Schema a Blocchi

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Schema a Blocchi
http://www.ipsiamoretto.it/utenti/azzani/public_html/20015bz/ciuffo&gave/sblocchi/adc0804.htm
Convertitore ADC 0804
L’ADC 0804 è un convertitore Analogico/Digitale ad approssimazione successiva, il quale
usa una differenza di potenziale simile al prodotto 256R. Questo convertitore è
progettato per funzionare con il bus di controllo dell’8080 con uscite tristate dotate di
latch di memoria che controllano direttamente i data bus. Questo convertitore A/D
appare come una locazione di memoria oppure come porta in/out del microprocessore e
non ha bisogno di un interfacciamento logico. Gli ingressi analogici differenziali di
tensione permettono l’incremento del rapporto di ricezione di modo comune e l’ingresso
setta uno zero analogico sul valore di tensione. Inoltre la tensione di riferimento (Vrif) in
ingresso può essere regolata in modo da permettere la codifica di ogni più piccolo
intervallo analogico di tensione fino alla risoluzione completa pari a 8 bit.
Funzionamento del blocco
L’ADC trasforma un segnale analogico in un codice binario Il passaggio da un segnale,
che assume con continuità tutti i valori all’interno di un intervallo, ad una successione
discreta di codici binari avviene tramite un’operazione denominata quantizzazione. La
quantizzazione è descritta dalla caratteristica di trasferimento rappresentata dal grafico
di figura 3. I valori di tensione in ingresso sono riportati sull’ascissa, mentre
sull’ordinata viene riportato il codice binario associato ad ogni intervallo di valori di V i.
Nell’esempio di figura 3 l’ampiezza massima del segnale d’ingresso è
V iM = 8 V. Il
numero di bit scelto è 3 quindi il numero possibile di codici binari esprimibili è Q = 2 3 =
Fig. 3 La quantizzazione descritta in grafico
Di conseguenza la tensione analogica d’ingresso è stata divisa in 8 parti uguali, ad
ognuna delle quali è stato associato uno degli 8 codici binari possibili. A tutti i valori di
tensione appartenenti ad un singolo intervallo degli otto possibili viene associato lo
stesso codice.
Fig. 4 Tabella di definizione tra valori di tensione e parola associata
L’esempio precedente mette in evidenza la necessità d’introdurre due parametri
caratteristici dei convertitori A/D. Il primo è l’ampiezza massima V iM del segnale
d’ingresso che può essere convertito dall’ADC. Il segnale da elaborare deve dunque
passare prima in un circuito di condizionamento per renderlo utilizzabile dal
convertitore. In particolare i campi di valori della V i accettati dagli ADC in commercio
sono generalmente da 0 V a 5 V o da 0 V a 10 V. L’altro parametro è il numero n di bit
con cui si effettua la codifica. Il campo dei valori della V i viene diviso in Q = 2n parti
uguali. Ad ognuno di questi 2n intervalli viene associata una parola di n bit. Spesso
l'ampiezza dell'intervallo è indicata come passo di quantizzazione.
Parametri Caratteristici degli ADC
RISOLUZIONE: La risoluzione, indicata con R, rappresenta la variazione della tensione
d’ingresso associata ad una variazione del bit meno significativo del codice binario. In
modo equivalente la risoluzione rappresenta il passo di quantizzazione. In effetti, come
viene mostrato dall’esempio di figura 3, se il codice bina-rio differisce per il bit meno
significativo (LSB), otteniamo quello associato all’intervallo successivo o precedente.
Possiamo così scrivere:
La risoluzione può essere espressa in percentuale del valore massimo della tensione
convertibile:
Spesso i costruttori forniscono come risoluzione il numero di bit della parola di codifica.
ERRORE DI QUANTIZZAZIONE: L’errore di quantizzazione, indicato anche come
incertezza, definisce il livello di indeterminazione ed è dovuto al fatto che ad ogni
codice binario non viene associato un unico valore della tensione d’ingresso ma l’insieme
dei valori appartenenti al passo di quantizzazione. Ad esempio la figura 3 mostra che
alla parola di codice 010 sono associati tutti i valori della V i compresi tra 2 V e 3 V e di
conseguenza 010 rappresenta oltre al valore esatto 2 V anche 2.9 V. Quando il valore
esatto di Vi rappresentato dalla parola di codifica è l’estremo inferiore dell’intervallo,
l’errore massimo di quantizzazione (eM) è pari l’ampiezza dell’intervallo stesso (ossia
alla risoluzione R) e quindi:
eM = R
Nell’esempio di figura 3 eM = 1 V.
L’andamento dell’errore in funzione del valore della tensione (relativo all’esempio di
figura 9) è mostrato in figura 5.
Fig. 5 Grafico dell’andamento dell’errore in funzione del valore di tensione
Si osserva che e = 0 quando in ingresso è presente il valore esatto della tensione
associato alla parola binaria. Se il valore esatto di V i rappresentato dalla parola di
codice è al centro dell’intervallo di quantizzazione l’errore massimo che si può
commettere viene dimezzato:
In effetti se nell’esempio di figura 3 si sceglie il passo di quantizzazione in modo che la
parola 010 rappresenti l’intervallo di valori 1.5 V 2.5 V, simmetrico intorno al valore
esatto 2 V, l’errore massimo vale 0.5 V (la figura 6 mostra l’andamento dell’errore).
Fig. 6 Tabella che mostra l’anda-mento dell’errore .
Per ridurre l’incertezza occorre diminuire l’ampiezza del passo di quantizzazione
aumentando il numero di bit.
IL TEMPO DI CONVERSIONE è il tempo necessario all’ADC per trasformare il valore della
tensione d’ingresso in un codice binario. Il segnale analogico da convertire deve essere
campionato per prelevare i valori della Vi da trasformare in codice binario. Con il
campionamento il segnale analogico viene trasformato in una successione discreta di
valori di Vi. Nella figura 7 è riportato un esempio.
Fig. 7 Esempio grafico del campionamento del segnale analogico .
Il segnale S(t) può essere rappresentato dalla successione dei suoi campioni S 1, S2, S3, S4,
S5 … prelevati ad intervalli regolari Tc. Il valore di Tc non può essere qualsiasi. Per poter
ricostruire il segnale dai suoi campioni occorre che la frequenza di campionamento:
soddisfi la condizione di Shannon:
dove fM è la frequenza massima (o banda) del segnale. Di conseguenza il pe-riodo di
campionamento di Tc deve essere:
La conversione deve terminare prima che arrivi il nuovo campione da conver-tire in
codice binario.
Indicando con Ts il tempo di conversione occorre avere
com’è mostrato in figura 8.
Fig. 8 Per avere il tempo di conversione Ts occorre avere
occorre avere
.
Il valore del campione è quello assunto da V i all’inizio della conversione anche se
durante il tempo Ts il segnale subisce delle variazioni. Per non introdurre un ulteriore
errore, il codice binario associato al campione deve rimanere valido per tutto il tempo
di conversione. Di conseguenza le variazioni del segnale, durante T s, devono essere tali
da fare rimanere Vi all’interno del passo di quantizzazione (o entro la risoluzione).
Supponendo di avere un segnale sinusoidale V i con frequenza f e di utilizzare un ADC a
n bit, per non aggiungere un altro errore a quello di quantizzazione, si può dimostrare
che deve essere:
Per lavorare con frequenze più elevate è necessario inserire un dispositivo detto di
sample/hold (campionamento e mantenimento). In effetti se il tempo di conversione è
alto a Tc, c’è il rischio di perdere il nuovo campione perché la conversione precedente
non è terminata. Per evitare ciò il valore viene memorizzato (hold) fino a quando deve
essere convertito.
Cl assificazione di convertitori A/D
CONVERTITORI PARALLELI (FLASH)
Gli ADC flash sono i convertitori più veloci infatti presentano tempi di conversione
dell’ordine delle decine di nanosecondi. Questi convertitori sono necessari quando i
segnali hanno frequenza elevata. Sappiamo infatti che T s deve essere minore del periodo
di campionamento. Ora, per un segnale video con fM = 5 MHz, si ha che:
Pertanto il Ts deve essere inferiore. Non si può quindi fare a meno di usare gli ADC flash,
gli unici che consentono simili velocità. In figura 9 è mostrato lo schema circuitale di
principio di un ADC flash a 3 bit.
Fig. 9 schema circuitale di principio di un ADC flash a 3 bit .
Il circuito è composto da 9 resistenze, 7 comparatori e un encoder con 7 ingressi e 3
uscite. Nel caso generale di ADC a n bit la struttura fonda-mentale è composta da 2n – 1
comparatori, 2n – 2 resistenze uguali di valore R, 2 resistenze di valore R/2 e 1 encoder.
Questi convertitori presentano notevoli problemi costruttivi, essendo difficile ottenerli
proprio con 2n – 2 resistenze uguali con stessa tolleranza; ne consegue che il dispositivo
ha scarsa pre-cisione oltre a risultare costoso. Il principio di funzionamento è basato sul
confronto tra il valore del cam-pione da convertire e i potenziali presenti sui morsetti
invertenti dei comparatori dati dalla partizione di una tensione di riferimento V r. In ogni
comparatore, sul morsetto non invertente, è presente il valore di tensione da
convertire: l’uscita è alta per il comparatore in cui si verifica che V i è maggiore del
potenziale del morsetto invertente. Le uscite dei comparatori vanno in un encoder che
fornisce così il codice binario. Per fare in modo che tutti i dati arrivino
contemporaneamente all’encoder ed evitare disturbi (glitch) si possono inserire dopo i
comparatori dei latches. Questi mantengono l’informazione e la presentano
simultaneamente all’encoder. Analizziamo l’esempio di figura 9. I potenziali presenti sui
morsetti non invertenti dei comparatori C1, C2, C3, C4, C5, C6, C7 sono rispettivamente:
mentre
.
Di conseguenza per ogni valore di Vi tra zero e Vr è possibile determinare quali
comparatori hanno l’uscita alta. Ad esempio se:
i comparatori C1, C2, C3 hanno l’uscita alta, tutti gli altri bassa. Le uscite U 1, U2, U3, U4,
U5, U6, U7 valgono 1110000. L’encoder fornisce il seguente codice binario 011
(equivalente a 3 in decimale, pari al numero di comparatori con uscita alta). Possiamo
così costruire la seguente tabella (o matrice) di conversione.
Fig.10 Matrice di conversione.
Spesso è presente un ulteriore comparatore che dà l’indicazione di overflow se
.
Due comparatori flash che si trovano in commercio sono: AD5010KD a 6 bit con Ts = 20 ns
e AD6020KD a 6 bit con Ts = 10 ns.
I CONVERTITORI A REAZIONE
Lo schema di funzionamento di questi dispositivi presenta una catena di reazione nella
quale è presente un convertitore D/A. Durante la conversione il dato digitale viene
trasformato in analogico in modo da confrontarlo con la tensione V i. Quando la
differenza tra i due segnali è minore di un valore fissato, la conversione si ferma,
fornendo in uscita la parola binaria. Sono descritti di seguito i principali tipi di
convertitori a reazione. Lo schema di principio è riportato in figura 11.
Fig.11 Convertitore a reazione.
Il circuito comprende:
 un clock che genera impulsi con una determinata frequenza;
 un contatore d’impulsi;
 un dispositivo di controllo per iniziare la conversione e riportare a zero il contatore
per una nuova operazione;
 un DAC che trasforma il dato digitale in uscita dal contatore in una gradinata con un
numero di gradini pari al numero d’impulsi;
un comparatore.
Il funzionamento del dispositivo può essere descritto nel seguente modo: la conversione
inizia quando il dispositivo di controllo manda un impulso al flip-flop settandolo (uscita
Q alta), gli impulsi del clock passano attraverso la porta AND e inizia così il conteggio.
Ogni impulso che arriva incrementa di un gradino l’uscita del DAC. Quando la gradinata
supera il valore di Vi il comparatore resetta (uscita Q bassa) il flip-flop, la porta AND non
fa più passare gli impulsi e il conteggio si blocca. Il dato binario del contatore, associato
al valore Vi, viene così memorizzato.
La precisione del convertitore a gradinata è dunque legata a quella del DAC e alla
stabilità della sua tensione di riferimento Vr. In effetti ogni
impulso contato provoca un gradino di ampiezza:
Il tempo di conversione Ts dipende dal valore del segnale d’ingresso: più alto è il valore
di Vi più impulsi è necessario contare per ottenere una gradinata che raggiunga V i.
Infatti Ts = kTck dove Tck è il periodo degli impulsi di clock e k il numero di impulsi
contati. Per la risoluzione percentuale di questo ADC vale l’espressione generale
già vista:
IL CONVERTITORE A BILANCIAMENTO
Il convertitore a bilanciamento continuo ha una velocità di conversione più elevata
rispetto a quello a gradinata. Infatti nello schema di principio ripor-tato in figura 16 è
presente un contatore Up/Down, in grado di contare in avanti e indietro. Il comando
Up/Down viene fornito dal comparatore: se V i è maggiore della tensione in uscita dal
DAC allora il contatore conta in avanti (Up), nel caso contrario il conteggio è in
diminuzione (Down).
Fig.12 Convertitore a bilanciamento.
Con questo dispositivo evitiamo di ripartire da zero per ogni conversione. Infatti a
differenza del convertitore a gradinata, il contatore quando inizia la conversione non
parte da zero ma dal codice binario corrispondente al valore di tensione:
Dunque se:
il conteggio è in aumento e la conversione prosegue come nel caso di un convertitore
a gradinata: ogni impulso contato è un gradino di ampiezza:
in più, fino a raggiungere il valore di Vi. A questo punto la conversione si ferma e a Vi
viene associato il codice binario fornito dal contatore. Se:
il conteggio è in diminuzione. Ogni impulso contato adesso abbassa la gradi-nata di uno
scalino fino a quando Vi diventa maggiore della tensione in uscita del DAC e la
conversione si ferma.
IL COVERTITORE AD APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE
Lo schema circuitale è riportato in figura 13. Il funzionamento si basa sul-l’utilizzo di un
particolare circuito sequenziale denominato SAR (Successive Approximation Register).
Questo dispositivo genera una parola di codice che viene corretta, dopo il confronto tra
il campione Vi da convertire e la tensione VDAC in uscita dal DAC, fino a quando la
differen-za risulta minore di un valore fissato.
Fig.13 Schema circuitale di un convertitore ad approssimazioni successive .
Il principio della conversione può essere illustrato con l’esempio della pesa-tura di una
massa incognita. Sia abbiano a disposizione masse di valori:
dove m1 è la metà della portata massima, mentre il valore minore è legato all’incertezza
desiderata.. si pone sul piatto m1: se la massa incognita m risulta maggiore, allora si
aggiunge:
Se
Se
si inserisce
si toglie
.
e si inserisce
.
Si procede in questo modo fino all’ultimo valore a disposizione. In pratica ad ogni
tentativo si inserisce un nuovo peso (di valore pari alla metà di quello precedente)
mantenendo anche quello di prima soltanto se nella misura precedente la massa
incognita risulta maggiore.
La parola di codice viene modificata dal circuito SAR con lo stesso principio. La prima
parola generata è formata da tutti zero tranne il bit più significativo che vale
1.Prendiamo l’esempio di un ADC a 4 bit. Si parte da 1000. Se la tensione V DAC in uscita
dal DAC è minore di Vi, il SAR mantiene il MSB e porta a 1 quello successivo generando la
seguente parola 1100 (se
il MSB torna a 0 e la parola fornita è 0100).Se dal
secondo tentativo risulta che la nuova tensione in uscita dal DAC (VDAC) è tale che
il secondo bit è mantenuto alto (torna a 0 se
) e viene a questo punto
generata la parola 1110 (o 1010) portando a 1 il terzo bit.Se dal terzo tentativo
il terzo bit è mantenuto alto (torna a 0 se
) ed il quarto bit viene messo a 1.Al
quarto confronto se la tensione in uscita dal convertitore D/A è mino-re di Vi l’ultimo bit
rimane alto, in casso contrario torna a 0.Abbiamo così determinato i quattro bit che
formano la parola di codice. La parola binaria è stata generata dopo 4 tentativi, in
generale per un convertitore a n bit sono necessari n confronti. Dunque se ogni
operazione è scandita da un clock con periodo T ck il tempo di conversione di un
convertitore ad approssimazioni successive a n bit vale Ts = nTck. Rispetto agli altri
convertitori a reazione il tempo di conversione è costante (indipendente dal campione)
e molto minore. Per la risoluzione percentuale di questo ADC vale l’espressione
generale già vista:
Questa soluzione risulta la più diffusa tra i componenti ADC commerciali. Gli integrati
disponibili sono numerosi e risultano adatti a convertire segnali provenienti da
trasduttori oltre ad essere compatibili con i microprocessori. Vediamo alcuni integrati
disponibili.
Fig.14
Nell’esempio del grafico di figura 15 viene mostrato come avviene la genera-zione della
parola di codice nel caso di 4 bit.
Fig.15 Generazione di parola di codice (caso a 4 bit)
I CONVERTITORI AD INTEGRAZIONE
I convertitori ad integrazione più diffusi sono quelli a doppia rampa. Lo schema di
funzionamento, riportato in figura 16, evidenzia la presenza del circuito integratore.
Questo produce in uscita una rampa decrescente (o crescente) se l’ingresso è una
costante positiva (o negativa).
Fig.16 I convertitori ad integrazione a doppia rampa.
Inizialmente all’ingresso dell’integratore viene applicato il campione da convertire per
una durata T1 fissata. Questa durata è determinata tramite un clock con periodo T ck ed
un contatore, infatti Ti = ni Tck (ni numero di impulsi contati). L’uscita dell’integratore è
una rampa decrescente con pendenza legata a Vi che inizia da zero, essendo il
condensatorre scarico (fig. 17), fino a raggiungere il valore.
Fig.16 Il condensatore scarico
Dopo un tempo Ti il tasto T commuta nella posizione –Vr. L’integratore fornisce adesso
una rampa crescente con pendenza legata la tensione di riferimento V r. La rampa inizia
dal valore V’ (fig.16) e quando passa per lo zero blocca il conteggio inibendo la porta
AND. La prima rampa ha pendenza variabile dovuta al valore del campione durata fissa:
il valore V’ raggiunto dipende da Vi. La seconda rampa, invece, ha pendenza fissa e
durata Tx che dipende da V’ ( e quindi da Vi) essendo il tempo impiegato per passare da
V’ a zero. Dalla misura di Tx è possibile risalire a Vi. Tx viene rilevato attraverso il
contatore, infatti Tx = nx Tck dove con nx viene indicato il numero di impulsi contati
durante la rampa crescente. Verifichiamolo mediante formule ma-tematiche:
quindi:
e
Si ottiene quindi:
Il dato digitale nx, fornito dal contatore, rappresenta la codifica del se-gnale analogico
Vi in ingresso. Questi convertitori sono immuni a certi tipi di rumore ma molto lenti: il
tempo di conversione Ts vale Ts = Ti + Tx = (ni + nx)Tck. Per questo motivo non sono
indicati nei sistemi a microprocessori. Per la riso-luzione percentuale di questo ADC
vale l’espressione generale già vista.
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