ossia che il Nicaragua non saldasse i debiti che aveva contratto per un miliardo e mezzo
di dollari. Dopo lunghe negoziazioni nel settembre 1980 la Junta fu d’accordo per
l’estinzione di circa 600 milioni di dollari di debito, dilazionati in 12 anni. Assumersi
l’onere di ripagare i debiti di Somoza avrebbe significato adottare delle misure di
austerity, come tagliare radicalmente il tradizionale bonus di fine anno per i lavoratori,
ma i Nicaraguensi avevano poca scelta, se volevano tenersi indipendenti dal blocco
sovietico dovevano legarsi con le banche e le agenzie di credito internazionali, che
avevano a loro volta pressato il Congresso perché gli Stati Uniti restassero coinvolti.
Una volta fatti questi primi passi anche la Banca Mondiale ed altre agenzie
internazionali avrebbero concesso prestiti a lungo termine per 200 milioni di dollari.236
Il primo errore dell’Amministrazione Carter in Nicaragua fu di aspettare troppo a lungo
per ritirare il suo supporto ad un regime che era già in disgrazia. Quando il Presidente
Carter incontrò la leadership Sandinista il 24 settembre 1979 ci fu una sensazione da
entrambe le parti che il lungo periodo di intervento da parte degli Stati Uniti in
Nicaragua fosse arrivato ad un termine, ma appena si respirava aria di pace in Nicaragua
il candidato Repubblicano Ronald Reagan annunciò che avrebbe tagliato gli aiuti al
Nicaragua e avrebbe aiutato gli oppositori del Governo Sandinista. 237
La maggior parte degli aiuti al Nicaragua venne tagliata nel marzo del 1981 in
coincidenza col finding del Presidente Reagan sull’operazione coperta per interrompere
il flusso di armi dal Nicaragua al Salvador, tutto il resto degli aiuti venne cancellato nel
settembre dello stesso anno. I Sandinisti fecero infuriare maggiormente il Dipartimento
234
Ibidem
Ivi, p. 238, 239
236
Ivi, pp. 240, 241
237
Blanchard, Neocolonialism American Style, cit., p. 75
235
63
di Stato negando di essere loro i canali attraverso cui si inviavano gli armamenti e
accettando l’assistenza da parte di Cuba. Castro mandò in un Nicaragua disastrato più di
200 insegnanti e medici, quando il Presidente Reagan approvò NSDD-17: tutto era
pronto per l’azione contro i sandinisti.238
3 Il governo di Violeta Chamorro
3. 1 Le sfide del nuovo governo
Violeta Barrios de Chamorro salì al potere il 25 aprile 1990, il compito che l’aspettava
non era dei più semplici: le elezioni del 1989 portarono alla prima successione di poteri
pacifica che si avesse in Nicaragua da più di mezzo secolo. I sandinisti, dati da tutti e
anche da se stessi, per vincitori, non poterono far altro che accettare i risultati elettorali
esaudendo le speranze di tutto il popolo nicaraguense di intraprendere un cammino di
pacificazione. Il programma di governo dell’amministrazione Chamorro era un
cambiamento netto verso la democrazia rappresentativa, verso il predominio del potere
civile su quello militare e verso la stabilizzazione politica ed economica del paese e
anche verso l’instaurazione di un’economia di mercato. Le aspettative della popolazione
erano principalmente di mettere fine allo status guerra, migliorare il proprio tenore di
vita e ma si aspettava anche sarebbero cominciate nuova relazioni con il “grande
vicino” del Nord.: gli Stati Uniti d’America. Quello che effettivamente venne realizzato
in quegli anni di transizione fu possibile grazie all’accordo fra le forze politiche, che
erano già altamente polarizzate, e anche dovuto ai condizionamenti esterni
principalmente le pressioni del Senato degli Stati Uniti, del Fondo Monetario
Internazionale e della Banca Mondiale che hanno influito in maniera determinante. 239
Uno dei principali successi dell’amministrazione Chamorro fu di raggiungere nel suo
primo anno e mezzo di legislatura fu che delle forze armate irregolari della resistenza
venissero disarmate, l’esercito e della polizia ridotti di numero con la smobilitazione di
84.300 dei suoi membri. Queste erano le premesse, la condizione necessaria per la
pacificazione del Paese perché permettevano di poter stabilire chiaramente la legalità e
l’autorità del nuovo governo e riadeguare l’apparato militare alla nuova condizione di
pace del paese. Per consolidare quest’importante risultato dovevano essere reinseriti
nella vita sociale e politica gli ex-combattenti di entrambe le parti e rafforzare l’autorità
del potere civile su quello militare, per finire con il processo di professionalizzazione
dell’Esercito e della Polizia evitando che questi due apparati si intromettessero nella
politica. Mentre il secondo obiettivo fu relativamente semplice da raggiungere, il
reinserimento dei reduci di guerra fu molto più difficile e di fatto creò problemi nelle
città e la presenza di bande rurali semi-politicizzate, artefici della spirale di violenza che
portò a sequestri di imprenditori, a furti di bestiame e ad assalti ai trasporti delle merci.
L’altro successo indiscutibile del governo Chamorro è stato l’installazione ed il
mantenimento della libertà di espressione nei mezzi di comunicazione permettendo alla
società civile di mostrarsi in tutte le sue diversità e facilitando il palesarsi dei conflitti
latenti permettendone una migliore gestione e una soluzione negoziata degli stessi.240
A livello economico si possono contare come successi relativi, la stabilizzazione
monetaria, l’eliminazione dell’iperinflazione, ed il reinserimento del Paese nei circuiti
finanziari e commerciali internazionali. Questo implicò stabilire delle relazioni con gli
Stati Uniti, anche se non al punto di diventare da “nemici” di nuovo “alleati”, come era
238
John Prados, “Presidents’ Secret Wars”,,cit., p.400
Equipo Nitaplán, “Violeta contra el tiempo”, Envío, Revista Mensual de la UCA de Managua, Año 14,
N° 158, Abril 1995, Managua, 1995, p. 4
240
Ivi, p. 5
239
64
nei desideri di molti, ma i costi di questo successo, se pur relativo, sono stati enormi in
termini di una recessione continua e dell’aumento della povertà estrema, perché il Paese
non era in condizioni di offrire lavoro ai suoi cittadini.241
3. 2 L’eredità ricevuta
Tutte le trasformazioni che il governo Chamorro apportò al sistema politico e sociale
portarono ad un rafforzamento dell’autoritarismo e della disuguaglianza sociale. I mezzi
di comunicazione davano la sensazione distorta, soprattutto fra le masse urbane, che i
conflitti potessero essere risolti con mezzi democratici e che il dibattito fosse sufficiente
a stabilizzare la democrazia. Ma in realtà era solo un miraggio, i problemi di corruzione,
discrezionalità e impunità perdurano in parte ancor oggi. In questo senso i governo non
riuscì a mantenere le sue promesse. Il cambiamento verso l’economia di mercato
capitalistica venne presentata come l’unica possibilità che aveva il Nicaragua di
“modernizzarsi” ed il Paese si aprì ai mercati internazionali, vennero tagliati i servizi
sociali e venne favorita la fascia più abbiente della popolazione attraverso l’accesso al
credito e le privatizzazioni. Per tutti i mali che non si potevano risolvere veniva data la
colpa all’eredità del sandinismo come d'altronde durante il governo sandinista veniva
data al somocismo ed alla guerra che di fatto non permetteva certo materializzare il
progetto rivoluzionario né offrire migliori condizioni di vita alla popolazione. Una
guerra della portata di quella vissuta dal paese negli anni ‘80 certo poteva essere una
giustificazione per molti errori.242
Non si può certo negare che agli inizi del 1990 le condizioni economiche e sociali del
Nicaragua erano molto difficili, dopo che il Governo Sandinista aveva applicato i
programmi di stabilizzazione, che non potevano contare per il loro sostentamento sul
flusso di risorse esterno, la situazione economica era diventata estremamente critica. I
risultati furono nettamente recessivi e senza l’aiuto di risorse esterne non riuscirono ad
eliminare l’iper-inflazione e i disequilibri globali dell’economia nicaraguense tanto
nella deficit interno come in quella esterno. La situazione era caratterizzata da
un’evoluzione recessiva della produzione, per l’ampliarsi del debito estero e a causa di
gravi squilibri fiscali e finanziari, che si coniugavano con forti distorsioni dei prezzi
relativi in un ambiente iperinflazionario. Nel 1990 il debito estero ammontava a 8 mila
64 milioni di dollari, mentre gli interessi moratori capitalizzati erano un 1.851 milioni.
Ciò corrispondeva a un debito di 2697 dollari per ogni Nicaraguese. Il deficit nella
bilancia dei pagamenti continuava ad essere superiore ai 500 milioni di dollari e il
volume delle esportazioni di beni e servizi era uguale a quello che il paese aveva avuto
nel 1966 nel mezzo di una situazione in cui il potere d’acquisto precipitava.243
3. 3 Un lavoro incompiuto
Il compito della ricostruzione del paese doveva essere iniziato dalla pacificazione, il
processo però ricevette solo una prima spinta ossia il disarmo della maggior parte delle
forze irregolari, ma non si conseguì il reinserimento sociale e produttivo dei reduci e
quella era l’unica maniera di favorire una pace duratura. Erano circa 600.000 le persone
di cui ci si doveva occupare in maniera immediata (ex-combattenti, sfollati, rimpatriati e
rifugiati) più 10.000 invalidi di guerra. Il programma del governo che essendo di origine
marcatamente urbana si riteneva soddisfatto di avere disarmato i gruppi irregolari ma
non metteva fra le sue priorità la situazione delle campagne dove restava il problema dei
241
Ibidem
Ivi,, p. 7
243
Ibidem
242
65
reduci di entrambi i fronti e del riavvio concreto della produzione agricola. La
stabilizzazione dei prezzi, senza una crescita generalizzata della produzione, ad eccetto
di alcune zone, fu più un risultato dell’aiuto esterno che di sforzi interni per lo sviluppo.
La fissazione dei prezzi si ridusse basicamente nella fissazione del tipo di cambio
permessa dai massicci aiuti esterni ricevuti tra il 1991 e il’92. Nonostante i tagli alla
spesa pubblica e le restrizioni finanziarie, il deficit commerciale aumentò
considerevolemente dal 1991. Ancora di più i problemi nella bilancia dei pagamenti
resero necessario una permanente regolazione fiscale di tipo recessivo, di scarsa
efficacia per di sostenere la stabilità dei prezzi. Ancora maggiormente con il grande
debito commerciale che gravava sul il Paese, il flusso di capitali non era sufficiente a
compensare totalmente la bilancia dei pagamenti che portò ad avere sempre maggiori
debiti. 244
La cooperazione esterna è stata molto rilevante per il Nicaragua a partire dal 1990. Fra
tutti i paesi in via di sviluppo, il Nicaragua nel 1995 aveva il debito estero pro-capite più
alto del mondo. Tra il 1990 ed il 1994 fu di 182 dollari mensili pro-capite. Gran parte
della cooperazione esterna si iniziò per eliminare l’iper-inflazione. In seguito tra il
1991-1994, per mantenere un basso tasso di inflazione e sostenere la stabilità del
cambio, ma al pagamento del debito estero si arrivò a dedicare nel 1994il 96% degli
aiuti liquidi per la cooperazione. La strategia di negoziazione del debito estero aveva
l’obbiettivo di allentare questo carico massiccio che portava agli squilibri lasciando al
prossimo governo il compito di rinegoziare effettivamente la riduzione del debito a
livelli sostenibili con la capacità di pagamento del Paese. La tendenza alla riduzione
degli aiuti per la cooperazione a livello mondiale rappresentava per il Nicaragua una
sfida seria per liberarsi il più possibile dalla dipendenza della propria economia dagli
aiuti esterni.245
4 Strategie per l’emisfero occidentale
4. 1 L’ALCA
Il sistema internazionale post-guerra fredda sembra passato da essere bipolare a
tripolare il mondo si è organizzato in tre blocchi economici comandati dai paesi del G7e
in special modo da Germania, Giappone e Stati Uniti a cui spettano tre zone di
dipendenza rispettivamente: a) L’UE che comprende ormai 27 membri tra i quali gran
parte dei paesi dell’Europa Centrale e dell’Est, ex-repubbliche sovietiche, e che
potrebbe comprendere in futuro anche Turchia e Russia; b) l’area Asia-Pacifico che si
riferisce al Giappone e che include i paesi vicini e possibilmente coinvolgerà la Cina; c)
il blocco dominato dagli Stati Uniti e cioè l’America dal Canada fino alla punta sud
dell’America Latina. 246
Il progetto dell’ALCA (Área de Libre Comercio de las Américas) nacque nel Giugno
1990, sotto la presidenza di Gorge Bush padre, da una proposta dell’imprenditoria e del
governo statunitensi e prevedeva la creazione di una zona di libero commercio che
andasse dall’Alaska fino alla Terra del Fuoco. L’ALCA venne ideata con tre obiettivi:
aumentare il commercio nell’emisfero occidentale, incrementare gli investimenti
nordamericani a Sud del Rio Grande e ridurre il debito estero latinoamericano. I paesi
latinoamericani dovevano rispondere a due requisiti per partecipare ai negoziati: la
244
Ivi, p. 8
Ibidem
245
Ibidem
246
Vargas, Oscar-René, "¿Qué es el ALCA? Globalización, Estados Unidos y América Latina, CEREN y
CEDOH, Managua 2002, p. 21
245
66
liberalizzazione del commercio e la riforma dello Stato. Strategicamente il progetto
mirerebbe a recuperare il terreno perduto dagli USA in determinate aree geografiche
dell’America Latina e dei Grandi Caraibi247, rispetto all’UE e al Giappone e alla Cinema
anche rispetto al MERCOSUR (Mercado Común del Sur). Insomma può intendersi
come una sorta di “ricolonizzazione” economica e commerciale dell’intero continente
americano da parte degli Stati Uniti che hanno bisogno di maggiori mercati di fronte
alle sfide della globalizzazione.248 L’economista nordamericano John K. Galbraith, ex
consigliere dei presidenti Roosvelt e Kennedy disse, “globalizzazione è un termine che
noi gli americani, abbiamo inventato per nascondere la nostra politica di avanzamento
economico in altri paesi e per rendere rispettabili le speculazioni sul capitale”. Mentre
l’ex-segretario di Stato Henry Kissinger segnalò “Quello che si chiama globalizzazione
è in realtà un altro nome della posizione dominante degli Stati Uniti. Negli anni 90
l’economia europea cresceva grazie al consolidarsi del suo mercato interno, anche il
Giappone otteneva tassi di crescita molto elevati e tentava di creare un’area economica
nel sudest asiatico. Del resto dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Economia Globale era
cresciuta come mai prima, mentre l’economia statunitense aveva tassi di crescita
inferiori ad altre zone sviluppate del mondo e perdeva terreno nella sua partecipazione
ai mercati internazionali a causa di problemi di produttività e competitività.
Gli Stati Uniti perseguivano la loro politica di liberalizzazione del commercio mondiale
attraverso i negoziati del GATT ma parallelamente portavano avanti una politica di
accordi bi o multilaterali con il Canada e con il Messicooltre all’accordo già vigente con
il Centroamerica ed i Caraibi. L’iniziativa dell’ALCA mirava quindi a creare un blocco
economico ampio simile a quelli che si andavano formando nel resto del mondo e che,
grazie ai maggiori scambi commerciali al loro interno, erano la ragione della crescita
esponenziale del commercio a livello globale. L’ALCA è il progetto dell’area di libero
commercio più grande al mondo, interessa 800 milioni di abitanti, produce il 40% del
PIL mondiale, (11,4 miliardi di dollari, il 30% in più di quello dell’UE).249
4. 2 I vertici internazionali
Il primo Vertice Americano venne organizzato sotto la presidenza Clinton a Miami
(Florida), nel Dicembre 1994. In questa occasione si raggiunse un compromesso per cui
34 presidenti dei Paesi del continente americano iniziarono le negoziazioni. Grande
assente Fidel Castro visto che Cuba non era stata invitata a partecipare al progetto. La
seconda riunione si realizzò a Santiago de Chile nell’Aprile 1998, lì si organizzarono 9
gruppi di lavoro corrispondenti alle grandi aree da trattare ossia: agricoltura, servizi,
investimenti, risoluzione dei conflitti, diritti di proprietà intellettuale, sussidi e
antidumping, politica di concorrenza, governo e accesso ai mercati. Gli obbiettivi
stabiliti furono che per la fine del 2005 tutti gli accordi avrebbero dovuto essere firmati
per essere poi portati alla ratifica dei parlamenti nazionali. L’entrata in vigore del
trattato per tutti i Paesi era prevista a partire dal 1 Gennaio 2006. L’iniziativa ricevette
un nuovo impulso sotto il governo di George W. Bush figlio che nei vertici di Buenos
Aires e Quebec provò ad accelerare i tempi. Il presidente pretendeva arrivare all’entrata
in vigore degli accordi per il 2003, in ballo erano gli interessi strategici del capitale
nordamericano nella regione in lotta con altri centri di potere economico. Il presidente
247
La regione così denominata va dal Sud degli Stati Uniti (California, Arizona, New Mexico, Texas,
Lousiana, Missisipi, Alabama, Florida) affacciato sui due oceani e sul Golfo del Messico, fino a
Colombia, Venezuela e probabilmente anche Ecuador. Caracciolo, Lucio, La vittoria di Don Chisciotte,
Limes “I Grandi Caraibi” 2/2000 Gruppo Editoriale l’Espresso, Roma 2000
248
Vargas ¿Qué es el ALCA?, cit., p.24
249
Ivi , p.12
67
incontrò però la forte resistenza del Brasile che voleva ottenere una posizione più
favorevole prima dell’approvazione definitiva. Lo spazio commerciale dell’ALCA
fortifica la competitività delle industrie, banche e delle imprese di servizi statunitensi
grazie all’utilizzo di materie prime e forza lavoro a basso costo, oltre a beneficiare delle
privatizzazioni che verranno fatte.Gli USA cercavano di riguadagnare terreno rispetto
agli investimenti di capitale europeo e asiatico ed acquisire la leadership con le loro
merci e i servizi sui mercati del continente. Per quanto riguarda l’Unione Europea gli
Stati Uniti cercano di contrastare la concorrenza della Spagna che cerca di sviluppare
accordi di libero commercio attraverso Las Cumbres Iberoamericanas.250
Di fatto l’ALCA non stimola la concorrenza ma fomenta i monopoli statunitensi, così
danneggiando così sia i consumatori che i produttori latinoamericani che non potrebbero
beneficiare dei prezzi più favorevoli garantiti dal libero commercio. L’ALCA che
dovrebbe favorire gli scambi non è probabilmente il soggetto adeguato vista la
sproporzione delle economie dei paesi che l’andrebbero a formare. Gli Stati Uniti sono
la Nazione più ricca e potente del pianeta mentre la maggior parte delle economie
latinoamericane e dei Caraibi sono sottosviluppate e indebitate e il cui PIL sommato
equivale a un decimo di quello statunitense sarebbe un progetto di integrazione fra lo
squalo e le sardine. La legislazione dell’ALCA si rifà a quella della NAFTA e alle
clausole commerciali della WTO ed alla disciplina finanziaria del Fondo Monetario
Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale (BM), quest’ultime come le tre principali
istituzioni internazionali che governano la globalizzazione.251
In questo clima di crisi interna e mondiale gli Stati Uniti cercano di espandere la loro
strategia di intervento e controllo militare nelle aree di loro interesse in tutto il pianeta
su cui esercitano una sorta di “tutela”, in particolare rispetto al resto del continente
americano visto come il “patio trasero” dell’America del nord in termini economici e
sociali.252 Nel campo militare gli Stati Uniti cercano di riadeguare gli eserciti dei paesi
che vogliono controllare per potere meglio fronteggiare proteste e mobilitazioni delle
masse che possano minacciarne il potere. Per risparmiarsi un’azione diretta che
risulterebbe controproducente, realizza il controllo degli eserciti locali per mezzo di
istruttori che li monitorino.253
4. 3 L’ ispanizzazione degli USA
Gli Stati Uniti oggi affrontano la grossa sfida della “latinizzazione” James Cohen
prospetta in un suo lavoro analitico, una futura riterritorializzazione dello spazio
statunitense basata su future “aggregazioni latine”. Tali regioni avrebbero speciali
rapporti transfrontalieri con i vicini ispanici, in Messico o nei Carabi, già oggi si profila
uno spazio comune fra Stati Uniti meridionali, a forte insediamento ispanico, e Messico
settentrionale, da Tijuana a Monterrey a cavallo della frontiera del Río Grande.254
Anche se ciò non significa che esista un blocco ispanico in formazione capace di agire
come soggetto politico unitario negli Usa anche se nella campagna elettorale del 2000
sia Bush che Gore cercavano di parlare spagnolo per strizzare l’occhio a questo nuovo
elettorato. Ciò che conta per il futuro degli Usa sono le rappresentazioni geopolitiche e
le origini che hanno questi cittadini statunitensi. Non che siano meno americani dei
250
Ivi , p.25
Stiglitz, Joseph E., El malestar en la globalizaciòn, Editorial Taurus, Madrid España, Aprile 2002, p.
35 in Vargas, Oscar-René, ".¿Qué es el ALCA? ", cit. p.25
252
Ivi , p.16
253
Ibidem
254
Caracciolo, Lucio, La vittoria di Don Chisciotte, Limes “I Grandi Caraibi” 2/2000 Gruppo Editoriale
l’Espresso, Roma 2000
251
68
Wasp (white, anglo-saxon and protestant) su cui finora si è basato l’establishment a
stelle e strisce, anzi la maggior parte degli ispanici esprimono un’adesione totale alla
nuova patria, diventando più realisti del re e sperando forse così di far dimenticare le
proprie origini. Ma le radici non si possono cancellare e con l’affermarsi dei latini
nell’élite politico-economica statunitense, i rapporti USA-America Latina sono destinati
ad evolvere, tutti i presidenti ne dovrai tener conto del mutamento profondo dell’animus
nazionale. L’epicentro di questo cambiamento saranno i Grandi Carabi, l’area dove si
deciderà l’ispanizzazione degli Stati Uniti, dove dunque Washington ha interessi
immediati, soprattutto per ciò che concerne l’immigrazione, la lotta al terrorismo e al
traffico di stupefacenti.255
La posta in gioco è davvero alta: un’eventuale destabilizzazione regionale non
implicherebbe una minaccia militare diretta per gli Stati Uniti. Nemmeno il più
nostalgico dei cold warrior immagina una minaccia strategica, come ai tempi della
guerra fredda, quando gli americani temevano che i sovietici potessero servirsi delle
guerriglie latinoamericane come loro avamposti nella regione. Ci sono due novità che
cambiano lo scenario: la scomparsa del blocco comunista e la progressiva
ispanizzazione degli Usa. Inoltre i paesi Centroamericani non accettano più di essere
considerati come “colonie” statunitensi (naturalmente in nome dei superiori interessi del
pianeta), e gli americani di radice ispanica avranno sempre maggiore difficoltà a capire
perché si debbano trattare da satelliti i loro paesi d’origine. Ma i decision maker
americani continuano a ragionare come se questi cambiamenti no fossero mai avvenuti,
temono infatti l’immigrazione selvaggia, l’afflusso di profughi da paesi devastati da
guerre civili, la penetrazione del traffico e del consumo di droga nel tessuto sociale della
nazione. Vi è la paura di una “colombizzazione” dei Grandi Carabi. In Colombia infuria
ormai da decenni una guerriglia marxisteggiante, attualmente è uno dei maggiori
produttori mondiali di droga oltre che snodo centrale del narcotraffico su scala
mondiale. Washington ha tra le sue priorità la lotta contro i cartelli della droga e negli
anni 90 ha investito quasi un miliardo di dollari nella repressione del narcotraffico, per
far ciò ha inviato centinaia di consiglieri, istruttori militari e funzionari delle agenzie
antidroga peraffiancare il debole governo di Bogotà nella battaglia contro la guerriglia
che si autofinanzia proprio col traffico di stupefacenti.La Colombia non ha arrestato la
produzione di droga nonostante gli investimenti americani negli anni ’90. 256
255
256
Ibidem
Ibidem
69
Bibliografia
Documenti
The Negroponte Files:
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