“Nei lunghi anni trascorsi a Roma, in un palazzo di pietra stretto fra altri palazzi, ho esercitato la mia attività, osservando i pesciolini d’argento - quei minuscoli insetti che vivono tra i libri - e gli oniscidi, che correvano timidi a nascondersi tra le fessure dei sanitari, appena accendevo la luce del bagno. Lasciavo la casa sempre un po’ sporca per permettere a qualche minuscola forma di vita di manifestarsi.” (Tratto da: Susanna Tamaro, Ogni angelo è tremendo, Milano, Bompiani, 2013) La salute dei nostri libri è spesso minacciata, talora da fattori ambientali, talora da minuscoli insetti che inducono in chi li scopre forte preoccupazione, che si traduce in una rapida predisposizione di drastici piani di intervento. Dall’esigenza di conoscere un po’ meglio da quali nemici dobbiamo difenderci e come, è nata questa collaborazione tra la Soprintendenza Beni Librari della Regione Piemonte ed il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, che vede la partecipazione di esperti dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, nonché del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Torino. “E’ stata stimata l’esistenza di sei milioni di specie di insetti. Oltre 70 tipi diversi sono stati identificati come potenziali nemici della carta. […] Differenti varietà d’insetti possono danneggiare gli archivi e le biblioteche. I più diffusi sono: - i cosiddetti “pesciolini d’argento”, che si attaccano alle rilegature in quanto si cibano di colla e amido; - le “blatte”, che pullulano nei luoghi oscuri caldi e umidi e distruggono soprattutto le rilegature dei volumi; - le cosiddette “pulci dei libri”, che divorano la colla; - i “tarli, le cui larve scavano gallerie profonde attraverso libri e registri; - le termiti, difficili da identificare sul nascere in quanto si attaccano al legno ma anche alla carta senza lasciare traccia all’esterno. In tutti questi casi la disinfestazione è possibile, ma la prevenzione rimane l’assoluta priorità e passa ancora una volta attraverso una pulizia regolare dei locali che devono essere spolverati e aerati. E’ possibile constatare a occhio nudo se un insetto è morto o vivo, ma sovente in un fondo d’archivio ci si accorge della presenza di insetti solo in base alle tracce che questi lasciano (buchi, escrementi, ecc.). […] Per monitorare la situazione è opportuno dotarsi di trappole apposite, largamente in uso, non costose e facili da trovare in commercio, formate da pezzi di cartoncino ricoperto con un apposito collante attraente per gli insetti. Le trappole devono essere disposte nei diversi locali, in prossimità di porte e finestre, vicino a fonti d’acqua, nei pressi di distributori di cibo e di bevande, a portarifiuti e vanno sostituite a intervalli regolari Non bisogna dimenticare che le trappole sono solo strumento utile per individuare il tipo di insetto infestante e non un sistema per combattere le intrusioni. E’ opportuno in ogni caso segnare su una pianta dell’edificio il luogo nel quale si decide di collocare le trappole contrassegnate da un numero identificativo e dalla data di collocazione. Per i primi tempi sarà opportuna una sostituzione ravvicinata nel tempo, che potrà essere diluita nel caso il problema non sussista o sia stato risolto. Non bisogna mai abbassare la guardia perché solo una individuazione precoce del fenomeno può evitare danni maggiori.” (Testo tratto da: Maria Barbara Bertini, La Conservazione dei beni archivistici e librari. Prevenzione e piani d’emergenza, Roma, Carocci, 2009) I Tarli (Ordine Coleoptera – Famiglie Anobiidae, Dermestidae, Bostrichidae, Lyctidae e Ptinidae) Con il termine tarli si indicano Coleotteri che hanno una caratteristica comune: sono xilofagi. Le loro larve si nutrono, fino al raggiungimento della maturità; di cellulosa, lignina ed emicellulosa che metabolizzano per mezzo di organismi simbionti presenti nel loro intestino. Talora il loro attacco è successivo ad un attacco fungino, soprattutto da Basidiomiceti, che determina una precedente disgregazione del legno. Possiamo ricordare i Lictidi, che attaccano esclusivamente legno di latifoglia che, oltre ad un adeguato contenuto in amido, abbia vasi con diametro di almeno 0,07 mm ed umidità compresa tra l’8% ed il 30%; agiscono sia sul segato sia sui manufatti stagionati. La segatura prodotta al momento dello sfarfallamento è molto sottile. Anche i Bostrichidi ricercano amido causando danni simili ai Lictidi, anche se meno importanti nei nostri climi. Bostrychus capucinus si sviluppa nelle querce, nei roveri, nella vite; Sinoxylon sexdentatum attacca il fico e la vite. Gli appartenenti alla Famiglia Anobiidae, detti anche “rodilegno”, sono coleotteri di forma ovale o allungata, di colore marrone o nerastro. Morfologicamente il pronoto copre la testa, le corte zampe si inseriscono in scanalature della parte inferiore del corpo, mentre gli ultimi tre segmenti delle antenne sono allungati o dilatati. In alcune specie i maschi portano antenne ramificate. Depongono le uova in piccole fessure del legno morto (per cui i mobili levigati difficilmente vengono attaccati) dalle quali nascono larve che penetrano all’interno e scavano gallerie. Esse ospitano lieviti che scindono le molecole di cellulosa in zuccheri. Fa parte di questa Famiglia l’Anobium punctatum, il comune tarlo del legno. Gli adulti, per uscire dalle tortuose gallerie che le larve scavano nel legno, rovesciano all’esterno caratteristici mucchietti di rosura. Il ciclo può durare anche più di un anno. Gli Anobidi attaccano soprattutto legno stagionato di latifoglia e conifera e sono molto comuni, causando danni anche a librerie ed archivi in quanto le larve distruggono la carta. Nel caso dei manufatti in legno il danno può essere molto grave perché ci si accorge della loro presenza solo in seguito allo sfarfallamento, quando il legno esternamente è intatto, ma internamente è ormai compromesso. Xestobium rufovillosum, detto“ l’orologio della morte”, si percepisce distintamente in quanto l’insetto adulto ha l’abitudine di battere il capo ritmicamente contro tutto quello che lo circonda, producendo il rumore di un martello pneumatico; si tratterebbe di un richiamo sessuale. Lo si rinviene più frequentemente quando il materiale è rimasto per un certo periodo di tempo in ambienti umidi che hanno favorito un attacco fungino Importantissimi sono i coleotteri della Famiglia Dermestidae. Sono piccoli coleotteri dalla forma ovale il cui corpo, di colore scuro, può essere ricoperto da peli o scaglie colorate. Spesso il pronoto ricopre il capo. Mentre gli adulti si nutrono del polline dei fiori, la larve molto pelose schiudono da uova deposte su pelli e pellicce, ossa, piume ed altre sostanze organiche che rappresentano il loro cibo; questo fa sì che possano causare gravi danni nelle abitazioni e nei depositi . Le larve di Anthrenus museorum sono un temibile nemico dei Musei ove possono causare grandissimi danni, riducendo letteralmente in polvere animali imbalsamati e collezioni di insetti. Misurano circa 4 millimetri e quando vengono irritate mettono in evidenza il ciuffo di peli della zona anale. L’adulto invece è lungo 2 o 3 millimetri; è di colore nerastro con bande variegate sulle elitre. La larva dell’Attagenus pellio la cui forma adulta, lunga circa 5 mm è di colore nero con tre puntini bianchi sul corsaletto ed uno nella posizione centrale di ogni elitra, distrugge pelli, lana, pellicce, poltrone e tappeti. Gli Ptinidi sono affini agli Anobidi, ma hanno il corpo più arrotondato e le antenne più ravvicinate alla base; alcune specie attaccano grano, frutta secca e tessuti. Il loro ambiente naturale ideale sembra rappresentato da nidi di uccelli e di altri animali. Tra gli Ptinidi ricordiamo Ptinus fur che è di colorazione variabile e presenta caratteristiche morfologiche differenti tra maschio e femmina. La sua lunghezza è di 2 - 4,3 mm. Le larve xilofaghe della Famiglia dei Lyctidi producono una polvere caratteristica, molto fine e diversa da quella prodotta dal Tarlo del legno. Xestobium rufovillosum Bostrycus capucinus Attagenus pellio Anthrenus museorum Ptinus fur I coleotteri cerambicidi (Ordine Coleoptera - Famiglia Cerambycidae) Questa Famiglia comprende circa 20.000 specie, diffuse in tutto il mondo. Sono insetti xilofagi caratterizzati dalla lunghezza delle antenne che possono superare addirittura la lunghezza del corpo. Da questo deriva il nome di capricorni o longicorni. Le dimensioni degli esemplari adulti variano da pochi millimetri a 15 cm. Conosciuti anche come coleotteri del legno, hanno corpo allungato e lati paralleli; colorazione varia. Vivono di solito in regioni boschive dove, in alcuni casi, possono provocare gravi danni agli alberi. Le uova vengono deposte su piante ed alberi. Solitamente le larve, cilindriche, si nutrono di legno morto, poiché possiedono microrganismi simbionti che consentono di digerire la cellulosa, ma alcune specie vivono su alberi vivi. Gli adulti si cibano di polline, linfa, nettare, foglie. Alcuni cerambicidi costituiscono un alimento per molte popolazioni umane; infatti le larve, che si trovano nel legno marcio di cui si nutrono, sono grandi, grasse e ricche di proteine, Il Callidium violaceum ha la parte superiore del corpo di colore blu-violaceo; misura fino a 15 mm e la sua ninfa si ritrova nel legno delle conifere. Le larve di Hylotrupes bajulus si sviluppano nelle conifere, ma anche in mobili, travi e legno da costruzione. Alcune specie vengono importate con il legno. E’ comune nelle costruzioni in legno e nelle soffitte. E’ chiamato anche “capricorno della casa” e misura 1 – 2,5 cm. Si può trovare tra la metà di giugno e settembre nei boschi di conifere, soprattutto nelle ore meridiane e pomeridiane. Il ciclo di sviluppo dura in media da tre a otto anni, durante il quale le larve continuano a scavare gallerie nell’interno dello stesso pezzo di legno, fino a trasformarlo in un attacco di rosume. Poiché da uno stesso foro possono sfarfallare più adulti non ci si rende sempre conto della gravità dell’infestazione. Curiosità: le larve di alcuni rappresentanti di questa Famiglia, di grandi dimensioni e ricche di proteine, sono una prelibatezza in Nuova Zelanda. Ma anche gli insetti adulti vengono consumati comunemente in molti paesi africani. Callidium violaceum Hylotrupes bajulus Le tarme o tignole (Ordine Lepidoptera - Famiglia Tineidae Famiglia Pyralidae) Le tarme o tignole sono lepidotteri diffusi in tutto il globo. Sono insetti piccoli, spesso dorati o argentati, con la spirotromba ridotta o assente; per questo non si nutrono Le forme adulte non sono più dannose, se non per il fatto che possono deporre le uova. Giungono dall’esterno, ma possono essere introdotte con materiale già infestato. I veri responsabili dei danni sono i bruchi, voraci, amanti del buio e dotati di apparato masticatore molto sviluppato. Le tarme sono tra i pochi animali a digerire la cheratina di capelli e piume. Per questo in natura si trovano nel nido di uccelli e piccoli mammiferi, mentre nelle abitazioni umane colonizzano tappeti, abiti e fibre animali e vegetali. Necessitano anche di grasso che trovano sui tessuti non adeguatamente puliti. Poiché la loro presenza è favorita da un clima caldo umido, è importante che i locali in cui viene conservato il materiale siano a bassa temperatura, areati ed asciutti. Lavanda, menta e cedro sono prodotti naturali che tengono lontani questi insetti; come anche il colore giallo. Azione ben più energica svolgono canfora e naftalina. Si distinguono due categorie di tarme: quelle dei tessuti e quelle degli alimenti. La Famiglia Tineidae comprende molte specie cosmopolite, dannose per l’uomo. La Tinea pellionella è la cosiddetta tarma delle pellicce e costruisce un astuccio cilindrico con frammenti di materiale alimentare. E’ tra le più diffuse in Italia. E’attratta in particolar modo dai tessuti sporchi, come tappeti e vestiti usati che contengono sudore umano e residui di altri liquidi. In questi casi è attirata non tanto dal cibo, ma dall’ umidità, in quanto le larve non bevono quindi assumono i liquidi direttamente dal cibo. Sono attaccate pelli, piume, alpaca, lana con preferenza per il cashmere, ma anche seta e cotone. La temperatura ottimale di sviluppo è di 25°C con umidità del 75% La Tineola bisselliella è la cosiddetta tigliola delle stoffe, detta anche tarma chiara dei panni; si nutre di tutti i materiali contenenti creatina, ma anche di cotone e di cereali. In natura gli farfallamenti avvengono tra maggio e settembre, nelle abitazioni si rinviene in tutte le stagioni. Le larve, a differenza della Tinea pellionella non si costruiscono un astuccio protettivo, ma un tubo sericeo. La forma adulta non vola, ma si muove saltellando. Caratteristica della Famiglia Pyralidae è la presenza di organi timpanici sull’addome ed una caratteristica venulazione delle ali. Le larve, quando disturbate, si contorcono violentemente. La Plodia interpunctella, chiamata “tarma del cibo”, come in genere tutti i Pyralidi causa gravi danni nei depositi e nei magazzini di sostanze alimentari e la sua dieta non è a base di cheratina. I bruchi circondano con fili setosi le sostanze di cui si nutrono. Le larve sono in grado di introdursi anche in contenitori a chiusura “ermetica.”. Le larve di Ephestia kuhniella, o tignola grigia della farina, si sviluppano nella farina che raggrumano con i loro secreti. Viene allevata in laboratorio per compiere studi genetici. Presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino è presente una importante collezione di microlepidotteri provenienti da tutto il mondo allestita dal conte Federico Hartig (1901-1979). Tinea pellionella Tineola bisseliella Le blatte (Ordine Blattodea) Sono insetti molto antichi, presenti già nel Carbonifero e nel Permiano. Se ne conoscono circa 4000 specie, diffuse soprattutto nei Paesi tropicali; 30 specie sono presenti in Europa, spesso introdotte accidentalmente con le attività commerciali. Sono insetti di taglia media con il corpo di colore bruno nerastro o rossiccio, fortemente depresso in senso dorso ventrale e di consistenza coriacea. L’addome termina con due appendici caudali dette cerci. Il capo è in gran parte nascosto da un grosso protorace a forma di scudo. Sono presenti antenne articolate ed un apparato boccale di tipo masticatore. Quasi tutte sono provviste di ali, sviluppate soprattutto nei maschi. Quelle anteriori sono ispessite, come fossero elitre, mentre le posteriori sono grandi e membranose. Nonostante le ali, comunque, le blatte tendono a spostarsi prevalentemente a terra, correndo velocemente, con zampe lunghe e sottili. In natura si nutrono di animali morti, anche conspecifici, di materia organica in putrefazione, come pure di guano di uccelli e di pipistrelli, ma sono sostanzialmente onnivore. Vivono benissimo in luoghi caldi e poco puliti, con abbondanza di cibo, come le cucine. Le blatte sono attive di notte e di giorno si nascondono in luoghi inaccessibili, passando inosservate e prolificando enormemente. Si difendono dai predatori utilizzando la loro grande sensibilità alle vibrazioni; alcune specie possono anche spruzzare sostanze tossiche. Causano danni non solo per ciò che mangiano, praticamente ogni rifiuto, ma perchè danneggiano le derrate e il materiale cartaceo con saliva ed escrementi, lasciando un odore caratteristico. Le uova vengono deposte dentro ooteche che si vedono spesso sporgere dall’addome e che le femmine trasportano con sé fino a quando non trovano un posto adatto per nasconderle. La Blatta orientalis, è il comune scarafaggio nero che infesta le abitazioni. E’ diffusa in tutto il mondo soprattutto nelle fasce temperate. Per la sua sopravvivenza è molto importate la presenza di acqua abbondante. Può trasmettere molte malattie pericolose per l’uomo. E’ molto lenta ed in mancanza di cibo può mangiare le proprie uova. La Blattella germanica, che non è per nulla originaria della Germania, depone le uova solo quando sono prossime alla schiusa. Ogni ooteca ne contiene da 12 a 50, ma il numero è variabile da specie a specie. La metamorfosi è incompleta. Dall’uovo esce una larva somigliante ad un bruco, che però si libera subito della pelle, rivelando una piccola blatta. La Periplaneta americana che è originaria dell’Africa e non del Nord America, è la blatta più grande tra quelle che vivono con l’uomo ed è diffusa in tutto il mondo. Non riesce ad arrampicarsi sui muri o sulle superfici lisce. Opportunista, si nutre normalmente di sostanza organica in putrefazione, ma predilige le sostanze zuccherine e fermentate tra cui la birra, oltre a carta, rilegature di libri, stoffe, pelli animali. Facile da allevare, viene spesso utilizzata nei laboratori. Teme le basse temperature. Le blatte europee sono di piccole dimensioni; specie tropicali come la Blabera gigantea sono molto più appariscenti. Blatta tropicale Blatta orientalis Blabera gigantea Periplaneta americana Blattella germanica Gli imenotteri siricidi (Ordine Hymenoptera – Famiglia Siricidae) Gli Imenotteri comprendono oltre 100.000 specie, delle quali 40.000 vivono in Europa, il che li rende gli insetti più numerosi del continente. Molto spesso la colorazione è scura, in altri casi si alternano fasce gialle e nere; altre specie ancora presentano colori metallizzati blu, verde, viola o rosso. Alcune specie conducono vita solitaria, ma molte altre, come le formiche e le api, presentano forme di vita sociale molto evoluta ed hanno grande importanza nell’ecosistema sia come predatori, sia come parassiti, sia soprattutto come impollinatori. Tra gli altri possiamo ricordare le cosiddette “vespe del legno” (Siricidi) che depongono le uova nei tronchi delle conifere; dopo la schiusa la larva inizia a forare il legno in direzione longitudinale. I fori di sfarfallamento sono perfettamente rotondi. Sono imenotteri xilofagi grandi, dai colori vistosi: nero e giallo, blu e viola metallizzato oppure bruno rossastro. Possono essere lunghi anche più di 14 mm ed avere un aspetto impressionante a causa del lungo e robusto ovopositore che può essere scambiato per un pungiglione; in realtà sono abbastanza innocui per l’uomo. Le femmine introducono l’ovopositore nel legno degli alberi e, mentre depongono l’uovo, infettano l’albero con un fungo che determina marciume e trasforma i componenti del legno in sostanze digeribili dalle larve. Questo può avvenire sia su alberi vivi sia su alberi caduti, spesso malati. Le larve hanno uno sviluppo lento, possiedono zampe toraciche corte e mancano di pseudozampe addominali; scavano nel durame e si nutrono del legno e del fungo; poi costruiscono un bozzolo con fibre di legno e seta. Pur iniziando l’attacco in foresta, il ciclo biologico continua anche nel legno messo in opera. Una delle specie più comuni è l’ Urocerus gigas, giallo e nero, la cui femmina raggiunge i 4 cm di lunghezza e depone le uova su pini ed altre conifere, introducendo l’ovopositore nel legno per circa 1 cm. Le larve scavano gallerie lunghe oltre 40 cm, si impupano in una celletta scavata nel legno e sfarfallano attraverso un foro rotondo. Un icneumonide, la Rhyssa persuasoria, depone l’uovo entro la larva del siricide. L’uovo schiude e divora il suo ospite dall’interno fino ad ucciderlo. Specie alloctone vengono introdotte nelle case con il legname da costruzione per poi uscire improvvisamente da pareti, pavimenti e travi, tra lo stupore degli abitanti. Urocerus gigas Gli imenotteri sfecidi (Ordine Hymenoptera – Famiglia Sphecidae) Gli Sfecidi sono vespe solitarie, chiamate anche “vespe scavatrici”, anche se non tutte sono in grado di scavare. A riposo tengono le ali aperte (non lungo i fianchi come le vespe comuni). Sono generalmente nere, nere e rosse o nere e gialle, a volte coperte da una leggera pubescenza. Hanno un volo veloce e prediligono luoghi assolati, caldi ed asciutti. Gli adulti succhiano nettare sui fiori, ma le larve delle varie specie di Sfecidi sono carnivore. Molte specie costruiscono nidi sotterranei, scavando lunghe e ramificate gallerie in terreni sabbiosi, utilizzando a questo scopo zampe e mandibole. Le gallerie terminano con delle camere nelle quali vengono immagazzinati insetti paralizzati che serviranno da nutrimento per la larva. Le prede sono caratteristiche per ogni specie di Sfecide: Philanthus triangulum cattura le api, Cerceris arenaria i Coleotteri Curculionidi, Sphex maxillosus gli Ortotteri, ecc. Sheliphron spirifex viene anche chiamata “vespa vasaia”. Si rinviene comunemente nel periodo che va da giugno a settembre. È caratterizzata dal volo con l’addome nero a goccia tenuto in alto e le lunghe zampe gialle e nere tenute penzoloni; caccia ragni di diverse specie con i cui corpi approvvigiona un nido fatto di fango che costruisce in ripari nascosti, spesso anche all’interno di case. E’ generalmente disinteressata all’uomo e non si ritiene disturbata dalla sua presenza nei pressi del nido. Sono proprio queste mirabili cellette costruite prevalentemente con terra impastata con saliva che occasionalmente vengono ritrovate nelle case in luoghi poco accessibili o dove vi sono oggetti o suppellettili non frequentemente utilizzati. Spesso anche sul costone superiore dei libri. Sceliphron destillatorium costruisce un inconfondibile nido fatto di argilla e di terra, con numerose celle, camere cilindriche all’interno delle quali vengono immagazzinati ragni paralizzati; ogni camera contiene una sola larva. Questi nidi vengono costruiti nei posti più disparati: balconi, solai, stalle. Sheliphron spirifex Sceliphron destillatorium Nidi di sfecidi La xylocopa violacea (Ordine Hymenoptera - Famiglia Apidae) Detta anche Ape legnaiola, è uno degli apoidei europei di più grandi dimensioni. Deriva il nome dal colore violaceo splendente delle ali. Possiede un robusto pungiglione che però di norma non uccide l’insetto vittima. Aggredisce l’uomo solo se non trova via di fuga ed in ogni caso la puntura non da grossi problemi, se non un lieve interessamento locale. Ape solitaria, sfarfalla in autunno e poi sverna. In primavera la femmina costruisce il nido in tronchi o grossi rami secchi. Con le mandibole, scava una galleria verticale lunga fino a 15 cm, che viene divisa in 15 cellette in sequenza. In ciascuna di queste celle viene immagazzinato il polline e poi deposto l’uovo; la cella viene poi chiusa con una sottile parete. Le larve si cibano del polline. Al momento dello farfallamento gli adulti escono dalle pareti laterali; se queste però sono spesse, attendono che sfarfallino gli esemplari delle cellette superiori, uscendo tutti di seguito dall’apertura che aveva fatto la femmina. Quest’ultima è in grado di ritornare al nido anche da molti chilometri di distanza. Xylocopa violacea Xylocopa violacea: femmine a sinistra maschi a detra Le formiche (Ordine Hymenoptera – Famiglia Formicidae) La Famiglia Formicidae conta circa 10.000 specie nel mondo. Sono caratterizzate dall’avere la parte anteriore dell’addome esile, con uno o due ingrossamenti a forma di scaglie; posseggono anche antenne genicolate, cioè con un brusco ripiegamento ad angolo. Le mandibole sono robuste ed affilate ed talora possono dare morsi dolorosi. Sono tutti insetti sociali; il gruppo è di solito costituito da una regina, da operaie e da maschi. Tuttavia, in alcuni casi, vige una sorta di parassitismo per cui le operaie vengono fornite da altre specie. Alcune sottofamiglie possiedono pungiglioni ben sviluppati, altre ne sono prive, ma si difendono spruzzando acido formico sugli aggressori. Le mandibole delle formiche sono robuste ed affilate e, nelle specie più grandi, possono provocare morsi dolorosi. La maggior parte delle colonie è costituita dalle operaie, femmine attere non sviluppate sessualmente in modo completo, anche se talvolta possono deporre le uova. Possono esserci più caste di operaie. Le formiche maschio e le femmine sessualmente mature sono prodotte in alcuni periodi dell’anno. Hanno entrambi le ali e si allontanano dal nido per il volo nuziale. Vi è un giorno all’anno in cui contemporaneamente emergono tutte le formiche alate di una stessa zona; questo è determinato da particolari condizioni atmosferiche. Poiché ogni nido produce principalmente maschi o femmine, questo incontro tra nidi diversi favorisce l’accoppiamento, che avviene in aria; poi le formiche tornano a terra, i maschi muoiono subito dopo e le femmine, perse le ali, cercano un posto per nidificare. La femmina può entrare in un nido già esistente, che allora avrà più regine. Altrimenti ne crea uno nuovo, si alimenta con le proprie riserve di cibo, tra cui i muscoli delle ali che non servono più. Depone le uova in primavera e nutre le giovani formiche con la propria saliva. Quando queste diventano adulte assumono l’incombenza della costruzione e della gestione del nido, con stanze e gallerie, mentre la regina depone solo più le uova, in una camera apposita. Le regine vivono molti anni. Il nido può essere in alberi cavi, sottoterra o dentro a cumuli di terra prodotti dalle stesse formiche. Le uova sono piccolissime (quelle che vengono vendute come uova per alimentare i pesci, sono in realtà pupe). Le pupe vengono alimentate con miele e larve di insetti e spostate frequentemente a seconda dei gradi di sviluppo, spesso vicino alla superficie del terreno per usufruire del calore del sole. Le larve producono sostanze zuccherine utilizzate dalle operaie. Le specie di formiche più primitive sono carnivore e spesso nomadi. Nelle zone tropicali intere popolazioni, spesso composte da più di 100.000 individui, si mettono in cammino ed aggrediscono tutti gli esseri viventi che incontrano. I soldati di queste specie sono dotati di mandibole di dimensioni eccezionali. Quelle un po’ più evolute allevano gli afidi, attaccandoli alle radici delle piante e si nutrono della melata da questi prodotta. Si cibano anche di nettare a vegetali. Le maggior parte delle formiche europee appartiene a questo gruppo. Lo stadio più evoluto è rappresentato dai coltivatori; sono formiche che coltivano funghi, a scopo alimentare, su lettiere di frammenti fogliari preparati in modo speciale. Vivono soprattutto in America tropicale. Alcune specie non europee praticano il parassitismo sociale, cioè la femmina si insedia in un nido di una specie affine, depone le uova, e le larve vengono allevate dagli ospiti. Poi la regina e le operaie ospiti vengono uccise ed il nido rimane alla specie parassita. In altri casi viene praticato lo schiavismo. Le operaie di una specie entrano nel nido di un’altra specie, rapiscono le pupe che allevano e che lavoreranno come schiave per le rapitrici. Alcune specie sopravvivono solo se sono presenti le schiave. Può succedere addirittura che una specie non possegga operaie proprie e che i suoi giovani vengano allevati del tutto dalla specie ospite. All’interno dei formicai vivono molti altri insetti. Alcuni sono coleotteri, che si cibano di detriti e non sono molto tollerati dalle formiche; altri vengono tollerati; altri ancora sono ben accetti o addirittura invitati, producendo sostanze zuccherine molto apprezzate, come nel caso della larva della farfalla Maculinea arion. Questa larva, ad un certo punto del suo sviluppo, attiva sull’addome una ghiandola del miele. Si lascia portare via da una formica che la deposita nel formicaio; produce miele in cambio di piccole larve di formica; al termine del ciclo la farfalla adulta esce dal formicaio. Camponotus è un genere di formiche spesso di grandi dimensioni, potendo raggiungere quasi i 3 cm. Vengono anche chiamate “formiche carpentiere” perché molte scavano gallerie all’interno del legno; le robuste mandibole strappano il legno e lo portano all’esterno. Nelle abitazioni si possono riscontrare in travi o parti legnose. Il fatto che si riscontri nei mesi invernali può indicare la presenza del nido all’interno delle case. Il Camponotus herculeanus è nocivo perché scava gallerie concentriche in alberi sani, che seguono l’andamento degli anelli di crescita. E’ la specie più grande dell’Europa centrale e settentrionale. Le femmine misurano 16 – 18 mm. Il Camponotus ligniperda, detto “camponoto sciupalegno”, è lungo dai 7 ai 14 mm.. Vive nei vecchi ceppi ed anche nel legno vivo delle conifere, soprattutto abeti. Anch’esso scava gallerie intorno agli anelli di crescita annuale. Il nido viene costruito dalla femmina senza l’aiuto di altre specie. Si riscontra nelle pianure dell’Europa centrale e settentrionale. Camponotus ligniperda Camponotus herculeanus Nido formiche Le termiti (Ordine Isoptera) Se ne conoscono circa 2000 specie e, poiché hanno il corpo molle, si conservano in alcool. Sono insetti di piccola e media taglia, dal corpo molle e pallido, alati o atteri, con potenti mascelle masticatrici; alcune si nutrono di piante e funghi, ma la maggior parte mangia il legno, causando danni gravissimi. Le ali, quando sono presenti, sono lunghe e strette, uguali tra loro (da cui il termine Isoptera: “ali uguali”). La metamorfosi è incompleta. Vengono anche chiamate “formiche bianche”, ma molte sono le differenze con le vere formiche. Vivono in colonie organizzate in caste. I soldati, le caste riproduttrici ed alcuni stadi giovanili vengono alimentati con cibo parzialmente digerito dagli operai. che lo rigurgitano oppure producono palline di materiale fecale in parte digerito che viene consumato dalle altre termiti. Per poter utilizzare a scopo alimentare il legno, posseggono nello stomaco una grande quantità di protozoi flagellati e di batteri per la scissione della cellulosa. Alcune termiti coltivano funghi in apposite fungaie. La capsula cefalica è dura, mentre il resto del corpo è molle e più o meno trasparente. Il capo è molto grande e piriforme nei soldati, piccolo ed arrotondato nelle altre caste. Gli occhi composti, che sono sempre presenti nelle caste riproduttrici, sono invece piccoli o addirittura assenti nelle altre, specie se vivono nel sottosuolo. All’interno della colonia il numero delle femmine e dei maschi si equivale. Sono contemporaneamente presenti un “re” ed una “regina”, che appartengono alla casta dei riproduttori primari. Essi sono dotati inizialmente di ali che consentono loro di allontanarsi dal nido, poi le abbandonano. La coppia regale, che in certe specie può vivere decine di anni, costruisce una camera nuziale da cui partirà una nuova colonia, che dapprima si accresce lentamente, poi velocemente, potendo comprendere fino a molti milioni di termiti. Con il passare del tempo l’addome della femmina diventa sempre più grande, in alcuni casi raggiungendo anche i 10 cm di lunghezza ed i 3 cm di larghezza. La regina è praticamente murata nel nido, incapace di muoversi e di autoalimentarsi. Gli operai sono i più numerosi e si occupano della costruzione del nido, della cura delle uova, delle larve e della coppia reale e nutrono i soldati. In alcune specie gli operai non sono una casta definita, ma sono i giovani che svolgono questi lavori e possono anche trasformarsi all’occorrenza in soldati o riproduttori. I soldati hanno una testa enorme, alcuni con mandibole potenti, altri con mandibole più piccole, che possono però produrre una sostanza repellente verso i nemici. Se la coppia reale dovesse avere problemi, gli operai possono allevare una nuova casta di riproduttori secondari, con piccole ali, che non abbandonano la colonia, sono fertili e possono consentire la sopravvivenza della comunità. La forma dei termitai è variabile; alcune specie scavano gallerie nel legno morto; altre scavano nel suolo; altre costruiscono cumuli esterni anche di dimensioni gigantesche. Quelli di alcune specie africane raggiungono i 12 metri di altezza, ma si estendono anche nel sottosuolo, fino a 40 metri di profondità. Si sviluppano in altezza prevedendo in cima delle uscite di sicurezza non accessibili all’acqua. Sono strutture molto solide costituite semplicemente di terra impastata con una sostanza collante prodotta dalle mandibole delle termiti. L’asse, sempre nord-sud, viene utilizzato come bussola dai viaggiatori. I tunnel cavi presenti nell’interno fungono da sistema di condizionamento, consentendo il passaggio di aria che regola temperatura, umidità e ricambio di ossigeno. Nelle parti più interne ci sono i locali occupati dal re, dalla regina, dalla covata, dalle scorte di cibo e dai giardini per la coltivazione dei funghi. Nelle “camere di incubazione” vengono portate le decine di migliaia di uova deposte dalla regina . Nei “giardini” vengono coltivati i Basidiomiceti su di un substrato vegetale masticato; in cambio verranno prodotti corpi fruttiferi tondeggianti, le “sferule”, per l’alimentazione delle termiti adulte e verrà mantenuta costante l’umidità del nido. Nella “camera nuziale” viene allevata la prima nidiata della coppia reale. I nidi possono anche essere costruiti sulla chioma degli alberi ed avere forma globosa. Si riscontrano in Africa ed Australia. In Europa abbiamo due famiglie di termiti. Una più primitiva, a cui appartiene Kalotermes flavicollis, con colonie piccole costituite solo da soldati e giovani, oltre alla coppia reale; ma senza operai. Vive nelle zone più calde del Mediterraneo. La seconda, a cui appartiene Reticulitermes flavipes, vive più a Nord (America settentrionale, Europa centrale), può scavare in tronchi o legname da costruzione e possiede una casta operaia. Le termiti arrostite sono considerate una leccornia da molte popolazioni. Dotate di potenti mascelle masticatrici, alcune si nutrono di piante e funghi, altre divorano il legno causando danni gravissimi. Provengono dal suolo e penetrano negli edifici attraverso le fondamenta, le condotte idrauliche, elettriche e sanitarie, nonché attraverso interstizi di muri e pavimenti. Si nutrono di cellulosa, quindi sono pericolosissimi sia per travi e solai, sia per libri e mobili antichi che danneggiano irrimediabilmente. Contrariamente ai tarli, non si riscontrano fori di ingresso e l’azione distruttrice continua all’interno del manufatto mentre gli strati superficiali appaiono integri. Non ci sono tracce di rosura. Importante è il controllo dell’umidità dei locali e l’eliminazione dalle cantine di libri e carte abbandonati, vecchi mobili e legna da ardere, nonché di ceppaie in zone esterne. Poiché si annidano nel terreno il trattamento dei singoli materiali spesso non è sufficiente, ma deve essere accompagnato da vere disinfestazioni. Termite operaia Termite riproduttore alato Termite soldato Vecchia regina Termitaio Le pulci dei libri ( Ordine Psocoptera) Si conoscono circa 150 specie appartenenti alla Famiglia Liposcelidae, meglio conosciute come “pulci dei libri”; sono insetti minuscoli, lunghi pochi millimetri, dal corpo molle, di solito trasparente, che attaccano, oltre a farine e cereali, anche vecchi libri e carta, per la presenza di amido e colla. Possono arrecare ingenti danni anche alle collezioni zoologiche e botaniche. A prima vista potrebbero assomigliare alle pulci, da cui il nome, ma non hanno vita parassitaria e sono dotati di lunghe ed esili antenne. I femori posteriori sono ingrossati in modo caratteristico. Si moltiplicano in ambienti umidi dove si sia formata muffa sulle pareti; si annidano nelle biblioteche, vicino ai raccordi dell’acqua e sotto la carta da parati. Una collezione di Psocotteri è costituita principalmente da preparati microscopici. Pulce dei libri I pesciolini d’argento ( Ordine Thysanura) I Tisanuri sono insetti primitivi, con corpi piatti, affilati, a forma di carota, a volte ricoperti di squame brillanti; lunghi circa 1 centimetro, sono senza ali, posseggono tre code addominali. I maschi depongono lo sperma su fili di seta deposti sul terreno dalle femmine, che lo prelevano con i genitali. Le uova vengono deposte in crepe e fessure. Le squame dei Lepismatidi sono argentate o grigie. Conducono vita notturna ed alcune specie preferiscono luoghi caldi ed asciutti, altre luoghi freschi ed umidi. Il pesciolino d’argento, Lepisma saccharina, della Famiglia Lepismatidae, è caratterizzato dalle tre lunghe code addominali di uguale lunghezza. Il corpo è coperto di piccole squame brillanti, da cui il nome. E’ attivo di notte e corre molto velocemente. Solo dopo tre anni raggiunge lo stato adulto e continua a crescere fino all’ottavo anno, compiendo varie mute. Nei succhi digestivi sono presenti cellulasi, amilasi e cellobiasi per cui nella sua dieta rientrano zucchero, amido e cellulosa; per questo può infestare locali contenenti carta, tessuti, colle, tappeti e tappezzeria, con danni ingenti ai vecchi documenti cartacei ed alle rilegature. Pesciolino d’argento