Le classi sociali

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Classe 3F che passa in 4F nell’estate 2008 - Lavoro estivo
Storia – Percorso di “educazione civica”
MARCHESE-MANCINI-GRECO-ASSINI, Stato e società, Dizionario di educazione civica (edizione 2003), La
Nuova Italia
Percorso 2: Le classi sociali (pag. 618 del manuale)
Si tratta di studiare alcune voci del Dizionario di educazione civica (il cui collegamento ragionato è offerto
appunto a pag. 618).
Le voci sono le seguenti, con numerazione successiva che sarà ripresa anche eventuali files audio di
ambientazione e di aiuto alla lettura che potrebbero essere messi a disposizione sul sito di servizio [gli
studenti dovrebbero essere poi in grado di aiutarsi con CD-RW, utilizzando le connessioni veloci e flat, in modo
che la intera operazione non costi un centesimo; ai primi di settembre troverete questi eventuali files audio anche
nel DVD annuale]
Lavoro comune: studio delle seguenti voci
[i numeri fra parentesi indicano gli studenti (sul registro di classe 2007-2008) ai quali è assegnata la voce per il
lavoro individuale]
1. CLASSI SOCIALI
(1, 12)
2. CETO
(2)
3. MOBILITA’ SOCIALE
(3)
4. SOCIETA’
(4)
5. COMUNITA’
(5)
6. ECONOMICI, SETTORI
(6, 13)
7. CONTADINI
(7)
8. BORGHESIA
(8, 14)
9. PROLETARIATO
(9, 15)
10. CLASSI MEDIE
(10)
11. CONFLITTO SOCIALE
(11, 16)
Come ulteriore, in appendice vi è un piccolo percorso facilitato di lettura ad alcune di queste voci
Lavoro individuale:
utilizzando lo strumento informatico Cmap Tools, gli studenti produrranno, in modo indipendente ed in
concorrenza fra di loro, una mappa concettuale delle voci loro assegnate come segue:
Ogni mappa avrà questa struttura:
a) Il testo digitalizzato della voce del dizionario poi messa in mappa, corredata dalla indicazione di chi ha operato la
digitalizzazione [potete anzi dovete farvi aiutare da chi ha pratica di scanner con programma OCR; resta di ciascun
assegnatario la repojnsabilità della verifica della correttezza del riconoscimento dei caratteri e della formattazione]
b) la mappa concettuale, salvata sotto forma di file .cmap
Nel compilare la mappa concettuale tenere presente queste direttive:
a) trovate un modo logico, coerente, efficace e convincente per racchiudere tutta la voce in concetti e link
b) idealmente, fate in modo di utilizzare l’intero testo della voce, come “informazioni aggiuntive al passaggio del
mouse”, accanto ai singoli concetti
Nome files:
a) testo digitalizzato: 4s-summer-studente-VOCEDIZIONARIO.EXT;
b) mappa: 4s-summer-studente-VOCEDIZIONARIO.cmap (.cmap è la estensione standard assegnata dal
programma al momento di salvare il file)
Verifica:
 comprensione e inquadramento delle singole voci
 capacità di ritrovarsi nei principali problemi sollevati, e di articolarli in modo comprensibile e condivisibile
 la capacità di collegare, il più possibile, le idee contenute nelle voci del dizionario con le analisi e i fatti svolti
durante il programma di Storia del Terzo Anno
(peso 1-2/100; non c’è prova suppletiva).
SUSSIDIO PER LO STUDIO (di parte) DEL
PERCORSO ESTIVO SULLE CLASSI SOCIALI1
Quello che segue è un ulteriore sussidio, per aiutare a leggere più in profondità alcune delle voci del manuale di
educazione civica sopra elencate.
Troverete gli argomenti strutturati o in “spiegazioni” (segnalano alcuni punti importanti delle voci di educazione
civica), oppure in “domande” (numerate), che invitano a cercare le risposte nel testo stesso
Si divide in cinque argomenti:
ARGOMENTO 1: IL PROBLEMA DI PRECISARE COSA E' UNA "CLASSE SOCIALE"
Voce: CLASSI SOCIALI del libro di Educazione civica, paragrafi 1 e 2
Il problema della definizione di cosa è "classe sociale"
Cosa sia una "classe sociale" non è una cosa ovvia. Ci sono varie definizioni. Il testo ne presenta due. Bisogna
a) capire quale è la differenza fra le due definizioni
b) capire a quali diverse visioni e conclusioni si giunge a seconda che si preferisca una definizione o l'altra.
La definizione di "classe sociale" secondo Marx
Secondo Marx il criterio per distinguere le classi sociali è la posizione che ogni persona occupa rispetto ai "mezzi
di produzione": e precisamente, chi possiede i mezzi di produzione fa parte della classe sociale dominante, e chi
non possiede i mezzi di produzione (ma solo la forza lavoro) fa parte della classe dominata. Per mezzi di
produzione si indica ad esempio la terra nel lavoro contadino (nel medioevo la terra era del signore, e il
contadino metteva solo la sua forza lavoro), ovvero i macchinari nella fabbrica (che sono di proprietà degli
azionisti, mentre gli operai mettono la loro forza lavoro...)
A questo punto charisce in via preliminare due punti:
Precisazione numero 1: nonostante alcune affermazioni di Marx in alcune opere divulgative, non si può dire che
nella società vi siano quindi solo due classi sociali (dominatori e dominati, e cioè, nella società capitalistica,
capitalisti e lavoratori salariati). Vi sono invece, anche solo fermandoci alla società dei nostri tempi, le "classi
medie", e la stessa borghesia è tutt'altro che una classe omogenea. Insomma, anche se il "modo di produzione"
complessivo e dominante è quello capitalistico, esso poi assume in concreto delle forme storiche, e contiene
anche forme residue del passato o anticipatrici del futuro, per cui in concreto la "formazione economico sociale"
di ogni epoca è molto più complessa. [Conseguenza di questa idea: nello studio della storia medievale, moderna
e contemporanea noi dobbiamo capire quale è il "modo di produzione" di ogni epoca, ma anche cogliere e
ricostruire bene le "formazioni economico-sociali"]
Precisazione numero 2: in senso stretto le "classi sociali" esistono solo a partire dalla rivoluzione industriale, e
cioè a partire dalla fine di ogni residuo feudale. Infatti la classe sociale in senso stretto presuppone una diversità
di rapporti economici congiunta ad una uguaglianza di diritti (almeno sulla carta). Se invece ci fosse una
disuguaglianza di diritti, allora più che di classe sociale in senso stretto bisognerebbe parlare di "caste" [non nel
senso della tradizione indiana, ma nel senso della sociologia contemporanea], cioè di gruppi ai quali si
appartiene per nascita. Così, ad esempio, i nobili del medioevo noi li abbiamo studiati come una classe sociale,
ma in senso stretto essi sarebbe una "casta" (perché i nobili sono "diversi" per nascita), anche se possedevano i
mezzi di produzione, cioè la terra]. Oppure bisognerebbe parlare di "ceti", nel caso di gruppi di persone che non
sono diverse per nascita, ma lo sono per diritti [ad esempio i chierici, ovvero le corporazioni di artigiani e di
mercanti nel medioevo]: e anche questi noi li abbiamo studiati come classi sociali, ma non nel senso stretto,
bensì nel senso largo.
La definizione di "classe sociale" secondo la sociologia statunitense, e confronto con l'altra definizione
Domande
1. Alcuni studiosi di sociologia, in particolare statunitensi, propongono una diversa nozione (o idea, o
definizione) di "classe sociale". Quale?
Spero che gli studenti si accorgano che questo strumento è un po’ vecchio (ha una decina di anni), e non è perfettamente
calzante con i problemi che in tema di classi sociali solleveremmo oggi. E’ una esperienza culturale importante capire come,
anche nel volgere di poco tempo, le prospettive cambiano e il mondo si trasforma. Ne vedrete ancora, di trasformazioni, e
bisogna abituarsi…
1
2. Nell'uso comune tra le persone, quale dei due significati ti pare prevalente dietro la espressione "classe
sociale"? Quella attribuibile a Marx o quella attribuibile alla sociiologia USA?
3. Perché il testo dice che la concezione di "classe sociale" dei sociologi statunitensi rispecchia bene il tipo di
società e la mentalità americana?
4. Il testo dice che le due concezioni di "classe sociale" danno luogo a due diverse e contrapposte concezioni
della società. Quale è la concezione della società che deriva dalla definizione marxiana di "classe sociale"?
5. Quale è la concezione della società che deriva dalla definizione di "classe sociale" operata dalla sociologia
USA?
6. Per quali motivi, dice il testo, la concezione "americana" di classe sociale ha potuto trovare diffusione in
Europa?
7. In che senso alcune affermazioni di Max Weber (sociologo tedesco di inizio Novecento) vanno un poco nella
direzione della definizione "americana" e in dissenso da quella "marxiana"?
8. Prova a risondere anche a queste domande: cosa si intende per "classe sociale" in senso stretto? cosa si
intende per "ceto? cosa si intende per "casta"?
ARGOMENTO 2: COME STANNO CAMBIANDO LE CLASSI SOCIALI NEL NOSTRO SECOLO?
Voce: CLASSI SOCIALI del libro di Educazione civica, paragrafo 3
Trasformazioni delle classi sociali nel nostro secolo
Domanda
9. Nel tuo immaginario, l'età industriale da quando a quando? E cosa è l'età post-industriale? Noi siamo in una
società industriale o post-industriale?
Nella nostra società, rispetto ai secoli scorsi, le disuguaglianze sociali per un verso sembrano
certamente diminuite, ma l'andamento ha aspetti contraddittori.
Domande
10. Marx prevedeva una diminuzione delle classi medie: secondo te, perché? Che cosa sarebbe dovuto
succedere?
11. La borghesia (= i possessori dei mezzi di produzione, cioè i "capitalisti ") sta "perdendo visibilità". Cosa
significa? Perché?
Il destino della classe operaia
Secondo alcuni, il proletariato si sta trasformando nel senso che si sta "imborghesendo". Questo argomento è un
tema di grande interesse, anche se lì per lì sembra una idea qualunque. Infatti, se il proletariato cessa di essere
proletariato e assume i valori della borghesia (sogna di essere uguale alla borghesia, invece di combatterla: e il
consumismo è una delle manifestazioni più appariscenti di questo fenomeno), allora le classi superiori possono
dormire sonni tranquilli, perché la "conflittualità sociale" diminuirebbe molto: infatti i proletari non vorrebbero più
la abolizione dell'attuale sistema sociale, ma vorrebbero semplicemente salire, all'interno di questo sistema
sociale, dalla parte della staccionata di quelli che stanno meglio.
In proposito vi sono varie teorie sul futuro della classe operaia:
a) una è appunto quella che "la classe operaia" sta scomparendo (ad esempio l'industria dà sempre meno
importanza alla mano d'opera umana rispetto al lavoro dei robot; e poi stiamo andando verso una società non più
incentrata sulla fabbrica, bensì sul settore dei servizi, e quindi gli "impiegati" stanno ormai sostituendo la figura
dell'"operaio")
b) una altra teoria (citata come di Mallet) direbbe che ....
c) una terza teoria dice che il retrocedere del proletariato è provvisorio, e non si può pensare che sia definitivo: la
conflittualità sociale ci mette poco a riaccendersi, ed è inutile che le classi dominanti sognino che sia vero quello
che tanto desiderano, solo perché tanto lo desiderano.
La distribuzione del reddito aumenta o diminuisce?
E' evidente che più la ricchezza è distribuita fra la popolazione, meno ci sono diseguaglianze sociali (almeno nel
senso della sociologia statunitense), e meno c'è conflittualità sociale (cioè ci sono meno contrasti, meno
recriminazioni, meno difficoltà a mettersi d'accordo nelle transazioni economiche, meno situazioni drammatiche,
meno proteste ecc.).
Nella società attuale, la distribuzione del reddito sta aumentando o sta diminuendo? Il manuale di educazione
civica dà alcune informazioni, ma queste vanno aggiornate con le informazioni che probabilmente tutti abbiamo
sentito girare in questi ultimi tre-quattro anni.
Domanda
12. All'inizio degli anni Ottanta In Italia il 10% della popolazione possedeva circa il 50% della ricchezza totale. Il
testo non lo dice: ma riesci a trovare qualche statistica dalla quale si possa ricavare quanta percentuale di
tasse pagava questo 10% della popolazione? Secondo te, era più o meno del 50% delle tasse, tenendo
presente che molti sostengono che [ancora agli inizi degli anni Novanta, il 75% delle tasse viene pagato dai
lavoratori dipendenti? E se la situazione è questa, come si spiega? Da' una risposta convincente.
Le oscillazioni fra Welfare state e neo-liberismo
Domanda
13. Nel nostro secolo, negli anni che vanno dal 1945 al 1980, grossomodo in tutti i paesi avanzati, la
distribuzione della ricchiezza si è un po' allargata. Poi, dal 1980, a partire da alcuni paesi come la Inghilterra
del primo ministro Margaret Thatcher e gli USA del presidente Reagan, il processo si è rovesciato. Come si
chiama questa corrente di pensiero economico?
14. Hai riconosciuto nel testo alcuni dati relativi alla distribuzione della ricchezza negli USA alla fine degli anni
Ottanta?
15. Secondo te, questa tendenza al restringimento della distribuzione del reddito è arrivata anche in Italia? La
riconosci? Come si è manifestata? Cosa chiede? Cosa ha realizzato? Che conseguenze si sono verificate?
Le origini del Welfare state
Nel periodo che va dal 1945 al 1980 in molti paesi industriali del mondo occidentale (non i paesi del blocco
socialista) si è venuto a formare un sistema di leggi che garantivano le classi inferiori, in particolarei lavoratori,
con sistemi efficaci di sicurezza sociale (infortuni, pensioni, disoccupazione, stipendi minimi garantiti), istruzione
gratuita, alloggi popolari, equo canone per gli affitti, sanità a carico dello stato, asili, consultori, centri anziani, ecc.
ecc.: questo insieme di provvedimenti è stato chiamato con termine tecnico "Welfare state" (=letteralmente stato
del benessere, ma di solito tradotto con "stato sociale").
Domande
16. hai mai sentito parlare e discutere di "stato sociale" in questi ultimi mesi? Chi ne discuteva? per dirne cosa?
17. secondo te, come mai dal 1945 in poi (ma in sostanza dall'inizio di questo secolo) in quasi tutti i paesi
industriali (ad eccezione forse [e un giorno troveremo il modo di spiegare il "forse"] dei regimi nazisti e
fascisti) si è sviluppata questa progressiva tendenza allo stato sociale, e cioè al progressivo miglioramento
delle condizioni di vita delle classi inferiori, voluto dallo stato, e a spese, in sostanza, degli industriali?
18. secondo te, come mai c'è stata una tendenza inversa, a partire dagli anni Ottanta, che ha visto il regresso
delle condizioni di vita delle classi inferiori nelle società più avanzate?
19. Il testo dice che il Welfare state ha abolito le disuguaglianze sociali?
20. Secondo te, il Welfare state in Italia è in ascesa o in declino? Puoi fare qualche esempio?
Il futuro della conflittualità nella società
Il testo suggerisce un possibile futuro per la conflittualità all'interno della società:
a) forse le lotte e gli impegni della gente nella società non contrapporranno più, come in passato, una classe
all'altra (ad esempio gli operai contri i datori di lavoro), ma gruppi di cittadini, magari di classi diverse, per ideali
differenti da quelli che identificano una classe sociale (ad esempio i temi dell'ambiente, dei diritti civili, ecc.).
b) forse il conflitto sociale non riguarderà più il contrasto fra "capitalisti" e "proletari" (=operai), ma nasceranno
nuove forme di conflittualità sociale ad opera di nuovi "emarginati" (disoccupati, extracomunitari, o comunque
gente che ha perso quella sicurezza sociale che lo stato una volta dava)
Domande
21. Secondo te, le classi dirigenti preferirebbero che si sviluppi una conflittualità del tipo a) o una conflittualità del
tipo b)?
22. Secondo te, la conflittualità di tipo b) è alimentata o è allentata dalla scomparsa del Welfare state? Perché?
ARGOMENTO 3: IL CONFLITTO SOCIALE E' CONNATURATO CON LA SOCIETA'?
Voce: CONFLITTO SOCIALE del libro di Educazione civica, paragrafi 2 e 3
Cosa c’è da capire
Tutti sappiamo bene cosa significhi conflitto (e per questo non c'è bisogno che leggiamo il paragrafo 1 della voce
"Conflitto sociale"). Vi sono conflitti di carattere economico, politico, religioso, ecc.
Quello che qui vogliamo studiare è: che idea dobbiamo farci della presenza dei confllitti nella società?
Domanda
23. E' bene o male che ci siano conflitti? E comunque, i conflitti sono inevitabili (sono cronici, endemici), o sono
eccezioni (temporanei, acuti, "epidemici")? Prima di iniziare questa breve riflessione, prova a dire quello che
ne pensi tu, come punto di partenza:
Tre risposte
A proposito della presenza del conflitto nella società, vi sono tre atteggiamenti fondamentali:
a) i funzionalisti: la società è un insieme armonico, ed il conflitto sociale quando si presenta è qualcosa di
patologico
b) il marxismo: sostiene che la storia è tutta un conflitto fra classi sociali; ma alla fine la lotta di classe porterà ad
una società senza classi nella quale il conflitto non avrà più ragione di essere.
c) i conflittualisti: il conflitto è la situazione normale di ogni società, e non porterà affatto alla scomparsa della
società conflittuale.
Domanda 25
24. Hai capito perché i conflittualisti dicono che il marxismo è pseudo-conflittuale?
25. Hai capito perché i conflittualisti sono più avversari dei marxisti che dei funzionalisti?
26. Secondo Dahrendorf la natura del conflitto sociale non è quella indicata da Marx. Quale è la natura del
conflitto sociale secondo Dahrendorf?
Le conseguenze della concezione di Dahrendorf sono:
a) il conflitto di classe esiste, ma si frantuma in una serie di conflitti minori
b) il conflitto di classe così frantumato non solo diventa controllabile, ma è elemento di salute complessiva del
sistema
Domande
27. Cosa vuole dire che avviene una "istituzionalizzazione del conflitto sociale"?
28. Quale è la obiezione (che il testo cita come di Giddens) a Dahrendorf?
ARGOMENTO 4: LA BORGHESIA
Voce: BORGHESIA del libro di Educazione civica
Il termine
Il termine “borghese” aveva nel medioevo un significato prevalentemente giuridico (colui che per il fatto di vivere
in città godeva di particolari esenzioni e privilegi)
Domanda
29. Marx ha dato al termine un significato economico. Quale?
La storia della borghesia per sommi capi
Per molti secoli i borghesi sono cresciuti dentro la società, ma non hanno acquisito una loro identità: chi è riuscito
ad emergere si è mescolato alla nobiltà, o comunque ha cercato di imitarne i valori. Questa è fondamentalmente
la “borghesia vecchio stile”.
Invece, quando la borghesia riuscirà a dare l’impronta dei propri valori alla società nascerà la “società borghese”
(lentamente in Inghilterra con la rivolzuione inglese, poi passando attraverso la rivolzuone francese, per arrivare
all’Ottocento [soprattutto nella seconda metà])
Domande
30. I diversi autori individuano diversi “indicatori” (o segni identificatori) che caratterizzano la borghesia. Quali
sono i due principali indicatori citati?
31. Quali sottodivisioni possiamo operare all’interno della borghesia?
32. Cosa significa che la borghesia oggi è meno “visibile” che nell’Ottocento? E cosa ne pensa il manuale?
ARGOMENTO 5: LE CLASSI MEDIE
Voce: CLASSI MEDIE del libro di Educazione civica
Domanda 34
33. Perché i ceti medi (o classi medie) vengono anche chiamati “piccola borghesia”?
34. Quali sarebbero le “nuove classi medie” rispetto a quelle più “vecchie” e tradizionali? Che mestieri
comprendono quelle “vecchie” e quali mestieri quelle “nuove”?
35. Le classi medie hanno una coscienza di classe? Cosa ne pensa il manuale?
36. Cosa sarebbe la “rivolta dei ceti medi” e quale ne sarebbe la radice (il testo presenta una spiegazione
superficiale ed una più profonda)
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