The Mutants

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HEAD-LINER TONI MOLESTI FESTIVAL 2014 – XII EDIZIONE
Ven. 4 Luglio:
THE MUTANTS (Surf/Garage Rock – Helsinki, FINLANDIA)
I
MUTANTS
di
Helsinki
definiscono la loro proposta
artistica come una miscela di
'60 garage rock, surf, porno
funk e psichedelia maniacale.
La follia strumentale dei
mutanti
scandinavi
si
alimenta e si ispira alle
colonne sonore dei film di
Russ Meyer, Tarantino e Aki
Kaurismäki.
Impossibili
da
etichettare,
loro
si
definiscono
"afro-garagemambo musicians".
I Mutants nascono nel 1998
dall'intenzione
di
Weijjo
Abnormal di suonare in una band strumentale. Il suono della band
scandinava è stato variegato e di difficile catalogazione fin dal
principio. Tuttavia, dopo i primi concerti, il quartetto (Abnormal
- Organ\Guitar, El Toro - Guitar, Max de Sause- Drums e Bob
Riappola - Bass) sente la necessità di ampliare il proprio suono.
Per questo motivo alla formazione si aggiungono Jack Europa al
sassofono e Juan Emperor alle percussioni. La proposta musicale
della band finlandese ha cominciato ad assumere tratti più funk e
groovy, il repertorio è stato ampliato, ed il quintetto si cimenta
sempre più spesso in rivisitazioni di Parliament e Funkadelic.
Grazie al successo dei primi EP ("Le Mutants"/"Funky Fidel" 2002), , i mutants si guadagnano un buon seguito di fan e i
riflettori della critica musicale nazionale. Nell'estate del 2005
il gruppo finlandese fa capolino in numerosi festival estivi
europei e amplia ulterriormente il proprio pubblico. Decine di
concerti, ed il sostegno di diverse riviste musicali continentali
spingono la Spinefarm Records a mettere sotto contratto per tre
anni i Mutants, escono quindi:
"Voodoo Blues" (2005), "Death
Cult" (2006) e "Groove Grave" (2007). Accanto ai contenuti
musicali,
questi
full
lenght
possono
vantare
un
art-work
d'eccezione ad opera del tikiartist Dr. Jorge Alderete.
Dal 2004, la band è stata in tour in Europa sempre più spesso: in
Germania, Svizzera, Italia, Svezia, Russia, Belgio ed Estonia, per
non dimenticare i tour del Roskilde in Danimarca nel 2003 e in
Argentina nel 2006.
Nel 2011 Il gruppo scandinavo pubblica “Boogie De La Muerte”, a
cui segue nel 2013 “Mutacalypso now!!”. Le meravigliose risposte
di pubblico e critica a queste ultime due fatiche, hanno convinto
i Mutants ad intraprendere un nuovo tour europeo nell'estate 2014.
KAYAMAMA REGGAE EVOLUTION (Reggae/Roots – Varese)
Il progetto KAYAMAMA REGGAE
EVOLUTION nasce nel novembre
del
2007.
Nel
corso
del
tempo
la
formazione
subisce
alcuni
cambiamenti, fino a divenire
stabile
nel
2012.
Nell’ottobre del 2013, forti
del percorso compiuto, esce
l’album “On the Way”, primo
lavoro
discografico
della
band; esso contiene undici
brani inediti cantati in
lingua inglese e wolof, più
una dub version.
Il tour promozionale ha buon seguito; centinaia i chilometri
percorsi, decine i live, migliaia gli spettatori coinvolti.
Nel 2014 l’iscrizione all’European Reggae Contest porta i Kayamama
Reggae Evolution al secondo posto per le band classificate in
Italia.
I risultati ottenuti sono lo stimolo che porta il gruppo ad essere
sempre impegnato e produttivo; infatti, oltre alla promozione di
“On the Way” attraverso i numerosi live in programma su tutto il
territorio nazionale, è già in corso la produzione del secondo
album.
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Sab. 5 Luglio:
THERE WILL BE BLOOD (Garage Blues – Varese)
I THERE WILL BE BLOOD nascono nel
2009. Riccardo Giacomin e Davide
Paccioretti sono due bassisti,
che condividono la passione per
la musica blues del Mississippi e
per le atmosfere polverose e
aride del West America. I due
decidono di creare una band e di
abbandonare le quattro corde in
favore
delle
chitarre.
Da
subito
si
presenta
la
necessità di una batteria, che
sia potente e asciutta, secca e violenta, capace di sostenere i
riff
delle
due
chitarre.
Mattia Castiglioni suona a studia batteria sin dal liceo e ha già
condiviso il palco con Riccardo. L'idea di un gruppo con 2
chitarre e una batteria incuriosisce subito Mattia e dopo un paio
di
prove
la
band
è
formata.
Il gruppo lavora assieme allo sviluppo dei testi che diventano
storie sempre più complesse, oscillando fra il noir ed il western,
attingendo a piene mani dall'horror e dall'iconografia del cinema
di
genere.
Per dare un nome alla neonata formazione i tre prendono in
prestito il titolo del film di Paul Thomas Anderson con Daniel
Day-Lewis, in virtù delle atmosfere crude, ma evocative, della
pellicola.
Si delinea già l'idea di un concept album che racconti il cammino
di uno sfortunato protagonista alla ricerca della propria
redenzione. There Will Be Blood diventa frase simbolo della
maledizione del personaggio, ovunque vada le sciagure lo seguono e
il
sangue
scorrerà.
Come le prime pagine di un romanzo ad anticipare l'arrivo del
primo album, nel maggio del 2010, i ragazzi producono l'EP
"Prologue".
Il gruppo comincia a muovere i primi passi sui palcoscenici e
comincia ad intrecciare una piccola, ma fitta, rete di contatti
con gli appassionati di blues, arrivando così ad esibirsi in
alcuni dei più importanti festival blues del nord Italia. Con i
proventi raccolti nei concerti il trio autoproduce nel giugno 2011
il concept album "Wherever You Go" che, con il nome della band
"There Will Be Blood", compone la maledizione del protagonista del
concept. Wherever you go, there will be blood: ovunque andrai
scorrerà del sangue.
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THE BONE MACHINE (Rockabilly – Latina)
Il
progetto
THE
BONE
MACHINE
nasce
nell'area
pontina, nelle vicinanze
di Aprilia nell'anno 1999.
La band assume fin dal
principio
la
classica
formazione
a
tre:
Jack
Cortese
(voce/chitarra),
Big
Daddy
Rot
(contrabbasso/voce),
e
Black Macigno (batteria).
L'obiettivo del progetto è
di
fondere
le
sonorità
malate
di
Cramps,
Dick
Dale e Tom Waits ai testi
in italiano ispirati alla
narrativa horror pulp e all'hard boiled feroce di James Ellroy. I
primi lavori dei Bone Machine vedono la luce tra il 1999 ed il 2003,
in questo periodo i tre musicisti travestiti da luchadores registrano
numerosi demo e collaborano a diversi split con gruppi di tutta
Italia. La loro miscela di rockabilly, surf, punk e blues acido
convince fin da subito e l'album “La perversione del Rock'n'Roll”
viene ottimamente recensito dalle principali riviste del settore. I
Bone Machine intraprendono un'intensa attività live che permetterà ai
tre di allontanarsi dagli stilemi di genere ed allargare i propri
orizzonti artistici. Nel 2006 escono per Billy’s Bones Records con lo
split CD condiviso con i fiorentini Mutzhi Mambo: “Storie Nere”, una
vero e proprio must in cui si sono ridefiniti i canoni del
rock’n’roll in lingua italica. L’accoglienza della critica è
straordinaria, addirittura su Rocksound questo disco viene definito
come un “must to have”. Nel 2007 danno alle stampe “La vita finisce,
la strada no”: 12 canzoni in cui le sonorità ed il songwriting del
trio laziale strizzano l'occhio contemporaneamente allo swing di Fred
Buscaglione ed allo psychobilly '80. La banda, spinta dalla batteria
di Black Macigno, dimostra buon gusto musicale facendo il verso con
vitalità a certi giri classici del genere: inoltre i testi in
italiano colorano di arruffata urgenza l'intero lavoro, tappando la
bocca a chi dice che la nostra madrelingua non è adatta per il
"inserite voi il genere musicale non degno". All'appello non mancano
pianoforti
battenti,
assoli
di
chitarra
viscerali,
cover
etimologicamente maledette (tra cui "Big River" di Johnny Cash) ed un
notevole strumentale conclusivo, ovvero "La Vita Finisce, La Strada
No", con percussioni e riverbero che si abbracciano creando un
convincente pathos notturno. La crescita artistica della band
raggiunge il suo apice in “Giù nel mio inferno”, uscito nel luglio
2013 per Billy's Bone Records. In questo lavoro sono condensati ed
affinati tutti gli ingredienti che hanno reso celibri i Bone Machine
nel panorama avant-rockabilly nazionale: c’è il blues malato di
“Ragazzo mio”, ovvio rimando/tributo all’omonima canzone di Tenco, ci
sono gli stomp in “Surf nella palude morta”, gli standard rockabilly
in “Ho il diavolo in corpo”, “Libero e selvaggio”, il remake del
classico “Abbiam portato birra alla tua festa”, e poi ancora
armoniche, piano, mandolini, dobro, scacciapensieri addizionali
provveduti di volta in volta dagli amici di scena nazionale The
Baron, Andrea Caovini, Edoardo Grassi e dallo stesso Jack Cortese.
-------------------------------------------------------------------------------------Domenica 6 Luglio:
FLAVIO SCUTTI (Video/Music Art – Milano)
Flavio Scutti è un musicista
e videoartista digitale. Ha
iniziato ad interessarsi alla
computer
graphics
da
adolescente,
quando
ha
comprato un Commodore Amiga.
Dal
1995
sta
conducendo
ricerche
sui
nuovi
e
sperimentali
linguaggi
audiovisivi,
attraverso
lo
studio
dei
sistemi
elettronici.
Nel 2002 le sue opere sono
state in mostra al MACRO,
Museo d'Arte Contemporanea di Roma. Nel 2004 si
Scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Roma.
diploma
in
Tra il 2002-2004 Flavio ha partecipato a "Pink, Red, Black sweater
Project", con il quale ha pubblicato due opere, una audio, "Four
Tone", e un video, "Elementare Drive".
Nel 2006 un brano di sua produzione è stato incluso nella
compilation di musica chiptune chiamata "BIT Beat". Appassionati
del mondo delle arti 8bit, Flavio Scutti è membro del MicRoma e
collabora con altri collettivi internazionali.
Nel 2007 ha realizzato i suoni per la mammam prestazioni visive al
Palazzo delle Esposizioni.
Ha fondato la band synth pop Le Rose.
Postosegreto è l'agenzia di produzione a cui ha dato vita nel 2011
insieme ad Andrea Noce, l'altra metà di Le Rose.
Nel 2012 era presente in una video installazione collettiva curata
da Dumb Eyes Creative Director, Christian Petersen presso il
Lawrence Loft a Seattle.
Nel mese di giugno eseguito "neutrini" un lavoro sonoro incentrato
sulle particelle subnucleari alla galleria The Format di Milano
Nel 2013 inizia a lavorare al progetto Cupcake / Spamm a cura di
Ellectra Radikal e Michael Borras.
Nel mese di febbraio partecipa a “Cupcake in NYC” da 168
all'angolo di Bowery & Kenmare New York su invito di Mark Brown.
Nel mese di aprile
Revelation Group.
ha
curato
una
mostra
d'arte
a
Internet
Nel mese di maggio era presente alla Kein Thema 23 No.3 (Festival
Internazionale di Arte Digitale) a cura di Silke Zil Kuhar e Zoy
Winterstein a Zentrifuge presso l'AEG, a Norimberga.
Nel mese di giugno era presente a !!!Accumaltor!!! a cura di Erica
Lapadat-Janzen alla Galleria 1965 a Vancouver.
Nel mese di luglio era presente a “Create and Repeat”: omaggio a
Andy Warhol curata da Christian J Petersen.
Dal novembre 2013 al febbraio 2014 ha partecipato alla The Wrong New Digital Art Biennale in the pavilion.
Nel gennaio 2014 partecipa a Dashboard - The Wrong Curators Show
presso l'artspace Kalpany di Milano
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WOLFANGO (Indie Rock/Post Punk – Milano)
Quando nel lontano 1997, Lindo Ferretti salutò i WOLFANGO come i
nuovi CCCP (così simili e così lontani), intorno al gruppo
milanese crebbe una certa curiosità. Si parlava di un gruppo
anomalo, assurdo e irriverente: “si dimenticano anche i testi
durante le serate” si diceva. Poi uscì il disco e tutto fu chiaro.
Anzi niente! I Wolfango sono stati quanto di più lontano vi fosse
dall’immagine di una band musicale. I Wolfango erano composti da
tre membri che proponevano una musica che per essenzialità e
ruvidità si può abbinare al punk; due voci continuamente fuori
tempo (di cui quella di Sofia quasi sempre stonata) e una mezza
batteria a scandire le
evoluzioni
sonore
prodotte
dal
basso
distorto
di
Marco
Menardi . Una grande
scommessa per l’allora
C.P.I.
che
produsse
questo disco e che
resta quanto di più
assurdo, originale e
alternativo la musica
rock
italiana
abbia
mai
prodotto.
I
Wolfango vivono in un
mondo
loro
e
poco
frega se questo mondo
diviene accessibile per pochissimi: preoccuparsi per essersi persi
il cartone animato preferito (“Batman e Robin”), comporre brani i
cui testi producono scenari surreali ma così terribilmente
realistici (“Alligatori”), usare parole così simili tra loro,
metterle in riga e scoprire alla fine che producono solo
confusione senza senso (“Ozio”). Caratteristica fondamentale dei
“Wolfango” è l’enorme forza provocatoria e ironica di alcuni suoi
testi (“Verità”: qual è la verità, la mamma non lo sa, profumo di
lillà”) sposata con momenti in cui il trio tira giù delle prove
più serie come l’iniziale “Non importa” e la pinkfloydiana “T.P.”
(almeno nel giro di basso che fa da apertura). Wolfango è una
creatura dolcemente persa nei suoi sogni, onirica nelle sue
fantasie …così brutale da risultare avvenente, così sarcastica e
sicura di sé da fare innervosire. Quando quel “Wolfango” fu
ascoltato, in molti ne furono scioccati, molti altri ne furono
indignati e pochissimi si innamorarono perdutamente di quella
band. In seguito il gruppo milanese realizzò un secondo lavoro
(“Stagnola”) prodotto da Giorgio Canali che cercò di attutirne la
brutalità … solo che ormai era persa quella forza d’urto,
quell’imprevedibilità che fa del precedente “Wolfango” uno degli
episodi musicali più singolari della musica italiana. Un disco da
coccolare gelosamente, un gioiellino di sicuro valore
Nel 2010 i Wolfango hanno realizzato in casa loro con telecamera
super 8 un videoclip: “La nuova scena indipendente mi deprime” Il
video è stato convertito in digitale e successivamente reso
disponibile online su Xl di Repubblica. La “scenografia” del video
è opera di Marco Menardi, voce, chitarra, grancassa dei Wolfango
che compare sulla destra nelle vesti di orsetto musicista. Al suo
fianco Sofia Maglione, voce, trasformata da Marco in fatina
turchina. Il singolo La nuova scena indipendente mi deprime si
trova in uno dei cd della trilogia senza nome realizzata dai
Wolfango
negli
ultimi
due
anni.
Si
tratta
di
3
EP
con packaging fatto a mano che loro stessi distribuiscono dopo i
concerti.
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