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Pomodoro: riconoscere le principali malattie Il pomodoro è soggetto a diversi parassiti animali e patologie, controllabili con tecniche agronomiche e non solo. In questo lavoro elencheremo i patogeni più importanti e le varie tecniche utilizzabili per il loro controllo. Le sostanze attive citate sono quelle ammesse in agricoltura biologica e dai disciplinari regionali di lotta integrata sul pomodoro delle Regioni Sicilia e Campania regioni pilota del settore Batteriosi La maculatura batterica del pomodoro è causata da Xanthomonas campestris pv. vescicatoria. I sintomi si manifestano su foglie, fusto e frutti con necrosi irregolari circondate da un alone clorotico. I frutti presentano aree imbrunite e lacerate. La macchiettatura o picchiettatura batteria è causata da Pseudomonas syringae pv. tomato. I sintomi interessano tutte le parti della pianta. Sulle foglie si evidenziano delle maculature idropiche angolari, circondate da un alone clorotico, che diventano scure. Sul fusto compaiono maculature necrotiche allungate. Sul frutto la malattia si presenta attraverso punteggiature rotondeggianti circondate da un alone verde. La necrosi del midollo o batteriosi del fusto è causata da Pseudomonas corrugata: si manifesta quando le piante sono in stadio di sviluppo avanzato. Si presenta inizialmente con delle clorosi fogliari diffuse seguite da perdita di turgore della pianta che collassa e muore. Sul fusto e sui peduncoli si formano delle striature scure, in corrispondenza delle quali si evidenziano un midollo con consistenza flaccida e imbrunito. In prossimità delle zone colpite si sviluppano radici avventizie. La malattia è favorita da sbalzi termici, da un’elevata umidità e da forti concimazioni azotate soprattutto ammoniacali. Può essere diffusa nell’ambiente di coltivazione attraverso le operazioni colturali, in particolare con i tagli e le ferite. Il cancro batterico del pomodoro è causato da Clavibacter michiganensis subsp. michiganensis. E’ una patologia da quarantena ed è la più temibile batteriosi che colpisce il pomodoro. Il batterio si insedia all’interno della pianta, colonizzando il sistema vascolare attraverso il quale si diffonde fino ad arrivare al frutto, per poi insediarsi nel seme: principale serbatoio di conservazione per il batterio. I sintomi iniziali consistono in una perdita di turgore fogliare, seguita da un ripiegamento a doccia verso il basso e avvizzimento della pianta. A seconda dei fasci vascolari colpiti, la perdita di turgore e l’avvizzimento possono presentarsi solo da un lato. Sezionando trasversalmente il fusto, i vasi linfatici appaiono imbruniti. Tagliando i piccioli fogliari si nota un imbrunimento a “ferro di cavallo”. Sul frutto l’infezione può manifestarsi con delle pustole superficiali brunastre circondate da un alone chiaro. Per prevenire le batteriosi del pomodoro è fondamentale utilizzare acqua, seme e materiale vivaistico sano, disinfettare contenitori e attrezzi di raccolta e potatura e controllare le erbe spontanee, serbatoi di questi microrganismi. In biologico la coltura può essere trattata per via fogliare solo con ossicloruro o idrossido di rame, quest’ultimo più aggressivo. Alla fine del ciclo di coltivazione è utile solarizzare il terreno. Malattie fungine Peronospora (Phytophthora infestans). La malattia colpisce tutti gli organi aerei della pianta. La comparsa dei primi sintomi si presenta nella pagina superiore delle foglie, sotto forma di macchie traslucide. Se l’umidità relativa resta elevata, l’alterazione progredisce nei tessuti e si sviluppa una muffa bianco-­‐grigiastra. Sul fusto, sui piccioli e sul rachide l’infezione si presenta sotto forma di macchie longitudinali scure, più o meno estese. L’attacco sui frutti interessa soprattutto le bacche verdi, dove 3%&$./%1%#/1/:/."&,1-,#',"",#&.335/,#-(.*"83/',#35,#$(%+(,**/0.&,1-,#*/#,*-,1'%1%#.**8&,1'%#
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In fase iniziale, sulle foglie si evidenziano piccole aree decolorate in verde chiaro determinate dalla forma agamica. Oidium lycopersici si differenzia dalla precedente per l’andamento ectofitico e per la necessità di temperature più fresche. In ogni caso, col procedere della malattia, la foglia viene ricoperta completamente da feltro miceliare biancastro. Gli interventi contro l’oidio del pomodoro in biologico prevedono l’uso di zolfo, Ampelo,yces quisqualis e bicarbonato di potassio. Cladosporiosi (Cladosporium fulvum). I sintomi possono rilevarsi principalmente sulle foglie, con la comparsa nella pagina superiore di ampie macchie clorotiche a margini irregolari, dove, in corrispondenza delle stesse, nella pagina inferiore, si sviluppa una caratteristica muffa olivastra. Per il contenimento dell’infezione è utile praticare una buona aerazione della serra e l’utilizzo di varietà resistenti. Solo prodotti rameici in caso di agricoltura biologica. Radice suberosa (Pyrenochaeta lycopersici). Il fungo attacca la parete radicale della pianta e più di rado la base del fusto. Le foglie basali presentano una clorosi diffusa, spesso confusa con la carenza di magnesio. In seguito all’infezione, i tessuti corticali delle radici vanno incontro a suberificazione, fessurandosi in senso longitudinale e assumendo un aspetto che ricorda quello di una corteccia. Sulla radice si alternano porzioni suberificate di colore scuro ad altre di colore chiaro. Generalmente il fungo si propaga attraverso picnidi e microsclerozi che ne permettono la sopravvivenza nel terreno per diversi anni. Le misure di lotta integrata prevedono principalmente le rotazioni colturali. Se non si riescono ad attuare è consigliabile l’uso di portinnesti resistenti e infine in La lotta biologica si può condurre con prodotti a base di Trichoderma spp. Fusariosi delle radici (Fusarium oxysporum radicis lycopersici). Il fungo penetra attraverso le radici per poi infettare i vasi xilematici e quindi diffondersi in tutta la pianta. I tessuti vascolari vanno incontro a un progressivo imbrunimento e a una totale occlusione, che determina avvizzimento e morte delle piante. Le piante infette presentano crescita stentata e clorosi. L’ingiallimento inizia a partire dalle foglie basali, per progredire su quelle giovani. La radice imbrunisce e poi marcisce, e a livello del colletto si osserva una efflorescenza di colore rosa che vira al chiaro. Le piante tendono ad avvizzire soprattutto in presenza di elevate temperature. Fusarium oxysporum radicis lycopersici è in grado di colonizzare anche substrati inerti: può costituire un potenziale pericolo per le colture fuori suolo. Per contenere l’infezione possono essere utilizzati funghi antagonisti appartenenti al genere Trichoderma. Tracheofusariosi e verticillosi (Fusarium axysporum lycopersici e Verticillu, dahliae, V. albo-­‐
atum). Queste malattie colpiscono le piante in qualunque stadio di sviluppo. I sintomi esterni consistono in ingiallimenti fogliari procedenti dal basso verso l’alto. Talvolta è visibile un ingiallimento longitudinale per quasi tutta la lunghezza del fusto. A seguito dell’attacco le piante avvizziscono e muoiono. I sintomi interni evidenziano un imbrunimento dei tessuti vascolari. La lotta agronomica prevede l’utilizzo di piante innestate su piede resistente di varietà geneticamente resistenti. La difesa può essere attuata con tecniche preventive, che prevedono la rotazione, la solarizzazione, la disinfezione dei substrati con vapore o l’impiego di formulati ad azione fumigante. Virosi Virus trasmessi da aleurodidi Accartocciamento fogliare giallo del pomodoro (Tomato, Yellow Leaf Curl Virus – TYLCV). Questo virus è trasmesso dalla Bemisia tabaci, insetto endemico nei nostri areali di coltivazione. I sintomi della malattia si evidenziano con foglie accartocciate e lembi fogliari ingialliti, riduzione della taglia della pianta e vegetazione affastellata. Se la pianta è infettata nei primi stadi di sviluppo, si presenta con l’apice pressoché atrofizzato e non produce frutti. Quando l’infezione è tardiva, si assiste a rallentamento della crescita della pianta, scarsa allegazione e riduzione della pezzatura dei frutti. Clorosi virale del pomodoro (Tomato Infectious Chlorosis Virus – TICV, Tomato Chlorosis Virus – ToCV). Il TICV viene trasmesso dal Trialeurodes vaporariorum, mentre il ToCV viene trasmesso anche dalla Bemisia tabaci. I primi sintomi di questa virosi si manifestano nella parte mediana della pianta e sono spesso assimilabili a carenze nutrizionali di magnesio o fosforo. Le foglie si presentano con ingiallimenti irregolari della lamina e al tatto quelle adulte assumono una consistenza croccante e con la nervatura centrale rivolta verso il basso. In genere si assiste a una perdita di vigore e a una scadente allegagione. Entrambi gli insetti vettori possono essere ospitati da diverse specie coltivate e da numerose spontanee (Capsella b.p., Sonchus spp., ecc), alcune delle quali possono costituire focolai di infezione. Non esistono forme di terapia per combattere le virosi. E’ utile solo la lotta al vettore. Per quanto riguarda il TYLCV esiste la possibilità di utilizzare varietà mediamente resistenti. Virus trasmessi da tripidi Virus della bronzatura del pomodoro (Tomato Spotted Wilt Virus – TSWV. Viene trasmesso dal tripide Frankliniella occidentalis, diffuso in tutte le aree di coltivazione ortofloricola in serra e in pieno campo. Il tripide, essendo polifago, si sposta su numerose specie coltivate e spontanee seguendone la fioritura. La fertilità dei fiori differenziati dopo l’infezione risulta compromessa. Sui frutti l’infezione si manifesta con aree decolorate, tacche anulari infossate e deformazioni che li rendono incommerciabili. Per la difesa si tende a combattere il vettore mediante trattamenti con agrofarmaci autorizzati e a utilizzare varietà geneticamente resistenti o tolleranti. Fondamentale alternare le sostanze attive Per l’ottimale controllo di tutti i parassiti e patogeni è necessario attuare tutte le tecniche della lotta integrata e biologica Importante è alternare le sostanze attive per evitare l’insorgere di resistenze da parte dei parassiti. La stessa CE nel punto 7 dell’Allegato III della direttiva 2009/128 sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, ovvero la direttiva sulla istituzione del Pan, recita “Ove il rischio di resistenza a una misura fitosanitaria sia conosciuto e il livello di organismi nocivi richieda trattamenti ripetuti di pesticidi sulla coltura, le strategie antiresistenti disponibili dovrebbero essere messe in atto per mantenere l’efficacia dei prodotti. Ciò può includere l’utilizzo di diversi pesticidi con diversi modi di azione. 
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