Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese

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Suoli e paesaggi
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di Como, Lecco
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Suoli e paesaggi
delle province
di Como, Lecco e Varese
Responsabilità e coordinamento del progetto:
Stefano Brenna
Realizzazione a cura di:
Dante Fasolini, Vanna Maria Sale
Contributi specifici:
Geologia e geomorfologia: Francesco Malucelli
Clima: Lorena Verdelli (testi), Valerio Marchetti (immagini)
CD Rom, elaborazione dati: Marco Pastori, Luca Percich, Alberto Rocca, Silvia
Solaro
Schede suoli: Silvia Solaro
Armonizzazione pedologica:
Agristudio srl, Rea scarl, Timesis srl, Soil Network Italia soc. consortile arl
Analisi di laboratorio:
ERSAF, Ceres Varese, MAC Minoprio
Progetto grafico:
ES Studio S.r.l. – Milano
Illustrazione di copertina:
Immagini ERSAF
Fonti fotografiche:
ERSAF
Prima edizione:
Milano, febbraio 2004
Stampa:
Arti grafiche G. Vertemati Srl
Via Bergamo 2
20059 Vimercate (MI)
Copyright
C
2004 ERSAF
ERSAF
Ente Regionale per i
Servizi all’Agricoltura e alle Foreste
Via Copernico, 38
20125 Milano
www.ersaf.lombardia.it
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La pianura della Lombardia è prima e più di tutto un territorio agricolo: e questo nonostante ospiti, contemporaneamente, gran parte dei 9 milioni di cittadini lombardi, degli
insediamenti produttivi e delle infrastrutture logistiche della regione.
Conoscere i suoli e conoscerli bene è dunque indispensabile, soprattutto qui da noi: per
preservare – come ci raccomanda l’Unione Europea – i terreni di grande valore agricolo
per la produzione alimentare a lungo termine, per valorizzare la tipicità e la qualità delle
nostre produzioni ed anche per salvaguardare l’ambiente e assolvere a quelle funzioni
di riqualificazione del paesaggio, attenuazione dell’impatto esercitato dalle attività
antropiche e mitigazione degli effetti del cambiamento del clima, che oggi al territorio
rurale sono richieste per assicurare uno sviluppo sostenibile.
ERSAF continua oggi – e porta ad un nuovo importante momento e strumento di diffusione - uno sforzo intrapreso ormai quasi 20 anni fa in Lombardia, per conoscere e far
conoscere i suoli della nostra regione, le loro caratteristiche, i loro comportamenti, le
loro attitudini - direi quasi - i loro segreti: i Quaderni di questa collana sono la testimonianza di questo impegno.
Francesco Mapelli
Presidente ERSAF
La conoscenza dell'ambiente e del territorio è un presupposto di base su cui fondare le
politiche e le scelte di governo del territorio: in questo senso la Direzione Generale
Territorio e Urbanistica è attivamente impegnata per sviluppare progetti di studio e
ricerca territoriale, i cui risultati sono di fondamentale importanza per attuare efficacemente le proprie funzioni di programmazione e per fornire agli enti territoriali strumenti
efficaci per il controllo e la gestione del territorio.
Tutti i dati, raccolti ed elaborati in modo coordinato ed integrato tra diversi soggetti preposti al governo del territorio, vanno a strutturare quell’architettura composita ed articolata rappresentata dal Sistema Informativo Territoriale, nel quale i contenuti informativi
relativi alle caratteristiche dei suoli ed alle unità morfologiche di paesaggio rappresentano uno dei numerosi ma fondamentali tasselli.
Nel sottolineare l’importanza della diffusione, dell’integrazione e della condivisione
delle conoscenze territoriali il Sistema Informativo Territoriale propone quest’opera realizzata in modo congiunto alla Direzione Generale Agricoltura ed all’ERSAF per rendere fruibili le informazioni ad un pubblico vasto, che potrà valorizzare i dati conoscitivi
attraverso i propri utilizzi a fini applicativi.
Alessandro Moneta
Assessore al Territorio e Urbanistica
Tre sono gli indispensabili elementi necessari alle pratiche agricole: la luce del sole, il
terreno, l’acqua. Al contrario della prima, le ultime due sono risorse esauribili, sempre
più scarse, per le quali l’agricoltura è in serrata competizione con tanti altri utilizzi ed
impieghi. Peraltro, l’agricoltura è l’unica forma di utilizzo del suolo capace di preservarne la consistenza e le caratteristiche anche per il futuro, al contrario di ciò che avviene
quando il terreno viene cementato, asfaltato, scavato.
Per queste ragioni, l’agricoltura è il settore produttivo più interessato alla tutela e gestione sostenibile delle caratteristiche qualitative e quantitative del terreno.
Questo quaderno è un contributo importante, utile e prezioso, che incrementa le conoscenze tecnico scientifiche sui terreni della Lombardia.
Viviana Beccalossi
Vicepresidente della Giunta Regionale
Lombarda
Assessore all’Agricoltura
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Indice
Introduzione
3
Inquadramento geografico
5
Caratteri fisici del territorio
7
Clima
Geologia
Geomorfologia
Idrogeologia
Uso del Suolo
I pedopaesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
17
La classificazione del pedopaesaggio
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi lombardi
Piano montano
Piano basale
Fondivalle montani
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi antichi e intermedi rilevati
sulla pianura
Depositi morenici recenti
Depositi morenici e terrazzi antichi
Depositi morenici e terrazzi intermedi
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
Pedopaesaggio delle valli fluviali dei corsi d’acqua olocenici
Superfici terrazzate, sospese sui corsi d’acqua attuali
Piane alluvionali inondabili attuali o recenti
I suoli delle province di Como, Lecco e Varese
29
Funzione produttiva
Funzione protettiva
Funzione naturalistica
Schede dei suoli
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi lombardi
Scheda 1 Suoli Brinzio franco sabbiosi (BNI1)
Scheda 2 Suoli Ronchi franchi (RCH1)
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi antichi e intermedi rilevati
sulla pianura
Scheda 3 Suoli Lomnago franco sabbiosi (LMN1)
Scheda 4 Suoli Uccelliera franco sabbiosi (UCC1)
Scheda 5 Suoli Carolina franchi (CRL1)
Scheda 6 Suoli Pradello franco limosi (PDN1)
Scheda 7 Suoli Someiara franco limosi (SOM1)
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Scheda 8 Suoli Firat franco sabbiosi (FIR1)
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Scheda 9 Suoli Mulino del Miglio franchi (MMI1)
Scheda 10 Suoli Turbigo franco sabbiosi (IGO1)
Glossario
52
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Introduzione
Suolo, risorsa fondamentale
Questo volume fa parte di una serie di quaderni provinciali, che
descrivono suoli e paesaggi della pianura e collina lombarda.
Tali pubblicazioni sono rivolte a chiunque voglia conoscere
meglio questa importantissima risorsa della nostra regione, a
cominciare dai tecnici delle istituzioni e delle professioni e dagli
studenti.
Il suolo è per l’uomo una risorsa importante. Dalle sue caratteristiche dipende
ed è dipesa nel corso della storia la possibilità per l’umanità di alimentarsi; la sua
capacità di trattenere, filtrare e favorire la biodegradazione delle sostanze tossiche e inquinanti condiziona in modo rilevante la possibilità di avere acque pulite
e un ambiente sano.
Il suolo è anche un elemento fondamentale degli ecosistemi terrestri, conserva testimonianze della storia della terra e una parte consistente della biodiversità del pianeta, è uno dei più grandi “serbatoi” di carbonio esistenti in natura; svolge così funzioni determinanti negli equilibri ambientali, nella regolazione
dei flussi idrologici e nella modulazione del clima, assumendo un valore che è
non solo economico e ambientale, ma anche culturale.
Tuttavia, una piena coscienza dei “valori” di cui i suoli sono portatori non è
ancora abbastanza diffusa; non c’è in genere ancora piena consapevolezza del
fatto che esistono tanti diversi tipi di suolo, ognuno con proprietà, comportamenti, attitudini proprie, e che anche entro distanze modeste, come possono
essere quelle della pianura lombarda, possiamo incontrare suoli del tutto differenti l’uno dall’altro.
Il suolo non è esclusivamente una superficie, o uno spessore, e non è nemmeno
riconducibile a una semplice somma di proprietà chimiche o fisiche, ma piuttosto un vero e proprio corpo naturale vivente, risultato di lunghi e complessi
processi evolutivi, durati spesso migliaia e migliaia di anni.
Tali processi portano a una condizione di equilibrio dinamico, perché soggetto
all’interazione e all’influenza dell’ambiente e, nelle aree abitate, dell’uomo.
La cartografia è il primo e più immediato strumento figurativo di conoscenza
della risorsa suolo. Essa è infatti in grado di dirci quali suoli ci sono in una certa
area, e quindi quali proprietà, comportamenti funzionali ed attitudini essi
hanno, ma anche dove tali suoli sono localizzati e come sono distribuiti nello
spazio geografico. La cartografia dei suoli è diventata pertanto uno strumento indispensabile per programmare in modo consapevole e “sostenibile” l’uso
della risorsa suolo, preservandola da un consumo eccessivo e sconsiderato e
assicurando forme di gestione che non ne degradino la funzionalità.
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4
Introduzione
La produzione sistematica di conoscenze sui suoli ha avuto inizio in Lombardia
intorno alla metà degli anni ’80 con il Progetto Carta Pedologica, a scala di
semidettaglio, del territorio regionale di pianura e prima collina, realizzato
dall’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia - ERSAL.
Le carte dei suoli allestite in quel progetto sono state pubblicate in 37 volumi,
appartenenti a un’apposita collana (SSR), ciascuno relativo a una delle aree nelle
quali nel corso di una quindicina di anni si è svolto il programma di rilevamento e
cartografia.
La Regione Lombardia e l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste
- ERSAF, che nel frattempo ha ereditato l’attività e le competenze in campo
pedologico dell’ERSAL, presentano le carte dei suoli in una nuova veste editoriale dedicata ai suoli ed ai paesaggi della pianura e della collina lombarda (14.000
km2 circa in tutto, che interessano il territorio di 10 province, ossia tutte quelle
lombarde esclusa Sondrio). Le cartografie e le conoscenze sono state aggiornate, ulteriormente approfondite e perfezionate rispetto al passato, sia per
contenuto informativo sia per coerenza e congruenza con gli altri tematismi del
Sistema Informativo Territoriale (SIT) regionale.
La serie è formata da 8 volumi, uno per provincia tranne che per le tre province
di Varese, Como e Lecco, presentate in un’unica monografia.
Ogni volume è formato da un fascicolo stampato e da un cd-rom. Il fascicolo,
con uno stile sintetico e semplice, per quanto possibile in un testo tecnico-scientifico, inquadra i suoli nel paesaggio e nell’ambiente in cui si sono formati e sono
ora collocati, evidenziando aspetti gestionali e problemi applicativi attraverso
una serie di “casi tipo”.
Nel cd-rom, mediante un navigatore cartografico, si possono consultare le carte
pedologiche integrali (formato immagine) e quelle rappresentative del comportamento funzionale e di alcune attitudini applicative dei suoli.
Queste carte, realizzate a scala di semidettaglio, forniscono un quadro
conoscitivo adeguato ad affrontare problematiche di uso e gestione dei suoli a
scala comunale e comprensoriale, e rappresentano un riferimento fondamentale
per gli approfondimenti che possono essere necessari quando invece si opera a
scala più dettagliata (es. a livello di azienda agricola).
Le conoscenze contenute nei volumi sono rivolte a molteplici destinatari: ai tecnici, innanzi tutto, in particolare a quelli che nelle istituzioni pubbliche o nella
professione si occupano di agricoltura, di ambiente e di pianificazione urbanistica, ma anche agli studenti e a tutti coloro che siano interessati o anche solo
curiosi di saperne di più sui suoli della nostra regione.
In questo volume raccontiamo i suoli ed i paesaggi delle province di Como,
Lecco e Varese, descritte congiuntamente poiché accomunate dalla conformazione territoriale (una parte consistente delle tre province è territorio montano) e
dalla peculiare posizione geografica che raggruppa gli apparati dei principali
laghi lombardi del settore occidentale della regione: Verbano e Lario, oltre ai
laghi minori (laghi di Varese, Pusiano e Annone per citare solo i principali). La
descrizione riguarda le rispettive porzioni delle tre province che, avendo una
conformazione del territorio di pianura o collina, sono comprese nel progetto
Carta Pedologica.
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Inquadramento geografico
Inquadramento territoriale dell’area
indagata (parte prov. Como, Lecco e Varese)
Le province di Varese, Como e Lecco occupano il settore nord occidentale della
regione Lombardia. L'area oggetto del presente studio è localizzata nella porzione
meridionale del territorio delle tre province.
La fisiografia del territorio è particolarmente complessa per la presenza, nella parte
nord, dei grandi laghi lombardi (Lago Maggiore, Lago di Como e Lecco) e di quelli
minori (laghi di Varese, Pusiano e Annone per citare solo i principali), di zone collinari e prealpine a rilievo pronunciato e di zone pianeggianti o subpianeggianti nella
parte più meridionale.
L’area è segnata dalle valli dei fiumi Ticino e Adda, che ne costituiscono rispettivamente i confini occidentale ed orientale e dalla presenza di altri corsi d’acqua minori
tra i quali il Lambro, l’Olona, il Seveso, il Molgora e l’Arno.
Degli oltre 135.300 ettari di superficie complessiva, ripartiti in 199 comuni, 43.180
sono costituiti dalle cosiddette “aree miste” (aree urbane, corpi d’acqua, cave,
discariche e altri tipi di utilizzo). I rimanenti 92.120 ettari (circa 68%) costituiscono
pertanto la superficie utile di suolo.
Si tratta di una zona ad alta densità di popolazione, soprattutto nella parte centro
meridionale, con presenza di antica e intensa industrializzazione. Il settore agricolo
non ha una rilevanza particolarmente significativa dal punto di vista produttivo, se si
escludono le produzioni vivaistiche, ma assume una veste di maggiore importanza
se si considera l’aspetto di salvaguardia del territorio o di valorizzazione di un turismo interessato agli aspetti culturali del territorio agrario
Le vie di comunicazione principali, stradali e ferroviarie, sono orientate secondo un
asse nord-sud che congiungendo Milano con la Svizzera e con i principali laghi della
lombardia nord occidentale, attraversa il territorio delle tre province descritte.
Nei pressi di Gallarate si trova l’aeroporto internazionale di Malpensa, cui fa capo
una fitta rete di infrastrutture viarie (su gomma e su rotaia) che lo collegano ai principali centri urbani ed alla rete autostradale.
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Caratteri fisici del territorio
Clima
1
Dati forniti dall’Ufficio Idrografico e
Mareografico di Parma, Bacino del Po.
1
L’analisi dei dati di temperatura e piovosità riferiti al territorio complessivo delle tre
province, evidenzia un elemento di variabilità legato alla topografia con un gradiente termico decrescente in direzione nord. Il clima nel territorio di pianura è caratterizzato da inverni freddi, con temperatura media 2,4°C, ed estati calde e afose con
temperatura media 20,7°C. Il mese più freddo è gennaio con temperatura media
1,6°C, quello più caldo luglio, con temperatura media 21,9°C.
1
1Temperatura media annua delle province
di Varese, Como e Lecco (pianura e
montagna)
2Precipitazioni medie annue - pioggia e neve
fusa - periodo 1951-86
2
Quanto alle precipitazioni medie annue - pioggia e neve fusa - si può osservare dall’analisi dei dati una maggiore piovosità nella parte settentrionale delle province,
con un incremento da 1300 mm nell’alta pianura a 1700-1800 nella zona montana.
Geologia
L’area delle province di Varese, Como e Lecco che viene descritta in questo quaderno (pianura e prealpi meridionali) presenta un'elevata variabilità morfologica e litologica. Tale variabilità è in parte ereditata dagli eventi geologici pre-quaternari connessi all’orogenesi alpina, ma soprattutto si deve a quelli recenti, verificatisi durante
il Pleistocene con le ripetute glaciazioni e deglaciazioni di cui si dirà più avanti.
Le rocce pre-quaternarie, situate nella fascia prealpina dell'area rilevata, sono quasi
tutte di natura sedimentaria e costituite principalmente da calcari, dolomie e conglomerati, appartenenti a varie formazioni di età compresa tra il Triassico e il
Miocene (250-5 milioni di anni - in seguito abbreviati in MA), con piccoli lembi
discontinui di rocce attribuite al Permiano (290-250 MA) e costituite perlopiù da
arenarie e conglomerati con intercalzioni di porfidi. A questo originario substrato,
affiorante in sporadiche ed isolate culminazioni rocciose, si alterna e si sovrappone
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
NORTHEN
EUROPE
THE
NETHERLANDS
BRITISH
ISLES
EUROPEAN
RUSSIA
NORTHEN
ALPS
NORTH
AMERICA
COLD
TEMPERATURE
MARINE OXIGEN
SOTOPE STRAGES
1
Holocene
Holocene
Flandrian
Holocene
Holocene
Holocene
T
2-4d
Weichselian
Weichselian
Devensian
Devensian
Würm
Wisconsinan
C
5e
Eemian
Eemian
Ipswchian
Mikulino
Warthe
Riss-Wûrm
Penultimate Glacial
Late Riss ?
Sangamon
6
7
Saale/Drenthe
8
Drenthe
0.01
0.13
0.19
0.25
0.30
0.34
9
10
0.35
11
0.43
0.56
0.63
0.69
“Wolstonian”
Elster 1/2
14
Elster 1
15
Cromerian IV
16
Glacial C
17
Interglacial III
Glacial C
Interglacial III
(Rosmalen)
18
Glacial B
Glacial B
19
Interglacial II
Interglacial II
(Westerhoven)
20
Helme (Glacial A)
21
Astern Interglacial I
Glacial A
Interglacial I
(Waardenburg)
0.78
Pronya
Anglian
Early
Cromerian
Bavelian
T
T
Periodo interglaciale, caldo umido,
formazione di suoli lisciviati e idromorfi
C
Pianura fluviale, deposito di sedimenti sabbiosi ed argillosi
Late Mindel ?
/ Donau
B
C
Early Mindel ?
/ Donau
C
C
D
C
E
C
F
C
G
C
T
T
T
Early Gunz ?
T
Leerdam
T
Linge
C
Bavel
T
T/C
Menapian
T
Waalian
C
H
T/C
I
C
T
Beestonian
Tiglian
1.65
C5-6
Pastonian
T
C-4c
Pre-Pastonian/
Baventian
C
CI-4b
Bramertonian/Antian
B
Thurnian
103
104
A
T
J
C
Ludhamian
T
Praetigian
Pre-Ludhamian
C
Pilocene
Pliocene
2.60
Lungo periodo glaciale, con alternanze di
periodi freddi e temperati (interstadiali)
C
T
Eburonian
Periodo interglaciale, caldo umido, formazione della plintite
C
T
Dorst
Post glaciale
Ultima glaciazione, deposito del Loess e successiva
formazione dell’orizzonte pedologico Fragipan
Pre-Illinoian A
Cromerian IV
(Noordbergum)
0.97
T
EVENTI
CLIMATICI GEOLOGICI E
PEDOLOGICI
NELLA PIANURA LOMBARDA
Pre-Riss ?
Oka
Elster
22
0.90
Illinoian
Antepenultimate glac.
Early Riss/Mindel?
Lichvin
13
0.72
Late
Romny
Hoxnian
Elster 1
0.79
Odintsovo
Dneipr
12
0.48
O.51
Domnitz
(Wacken)
Fuhne
(Mehleck)
Holsteinian
(Muldsberg)
Moscow
Dneipr Glaciation
0.08
Holsteinian
Interglacial
Quadro sintetico delle oscillazioni
climatiche quaternarie in riferimento
all’areale padano, (da J.J. Lowe and
M.J.C. Walken 1997 modificata).
TIMESCALO
MA. BP
un considerevole volume di sedimenti glaciali (morene) e sedimenti di origine
fluvioglaciale, deposti durante le numerose fasi di avanzata e ritiro dei ghiacciai.
Tali depositi sono stati a loro volta parzialmente ricoperti da sedimenti di origine
eolica (loess), mentre negli ultimi millenni è stata consistente la deposizione di
sedimenti fluviali lungo i principali corsi d’acqua, parallelamente all'impaludamento di estesi tratti di aree retromoreniche.
La pianura ha avuto origine dalle complesse vicende intervenute durante l’era quaternaria; la sua genesi si deve, infatti, prima alla dinamica glaciale e fluvioglaciale durante il Pleistocene (circa 1,7-0,01 MA), poi a quella fluviale durante l’Olocene
(a partire da 0,01 MA).
È talvolta difficile, con gli strumenti a disposizione, la distinzione fra affioramenti
rocciosi pre-quaternari e depositi morenici, sia a causa della disposizione degli strati
rocciosi, talvolta assimilabile a quella di archi morenici, sia a causa dello spessore esiguo che assumono le morene contigue a tali rocce.
Gli archi morenici, ed in particolare quelli più antichi, sono stati inoltre interessati da
ripetuti cicli erosivi che ne hanno demolito e frammentato l'originale continuità,
rendendone spesso problematica la ricostruzione. Di più semplice identificazione
sono le ampie superfici terrazzate di origine fluvioglaciale distribuite principalmente
nella parte meridionale dell’area.
Lungo i fondivalle percorsi dai maggiori corsi d'acqua della regione, sono presenti
sedimenti di età olocenica; tipicamente si tratta di sedimenti grossolani, ghiaioso-
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Caratteri fisici del territorio
ciottolosi con matrice sabbiosa decarbonatata con scarse tracce di alterazione
(Ticino, Arno, Olona, Lura, Seveso) secondariamente, si trovano sedimenti a componente principale limoso-sabbiosa e matrice frequentemente arricchita in carbonati
(Lambro, Mòlgora, Adda).
Relativamente alla datazione cronologica delle superfici, le attuali conoscenze, ottenute attraverso lo studio dei rapporti isotopici del carbonio in carote di sedimenti
oceanici, indicano che sono molti gli episodi glaciali che hanno interessato il pianeta dal Pliocene superiore ai giorni nostri: molti più dei 4 generalmente riconosciuti
nei sedimenti continentali della zona circostante le alpi (Würm, Riss, Mindel e Gunz).
Mentre è consolidata l’attribuzione “glaciale Würm” per designare il periodo con
clima freddo e umido che ha caratterizzato le vicende alpine nell’intervallo tra
0,10/0,08 e 0,01 MA, e al cui termine si colloca l’inizio dell’Olocene, è più incerta
quella di “glaciale Riss” per l’intervallo compreso tra 0,34/0,30 e 0,13 MA, durante
il quale si sono alternati più volte episodi a clima freddo e caldo; precedente e con
datazioni meno precise, è la cronologia degli episodi glaciali anteriori (Mindel e
Gunz).
In questo volume viene utilizzata la nomenclatura tradizionale, così come riportata
nella Carta Geologica della Lombardia in scala 1:250.000 (Servizio Geologico
Nazionale, regione Lombardia e altri, 1990), avvalendosi, per l’attribuzione dell’età
delle superfici, di criteri basati sull’alterazione dei suoli e sulla posizione fisiografica
delle superfici più antiche.
Geomorfologia
Ambiti geomorfologici, progetto basi
informative ambientali di pianura Regione
Lombardia.
Il territorio provinciale studiato, dal punto di vista geomorfologico, può essere suddiviso
in quattro grandi ambiti: il margine collinare prealpino ed i cordoni morenici, i terrazzi pleistocenici antichi ed intermedi, il livello fondamentale della pianura e le valli fluviali.
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
1) Prealpi e Anfiteatri morenici
Le rocce pre-quaternarie, affioranti a tratti nelle porzioni più settentrionali delle province di Como, Lecco e Varese, danno origine a morfologie di tipo prealpino, costituite da colline e montagne con versanti ripidi ed elevata energia di rilievo. Fra tutti
spicca il rilievo montuoso di Campo dei Fiori (1226 m s.l.m.), situato a nord di
Varese e sede dell’omonimo parco regionale, un massiccio carbonatico con morfologia dolce nel versante meridionale, nel quale sono visibili fenomeni erosivi anche
di natura carsica, aspra e accidentata in quello settentrionale.
I depositi morenici interessano la maggior parte dell'area e si frappongono idealmente fra le emergenze di rocce pre-quaternarie, poste più a settentrione, e le
ampie estensioni terrazzate dei depositi fluvio-glaciali a meridione.
Nell'area sono riconoscibili numerose cerchie moreniche, appartenenti agli apparati del Lago Maggiore (Verbano), del lago di Lugano (Ceresio), e del Lago di ComoLecco (Lario), ed attribuiti secondo la nomenclatura “tradizionale” a stadi glaciali
Mindel, Riss e Würm. Il più imponente fra questi è l’apparato würmiano del
Verbano, parte del quale si trova in provincia di Verbania; secondo per estensione
l’apparato coevo del Lario. Gli apparati precedenti sono disposti a corona attorno a
quelli recenti ed organizzati in fasce discontinue situate esternamente, ovvero più a
sud, di quelli.
La litologia dei corpi morenici è costituita principalmente da elementi ghiaiosi e
ciottolosi, caoticamente disposti entro una matrice sabbiosa o limosa. In passato i depositi mindeliani, completamente alterati per spessori di vari metri, venivano detti "ferrettizzati" perché molto ossidati e ricchi di sesquiossidi; tanto i depositi
mindeliani, quanto e soprattutto quelli rissiani, sono ricoperti da sedimenti limosi
molto pedogenizzati, di probabile origine eolica (loess), talvolta di spessore metrico.
Questa copertura è invece assente nei depositi würmiani.
2) Terrazzi pleistocenici antichi e intermedi
I terrazzi pleistocenici sono costituiti da sedimenti deposti dalle acque originate
dallo scioglimento dei ghiacciai durante i periodi di riscaldamento climatico; hanno
perciò un’origine fluvio-glaciale ed in parte eolica, poiché anch’essi sono sormontati da coperture limose interpretate come loess. Sono stati identificati depositi
fluvio-glaciali correlati alle fasi di ritiro delle tre maggiori glaciazioni quaternarie
(Mindel, Riss, Würm), ma la denominazione di terrazzi pleistocenici è limitata ai
depositi mindeliani e rissiani che sono anche più nettamente delineabili in quanto
situati a quote altimetriche maggiori rispetto alla pianura, mentre quelli würmiani
costituiscono il livello fondamentale della pianura e fanno transizione, talvolta senza
soluzione di continuità, verso depositi assai più recenti.
I depositi fluvioglaciali sono contigui a quelli morenici, di cui costituiscono il bordo
meridionale, ed hanno una morfologia piana o ondulata, con debole inclinazione verso la pianura e con scarpate nette; la loro morfologia e le loro dimensioni
attuali si devono in parte all’erosione avvenuta durante e dopo l’ultimo evento glaciale, che ha rimosso molti dei suoli formatisi in precedenza e ha preservato le aree
così come le conosciamo oggi.
I terrazzi pleistocenici antichi (o pianalti), mindeliani, si elevano di 10-40 m
rispetto alla pianura ed ai fondovalle. Hanno caratteri molto simili al corrispondente
morenico sia per composizione che per profondità dello strato alterato e per grado
d’alterazione. Questo carattere, congiunto ad una morfologia ondulata, impedisce
talvolta una univoca distinzione fra depositi morenici e fluvio-glaciali. I terrazzi
intermedi, rissiani, si elevano di 5-15 m rispetto alla pianura ed ai fondovalle ed
hanno una morfologia tabulare o debolmente ondulata. Sono costituiti da elementi
ghiaiosi e ciottolosi in matrice sabbioso limosa, mediamente alterati, sovrastati da
depositi limosi dello spessore medio di due metri e di probabile origine eolica (loess).
Sia i terrazzi antichi che quelli intermedi sono incisi da piccoli corsi d’acqua sub-
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Caratteri fisici del territorio
paralleli, dovuti all'erosione regressiva che tende a smantellarne i lembi attraverso
un progressivo arretramento delle scarpate.
3) Livello fondamentale della pianura
Questo ambito fisiografico, definito come la piana di progradazione würmiana,
occupa la zona più meridionale dell'area studiata; è poco rappresentato nel complesso delle tre province descritte, dove trova una diffusione apprezzabile soltanto
in provincia di Varese. Dei diversi ambienti che lo costituiscono è qui presente solo
l’alta pianura ghiaiosa, la quale è stata formata per deposizione di sedimenti fluvio-glaciali dalle acque di scioglimento dei ghiacciai würmiani, che solcavano la pianura organizzandosi in torrenti a canali intrecciati (“braided”), dalle piene violente
ed impetuose.
È questa un’area fortemente antropizzata a morfologia pianeggiante; la quota varia
tra circa 300 m s.l.m. nella sua porzione più settentrionale a poco meno di 200 al
limite meridionale. La litologia è costituita principalmente da ciottoli e ghiaie poco
alterate, situate spesso a scarsa profondità dalla superficie topografica, immerse in
abbondante matrice sabbiosa e limosa.
Elementi lineari geomorfologici, progetto
basi informative ambientali di pianura,
Regione Lombardia.
4) Valli fluviali
I numerosi corsi d’acqua delle province di Varese, Como e Lecco (tra cui il Ticino,
l’Arno, l’Olona, il Lura, il Seveso, il Lambro, il Mòlgora e l’Adda) hanno in diversa misura inciso e rimodellato i terreni che attraversano. Solo il Ticino, ed in piccola
parte l’Olona, hanno lasciato nel tratto che attraversa le province descritte depositi
di una certa rilevanza. Le valli fluviali sono notevolmente incise verso nord, e lungo
l’asta fluviale sono presenti alcuni piccoli terrazzi fluviali olocenici, costituiti da sedimenti deposti entro la valle fluviale incisa nel livello fondamentale della pianura.
Depositi alluvionali terrazzati sono inoltre presenti nel reticolo di drenaggio minore
che incide i terrazzi pleistocenici antichi e intermedi rilevati sulla pianura.
Tutti i depositi fluviali sono in genere costituiti da ghiaie e sabbie e subordinatamente da limi, questi ultimi prevalentemente nella parte orientale dell’area.
Legenda
Alveo torrentizio in erosione o incassato
Orlo di terrazzo di erosione fluviotorrentizia evidente
Orlo di terrazzo di erosione fluviotorrentizia smussato
Paleoalvei
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
Idrogeologia
Nell’area di pianura delle province di Varese Como e Lecco, come nel resto della
Pianura Padana, la diffusione di litotipi diversi per natura e permeabilità, porta a circolazioni idriche del sottosuolo differenti. L’alta permeabilità dei terreni, nonché
l’abbondante alimentazione idrica, determinano la presenza di una considerevole
circolazione idrica sotterranea. Questa ha luogo all'interno di una potente coltre
alluvionale le cui caratteristiche litologiche e il cui assetto strutturale favoriscono la
formazione di un acquifero multistrato, costituito cioè da più falde acquifere
sovrapposte interdipendenti tra loro.
Per ciò che riguarda l’area montana e collinare, la circolazione delle acque sotterranee è funzionale alla permeabilità dei litotipi presenti ed alle morfologie.
Dal punto di vista idrogeologico possiamo descrivere la presenza di acqua nelle province di Varese Como e Lecco secondo due tipologie: l’acqua nel suolo e l’acqua di
falda.
Idrografia superficiale, dati Sistema
Informativo Territoriale (SIT) Regione
Lombardia
L’acqua nel suolo
La presenza di acqua nel suolo o, comunque, entro 2-3 metri di profondità dalla
superficie del terreno, può essere dovuta alla presenza di orizzonti poco permeabili, oppure alla influenza di una vera falda freatica a profondità ridotta.
Nel primo caso si formano orizzonti di suolo frequentemente saturi d’acqua, per
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Caratteri fisici del territorio
ristagno interno, ed eventualmente piccole falde sospese. Ciò accade nei terreni più
antichi, che hanno orizzonti argillosi e compatti, come talvolta è stato riscontrato sui
terrazzi antichi ed intermedi, o in suoli con granulometria medio-fine soggetti a
forte interferenza idrica (vicinanza di canali irrigui, aree morfologicamente depresse
ecc.).
Una falda idrica a profondità ridotta è invece riscontrabile in alcune situazioni dell’area in esame, in particolare in prossimità delle depressioni nell’area morenica in cui si
trovano terreni poco permeabili, che in passato hanno dato origine a piccoli bacini
lacustri ed in cui è possibile tuttora che la falda affiori in superficie.
In tutti questi casi, per fattori interni o esterni al suolo, il drenaggio è molto rallentato, con sensibili influenze sui caratteri pedologici.
Alvei storici, progetto basi informative
ambientali di pianura Regione Lombardia
L’acqua di falda
L’acquifero superficiale, sede della falda freatica e ad alimentazione meteorica e fluviale, è costituito da depositi grossolani (morene), ghiaie e sabbie alternate a
discontinui livelli argillosi (terrazzi e livello fondamentale della pianura). Nei
depositi quaternari più antichi si riscontra talvolta una falda semiconfinata collegata
con la freatica (terrazzi).
La fascia morenica, l’alta pianura ghiaiosa ed i corsi d’acqua, a causa della loro alta
permeabilità, rappresentano aree di ricarico degli acquiferi freatici che si rinvengono
a profondità generalmente non inferiori ai 30 m
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
Uso del suolo
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Foto aeree realizzate da CGR, Compagnia
Generale Ripreseaeree.
Classi d’uso del suolo della porzione di
pianura delle province di Como, Lecco e
Varese, progetto DUSAF Regione Lombardia
Dall’analisi dei risultati ottenuti dal progetto Destinazione d’uso dei suoli agricoli e
2
forestali (DUSAF) sulle ortofoto IT2000, la porzione delle province di Como, Lecco e
Varese oggetto del presente studio si caratterizza per l’uso a bosco preponderante
rispetto alle altre forme di utilizzo del territorio, con una superficie che si attesta
intorno ai 46.000 ettari, pari ad oltre il 34% dell’areale indagato.
I seminativi (circa 29.000 ha) si localizzano prevalentemente nella porzione di pianura al confine con la provincia di Milano mentre il bosco caratterizza la parte rilevata
alpina e prealpina del territorio, i terrazzi, le morene e le aree a parco provinciali.
Tra le colture presenti riconducibili alla componente seminativo troviamo prevalentemente cereali autunno-vernini, colture industriali e colture foraggere.
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Caratteri fisici del territorio
Le aree urbanizzate occupano circa il 33% del territorio considerato e costituiscono
in ordine di occupazione la seconda classe d’uso del suolo. Sono localizzate prevalentemente nella porzione centrale e meridionale dell’area descritta, al confine con
la provincia di Milano, dove l’incidenza dell’urbanizzato sulla superficie totale registra un ragguardevole incremento.
Le siepi e i filari costituiscono una fitta ragnatela, omogeneamente distribuita nelle
aree più prettamente agricole della provincia, che ha un’estensione complessiva
superiore ai 1.000 km lineari. Tale rete, attraverso i corridoi ecologici tra differenti
aree naturali in cui si “muovono” la fauna e la flora spontanea, si comporta come
una riserva di biodiversità.
Per questo motivo, e per il suo valore come elemento del paesaggio agrario, la sua
importanza è stata rivalutata enormemente negli ultimi anni
Particolare classi uso del suolo e siepi – filari,
progetto DUSAF Regione Lombardia
Filari e siepi continui
Filari e siepi discontinui
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I pedopaesaggi delle province
La classificazione del pedopaesaggio
Il paesaggio costituisce il modo, personale e soggettivo, in cui ognuno di noi percepisce l’ambiente che lo circonda, in funzione della propria sensibilità e formazione.
Tra le sue molteplici componenti, assume grande rilievo la struttura fisica del territorio, di cui il suolo costituisce un elemento significativo. Il suolo e il paesaggio in cui
si trova formano un’entità inscindibile e tale deve essere considerata.
Il paesaggio fisico come noi lo percepiamo è la risultante dell’interazione degli
stessi fattori che determinano le caratteristiche e le proprietà dei suoli: clima, topografia, geologia, organismi viventi. Pertanto la sua analisi non può prescindere
dal considerare i suoli che ne sono parte.
Si parla così di “pedopaesaggio”, cioè di una chiave di lettura che permette di capire, collocare e classificare i suoli in relazione all’ambiente nel quale si trovano e
si sono evoluti.
Le province di Como, Lecco e Varese sono formate da cinque grandi pedopaesaggi, che di seguito descriviamo, articolati in altri più specifici in dipendenza della
variabilità ambientale:
1) pedopaesaggio dei rilievi montani (P)
2) pedopaesaggio degli anfiteatri morenici (M) e dei terrazzi subpianeggianti rilevati
sulla pianura (R)
3) pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura (L)
4) pedopaesaggio delle valli fluviali dei corsi d’acqua olocenici (V)
Pedopaesaggio dei rilievi montani (P)
Si tratta di un pedopaesaggio che compare marginalmente al limite settentrionale
del territorio descritto perché in gran parte escluso dal progetto carta pedologica. È
costituito dai rilievi montuosi delle Alpi meridionali, caratterizzati da una elevata
variabilità litologica e morfologica.
In questo contesto territoriale si alternano, in funzione della quota dei rilievi, un
ambito montano caratterizzato dalle fasce fitoclimatiche del Picetum e del Fagetum,
ed uno basale caratterizzato dalla fascia fitoclimatica del Castanetum. Ai rilievi di
entrambi sono interposte le aree di fondovalle costituite da depositi alluvio-colluviali.
Rilievi montani (P), province Como, Lecco e
Varese, base informativa suolo, ERSAF.
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
Piano montano (PM)
Questi rilievi, presenti con scarsa incidenza soltanto nell’alto varesotto (circa 1% dell’area considerata), si collocano nella fascia fitoclimatica del Fagetum, a quote indicativamente comprese tra 400 e 1200 m s.l.m. (quota media circa 700 m), con
vegetazione costituita in prevalenza da boschi cedui di latifoglie sciafile (Faggi). Si
tratta di un pedopaesaggio caratterizzato da creste e versanti con morfologia
piuttosto accidentata e con pendenze elevate (pendenza media 40%), non di
rado molto elevate.
Vi si alternano, in funzione della posizione morfologica, suoli profondi, acidi e desaturati, con quantità di scheletro in aumento parallelamente all’aumento di profondità del suolo (nelle concavità del paesaggio e nelle aree stabili), e suoli con simili
caratteri chimico-fisici ma sottili per la presenza della roccia a scarsa profondità (in
aree convesse, creste e versanti erosi).
L’evoluzione pedogenetica di tali suoli è condizionata dai processi della dinamica di
versante e dalla litologia del materiale di partenza, oltrechè dall’abbondante piovosità, e comporta una lisciviazione abbastanza spinta dei materiali e la formazione di
orizzonti superficiali resi scuri dalla abbondante sostanza organica incorporata (fino
al 10% in peso).
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I pedopaesaggi delle province
Piano basale (PB)
Questo ambito territoriale è diffuso più o meno con la stessa incidenza al margine
settentrionale delle tre province trattate (circa 5% di estensione complessiva), nella
fascia fitoclimatica del Castanetum, a quote indicativamente comprese fra 200 e
1000 m s.l.m. (quota media circa 350 m), con vegetazione costituita in prevalenza
da boschi cedui di latifoglie eliofile (Querce, Castagni).
Si tratta di un pedopaesaggio in cui dominano i versanti con pendenze da moderatamente elevate ad elevate (pendenza media 35%), alternati a versanti meno
pendenti, superfici cacuminali blandamente convesse e crinali. In funzione dell’esposizione vi si trovano boschi cedui di latifoglie termofile (in esposizione S) o di
latifoglie mesofile (in esposizione N), più o meno degradati. I boschi sono alternati a
pascoli o seminativi dove la pendenza è meno acclive o nei rari terrazzi morfologici o
morfotettonici, di solito espressione di un substrato facilmente erodibile.
Le caratteristiche dei suoli sono da porre in relazione diretta con la variabilità litologica; in funzione della differente erodibilità e composizione mineralogica si hanno
suoli differenti per profondità, tessitura, acidità e saturazione anche se con prevalenza di quelli acidi e desaturati. Anche la profondità di tali suoli varia, potendo
essere limitata della presenza di scheletro molto abbondante o dal substrato litoide.
L’evoluzione pedogenetica esprime per lo più processi di lisciviazione e brunificazione; non mancano tuttavia evidenze di migrazione illuviale di argille in profondità,
con presenza di alfisuoli, o umificazione (trasformazione, accumulo ed incorporazione della sostanza organica alla frazione minerale) negli orizzonti superficiali di
alcuni suoli (orizzonti mollici o umbrici in funzione della saturazione in basi del
suolo).
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
Fondivalle montani (PV)
Arealmente poco rappresentato, meno di mille ettari nel complesso delle tre province, questo pedopaesaggio rappresenta, nell’ambito territoriale indagato, le aree
pedemontane di raccordo con l’alta pianura, costituite da depositi colluviali.
Il carattere unificatore dei suoli presenti, più o meno profondi, sabbiosi e scheletrici,
è la presenza di imponenti orizzonti superficiali ricchi di sostanza organica, la cui
formazione è collegata direttamente ai processi della dinamica di versante più che
alla genesi in loco.
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici (M) e dei terrazzi subpianeggianti rilevati sulla pianura (R)
L’insieme degli anfiteatri morenici e dei terrazzi rilevati sulla pianura presenta una
vasta estensione nelle province di Como, Lecco e Varese; circa la metà della
superficie indagata è infatti costituita da depositi morenici e fluvioglaciali
che costituiscono l’impronta fondamentale del territorio, considerato il ruolo da essi
rivestito nel costituire le barriere naturali che hanno permesso la formazione dei
grandi laghi prealpini.
Si tratta di un pedopaesaggio molto articolato caratterizzato dal succedersi di
morfologie di varia genesi e di età diverse, dalle più recenti a quelle più antiche man
mano che si procede da nord verso sud, che di seguito descriviamo secondo tale
ordine.
Anfiteatri morenici (M) e terrazzi antichi e
intermedi (R), province Como, Lecco e Varese,
base informativa suolo, ERSAF.
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I pedopaesaggi delle province
Depositi morenici recenti (MR)
Gli anfiteatri morenici recenti, attribuiti al glaciale würm (0,08-0,01 milioni di anni),
costituiscono l’apparato glaciale più settentrionale (o più interno) presente in
Lombardia, estesamente presenti in queste tre province (circa 18% del territorio
considerato). È un paesaggio composito, costituito dall’alternanza, in una successione molto stretta ed articolata, di forme eterogenee. I cordoni veri e propri, connotati da una morfologia più o meno acclive ed aspra in funzione dell’età, sono
alternati ad altre forme più o meno pendenti e dalla superficie variamente ondulata che raccordano i cordoni con le piane intermoreniche, talora sede di laghi e
paludi,.
Alla eterogeneità del paesaggio corrisponde un’elevata variabilità pedologica,
con suoli da poco profondi (soprattutto sui rilievi collinari, a causa dei processi di
erosione) a molto profondi (aree di accumulo colluviale e piane fluvioglaciali), frequentemente pietrosi e scheletrici, con tessitura moderatamente grossolana o grossolana, permeabili, in genere acidi o comunque non calcarei, frequentemente con
orizzonti superficiali ad accumulo di sostanza organica umificata (epipedon umbrico) oppure, talvolta, costituiti da resti vegetali poco o niente alterati (torbe: epipedon histico).
Tali suoli sono di solito ben drenati, ma si riscontrano talvolta evidenze di idromorfia,
anche di forte entità, nei suoli formati sui depositi di basso versante o nelle piane.
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
Depositi morenici antichi (MA) e terrazzi antichi (RA)
Questo ambito paesaggistico non è molto esteso (8% del territorio indagato).
I depositi morenici antichi si caratterizzano per avere un’elevata maturità, con prevalenza di morfologie collinari a profilo dolce e pendenze relativamente
basse anche lungo i cordoni morenici; i pianalti (termine col quale vengono abitualmente designati i terrazzi antichi, addossati al margine meridionale dei corrispondenti depositi morenici quando questi ultimi sono conservati) costituiscono tra i terrazzi pleistocenici le superfici altimetricamente più rilevate, a morfologia da subpianeggiante a ondulata e da poco a moderatamente pendenti.
Tanto gli anfiteatri morenici quanto i terrazzi sono spesso ricoperti da depositi
limosi di probabile origine eolica (loess), soltanto a tratti di origine colluviale, che ha
condizionato la successiva pedogenesi.
Numerose convergenze di alterazione chimico-fisica e di pedogenesi fanno
supporre una correlazione tra i depositi morenici più antichi e i pianalti (questi ultimi
interpretati come la coeva piana fluvioglaciale).
I suoli presenti in questi paesaggi riflettono le evidenze di una lunga esposizione a
processi pedogenetici avvenuti sotto condizioni climatiche mutate più volte, da
quelle tipiche di ambienti subtropicali a quelle tipiche di ambienti glaciali e
periglaciali.
Il clima subtropicale fu attivo nell’areale padano durante il lungo interglaciale mindel-riss (circa 0,43-0,3 MA) e durante il più breve interglaciale riss-würm (circa 0,130,08 MA), mentre durante i restanti periodi si ebbe l’alternanza di climi freddi e
temperati.
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I pedopaesaggi delle province
I suoli hanno pertanto un carattere composito, avendo subito ripetuti cicli erosivi e
pedogenetici dei quali portano le tracce. Essi hanno avuto origine da depositi a granulometria grossolana sormontati da coperture limose di spessore metrico (anche
2/3 m), hanno tessitura fine o media e orizzonti molto alterati, spesso compattati
(orizzonti a fragipan) e rubefatti per l’accentuata ossidazione dei minerali primari.
Raramente presentano scheletro, in quanto le ghiaie originarie sono profondamente alterate, mentre non è infrequente rinvenire nel profilo i “fantasmi” dei singoli
ciottoli che si presentano come masse soffici, arenizzate, o patine che conservano
l’originaria litocromia.
Caratteristica comune a tutti i suoli è la presenza di orizzonti argillici molto ben
espressi, con figure (screziature, lingue, noduli e pisoliti) piuttosto evidenti e con
forte contrasto dalla matrice, che denotano la persistenza di condizioni ossido riducenti favorite dalla riduzione della permeabilità connessa all’accumulo dell’argilla o
alla presenza degli orizzonti compattati di cui sopra, i quali possono sostenere piccole falde sospese temporanee.
Nel loro complesso sono aree con una forte suscettibilità al ruscellamento superficiale, e conseguente erosione idrica, anche in presenza di deboli pendenze.
Depositi morenici intermedi (MI) e terrazzi intermedi (RI)
Gli anfiteatri morenici e i terrazzi fluvioglaciali di età intermedia (riss), sono collocati
geograficamente e altimetricamente in posizione intermedia fra le corrispondenti
superfici antiche (MA e RA) e quelle più recenti (MR-L); hanno una discreta diffusio-
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
ne nel territorio considerato, occupando circa il 20% della superficie trattata.
Analogamente a quanto detto nella descrizione degli anfiteatri morenici e dei terrazzi antichi, i depositi morenici intermedi sono correlabili con i terrazzi intermedi,
con lo stesso tipo di relazione evidenziato nelle forme più antiche. Al confronto con
le forme di età mindeliana e con quelle di età würmiana essi mostrano caratteristiche intermedie di evoluzione morfologica e pedogenetica.
Le pendenze nell’area morenica sono mediamente superiori a quelle del morenico
antico; mentre nei terrazzi le differenze rispetto a quelli più antichi consistono nella
maggiore conservazione delle forme e nel prevalere di morfologie subpianeggianti.
I suoli presenti evidenziano analogie con le condizioni di pedogenesi delle superfici
antiche. Anche qui i suoli sono molto profondi su orizzonti molto alterati, talvolta
compatti (fragipan), rubefatti e lisciviati. Le differenze consistono soprattutto nel
grado di espressione e di contrasto delle figure pedogenetiche (screziature,
noduli e pisoliti) e in parte nella tessitura, che, soprattutto sulle superfici moreniche,
è in prevalenza media o moderatamente grossolana.
Nel complesso si osservano condizioni ossidoriducenti meno pronunciate, anche per
effetto di una migliore permeabilità dei suoli. Minore anche la desaturazione e l’acidità.
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura (L)
Questo pedopaesaggio caratterizza circa un terzo del territorio indagato e costituisce la parte di pianura formata per colmamento fluviale nella fase finale della glaciazione würmiana, all'esterno della cerchia morenica, mediante l’accumulo del carico grossolano trasportato dai corsi d'acqua alimentati dalle acque di fusione
dei ghiacciai.
Livello fondamentale della pianura (L),
province Como, Lecco e Varese, base
informativa suolo, ERSAF.
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I pedopaesaggi delle province
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Competenza delle acque: trasporto di detriti
delle massime dimensioni compatibili con la
velocità.
I sedimenti deposti mostrano una granulometria variabile e decrescente, dalle ghiaie
ai termini più fini, procedendo in direzione sud, in relazione alla riduzione della velo3
cità e competenza delle acque.
In funzione della granulometria dei sedimenti e dell'idrologia superficiale e profonda vengono individuati entro il livello fondamentale della pianura tre principali
ambienti che si susseguono da nord verso sud; di questi solo il primo, l’alta pianura
ghiaiosa, è presente nella parte meridionale delle province di Como, Lecco e Varese
(soprattutto nel territorio varesino e comasco mentre è ridotta la sua diffusione nel
lecchese).
Alta pianura ghiaiosa (LG)
Questo paesaggio, molto diffuso nelle province indagate (circa il 37% del territorio
considerato), è costituito dai conoidi ghiaiosi, coalescenti, a morfologia lievemente convessa o subpianeggiante, abbandonati dai torrenti fluvio-glaciali quando arrivavano in pianura. Attualmente essi formano una superficie debolmente inclinata,
solcata da corsi d'acqua a canali intrecciati soggetti a grande variabilità di portata e
con elevata torbidità delle acque.
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
Questo particolare regime fluviale (“braided”), osservabile lungo il corso settentrionale del Ticino, ha originato depositi eterometrici con elevate percentuali di ghiaie
e sabbie e grande variabilità granulometrica verticale e orizzontale, e caratterizza un
ambiente estremamente vulnerabile e da preservare, in quanto attualmente
coincide in larga parte con l’area di ricarica degli acquiferi profondi.
Sulle superfici, stabili e permeabili, dell’alta pianura i processi pedogenetici prevalenti sono l’ossidazione e l’alterazione dei minerali primari delle rocce, con formazione di suoli bruni lisciviati. La migrazione in profondità delle argille lisciviate dalla
superficie del suolo (illuviazione), che si esprime nella formazione dell’orizzonte
argillico, si osserva in modo sporadico in piccole porzioni del territorio di Lecco e
Varese.
Pedopaesaggio delle valli fluviali dei corsi d’acqua olocenici (V)
Questo paesaggio raggruppa le valli fluviali corrispondenti ai piani di divagazione
dei principali corsi d'acqua, attivi o fossili, e le loro superfici terrazzate, situate a
quote maggiori rispetto al fiume ed affrancate dalle acque.
È un ambito territoriale poco diffuso (circa 10%) che ritroviamo in modo discontinuo nelle valli del Ticino e dell’Adda, e in quelle dei fiumi e torrenti minori (da ovest
verso est Olona, Lura, Seveso Lambro e Molgora). Lembi di superfici riconducibili a
piccoli terrazzi fluviali sono inoltre ricondotti al reticolo idrografico minore che solca
ed erode le superfici stabili più antiche (terrazzi rilevati pleistocenici).
L’origine delle valli è dovuta all’incisione dei corsi d’acqua del reticolo idrografico
attuale o recente; molti di essi, attivi già nel Pleistocene, continuano a incidere o a
sovralluvionare i propri depositi.
Nelle valli oloceniche si distinguono il sottosistema delle superfici terrazzate e quello
delle piane alluvionali inondabili.
Valli fluviali (V), province Como, Lecco e
Varese, base informativa suolo, ERSAF.
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I pedopaesaggi delle province
Superfici terrazzate, sospese sui corsi d’acqua attuali (VT)
Questo pedopaesaggio poco diffuso (5% del territorio descritto) comprende i terrazzi alluvionali dell’Olocene antico, non più inondabili perché situati a quote
maggiori rispetto al corso d’acqua, dal quale sono separati mediante scarpate erosive. Essi rappresentano precedenti alvei fluviali, abbandonati in seguito a una fase
erosiva che ne ha provocato l’approfondimento.
La genesi dei terrazzi fluviali è riconducibile all’alternanza in età olocenica di fasi
deposizionali ed erosive, innescate dalle variazioni di portata dei corsi d’acqua e
dalle ripetute variazioni del livello medio del mare. Poiché durante l’Olocene i corsi
d’acqua hanno avuto una dinamica in prevalenza erosiva, essi hanno inciso le proprie valli nella piana fluvioglaciale e fluviale, lasciando vari ordini di terrazzi, di
età proporzionale alla quota sull’asta fluviale, ciascuno dei quali testimonia
una precisa fase di stazionamento e di successiva incisione fluviale.
I Processi pedogenetici dominanti non si discostano molto da quelli dell’alta pianura
ed esprimono suoli mediamente evoluti, a tessitura moderatamente grossolana,
raramente più fine, tendenzialmente acidi e desaturati. Essi sono spesso pietrosi in
superficie e scheletrici nel profilo, permeabili, a volte con orizzonti ad accumulo di
sostanza organica (orizzonte mollico o umbrico), raramente con illuviazione d’argilla
in profondità (orizzonte argillico).
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
Piane alluvionali (inondabili) attuali o recenti (VA)
Si designano in questo modo le piane alluvionali laterali al corso d’acqua ed alla sua
stessa quota, costruite a seguito di una dinamica prevalentemente deposizionale,
che costituiscono la piana di tracimazione durante gli eventi di piena; la loro diffusione nel territorio descritto è circa il 5%.
Tutti i corsi d’acqua che attraversano le province di Varese, Como e Lecco, tranne il
Ticino che ha un regime fluviale molto irregolare e conserva uno spiccato carattere
braided, descrivono un percorso a meandri. In questo tipo di regime il fiume trasporta solo il materiale fine e conserva una limitata capacità erosiva; qualunque
ulteriore riduzione di questa, in conseguenza di una diminuzione della velocità del
corso d’acqua, innesca condizioni di deposito.
Negli ambienti fluviali di origine recente la pedogenesi è poco espressa, sia per la
frequenza di episodi erosivi e deposizionali, sia perché queste superfici sono spesso
sommerse, dal corso d’acqua durante gli eventi di piena o dalla risalita di falde di
subalveo. I suoli sono quindi scarsamente differenziati dal materiale di partenza,
riflettendo le particolari caratteristiche dei sedimenti sui quali si sono formati. In
generale denotano da lievi a forti problemi di idromorfia, frequentemente con presenza della falda entro il profilo di suolo, la quale può permanere presso la superficie
anche per lunghi periodi di tempo. La presenza di lanche (meandri abbandonati,
separati dal fiume ma ancora occupati dall’acqua) favorisce la genesi di suoli organici (Histosols), come si osserva lungo la valle dell’Adda nel tratto immediatamente a
nord di Brinzio.
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I SUOLI DELLA PROVINCIA
I suoli della provincia
Schede descrittive di alcuni suoli
Scheda 1
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi lombardi
Piano montano
Suoli Brinzio franco sabbiosi (BNI1)
Scheda 2
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi lombardi
Piano basale
Suoli Ronchi franchi (RCH1)
Scheda 3
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi antichi e intermedi
rilevati sulla pianura
Depositi morenici recenti
Suoli Lomnago franco sabbiosi (LMN1)
Scheda 4
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi antichi e intermedi
rilevati sulla pianura
Depositi morenici recenti
Suoli Uccelliera franco sabbiosi (UCC1)
Scheda 5
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi antichi e intermedi
rilevati sulla pianura
Depositi morenici recenti
Suoli Carolina franchi (CRL1)
Scheda 6
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi antichi e intermedi rilevati
sulla pianura
Terrazzi antichi
Suoli Pradello franco limosi sulle superfici modali (PDN1)
Scheda 7
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi antichi e intermedi rilevati
sulla pianura
Terrazzi intermedi
Suoli Someiara franco limosi (SOM1)
Scheda 8
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
Suoli Firat franco sabbiosi (FIR1)
Scheda 9
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Superfici terrazzate sospese sui corsi d’acqua attuali
Suoli Mulino del Miglio franchi (MMI1)
Scheda 10
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Piane alluvionali inondabili attuali o recenti
Suoli Turbigo franco sabbiosi (IGO1)
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I suoli della provincia
I suoli differiscono per caratteristiche legate al paesaggio (clima, quota, pendenza
ecc.), oppure per caratteri chimico fisici loro propri (profondità, espressione degli
orizzonti, tessitura, reazione ecc.).
La valutazione integrata di tali caratteri consente di attribuire le potenzialità dei suoli
con riferimento alle tre funzioni che i suoli principalmente svolgono negli ecosistemi
terrestri: produttiva, protettiva e naturalistica.
Nelle province di Lecco, Como e Varese sono stati identificati, cartografati e descritti
137 tipi di suolo (fasi di serie), organizzati in 108 unità cartografiche.
Entro ciascuna unità si può avere la distribuzione omogenea di un solo tipo di suolo
prevalente (consociazioni), oppure l’associazione di due tipi di suolo alternati secondo un modello di distribuzione conosciuto (unità complesse: complessi, associazioni
e gruppi indifferenziati).
In una visione d’insieme delle funzioni applicative dei suoli, la provincia può essere
descritta nel seguente modo.
Funzione produttiva
Estratto da Capacità d’uso dei suoli delle province di Varese, Lecco, Como; Basi informative
suolo, ERSAF.
La maggior parte dei suoli delle tre province, con riferimento alla possibilità di utilizzo produttivo (Land Capability Classification o LCC), si prestano ad un uso di tipo
agricolo, seppure con limitazioni di varia entità, molto frequenti quelle severe e
molto severe, e natura, che possono interferire imponendo una riduzione delle possibilità di scelta colturale oppure l’adozione di specifiche pratiche di gestione. Le
limitazioni presenti sono dovute principalmente ai caratteri chimici del suolo (CSC
bassa, pH troppo acido, TSB basso, scarsità di nutrienti), alla pendenza eccessiva e,
in misura minore ai caratteri fisici (elevata pietrosità superficiale, difficoltà di drenaggio e bassa capacità di ritenzione idrica).
Nella parte nord del territorio delle tre province molti suoli non sono adatti all’utilizzo agricolo (ricadono nelle sottoclassi VIe e VIIe) e sono quindi utilizzabili solo come
pascoli o foreste; per questi il fattore limitante è prevalentemente la pendenza elevata che induce fenomeni erosivi non trascurabili.
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Suoli e paesaggi delle province di Como, Lecco e Varese
Funzione protettiva
Quasi due terzi (circa il 65%) dei suoli che caratterizzano il territorio delle province di
Varese, Como e Lecco ha caratteristiche tali da rendere possibile l’utilizzazione
agronomica dei reflui zootecnici mediante una corretta valutazione delle esigenze colturali e dell’epoca di semina ed un’accurata gestione delle pratiche agricole
(epoca di distribuzione, adeguati stoccaggi in azienda, quantitativi e struttura del
refluo, ecc.), che possono variare a seconda delle limitazioni presenti.
I suoli restanti (circa il 35%), collocati prevalentemente nella parte nord delle tre
province, presentano limitazioni tali da sconsigliare l’utilizzo di reflui zootecnici non
strutturati (liquami). La limitazione principale è legata in questo caso alle caratteristiche morfologiche del territorio (pendenza superiore al 15%).
Per quanto riguarda l’utilizzazione agronomica dei fanghi di depurazione
urbana la situazione si presenta differente, infatti più della metà dei suoli presenti è
da considerare non adatta a tale pratica; le limitazioni principali per questi suoli
sono la reazione acida (pH <5) e la morfologia del territorio (pendenza >15%). La
restante parte può essere considerata adatta seppure con specifiche attenzioni, da
valutare di volta in volta in funzione dei caratteri chimico fisici dei suoli interessati.
Poco più della metà dei suoli considerati (circa 55%), diffusi soprattutto nella provincia di Varese, hanno una scarsa capacità di trattenere possibili inquinanti idrosolubili e non possono pertanto svolgere un’efficace funzione protettiva nei confronti delle acque sotterranee. Dei suoli restanti, circa il 20% ha una capacità
protettiva moderata riguardo tale funzione e circa un quarto dei suoli presenti (poco
meno del 25%) ha una capacità protettiva elevata; questi ultimi sono diffusi maggiormente nella porzione centro-orientale del territorio considerato.
Quasi la metà dei suoli considerati (47%), ubicati nella parte meridionale del territorio delle tre province, consentendo una veloce infiltrazione delle acque esercita una
efficace funzione protettiva nei confronti delle acque superficiali, e un altro
40% circa svolge a tal riguardo una funzione protettiva moderata.
Complessivamente quindi la maggior parte dei suoli presenti sul territorio delle tre
province contrasta efficacemente l’inquinamento delle acque superficiali. Il restante
13% circa dei suoli, diffusi soprattutto nella porzione settentrionale, ha una bassa
capacità protettiva per le acque superficiali; le limitazioni si devono all’interazione tra
pendenze elevate e permeabilità bassa e danno origine a fenomeni di scorrimento
superficiale delle acque.
Funzione naturalistica
Tale funzione è correlata con il ruolo che i suoli hanno nel determinare le caratteristiche degli habitat naturali e nel proteggere la biodiversità. Nelle tre province i fattori
di interesse pedologico sono da un lato la presenza di suoli più antichi (con orizzonti
a fragipan) e dall’altro di suoli con orizzonti superficiali ricchi di sostanza organica
(torbiere e suoli organici). I primi si collocano nelle aree dei terrazzi antichi e intermedi
a nord mentre i secondi si ritrovano, oltre che sotto foresta, anche nelle valli dove il
drenaggio è più lento e la materia organica decomposta con velocità minore. Un moderato valore naturalistico è presente anche in aree caratterizzate da una forte idromorfia, con presenza di fenomeni di saturazione idrica a bassa profondità (suoli con
regime di umidità “aquic”), ubicate in alcune piane retromoreniche o nelle valli fluviali.
Nelle pagine seguenti sono descritti 10 suoli rappresentativi della provincia, scelti fra
quelli più diffusi.
Ogni suolo è raccontato in modo schematico: ambiente, principali caratteristiche
chimico fisiche, caratteri funzionali, proprietà applicative dal punto di vista produttivo e di sostenibilità ambientale, indicazioni gestionali volte all’ottimizzazione delle
produzioni, ma anche alla protezione delle falde.
Immediatamente sotto il nome del suolo, e prima della sua descrizione, ne viene
riportato l’inquadramento tassonomico, esteso al livello della fase di serie, entro il
sistema di classificazione elaborato dal Servizio per la Conservazione delle Risorse
Naturali del Dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti d’America (“Keys to Soil
Taxonomy”-ottava edizione, USDA 1998).
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Ogni suolo è suddiviso verticalmente
in topsoil, ossia l’orizzonte superficiale,
subsoil, l’insieme degli orizzonti sottostanti
interessati dalla pedogenesi, e substrato,
il materiale inalterato sottostante.
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SCHEDA 1:
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi lombardi
Piano montano
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Suoli Brinzio franco sabbiosi (BNI1)
Humic Dystrudepts coarse loamy, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Brinzio franco sabbiosi sono situati nel piano montano, nella parte medio
bassa di versanti a morfologia accidentata, caratterizzati da abbondanza di pietre,
massi e rocce affioranti.
La pendenza è elevata (attorno al 40%).
Essi si sono formati su depositi di versante costituiti da ciottoli immersi in matrice
sabbiosa.
Sono associati nella stessa unità cartografica (in gruppo indifferenziato) a suoli sottili
e scheletrici, limitati da contatto litico (GTA1). Sono utilizzati in prevalenza a boschi
(cedui di latifoglie mesofile).
Caratteri del suolo
A partire dalla superficie, i suoli BNI1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso da 25 a 30 cm, di colore bruno scuro, tessitura
moderatamente grossolana e scheletro frequente di piccole dimensioni, reazione acida, CSC elevata e TSB molto basso. Il topsoil è ricoperto da una lettiera
spessa (6 cm), di colore grigio molto scuro, da poco a molto decomposta.
• Subsoil (orizzonti Bw e BC) spesso da 40 a 60 cm, di colore bruno giallastro
scuro, tessitura moderatamente grossolana e scheletro di piccole dimensioni,
frequente nella parte superiore e abbondante in quella inferiore, reazione acida,
CSC da bassa a media e TSB molto basso.
• Substrato (orizzonte C) a partire da 90 cm, di colore bruno oliva chiaro, tessitura
grossolana e scheletro piccolo molto abbondante, con reazione acida, CSC
bassa e TSB alto.
Subsoil
Caratteri funzionali
I suoli BNI1 sono profondi (profondità utile 110 cm); hanno drenaggio buono, permeabilità moderatamente elevata, scheletro abbondante a partire da 90 cm, bassa
capacità di ritenzione idrica e moderate limitazioni climatiche (quota media 670 m
s.l.m.).
Proprietà applicative
A causa della pendenza elevata i suoli BNI1 presentano limitazioni tali da circoscriverne le possibilità applicative all’uso silvo pastorale o ricreativo (sottoclasse LCC:
VIe) e da rendere non praticabile l’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici né
quella dei fanghi di depurazione urbana (sono non adatti ad entrambe le utilizzazioni). La limitazione principale per tutti questi usi è la pendenza, che è elevata; ad essa
si aggiunge anche la reazione acida nella valutazione negativa riguardo l’utilizzazione agronomica dei fanghi di depurazione.
Questi suoli hanno una moderata capacità protettiva nei confronti delle acque
superficiali, a causa del runoff medio; hanno invece una bassa capacità di limitare la
percolazione e la lisciviazione in profondità di potenziali inquinanti (capacità protettiva bassa nei confronti delle acque sotterranee) a causa della permeabilità moderatamente elevata.
Essi, infine, hanno un moderato valore naturalistico per la presenza di un orizzonte
superficiale scuro, ricco di sostanza organica incorporata alla frazione minerale
(orizzonte umbrico) .
Substrato
Indicazioni gestionali
A causa della suscettività all’erosione per dilavamento, che è cospicua soprattutto
sulle superfici a pendenza più elevata, la gestione dei suoli BNI1 richiede attenzioni
specifiche alla conservazione dei suoli.
Si potrebbe auspicare di finalizzare la destinazione di queste aree ad una utilizzazione di tipo naturalistico-ricreativo.
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SCHEDA 2:
Pedopaesaggio dei rilievi montuosi lombardi
Piano basale
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Suoli Ronchi franchi (RCH1)
Dystric Eutrudepts fine loamy, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Ronchi franchi sono situati su versanti del piano basale caratterizzati da substrato roccioso e affioramenti litoidi.
La pendenza è elevata (circa 40%).
Si sono formati su rocce costituite da alternanze di argille e marne con intercalazioni
di arenarie e/o calcareniti.
Essi sono associati nella stessa unità cartografica (in gruppo indifferenziato) a suoli
profondi e poco scheletrici, limitati da contatto litico (SGV1).
Sono utilizzati in prevalenza a bosco ceduo di castagno, con presenza di querce decidue e/o ceduo composto.
Caratteri del suolo
Subsoil
A partire dalla superficie, i suoli RCH1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 20 cm, di colore bruno scuro, tessitura media e
scheletro comune molto piccolo, con poche pellicole di materiale organico, reazione da subacida a neutra, CSC media e TSB alto.
• Subsoil (orizzonte Bw) spesso 75 cm, di colore bruno giallastro, tessitura media e
scheletro piccolo da comune a frequente, con poche pellicole di materiale organico, non calcareo con reazione neutra, CSC elevata e TSB alto.
• Substrato (orizzonte C) a partire da 95 cm, limoso sabbioso con scheletro piccolo
molto abbondante e con tracce di alterazione.
Caratteri funzionali
I suoli RCH1 sono moderatamente profondi (profondità utile 95 cm), limitati da un
orizzonte ricco di scheletro e più in profondità (a circa 120 cm), da roccia coerente.
Hanno pietrosità comune e sono poco rocciosi.
Hanno inoltre drenaggio buono, permeabilità moderata, elevata capacità di ritenzione idrica e moderate limitazioni climatiche dovute alla quota media delle superfici (435 m s.l.m.).
Proprietà applicative
Substrato
A causa della pendenza elevata i suoli RCH1 presentano limitazioni tali da circoscriverne le possibilità applicative all’uso silvo pastorale o ricreativo (sottoclasse LCC:
VIe) e da rendere non praticabile l’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici né
quella dei fanghi di depurazione urbana (sono non adatti ad entrambe le utilizzazioni).
La funzione protettiva nei confronti delle acque sotterranee è moderata per la permeabilità moderata del suolo, mentre è bassa quella nei confronti delle acque
superficiali a causa dell’alto runoff potenziale, che, opponendosi all’infiltrazione,
origina fenomeni di scorrimento superficiale.
I suoli RCH1 non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
A causa della suscettività all’erosione per dilavamento, che è cospicua soprattutto
sulle superfici a pendenza più elevata, la gestione dei suoli RCH1 richiede attenzioni
specifiche alla conservazione dei suoli.
Si potrebbe auspicare di finalizzare la destinazione di queste aree ad una utilizzazione di tipo naturalistico-ricreativo.
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SCHEDA 3:
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi
antichi e intermedi rilevati sulla pianura
Depositi morenici recenti
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Suoli Lomnago franco sabbiosi (LMN1)
Humic-pachic Dystrudepts coarse loamy, mixed, superactive,
mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Lomnago franco sabbiosi sono situati sui versanti dei cordoni morenici principali e secondari, generalmente a morfologia netta.
La pendenza è moderatamente elevata (valore medio 23%).
Si sono formati su sedimenti grossolani poco classati (ciottoli e ghiaia) immersi in
matrice fine (sabbie e limi).
Essi sono associati nella stessa unità cartografica (in complesso) a suoli profondi, con
scheletro scarso, ricchi di sostanza organica nell’orizzonte di superficie (PSQ1).
Il loro utilizzo prevalente è a seminativo (cereali tipo mais).
Caratteri del suolo
Subsoil
A partire dalla superficie, i suoli LMN1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonti Ap) spesso 50 cm, di colore bruno scuro, tessitura moderatamente
grossolana, scheletro piccolo e comune, reazione subacida, CSC media e TSB basso.
• Subsoil (orizzonti AB e Bw) spesso circa 60 cm, di colore bruno giallastro scuro
con molte screziature di colore bruno grigiastro nella parte superiore e bruno
oliva chiaro in quella inferiore, tessitura moderatamente grossolana, scheletro
piccolo da comune a frequente, reazione subacida, CSC media e TSB basso.
• Substrato (orizzonti BC e Cg) a partire da circa 110 cm, di colore da bruno oliva
chiaro a grigio brunastro chiaro con comuni screziature di colore grigio brunastro chiaro nella parte superiore e giallo oliva in quella inferiore, tessitura da
moderatamente grossolana a media, con scheletro abbondante di medie dimensioni, non calcareo con reazione subalcalina nella parte superiore e molto calcareo con reazione alcalina in quella inferiore, CSC bassa e TSB da medio ad alto.
Caratteri funzionali
I suoli LMN1 sono molto profondi (profondità utile >150 cm) e con una pietrosità
superficiale, costituta da pietre di dimensioni medio-piccole, da comune a moderata; hanno drenaggio buono e permeabilità moderatamente elevata, moderata
capacità di ritenzione idrica e limitazioni climatiche moderate.
Proprietà applicative
I suoli LMN1 sono adatti all’uso agricolo, hanno però limitazioni molto severe, dovute alla pendenza moderatamente elevata, che restringono la gamma delle colture
praticabili e impongono accurate pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IVe).
Per lo stesso motivo essi sono non adatti sia all’utilizzazione agronomica dei reflui
che a quella dei fanghi di depurazione.
Hanno inoltre una bassa capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee, a
causa della permeabilità moderatamente elevata, ed una moderata capacità protettiva nei confronti di quelle superficiali, a causa dell’elevato rischio di scorrimento
superficiale delle acque in relazione alla pendenza.
Essi hanno infine un alto valore naturalistico per la presenza di un epipedon umbrico
di notevole spessore.
Substrato
Indicazioni gestionali
Nella gestione dei suoli LMN1 si deve considerare l’esistenza del rischio di erosione
idrica dovuto alla pendenza, che consiglia la scelta di pratiche volte a minimizzarne
gli effetti. Si deve inoltre considerare la pietrosità superficiale che costituisce una
limitazione alla percorribilità e alla meccanizzazione in termini di usura degli utensili.
La vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee, e in minor misura anche
di quelle superficiali, impone una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
Da segnalare infine l’opportunità di preservare l’integrità e le caratteristiche dell’orizzonte umbrico per il valore naturalistico che conferisce a questi suoli, soprattutto
in funzione dell’elevato spessore che presenta e che deriva da un approfondimento
dei processi connessi alla sua genesi.
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SCHEDA 4:
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi
antichi e intermedi rilevati sulla pianura
Depositi morenici recenti
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Suoli Uccelliera franco sabbiosi (UCC1)
Humic-pachic Dystrudepts corse loamy over sandy or sandy-skeletal, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
I suoli Uccelliera franco sabbiosi sono situati su superfici subpianeggianti riconducibili ad ambienti deposizionali di tipo lacustre affrancate dalle acque, costituite da
materiali tendenzialmente fini, ubicate al bordo di conche lacustri e corsi d'acqua.
La pendenza è nulla (valore medio 1%).
Si sono formati su sabbie lacustri non calcaree, ben classate e con presenza di ghiaia.
Essi hanno una diffusione omogenea entro l’unità cartografica.
Sono utilizzati prevalentemente a seminativi (cereali tipo mais) o a prati permanenti
asciutti.
Caratteri del suolo
Topsoil
A partire dalla superficie, i suoli UCC1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonti Ap) spesso 55 cm, di colore bruno grigiastro molto scuro, tessitura moderatamente grossolana, scheletro comune molto piccolo, reazione
subacida, CSC elevata e TSB basso.
• Subsoil (orizzonte Bw) spesso 40 cm, di colore bruno giallastro scuro, tessitura
grossolana, scheletro frequente molto piccolo, non calcareo con reazione neutra, CSC e TSB bassi.
• Substrato (orizzonti CB e Cg) a partire da circa 100 cm, di colore grigio chiaro
con screziature giallo brunastre comuni nella parte superiore, tessitura grossolana, non calcareo con reazione neutra, CSC e TSB bassi.
Caratteri funzionali
I suoli UCC1 sono poco profondi (profondità utile di 55 cm), limitati da una brusca
discontinuità tessiturale; hanno drenaggio moderatamente rapido e permeabilità
moderatamente elevata, moderata capacità di ritenzione idrica e lievi limitazioni climatiche.
Proprietà applicative
Subsoil
I suoli UCC1 sono adatti all’uso agricolo, presentano però severe limitazioni, dovute
alla scarsa fertilità dell’orizzonte superficiale (basso TSB) e al ridotto spessore di
suolo utilizzabile dagli apparati radicali delle piante, che restringono la gamma delle
colture praticabili e impongono speciali pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IIIs).
Essi sono adatti all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici e dei fanghi di
depurazione, con lievi limitazioni nell’utilizzo dei reflui dovute alla granulometria
(moderatamente grossolana) e alla permeabilità (moderatamente elevata), e con
moderate limitazioni nell’utilizzo dei fanghi dovute alla granulometria.
Hanno una capacità protettiva bassa nei confronti delle acque profonde, a causa
della permeabilità, ed una capacità protettiva moderata nei confronti di quelle
superficiali, a causa del runoff superficiale .
Hanno inoltre un alto valore naturalistico per la presenza di un epipedon umbrico di
notevole spessore.
Indicazioni gestionali
Substrato
Nella gestione dei suoli UCC1 si deve considerare l’esistenza del rischio di erosione
idrica dovuto alla pendenza, che consiglia la scelta di pratiche volte a minimizzarne
gli effetti. La vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee, e in minor
misura anche di quelle superficiali, impone una specifica attenzione nelle pratiche di
concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
Da segnalare infine l’opportunità di preservare l’integrità e le caratteristiche dell’orizzonte umbrico per il valore naturalistico che conferisce a questi suoli, soprattutto
in funzione dell’elevato spessore che presenta e che deriva da un approfondimento
dei processi connessi alla sua genesi.
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SCHEDA 5:
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi
antichi e intermedi rilevati sulla pianura
Depositi morenici recenti
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Suoli Carolina franchi (CRL1)
Aeric Humaquepts corse loamy over sandy or sandy-skeletal,
mixed (non acid), superactive, mesic
Ambiente e genesi
I suoli Carolina franchi sono situati in aree pianeggianti a spiccata idromorfia, con
falda prossima alla superficie, corrispondenti a conche lacustri parzialmente o completamente prosciugate e prive di drenaggio esterno naturale, o presso i corsi d'acqua.
La pendenza è nulla (pari all’1%).
Si sono formati su depositi morenici costituiti da sabbie limose non calcaree.
Essi sono associati nella stessa unità cartografica (in complesso) a suoli che hanno
caratteri idromorfi meno accentuati e sono moderatamente profondi (NVA1).
L’utilizzo prevalente dei suoli CRL1 è a seminativo (cereali tipo mais) o a prato polifita asciutto.
Topsoil
Caratteri del suolo
A partire dalla superficie, i suoli CRL1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte A) spesso 35 cm, di colore nero, tessitura media, reazione
subacida, CSC molto elevata e TSB da molto basso a basso. Tipicamente presenta elevate quantità di sostanza organica (attorno al 6%).
• Substrato (orizzonti AC e Cg) subito sotto il topsoil, di colore bruno scuro con
screziature giallo brunastre e bruno grigiastre nella parte superiore, grigio con
screziature bruno oliva chiare e grigio verdastre in quella inferiore, tessitura
moderatamente grossolana nella parte superiore e grossolana in quella inferiore,
reazione acida, CSC elevata nella parte superiore e bassa in quella inferiore, TSB
molto basso.
Caratteri funzionali
I suoli CRL1 sono poco profondi (profondità utile di 50 cm) limitati dalla falda;
hanno drenaggio molto lento, permeabilità moderata e lievi limitazioni climatiche.
Proprietà applicative
Substrato
I suoli CRL1 sono adatti all’uso agricolo, hanno però limitazioni molto severe, dovute alla falda poco profonda e al drenaggio molto lento che concorrono nel limitare
la profondità utile del suolo, le quali restringono drasticamente la gamma delle colture praticabili e impongono accurate pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IVw).
A causa della falda poco profonda essi sono anche non adatti all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici né a quella dei fanghi di depurazione.
Per lo stesso motivo i suoli CRL1 hanno inoltre una bassa capacità protettiva tanto
nei confronti delle acque profonde quanto di quelle superficiali. Per le acque sotterranee interagisce negativamente anche la permeabilità moderata, per quelle superficiali il comportamento idrologico.
Essi hanno infine un moderato valore naturalistico per la presenza di condizioni di
saturazione idrica a bassa profondità e di un epipedon umbrico.
Indicazioni gestionali
Nella gestione dei suoli CRL1 si deve considerare la scarsa profondità di suolo utile
alla radicazione, causata dalla persistenza della falda a scarsa profondità, che condiziona negativamente il drenaggio e determina un ambiente con scarsità di ossigeno
(idromorfia). Occorre pertanto migliorare sensibilmente il drenaggio con opere sia
esterne (baulature, affossature) che interne (dreni) al suolo. La vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee impone inoltre una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci
Una gestione idraulica di questi suoli finalizzata al miglioramento della loro produttività comporta comunque la perdita dei caratteri “di aquacità” che determinano il
valore naturalistico di questi suoli; sarebbe pertanto da considerare la possibilità di
destinare queste aree alla conservazione dell’habitat naturale e della biodiversità,
anche per preservarne l’orizzonte umbrico.
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SCHEDA 6:
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi
antichi e intermedi rilevati sulla pianura
Terrazzi antichi
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Suoli Pradello franco limosi sulle superfici modali (PDN1)
Oxyaquic Fraglossudalfs fine silty, mixed, superactive, mesic
Topsoil
Ambiente e genesi
I suoli Pradello franco limosi sono situati su superfici dei pianalti, a morfologia subpianeggiante o ondulata rappresentative di quelle meglio conservate. La pendenza è nulla (0,8%).
I suoli si sono formati su sedimenti fluvioglaciali non calcarei a granulometria grossolana
(ghiaie), ricoperti da limi di probabile origine eolica.
Essi hanno una diffusione omogenea entro l’unità cartografica; sono utilizzati prevalentemente a seminativi avvicendati.
Caratteri del suolo
A partire dalla superficie, i suoli PDN1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 20-30 cm, di colore bruno giallastro, tessitura moderatamente fine, scheletro scarso molto piccolo, reazione subacida, CSC media e TSB basso.
• Subsoil (orizzonti EB, Bt, Btx e CBt) con spessore superiore a 2 metri, di colore che
varia con la profondità da bruno forte a bruno giallastro chiaro nella parte superiore,
con screziature giallo rossastre e bruno chiaro, da bruno rossastro fino a rosso giallastro nella parte inferiore; tessitura media che diventa moderatamente grossolana
molto in profondità (attorno a 200 cm) e scheletro molto piccolo assente fino a oltre
150 cm in graduale aumento con la profondità, molte pellicole d’argilla,di sesquiossidi e ferro-manganesifere; reazione subacida, CSC media nella parte superiore e
alta in quella inferiore, TSB da molto basso a medio.
• Substrato ghiaioso solitamente non osservato in profilo a causa dello spessore del
solum (insieme degli orizzonti pedogenizzati); riscontrato talvolta in trincee stradali,
scavi per fondazioni e pareti di cava a partire da oltre 250 cm.
Caratteri funzionali
I suoli PDN1 sono moderatamente profondi (profondità utile circa 90 cm) limitati da un
orizzonte compatto (fragipan) e presentano una moderata pietrosità superficiale eterometrica con pietre anche di grandi dimensioni; hanno drenaggio mediocre, permeabilità
bassa, alta capacità di ritenzione idrica, lievi limitazioni climatiche e un forte rischio di
incrostamento superficiale.
Subsoil
Proprietà applicative
I suoli PDN1 sono adatti all’uso agricolo, hanno però severe limitazioni dovute principalmente all’elevata quantità di limo nella terra fine dell’orizzonte superficiale e al ridotto
tasso di saturazione in basi, che restringono la gamma delle colture praticabili e impongono accurate pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IIIs).
Essi sono adatti all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici e dei fanghi di depurazione, con moderate limitazioni per i reflui a causa del comportamento idrologico, e con
moderate limitazioni per i fanghi a causa delle caratteristiche chimiche dell’orizzonte
superficiale (bassi valori di pH e di CSC).
I suoli PDN1 hanno un’elevata capacità protettiva nei confronti delle acque profonde
mentre, a causa del comportamento idrologico che favorisce l’innescarsi di ristagni e scorrimenti superficiali, la loro capacità protettiva nei confronti di quelle superficiali è bassa.
La presenza di particolari orizzonti che denotano antichità del suolo (fragipan), rende
alto il valore naturalistico dei suoli; tali orizzonti sono attualmente vulnerabili alla degradazione perché formati in condizioni ambientali molto diverse da quelle attuali.
Indicazioni gestionali
Nella gestione dei suoli PDN1 si deve considerare la tendenza al ruscellamento superficiale che ostacola l’infiltrazione idrica. Sussiste infatti la possibilità di degrado fisico,
dovuto all’elevato rischio d’incrostamento superficiale, che impone restrizioni alla percorribilità in campo dopo eventi piovosi consistenti per il rischio di collasso degli aggregati strutturali (ed il conseguente compattamento della superficie del suolo). Tale rischio
è reso minore dalla moderata pietrosità superficiale, ma non va trascurato del tutto. La
stabilità degli aggregati strutturali può essere migliorata con apporti di sostanza organica.
La pietrosità superficiale costituisce anche una limitazione alla meccanizzazione delle
pratiche agronomiche, che comporta difficoltà di lavorazione, usura degli utensili e
quindi maggiore onerosità di gestione. Inoltre la presenza di limitazioni alla fertilità, seppure non gravi, impone l’uso di ammendanti e correttivi, mentre la vulnerabilità all’inquinamento delle acque superficiali impone attenzioni specifiche nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
Si segnala inoltre l’opportunità che essi vengano utilizzati in un’ottica conservativa per
preservare l’interesse naturalistico che tali suoli offrono come testimonianza di processi
evolutivi molto antichi.
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SCHEDA 7:
Pedopaesaggio degli anfiteatri morenici e dei terrazzi
antichi e intermedi rilevati sulla pianura
Terrazzi intermedi
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Suoli Someiara franco limosi (SOM1)
Typic Hapludults fine silty, mixed, active, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Someiara franco limosi sono situati su superfici a morfologia subpianeggiante
o ondulata, che costituiscono quelle più integre e meglio conservate dei terrazzi
intermedi rilevati sulla pianura.
La pendenza è nulla o bassa (0,8%).
I suoli si sono formati su sedimenti fluvioglaciali non calcarei costituiti da sabbie fini limose e ghiaie, generalmente ricoperti da sedimenti limosi di origine eolica e/o colluviali.
Essi hanno una diffusione omogenea entro l’unità cartografica; sono utilizzati prevalentemente a seminativi avvicendati.
Caratteri del suolo
A partire dalla superficie, i suoli SOM1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso circa 20 cm, di colore bruno, tessitura media e
scheletro scarso e molto piccolo, reazione acida, CSC media e TSB molto basso.
• Subsoil (orizzonte Bt e BC) spesso oltre 140 cm, di colore bruno intenso nella
parte superiore, con poche screziature bruno scure, e bruno scuro in quella inferiore, tessitura moderatamente fine nella parte superiore e moderatamente
grossolana in quella inferiore, scheletro molto piccolo comune nella parte superiore e abbondante in quella inferiore, comuni pellicole di argilla nella parte
superiore, reazione subacida, CSC da media a elevata e TSB molto basso.
• Substrato (orizzonte C) a partire da 165 cm, di colore bruno giallastro, tessitura
moderatamente grossolana, scheletro molto piccolo e abbondante, reazione
acida, CSC media e TSB molto basso.
Caratteri funzionali
I suoli SOM1 sono molto profondi (profondità utile >150 cm). Hanno drenaggio
buono, permeabilità moderata, alta capacità di ritenzione idrica e un moderato
rischio di incrostamento superficiale
Subsoil
Proprietà applicative
I suoli SOM1 sono adatti all’uso agricolo, hanno però severe limitazioni, dovute alla
bassa fertilità dell’orizzonte superficiale (basso valore di TSB), che restringono la
gamma delle colture praticabili e impongono accurate pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IIIs).
Sono adatti all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, senza limitazioni nel
rispetto della buona pratica agricola, e sono adatti a quella dei fanghi di depurazione, con moderate limitazioni dovute al basso valore del pH dell’orizzonte superficiale.
Questi suoli hanno una moderata capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee, a causa della permeabilità moderata, mentre la capacità protettiva nei
confronti delle acque superficiali è elevata.
I suoli SOM1 non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Indicazioni gestionali
Nella gestione dei suoli SOM1 si deve considerare la possibilità di degrado fisico,
dovuto al moderato rischio d’incrostamento superficiale, che impone restrizioni alla
percorribilità in campo dopo eventi piovosi consistenti per il rischio di collasso degli
aggregati strutturali (ed il conseguente compattamento della superficie del suolo).
Inoltre la presenza di limitazioni alla fertilità, seppure non gravi, impone l’uso di
ammendanti e correttivi e consiglia attenzione nell’utilizzazione agronomica dei
fanghi (adeguato pretrattamento dei fanghi e dimensionamento del quantitativo da
spandere).
Infine, la vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee impone attenzioni
specifiche nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
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SCHEDA 8:
Pedopaesaggio del livello fondamentale della pianura
Alta pianura ghiaiosa
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Suoli Firat franco sabbiosi (FIR1)
Humic Dystrudepts Sandy-skeletal, mixed, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Firat franco sabbiosi sono situati sulle superfici modali dell’alta pianura ghiaiosa a morfologia subpianeggiante, pietrose e con evidenze di paleoidrografia.
La pendenza è nulla o debole (<2%).
Si sono formati su depositi ghiaiosi a matrice sabbiosa di natura fluvioglaciale.
Sono presenti sia in consociazione, con diffusione omogenea entro l’unità cartografica, sia in complesso, associati a suoli poco o moderatamente profondi e senza un
apprezzabile tenore in sostanza organica nell’orizzonte di superficie (ROB2).
Il loro utilizzo prevalente è a seminativo .
Caratteri del suolo
Subsoil
A partire dalla superficie, i suoli FIR1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 35-40 cm, di colore bruno scuro, tessitura moderatamente grossolana e scheletro da piccolo a grande, da comune ad abbondante,
reazione da acida a neutra, CSC da bassa a media e TSB da molto basso a basso.
Tipicamente presenta elevate quantità di sostanza organica (fino al 7%).
• Subsoil (orizzonte BC o CB) spesso 20-60 cm, di colore da bruno a bruno giallastro, tessitura grossolana e scheletro abbondante da molto piccolo a grande,
reazione tipicamente subacida, CSC bassa e TSB da basso a medio.
• Substrato (orizzonte C) tipicamente oltre 70 cm, di colore da bruno a bruno
scuro, tessitura grossolana e scheletro da frequente a molto abbondante e da
molto piccolo a medio, reazione da subacida a neutra, CSC bassa e TSB da basso
ad alto.
Caratteri funzionali
I suoli FIR1 sono molto profondi (profondità utile >150 cm) e con una comune pietrosità superficiale di dimensioni medie e grandi; hanno drenaggio moderatamente
rapido e permeabilità moderatamente elevata, bassa capacità di ritenzione idrica e
limitazioni climatiche da assenti a lievi.
Proprietà applicative
Substrato
I suoli FIR1 sono adatti all’uso agricolo, hanno però limitazioni molto severe, a causa
della comune pietrosità, tali da ridurre drasticamente la scelta delle colture praticabili e da richiedere accurate pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IVs).
Essi sono adatti all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici, con moderate limitazioni dovute alla granulometria, mentre sono non adatti a quella dei fanghi di
depurazione, a causa dei bassi valori di pH e CSC nell’orizzonte superficiale.
I suoli FIR1 hanno un’elevata capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali. Sono invece vulnerabili nei confronti di quelle profonde (capacità protettiva bassa)
a causa del drenaggio e della permeabilità.
Hanno inoltre un moderato valore naturalistico per la presenza dell’epipedon umbrico.
Indicazioni gestionali
La gestione dei suoli FIR deve considerare l’esistenza di limitazioni alla meccanizzazione delle pratiche agronomiche, che causano difficoltà di lavorazione e usura
degli utensili e comportano una maggiore onerosità di gestione dei campi.
Inoltre, la vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee impone una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di utilizzo dei fitofarmaci.
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SCHEDA 9:
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Superfici terrazzate sospese sui corsi d’acqua attuali
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Suoli Mulino del Miglio franchi (MMI1)
Typic Argiudolls coarse loamy, mixed, superactive, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Mulino del Miglio franchi sono situati sui terrazzi stabili del fiume Olona a
morfologia pianeggiante o ondulata, delimitati da scarpate erosive evidenti.
La pendenza è nulla (0,8%).
Si sono formati su ghiaie e sabbie limose alluvionali non calcaree contenenti ciottoli
poco alterati.
Essi sono associati nella stessa unità cartografica (in complesso) a suoli poco profondi, sabbiosi, a drenaggio rapido (MNI1).
Sono utilizzati prevalentemente a prati permanenti asciutti.
Caratteri del suolo
Subsoil
A partire dalla superficie, i suoli MMI1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 40 cm, di colore bruno scuro, con tessitura media e
scheletro scarso e piccolo, reazione subacida, CSC media e TSB medio.
• Subsoil (orizzonti Bt e 2Bw) spesso circa 60 cm, di colore da bruno a bruno giallastro scuro, tessitura media nella parte superiore e moderatamente grossolana
in quella inferiore, scheletro piccolo e molto piccolo da scarso a frequente,
poche pellicole di materiale organico nella parte superiore, reazione subacida,
CSC media e TSB da medio a basso.
• Substrato (orizzonte C) a partire da circa 125 cm, di colore bruno giallastro scuro
nella parte superiore e bruno grigiastro in quella inferiore, tessitura grossolana e
scheletro da piccolo a grande e frequente, reazione subacida, CSC bassa e TSB
medio.
Caratteri funzionali
I suoli MMI1 sono profondi (profondità utile circa 100-105 cm); hanno drenaggio
buono, permeabilità moderata, alta capacità di ritenzione idrica e un moderato
rischio di incrostamento superficiale.
Proprietà applicative
I suoli MMI1 hanno buone potenzialità produttive e non presentano limitazioni alla
gamma delle colture praticabili (classe LCC: I).
Sono adatti sia all’utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici che a quella dei fanghi
di depurazione, con lievi limitazioni nell’utilizzo dei reflui a causa della granulometria
grossolana, e moderate limitazioni in quello dei fanghi a causa del basso valore di CSC
nell’orizzonte superficiale.
Essi hanno un’elevata capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali, mentre
la permeabilità (moderata) e la granulometria (moderatamente grossolana) sono la
causa di una moderata capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee.
Non presentano peculiarità ambientali di rilievo.
Substrato
Indicazioni gestionali
I suoli MMI1 hanno una buona fertilità e possiedono buone caratteristiche chimico
fisiche.
Occorre tuttavia una corretta valutazione dei carichi appropriati nella somministrazione dei fanghi di depurazione, così come nell’impiego dei fitofarmaci per la moderata
vulnerabilità all’inquinamento delle acque di falda.
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SCHEDA 10:
Pedopaesaggio delle valli fluviali
Piane alluvionali inondabili attuali o recenti
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Suoli Turbigo franco sabbiosi (IGO1)
Humic Dystrudepts sandy-skeletal, mixed, mesic
Ambiente e genesi
Topsoil
I suoli Turbigo franco sabbiosi sono situati sulle superfici subpianeggianti corrispondenti alle piane alluvionali del tratto settentrionale della valle del Ticino, comprese
tra i terrazzi antichi e le fasce maggiormente inondabili limitrofe ai corsi d’acqua, da
cui sono generalmente separate da gradini morfologici.
La pendenza è nulla (0,9%).
Si sono formati su sedimenti alluvionali grossolani non calcarei, costituiti da sabbie
poco gradate miste a ghiaia.
Essi sono associati nella stessa unità cartografica (in complesso) a suoli poco profondi, con tessitura moderatamente grossolana, a drenaggio rapido e permeabilità elevata (SET1); sono utilizzati prevalentemente a seminativo.
Caratteri del suolo
Subsoil
A partire dalla superficie, I suoli IGO1 mostrano i seguenti caratteri:
• Topsoil (orizzonte Ap) spesso 30 cm, di colore bruno scuro, tessitura moderatamente grossolana e scheletro piccolo comune, reazione molto acida, CSC media
e TSB basso.
• Subsoil (orizzonte Bw), spesso 25-30 cm, di colore bruno oliva chiaro, tessitura
grossolana e scheletro scarso molto piccolo, reazione molto acida, CSC media e
TSB basso.
• Substrato (orizzonte C) a partire da 55-60 cm, di colore bruno oliva chiaro con
screziature brune nella parte superiore, tessitura grossolana e scheletro scarso e
molto piccolo nella parte superiore, molto abbondante e di medie dimensioni in
quella inferiore.
Caratteri funzionali
I suoli IGO1 sono poco profondi (profondità utile 60 cm), limitati dalla presenza del
substrato ghiaioso-sabbioso. Hanno drenaggio buono, permeabilità moderatamente elevata, bassa capacità di ritenzione idrica ed un moderato rischio di inondazione.
Proprietà applicative
Substrato
I suoli IGO sono adatti all’uso agricolo, hanno però severe limitazioni, dovute al
rischio d’inondazione, alla ridotta profondità utile e alla bassa capacità di ritenzione
idrica, che restringono la gamma delle colture praticabili e impongono l’adozione di
accurate pratiche di coltivazione (sottoclasse LCC: IIIws).
Essi sono adatti all’utilizzazione dei reflui zootecnici, con moderate limitazioni dovute
alla granulometria grossolana, e sono non adatti a quella dei fanghi di depurazione
per lo stesso motivo.
Hanno una moderata capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali a causa
del rischio di inondazione. Sono invece vulnerabili nei confronti di quelle sotterranee
(capacità protettiva bassa) a causa della permeabilità e della tessitura grossolana.
I suoli IGO1 presentano un moderato valore naturalistico per la presenza di un orizzonte superficiale ricco di sostanza organica.
Indicazioni gestionali
I suoli IGO1 devono essere utilizzati tenendo presente il moderato rischio di inondabilità, cioè la possibilità che eventi di sommersione si ripetano ogni 5-10 anni.
La vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee, e in minor misura di quelle superficiali, impone una specifica attenzione nelle pratiche di concimazione e di
utilizzo dei fitofarmaci.
Infine, questi suoli si trovano nel territorio del Parco fluviale del Ticino: sarebbero
perciò da considerare in un’ottica più ampia di tutela, anche per una loro valorizzazione con finalità ambientali e ricreative.
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Glossario sintetico
Si riporta di seguito la definizione sintetica di
alcuni termini tecnici contenuti nel testo. Per
una trattazione più esauriente si rimanda al
Glossario contenuto nel CD Rom allegato al
volume.
fragipan
argilla
idromorfia
Frazione minerale del suolo costituita da particelle di diametro inferiore a 2 µm.
argillico (orizzonte ≈)
Orizzonte diagnostico subsuperficiale del
suolo formato a seguito di processi di illuviazione di argilla.
brunificazione
Liberazione di ferro attivo dai minerali della
roccia madre e sua interposizione fra molecole di argilla e di humus, con formazione di
aggregati ferro-argillo-umici.
cambico (orizzonte ≈)
Orizzonte diagnostico subsuperficiale, formato a seguito di processi di alterazione del
materiale di partenza.
capacità di scambio cationico
(C.S.C.)
La somma totale dei cationi scambiabili (principalmente Ca++, Mg++, K+, Na+, H+,
Al+++) presenti nel suolo, espressa in
meq/100g di materiale.
concentrazione
accumulo secondario di sali in forma di
masse soffici, patine e rivestimenti, oppure di
noduli o conrezioni, di natura carbonatica,
gessosa, ferro-manganesifera, ferruginosa.
decarbonatazione
Dissoluzione chimica dei carbonati negli orizzonti del suolo e/o nelle rocce carbonatiche
sottostanti ad esso, per azione di acque
meteoriche ricche di CO2.
Orizzonte diagnostico subsuperficiale compattato, con drenaggio molto lento; costituisce una limitazione fisica all’approfondimento radicale.
Condizione del suolo derivante da drenaggio
insufficiente o impedito, che si evidenzia in
una dominanza di colorazioni grigie.
illuviazione
Movimento di sostanze diverse attraverso il
profilo pedologico , da un orizzonte soprastante, che ne risulta impoverito, ad uno sottostante, che ne viene arricchito.
limo
Frazione minerale del suolo costituita da granuli di dimensioni comprese fra 2 e 50 µm. Si
distingue in limo fine (da 2 a 20 µm) e limo
grossolano (da 20 a 50 µm).
lisciviazione
Processo di trasporto idrico nel suolo delle
particelle fini disperse (argille e ossidi di ferro
a queste legati), dagli orizzonti superiori eluviali agli orizzonti profondi illuviali.
loess
Deposito di origine eolica , caratteristico
degli ambienti steppici e composto da particelle a granulometria prevalentemente limosa e sabbioso fine.
pedogenesi
L’insieme dei processi chimici, fisici e biologici
che trasformano progressivamente una roccia in suolo.
permeabilità (≈ del suolo)
Maggiore o minore facilità con cui un suolo
lascia penetrare, attraverso i suoi orizzonti,
l’acqua di percolazione.
reazione (≈ del suolo)
discontinuità (≈ litologica)
Cambiamento brusco di granulometria e/o di
composizione mineralogica fra due orizzonti,
indicante la loro diversa origine geologica e/o
la loro differente età.
drenaggio (≈ interno)
Capacità del suolo di eliminare l’eccesso idrico al suo interno.
epipedon
Orizzonte diagnostico di superficie, più o
meno scurito dalla sostanza organica o dilavato.
falda (≈freatica o libera)
Corpo idrico sotterraneo, più vicino alla
superficie del terreno. La superficie superiore
della falda viene denominata superficie freatica o tavola d’acqua.
Grado di acidità o di alcalinità del suolo,
espresso quantitativamente dal valore numerico del pH.
ritenzione idrica (massima capacità di ≈)
Quantità d’acqua trattenuta da un suolo allo
stato di saturazione idrica.
rubefazione
Liberazione di ossidi di Fe che attraverso la
progressiva disidratazione formano ematite,
la quale conferisce vivaci colori rossi ai suoli,
in un ambiente chimico spesso saturo di ioni
calcio, ma privo di carbonati.
sabbia
Frazione minerale del suolo costituita da granuli di dimensioni comprese fra 50 µm e 2
mm, distinta usualmente per scopi pratici in
tre classi in base al diametro dei granuli: sab-
bia molto fine, sabbia fine, media e grossolana e sabbia molto grossolana.
saturazione basica (tasso di ≈)
Rapporto percentuale fra la somma dei cationi alcalini e alcalino-terrosi (Ca,Mg,Na,K) fissati sul complesso di adsorbimento, e la
capacità di scambio cationico, ossia la quantità massima di cationi che 100 g di suolo
possono adsorbire. È indicato con l’acronimo
TSB. Un suolo nel cui complesso di scambio
sono largamente predominanti i cationi alcalini e alcalino-terrosi viene definito saturo.
saturazione (≈ idrica)
Condizione fisica del suolo nel quale tutti i
vuoti sono occupati dall’acqua. Corrisponde
alla capacità idrica massima.
sesquiossidi
Ossidi e idrossidi di Fe e Al (più raramente di
Mn e Ti), costituenti, nei suoli, prodotti residuali dell’alterazione.
scheletro
Frammenti rocciosi e pietre, di diametro
superiore a 2 mm, contenuti nel profilo
pedologico.
screziatura
Porzioni degli orizzonti di suolo di colore differente rispetto a quello dominante. La genesi delle screziature è riconducibile ad alternanze stagionali di stati di inumidimento e di
disseccamento nel profilo.
serie (≈ di suoli)
Gruppo di suoli simili per genesi e con uguale
classificazione, i quali presentano orizzonti
simili per composizione, spessore e caratteristiche. Le serie vengono istituite per scopi
soprattutto pratici, che influenzano la gestione del suolo.
fase di serie
Suddivisione entro una serie di suoli che evidenzia peculiarità significative per la crescita
dei vegetali o per le lavorazioni agrarie. Le
fasi di serie sono i costituenti delle unità cartografiche.
tessitura (≈ del suolo)
Proporzione relativa nel suolo delle particelle
minerali di diametro inferiore a 2 mm, costituenti la cosiddetta “terra fine” (argilla, limo,
sabbia).
unità cartografica
L’insieme dei poligoni (di suolo) di una carta
pedologica, individuati attraverso il rilevamento, costituiti dalla dominanza di uno o
più fasi delle stesse serie di suolo. Possono
essere costituite da un solo tipo di suolo
(consociazioni), o da due o più suoli diversi
che si alternano nel paesaggio secondo un
modello noto (associazioni, complessi, gruppi indifferenziati).
*0- CopertinaVA
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Suoli e paesaggi
delle province
di Como, Lecco
e Varese