D_1416_72-3_Informativa_sindrome_UsherRev1

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Informativa
Sindrome di Usher
D/1416/72-3
Ed. 1
Rev. 1
del 02/03/2012
ex M/1416/72-63
SOD Diagnostica Genetica
La sindrome di Usher (USH) è una malattia geneticamente e clinicamente eterogenea, che
comprende 12 loci, con 9 geni noti e 3 condizioni cliniche, USH1, USH2, USH3 che
associano retinite pigmentosa e sordità, con un’età di esordio variabile.
La Sindrome di Usher Tipo I (USH1), circa il 40% dei soggetti con USH, è caratterizzata da
sordità profonda alla nascita. Talvolta essi presentano un residuo uditivo per le basse
frequenze, che non permette loro di udire; inoltre presentano problemi di equilibrio perché
non ricevono i segnali dall’orecchio interno. Verso la fine della prima decade di età,
manifestano i primi sintomi della retinite pigmentosa. Negli anni le persone presenteranno
una diminuzione del campo visivo periferico con visione a tunnel.
La Sindrome di Usher Tipo 2 (USH2), circa il 60% dei casi di USH, e’ caratterizzata da una
perdita uditiva bilaterale da moderata a grave. La perdita di udito è stazionaria nella maggior
parte dei casi; molto raramente le persone perdono completamente la capacità uditiva. Il
progredire della degenerazione retinica inizia dopo l’adolescenza.
La Sindrome di Usher Tipo 3 (USH3), <3% dei casi di USH , diffusa soprattutto nelle
popolazioni Finlandesi e negli Ebrei Ashkenaziti. Le persone che ne sono affette nascono
senza manifestare un deficit udivo, ma l’ipoacusia che inizia nei primi anni di vita, è
progressiva e intorno ai 30-50 anni può diventare profonda. La degenerazione della retina
inizia a manifestarsi dopo l’adolescenza. In alcuni casi sono presenti anche problemi di
equilibrio.
Alcuni casi non seguono le caratteristiche cliniche tipiche del tipo 1, Tipo 2 o Tipo 3 per
questo vengono classificati come sindrome di Usher Atipica.
Nella Sindrome di Usher Tipo I (USH1) attualmente i principali geni coinvolti sono: MYO7A
(coinvolto nel 39%-55% di tutti gli USH1), CDH23 (coinvolto nel 19%-35% di tutti gli USH1),
PCDH15 (coinvolto nel 11%-19% di tutti gli USH1), USH1C (coinvolto nel 6%-7% di tutti gli
USH1) e USH1G (coinvolto in circa il 7% di tutti gli USH1).
Nella Sindrome di Usher Tipo 2 (USH2) attualmente i principali geni coinvolti sono: USH2A
(coinvolto in circa l’80% di tutti gli USH2),GRP98 (coinvolto in circa il 15% di tutti gli USH2) e
DFNB31 (coinvolto in circa il 5% di tutti gli USH2).
Nella Sindrome di Usher Tipo 3 (USH3) attualmente l’unico gene coinvolto è USH3A.
La prevalenza della sindrome di Usher è di 3-4/100.000 nella popolazione europea anche se
alcune pubblicazioni indicano che questo dato è sottostimato.
La patologia è trasmessa con modalità autosomica recessiva, cioè è necessario ereditare il
gene alterato in ciascuno dei due cromosomi omologhi perché ci sia la comparsa della
malattia. Se un individuo ha il gene alterato su uno dei due cromosomi omologhi e il gene
normale sull’altro, sarà un portatore sano e non avrà nessun sintomo della malattia perché il
gene “normale” compensa pienamente il gene alterato.
Nel caso di due genitori portatori sani, ad ogni gravidanza esiste una probabilità di 1/4 (25%)
di avere un figlio affetto, 1/4 (25%) di avere un figlio sano e 2/4 (50%) di avere un figlio
portatore sano.
Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi - sede legale: largo Brambilla, 3 - 50134 FIRENZE
SOD Diagnostica Genetica, padiglione 15 Piastra dei servizi, tel. 0557949363
www.aou-careggi.toscana.it
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Sindrome di Usher
D/1416/72-3
Ed. 1
Rev. 1
del 02/03/2012
ex M/1416/72-63
SOD Diagnostica Genetica
I portatori di una mutazione sono stimati nella popolazione tra 1/70 e 1/150.
Per effettuare la diagnosi molecolare è sufficiente un prelievo di sangue periferico o di altri
tessuti. La consulenza genetica è parte integrante del test e deve essere sempre eseguita. L’
analisi molecolare si basa sui seguenti metodi:
amplificazione mediante PCR (Polymerase Chain Reaction) degli esoni del gene o dei
geni studiati (USH2A, MYO7A, USH3A)
sequenziamento delle regioni codificanti e delle regioni introniche fiancheggianti, per
la ricerca delle mutazioni puntiformi.
In alcuni casi viene effettuata anche l’analisi mediante MLPA (Multiplex Ligation-Dipendent
Probe Amplification) per la ricerca di delezioni o duplicazioni, non rilevabili in sequenza nel
gene USH2A.
La tipologia di analisi molecolare eseguita può essere diversa rispetto a quello sopraindicato
a seconda dei dati emersi dalla consulenza genetica, durante la quale verranno specificati.
A seguito dell’analisi molecolare, nel caso in cui non venga riscontrata alcuna variante di
sequenza con significato patogenetico o una sola in condizione di eterozigosi, l’eventuale
causa genetica della sua patologia potrebbe trovarsi:
in regioni introniche del gene analizzato
negli altri geni associati a patologia non analizzati
in geni al momento non identificati come causa di patologia.
Per completamento dell’analisi può essere necessario eseguire l’esame sui genitori o su altri
familiari.
In rarissimi casi è possibile dover ripetere il prelievo di sangue o tessuto a causa di problemi
tecnici, assenza o scarsità di materiale (DNA), necessità di approfondimenti diagnostici.
Nell’ambito delle malattie ereditarie, sia per analisi postnatali che prenatali, si eseguono studi
familiari per valutare la trasmissione della malattia; questo tipo di indagine oltre ad identificare
i soggetti affetti, può evidenziare casi di non paternità. I risultati di un test genetico possono
riguardare oltre al soggetto che lo ha eseguito, anche gli altri componenti del nucleo
biologico, in quanto le anomalie genetiche possono essere ereditabili e/o trasmissibili.
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