Canyon Beigua relazione_2016

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Club Alpino Italiano – Sezione di Asti
Commissione Escursionismo
Canyon del Beigua
13 novembre 2016
Difficoltà: E/EE sentiero in cui occorre attraversate il torrente diverse volte con tratti
esposti in cui occorre tenersi ad un cavo di sicurezza.
Quota partenza (m): 327
Dislivello in salita (m) 178
dislivello in discesa (m) 178
Tempo di percorrenza totale: h 5.00
Sviluppo: circa 7 Km
Data ultima di ricognizione: 31/10/2016
Segnavia: XX giallo fino a Case Vereira, poi tre pallini gialli
Conduttori: RISSO Nadia (366 486 6088), SANLORENZO Emilio (348 385 7420),
PETRINI Cesare (328 666 33 11)
Abbigliamento ed equipaggiamento: normale da escursionismo, scarponcini
obbligatori. Consigliati bastoncini.
In funzione delle condizioni meteo il percorso potrà essere variato.
Ora e località di partenza: h 7.15 (ritrovo h 7.00). Asti, piazza del Palio, lato scalinate
Non soci. I non soci dovranno, al momento dell’iscrizione, segnalare ai capigita la loro posizione.
La loro partecipazione sarà possibile solo se vi è disponibilità di posti (i soci hanno la precedenza nelle iscrizioni)
e sarà ritenuta valida se confermata – entro il martedì antecedente la gita – con il versamento dell’acconto del
contributo di partecipazione. Ai non soci saranno richiesti, oltre la quota normale di partecipazione, € 3,00 perché
non tesserati. Il non socio non ha copertura assicurativa. È possibile attivare su richiesta la copertura
assicurativa soccorso alpino e infortunio al costo di € 7,00.
Descrizione itinerario
Parcheggio campo sportivo Rossiglione - Case Vereira - Balcone della Signora Parcheggio campo sportivo Rossiglione.
L’itinerario offre scenari di incontaminata bellezza, fra pareti rocciose incombenti su
placidi laghetti, addentrandosi in un caratteristico canyon scavato dal torrente
(Gargassa) contraddistinto da insoliti sedimenti rocciosi. In seguito raggiunge vecchie
abitazioni rurali in stato di abbandono anticamente dedicate alla produzione del vetro
ed infine sale lungo le pareti rocciose e le pinete per poi tornare al punto di partenza.
Il Sentiero Natura si snoda ad anello attorno alla valle del Torrente Gargassa ed è
marcato con il segnavia XX sino a Case Vereira. All'inizio brevi sali e scendi in un
bosco caratterizzato da castagni, querce, noccioli e aceri montani corrono in prossimità
del torrente. Usciti dal bosco, il percorso segue per un tratto la sponda sinistra del
Gargassa, tra spettacolari laghetti inseriti in un ambiente roccioso con scarsa
vegetazione e pendii acclivi. In queste condizioni ambientali possono crescere e
sopravvivere solo poche essenze come pini ed eriche. Le rocce che costituiscono il
substrato su cui camminiamo sono le serpentiniti che possiamo osservare bene
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giungendo ad un passaggio tra (338 /20') le "roccette" aiutandosi con l'apposita catena,
il percorso prosegue in piano sino ad una zona caratterizzata da rimboschimenti a pini
neri dalla quale si scorgono i primi torrioni rocciosi bruno-nerastri, talvolta rossastri, e
le ripide pareti del canyon inciso nei conglomerati. Dopo alcuni limpidi laghetti,
accoglienti spiaggette ed erte pareti di roccia, potremo ammirare (351 /40') un panorama
suggestivo ed osservare meglio la formazione rocciosa in conglomerati.
Ci accompagnano, lungo il cammino, pareti rocciose verticali in cui è facile distinguere
i ciottoli e le stratificazioni tipiche di queste rocce. Le incisioni fluviali con pareti
verticali (canyons) scavate nelle dure rocce conglomeratiche diventano sempre più
suggestive, ma per godere delle vedute migliori del canyon bisogna proseguire sino ad
una zona (360 /1h) dove il torrente scorre ed incide le sue forme tra due ripide pareti
molto vicine tra loro, rendendo ancora più suggestivo lo scorrere dell'acqua.
Giunti al primo guado, posto sotto un torrione di roccia dall'aspetto particolare che da
origine al toponimo "Muso del Gatto", si passa sulla sponda destra idrografica del Rio
Gargassa. L'attraversamento su grossi massi arrotondati può risultare difficoltoso se non
praticato con calzature idonee ed è comunque sconsigliato dopo forti piogge. Dopo un
tratto in salita dal quale si scorgono ad ovest scorci sui torrioni della "Rocca dra Crava"
e "Rocca Giana", si ridiscende per giungere nuovamente a guadare il rio Gargassa.
Risaliti pochi metri dal guado si apre di fronte a noi un ampio prato con alberi da frutta
inselvatichiti e alcuni edifici rurali sulla sinistra: siamo giunti all'antico borgo di Case
Vereira (401 /1h30').
Dalle case Vereira si può percorrere il sentiero che prosegue verso sud, senza segnavia
specifico ma ben tracciato, e proseguire nel bosco per circa 600 metri per giungere alla
Sorgente sulfurea (401 /2h).
Una zona aperta dove tra rocce affioranti e bassi arbusti, scendendo verso il corso
d'acqua si individua la sorgente con tipiche concrezioni attorno e un debole odore di
zolfo.Il percorso del ritorno permette di ammirare scenografici panorami sui canyon
sottostanti, riportandoci nuovamente al campo sportivo dopo aver percorso il crinale
sinistro della Val Gargassa. Il sentiero è marcato con un segnavia tre bolli gialli disposti
a triangolo e si imbocca a nord del prato di Case Vereira. Un'erta salita conduce in breve
in quota dove tra gli scorci lasciati liberi dal bosco si può osservare il "Balcone della
Signora", una frattura verticale originatasi in un bastione di roccia bruno-rossastra
attraverso la quale si osserva l'azzurro del cielo. Un tratto di sentiero di pochi metri
molto esposto ma attrezzato con catene ci conduce ad una sella (510 /3h) consentendo il
godimento di scorci mozzafiato sui canyon e sugli spettacolari torrioni di roccia presenti
nell'area, forme decisamente inconsuete nel panorama ligure. Scesi a valle verso Case
Camilla, sempre seguendo il segnavia con i tre bolli giallini si osservano i contrasti tra i
rilievi della Val Gargassa e le forme montano-collinari delle valle Stura. Superate Case
Camilla si giunge ad (410 /3h40') un punto in cui si possono trovare molti degli alberi
che costituiscono il bosco misto di latifoglie (rovere, roverella, acero, sorbo). Il sentiero
scende quindi ripidamente per giungere in circa 10 minuti al campo sportivo da cui
siamo partiti.
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Note: La Val Gargassa fa parte del Parco Naturale Regionale del Begua, che dal 2005 è
stato riconosciuto come Geoparco Internazionale ed è quindi inserito sia nella rete Europea
che nella rete mondiale dei Geoparchi. Questo riconoscimento le è stato attribuito per la
specificità della sua struttura geologica e per la conseguente spiccata biodiversità sia
vegetale che animale. Lo studio delle rocce del parco ha dato un grande contributo alla
conoscenza e alla comprensione dei fondali oceanici antichi ed attuali, ha permesso una
miglior conoscenza dei processi metamorfici subiti dalle rocce e dei processi di formazione
delle Alpi, ha fornito inoltre importanti informazioni sulla natura del mantello terrestre. Il
Canyon della Val Gargassa è scavato nelle “Rocce Verdi” (le Ofioliti), nelle Calcescisti, e nel
Conglomerato (le cosiddette Rocce Nere di Rossiglione); che danno al paesaggio una
particolare suggestiva bellezza. Il torrente Gargassa, affluente dello Stura (che a sua volta si
versa nell’Orba, poi nel Bormida, nel Tanaro e finalmente nel Po) scorre inizialmente tra
Rocce Verdi levigate dall’erosione delle sue acque, poi tra scure bastionate di Conglomerati
Oligocenici (originatisi circa 35 Milioni di Anni fa). Il colore scuro della roccia dovuto alla
natura ofiolitica dei ciottoli che la compongono, favorisce l’assorbimento dei raggi solari,
determinando soprattutto nei mesi estivi, temperature del suolo molto elevate, solo piante
adattate a climi aridi e che sopportano l’alto contenuto di ferro e magnesio presente nelle
ofioliti, sono in grado di vivere in questo ambiente. La storia geologica della Val Gargassa
inizia nel Giurassico ( 192-135 M A) quando dal fondo dell’Oceano Ligure Piemontese, che
separava le zolle Africana e Piemontese, è fuoriuscito un magma silicatico, ricco di ferro e
magnesio, proveniente dal sottostante mantello. Quando nel Cretaceo (135-65 M A) i due
continenti si avvicinarono, questo materiale del mantello, sul quale si erano depositati enormi
quantità di sedimenti calcarei, fu trasportato al di sopra della zolla continentale Europea.
Avvennero quindi quelle imponenti trasformazioni che portarono al sollevamento delle Alpi e
all’affioramento in superficie del materiale del mantello: le rocce verdi ed i basalti.
Nell’Oligocene (37-23 M a) un nuovo mare andò ad occupare da nord a sud l’ampio golfo
situato dove oggi si trova la pianura padana e andò a lambire le pendici settentrionali delle
Alpi appena formate. In questo mare padano chiamato Bacino Terziario Piemontese vennero
accumulate gigantesche quantità di detriti: massi, ciottoli, sabbie, marne, limi, argille,
provenienti dall’erosione del versante settentrionale delle Alpi, Le lagune, le paludi, le fosse
vennero riempite progressivamente da questi sedimenti che si depositarono periodicamente
a strati, anche di grande spessore. I sedimenti grossolani, i ciottoli, di origine principalmente
serpentinitica e basaltica, venero sobbalzati, trasportati depositati in modo veramente
violento e furono poi cementati da elementi più fini: sabbie, marne, limi ed argille. Poi il Mare
Padano cominciò a ritirarsi per l’innalzamento progressivo del fondo e tutto il versante subì
l’erosione da parte delle acque di scorrimento e degli agenti atmosferici; si originarono così
gole, strettoie e strane forme rocciose di cui sono un esempio, lungo il Gargassa, la roccia
detta Muso del Gatto e quella del Balcone della Signora.
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