il filosofo di campagna - Teatro Comunale di ferrara

venerdì 25 settembre 2015 ore 21
Ridotto del Teatro Comunale Claudio Abbado – Ferrara
IL FILOSOFO DI CAMPAGNA
dramma giocoso in tre atti di Carlo Goldoni
musica di Baldassarre Galuppi
revisione di Francesco Vittorio Grigolo
Esecuzione a cura degli allievi del programma internazionale di formazione in musica
FronterasmusicalesAbiertas, direttore artistico Francesco Grigolo, produttore esecutivo José Luis Rhi-Sausi.
FronterasmusicalesAbiertas è promosso da DGCS – MAECI / Direzione Generale per la Cooperazione allo
Sviluppo - Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, da IILA / Istituto Italo-Latino
Americano, e dal CeSPI / Centro Studi di Politica Internazionale
interpreti e personaggi
Silvia Brizuela, soprano - Mexico (Eugenia, figlia nubile di Don Tritemio)
Jorge Chinolla, tenore - Mexico (Rinaldo, amorevole gentiluomo di Eugenia)
Angelica Rodriguez, soprano - Paraguay (Lesbina, cameriera della casa di Don Tritemio)
Eduardo Fernandez, baritono - Paraguay (Nardo, ricco agricoltore, chiamato “Filosofo”)
Alan Chomik, basso/baritono - Argentina (Don Tritemio, cittadino che abita in Villa)
Orchestra FronterasmusicalesAbiertas 2015
con la partecipazione della violinista Ingrid Neyza Copa
direttore Francesco Vittorio Grigolo
Concerto lirico straordinario, venerdì 25 settembre alle 21 al Teatro Comunale Claudio Abbado. Lo
porta al Ridotto il Maestro Francesco Vittorio Grigolo, responsabile artistico del progetto Fronteras
Musicales Abiertas: un laboratorio di alta formazione musicale che opera dal 2010 nella regione di
Misiones, tra Paraguay e Argentina, e dal 2014 in Bassa California, che ha coinvolto sinora nelle sue
attività più di seicento giovani, prodotto oltre sessanta rappresentazioni, cinquanta laboratori di
formazione e tre tournée internazionali.
Fronteras Musicales Abiertas organizza quest'anno, dal 2 settembre al 15 ottobre, un tour italiano di
venticinque giovani musicisti latino-americani: hanno formato una piccola orchestra con cantanti
partecipando al XXIV Bolzano Festival Bozen Antiqua, per proseguire a Maratea in Basilicata con
laboratori di formazione e residenze di studio. Dopo la permanenza ferrarese all'Istituto Don
Calabria-Città del Ragazzo, in ottobre i laboratori si terranno a Milano, con la collaborazione della
Orchestra di via Padova e di artisti milanesi, per sfociare in concerti d'insieme. Tema comune le
competenze trasversali nella professione musicale del terzo millennio e lo sviluppo della
multiculturalità musicale come specializzazione ai repertori specifici.
La serata di venerdì 25 settembre vedrà in scena alle 21 Ridotto del Comunale di Ferrara “Il filosofo
di campagna” di Baldassarre Galuppi su libretto di Carlo Goldoni, una delle opere più felici e
coinvolgenti del tardo Settecento italiano, di cui lo stesso Francesco Grigolo ha rivisto una versione in
due atti conservata nella Bibliothèque Nationale de France.
A cantarla saranno Silvia Brizuela e Jorge Chinolla (Messico) nei ruoli di Eugenia e Rinaldo, Angelica
Rodriguez e Eduardo Fernandez (Paraguay) in quelli di Lesbina e Nardo, il Filosofo; l'argentino Alan
Chomik sarà Don Tritemio. La loro voci sono state selezionate nei laboratori che Fronteras Musicale
Abiertas ha organizzato in Bassa California (Messico), nelle località paraguayane di San Ignacio
Guazù, San Juan Bautista, Santa Rosa e Encarnaciòn e da Posadas in Argentina.
Assieme ai cantanti il progetto ha portato ad individuare giovani strumentistii che hanno dato vita
all'Orchestra Fronteras Musicales Abiertas 2015, cui darà supporto la violinista italo boliviana Ingrid
Neyza Copa in qualità di specialista del repertorio settecentesco.
Gli Enti promotori del programma Fronteras Musicales Abiertas sono IILA (Istituto italo - latino
americano) e CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale). Negli anni hanno partecipato al
finanziamento del programma la Cooperazione italiana allo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e
della Cooperazione Internazionale, Telecom Italia, Terna e GSE.
Note di ascolto di Francesco Vittorio Grigolo
La prima rappresentazione de “Il filosofo di campagna” è datata 26 ottobre 1754 al Teatro San Samuele di
Venezia. In questo lavoro, il tema della saggezza del filosofo si impone come novità assoluta nell'Opera del
secolo XVIII.
Sono molte le versioni che si sono succedute, come conseguenza del grande successo avuto all'epoca. Nel
2012 Francesco Grigolo ne ha realizzata una in due atti basata sulla copia del manoscritto veneziano del 1754
conservato nella Bibliothèque Nationale de France.
Baldassare Galuppi (1706-1785) è considerato il più ispirato fra i compositori veneziani del suo tempo.
Inizialmente clavicembalista nei teatri d'Opera, fu poi direttore del coro della Cattedrale di San Marco a
Venezia e Maestro presso l'Ospedale degli Incurabili. Fu amico di Carl Philipp Emanuel Bach e Johann Adolf
Hasse e fu anche parte di una piccola cerchia di compositori italiani che Caterina la Grande chiamava
regolarmente in Russia, dove le sue opere teatrali e le sue composizioni sacre erano molto popolari.
Carlo Goldoni (1707-1793) è stato il più ricorrente collaboratore artistico di Galuppi. Fu un rapporto proficuo
per entrambi: Goldoni guadagnò un pubblico internazionale per il suo lavoro, che altrimenti sarebbe stato
limitato dalle barriere linguistiche (nel teatro di prosa europeo dell’epoca si sostenevano già molto le lingue
nazionali, a differenza del teatro musicale). Dal suo canto, Galuppi divenne il compositore operistico più
popolare del momento in Europa grazie anche alla qualità dei libretti di Goldoni. Attualmente Goldoni è
considerato un caposaldo del teatro di prosa italiano, e meno si conosce la sua opera nel teatro musicale, ma
le sue commedie sono essenziali per il teatro italiano ed europeo. Galuppi, a sua volta, utilizza tutte le risorse
musicali dell'opera buffa italiana, con grande attenzione ai dettagli di carattere e con immaginazione. Nella
tecnica di gestione drammaturgica possiamo affermare, a posteriori, che l’esperienza goldoniana differisca
significativamente dall'esperienza successiva di Da Ponte, librettista italiano di Mozart. Mentre questi si
concentra sullo sviluppo rapido dei soggetti, sulle complicazioni umoristiche, Goldoni si dedica alla
caratterizzazione del personaggio.
“Il filosofo di campagna”: questo fa sì che i recitativi acquisiscano ne “Il filosofo di campagna" un’importanza
fondamentale nell'evolversi della commedia. Galuppi asseconda questa tendenza sostenendo dinamicamente
lo svolgersi musicale delle frasi parlate. L'umorismo è nei caratteri e si esprime nelle conversazioni. Nulla a
che vedere con le posteriori figure congelate di un “Così fan tutte”: i caratteri dei libretti di Goldoni, come pure
delle sue opere in prosa, sono ispirati alla vita reale. Don Tritemio, vecchio borghese, è un guardiano attento
dei suoi averi e della sua famiglia, ma si esprime anche con un divertito umorismo, una libido attiva e un senso
spiritoso delle relazioni interpersonali. Lesbina, cameriera ambiziosa, governante cinica, nel modello delle
Serpine e delle Despine, ironicamente cade nella trappola dell'amore. Il filosofo a cui fa riferimento il titolo,
Nardo, è un ricco agricoltore, che parla decentemente, ma è anche sentimentale e un po’ misogino. L'origine
della coppia di amanti, Rinaldo e Eugenia, potrebbe risiedere nella tradizione della Commedia dell'Arte, ma
l'inventiva che caratterizza il lavoro e l'intrusione occasionale di luoghi comuni e tragici ci ricordano addirittura
Molière: "Mi concederà quindi la mano (di sua figlia)?” - Chiede Rinaldo - “No, signore", - risponde Tritemio.
"Oh! Muoio!" - esclama il giovane - "Per favore, non venite a morire in casa mia!" - risponde Tritemio, che
pretende di essere serio.
La maggior parte della musica di Galuppi è emotivamente duttile, e mette in evidenza i momenti di dramma
come quelli estatici. Il compositore si sforza di caratterizzare musicalmente ogni personaggio nelle sue
emozioni. Ad esempio, l’aria di Lesbina del secondo atto, è molto raffinata: connotata da una apertura
frenetica e travolgente, a questa segue immediatamente un ritmo ternario di gusto civettuolo; l’alternanza con
il ritmo binario nella sezione centrale, riflette brillantemente il travaglio di una giovane donna che non conosce
l'amore come sentimento. “La mia ragion è questa” (Don Tritemio, atto primo) è una meravigliosa ed esilarante
descrizione del nulla, sostenuta da Don Tritemio con indifferenza.
Se forse i due amanti sono, almeno presi singolarmente, meno interessanti come personaggi, Galuppi
compensa questa debolezza con una serie di melodie che evocano la magia della musica lirica di peso; l’aria
“Di questa poveretta” (Eugenia, atto primo) ne è un esempio toccante, mentre nel duetto d'amore ”Se voi
m'amate” sono evocate melodie quasi infantili, molto vocali anche nella parte orchestrale. Il brillante
concertato finale è una serie di veloci e intelligenti melodie, incroci scenici e accenti drammatici, organizzati
per creare più interesse, un prototipo per un finale a sorpresa "alla Rossini", anche se di gusto squisitamente
settecentesco.
La vicenda in sintesi: Tritemio, ricco vedovo, vuole sposare sua figlia Eugenia ad un ricco contadino, Nardo,
ma lei è innamorata di un giovane esponente della locale piccola nobiltà, Rinaldo. Dopo alcune complicazioni,
e con l'assistenza della serva Lesbina, Eugenia finisce per sposare Rinaldo, mentre la stessa Lesbina si
accasa con Nardo. Tritemio, frustrato come amante, dovrà accontentarsi della progenie. Il libretto ci racconta
della vita emotiva di Lesbina e Don Tritemio, Rinaldo e Eugenia e del “filosofo” Nardo, tra scoppi d'ira, patetici
problemi, brevi arie, aggraziati duetti e brillanti concertati.
I personaggi: Lesbina, che si esprime con semplicità nelle parole, rivela il suo istinto nell'azione drammatica.
La parte di soprano richiede una buona emissione nel registro medio e basso. Eugenia, meno marcata come
figura drammatica, canta in un modo più classico rispetto all’epoca di composizione dell’opera. Le due parti
hanno bisogno di mettere senso femminile nelle parole, più di ogni altra cosa, come richiesto in una
commedia. Le linee melodiche chiedono di eseguire sospensioni occasionali e cadenze vocali in pianissimo,
come d’uso del 1700. Notevole l’incipit musicale assegnato al duo, “Candidetto gelsomino”, nel quale la
giovane Eugenia si manifesta candida, ma non troppo, e Lesbina si mostra razionale e disincantata. Rinaldo
rappresenta una classe in declino, deve mettere timbro sul carattere e le buone maniere, come un Don Ottavio
ante litteram, cercando accenti eleganti e nobili, anche se stilisticamente un po' logori; ma la parte ci
sorprende, richiedendo nell’unica aria impuntature di carattere eroico. Tritemio è il personaggio che esprime il
più alto livello drammaturgico. Personaggio descritto come un anziano, rivela una eccellente caratterizzazione,
che deve essere espressa con misura in ogni suo dettaglio, e si esprime nel canto con una solida
comprensione dello stile buffo. Il personaggio deve mostrare segni di ironia, ma senza le esagerazioni di un
Bartolo rossiniano. La vocalità spazia dal Barocco al Rococò, sempre nell’ansa della Commedia. Il carattere
del tono è misurato nel XVIII secolo, e si posiziona con eleganza di fronte agli ortaggi che un a esilarante
allegoria, specificamente rurale, ci porta a considerare l'ardore amoroso di Don Tritemio padre severo: come
radicchio invecchiato, ridicolizzato da Lesbina che aspira a godersi un po’ "di radicchio fresco ...”. Nardo è più
aperto, sia dal punto di vista drammatico che musicale e vocale; il ruolo di baritono di Tritemio, assai meno
grave, che per l’epoca della composizione dovrebbe essere definito senza eccessiva plasticità, richiede una
più ampia gamma vocale. Non è un Figaro: una precisa caratterizzazione del personaggio deve portare ad
interpretarlo come uomo brillante e attraente, ma diverso dagli altri: un “originale”. Un carattere moderno, in
cui è possibile percepire qualcosa di Voltaire e molto dei temi cari a Rousseau: Nardo è "illuminato dalla
ragione naturale", e le sue speculazioni rurali ispirano simpatia.
E’ una opera deliziosa.