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Reperti e
ritrovamenti
Il termine «archeologia» deriva dalle parole
greche «archaios» (antico) e «logos» (studio)
e significa «storia dell’antichità» o «scienza
dell’antichità», sempre riferita alla storia
dell’uomo e del suo ambiente.
In origine l’archeologia si occupava di epoche
caratterizzate dall’assenza o dalla scarsa
presenza di fonti scritte, ossia della preistoria e
della protostoria (epoca romana). Questo nella
misura in cui tali epoche possano essere studiate
con degli scavi, ossia portando alla luce ritrova­
menti archeologici. Essi possono consistere
in interi insediamenti, fondamenta, necropoli e
tombe. Altri indizi di attività umana sono ad
esempio i luoghi di culto, i ripostigli e i depositi
di scorie, ma anche i ritrovamenti di arnesi in
pietra, oggetti di metallo, ceramiche, manufatti
in osso o resti di ossa.
L’archeologia ha il compito e lo scopo di dissep­
pellire, documentare e interpretare nel modo più
preciso possibile questi ritrovamenti e reperti.
Essi permettono di trarre informazioni sulla
storia degli uomini e del loro ambiente naturale,
nonché di formulare ipotesi storiche.
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In un secondo tempo il metodo archeologico è
stato applicato anche alle epoche storiche, ad
esempio nel caso dell’archeologia medievale,
della ricerca sui castelli, dell’archeologia cristia­
na, della ricerca sui centri delle città e addirit­
tura dell’archeologia industriale. Quest’ultima si
occupa anche di temi moderni, come ad esempio
le miniere e i loro cunicoli, i forni fusori, le
fornaci per la calce, la produzione di ceramica e
vetro, nonché di diversi aspetti commerciali.
Questo ramo scientifico si spinge in parte fino al
XX secolo.
L’archeologia è oggi una scienza moderna che
collabora a stretto contatto con le discipline
delle scienze naturali. Tra queste rientrano la
botanica, la zoologia, l’antropologia, la clima­
tologia, la geologia, la dendrocronologia, la
chimica e la fisica (datazioni con carbonio 14).
relativa alla parte romana del Welschdörfli di
Coira. Nel 1869 venne fondata la Società storicoantiquaria dei Grigioni e nel 1872 il Museo retico.
Nel 1903 venne pubblicato il libro «Urgeschichte
Graubündens mit Einschluss der Römerzeit».
Nel 1902 ebbe luogo un primo scavo archeologico
in zona Custorei a Coira (l’attuale Stadthallen­
platz). Tra il 1930 e il 1950 vennero svolte ulteriori
attività archeologiche sotto la direzione del fore­
stale Walo Burkart. A questo periodo apparten­
gono anche i nomi di Hans Conrad, Walter Sulser
e Benedikt Frei.
Dopo la creazione di un impiego per un conser­
vatore presso il Museo retico, nel 1960 si poterono
realizzare anche scavi archeologici di emergenza.
Con la creazione del Servizio archeologico nel
1967, l’attività archeologica si espanse notevol­
mente con ampi scavi e numerose pubblicazioni.
Archeologia nei Grigioni Già nel XVI secolo nei
Grigioni vivevano persone che si interessavano
di archeologia. Ulrich Campell, ad esempio,
intorno al 1570 citava le colonne e i solchi carrai
sul passo dello Julier. All’inizio del XIX secolo è
comprovata un’attività di raccolta archeologica
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Età della Pietra
600 000 –2200 avanti Cristo
L’Età della Pietra è il periodo più lungo della storia
dell’umanità. Sui suoi inizi in territorio svizzero non
è ancora stata fatta chiarezza.
Paleolitico Durante il Paleolitico le valli alpine erano
coperte da spesse masse di ghiaccio. Per questo motivo
nei Grigioni i luoghi di ritrovamenti e i reperti sono
praticamente assenti. Solo ai bordi dei ghiacciai o sopra
di essi, in caverne o sotto tetti rocciosi sono immagi­
nabili reperti di cacciatori di orsi delle caverne. Tali
reperti sono stati osservati ad esempio nel Drachen­
loch sopra Vättis, nel Cantone di San Gallo, a 2450 m,
oppure presso l’Apollohöhle sopra St. AntönienPartnun, a 2300 m. In questi luoghi sono stati scoperti
arnesi in pietra e in osso, a volte anche dei focolari.
Tra il XIV e il XII millennio a.C. i ghiacciai della Valle
del Reno si sciolsero. In seguito a ciò, nella Valle
grigione del Reno si formò una prima forma di vege­
tazione. La selvaggina proveniente da nord si spinse
nella Valle del Reno alpino. Nei mesi estivi, gruppi di
cacciatori seguivano le orme della selvaggina. Essi
d’inverno probabilmente risiedevano nella zona del
Vorarlberg (radiolarite dal Grosses Walsertal e selce
dalla Baviera).
Arnesi in radiolarite, selce e cristallo di rocca trovati
in zona Marsöl a Coira risalgono all’ultimo periodo
del Paleolitico. Essi datano del periodo tra l’11000 e
il 9500 avanti Cristo.
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Mesolitico Anche per il Mesolitico nei Grigioni sono
noti solo pochi luoghi di ritrovamento. È degno di nota
il fatto che l’area di stazionamento dei cacciatori a
Mesocco-Tec Nev, risalente al Mesolitico-Neolitico, si
trovasse fino a 8 metri al di sotto dell’attuale super­
ficie erbosa. Essa ha potuto essere portata alla luce
solo grazie alla costruzione dell’autostrada. In questo
sito sono stati riportati alla luce moltissimi manu­fatti in selce lavorati e circa 4000 schegge di selce e
di cristallo di rocca. Essi provengono dal primo
Mesolitico e dal tardo Mesolitico. È stato trovato
anche un po’ di materiale in ceramica e in selce
risalente al primo Neolitico.
Gli insediamenti e le aree di stazionamento risalenti
al Mesolitico oggi si trovano nei fondovalle, proba­
bilmente seppelliti sotto molto materiale detritico e
proveniente da frane. In altri casi sono stati definiti­
vamente distrutti dai fiumi nel corso dei millenni.
Oggi si trovano certamente più aree di stazionamento
di cacciatori in alta montagna. Ne é un esempio
quella non lontano dalla Mesolcina, al Pian dei Cavalli
(Valle San Giacomo, Italia, 2200 m). Altri esempi
noti sono il Plan Canin nella Valle del Forno (a sud
di Maloja, 1990 m) o la regione del Lai da Rims
(Val Monastero, 2400 m).
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Neolitico Oggi nei Grigioni sono noti in totale nove
insediamenti risalenti al Neolitico: a Coira,
zone Zindel e Ackermann, a Untervaz-Haselboden
e Untervaz-Haselbodenkopf, a Zizers-Friedau, a
Tamins-Crestis, a Cazis-Petrushügel, a MesoccoTec Nev e a Castaneda-Pian del Remit. Si tratta
sempre di piccoli insediamenti che sono esistiti per
non più di 100 –150 anni. Mentre singoli insediamenti
risalgono a periodi antichi e avanzati del Neolitico
(V/IV millenio a.C. per quanto riguarda Zizers, Coira
e Mesocco), gli altri risalgono a una fase piuttosto
tarda del Neolitico (III millennio a.C.).
È interessante la prova dell’esistenza di un’antica
agricoltura che utilizzava l’aratro a Coira e Castaneda.
È pure particolare il fatto che questi insediamenti
si concentravano nelle valli di transito a bassa quota
(Valle del Reno, Domigliasca e Mesolcina). È nota
un’area di stazionamento neolitica a Zernez-Ova Spin.
Sono numerosi i singoli ritrovamenti che risalgono
al Neolitico nelle montagne o in valli ad alta quota,
come ad esempio asce in pietra, attrezzi in selce
e in cristallo di rocca. Tutti sono testimonianza del
passaggio di cacciatori o alpigiani, piuttosto che
di insediamenti.
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Età del Bronzo
2200 – 800 avanti Cristo
Dopo che già nella fase avanzata del Neolitico erano
comparsi utensili in rame, in questo periodo vennero
prodotti attrezzi e armi in bronzo, una lega composta
da rame e stagno.
Il Bronzo antico portò a un’intensa colonizzazione
dell’arco alpino grigionese. Mentre nel Neolitico gli
insediamenti furono limitati, nell’Età del Bronzo si
svilupparono da cinquanta a sessanta insediamenti
più duraturi, non solo nelle vallate a basse quote,
bensì anche in valli alpine (Lumnezia, Val Sursette,
Engadina). Questa nuova colonizzazione può sicura­
mente essere ricondotta alla scoperta di minerale
di rame in territorio grigionese. La nuova tecnica
di lavorazione del rame portò a nuove attività, tra cui
la prospezione per la ricerca del rame, le attività
minerarie, il trattamento dei minerali di rame, la
fusione del bronzo, ecc. Ciò potrebbe aver portato a
un maggiore commercio attraverso i passi alpini
e infine a determinati cambiamenti sociali.
Gli abitanti dei villaggi dell’Età del Bronzo erano
contadini. Vivevano di campicoltura (frumento, piccolo
farro, farro, farro grande, orzo, ecc.) e dell’alleva­
mento di bestiame. La caccia giocava solo un ruolo
secondario.
Durante il Bronzo antico e medio, nonché parzial­
mente ancora nel Bronzo finale, su suolo grigionese
si delineò una civiltà autonoma sulla base di forme
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particolari di ceramica. Un tempo veniva denominata
«civiltà di Crestaulta», mentre oggi è nota con il
nome di «civiltà alpina del Bronzo». Essa si differenzia
nettamente dalla civiltà sudalpina e nordalpina.
Nel corso dell’Età del Bronzo finale (XIII–IX secolo
avanti Cristo), questa «civiltà alpina del Bronzo» è sta­
ta evidentemente allontanata. In questo periodo nuove
civiltà raggiunsero l’arco alpino grigionese. Esse
portarono a una tripartizione culturale che può essere
individuata molto bene anche nell’Età del Ferro.
Insediamenti Gli insediamenti dell’Età del Bronzo si
trovavano di regola su cime di colline, cenge esposte
e terrazzamenti, poiché facili da difendere. Gli in­
sediamenti sul fondovalle sembrano apparire solo
nel Bronzo finale. A Savognin-Padnal l’insediamento
è stato realizzato in una conca naturale profonda da 2
a 3 metri, a Cazis-Cresta addirittura in una fenditura
della roccia profonda 5-6 metri. A Falera-Muota
l’insediamento si trovava tra imponenti massi ed era
protetto da un muro di cinta. Ciò lascia ipotizzare una
grande necessità di difesa delle prime popolazioni in­
sediatesi.
Negli insediamenti ben studiati sono venute alla luce
costruzioni a plinti sovrapposti o a montanti con foco­
lari, oppure intere strutture d’insediamento. La cis­
terna di Savognin-Padnal e la captazione di acqua di
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sorgente di St.Moritz testimoniano di una tecnica del­
le costruzioni in legno molto avanzata. Gli edifici abi­
tativi venivano di regola costruiti in legno di larice.
L’abete rosso serviva prevalentemente quale legna da
ardere. Gli insediamenti resistettero in parte per più
secoli o addirittura oltre mille anni. Negli insedia­
menti più piccoli vivevano da 20 a 30 persone, in quel­
li più grandi da 50 a 100.
Reperti sepolcrali Nell’arco alpino grigionese sono
noti pochi reperti sepolcrali dell’Età del Bronzo. A
Donat-Surses nel 1926 e nel 1961 sono state scoperte
sei tombe a cassa costituite da lastre di pietra con in­
umazioni. I corredi datano di una prima Età del Bron­
zo avanzata (XVII/XVI secolo a.C.). Nel caso della fa­
mosa «tomba a cupola di Donat» dovrebbe invece
trattarsi di una cantina a volta medievale (Crot) che
ha invaso una tomba della prima Età del Bronzo.
Ulteriori inumazioni della prima Età del Bronzo senza
corredi si trovano anche a Laax-Salums. Le undici
tombe a cremazione a Lumbrein-Surin-Cresta
Petschna sono di massima importanza. Si tratta di
tombe di donne che appartenevano evidentemente
all’insediamento sul rilievo di Crestaulta, con ricchi
corredi di gioielli. Le tombe risalgono alla prima Età
del Bronzo medio (XVI secolo / inizio XV) e mostrano
l’influsso della cultura dei sepolcri a tumulo.
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Della tarda Età del Bronzo sono noti una tomba
risalente alla Civiltà dei campi di urne a FläschAnswiesen, purtroppo fortemente danneggiata, e
una tomba di una donna a Domat/Ems. Quest’ultima
conteneva una fibula ad arco di provenienza meri­
dionale, orecchini e un po’ di ceramica.
Ritrovamenti in montagna e nei corsi d’acqua Sono
numerosi i singoli ritrovamenti avvenuti in montagna
o anche sui passi. In questi casi può trattarsi di oggetti
smarriti da cacciatori o pastori. Questi ritrovamenti
sono forse anche testimonianza di un’economia
alpestre dell’Età del Bronzo. In singoli casi potrebbe
trattarsi di doni votivi a una divinità della montagna.
Vengono spesso trovate anche spade, lance e altri
reperti in corsi d’acqua, nei fiumi, nei laghi, oppure
nei pressi di sorgenti. In questi casi non è chiaro se si
tratti di oggetti smarriti o di doni votivi a una divinità
delle acque. Due scuri in bronzo trovate presso una
sorgente sopra Rueun, numerose spade, un pugnale
e uno spillo trovati nella captazione d’acqua sorgiva
di St. Moritz-Bad erano forse doni votivi a una divinità
delle sorgenti.
La captazione d’acqua sorgiva di St. Moritz è un im­
pianto estremamente interessante dal punto di vista
della tecnica delle costruzioni in legno. Essa consiste
in una costruzione a plinti sovrapposti e a tavole, due
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tubi verticali all’interno, e una scala a un montante.
Il tutto è in larice e risale alla metà del XV secolo a.C.
Gioielli Durante l’Età del Bronzo venivano portate
molto spesso delle spille in bronzo quali fibbie, per
chiudere indumenti di lino grezzi. Dalla tarda Età del
Bronzo le fibule sostituirono le spille in bronzo. Quali
ulteriori gioielli venivano portati ad esempio braccia­
letti e anelli, catenelle con ambra e rotolini di bronzo,
oppure medaglioni. Bottoni in osso e bronzo venivano
probabilmente cuciti sulla stoffa. L’impiego dei rosoni
in corno di cervo non è chiaro. La lamina in zanna di
cinghiale serviva forse da protezione per la mano per
il tiro con l’arco.
Il reperto più importante consiste nel bellissimo fer­
macapelli di Falera-Muota lungo 85 cm. A causa delle
sue dimensioni, è improbabile che sia stato portato
da una donna. Potrebbe essere stato usato come
oggetto di culto o di prestigio, ad esempio per decorare
una statua in legno.
I gioielli in bronzo e ambra erano un privilegio del
ceto elevato. L’aggiunta di gioielli nella tomba doveva
garantire lo stato sociale del defunto nell’aldilà.
Sicuramente esistevano anche gioielli in materiali più
semplici che tuttavia non si sono conservati.
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Età del Ferro
800 –15 avanti Cristo
L’Età del Ferro è suddivisa in una fase più antica
(Civiltà di Hallstatt) e in una più recente (Civiltà di La
Tène). La novità di questa Età è la materia prima
ferro. Utensili e armi in bronzo vennero progressiva­
mente sostituiti da artefatti in ferro. Il ferro ha grandi
vantaggi: resistente ed elastico, nell’arco alpino è più
diffuso rispetto al rame. Il bronzo continuava tuttavia
ad essere utilizzato per la produzione di gioielli. La
lavorazione del ferro implicava maggiori conoscenze
tecniche. Erano richiesti specialisti quali minatori,
fonditori di minerali e fabbri. Dovettero essere cost­
ruiti forni di fusione e forge.
Il commercio attraverso i passi rimaneva importante.
Per la prima volta comparve la scrittura, nella Civiltà
di Hallstatt anche l’economia monetaria.
Gli insediamenti dell’Età del Ferro erano molto simili
a quelli dell’Età del Bronzo. Dall’Età del Bronzo finale,
nei Grigioni si è assistito a una tripartizione culturale,
certamente dovuta a pressione esterna. La triparti­
zione è ben riconoscibile in tutta l’Età del Ferro.
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Reti Nella parte sudorientale dei Grigioni (Engadina
Bassa e Val Monastero) durante il Bronzo finale e la
prima Età del Ferro si trovano testimonianze della
Civiltà di Luco-Meluno. La caratteristica culturale che
la definisce è la brocca ansata di Luco-Meluno. Ques­
ta brocca si trova in Trentino, Alto Adige ed Engadina
Bassa, ma solo sporadicamente nella valle del Reno
alpino. Gli insediamenti tipici sono Ramosch-Mottata,
Scuol-Munt Baselgia e Ardez-Suotchasté. A ScuolMotta Sfondraz e a Zernez-Brail-Funtanatschas sono
visibili dei probabili roghi votivi su imponenti ammas­
samenti di sassi, considerati luoghi di culto.
La Civiltà di Luco-Meluno viene sostituita dalla Civiltà
di Fritzens-Sanzeno, caratterizzata da piccole sco­
delle e brocche ansate. A Scuol-Russonch si trova un
tipico rogo votivo che comprende dei focolari e ossa
di animali calcinate. Il centro dell’area di diffusione
della Civiltà di Fritzens-Sanzeno si trova anch’esso in
Trentino, Alto Adige e Tirolo, nonché in Engadina Bas­
sa. Sia i rappresentanti della Civiltà di Luco-Meluno,
sia quelli della Civiltà di Fritzens-Sanzeno vengono
oggi identificati con il popolo dei Reti.
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Celto-Reti e Celti Nel Grigioni settentrionale e cen­
trale, a partire dall’Età del Bronzo finale è visibile la
Civiltà dei campi di urne (Coira Karlihof, Vella-Pleif
ecc.). Questa Civiltà proveniva senza dubbio da nord.
Nel Grigioni settentrionale vi si sovrappone un
elemento della Civiltà di Luco-Meluno (cultura mista
celto-retica). Dalla prima Età del Ferro si manifestano
evidenti influssi della Civiltà di Hallstatt (FelsbergFelixwingert, ceramica dipinta di Tamins). Con la
ceramica di Tamins e dello Schneller (gruppi della
valle alpina del Reno), la ceramica scanalata e più
tardi la ceramica d’argilla con aggiunta di grafite,
anche nella seconda Età del Ferro l’influsso celtico da
nord rimane chiaramente visibile.
Gli elementi di Luco-Meluno del Bronzo finale, arrivati
nel Grigioni settentrionale attraverso il Voralberg,
ricordano ancora la cultura retica. A partire dall’Età
del Ferro l’elemento celtico era senza dubbio
predominante. Per il Grigioni settentrionale esistono
sia resti corrispondenti d’insediamenti, (CoiraWelschdörfli, Fläsch, Lantsch/Lenz, Suraua, TrunDarvella, ecc.), sia i reperti sepolcrali (urne della
necropoli di Tamins, Trun-Darvella ecc.). L’elemento
retico scompare quasi completamente in questo
periodo.
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Leponti Nella parte sudoccidentale dei Grigioni
(Mesolcina, Calanca, Bregaglia), a partire dal Bronzo
finale esistono molti indizi di una civiltà di Canegrate
lombardo-ticinese. Nella fase più antica e anche in
quella più recente dell’Età del Ferro, nella regione
sudoccidentale del Cantone è presente senza dubbio
la Civiltà di Golasecca. Essa si distingue, in particolare
nei corredi funerari, per una gran ricchezza di reperti.
Nella necropoli di Mesocco-Coop sono ad esempio
state trovate inumazioni e tombe a cremazione ricche
di fibule. Anche nelle inumazioni ricche di reperti di
Castaneda e Cama sono state trovate molte fibule,
ciondoli, orecchini, catenelle di giada, situle (secchi),
brocche a becco, spade in ferro, brocche, calici, ecc.
Dato che nel Moesano non vi sono materie prime,
si pone la questione della provenienza di questa
ricchezza. Si presume che durante l’Età del Ferro la
Valle fungesse da tramite nel commercio attraverso
i passi alpini tra la regione etrusca e quella a nord
delle Alpi. Rispetto ai rinvenimenti di tombe, quelli di
insediamenti si rivelano piuttosto modesti. Gli scrittori
del periodo antico dell’Impero Romano attribuiscono
ai Leponti questa civiltà.
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Il commercio nel periodo preistorico e romano
Già per il Neolitico è dimostrata la presenza del
baratto. Sono ad esempio venuti alla luce attrezzi in
selce provenienti dal Giura francese, dal Lägeren
(Cantone di Zurigo) e anche dai Monti Lessini (Trentino).
Durante l’Età del Bronzo esisteva un fiorente com­
mercio attraverso i passi alpini (produzione di bronzo,
commercio di stagno, ambra, contenitori in ceramica,
ecc.). Durante l’Età del Ferro il commercio tra le
aree etrusche e quelle nordalpine si intensificò. Nel
Grigioni settentrionale comparvero forme di gioielli
provenienti dal Sud delle Alpi. Per la prima volta
si incorre in ritrovamenti di monete. Dall’area della
Germania meridionale veniva importato il sale.
Durante il periodo romano si assistette a un intenso
traffico di merci attraverso il passo dello Julier. Del
vasellame in terra sigillata (ceramica) raggiunse i
Grigioni. Dall’Italia settentrionale, dalla Bregaglia e
dal Moesano veniva commerciato vasellame in pietra
ollare fino a Bregenz e Augsburg, passando da Coira.
Veniva importato olio d’oliva dalla Spagna, vino
dall’Italia, frutti esotici, ostriche, stoffe e spezie.
Bestiame, cereali, miele e cera, pece, cristallo di rocca,
formaggio d’alpe e mantelli di lana venivano esportati
verso sud. Dalla metà del primo secolo dopo Cristo
la rete stradale doveva essere ben sviluppata.
L’economia monetaria sostituì decisamente il baratto.
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Epoca romana
15 avanti Cristo – 400 dopo Cristo
Attorno al 16/15, truppe romane dell’Imperatore
Augusto si spinsero verso nord. L’operazione
d’assedio avvenne da parte dei condottieri Tiberio e
Druso dalla Gallia e dal Trentino. Una terza unità
potrebbe essere partita da Como ed essere avanzata
attraverso il passo del Settimo, la Val Sursette e la
valle del Reno alpino. Gli armamenti ritrovati ne sono
una prova, in particolare le pallottole di piombo sul
Settimo e nella regione del Crap Ses. Durante
un’azione lampo estiva di 4 mesi, l’arco alpino venne
sottomesso, dal Vallese alla Baviera. Lo scopo della
campagna militare consisteva certamente nel
controllo dei passi alpini e nella creazione di basi
al nord delle Alpi.
Solo attorno alla metà del primo secolo dopo Cristo
venne fondata una Provincia Raetia con capoluogo
Augusta. Attorno al 300, la Provincia venne suddivisa
in Raetia prima (probabilmente con capoluogo Coira)
e in Raetia secunda (capoluogo Augusta).
Con la conquista da parte dei Romani si assistette a
un importante cambiamento culturale. Le tradizionali
costruzioni in legno vennero sostituite da grandi
costruzioni in pietra con la tecnica della calce spenta.
Sempre più spesso le case in pietra presentavano
dipinti murali, riscaldamenti a ipocausto o a canali
ed erano coperte da scandole o da tegole. Vennero
costruite terme, templi, teatri e altri edifici pubblici.
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Anche gli autoctoni acquistavano vasellame di terra
sigillata importato e riccamente ornato, nonché
beni d’importazione meridionali come frutti esotici,
olio di oliva, vino e altro.
Presto singoli autoctoni impararono il latino parlato
e scritto. Venne introdotta l’economia monetaria
romana, come pure, entro un periodo relativamente
breve, l’adorazione di divinità romane. Sull’arco di
diversi secoli il latino represse le lingue autoctone (il
celtico e il retico). Queste sopravvissero solo in forme
sovrapposte. Nacque una specie di «latino volgare»
o «reto-latino», da cui infine si svilupparono il
romancio antico e il romancio.
Coira in epoca romana Presso il Welschdörfli di Coira
è stata trovata un’iscrizione dedicata a Lucio Cesare,
importante funzionario romano. Essa lascia supporre
che Coira fosse un centro amministrativo già nel
periodo romano antico. Le prime costruzioni erano pro­
babilmente ancora realizzate in legno. Dalla metà del
primo secolo dopo Cristo iniziò un’intensa attività edi­
lizia con costruzioni in pietra. Vennero costruite nume­
rose case con ipocausti e riscaldamenti a canali. Nella
zona Ackermann fu costruita una locanda con dipinti
murali e possibilità di pernottamento. Nella zona dello
Stadthallenplatz si trovavano delle grandi terme,
probabilmente anche il mercato e un luogo sacro.
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Dopo la riforma dell’Impero di Diocleziano, attorno
all’anno 300, Coira divenne probabilmente il capoluogo
della Provincia Raetia prima. Almeno dal IV secolo,
sul Hof di Coira si trovava un insediamento romano,
protetto da mura di fortificazione. Dal V secolo, sul
Hof è dimostrata la presenza di una sede vescovile e
di una chiesa sepolcrale. Presso il Welschdörfli, in
questo periodo si trovavano ancora singoli edifici abi­
tativi e un edificio religioso paleocristiano con banco
per il celebrante.
Insediamenti romani e luoghi sacri Oltre alla Curia
romana, nei Grigioni si trovavano numerosi insedia­
menti più piccoli. Esistevano ad esempio stazioni
stradali come come quella per il cambio dei cavalli
di Riom o l’insediamento di Mon-Crest’Ota, tutti e due
lungo la strada dello Julier. Era importante anche
il valico doganale tardo romano di Bondo-Murus/
Castelmur. Inoltre, esistevano numerosi insediamenti
fortificati simili a castelli risalenti al periodo tardo
romano e all’Alto Medioevo, quali ad esempio
Tiefencastel-Kirchhügel, Castiel-Carschlingg, Casti,
Vicosoprano-Caslac e probabilmente anche
Maladers-Tummihügel West e Sagogn-Schiedberg.
I luoghi sacri romani sono ad esempio quelli
sullo Julier, la grotta sacra di Zillis e il rogo votivo
di Fläsch-St.Luzisteig. Ulteriori ritrovamenti e
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rinvenimenti di tombe che lasciano ipotizzare la
presenza di insediamenti provengono da Andeer,
Cazis-Niederrealta, Sevgein, Tamins, Trimmis, oppure
dalle opere militari del periodo romano antico sul
passo del Settimo. Sono noti importanti rinvenimenti
di tombe e necropoli a Bonaduz-Valbeuna, RoveredoTre Pilastri, Cama, Sta.Maria i.C. e nel Calfreisner
Tobel che testimoniano di una sorpendente densità di
insediamenti in epoca romana.
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Alto Medioevo
400 – 800 dopo Cristo
Nel corso del V secolo le truppe romane si ritirarono
parzialmente dalla Rezia. L’arco alpino retico diventò
un baluardo contro i Germani sotto il dominio
ostrogoto. Dopo la morte di Teodorico (527), la Raetia
prima e la diocesi di Coira subirono sempre più
l’influsso dei Franchi. Nel IV/V secolo la Raetia prima
venne cristianizzata. Dal 451 è dimostrata la presenza
di una sede vescovile a Coira. Dal VI secolo il potere
spirituale e temporale nella Rezia curiense appartenne
alle dinastie degli Zacconi e dei Vittoridi, famiglia
autoctona. Sotto Carlo Magno, verso il 773/774 la
Rezia curiense perse l’indipendenza politica e venne
integrata definitivamente nel Regno dei Franchi.
Finora sono stati studiati solo relativamente pochi
insediamenti risalenti all’Alto Medioevo. La maggior
parte si svilupparono a partire da insediamenti della
tarda epoca romana e da fortificazioni, come ad
esempio Castiel-Carschlingg, Maladers-Tummihügel,
Schiers-Chrea, Tiefencastel, Riom-Cadra o Zernez.
Ciò deriva dal fatto che questi insediamenti dell’Alto
Medioevo spesso si trovano sotto dei paesi attuali ed
essendo costruiti in legno sono difficilmente rilevabili.
La continuazione dell’edificazione con pietra e calce
spenta avvenne solo per chiese, conventi ed edifici
signorili (curtis regia di Zizers). Le numerose chiese
grigionesi risalenti all’Alto Medioevo testimoniano
però una grande densità di insediamenti.
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Inoltre, esistono molte tombe e necropoli risalenti
all’Alto Medioevo. Di regola non contengono corredi,
oppure solo corredi semplici. Esempi di queste
testimonianze sono la necropoli tardo romana-alto­
medievale di Bonaduz-Valbeuna con oltre 700 tombe,
i cimiteri di Coira-St.Stephan o di Schiers-Pfarr­
hausgarten. Fin nel VII/VIII secolo, nell’arco alpino
grigionese sono ancora reperibili luoghi di culto
pagani, come ad esempio nella grotta di Zillis.
Nei Grigioni la romanizzazione linguistica deve
essere avvenuta nell’Alto Medioevo.
Impressum
Neue Dauerausstellung «Funde und Befunde»
im Untergeschoss.
Konzipiert und produziert von den Mitarbeiterinnen
und Mitarbeitern des Rätischen Museums, in
Zusammenarbeit mit den ausführenden Firmen
Fachberatung und Texte:
Archäologischer Dienst Graubünden,
Jürg Rageth
Gestaltung der Ausstellung:
gasser, derungs Innenarchitekturen
Bauliche Massnahmen:
Hochbauamt Graubünden
Rudolf Fontana & Partner AG
Übersetzungen:
Standeskanzlei Graubünden
Jane Gillespie-Casparis
Die Finanzierung erfolgte durch Verwaltungskredite
des Kantons Graubünden, aus Mitteln der Stiftung
Rätisches Museum sowie des Fonds der Stadt Chur
innerhalb dieser Stiftung.
Das Rätische Museum dankt für Schenkungen,
Leihgaben, Auskünfte und vielfältige Unterstützung
bei der Realisierung dieser Ausstellung.
2011 © Rätisches Museum, Chur
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