morfologia glaciale - Digilander

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MORFOLOGIA GLACIALE
I ghiaccia terrestri occupano attualmente circa il 10%
delle terre emerse.
L’esistenza di queste masse di ghiaccio si deve al
progressivo e durevole accumulo di neve al suolo, ciò
quindi dipende dal clima freddo delle regioni dov’essi si
formano.
Dal punto di vista morfologico hanno importanza il
movimento dei ghiaccia e le sue componenti e le sue
conseguenze per l’erosione, il trasporto, il deposito di
materiali, le pressioni esercitate sulla roccia, il tipo di
contatto ghiacccio-roccia, i rapporti di contatto con
l’acqua marina o lacustre.
Si distinguono due categorie di ghiacciai:
1)le
calotte
convessa,
glaciali
che
appartengono
hanno
a
forma
questo
largamente
gruppo
due
inlandsis(ghiacci continentali) uno nell’Antartide dove il
substrato del ghiacciaio è irregolare, presenta numerosi
rilievi e catene montuose sepolte, talvolta emergenti dal
ghiacciaio
ma
anche
depressioni
completamente
mascherate dal ghiaccio, ben sotto il livello del mare e
l’altro
in
Groenlandia
che
è
approssimativamente
contenuto dalle alte catene montuose, queste sono
superate da numerosissime grandi lingue che raggiungono
il mare in fondo ai fiordi.
2)i ghiacciai di montagna con diverse forme che si
adattano più minutamente alla topografia accidentata
dei luoghi, distinguiamo i g.vallivi che sviluppano verso il
basso una lingua di forma allungata che si va’ ad
insinuare in una valle, i g.vallivi composti o ramificati
che hanno più lingue che si uniscono assieme, i g.di
altopiano che occupano superfici pianeggianti di sommità,
da cui si dipartono più lingue dirette talora verso valli
diverse,
i
g.pedemontani
dove
uno
o
più
g.vallivi
composti escono dalla zona montana allargandosi nelle
pianure vicine, poi si hanno i g.di circo, di pendio, di
canalone, i g.sospesi ecc.che sono piccoli ghiacciai, privi di
lingua che sono diverso secondo la forma topografica che
li accoglie.
ALIMENTAZIONE= un ghiacciaio è nutrito dagli apporti
di nuova neve, che si accumula con le precipitazioni e di
cui rimane una parte residua dopo la stagione atta allo
scioglimento. Strati di neve vecchia si sovrappongono
così l’uno all’altro di anno in anno su una parte del
ghiacciaio. Un’altra parte del ghiacciaio è invece situata
dove anche una certa quantità di ghiaccio fonde: qui
dunque
si ha
annualmente
una
perdita. Si
chiama
ablazione glaciale la fusione della neve e del ghiaccio dei
ghiacciai; essa alimenta i torrenti glaciali: numerosi
ruscelli
o
veri
torrenti
d’ablazione
appaiono
nella
stagione più calda sulla superficie dei ghiacciai, scendono
attraverso i crepacci sul fondo, e s’alimentano uno o più
torrenti subglaciali. Si può individuare su ogni ghiacciaio
una
zona
di
equilibrio,
in
cui
l’accumulo
pareggia
l’ablazione; la zona di accumulo si trova più in alto,
dove le temperature sono mediamente più basse e
l’ablazione meno efficace, mentre la zona di ablazione si
trova nelle parti del ghiacciaio situate a quota più
bassa. Nei ghiacciai di montagna delle medie e basse
latitudini la zona di equilibrio praticamente coincide con
il limite inferiore delle nevi persistenti, questo limite
separa
dunque
la
zona
d’accumulo
dalla
zona
di
ablazione. Il bilancio può risultare in pareggio, quando la
sua massa resta costante nell’arco di tempo che si
considera;
mediamente,
complessive
un
per
ghiacciaio
più
uguagliano
anni
i
è
stazionario
consecutivi,
guadagni.
Il
le
quando
perdite
movimento
determinato dalla gravità produce un flusso di ghiaccio
dall’alto al basso, dalla zona di alimentazione a quella di
ablazione, gli spessori e la posizione della fronte possono
restare praticamente costanti se questo flusso compensa
esattamente l’eccedenza di accumulo in una parte e
l’eccedenza di ablazione nell’altra parte.
MOVIMENTO= la velocità è diversa da parte a parte di
uno stesso ghiacciaio, essa dipende in ogni luogo dalla
componente della forza di gravità che può produrre
movimento, data la topografia del luogo e dalla spinta
di altro ghiaccio che scende da luoghi più elevati. A
questo moto si oppongono al movimento gli attriti sul
fondo
roccioso
e
gli
attriti
interni,
dovute
alle
deformazioni che il ghiaccio deve subire per potersi
muovere. I ghiacciai possiedono una sorta di plasticità in
grande, i crepacci si formano tutte le volte che le
deformazioni e le tensioni superano questa plasticità.
Distinguiamo i g.temperati che per quasi tutto il loro
spessore si trovano alla temperatura di fusione del
ghiaccio, alla base avviene fusione oltre che per effetto
della pressione anche a causa del calore geotermico e del
calore
prodotto
dall’attrito,
la
presenza
d’un
velo
d’acqua facilita lo slittamento del g.sulla roccia con forti
sfregamenti, e , i g.freddi, le temperature sono ben al
di sotto del punto di fusione escludono la presenza
d’acqua in profondità, roccia e ghiaccio sul fondo sono
saldati assieme. Si dice g.morto quello che costituisce
masse né alimentate né spinte in avanti da un g.attivo.
TRASPORTO= il t.si effettua sia ad opera del g.in
movimento,
sia
ad
opera
dei
torrenti
alimentati
dall’acqua di ablazione. Nel primo caso il materiale
trasportato
viene
detto
materiale morenico, o
più
semplicemente morena, si parla di morene mobili mentre
dura il trasporto, e di morene deposte che derivano
dalle prime. Si distinguono, tra le morene mobili, le
m.di superficie con m.laterali e mediane, le m.interne e
di fondo. La m.deriva soprattutto da frammenti rocciosi
caduti dalle rocce emergenti sopra il ghiacciaio e da altri
frammenti strappati al letto per fenomeni d’erosione,
l’abbondanza e la distribuzione delle m.dipendono da
ghiacciaio a ghiacciaio. L’ablazione fa sì che la morena
interna via via venga a giorno, rendendo sempre più
abbondante la morene di superficie man mano che si
procede verso la fronte. Sono rari scambi di materiale
tra
un
lato
a
l’altro
del
ghiacciaio,
perciò
la
composizione della morena rispecchia la petrografia della
zona di provenienza.
Il
trasporto
glaciale
avviene
senza
selezione
granulometrica, la competenza dei ghiacciai è enorme,
cosicché
blocchi
di
grandissime
dimensioni
sono
trasportati insieme a materiale fine. Il trasporto glaciale
logora e frantuma materiale che va a produrre il limo.
EROSIONE= l’erosione in senso stretto, indicata col
termine di esarazione, è provocata direttamente dal
ghiacciaio col suo movimento. Si distingue la rimozione
di materiali disgregati già presenti sul posto, l’abrasione
prodotta dallo sfregamento dei detriti in movimento
contro
la
roccia
del
fondo
e
dei
fianchi
e
lo
sradicamento di blocchi o scaglie (quarryng).
Il termine sovraescavazione si riferisce all’escavazione di
conche chiuse, in contropendenza.
L’erosione glaciale risente fortemente dalle condizioni
strutturali delle rocce su cui si muove, i g.sono un
importante agente di erosione selettiva, essa tende ad
accentuare,
col
suo
lavoro,
alcune
irregolarità
topografiche preesistenti, in vari luoghi tuttavia opera
uno
smussamento,
convessità.
Nelle
un’arrotondamento
aree
già
coperte
dai
di
certe
ghiacciai
si
osservano comunemente i segni dell’abrasione, superfici
levigate
e
arrotondate
(liscioni
glaciali),
strie,
scanalature e solchi glaciali, diretti secondo il flusso del
ghiaccio.
FORME D’EROSIONE=
1)ROCCE MONTONATE= sono gobbe rocciose spesso
associate
in
gruppi
irregolari,
sagomate
secondo
la
direzione del movimento glaciale, arrotondate sopra e
sul lato verso monte, scabre sul lato a valle, sui lati
esposti all’azione diretta del ghiaccio hanno operato i
processi
di
abrasione,
sull’altro
il
quarryng,
ma
la
scabrezza sul fianco potrebbe semplicemente indicare
assenza di erosione, dopo una prima rimozione del
materiale già disgregato.
2)VALLE AD U= le valli con sezione trasversale ad U
risultano da un rimodellamento, per erosione sui fianchi
e sul fondo, di solchi vallivi preesistenti. Spesso nelle
valli glacialialpine, sopra i fianchi ripidi della “doccia”
valliva,
possono
trovarsi
tratti
di
versante
meno
inclinati, si attribuisce questa particolarità della sezione
alla forma della valle fluviale preglaciale, comprendente
un solco d’incisione profondo in mezzo ad una forma
valliva più svasata, più antica. Le valli glaciali possono
spiegarsi con cause strutturali, oppure con particolarità
della morfologia preglaciale, o con l’alternanza di fasi di
erosione fluviale e glaciale. Ancora più spesso si osserva
un’alternanza di strettoie e di larghe valli ad U, a
forma di bacini, le strettoie corrispondono a soglie
rocciose tra un bacino e l’altro, incise dai torrenti.
3)GRADINI DELLE VALLI GLACIALI= sono un altro
aspetto originale della morfologia glaciale, che contrasta
con il profilo quasi regolarizzato di molte valli fluviali. Si
osservano abitualmente rocce montonate, arrotondate,
sulla soglia del gradino, e invece forme irregolari, a salti
con pareti e forme spigolose sul lato a valle, ripide.
Dovendosi in primo luogo spiegare la maggiore erosione a
valle del gradino, si indicano di solito fatti strutturali e
si fa ricorso a processi di tipo quarryng. Alcuni gradini
forse erano gfà abbozzati nella topografia preesistente,
molte soglie o barre rocciose ci appaiono oggi incise
dall’erosione torrentizia, si notano rapide e cascate.
In base alla posizione, si distinguono i gradini di sbocco
di valli laterali invalli maggiori, gradini di confluenza
lungo la valle principale, in corrispondenza all’incontro
con una valle laterale.
4)CONCHE DI SOVRESCAVAZIONE= si trovano nelle
situazioni morfologiche più varie: piccole come conchette
comprese tra le gobbe delle rocce montonate, di media
grandezza sul fondo di alcuni circhi, più grandi nelle
maggiori valli alpine, nei fiordi, nelle altre grandi regioni
di glaciazione pleistocenica. Di solito ospitano laghi, o
bracci marini, oppure sono riempite di sedimenti di vario
tipo.
5)CIRCHI= sono nicchie scavate nei fianchi montuosi,
sotto le dorsali. Sono occupati da ghiacciai di circo
oppure
dalla
L’ingrandimento
parte
di
iniziale
tante
di
nicchie
ghiacciai
di
questo
vallivi.
genere
provoca la riduzione delle dorsali a forma di creste
sottili, con pareti. Un circo può presentarsi come un a
poltrona a braccioli, con pareti a semicerchio, fondo
pianeggiante
a
conca,
soglia
rocciosa
talvolta
in
contropendenza, a gradino sottostante, verso il basso
possono susseguirsi altre forma
a circo, disposte a
gradinata. La testata di molte valli alpine modellate dai
ghiacciai
si
presenta
come
una
grande
conca
semicircolare, che vien detta circo di valle.
6)FIORDI= sono insenature che occupano valli glaciali,
possono
avere
dimensioni
veramente
grandi,
grande
profondità, fianchi ripidissimi, molte ramificazioni. Si
trovano
in
regioni
costiere
montagnose
che
ebbero
grande sviluppo dei ghiacciai. Il tratto più profondo dei
fiordi è molto spesso quello mediano verso l’interno essi
si prolungano in valli glaciali con alti gradini, e in fiordi
laterali pure a gradini, verso il larghi hanno scarsa
profondità e si perdono in una piattaforma costiera
disseminata di isolotti.
PROCESSI
D’EROSIONE
DEI
TORRENTI
GLACIALI=
alcuni ruscelli alimentati dall’ablazione, dopo un certo
percorso sul ghiacciaio entrano nei crepacci e vanno a
confluire
in
uno
o
più
torrenti
subglaciali,
altri
costituiscono torrenti marginali, laterali al ghiacciaio. La
loro capacità erosiva è altissima, perché l’acqua è ricca
di
detrito,
infatti
sono
prodotte
dall’erosione
dei
torrenti subglaciali le cosiddette marmitte glaciali, simili
alle marmitte d’erosione.
DEPOSITI MORENICI= le morene deposte possono essere
classificate sia secondo i caratteri dei materiali, sia in
base alla forma. I deposti morenici, intesi in senso
stretto , sono materiali deposti
direttamente dai
ghiacciai, sono tipicamente costituiti da elementi molto
vari per granulometria mescolati assieme, e di soliti non
presentano
stratificazione,
qua
e
là
vi
si
possono
tuttavia notare, in sezione, piani di discontinuità dovuti
alla spinta di una massa sull’altra, o scarse tracce di
stratificazione che di solito si spiegano con azioni locali
di lavaggio, trasporto e deposizione da parte dell’acqua
che circola a contatto col ghiacciaio. La presenza di
fanghiglia si deve al logorio subito da tutti i materiali
durante il movimento del ghiacciaio. La morena di fondo
non presenta di solito una sua forma tipica, riveste in
maniera irregolare il rilievo che formava la base del
ghiacciaio, e può occupare piane nell’insieme uniformi. La
parte superiore deriva invece dalla morena di superficie e
dalla
morena
disposizione
interna
assai
più
ed
ha
caotica
generalmente
dei
ciottoli
che
una
la
compongono. Gli argini morenici (valli morenici) con la
loro forma pronunciata e allungata, si dispongono lungo
il margine glaciale. Non hanno necessariamente grande
continuità: le interruzioni possono esser dovute al fatto
che in certi punti del margine glaciale mancano le
condizioni perché si formi o si conservi un argine:
insufficienza del materiale, o sua deposizione in forma
sparsa, presenza in quel luogo, di uno scaricatore,
fenomeni
di
erosione
contemporanei
o
posteriori,
sfondamento da parte delle lingue glaciali, ecc.
Un argine morenico indica di regola che il margine del
ghiacciaio
ha
sostato
abbastanza
a
lungo
in
quella
posizione, o che è arrivato in quella posizione in seguito
ad una avanzata, seguita da una fase di ritiro. Tra i
meccanismi che concorrono alla costituzione di un argine
morenico, intervengono i fenomeni di deposizione pura e
semplice, fenomeni di spremitura di morena di fondo
causati dalla pressione del ghiacciaio e fenomeni di spinta
in avanti dei materiali.
Importanti fenomeni di spinta su rocce del substrato
sedimentario hanno dato luogo alle cosiddette push
moraines. Un apparato morenico frontale è di solito
costituito da un argine o da un gruppo di argini ben
coordinati tra loro. Un anfiteatro morenico è dato da
un complesso
di
argini morenici
con
disposizione
a
semicerchio costruito da un grosso ghiacciaio uscente da
una valle nell’area pedemontana dove poteva espandersi.
Altri margini morenici possono indicarsi, secondo la
posizione, come morene di sponda, morene insinuate in
una depressione laterale, morene d’ostacolo, ecc.. L e
forme collinose dominano i paesaggi morenici, a volte
senza un disegno regolare.
DEPOSITI
FLUVIOGLACIALI=sono
dovuti
all’azione
dell’acqua dei torrenti glaciali. Le caratteristiche dei
depositi e le loro forme, dipendono dal comportamento
idrologico di questi torrenti e dal tipo di materiali
ch’essi trasportano. In prima approssimazione si può
distinguere
un
ambiente
proglaciale,
ma
esistono
subglaciale
anche
e
un
depositi
ambiente
laterali
ai
ghiacciai e tutta una serie di altri depositi caratteristici
delle fasi di deglaciazione. Quanto alla struttura, i
depositi fluvioglaciali si presentano in genere stratificati,
o a disposizione lenticolare, con una selezione più o
meno
pronunciata
granulometria,
dei
questi
materiali
caratteri
secondo
la
indicano
che
loro
la
deposizione è legata alle acque correnti.
Gli esker sono dorsali lunghe e tortuose, formatesi in
ambiente
subglaciale
per
riempimento
delle
gallerie
percorse dai torrenti. In alcuni casi si osserva che essi
vanno a terminare nei luoghi dove il torrente usciva dal
ghiacciaio.
Le sandur sono le pianure di alluvionamento proglaciale,
formate dai torrenti che escono dalla fronte d’un
grande ghiacciaio.
Nelle
regioni
montagnose
invece
può
aversi
un
riempimento fluvioglaciale delle valli, a partire dal punto
in cui il torrente esce dal ghiacciaio, dove le cerchie
moreniche si interrompono. In corrispondenza ai nostri
anfiteatri morenici i depositi fluvioglaciali proglaciali si
osservano disposti a ventaglio verso l’esterno, o insinuati
tra le cerchie moreniche precedentemente deposte.
DEPOSITI GLACIOMARINI E GLACIOLACUSTRI= molto
materiale solido può essere trascinato nel mare o nei
laghi
direttamente
dai
ghiacciai,
anche
senza
l’intermediario dei torrenti di ablazione. La deriva degli
iceberg ha portato tali materiali anche a grande distanza
dai ghiacciai d’origine.
Le varve sono depositi di argille marine o lacustri ben
stratificati
e ritmici in cui si riconosce una successione
di
coppie
tipiche
di
lamine
chiare
e
scure
che
corrispondono ad altrettanti cicli di deposizione annuale.
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