1 Fabio Toscano, La formula segreta, Sironi editore, Milano 2009

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Lettura critica di un testo / Recensioni
Novembre 2010
Fabio Toscano, La formula segreta, Sironi editore, Milano 2009, pp. 205
«Era il 19 febbraio 1512, giovedì di Carnevale, Brescia si apprestava a vivere
una delle giornate più tragiche della sua storia. L’impeto dei militi francesi che
volevano punire Brescia per la sua ribellione non si fermò neppure dinnanzi ai
luoghi di culto dove molti bresciani cercarono riparo; tra questi c’era anche una
vedova con due figli. Il figlio Niccolò fu preso di mira, un francese lo colpì alla
testa, la lama gli squarciò la bocca, guarì grazie alle cure materne ma per le
balbuzie causatagli dalle ferite alla bocca tutti lo conoscono come Tartaglia».
Con queste parole Fabio Toscano introduce il Lettore agli eventi che segnarono
in modo indelebile la vita di Niccolò Tartaglia.
Nell’Italia del 500 ci sono due nomi che primeggiano su quelli degli altri
matematici loro contemporanei: sono i nomi di Niccolò Tartaglia e Gerolamo
Cardano e il libro è il racconto del loro confronto , anzi scontro, che li ha
accompagnati per gran parte della loro vita.
Nel Cinquecento erano famose in Italia le disfide tra matematici: veri e
propri duelli scientifici il cui sviluppo riproduceva i canoni dei tornei
cavallereschi. La sorte e la fama scientifica dei matematici contendenti
dipendeva esclusivamente dalla vittoria o dalla sconfitta.
Ognuno dei contendenti proponeva all’avversario un numero stabilito,
generalmente 30, di quesiti differenti e di particolare difficoltà. Ogni ‘cartello’,
così veniva chiamato l’elenco dei quesiti, era depositato presso un notaio o una
persona influente, stampato e distribuito a chi veniva sfidato. Colui a cui veniva
inviato il cartello doveva risolvere i problemi in un tempo preventivamente
stabilito, proponendo a sua volta all’avversario nuovi quesiti. Alcuni giudici,
scelti di comune accordo, dichiaravano vincitore chi riusciva a risolvere il
maggior numero di problemi. La consuetudine voleva poi che ogni duello
dall’esito contrastato culminasse in un pubblico dibattito, nel corso del quale i
contendenti erano tenuti a discutere dei problemi scambiati e delle relative
soluzioni alla presenza dei giudici e di una platea di spettatori. Spesso tali
disfide diventavano incandescenti. Queste dispute furono molto importanti per
la diffusione degli argomenti scientifici e contribuirono a dare un’immagine viva
della matematica nel Rinascimento.
Non sfoderarono le spade, non si risparmiarono però gli insulti Niccolò
Tartaglia e Gerolamo Cardano che miravano a impadronirsi della fama
svelando passo passo i misteri risolti dall’avversario. Motivo della contesa era la
soluzione generale delle equazioni di terzo grado: la “formula segreta” di cui
parla il titolo di questo avvincente libro di Fabio Toscano. In questa opera
l’Autore riproduce il duello tra i due matematici, inserito in un nitido e suggestivo
affresco del mondo politico e culturale del 500. Vengono riprodotti, riportando le
citazioni dei testi originali dei protagonisti, questi scontri e le scoperte che sono
definite dall’Autore “originate non solo dal genio creativo e abilità tecnica, ma
altresì da dedizione, perseveranza, competizione, gelosia, ambizione, stima,
risentimento, impeto, sofferenza” e aggiungerei avidità di risolvere una formula,
il che dimostra la passione dei protagonisti per una disciplina che spesso è
considerata nemica.
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Quanto è raccontato in questo libro costituisce un complesso di vicende
sorprendenti, appassionanti e intriganti tali da richiamare la curiosità di tutti:
vicende ricche di situazioni dal sapore romanzesco, segreti, dispute
incandescenti, erudite e animate da personaggi affascinanti, geniali e bizzarri,
capaci di eccellere nella loro epoca sia per virtù di intelletto che per umane
debolezze. Con queste parole nell’introduzione, l’Autore ci fornisce un ottimo
motivo per leggere questo libro.
Il problema dello scontro non sembra a noi oggi così rilevante, ma
l’Autore con attenzione e sensibilità fa capire la rilevanza storica, culturale e
scientifica dell’intera questione. Va ricordato inoltre che da Archimede a
Tartaglia, cioè dal III sec. a. C. al XVI sec. d. C., intercorrono poco meno di due
millenni; questo è stato il tempo necessario per ottenere un risultato nuovo nel
campo dell’ algebra. Infatti fino al 1500 d. C. i matematici non andavano oltre
alla soluzione di problemi risolvibili attraverso equazioni di secondo grado.
I curiosi potranno non solo trovare la formula segreta tradotta nella
notazione attuale, ma scopriranno anche come la matematica di allora e il modo
di fare e di scrivere di matematica sia completamente diverso rispetto a quello
attuale. Non c’erano formule, le descrizioni erano espresse in forma di poesia
per la loro più facile memorizzazione; addirittura, era inconcepibile avere
un'equazione con il segno meno davanti a un termine. Rimane famosa la
descrizione-enunciazione fatta da Tartaglia di una espressione algebrica, che
noi oggi rappresentiamo con una semplice equazione di terzo grado, espressa
in forma poetica come segue:
Quando che’l cubo con le cose appresso
Se agguaglia a qualche numero discreto
Trovan dui altri differenti in esso.
x3+bx
=c
u-v=c
Da poi terrai questo per consueto
Che’l lor prodotto sempre sia eguale
Al terzo cubo delle cose neto.
u*v=
(b/3)3
El residuo poi suo generale
Delli lor lati cubi ben sottratti
Varrà la tua cosa principale.
u1/3-v1/3
=x”.
Fabio Toscano ci racconta tutte queste cose in modo chiaro, gradevole, di facile
lettura e molto documentato dal punto di vista storico ma senza annoiare il
Lettore.
Francesca Bonenti
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