III_Modulo3_xp7.qxp:3_03 24-09-2009 11:21 Pagina 303 La seconda guerra mondiale CAPITOLO 13 303 Negli stessi mesi in cui tedeschi e sovietici combattevano attorno a Stalingrado, un’altra decisiva battaglia vedeva l’esercito britannico impegnato nel deserto del Nord Africa contro il contingente italo-tedesco del generale Rommel, che era giunto ad El Alamein, a soli 80 chilometri da Alessandria. A fine ottobre il generale Montgomery, comandante delle forze britanniche, poteva lanciare la controffensiva disponendo di una notevole superiorità in uomini e mezzi. Ai primi di novembre gli italo-tedeschi avevano perso la battaglia e cominciavano una lunga ritirata che li avrebbe portati, in tre mesi, a ripercorrere a ritroso tutto il litorale libico fino alla Tunisia. Frattanto, sempre nel novembre ’42, un contingente anglo-americano Lo sbarco era sbarcato in Algeria e in Marocco, stringendo le forze dell’Asse in una in Nord Africa e il secondo tenaglia. Con l’approssimarsi della definitiva cacciata di italiani e tedefronte schi dal Nord Africa – gli ultimi reparti si sarebbero arresi l’11 maggio del 1943 – si apriva per gli alleati il problema dell’attacco alla «fortezza Europa». Su questo punto, però, la strategia sostenuta da Churchill, che intendeva chiudere prima di tutto la partita in Africa per poi intervenire in Europa meridionale, si scontrava con le richieste di Stalin, che avrebbe preferito uno sbarco immediato nell’Europa del Nord per alleggerire la pressione tedesca sull’Urss. Prevalse, in questa fase, il punto di vista inglese. Nella conferenza che si La conferenza tenne a Casablanca, in Marocco, nel gennaio 1943, inglesi e americani di Casablanca decisero che, una volta chiuso il fronte africano, sarebbe stata attaccata l’Italia, considerata l’obiettivo più facile sia per motivi logistici (la vicinanza della Sicilia alle coste della Tunisia), sia per ragioni politico-militari (lo stato di crisi in cui versavano le forze armate italiane e lo stesso regime fascista). Nella stessa conferenza, con una decisione di portata storica che serviva soprattutto a rassicurare i russi sulla serietà delGUIDAALLOSTUDIO l’impegno alleato, gli anglo-americani si accordarono sul principio della 1. Quale fu l’evento simbolo della riscossa resa incondizionata da imporre agli avversari: la guerra sarebbe contiantinazista? 2. Come si concluse la battanuata fino alla vittoria totale, senza patteggiamenti di sorta con la Germaglia di El Alamein? 3. Che cosa fu stabilito nella conferenza di Casablanca? nia o con i suoi alleati. La battaglia di El Alamein 9 L’ITALIA: LA CADUTA DEL FASCISMO E L’ARMISTIZIO La campagna d’Italia ebbe inizio il 12 giugno 1943 con la conquista alleata dell’isola di Pantelleria. Un mese dopo, il 10 luglio, i primi contingenti anglo-americani sbarcavano in Sicilia e in poche settimane si impadronivano dell’isola, mal difesa da truppe in larga parte convinte dell’inevitabilità della sconfitta. Anche la popolazione locale non oppose alcuna resistenza e spesso accolse gli alleati come liberatori. Lo sbarco anglo-americano rappresentò il colpo di grazia per il regime La crisi fascista che, screditato da un’incredibile serie di insuccessi militari, vedel fascismo e gli scioperi deva già da tempo moltiplicarsi al suo interno i segni di malcontento e del marzo ’43 di crisi. Un sintomo allarmante era venuto, nel marzo 1943, dai grandi scioperi operai che, partendo da Torino, avevano interessato tutti i maggiori centri industriali del Nord. La prima vera protesta di massa del periodo fascista era il sintomo di un diffuso disagio popolare legato al caro-vita, all’acuirsi dei disagi alimentari, agli effetti dei bombardamenti aerei alleati che, nell’inverno ’42-43, avevano colpito sempre più frequentemente le città italiane; ma in essa aveva avuto parte anche l’iniziativa di nuclei clandestini comunisti. III_Modulo3_xp7.qxp:3_03 304 24-09-2009 MODULO 3 11:21 Pagina 304 Totalitarismi e stermini di massa Un contadino indica a un soldato americano la direzione verso cui sono andate le truppe tedesche, nei pressi di Troina, Sicilia, 4-5 agosto 1943 [Fotografia di Robert Capa] La Sicilia fu liberata il 17 agosto del 1943. Le truppe alleate entrarono a Messina dopo aver conquistato tutte le altre importanti città (Palermo il 22 luglio, Catania il 5 agosto) e costrinsero i tedeschi alla fuga verso la Calabria. A determinare la caduta di Mussolini non furono però le proteste popolari, né le iniziative dei partiti antifascisti, ancora sconosciute alla maggioranza della popolazione. Fu invece una sorta di congiura che faceva capo alla corona – unica fonte di potere formalmente indipendente dal fascismo – e vedeva tutte le componenti moderate del regime (industriali, militari, gerarchi dell’ala monarchico-conservatrice) unite ad alcuni esponenti del mondo politico prefascista nel tentativo di portare il paese fuori da una guerra ormai perduta e di assicurare la sopravvivenza della monarchia. Il pretesto formale per l’intervento del re fu offerto da una riunione del Gran consiglio del fascismo, tenutasi nella notte fra il 24 e il 25 luglio 1943 e conclusasi con l’approvazione a forte maggioranza di un ordine del giorno presentato da Dino Grandi, che invitava il re a riassumere le sue funzioni di comandante supremo delle forze armate e suonava quindi come esplicita sfiducia nei confronti del duce. Il pomeriggio del 25 luglio, Mussolini era convocato da Vittorio Emanuele III, invitato a rassegnare le dimissioni e immediatamente arrestato dai carabinieri. Capo del governo era nominato il maresciallo Pietro Badoglio, ex comandante delle forze armate. L’annuncio della caduta di Mussolini fu accolto dalla popolazione con Il crollo incontenibili manifestazioni di esultanza. La gente scese per le strade e del fascismo sfogò il suo risentimento contro sedi e simboli del regime. Non vi fu spargimento di sangue, anche perché il Partito fascista, che per vent’anni aveva riempito la scena politica italiana, scomparve praticamente nel nulla con tutte le sue mastodontiche organizzazioni collaterali, prima ancora che Badoglio provvedesse a scioglierlo d’autorità. Quello del fascismo fu un crollo repentino e inglorioso, spiegabile in parte con le debolezze interne di un apparato privo di autonomia e di iniziativa politica, in parte col discredito che negli anni di guerra si era accumulato sul regime e sul suo capo. L’entusiasmo con cui il paese accolse la caduta del fascismo era dovuto La guerra non tanto alla gioia per la riconquistata libertà, quanto alla diffusa specontinua ranza di una prossima fine della guerra. L’uscita dal conflitto si sarebbe però rivelata per l’Italia più tragica di quanto non fosse stata la guerra stessa. I tedeschi, che La «congiura monarchica» e il 25 luglio III_Modulo3_xp7.qxp:3_03 24-09-2009 11:21 Pagina 305 La seconda guerra mondiale CAPITOLO 13 305 già avevano inviato in Italia forti contingenti di truppe per contrastare l’avanzata alleata, si affrettarono a rafforzare la loro presenza militare per prevenire, o punire, la ormai prevedibile defezione. Il governo Badoglio, dal canto suo, proclamò che nulla sarebbe cambiato nell’impegno bellico italiano. Ma intanto allacciò trattative segretissime con gli alleati per giungere a una pace separata. Con gli anglo-americani, legati all’impegno della «resa incondizionata», L’armistizio c’era però ben poco da trattare. Quello che i negoziatori italiani dovettero sottoscrivere fu appunto un atto di resa senza nessuna garanzia per il futuro. Firmato il 3 settembre a Cassibile, in Sicilia, l’armistizio fu reso noto solo l’8 settembre, in coincidenza con lo sbarco di un contingente alleato a Salerno. L’annuncio dell’armistizio, comunicato da Badoglio al paese con un messaggio radiofonico, gettò l’Italia nel caos più completo �13[ 14]. Mentre il re e il governo abbandonavano la capitale per riparare a Brindisi, sotto la protezione degli alleati appena sbarcati in Puglia, i tedeschi procedevano a una sistematica occupazione di tutta la parte centro-settentrionale dell’Italia. Abbandonate a se stesse, con ordini vaghi e contraddittori, le truppe si La tragedia sbandarono senza poter opporre ai tedeschi una resistenza organizzata. delle forze armate Roma, nei cui pressi erano dislocate alcune fra le migliori unità, fu inutilmente difesa solo da alcuni reparti isolati ai quali si unirono gruppi di civili armati (gli scontri, che ebbero luogo a Porta San Paolo, furono il primo episodio della Resistenza italiana). Ben 600.000 furono i militari fatti prigionieri dai tedeschi e deportati in Germania. Molti soldati fuggirono cercando di tornare alle loro case. Gli episodi di aperta resistenza, che pure non mancarono, furono puniti dai tedeschi con veri e propri massacri: il più grave avvenne nell’isola greca di Cefalonia dove fu sterminata un’intera divisione italiana che aveva rifiutato di arrendersi. Le conseguenze del disastro dell’8 settembre si ripercossero anche sulL’arresto l’andamento della campagna d’Italia. Attestatisi su dell’offensiva GUIDAALLOSTUDIO alleata una linea difensiva (la linea Gustav) che andava da 1. Quali conseguenze ebbe lo sbarco angloGaeta alla foce del Sangro (poco a sud di Pescara) e aveva il suo punto americano in Italia? 2. Chi ordinò le dimissioni e l’arresto di Mussolini? 3. Il partito fanodale nella zona di Cassino, i tedeschi riuscirono a bloccare l’offensiva scista sopravvisse all’arresto del suo leaalleata fino alla primavera dell’anno successivo. Diventata campo di batder? 4. Che cosa prevedeva l’armistizio firmato tra l’Italia e gli anglo-americani? Chi detaglia per eserciti stranieri, per la prima volta dopo le guerre napoleonitenne il potere politico in Italia dopo l’8 setche, l’Italia doveva affrontare i momenti più duri di tutta la sua storia unitembre? 5. Che cos’era la linea Gustav? Quali territori divideva? taria. 10 L’ITALIA: GUERRA CIVILE, RESISTENZA, LIBERAZIONE A partire dall’autunno 1943, l’Italia fu non solo divisa di fatto da un fronte, ma anche spezzata in due entità statali distinte, in guerra l’una contro l’altra. Mentre nel Sud il vecchio Stato monarchico sopravviveva col suo governo e la sua burocrazia, esercitando la sua sovranità sotto il controllo alleato, nell’Italia settentrionale il fascismo risorgeva dalle sue ceneri sotto la protezione degli occupanti nazisti. Il 12 settembre 1943, un commando di aviatori e paracadutisti tedeschi La Repubblica liberò Mussolini dalla prigionia di Campo Imperatore, sul Gran Sasso. sociale Pochi giorni dopo, il duce annunciò la sua intenzione di dar vita, nell’Italia occupata dai tedeschi, a un nuovo Stato fascista, che avrebbe preso il nome di Repubblica sociale italiana (Rsi), a un nuovo Partito fascista repubblicano e a un nuovo esercito che III_Modulo3_xp7.qxp:3_03 306 24-09-2009 MODULO 3 11:21 Pagina 306 Totalitarismi e stermini di massa Resistenza e liberazione in Italia Bolzano Milano Torino Salò Parma Trieste Venezia Ferrara Genova Rimini Firenze Macerata linea gotica aprile ’45 M Ascoli Piceno AR AD Chieti Roma Anzio gennaio ’44 RI AT IC O Cassino linea Gustav maggio ’44 Napoli Salerno settembre ’43 MAR TIRRENO MAR IONIO Reggio Calabria aree principali della guerra partigiana nel Nord linee tedesche (con le date dello sfondamento da parte degli alleati) sbarchi alleati Gela Siracusa Pachino luglio ’43 continuasse a combattere a fianco degli antichi alleati. La Rsi si proponeva innanzitutto di punire gli artefici del «tradimento» del 25 luglio, monarchici, «badogliani» e fascisti moderati: cinque dei gerarchi che avevano votato l’ordine del giorno Grandi – fra cui il genero di Mussolini, Galeazzo Ciano – furono fucilati a Verona nel gennaio ’44 dopo un sommario processo. Il nuovo Stato repubblicano – o repubblichino, come fu spregiativamente chiamato dagli antifascisti – trasferì i suoi uffici e le sue rappresentanze da Roma, troppo vicina al fronte, al Nord, tra Lombardia e Veneto (alcuni ministeri furono spostati nei piccoli centri sulle rive del Lago di Garda: donde la denominazione di Repubblica di Salò); ribadì la sua fedeltà all’alleato tedesco e si propose come unico legittimo rappresentante dell’Italia, in contrapposizione al governo del Sud e alla monarchia. Il regime cercò inoltre di guadagna- III_Modulo3_xp7.qxp:3_03 24-09-2009 11:21 Pagina 307 La seconda guerra mondiale CAPITOLO 13 re consensi riesumando le parole d’ordine pseudorivoluzionarie del primo fascismo �18d] [ e lanciando un programma di socializzazione delle imprese industriali, che in realtà non riuscì mai a decollare. In generale la Repubblica di Mussolini non acquistò mai una vera creL’occupazione dibilità per la sua totale dipendenza dai tedeschi, che si comportavano tedesca a tutti gli effetti come un esercito di occupazione, praticando un intenso sfruttamento delle risorse economiche e umane dei territori controllati – requisizioni di ogni sorta di materiale, deportazione di lavoratori in Germania – e applicandovi le politiche razziali già sperimentate negli altri paesi occupati: l’episodio più tragico si verificò il 16 ottobre ’43, quando oltre mille ebrei di Roma (la più antica comunità israelitica d’Europa) furono prelevati dalle loro case e inviati nel campo di sterminio di Auschwitz, dal quale pochissimi fecero ritorno. La principale funzione effettivamente svolta dal governo di Salò fu quelLa resistenza la di reprimere e combattere il movimento partigiano che stava nascenarmata ai tedeschi do nell’Italia occupata per opporsi ai tedeschi �16]. [ Le regioni del Centro-Nord diventavano così teatro di una guerra civile tra italiani, che si sovrapponeva a quella combattuta dagli eserciti stranieri �15 [ e 17d]. Le prime formazioni armate si raccolsero sulle montagne dell’Italia centro-settentrionale subito dopo l’8 settembre e nacquero dall’incontro fra i piccoli nuclei di militanti antifascisti già attivi nel paese e i gruppi di militari sbandati che non avevano voluto consegnarsi ai tedeschi. I partigiani agivano soprattutto lontano dai centri abitati, con attacchi improvvisi ai reparti tedeschi e con azioni di sabotaggio e disturbo; ma erano presenti anche nelle città con i Gruppi di azione patriottica, piccole formazioni di tre o quattro uomini che compivano attentati contro militari o contro singole Un gruppo di partigiani viene fatto sfilare sul lungolago di Verbania per essere avviato alla fucilazione, 20 giugno 1944 Impiccagione di una donna in Italia settentrionale [Bundesarchiv, Coblenza] Solitamente i condannati erano costretti a portare cartelli nei quali li si accusava di essere traditori della patria e i loro cadaveri venivano esposti senza alcun riguardo, di modo che servissero da monito per il resto della popolazione. Questa immagine illustra la durezza della repressione antipartigiana nell’Italia occupata dai tedeschi. 307 III_Modulo3_xp7.qxp:3_03 308 24-09-2009 MODULO 3 11:21 Pagina 308 Totalitarismi e stermini di massa personalità tedesche e «repubblichine». In qualche caso i tedeschi risposero con spietate rappresaglie: particolarmente feroce quella messa in atto a Roma, nel marzo ’44, quando, in risposta a un attentato in cui avevano trovato la morte 33 militari tedeschi, furono fucilati alle Fosse Ardeatine 335 detenuti, ebrei, antifascisti e militari «badogliani» (in una proporzione di 10 a 1, con 5 in più aggiunti per errore). Dopo una prima fase di aggregazione spontanea e spesso casuale, le banLe formazioni de partigiane si andarono organizzando in base all’orientamento politipartigiane co prevalente fra i loro membri: le Brigate Garibaldi, le più numerose e attive, erano formate in maggioranza da comunisti; le formazioni di Giustizia e Libertà, anch’esse abbastanza consistenti, si ricollegavano all’omonimo movimento antifascista degli anni ’30 [cfr. 11.6] e al nuovo Partito d’azione che ne aveva raccolto l’eredità; le Brigate Matteotti erano legate ai socialisti; vi erano anche formazioni cattoliche e liberali e bande autonome composte per lo più da militari di orientamento monarchico. Fin dall’inizio, dunque, le vicende della Resistenza si intrecciarono stretLa tamente con quelle dei partiti antifascisti, riemersi alla luce durante i ricostituzione dei partiti «quarantacinque giorni» che separarono la caduta del fascismo dall’anantifascisti nuncio dell’armistizio. Già prima della caduta del fascismo era sorto, dalla confluenza di diversi gruppi che si collocavano in area intermedia fra il liberalismo progressista e il socialismo, il Partito d’azione (Pda). Nello stesso periodo numerosi esponenti cattolici, per lo più ex popolari, avevano elaborato, col cauto appoggio delle gerarchie ecclesiastiche, il programma di una nuova formazione destinata a raccogliere l’eredità del Partito popolare: la Democrazia cristiana (Dc). Subito dopo il 25 luglio, fu costituito il Partito liberale (Pli) e rinacquero il Partito repubblicano (Pri) e quello socialista, col nome di Partito socialista di unità proletaria (Psiup). Quanto ai comunisti, da sempre presenti nel paese coi loro nuclei clandestini e già attivi negli scioperi di marzo, riuscirono a ricostituire buona parte del loro gruppo dirigente, soprattutto dopo la liberazione, avvenuta in agosto, di molti leader dal carcere o dal confino. Nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre, i rappresentanti La nascita di sei partiti (Pci, Psiup, Dc, Pli, Pda, oltre alla Democrazia del lavoro, del Cln appena fondata da Ivanoe Bonomi) si riunirono a Roma e si costituirono in Comitato di liberazione nazionale (Cln), incitando la popolazione «alla lotta e alla resistenza [...] per riconquistare all’Italia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni». I partiti antifascisti si proponevano così come guida e rappresentanza dell’Italia democratica, in contrapposizione non solo agli occupanti tedeschi e ai loro collaboratori fascisti, ma allo stesso sovrano, corresponsabile della dittatura e della guerra, e al governo Badoglio, di cui il Cln chiese la sostituzione. Nati per lo più dall’iniziativa isolata di piccoli gruppi, privi di una base Il Cln di massa nell’Italia liberata e forti solo del prestigio che veniva loro dal e il governo Badoglio fatto di rappresentare politicamente il nascente movimento partigiano, divisi fra un’ala di sinistra (Pci, Psiup, Pda) e una di centro-destra (Dc, Pli, Democrazia del lavoro), i partiti del Cln non avevano però la forza per imporre il loro punto di vista. Infatti il governo Badoglio godeva della fiducia degli alleati, in quanto garante degli impegni assunti con l’armistizio. Nell’ottobre ’43 il governo dichiarò guerra alla Germania e ottenne per l’Italia la qualifica di «cobelligerante»; un Corpo italiano di liberazione combatté in effetti a fianco degli anglo-americani, in rappresentanza del ricostituito esercito italiano. Il contrasto tra Cln e governo fu sbloccato solo nel marzo 1944 dall’inatTogliatti tesa e spregiudicata iniziativa del leader comunista Palmiro Togliatti, e la «svolta di Salerno» giunto in Italia dall’Urss dopo un esilio durato quasi vent’anni. Appena III_Modulo3_xp7.qxp:3_03 24-09-2009 11:21 Pagina 309 La seconda guerra mondiale CAPITOLO 13 sbarcato a Napoli, Togliatti, scavalcando la posizione ufficiale del Cln, propose di accantonare ogni pregiudiziale contro il re o contro Badoglio e di formare un governo di unità nazionale capace di concentrare le sue energie sul problema prioritario della guerra e della lotta al fascismo. La svolta di Salerno (così chiamata perché Salerno era allora la capitale provvisoria del «Regno del Sud»), era in armonia con le scelte dell’Urss (che aveva già riconosciuto il governo Badoglio), ma serviva anche a legittimare il Pci agli occhi degli alleati e dell’opinione pubblica moderata. La scelta togliattiana, criticata da socialisti e azionisti, consentì comunUnità nazionale que di formare, il 24 aprile, il primo governo di unità nazionale, presiee tregua istituzionale duto sempre da Badoglio e comprendente i rappresentanti dei partiti del Cln. Da parte sua Vittorio Emanuele III si impegnò, una volta liberata Roma, a trasmettere provvisoriamente i suoi poteri al figlio Umberto, in attesa che, a guerra finita, fosse il popolo a decidere la sorte dell’istituzione monarchica. Nel giugno 1944, dopo che Roma era stata liberata dagli alleati, Umberto assunse la luogotenenza generale del Regno. Badoglio si dimise e lasciò il posto a un nuovo governo di unità nazionale presieduto da Ivanoe Bonomi, emanazione diretta del Cln. L’avvento del governo Bonomi significò un più stretto collegamento fra Il i poteri legali dell’Italia liberata e il movimento di resistenza, che conobrafforzamento della be nell’estate ’44, in coincidenza con l’avanzata alleata nelle regioni cenResistenza trali, il suo momento di maggior vitalità. Le formazioni partigiane, che già dal gennaio avevano la loro guida politica nel Cln Alta Italia (Clnai), si diedero anche una direzione militare con la costituzione, nel giugno ’44, di un comando unificato. La base di reclutamento delle bande si allargò, soprattutto fra gli strati operai e contadini, anche per l’afflusso di molti giovani renitenti alla leva decretata dal governo di Salò. Le azioni militari dei partigiani (oltre 100.000 nell’estate ’44) divennero più ampie e frequenti, nonostante le feroci rappresaglie effettuate dai tedeschi (la più terribile fu quella messa in atto a Marzabotto, nell’Appennino bolognese, dove, nel settembre ’44, furono uccisi 770 civili, in pratica l’intera popolazione del paese). Molte città, fra cui Firenze, furono liberate prima dell’arrivo degli alleati. In alcune zone dell’Italia settentrionale (la Val d’Ossola, le Langhe, l’Oltrepo pavese) la Resistenza riuscì addirittura a creare delle «repubbliche partigiane», amministrate secondo modelli di autogoverno popolare. Questa attività – che testimoniava l’esistenza di un’Italia decisa a tagliaContrasti re i ponti con l’esperienza fascista e disposta a dare un contributo attivo e difficoltà alla causa alleata – aveva un valore politico e simbolico molto superiore alla sua reale forza militare. Questa era limitata sia dai contrasti che attraversavano il movimento partigiano (e che talvolta sfociarono in aperto conflitto), sia, soprattutto, dall’obiettiva difficoltà di coinvolgere e di mobilitare il grosso della popolazione: una popolazione traumatizzata dagli eventi bellici, preoccupata soprattutto della propria sopravvivenza e quindi incline a non prendere esplicitamente partito in uno scontro il cui rapido esito restava affidato essenzialmente all’azione delle armate anglo-americane. I limiti e le contraddizioni del movimento resistenziale vennero alla luce nell’autunno del ’44, quando l’offensiva alleata sul fronte italiano – diventato secondario nel quadro della strategia alleata [cfr. 13.11] – si bloccò lungo la linea gotica, fra Rimini e La Spezia. La Resistenza visse allora il suo momento più difficile. Il proclama del generale inglese Alexander che, nel novembre ’44, invitava i partigiani a sospendere le operazioni su vasta scala, provocò malintesi e polemiche fra i capi della Resistenza da una parte, gli alleati e il governo di Roma dall’altra. I contrasti furono comunque superati e in dicembre il ministero Bonomi riconobbe il Clnai come suo rappresentante nell’Italia occupata. Nonostante i sistematici rastrellamenti dei tedeschi e dei 309 III_Modulo3_xp7.qxp:3_03 310 24-09-2009 MODULO 3 GUIDAALLOSTUDIO 1. Che cosa fu la Repubblica sociale italiana? 2. Da chi erano composte le formazioni antifasciste? Che cos’era il Cln? 3. Che cosa fu la «svolta di Salerno»? Chi la promosse? 4. Quali erano gli obiettivi delle azioni partigiane? In che cosa consistevano le rappresaglie? 5. Descrivi la situazione italiana tra la fine del 1944 e i primi mesi del 1945. 11 L’«operazione Overlord» (in inglese, «signore supremo») colse impreparate le truppe tedesche: la maggior parte delle loro divisioni era infatti impegnata sul fronte russo e persino il loro comandante, Rommel, era assente. Il 6 giugno 1944 l’armata anglo-americana, comandata dal generale Dwight Eisenhower, sbarcò sulle coste settentrionali della Francia, in Normandia. Circa 5000 navi trasportavano soldati britannici, statunitensi e canadesi mentre 14.000 bombardieri alleati appoggiavano lo sbarco sulla costa. Pagina 310 Totalitarismi e stermini di massa repubblichini (che rioccuparono una dopo l’altra le «zone liberate»), il movimento partigiano riuscì a mantenersi attivo e a sopravvivere al difficile inverno ’44-45. Nella primavera del ’45, con la ripresa dell’offensiva alleata e il definitivo cedimento delle difese tedesche, la Resistenza, forte ora di 200.000 uomini armati, sarebbe stata pronta a promuovere l’insurrezione generale contro gli occupanti in ritirata. LA SCONFITTA DELLA GERMANIA Fra il 1943 e il 1944, mentre gli anglo-americani erano impegnati nella lunga campagna d’Italia, i sovietici riprendevano l’iniziativa su tutto il fronte orientale. Dopo aver respinto, nel luglio ’43, l’ultimo attacco in forze tedesco, l’Armata rossa iniziò una lenta ma inarrestabile avanzata che si sarebbe conclusa solo nell’aprile-maggio ’45 con la conquista di Berlino. Le vittorie sovietiche, ottenute a prezzo di un eccezionale sforzo organizzativo e di un enorme sacrificio di vite umane, consentirono all’Unione Sovietica di accrescere notevolmente il suo peso contrattuale in seno alla «grande alleanza». Il nuovo ruolo dell’Urss emerse chiaramente nella conferenza interalleata di Teheran (novembre-dicembre 1943), la prima in cui i «tre grandi» – Roosevelt, Stalin e Churchill – si incontrarono personalmente. Questa volta Stalin ottenne dagli anglo-americani l’impegno, da tempo sollecitato, per uno sbarco in forze sulle coste francesi, da attuarsi nella primavera del ’44. Si trattava di un’operazione rischiosa, anche perché i tedeschi avevano Lo sbarco munito tutta la zona costiera con imponenti fortificazioni difensive (il coin Normandia siddetto «vallo atlantico»). Per attuare il piano, che prevedeva lo sbarco L’avanzata dell’Armata rossa Lo sbarco degli alleati in Normandia, 1944 11:21