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Negli stessi mesi in cui tedeschi e sovietici combattevano attorno a Stalingrado, un’altra decisiva battaglia vedeva l’esercito britannico impegnato nel deserto del Nord Africa contro il contingente italo-tedesco del generale Rommel, che era giunto ad El Alamein, a soli 80 chilometri da Alessandria. A fine
ottobre il generale Montgomery, comandante delle forze britanniche, poteva lanciare la controffensiva disponendo di una notevole superiorità in uomini e mezzi. Ai primi di novembre
gli italo-tedeschi avevano perso la battaglia e cominciavano una lunga ritirata che li avrebbe portati, in tre mesi, a ripercorrere a ritroso tutto il litorale libico fino alla Tunisia.
Frattanto, sempre nel novembre ’42, un contingente anglo-americano
Lo sbarco
era sbarcato in Algeria e in Marocco, stringendo le forze dell’Asse in una
in Nord Africa
e il secondo
tenaglia. Con l’approssimarsi della definitiva cacciata di italiani e tedefronte
schi dal Nord Africa – gli ultimi reparti si sarebbero arresi l’11 maggio
del 1943 – si apriva per gli alleati il problema dell’attacco alla «fortezza Europa». Su questo
punto, però, la strategia sostenuta da Churchill, che intendeva chiudere prima di tutto la
partita in Africa per poi intervenire in Europa meridionale, si scontrava con le richieste di
Stalin, che avrebbe preferito uno sbarco immediato nell’Europa del Nord per alleggerire la
pressione tedesca sull’Urss.
Prevalse, in questa fase, il punto di vista inglese. Nella conferenza che si
La conferenza
tenne a Casablanca, in Marocco, nel gennaio 1943, inglesi e americani
di Casablanca
decisero che, una volta chiuso il fronte africano, sarebbe stata attaccata
l’Italia, considerata l’obiettivo più facile sia per motivi logistici (la vicinanza della Sicilia alle coste della Tunisia), sia per ragioni politico-militari (lo stato di crisi in cui versavano le forze armate italiane e lo stesso regime fascista). Nella stessa conferenza, con una decisione di
portata storica che serviva soprattutto a rassicurare i russi sulla serietà delGUIDAALLOSTUDIO
l’impegno alleato, gli anglo-americani si accordarono sul principio della
1. Quale fu l’evento simbolo della riscossa
resa incondizionata da imporre agli avversari: la guerra sarebbe contiantinazista? 2. Come si concluse la battanuata fino alla vittoria totale, senza patteggiamenti di sorta con la Germaglia di El Alamein? 3. Che cosa fu stabilito
nella conferenza di Casablanca?
nia o con i suoi alleati.
La battaglia
di El Alamein
9
L’ITALIA: LA CADUTA DEL FASCISMO E L’ARMISTIZIO
La campagna d’Italia ebbe inizio il 12 giugno 1943 con la conquista alleata dell’isola di Pantelleria. Un mese dopo, il 10 luglio, i primi contingenti anglo-americani sbarcavano in Sicilia e in poche settimane si impadronivano dell’isola, mal difesa da truppe in larga parte convinte dell’inevitabilità della sconfitta. Anche la popolazione locale non oppose alcuna resistenza e spesso accolse gli alleati come liberatori.
Lo sbarco anglo-americano rappresentò il colpo di grazia per il regime
La crisi
fascista che, screditato da un’incredibile serie di insuccessi militari, vedel fascismo
e gli scioperi
deva già da tempo moltiplicarsi al suo interno i segni di malcontento e
del marzo ’43
di crisi. Un sintomo allarmante era venuto, nel marzo 1943, dai grandi
scioperi operai che, partendo da Torino, avevano interessato tutti i maggiori centri industriali del Nord. La prima vera protesta di massa del periodo fascista era il sintomo di un diffuso disagio popolare legato al caro-vita, all’acuirsi dei disagi alimentari, agli effetti dei bombardamenti aerei alleati che, nell’inverno ’42-43, avevano colpito sempre più frequentemente le città italiane; ma in essa aveva avuto parte anche l’iniziativa di nuclei clandestini
comunisti.
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Totalitarismi e stermini di massa
Un contadino indica
a un soldato
americano la
direzione verso cui
sono andate le
truppe tedesche,
nei pressi di Troina,
Sicilia, 4-5 agosto
1943
[Fotografia di Robert
Capa]
La Sicilia fu liberata
il 17 agosto del
1943. Le truppe
alleate entrarono a
Messina dopo aver
conquistato tutte le
altre importanti
città (Palermo il 22
luglio, Catania il 5
agosto) e
costrinsero i
tedeschi alla fuga
verso la Calabria.
A determinare la caduta di Mussolini non furono però le proteste popolari, né le iniziative dei partiti antifascisti, ancora sconosciute alla maggioranza della popolazione. Fu invece una sorta di congiura che faceva
capo alla corona – unica fonte di potere formalmente indipendente dal fascismo – e vedeva
tutte le componenti moderate del regime (industriali, militari, gerarchi dell’ala monarchico-conservatrice) unite ad alcuni esponenti del mondo politico prefascista nel tentativo di
portare il paese fuori da una guerra ormai perduta e di assicurare la sopravvivenza della monarchia. Il pretesto formale per l’intervento del re fu offerto da una riunione del Gran consiglio del fascismo, tenutasi nella notte fra il 24 e il 25 luglio 1943 e conclusasi con l’approvazione a forte maggioranza di un ordine del giorno presentato da Dino Grandi, che invitava il re a riassumere le sue funzioni di comandante supremo delle forze armate e suonava
quindi come esplicita sfiducia nei confronti del duce. Il pomeriggio del 25 luglio, Mussolini era convocato da Vittorio Emanuele III, invitato a rassegnare le dimissioni e immediatamente arrestato dai carabinieri. Capo del governo era nominato il maresciallo Pietro Badoglio, ex comandante delle forze armate.
L’annuncio della caduta di Mussolini fu accolto dalla popolazione con
Il crollo
incontenibili manifestazioni di esultanza. La gente scese per le strade e
del fascismo
sfogò il suo risentimento contro sedi e simboli del regime. Non vi fu spargimento di sangue, anche perché il Partito fascista, che per vent’anni aveva riempito la scena politica italiana, scomparve praticamente nel nulla con tutte le sue mastodontiche organizzazioni collaterali, prima ancora che Badoglio provvedesse a scioglierlo d’autorità. Quello del fascismo fu un crollo repentino e inglorioso, spiegabile in parte con le debolezze interne di un apparato privo di autonomia e di iniziativa politica, in parte col discredito che
negli anni di guerra si era accumulato sul regime e sul suo capo.
L’entusiasmo con cui il paese accolse la caduta del fascismo era dovuto
La guerra
non tanto alla gioia per la riconquistata libertà, quanto alla diffusa specontinua
ranza di una prossima fine della guerra. L’uscita dal conflitto si sarebbe
però rivelata per l’Italia più tragica di quanto non fosse stata la guerra stessa. I tedeschi, che
La «congiura
monarchica»
e il 25 luglio
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già avevano inviato in Italia forti contingenti di truppe per contrastare l’avanzata alleata, si
affrettarono a rafforzare la loro presenza militare per prevenire, o punire, la ormai prevedibile defezione. Il governo Badoglio, dal canto suo, proclamò che nulla sarebbe cambiato nell’impegno bellico italiano. Ma intanto allacciò trattative segretissime con gli alleati per giungere a una pace separata.
Con gli anglo-americani, legati all’impegno della «resa incondizionata»,
L’armistizio
c’era però ben poco da trattare. Quello che i negoziatori italiani dovettero sottoscrivere fu appunto un atto di resa senza nessuna garanzia per il futuro. Firmato il 3
settembre a Cassibile, in Sicilia, l’armistizio fu reso noto solo l’8 settembre, in coincidenza
con lo sbarco di un contingente alleato a Salerno. L’annuncio dell’armistizio, comunicato
da Badoglio al paese con un messaggio radiofonico, gettò l’Italia nel caos più completo �13[
14]. Mentre il re e il governo abbandonavano la capitale per riparare a Brindisi, sotto la protezione degli alleati appena sbarcati in Puglia, i tedeschi procedevano a una sistematica occupazione di tutta la parte centro-settentrionale dell’Italia.
Abbandonate a se stesse, con ordini vaghi e contraddittori, le truppe si
La tragedia
sbandarono senza poter opporre ai tedeschi una resistenza organizzata.
delle forze
armate
Roma, nei cui pressi erano dislocate alcune fra le migliori unità, fu inutilmente difesa solo da alcuni reparti isolati ai quali si unirono gruppi di civili armati (gli
scontri, che ebbero luogo a Porta San Paolo, furono il primo episodio della Resistenza italiana). Ben 600.000 furono i militari fatti prigionieri dai tedeschi e deportati in Germania.
Molti soldati fuggirono cercando di tornare alle loro case. Gli episodi di aperta resistenza,
che pure non mancarono, furono puniti dai tedeschi con veri e propri massacri: il più grave
avvenne nell’isola greca di Cefalonia dove fu sterminata un’intera divisione italiana che aveva rifiutato di arrendersi.
Le conseguenze del disastro dell’8 settembre si ripercossero anche sulL’arresto
l’andamento della campagna d’Italia. Attestatisi su
dell’offensiva
GUIDAALLOSTUDIO
alleata
una linea difensiva (la linea Gustav) che andava da
1. Quali conseguenze ebbe lo sbarco angloGaeta alla foce del Sangro (poco a sud di Pescara) e aveva il suo punto
americano in Italia? 2. Chi ordinò le dimissioni e l’arresto di Mussolini? 3. Il partito fanodale nella zona di Cassino, i tedeschi riuscirono a bloccare l’offensiva
scista sopravvisse all’arresto del suo leaalleata fino alla primavera dell’anno successivo. Diventata campo di batder? 4. Che cosa prevedeva l’armistizio firmato tra l’Italia e gli anglo-americani? Chi detaglia per eserciti stranieri, per la prima volta dopo le guerre napoleonitenne il potere politico in Italia dopo l’8 setche, l’Italia doveva affrontare i momenti più duri di tutta la sua storia unitembre? 5. Che cos’era la linea Gustav?
Quali territori divideva?
taria.
10
L’ITALIA: GUERRA CIVILE, RESISTENZA, LIBERAZIONE
A partire dall’autunno 1943, l’Italia fu non solo divisa di fatto da un fronte, ma anche spezzata in due entità statali distinte, in guerra l’una contro l’altra. Mentre nel Sud il vecchio
Stato monarchico sopravviveva col suo governo e la sua burocrazia, esercitando la sua sovranità sotto il controllo alleato, nell’Italia settentrionale il fascismo risorgeva dalle sue ceneri
sotto la protezione degli occupanti nazisti.
Il 12 settembre 1943, un commando di aviatori e paracadutisti tedeschi
La Repubblica
liberò Mussolini dalla prigionia di Campo Imperatore, sul Gran Sasso.
sociale
Pochi giorni dopo, il duce annunciò la sua intenzione di dar vita, nell’Italia occupata dai tedeschi, a un nuovo Stato fascista, che avrebbe preso il nome di Repubblica sociale italiana (Rsi), a un nuovo Partito fascista repubblicano e a un nuovo esercito che
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Resistenza e
liberazione in Italia
Bolzano
Milano
Torino
Salò
Parma
Trieste
Venezia
Ferrara
Genova
Rimini
Firenze
Macerata
linea gotica
aprile ’45
M
Ascoli Piceno
AR
AD
Chieti
Roma
Anzio
gennaio ’44
RI
AT
IC
O
Cassino
linea Gustav
maggio ’44
Napoli
Salerno
settembre ’43
MAR TIRRENO
MAR
IONIO
Reggio Calabria
aree principali della
guerra partigiana nel Nord
linee tedesche (con le
date dello sfondamento
da parte degli alleati)
sbarchi alleati
Gela
Siracusa
Pachino
luglio ’43
continuasse a combattere a fianco degli antichi alleati. La Rsi si proponeva innanzitutto di
punire gli artefici del «tradimento» del 25 luglio, monarchici, «badogliani» e fascisti moderati: cinque dei gerarchi che avevano votato l’ordine del giorno Grandi – fra cui il genero di
Mussolini, Galeazzo Ciano – furono fucilati a Verona nel gennaio ’44 dopo un sommario
processo. Il nuovo Stato repubblicano – o repubblichino, come fu spregiativamente chiamato dagli antifascisti – trasferì i suoi uffici e le sue rappresentanze da Roma, troppo vicina al
fronte, al Nord, tra Lombardia e Veneto (alcuni ministeri furono spostati nei piccoli centri
sulle rive del Lago di Garda: donde la denominazione di Repubblica di Salò); ribadì la sua
fedeltà all’alleato tedesco e si propose come unico legittimo rappresentante dell’Italia, in
contrapposizione al governo del Sud e alla monarchia. Il regime cercò inoltre di guadagna-
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re consensi riesumando le parole d’ordine pseudorivoluzionarie del primo fascismo �18d]
[
e lanciando un programma di socializzazione delle imprese industriali, che in realtà non
riuscì mai a decollare.
In generale la Repubblica di Mussolini non acquistò mai una vera creL’occupazione
dibilità per la sua totale dipendenza dai tedeschi, che si comportavano
tedesca
a tutti gli effetti come un esercito di occupazione, praticando un intenso sfruttamento delle risorse economiche e umane dei territori controllati – requisizioni di
ogni sorta di materiale, deportazione di lavoratori in Germania – e applicandovi le politiche razziali già sperimentate negli altri paesi occupati: l’episodio più tragico si verificò il 16
ottobre ’43, quando oltre mille ebrei di Roma (la più antica comunità israelitica d’Europa)
furono prelevati dalle loro case e inviati nel campo di sterminio di Auschwitz, dal quale pochissimi fecero ritorno.
La principale funzione effettivamente svolta dal governo di Salò fu quelLa resistenza
la di reprimere e combattere il movimento partigiano che stava nascenarmata ai
tedeschi
do nell’Italia occupata per opporsi ai tedeschi �16].
[
Le regioni del Centro-Nord diventavano così teatro di una guerra civile tra italiani, che si sovrapponeva a quella combattuta dagli eserciti stranieri �15
[
e 17d]. Le prime formazioni armate si raccolsero
sulle montagne dell’Italia centro-settentrionale subito dopo l’8 settembre e nacquero dall’incontro fra i piccoli nuclei di militanti antifascisti già attivi nel paese e i gruppi di militari
sbandati che non avevano voluto consegnarsi ai tedeschi. I partigiani agivano soprattutto lontano dai centri abitati, con attacchi improvvisi ai reparti tedeschi e con azioni di sabotaggio
e disturbo; ma erano presenti anche nelle città con i Gruppi di azione patriottica, piccole
formazioni di tre o quattro uomini che compivano attentati contro militari o contro singole
Un gruppo di partigiani viene fatto sfilare sul lungolago di Verbania
per essere avviato alla fucilazione, 20 giugno 1944
Impiccagione di una donna in Italia settentrionale
[Bundesarchiv, Coblenza]
Solitamente i condannati erano costretti a portare cartelli nei quali li si
accusava di essere traditori della patria e i loro cadaveri venivano esposti
senza alcun riguardo, di modo che servissero da monito per il resto della
popolazione.
Questa immagine illustra la durezza della repressione
antipartigiana nell’Italia occupata dai tedeschi.
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personalità tedesche e «repubblichine». In qualche caso i tedeschi risposero con spietate
rappresaglie: particolarmente feroce quella messa in atto a Roma, nel marzo ’44, quando, in
risposta a un attentato in cui avevano trovato la morte 33 militari tedeschi, furono fucilati alle Fosse Ardeatine 335 detenuti, ebrei, antifascisti e militari «badogliani» (in una proporzione di 10 a 1, con 5 in più aggiunti per errore).
Dopo una prima fase di aggregazione spontanea e spesso casuale, le banLe formazioni
de partigiane si andarono organizzando in base all’orientamento politipartigiane
co prevalente fra i loro membri: le Brigate Garibaldi, le più numerose
e attive, erano formate in maggioranza da comunisti; le formazioni di Giustizia e Libertà,
anch’esse abbastanza consistenti, si ricollegavano all’omonimo movimento antifascista degli anni ’30 [cfr. 11.6] e al nuovo Partito d’azione che ne aveva raccolto l’eredità; le Brigate
Matteotti erano legate ai socialisti; vi erano anche formazioni cattoliche e liberali e bande autonome composte per lo più da militari di orientamento monarchico.
Fin dall’inizio, dunque, le vicende della Resistenza si intrecciarono stretLa
tamente con quelle dei partiti antifascisti, riemersi alla luce durante i
ricostituzione
dei partiti
«quarantacinque giorni» che separarono la caduta del fascismo dall’anantifascisti
nuncio dell’armistizio. Già prima della caduta del fascismo era sorto, dalla confluenza di diversi gruppi che si collocavano in area intermedia fra il liberalismo progressista e il socialismo, il Partito d’azione (Pda). Nello stesso periodo numerosi esponenti
cattolici, per lo più ex popolari, avevano elaborato, col cauto appoggio delle gerarchie ecclesiastiche, il programma di una nuova formazione destinata a raccogliere l’eredità del Partito popolare: la Democrazia cristiana (Dc). Subito dopo il 25 luglio, fu costituito il Partito
liberale (Pli) e rinacquero il Partito repubblicano (Pri) e quello socialista, col nome di Partito socialista di unità proletaria (Psiup). Quanto ai comunisti, da sempre presenti nel paese coi loro nuclei clandestini e già attivi negli scioperi di marzo, riuscirono a ricostituire buona parte del loro gruppo dirigente, soprattutto dopo la liberazione, avvenuta in agosto, di
molti leader dal carcere o dal confino.
Nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre, i rappresentanti
La nascita
di sei partiti (Pci, Psiup, Dc, Pli, Pda, oltre alla Democrazia del lavoro,
del Cln
appena fondata da Ivanoe Bonomi) si riunirono a Roma e si costituirono
in Comitato di liberazione nazionale (Cln), incitando la popolazione «alla lotta e alla resistenza [...] per riconquistare all’Italia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni». I partiti antifascisti si proponevano così come guida e rappresentanza dell’Italia democratica, in contrapposizione non solo agli occupanti tedeschi e ai loro collaboratori fascisti, ma allo stesso sovrano, corresponsabile della dittatura e della guerra, e al governo Badoglio, di cui il Cln chiese la sostituzione.
Nati per lo più dall’iniziativa isolata di piccoli gruppi, privi di una base
Il Cln
di massa nell’Italia liberata e forti solo del prestigio che veniva loro dal
e il governo
Badoglio
fatto di rappresentare politicamente il nascente movimento partigiano,
divisi fra un’ala di sinistra (Pci, Psiup, Pda) e una di centro-destra (Dc, Pli, Democrazia del
lavoro), i partiti del Cln non avevano però la forza per imporre il loro punto di vista. Infatti
il governo Badoglio godeva della fiducia degli alleati, in quanto garante degli impegni assunti con l’armistizio. Nell’ottobre ’43 il governo dichiarò guerra alla Germania e ottenne per
l’Italia la qualifica di «cobelligerante»; un Corpo italiano di liberazione combatté in effetti a fianco degli anglo-americani, in rappresentanza del ricostituito esercito italiano.
Il contrasto tra Cln e governo fu sbloccato solo nel marzo 1944 dall’inatTogliatti
tesa e spregiudicata iniziativa del leader comunista Palmiro Togliatti,
e la «svolta
di Salerno»
giunto in Italia dall’Urss dopo un esilio durato quasi vent’anni. Appena
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sbarcato a Napoli, Togliatti, scavalcando la posizione ufficiale del Cln, propose di accantonare ogni pregiudiziale contro il re o contro Badoglio e di formare un governo di unità nazionale capace di concentrare le sue energie sul problema prioritario della guerra e della lotta al fascismo. La svolta di Salerno (così chiamata perché Salerno era allora la capitale provvisoria del «Regno del Sud»), era in armonia con le scelte dell’Urss (che aveva già riconosciuto il governo Badoglio), ma serviva anche a legittimare il Pci agli occhi degli alleati e
dell’opinione pubblica moderata.
La scelta togliattiana, criticata da socialisti e azionisti, consentì comunUnità nazionale
que di formare, il 24 aprile, il primo governo di unità nazionale, presiee tregua
istituzionale
duto sempre da Badoglio e comprendente i rappresentanti dei partiti del
Cln. Da parte sua Vittorio Emanuele III si impegnò, una volta liberata Roma, a trasmettere
provvisoriamente i suoi poteri al figlio Umberto, in attesa che, a guerra finita, fosse il popolo a decidere la sorte dell’istituzione monarchica. Nel giugno 1944, dopo che Roma era stata liberata dagli alleati, Umberto assunse la luogotenenza generale del Regno. Badoglio si
dimise e lasciò il posto a un nuovo governo di unità nazionale presieduto da Ivanoe Bonomi, emanazione diretta del Cln.
L’avvento del governo Bonomi significò un più stretto collegamento fra
Il
i poteri legali dell’Italia liberata e il movimento di resistenza, che conobrafforzamento
della
be nell’estate ’44, in coincidenza con l’avanzata alleata nelle regioni cenResistenza
trali, il suo momento di maggior vitalità. Le formazioni partigiane, che
già dal gennaio avevano la loro guida politica nel Cln Alta Italia (Clnai), si diedero anche
una direzione militare con la costituzione, nel giugno ’44, di un comando unificato. La base di reclutamento delle bande si allargò, soprattutto fra gli strati operai e contadini, anche
per l’afflusso di molti giovani renitenti alla leva decretata dal governo di Salò. Le azioni militari dei partigiani (oltre 100.000 nell’estate ’44) divennero più ampie e frequenti, nonostante le feroci rappresaglie effettuate dai tedeschi (la più terribile fu quella messa in atto a Marzabotto, nell’Appennino bolognese, dove, nel settembre ’44, furono uccisi 770 civili, in pratica l’intera popolazione del paese). Molte città, fra cui Firenze, furono liberate prima dell’arrivo degli alleati. In alcune zone dell’Italia settentrionale (la Val d’Ossola, le Langhe, l’Oltrepo pavese) la Resistenza riuscì addirittura a creare delle «repubbliche partigiane», amministrate secondo modelli di autogoverno popolare.
Questa attività – che testimoniava l’esistenza di un’Italia decisa a tagliaContrasti
re i ponti con l’esperienza fascista e disposta a dare un contributo attivo
e difficoltà
alla causa alleata – aveva un valore politico e simbolico molto superiore
alla sua reale forza militare. Questa era limitata sia dai contrasti che attraversavano il movimento partigiano (e che talvolta sfociarono in aperto conflitto), sia, soprattutto, dall’obiettiva difficoltà di coinvolgere e di mobilitare il grosso della popolazione: una popolazione traumatizzata dagli eventi bellici, preoccupata soprattutto della propria sopravvivenza e quindi
incline a non prendere esplicitamente partito in uno scontro il cui rapido esito restava affidato essenzialmente all’azione delle armate anglo-americane. I limiti e le contraddizioni del
movimento resistenziale vennero alla luce nell’autunno del ’44, quando l’offensiva alleata
sul fronte italiano – diventato secondario nel quadro della strategia alleata [cfr. 13.11] – si
bloccò lungo la linea gotica, fra Rimini e La Spezia. La Resistenza visse allora il suo momento più difficile. Il proclama del generale inglese Alexander che, nel novembre ’44, invitava i partigiani a sospendere le operazioni su vasta scala, provocò malintesi e polemiche fra
i capi della Resistenza da una parte, gli alleati e il governo di Roma dall’altra. I contrasti furono comunque superati e in dicembre il ministero Bonomi riconobbe il Clnai come suo
rappresentante nell’Italia occupata. Nonostante i sistematici rastrellamenti dei tedeschi e dei
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1. Che cosa fu la Repubblica sociale italiana? 2. Da chi erano composte le formazioni
antifasciste? Che cos’era il Cln? 3. Che cosa fu la «svolta di Salerno»? Chi la promosse? 4. Quali erano gli obiettivi delle azioni
partigiane? In che cosa consistevano le rappresaglie? 5. Descrivi la situazione italiana
tra la fine del 1944 e i primi mesi del 1945.
11
L’«operazione
Overlord» (in
inglese, «signore
supremo») colse
impreparate le
truppe tedesche: la
maggior parte delle
loro divisioni era
infatti impegnata
sul fronte russo e
persino il loro
comandante,
Rommel, era
assente. Il 6 giugno
1944 l’armata
anglo-americana,
comandata dal
generale Dwight
Eisenhower, sbarcò
sulle coste
settentrionali della
Francia, in
Normandia. Circa
5000 navi
trasportavano
soldati britannici,
statunitensi e
canadesi mentre
14.000 bombardieri
alleati appoggiavano
lo sbarco sulla
costa.
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repubblichini (che rioccuparono una dopo l’altra le «zone liberate»), il
movimento partigiano riuscì a mantenersi attivo e a sopravvivere al difficile inverno ’44-45. Nella primavera del ’45, con la ripresa dell’offensiva
alleata e il definitivo cedimento delle difese tedesche, la Resistenza, forte ora di 200.000 uomini armati, sarebbe stata pronta a promuovere l’insurrezione generale contro gli occupanti in ritirata.
LA SCONFITTA DELLA GERMANIA
Fra il 1943 e il 1944, mentre gli anglo-americani erano impegnati nella
lunga campagna d’Italia, i sovietici riprendevano l’iniziativa su tutto il
fronte orientale. Dopo aver respinto, nel luglio ’43, l’ultimo attacco in
forze tedesco, l’Armata rossa iniziò una lenta ma inarrestabile avanzata che si sarebbe conclusa solo nell’aprile-maggio ’45 con la conquista di Berlino. Le vittorie sovietiche, ottenute a prezzo di un eccezionale sforzo organizzativo e di un enorme sacrificio di vite umane,
consentirono all’Unione Sovietica di accrescere notevolmente il suo peso contrattuale in seno alla «grande alleanza». Il nuovo ruolo dell’Urss emerse chiaramente nella conferenza interalleata di Teheran (novembre-dicembre 1943), la prima in cui i «tre grandi» – Roosevelt,
Stalin e Churchill – si incontrarono personalmente. Questa volta Stalin ottenne dagli anglo-americani l’impegno, da tempo sollecitato, per uno sbarco in forze sulle coste francesi,
da attuarsi nella primavera del ’44.
Si trattava di un’operazione rischiosa, anche perché i tedeschi avevano
Lo sbarco
munito tutta la zona costiera con imponenti fortificazioni difensive (il coin Normandia
siddetto «vallo atlantico»). Per attuare il piano, che prevedeva lo sbarco
L’avanzata
dell’Armata
rossa
Lo sbarco degli
alleati in
Normandia, 1944
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