Danza, filo, abbandono nel mito di Arianna

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Danza, filo, abbandono nel mito di Arianna
- Laura Correale, 01.11.2015
Mitologia.
Il lamento di Arianna abbandonata che, sola sulla riva del mare, vede allontanarsi la nave dell’amato
Teseo, gli ardenti rimproveri per l’immemore ingratitudine dell’eroe, consacrati dai versi di Catullo e
di Ovidio, sono divenuti un archetipo della sofferenza d’amore, della solitudine estrema dell’amore
tradito. Ma c’è un’altra Arianna, trionfante e festosa, che al fianco di Dioniso percorre tutta la
tradizione poetica e iconografica. Due aspetti diversi per una delle figure del mito più celebri e
amate e, al tempo stesso, più contraddittorie e sfuggenti. I molti fili di cui si compone la trama di
questo mito, primo fra tutti il celebre filo che guida l’eroe ateniese al di fuori dal labirinto di Creta,
sono ripercorsi da Silvia Romani, docente di Mitologia classica all’università di Torino, in un saggio,
pubblicato da Einaudi, nella collana diretta da Maurizio Bettini (Il mito di Arianna, pp. 278,euro
30,00). La vita di Arianna, dice l’autrice, tende fin dall’inizio a «costruirsi per paradigmi contrastivi:
la dea e la fanciulla indifesa, la figlia di Minosse e la compagna di Teseo, la principessa abbandonata
e la sposa del dio Dioniso». Diverse le vicende, molteplici le sue morti, da una morte silenziosa di
parto, al suicidio, fino alla consacrazione della sua Corona, o di lei stessa, in una costellazione
celeste. Plutarco racconta che nell’isola di Nasso esistevano due riti diversi per due diverse Arianne,
il più antico, gioioso e solare, per la giovane sposa del dio Dioniso, il più recente, triste e luttuoso,
per la donna abbandonata da Teseo. La tradizione letteraria più moderna, soprattutto latina, sembra
prediligere la vicenda amorosa: abbandonata da Teseo o salvata da Bacco, lo spazio di Arianna è
l’isola, la prigione circondata dal mare, in cui la donna legata dalla memoria dell’amore perduto,
vede allontanarsi un Teseo del tutto immemore, dimentico non soltanto di lei ma anche della
promessa fatta al padre di cui causerà inconsapevolmente la morte. Nelle fonti più antiche, la figura
di Arianna, per certi aspetti più umbratile e sfuggente, appare invece più radicata nel contesto
cretese. È la figlia di Minosse, la sorella del mostruoso Minotauro, che con l’aiuto di Dedalo, il
prodigioso architetto, e con il dono del gomitolo, aiuterà l’eroe ateniese nella realizzazione della sua
impresa. La ricerca e la ricostruzione delle testimonianze su questa fase del mito sono forse la parte
più interessante del lavoro di Silvia Romani. L’Arianna più antica ritorna alla luce con la scoperta
archeologica di Creta. Con gli scavi dell’inglese Arthur Evans, esplode la moda dell’arte minoica e
anche la giovane principessa cretese può godere di un rinnovato interesse per tutto il suo mondo,
grazie anche alla complicità di due falsari svizzeri, i Guilleron, che riempiono il mercato antiquario
di sedicenti manufatti cretesi. Ma è con la decifrazione del Lineare B, per merito di Michael Ventris,
che appare la prima vera e propria traccia storica di Arianna se, come suggerisce l’autrice, in lei
possiamo identificare la «signora del labirinto», quella potnia dapuritoio a cui, in una tavoletta
cretese, vengono decretate ricchissime offerte. Nel XVIII libro dell’Iliade, dove il poeta descrive lo
scudo di Achille, costruito per lui dal dio Efesto, tra le altre immagini è presente una danza, «simile
a quella che un tempo nella vasta Cnosso Dedalo aveva inventato per Arianna dalla bella chioma. Qui
giovani e fanciulle che valevano molti buoi danzavano, tenendosi i polsi con le mani». I commentatori
omerici spiegano che questa danza riproduceva lo schema del labirinto, come la cosiddetta danza
rituale della gru, celebrata, in memoria dell’impresa cretese di Teseo, nell’isola di Delo, e come
quella rappresentata su un fregio del vaso François, in cui la donna appare in piedi davanti all’eroe,
mostrando un gomitolo, mentre una schiera di giovani danza tenendosi per mano.
Il lavoro della Romani, con dovizia di fonti e ricchezza di riferimenti bibliografici, ripercorre, dunque,
il mito di Arianna dalle fonti più antiche fino alle rielaborazioni artistiche e letterarie più moderne,
che dimostrano come questa vicenda mitica sia tra le più vive e produttive della nostra tradizione
culturale.
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